L'allieva e la maestra!

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  1. broken heart
     
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    Con tutte le informazioni che aveva raccolto e le indicazioni che aveva chiesto si era creata una sua piccola mappa personale, dove aveva segnato come accedere al posto, quali luoghi erano più frequentati dalle creature che le interessavano maggiormente, e come poteva fuggire senza essere fermata o catturata. Di vampiri aveva solamente qualche nozione, quelle nozioni scolastiche che aveva ricevuto mentre era a Hogwarts, ma sapeva che tutte quelle poche cose che aveva studiato non le sarebbero servite a niente. Studiare quelle creature sul campo era differente dal studiarle attraverso un libro di testo. Avere un vampiro a dirigere una lezione, supervisionata dal proprio insegnante, non era la stessa cosa, perché era obbligato a non fare del male agli studenti, ma in questo caso, nessuno obbligava loro a non fare del male a Jessica semmai loro l’avrebbero ritenuta una possibile minaccia.
    La cosa più comune che aveva sentito dire dalle persone quando chiedeva informazioni su quel posto, dicevano sempre la parola “pericoloso”. Perché si, lei lo sapeva benissimo che Spooky Village era un luogo pericoloso, ma era anche vero che per il suo scopo nulla le faceva paura. Sperava vivamente di trovare quello che stava cercando. Non aveva una pista, solamente un paio di nome di diversi locali dove ai vampiri piaceva riunirsi, si era segnata le vie principali dove andare, un percorso per poter tornare indietro senza perdersi. Poteva ricorrere alla smaterializzazione, ma era ormai da tanto tempo che non utilizzava quel metodo di spostamento, e aveva paura che le sarebbe potuto succedere qualcosa, conosceva gli alti rischi che si potevano avere, e voleva evitare di spaccarsi o perdere qualche pezzo del suo corpo, anche se, se non ricordava male, durante il corso a scuola non aveva mai sentito di qualcuno che aveva perso un pezzo del suo corpo.
    Per quella notte aveva preparato tutto quanto, non si sarebbe portata appresso nessuna borsa, niente di ingombrante che le avrebbe potuto ostacolare il suo cammino, la sua bacchetta era dentro il cinturino al suo fianco destro, dentro il suo stivale invece aveva un pugnale, per eventuali attacchi, anche se sperava che per quel giorno non ci fossero sorprese. Non voleva già attuare il suo piano, voleva solamente tastare il terreno e studiarlo bene, così da sapere come muoversi nell’eventualità che quello che cercava si trovasse lì.
    Utilizzò una passaporta nei paraggi ad Hogsmeade per raggiungere Spooky Village, era da tanto che non viaggiava in quel modo, e un po nausea le si era creata, era tipo la prima volta che aveva provato a materializzarsi, la sensazione era la stessa, soprattutto quando si tratta di portare assieme altre persone, una volta a lezione ricordava che aveva vomitato la colazione di quel giorno, non era riuscita a trattenersi.
    Si chiuse in se stessa, stringendosi tra le sue braccia, sfregandosi le braccia con le mani, anche se ad Hogsmeade c’era bel tempo, qui era tutto il contrario, ma non si fece intimorire per un po di nebbia e freddo, continuò lo stesso a camminare. Camminò per quella che doveva essere la via principale, almeno secondo quello che le era stato detto. Non aveva tirato fuori quella sua mappa fai da te, non voleva attirare troppa attenzione, così camminò tranquilla, per la sua strada, evitando di apparire come nuova di quelle parti, a meno che non fosse una cittadina come Hogsmeade, dove tutti si conoscevano ormai. Camminò ancora, e ancora, e continuò a farlo avendo la strana sensazione di essere seguita, e a quel punto quella che aveva detto di non avere stava invece per mostrarsi: la paura. Aumentò il passo, un segnale per il predatore che la preda si fosse accorta di lui. Camminò a passo svelto fino a quando non si nascose dentro una stradina, la prima che vide. Rimase lì, appiccicata al muro, come se volesse diventare tutt’uno con esso, l’istinto non le fece estrarre la bacchetta ma il pugnale che si era portata. Sentiva quei passi avvicinarsi sempre di più, e quando fu il momento giusto, uscì allo scoperto, pronta ad attaccare. Ma quando si ritrovò davanti il suo “inseguitore” le ci volle una grande forza per non scacciare un urlo per lo spavento e per il grande errore che stava per commettere. Rimase con il braccio alzato con ancora il pugnale in mano e fissò sconvolta quella donna di fronte a lei. Come spiegare quella situazione? Accidenti… io… credevo che… scusa, stai bene? Abbassò il braccio ma senza riporre al suo posto il pugnale. Non si sa mai.

