Good men go to heaven, bad men go everywhere

Kostia.

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  1. °°Michael°°
     
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    5 maggio 2014

    Ti ho già fatto i complimenti per come hai sistemato questo posto?

    Mi guardo intorno prima di prendere posto sulla sedia che mi offre.
    Poteva anche renderlo più comodo ma non sono qui per discutere i gusti di Kostia in fatto di arredamento.

    E' talmente accogliente che c'è da chiedersi come mai siano tutti spaventati all'idea di finire qui.

    E' una battuta, non riesco a farne a meno.
    La verità è che il tocco da maestro di Kostia se possibile ha reso Azkaban ancora più inquietante
    tanto che pure entrarci come suo ospite - e non quell'altro genere di ospite -
    mi ha fatto una certa impressione.

    Sono felice che hai trovato un pò di tempo per il tuo vecchio amico.
    Ho preferito incontrarti qui che al Ministero perchè ci sono delle questioni di cui ho bisogno di parlarti
    che meritano una certa privacy.


    E quale posto offre più privacy di una prigione dove ogni ospite ha la sua cella personale
    con servizi privati nel primo cumulo di paglia all'angolo?

    Prima di tutto però come stai?
    Non sei più passato per il poker del venerdì sera... il lavoro ti tiene troppo impegnato?
    Potresti prenderti delle ferie di tanto in tanto...


    Parola a lui semisconosciuta. Lo scorso anno ho dovuto pregarlo per trascorrere qualche giorno al mare con me.
    Lo scruto intensamente ma il suo volto impassibile è difficile da leggere.
    Un tempo riuscivamo a capirci al volo, quando ci siamo conosciuti, tanto che a volte era superfluo parlare.
    Per lui lo è quasi sempre superfluo in realtà, al contrario di me.
    Allora però passavamo fianco a fianco ogni giorno, così è stato per quasi l'intero anno che sono rimasto lontano da Londra.
    Pensavo, erroneamente, che averlo qui con me ci avrebbe avvicinati ancora di più,
    ma tra i miei e i suoi impegni il tempo da ritagliare per noi è stato davvero esiguo.
    Un gran peccato, è un ragazzo di così squisita compagnia!
    La gente dovrebbe sperare di farsi arrestare solo per poterne approfittare.

     
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    Il senso di colpa era qualcosa di nuovo.
    Nonostante tutto ciò che di orribile aveva fatto nel corso della sua vita, Kostia Preud non era mai stato tormentato dal rimorso. Nessuna delle sue vittime era mai tornata per perseguitare i suoi sogni e nulla di ciò che aveva fatto gli aveva mai tolto l'appetito. Fino a quel momento.
    La luce entrava dalla finestra illuminando l'ambiente scuro, elegante in maniera spartana, riflettendosi appena sul ripiano lucido del tavolo in mogano. Era un tavolo lungo, adatto sia per tenervi riunioni che per colloqui più informali, da effettuarsi di fronte ad una cena. Due quadri erano appesi alle pareti di pietra, e della legna asciutta, bene ordinata, attendeva di venire accesa nel camino. Si trovavano al piano subito sotto l'ultimo, quello dei suoi appartamenti, e Kostia vi era appena arrivato con Michael - I complimenti da parte tua sono sempre graditi, per quanto immeritati - gli rispose nel precederlo all'interno - Non merito lodi per aver svolto il mio compito - tenne a precisare, ricacciando quella punta d'orgoglio che minacciava di rovinare tutto. La superbia era un difetto imperdonabile. La vanità perfino peggio.
    Si avvicinò al tavolo, attendendo che lui si accomodasse prima di fare gli onori di casa. Al centro del tavolo era posata una bottiglia con accanto due bicchieri. La bottiglia conteneva una vodka speciale, squisita, scevra da qualsiasi imperfezione che potesse alterarne il sapore. Una vodka degna di essere servita ad un uomo come il Ministro Moon - L'ultima volta ho avuto un po' da ridire con altri dei tuoi invitati. Ho ritenuto fosse più corretto da parte mia defilarmi leggermente -
    Cosa avesse fatto nel frattempo, però, era superfluo dirlo. L'ufficio del Ministro riceveva rapporti regolari su tutto quello che veniva fatto in quella fortezza, o sotto il simbolo della stessa. Michael era stato informato dell'assunzione di October e della sua assegnazione a compiti di sorveglianza ad Hogsmaede - anche se era stato ovviamente omesso il nome di Tallulah - così come era regolarmente informato della salute dei prigionieri, di quello che accadeva alla Testa di Porco e di tutto quello che, in generale, Kostia veniva a scoprire per lui. Da Azkaban al Ministero scorreva un flusso costante di informazioni, la maggior parte delle quali irrilevanti ma sempre accurate.
    Il punto focale della visita di Michael lì, però, avrebbe dovuto essere un altro. Prese il bicchiere, portandoselo alle labbra - Prima di parlare di qualsiasi cosa sia anche solo lontanamente delicata, però, avrei una piccola richiesta se ti è possibile - la vodka scendeva calda nello stomaco, bruciando piacevolmente. Non una brutta sensazione - Dovresti uccidermi -
     
