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Felice.
Sembra proprio il ritratto della felicità.
Mi chiedo se un tipo del genere sia in grado di sorridere. Da quando sono qui, non ricordo di averlo mai visto sorridere... Non che ce ne fosse realmente motivo, ma insomma... Sì, non sembra il tipo da grosse e grasse risate, ma magari sbaglio.
Magari nel privato è un gran burlone.
Mangiamorte, custode, o quel che è, di Azkaban e pagliaccio nel tempo libero.
Sembra la trama di una pessima serie televisiva.
Mi sistemo a sedere sul letto, mentre osservo il ragazzo ordinare ad una guardia di portare qualcosa di decente da mangiare.
Sinceramente... ora che sono più calmo, non posso che dirmi sorpreso.
Non mi aspettavo che Azkaban fosse questo.
Ho sempre sentito racconti raccapriccianti sulla prigione del mondo magico. Pericolosa, terribile... Una prigione da cui nessuno riusciva ad uscirne, sano.
Ed invece questo posto nulla ha a che vedere con la prigione terribile di cui tutti parlavano. A ben pensarci l'ospedale psichiatrico in cui sono stato "erroneamente" rinchiuso per un po' di tempo, a confronto sembra anche peggiore.
Sia chiaro, non sto accettando la mia prigionia. Come non accetto il fatto di non aver ricevuto un processo, e il non poter vedere Lisa... ma mi aspettavo di peggio.
"Suo padre." ripeto, quasi sorpreso.
Oh beh, è stato un gran traguardo della medimagia l'incanto amputante. Ha salvato tante vite.
Non posso fare a meno di chiedermi, perchè il signor Preud, figlio, sia qui quindi. Mi incuriosisce.
Scuoto appena il capo.
"No. L'ho visto usare, ma non l'ho mai usato personalmente." gli rispondo sinceramente.
"Preferisco sempre tentare di salvare il possibile. Amputare è più una cosa da macellai."
Sì, macellai per me sono sinonimo di chirurghi, ed io non lo sono.
"Inoltre per quanto sia utile in taluni casi, non si è tenuto in considerazione di possibili complicazioni. La sindrome dell'arto fantasma, non so se ne ha mai sentito parlare, ne è l'esempio più lampante."
Gente malata i chirurghi.
Dì loro che hai un dolore alla gamba e loro affilano i loro bisturi migliori, pronti per tagliarti a pezzettini.
Non pensano.
Agiscono, senza se e senza ma. E questa è medimagia utile alla sopravvivenza, e non alla vita vera e propria.
"Perchè non ha deciso di seguire le orme di suo padre?" gli chiedo a bruciapelo.
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- Eppure talvolta è inevitabile - si limitò a fargli notare, soddisfatto dalla piega che stava prendendo quella conversazione. Non era difficile comprendere che in quel commento non c'erano stati insulti diretti alla sua famiglia o a lui personalmente, quanto un disprezzo per la categoria dei chirurghi in generale. Una cosa comune, in ambito medico: ricordava ancora ciò che suo padre pensava di coloro che si ostinavano a proporre cure folli di fronte all'incedere di una malattia. Era sempre stato del parere che accettare il sacrificio di una parte del corpo fosse un prezzo abbastanza basso per preservare la salute della sua interezza.
- Ne ho sentito parlare - annuì, trattenendosi dal desiderio di sfiorarsi il petto. La sindrome del cuore fantasma non esisteva ma, unico lato positivo della sua situazione, si stava impegnando a documentare la cosa a favore dei posteri. O suo, se mai se ne sarebbe posto il bisogno - Sicuramente non è priva di complicazioni, ma là dove se ne presenta la necessità risulta inevitabile. Un piccolo dazio da pagare per la salvezza - scrollò le spalle - In linea di principio sono comunque d'accordo con lei. Come avrà avuto modo di vedere con i suoi occhi, nonostante quello che si dice in giro sono tendenzialmente contrario alla violenza ed agli sprechi. Per questo, se ne avesse voglia, mi piacerebbe approfittare delle sue competenze -
Ci aveva pensato a lungo e, come con October prima di lui, si era convinto che il modo migliore per ricavare qualcosa da loro era quello di assecondarne le naturali inclinazioni e lasciarli liberi di lavorare, senza chiedere loro di fare nulla che non avrebbero fatto in altre occasioni - Ho seguito le orme di mio padre, studiando come guaritore per anni. In effetti, pur mancando di un titolo, ho una notevole esperienza maturata sul campo, a riguardo. Abbastanza, almeno, da saper riconoscere i limiti miei e quelli delle persone di cui mi avvalgo per la cura medica dei detenuti. Personale abile, non mi fraintenda, ma al suo confronto sarebbe come paragonare un imbianchino a Michelangelo: provi di colpa, non hanno però nemmeno la sua genialità - seguì un attimo di pausa, prima che riprendesse a parlare - Se ne avesse voglia mi piacerebbe che visitasse un paio di nostri ospiti che ne hanno necessità. Si tratta di piccole cose, nulla all'altezza della sua fama, ma magari le farebbe piacere tenersi occupato -. -
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Inevitabile.