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    Spooky Village e le vecchie abitudini. Quante notti aveva passato perlustrando quel territorio, e quante bestiacce aveva eliminato. Era una specie di garanzia : quel villaggio pullulava di creature mostruose , di tutte quelle cose abominevoli che lei odiava.
    E se voleva una caccia sicura, se voleva essere certa di accoppare almeno un mostro, doveva andare lì, era automatico.
    Lì le creature se ne stavano beatamente, come se fosse il loro territorio...E si, era in effetti così. L'intrusa era lei.
    Ma andare in casa loro ad ammazzarli aveva un qualcosa di vagamente poetico : era come ripagarli con la stessa moneta.
    Avevano sterminato la sua famiglia, nella propria casa....Ed adesso, lei voleva render loro pan per focaccia. Ed anche se non aveva ancora trovato gli assassini dei suoi genitori e fratelli, anche se quei vampiri non li aveva ancora uccisi...Ammazzare tutti gli altri nel frattempo era un buon riempitivo. Sapeva che poteva essere sbagliato, quante volte dentro di lei si era posta quella domanda?
    Fare di tutt'erba un fascio non era mai stata la sua filosofia di vita.
    Si ricordava che, da ragazzina, quando veniva addestrata da suo padre, spesso si chiedeva il motivo di quella faida, di quell'odio, di quelle vendette rivolte a qualunque vampiro capitasse a tiro. Non avevano forse dei sentimenti anche loro? Aveva addirittura sentito di vampiri che avevano scelto consapevolmente di non attaccare gli umani...E che dire di quelli che invece erano stati aggrediti, morsi e trasformati contro la loro volontà? Non poteva essere così univoca la questione....Forse ce n'erano di buoni. Forse non dovevano uccidere tutti, indistintamente.
    Oh giovane, ingenua Sophie...stavi sviluppando quella filosofia di vita, ormai. Prima che i vampiri ti portassero via la gioia della tua vita. Prima che la tragedia che ti colpì ti inducesse a pensare che non saresti mai più stata felice...Prima di tutto quel sangue versato, tu, giovane cacciatrice, cominciavi a pensare che non tutte le tue prede fossero da eliminare. Quale errore, quale ingenuità da parte tua!
    La cacciatrice, la bruna dagli occhi color ambra, il viso bellissimo della morte che attanagliava le sue prede...cambiò idea, quando la sua famiglia fu uccisa dai vampiri.
    Ed allora non ci fu più scampo per nessuno. Ed allora, tutti i vampiri divennero mostri, assetati di sangue, senza anima, senza cuore...Senza vita. Degli errori, dei morti che camminavano, degli esseri che invidiavano a tal punto la vita da strapparla via, da strappar via gli umani dal suo caldo abbraccio per trasformarla solo in gelido freddo eterno.
    Ed ecco che era lì, appostata, come spesso faceva, in attesa che qualcuna delle sue prede preferite passasse di lì e si facesse colpire con una delle sue fedelissime frecce.
    Ma...cosa?
    Non era un vampiro quello appena passato. Non aveva quelle movenze languide e seducenti da vampira, nè il passo veloce.