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  3. °°Michael°°
     
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    Rischio di strozzarmi con la vodka, ma non sono così maldestro da sputacchiarla un pò ovunque sul tavolo.
    Sarebbe maleducato nei confronti del mio ospite così perfetto.
    Portandomi una mano al collo mi sforzo di deglutire e ritrovare un contegno più adatto alla gravità della sua richiesta,
    cosa non facile quando a chiederti di togliergli la vita è una delle persone a cui più tieni.
    Simpatia, affetto, stima e rispetto hanno creato un'alchimia perfetta nel mio rapporto con Kostia,
    l'idea di vederlo distruggersi mi infastidisce.
    Con l'esperienza ho imparato che nella vita nulla è insostituibile, i beni materiali come le persone,
    si acquistano e si perdono in continuazione, è inutile guardare al passato con rimpianto,
    probabilmente davanti a noi ci aspetta qualcosa di altrettanto bello e prezioso.
    Ciò non toglie che ci siano casi in cui valga comunque la pena di battersi per evitare una perdita,
    quando il valore è inestimabile davvero.
    Fino a pochi minuti fa io non avrei avuto problema alcuno a giurare che lui sia uno di questi casi particolari ma
    ora però, con qui Kostia davanti a me e la sua inaspettata richiesta, un dubbio legittimo mi assale.
    Non posso non pensare al messaggio criptico di Ramirez, il bastardo è riuscito a instillarmi dentro il veleno del dubbio
    è stato bravo in questo, così tanto che potrebbe tranquillamente meritarsi un posto tra le mie fila.
    Tra tutti i miei compagni proprio Kostia potrebbe essere dunque quello a cui si riferiva?
    E' il più giovane di tutti e si sa che la gioventù è sinonimo di inesperienza per quanto lui abbia un animo molto più vecchio della sua età anagrafica per molti versi.
    Eppure...
    Ma torniamo a noi:
    - Dovresti uccidermi -
    Quelle gravi parole risuonano ancora nella stanza mentre prendo fiato mettendo da parte i miei pensieri.

    E privarmi così della tua piacevole compagnia per sempre?
    Devi darmi una buona ragione se vuoi davvero che lo faccia, una più che buona anzi.


    E via un altro sorso di vodka per mandare giù l'amaro che mi si sta già formando in bocca
    all'idea che una valida ragione ci possa davvero essere.
    Kostia è molte cose ma non di certo stupido.
    Dopo tutto quello che abbiamo condiviso, dopo che mi ha salvato la vita, che è stato custode di tutte le mie più intime confidenze,
    sa bene quanto io tenga veramente a lui
    e quanto mi costerebbe esaudire la sua richiesta in ogni caso.
    Se ha pronunciato quelle esatte parole però sa anche benissimo che se fosse necessario lo farei,
    anzi, proprio per la sua importanza, non delegherei mai a nessun altro questo compito,
    è giusto che sia io nel caso a porre fine alla sua esistenza piuttosto che chiunque altro.

