Fame.

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  1. Survivor.
     
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    Col passare del tempo si tende a sottovalutare l'importanza di quella linea sottile che, invisibile e quasi intangibile, limita i confini di un'anima nera rendendola assassina al di qua del confine e abominio della natura al di là di esso.
    Uccidere ed essere complici di una morte sono due azioni diverse fra loro, che mantengono un valore congruente solo nelle menti più ignoranti.
    Marika non provava più orrore né vergogna o pentimento nello spezzare le esistenze altrui, a dirla tutta non le era mai capitato di provare niente del genere. Le era stato insegnato che la morte è un mezzo, non solo un arrivo: per ogni persona che muore altrettante vivono e si arricchiscono. Non le era mai capitato di rinnegare la propria umanità per crimini di quel genere.
    Tuttavia in quel momento, l'aver attirato in trappola una donna innocente solo per soddisfare i capricci di una bambina immortale, le stava facendo annodare lo stomaco.
    Non voleva guardare, le grida sarebbero state sufficienti a farle rivoltare le viscere, ma Estrie aveva espresso la sua sentenza, voleva renderla un testimone diretto, e Marika non avrebbe potuto fare altrimenti.
    Deglutì faticosamente, si passò con nervosismo una mano tra i capelli biondi e poi spostò lo sguardo verso il bordo della buca scavata, mentre si avvicinava a quello stesso punto con passi meccanici, quasi mossi da una volontà a sé stante.
    Serrò le labbra senza preoccuparsi di celare lo sconvolgimento quando si proiettò con occhi e mente in quello spettacolo orrendo e straziante. Non doveva essere niente di nuovo per lei, ne aveva viste a bizzeffe di corpi dilaniati e straziati, ma in quella scena c'era qualcosa di troppo inquietante, troppo intollerabile.
    Forse era la presenza di una bambina nelle vesti del carnefice a struggerla di più, o forse semplicemente l'essere spettatore e non protagonista dell'omicidio le lasciava addosso troppa consapevolezza. Non era abituata a quello.
    Quando le grida si interruppero e il corpo della vittima venne brutalmente privato della testa Marika sobbalzò, trattenendo solo a stento un singulto nella gola ed indietreggiando inconsapevolmente di un passo per allontanarsi da quello strazio.
    Quasi non si accorse della stessa testa staccata che le roteò addosso atterrando sorda contro il suo torace. Istintivamente giunse le mani per pararla, sentì sotto ai palmi il calore quasi vivo delle cellule non ancora morte e con una vertigine mollò la presa, rabbrividendo e reprimendo un conato di vomito nell'esofago.
    Non riusciva respirare bene, figurarsi se sarebbe stata in grado di rispondere alle parole della creatura. Si limitò ad un vago cenno del capo, niente di troppo definibile, prima di voltarle le spalle e vuotare a terra il minimo contenuto dello stomaco.
    Tutto quello era troppo persino per lei, il corpo non reggeva.
    Avrebbe presenziato all'appuntamento, ovviamente. Non ebbe bisogno di confermarlo ad Estrie per esserne sicura: ci teneva alla vita, e quella mocciosetta aveva decisamente bisogno di qualche degno passatempo.
     
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15 replies since 10/4/2014, 21:44   225 views
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