    Era sicuramente umana...ed era solo una ragazza. Una ragazzina. Anche lei era solo una ragazza? No...Lei era una cacciatrice. Nessuno poteva pensar di lei, guardandola, che fosse solo una ragazza.
    Ma cosa aveva in testa quella ragazza? Dove andava? Che si fosse persa? Diamine. Non aveva mai voluto far da baby-sitter a nessuno, ma doveva seguirla. Uno, perchè poteva rovinarle la piazza e lei non doveva preoccuparsi di poter colpire qualcuno per sbaglio...In genere gli umani non si aggiravano a Spooky Village di notte, ecco. E due, poteva essersi persa e quindi doverla aiutare...Si, aiutare ad andare via perchè le stava rovinando il campo.
    Lasciò il suo nascondiglio e prese a seguirla. Via, doveva andare via da lì.
    Camminò dietro di lei per qualche passo, tenendosi a debita distanza. Voleva avvicinarla, ma non poteva farlo all'improvviso per non spaventarla. La seguì in una stradina stretta. Oh, magnifico. Ma non si rendeva conto che, se invece di Sophie ci fosse stato un vampiro o un licantropo, lo stava praticamente invitando ad un banchetto?
    Ad un certo punto però, lei si fermò e la prese alla sprovvista, minacciandola con un pugnale.
    CHE COSA? Oh, ma allora non era così sprovveduta. E allora lei che ci faceva lì! Perchè le era andata dietro! Poteva farsi i fatti suoi. Sophie mise istintivamente le mani sul suo arco e prese una freccia, tendendola..,,ma non lo impugnò. Si stava solo preparando al peggio.
    Ma la novellina si rese subito conto dell'errore. *Accidenti… io… credevo che… scusa, stai bene? *
    "Accidenti a te !
    Per poco non mi ammazzavi! "
    Ma la cosa più sconvolgente è che dovevano aver fatto un gran baccano, facendo saltare la sua copertura.
    Oh, diamine, perchè le persone si improvvisavano cacciatori all'improvviso?
    "Sto benissimo. Ma tu che diavolo ci fai in giro a quest'ora? Dovresti essere a letto, ragazzina...E quel pugnale non spaventa nessuno se non sei in grado di usarlo" Parlò con tono severissimo ed arrabbiato. A bassa voce, ma in un modo che faceva trapelare tutta la sua ira.
    Era buio, , Sophie non riusciva a capire se la ragazza impugnasse bene l'arma o se la usasse solo per spaventare....Ma era già stata fortunata che Sophie non l'avesse colpita rapidamente. Per questa volta, la sua impulsività era stata tenuta a bada...Ma non sempre era così.
    "Vai a casa, ti conviene!" le intimò, avvicinandosi a lei. Guardandola meglio, sotto un raggio di luna che splendeva, riuscì a notare che era davvero molto giovane...Vai via, via!