    Andiamo, da quando ti conosco e per quanto ti conosco le volte in cui hai sbagliato si contano sulle punte delle dita,
    di una sola mano, di qualcuno mezzo monco...


    Non sono parole compiacenti, è la pura verità.

    E poi se credi che la tua mancanza sia così grave da meritare una pena capitale, come minimo hai diritto ad un processo,
    che non si dica in giro che il Ministro della Magia dispensi giustizia sommaria...


    Ridacchio. Sappiamo bene entrambi che si dice eccome.
    Quello che la maggior parte della gente però non sa è che pure io ho un mio codice d'onore
    e verso chi mi ha servito anni senza mai cadere in fallo sono moralmente obbligato a rispettarlo.
    Si, ho una mia morale anche io. Stupiti?

    Mi alzo dalla sedia e mi avvicino al caminetto.
    Con un semplice gesto elegante della bacchetta che tengo in una delle maniche della giacca
    dirigo alcuni ciocchi secchi come in una danza volante
    e magicamente il fuoco si accende.
    C'è completo silenzio ora, a parte il crepitio delle fiamme che velocemente divorano la legna.
    Quando mi volto di nuovo verso Kostia lui è ancora lì immobile che mi concede tutto il tempo che mi serve per riflettere,
    mi conosce bene, aspetta una mia mossa, un gesto, un ordine, fedele anche in quella che potrebbe essere la sua disfatta.
    Fedele... è tutto qui il punto.

    Cosa ti è successo Kostia? Mi ero accorto che dal tuo arrivo a Londra sei cambiato.
    Lo avevo considerato un bene, pensavo che questo ambiente più stimolante
    lontano dall'oppressione e le guerre della tua terra natia
    ti avrebbe offerto più opportunità.
    Ma se sei convinto di non meritare più di vivere è evidente che mi sbagliavo.
    Dimmi dunque, cosa hai fatto di tanto grave e irreparabile da desiderare che ti uccida?


    E lo ammetto, da una parte sono curioso di sapere, dall'altra temo.
    Perchè se lo conosco bene come credo non è con leggerezza che ha parlato, non è nella sua indole,
    e quindi alla fine della sua spiegazione potrei davvero dover esaudire la sua richiesta.

    Nel dubbio, senza farmi notare troppo, lascio scivolare la bacchetta fuori dalla manica e la tengo pronta.

     
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    Un altro bicchiere di vodka svanì fra le labbra di Kostia, scaldandogli stomaco e placando un poco il tormento del suo animo. Non aveva mai bevuto tanto da alterare i sensi o la visione che aveva del mondo, ma in quell'istante desiderò di poterlo fare. Non aveva mai temuto la morte finché non aveva imparato ad apprezzare la vita. Posò il bicchiere sul tavolo - Credi che il tradimento possa essere un motivo abbastanza buono? - gli domandò. No, non avrebbe affrontato quella discussione da ubriaco. Avrebbe vissuto la sua punizione esattamente come tutte quelle che aveva vissuto da carnefice: serio, sobrio e in perfetta padronanza di tutte le sue facoltà mentali - E un reo confesso non ha bisogno di un processo - aggiunse, pur sapendo che nel caso Michael non si sarebbe fatto nessun problema. Aveva riso, Moon, nel pronunciare quella frase, e Kostia aveva sorriso con lui. Quante morti erano state decretate in riunioni come quelle? Quanti nomi aveva pronunciato Michael perché Kostia ponesse fine alle loro esistenze?
    - Ho peccato di superbia - ammise infine. Superbia e Vanità, aveva pensato poco prima, ma se era disposto ad ammettere la prima, nessuno lo avrebbe mai accusato di aver ceduto alla seconda - Ho creduto che certe debolezze...umane...non mi riguardassero, e ciò ha finito per fallare il mio giudizio e farmi commettere un errore. Uno solo, ma di proporzioni inaccettabili - come se la mano su cui avessero dovuto contare i suoi errori fosse sì monca, ma di proporzioni tali da poter impugnare la torre in cui si trovavano ora e scuoterla fino alle fondamenta.
    - Un tradimento per omissione è pur sempre un tradimento - gli spiegò, scegliendo per se stesso l'applicazione più ferrea delle leggi che governavano la loro vita - E come tale va punito. Ho frequentato per qualche tempo una persona nei ritagli di tempo, convinto che il suo disprezzo per quello che sono fosse qualcosa con cui non sarebbe stato difficile convivere, una volta appurato il desiderio reciproco di creare un... - si bloccò, cercando la parola giusta - ...legame - scelse infine - Ho sottovalutato la questione, e quando alla riprova dei fatti mi sono trovato a dover svolgere il mio dovere di fronte a lei ho mancato. Peggio ancora che non eseguirlo ho cercato la scelta dei codardi, tentando un dialogo con William Ramirez che, nelle mie distorte intenzioni, avrebbe dovuto garantirci più spazio di manovra in Gran Bretagna - scosse la testa - Un errore tattico, ma causato da motivazioni errate nel profondo. Temo inoltre...anzi, so...che di fronte a lei non riuscirei a compiere una scelta diversa. Non puoi più fidarti del mio giudizio quindi, come vedi, non hai che da uccidermi -
     