Talvolta è inevitabile, sì. Oggettivamente non posso non negare che sia così.
Ma personalmente, preferirei morire piuttosto che dire addio ad una parte di me. Così è stato con la mia gamba, così sarà per qualsiasi cosa mi riguardi. Ciò che è mio resta mio, e seppur malata o malfunzionante, quella parte di me resta mia. Una caratteristica mia e di nessun altro. Una firma.
Sì.
Generalizzo, o forse al contrario, vado troppo nel dettaglio.
E' che non mi piace perdere. In genere. In nessun campo.
Annuisco debolmente alle sue parole.
Perdere qualcosa è inevitabile laddove se ne presenti la necessità.
Ho perso contro Westwood perchè sentivo la necessità di dire la mia. Era inevitabile che perdessi qualcosa in uno scontro che effettivamente risultava essere impari fin dall'inizio. Ho agito comunque. E cosa mi resta ora?! Questa bazzecola della sindrome della libertà fantasma. Sì, perchè posso fingere di averla, ma sono comunque costretto tra quattro pareti.
Drizzo le orecchie e offro all'uomo la mia completa attenzione, quando mi dice di voler approfittare delle mie competenze. Per un attimo, penso che abbia bisogno del mio aiuto per qualcosa di personale, ma devo ricredermi l'attimo dopo. E tuttavia l'offerta che mi fa non è meno allettante.
Avere la possibilità di sgranchirmi la mente, di fare il mio lavoro... è qualcosa che non credevo potesse ricapitare fin quando mi sarei ritrovato qui. E' un'occasione quindi che voglio afferrare al volo.
"Sì." rispondo troppo velocemente, mettendo la schiena dritta e puntando lo sguardo in quello dell'uomo.
Sì. Ne ho voglia.
Sì. Devo farlo.
Cerco di riprendere un contegno l'attimo dopo.
"Suppongo io possa trovare un buco disponibile nella mia agenda."
Un po' di sano umorismo non ha mai ucciso nessuno.
"Quando si comincia?". -
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Era interessante l'ironia. Dicono che sia l'arma delle grandi menti, anche se Kostia non poteva che sperare che non fosse così. Lui non conosceva l'ironia, non la capiva e, soprattutto, non la usava - Suppongo di si - si limitò a convenire, con l'aria vagamente infastidita di chi abbia appena assistito ad una barzelletta che non ha capito. Sono cose che succedono spesso, nella sua vita. Capisce molto, l'ucraino, ma quasi sempre in senso letterale e, in quel caso, è stata solo la consapevolezza che House non poteva fisicamente avere un'agenda a salvarlo da un dubbio amletico.
- Domani, se le può andare bene - risponde poi. Aveva pochi dubbi sul fatto che avrebbe accettato, ma non si poteva mai dire davvero. Esisteva comunque una possibilità, seppur minima, che per farlo collaborare dovesse usare metodi più coercitivi. Lo avrebbe fatto, se avesse dovuto, e lo avrebbe fatto per il suo bene - Ho fra i miei ospiti una donna in dolce attesa. So che non è strettamente il suo caso, ma tengo molto al fatto che lei porti a termine la gravidanza con successo -. -
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Ci sono principalmente due cose da cui sono dipendente in questa vita: gli oppiacei e il mio lavoro.
Ne ho abusato fino all'inverosimile, soddisfatto da ognuno degli effetti che potevano darmi, sia l'una che l'altra droga.
Rilassato dalla prima ed eccitato dalla seconda. Una serie di sconnessi segnali che mi hanno reso un dottore migliore ed una persona peggiore.
Per mesi non ho potuto abusare nè dell'una nè dell'altra delle mie due droghe che hanno riempito la mia vita, e mi hanno portato fino a questo punto. E' inevitabile che io quindi sia eccitato, e che addirittura io mostri un eccessivo buon umore all'offerta che mi viene posta.
Provate a dare una dose ad un ex tossico, a cui manca la propria dipendenza, e ditemi se quella che compare sul suo volto non è felicità.
Preud è questo che mi sta dando quindi, una dose.
Non pericolosa, non letale.
Giusto quello che mi serve per sentirmi ancora utile, ed in un certo senso, ancora vivo.
"Mi andrà bene." ribatto alle sue parole.
Sì. Assolutamente. Anzi, quasi non vedo l'ora, di qualunque cosa si tratti. Persino dovesse trattarsi di un semplice raffreddore, sarei più che disposto al non esercitare. Al non mettere in pratica tutto quello per cui ho vissuto. E' un bisogno viscerale.
Tuttavia, quando aggiunge quella piccola ma fondamentale informazione, mi viene da storcere il naso.
Diamine, sul serio?!
Una donna incinta in una prigione?! Per carità, nulla a che vedere con la Azkaban di cui ci narravano da piccoli e su cui avevamo gli incubi, o comunque per fortuna io non ho avuto il "piacere" di conoscerla a quel modo, ma è comunque una donna incinta.
Cerco di darmi un contegno, ed annuisco quindi poco dopo.
"Non sono la persona più adatta ma... Lo farò di certo. Mi assicurerò che tutto vada bene."
Croce sul cuore che lo farò..
Cella 23689Gregory House |