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    Tradimento.
    Una parola che non mi piace affatto e Kostia continua a ripeterla, una, due, tre volte.
    Tradimento.
    Con un calcio butto all'aria il tavolo. La bottiglia e i bicchieri si infrangono sul pavimento in un fragore di vetri rotti.
    Nessuno dei due gli da importanza, gli occhi sono fissi su di lui.
    Ovviamente non è la parola in sè ad infastidirmi ma quel che rappresenta.
    Mi sono sempre ritenuto un uomo capace di un certo discernimento
    raramente agisco d'istinto,
    eppure in questo momento il braccio si solleva da sè puntando la bacchetta contro un mago inerme
    che nemmeno tenta di difendersi,
    rassegnato alla punizione che sa essere giusta per lui.
    Cosa mi resta se non posso fidarmi più nemmeno di una delle persone
    tra le cui mani ho messo ciecamente la mia stessa vita fino ad oggi?
    Se non sono i nemici a tradirmi ma quelli che considero amici?

    Crucio!

    "Fa più male a me che a te" è una di quelle frasi che non ho mai capito nè condiviso.
    Quando si punisce qualcuno lo si fa con l'intenzione di fargli del male.
    Io in questo momento soffro per il suo tradimento ma quello che desidero è che lui soffra ancora di più,
    che il suo dolore superi il mio e lo annulli completamente.
    E uso tutta la potenza di questo incanto per far si che ciò avvenga.
    La morte sarebbe poco dopo quello che mi ha appena confessato,
    non mi darebbe nessuna soddisfazione ucciderlo,
    non mi restituirebbe la fiducia che ho perso.
    Libererebbe lui dal peso della propria coscienza ponendo un macigno sulla mia.

    Come hai potuto...

    Gli chiedo e mi chiedo dando tregua a lui a me alla tortura
    ma senza abbassare la bacchetta che anzi punto dritta contro la sua faccia.

    Per una donna?
    Hai fatto la figura del coglione davanti a quel topo di fogna di Ramirez per una femmina?
    Non c'è niente di più effimero e illusorio dell'amore e tu...


    Scuoto la testa incapace di andare avanti,
    non ci sono parole per esprimere il mio rammarico.

    Sei troppo giovane, ora me ne rendo conto, eppure pensavo che...

    La rabbia torna a montare e dalla bacchetta seguendo il desiderio inespresso a parole della mia mente
    parte un'altra scarica di dolore diretta a lui.
    Nella speranza che questo plachi la mia ira e lenisca la mia delusione.
    C'è chi è impazzito a causa del Cruciatus perdendo completamente la ragione.
    Io punto al contrario, che questo dolore lo faccia tornare in sè,
    faccia tornare il Kostia che amavo e stimavo.

    Eri come un fratello per me.
    Provavo affetto per te...


    Pensavo che fosse diverso, che nonostante l'età ancora acerba potesse essere immune a certe debolezze.
    Povero, povero Kostia. Così meticoloso nel proprio lavoro e così ingenuo per quel che riguarda il cuore.
    E' la parte più debole che abbiamo se gli permettiamo di pensare al posto della testa.

    Non ti ho dato forse tutto?
    La mia amicizia, Azkaban, il potere...
    Avevi Ruthie, era la donna perfetta per te,
    non avresti mai fallito un incarico con lei al tuo fianco.


    Maledetta ragazza che non è stata in grado di legarlo a sè.
    Vorrei vederla questa troietta che gli ha mandato in pappa il cervello,
    ma per quanto possa essere bella non lo giustificherebbe.
    Lei si l'ammazzerei volentieri, sarebbe un sollievo.
    Perchè finchè terrà il cuore di questo ragazzo artigliato con le sue unghie
    non potrò più fidarmi di lui, questo è certo.
    Il cuore.

    Non posso punirti come mi chiedi, non meriti di morire.
    Altri lo meritano più di te, il tuo errore prima o dopo lo facciamo tutti.


    Dico alla fine frenando nuovamente la foga della mia bacchetta.

    Non è colpa tua se alla fine se "io" ho fallito,
    anche se non posso perdonarti per aver permesso a quella feccia di farsi ancora una volta beffe di me, di noi...


    E come potrei?
    Comunque non sono riuscito a fare quel che volevo qui in inghilterra,
    sono troppo ostili, troppo testardi con questa loro mania di mischiarsi ai babbani.
    Non hanno lungimiranza, non pensano al futuro a quel che ne sarà di noi Maghi.
    Pensano solo all'oggi, come tante cicale in estate,
    al loro orticello, a custodire gli averi invece che ad investire per costruire un futuro migliore per i propri figli.
    Ma il fatto che un verme come Ramirez che se ne è rimasto nascosto per anni
    senza mostrare il minimo coraggio di affrontarci faccia a faccia,
    rintanato come un topo spaventato nella sua tana,
    si sia potuto fare beffe di me sputtanandomi in faccia il tradimento di uno degli uomini di cui più mi fidavo...
    L'immagine della faccia sorridente del messicano mi si stampa nella mente,
    è come se lo avessi qui davanti a me.
    Voglio strappargli quell'espressione compiaciuta dal viso... maledetto.
    Ma il Doholoferio lo scaglio contro Kostia e non contro di lui,
    la vera causa di quel compiacimento ai miei danni.
    E spero che Kostia mi fermi, che ne abbia la forza e la volontà, perchè Merlino solo sa quanto sono incazzato
    ma non posso privarmi di lui, non ora con tutto quello che ancora c'è da fare.
    Ci sono altri modi per sistemare la questione
    posso aiutarlo a fare una scelta diversa
    a tornare a fidarsi del proprio giudizio,
    togliendo di mezzo quel che lo distrae.
    Il cuore.

     
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    Quanto a lungo potrebbe, un uomo come lui, contrastare un mago del potere di Michael in un regolare duello? Non abbastanza per vincere senza l'utilizzo di qualche inganno, questo lo sa bene, ma quanto a lungo, comunque? Abbastanza da fargli del male, infliggendogli almeno qualche ferita? Abbastanza da distrarlo quanto basta a chiedere aiuto, ad arrendersi, a fuggire? Quanto?
    Michael estrasse la bacchetta con la fulminea rapidità di un artista, mettendo nella fluidità di quel gesto tutta l'eleganza nata dalla lunga pratica. Kostia riconobbe il movimento un attimo prima che l'eseguisse, abbastanza da consentirgli di gettarsi di lato, seguendo la traiettoria del tavolo lanciato in aria da Michael quanto bastava ad usarlo come momentaneo scudo. In quella protezione avrebbe potuto estrarre la bacchetta a sua volta, una frazione di secondo più lento dell'avversario, e lanciare uno dei suoi abituali tranelli. Se gli fosse andata bene il Maledictus avrebbe distratto Michael il tempo necessario ad un secondo incanto, un esplosione che avrebbe posticipato di un attimo appena la sua sparizione. Un piano audace, che si snodò rapido nella sua mente, tracciando una via che l'ucraino non avrebbe mai seguito.
    L'unica cosa che fece, fu stringere le dita intorno al bicchiere, preparandosi al colpo.
    Al giudizio.
    L'incantesimo lo scagliò contro il muro alle sua spalle, trasformando il mondo in un oceano di agonia. Strinse i denti, mentre le dita premevano sul vetro del bicchiere fino a sbriciolarlo. Non avrebbe urlato, decise. Sarebbe morto da uomo, senza urlare e senza implorare.
    Quello sarebbe stato il suo ultimo successo, la sua ultima, piccola vittoria.
    Scivolò a terra quando l'incanto terminò, le mascelle ancora serrate e la mano destra completamente insanguinata. Alzò lo sguardo verso Michael. Per riuscire a metterlo a fuoco dovette battere più volte le palpebre ma, quando ce la fece, si rifiutò di rispondere. Non era solo "amore", non era solo "sesso". Tallulah era qualcosa di più qualcosa che aveva perso nel corso della sua infanzia. Non avrebbe capito. Nemmeno lui capiva.
    Puntò la mano sana sul pavimento, cercando di alzarsi, quando il secondo incanto cadde su di lui con la forza di un maglio. Aveva provato altri Crucio, in vita sua, li aveva subiti tanto quanto li aveva eseguiti, ma quello era qualcosa di spropositato, enorme e rovente. La rabbia di Michael. Terminò appena un attimo prima di scagliarlo nella follia, e Kostia si trovò steso bocconi senza nemmeno sapere come ci era finito. Aveva urlato? Dio ti prego, fa che io non abbia urlato.
    Erano anni che non rivolgeva un solo pensiero al cielo.
    Aprì la bocca, cercando di dire qualcosa, ma tutto quello che gli uscì dalla bocca fu un lungo, pietoso gemito. Sputò un grumo di sangue, mettendosi in ginocchio di fronte a Michel, con il braccio destro sul letto e la mano sinistra, tremante, a reggere il peso. Percepì, più che vedere, la bacchetta di Michael muoversi ancora e in ultimo guizzò di sopravvivenza si lasciò cadere a sinistra, rotolando sulla schiena. Qualcosa, un incantesimo, impattò sul pavimento accanto a lui, sollevando una nube schegge di pietra.
    Tossì, cercando di raddrizzarsi.
    - Non... - la voce, roca, si spezzò in un nuovo attacco di tosse mentre l'ucraino cercava di mettersi seduto. Gli ci volle qualche attimo, ma alla fine riuscì a raggiungere la parete, usandola come puntello per posare un ginocchio in terra. Doveva riuscire a rimettersi in piedi. Doveva...
    - In...nocchi...non...non in...gin...ginocchio -
     
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    Irritato e allo stesso tempo sollevato nel vedere il mio incanto impattare contro il pavimento
    piuttosto che sul corpo inerme di Kostia,
    mi limito a fissarlo senza riuscire a dire nulla con la bacchetta ancora puntata e pronta.
    Cos'altro c'era da dire in fondo?
    Nessuna ulteriore spiegazione sarebbe servita a cambiare la condizione in cui ci trovavamo.
    Lo osservo quindi silente nel suo sforzo di rimettersi in piedi
    di difendere in qualche modo quella dignità a cui si stava aggrappando con le unghie e con i denti,
    senza urlare, senza chiedere la mia pietà.
    La sua debolezza in quel momento però mi disgusta e lo esterno voltando la testa di lato
    e spuntando a terra l'amaro che mi serra lo stomaco.
    Non ha nemmeno provato a reagire,
    non c'è soddisfazione così.

    Andiamo alzati,
    non riesco nemmeno a guardarti così...


    E lo aiuto, risollevando una delle sedie cadute a terra
    e facendo in modo con un altro colpo di bacchetta
    che il suo corpo inerme venga scaraventato a sedere lì sopra.
    Gli concedo persino tempo per riprendere fiato
    mentre nella mia testa si fa strada soluzione più adatta per punirlo.
    Voglio che ne sia cosciente però, che capisca fino in fondo quello che gli sta per accadere
    così prendo un bicchiere ancora sano e lo riempio d'acqua porgendoglielo,
    mentre resto in piedi davanti a lui, in attesa che abbia di nuovo le forze per rialzarsi.

    Ci sono magie oscure che persino io ho sempre avuto una certa reticenza nell'utilizzare
    ma arrivano momenti in cui il mio vasto sapere in questo campo può tornare utile.
    Uccidere Kostia non è nelle opzioni,
    potrei continuare a torturarlo per ore invece, portandolo in punto di morte e riportandolo indietro proprio all'ultimo
    a mio piacimento ma a cosa servirebbe?
    Perdendo la ragione non imparerebbe mai la lezione.
    La soluzione più calzante rimane dunque quella di estirpare il problema alla radice,
    utilizzando la vecchia cara legge del taglione:
    se la tua mano è stata fonte di peccato via la mano,
    se lo è stato il cuore...
    Ed esiste un modo di farlo senza togliergli la vita,
    una magia che ho visto praticare una volta da uno stregone oscuro e che mi è rimasta bene in mente.
    Ma privare qualcuno del cuore vuol dire privarlo dell'anima e divenirne custode,
    legandolo a sè in maniera quasi indissolubile.
    E questo tipo di magia oscura ha sempre un prezzo anche per chi la pratica.
    Mi ci vuole almeno una manciata di secondi per decidere che sono pronto a pagarne lo scotto,
    non è una decisione difficile da prendere.

    In piedi forza.
    Ho deciso quale sarà la punizione per il tuo tradimento.
    Non spero che un giorno mi ringrazierai ma sappi
    che non lo faccio solo per me, per rivalsa o vendetta,
    lo faccio principalmente per te.


    Facile che non lo comprenderà mai ma importa poco.
    Non voglio che muoia, egoisticamente non posso privarmi di lui, non voglio.
    Ma non posso nemmeno fidarmi allo stesso modo
    se non posso controllare i suoi sentimenti.
    Che Merlino e tutti i maghi abbiano pietà di lui e di me per quel che sto per fare.

    D'un tratto la stanza intorno a noi sembra perdere i suoi confini fatti di mura,
    il calore del caminetto viene sostituito da un gelo intenso
    che ci circonda entrambi fino ad entrarci nelle ossa.
    Le mie labbra si muovono mormorando l'antico incantesimo in parole indistinte
    e il corpo di Kostia perde la sua normale consistenza diventando quasi trasparente
    così come la mia mano senza bacchetta.
    A questo punto non mi resta che immergerla nel suo petto lì dove si trova il cuore
    e stringerla a pugno intorno ad esso fino a schiacchiarlo tra le dita.
    Fa male, lo leggo nel suo sguardo, un male assurdo,
    ma la maledizione gli impedisce di reagire, di fare qualsiasi cosa,
    rendendolo un manichino alla mia mercè,
    consapevole eppure del tutto impossibilitato a sottrarsi alla morse che sente nel petto.
    Le ultime parole dell'incanto le sussurro appena mentre estraggo di nuovo la mano
    vuota all'apparenza ma brillante di una spaventosa luce purpurea.
    E' fatta.
    Riapro il pugno e la luce sparisce,
    la stanza torna, il fuoco pure e Kostia, con uno sguardo perso,
    molto al di là della pura sofferenza.
    Resta immobile davanti a me per lunghi istanti in cui fisso i suoi occhi vacui,
    senza mostrare il dispiacere che provo,
    sguardo vuoto contro sguardo vuoto
    anche se tra i due sono solo io quello che deve fingere.
    Fa più male a me che a te. Ora lo capisco un pò meglio.

    Prenditi un giorno di riposo, rimettiti in sesto.
    Dopodomani ti voglio a Stoccolma, devi fare un lavoretto per me.
    Ti manderò le istruzioni via gufo.


    E lascio la stanza, portando con me un nuovo tesoro,
    e lasciando indietro un altro brandello della mia anima già a pezzi
    che non riavrò mai più.

     
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