     
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  3. broken heart
     
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    Di tutte le persone, o creature, che poteva incontrare in quel posto le era capitata quella che si impiccia negli affari degli altri e che crede cosa è meglio per loro, soprattutto se è una sconosciuta a parlare. Jessica non era tipo che ascoltava quello che la gente le diceva, quante persone nel chiedere un modo facile per raggiungere questo villaggio le avevano detto di stare alla larga da qui, un luogo pericoloso che chi è inesperto e non lo conosce bene difficilmente ne usciva illeso, o vivo. Lei era lì perchè voleva ambietarsi, conoscere ogni angolo di quel posto, i locali più frequentati dai criminali e in che posti i vampiri andavano a nascondersi, pronti ad attaccare la loro preda. Quella donna, con fare autoritario che le stava davanti, non faceva altro che ostacolarla, che in un primo momento se le avesse conficcato il pugnale nel petto probabilmente non le sarebbe dispiaciuto. Jessica non uccideva gli sconosciuti e sembrava essere umana quanto lei, anche perchè quale creatura, vampiro o che altro fosse, direbbe a qualcuno di andare via da quel posto? Sebbene sapeva ben poco degli atteggiamento di licantropi e vampiri non era una stupida. Quella donna era come lei e forse era anche qualcosa di più. Jessica ripose il pugnale da dove lo aveva preso, regolando la sua respirazione, per l'agitazione e l'adrenalina che le era cresciuta quando ebbe la senszione che qualcuno la stesse seguendo, finendo per uccidere una povera innocente. Non posso e non voglio. Protestò la ragazza come se quella davanti a lei fosse sua madre e doveva darle valide ragione del perchè lei voleva rimanere lì e la stava per disobbedire. Perchè rivelare i suoi segreti, le sue intenzioni? Chi era lei prima di tutto? Probabilmente ne capiva più lei che Jessica, ma non per questo l'avrebbe intimorita e fatta tornare indietro, a casa sua. No, lei sarebbe andata via solamente quando l'avrebbe deciso lei, solamente quando avrà informazioni e indizzi necessari per continuare la sua ricerca. Non prendo ordini da una sconosciuta, e non sono una ragazzina! Sbottò nervosa e al quanto irritata, chi si credeva di essere? Con qualche faccia e tono si stava rivolgendo a lei? Incrociò le braccia al petto, non muovendosi dalla sua postazione, perchè non ne aveva alcuna intenzione. Potrai ripetermelo fino all'esaurimento, ma io non posso andare via da qui, quindi lasciami in pace! La donna si avvicinò e i deboli raggi della luna avvolsero il suo volto. Jessica ebbe la sensazione di aver già visto quella donna, i lineamenti del suo volto le ricordavano qualcuno, ma non ricordava chi. Sei una cacciatrice? Domanda stupida ma molto essenziale, se voleva scoprire se quella donna era la stessa che lei stava cercando, doveva fare più domande possibili.
     
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    Ma la ragazzina non intendeva obbedire alle sue parole.
    *Non posso e non voglio*
    A Sophie veniva quasi da ridere, perchè la scena poteva sembrare comica.
    *Non prendo ordini da una sconosciuta, e non sono una ragazzina! *
    La ragazzina, si , perchè ai suoi occhi lo era, iniziava a scaldarsi. Ed a Sophie veniva sempre di più da ridere. Era surreale incontrare un altro essere umano, di sesso femminile tra l'altro, in giro a quell'ora di notte. Ed era surreale anche star lì a dover fare la lotta su chi se ne andasse, perchè evidentemente l'una stava intralciando i piani dell'altra e viceversa.
    "Non so quali siano le tue intenzioni, ma dovresti realmente smetterla di far tutto questo baccano!"
    Era una ragazzina, lo era! Perchè qualunque fossero i suoi progetti per quella notte, li stava rovinando miseramente in ogni caso, a meno che il suo obiettivo non fosse una missione suicida in cui fare da esca per le bestiacce. Odiava le bestie, ed odiava chi le faceva perdere tempo.
    *Potrai ripetermelo fino all'esaurimento, ma io non posso andare via da qui, quindi lasciami in pace! *
    "Va bene, certo, non sono qui per scervellarmi vicino a te.
    Fai un pò come ti pare, io me ne vado"
    Ma tu guarda un pò se doveva star lì a far da baby sitter. Non conosceva la sua età anagrafica, ma il fatto che stesse ancora parlando dimostrava la sua immaturità...o forse, la sua inesperienza. Così era un pericolo, più per se stessa che per gli altri.
    Quasi quasi Sophie stava riflettendo sull'idea di darle qualche consiglio. Ma cosa poteva ottenere in cambio? Non poteva accollarsi anche la responsabilità di qualcun altro. No, lei evitava accuratamente ogni relazione sociale. Brutta vita la sua, forse si. Ma lo faceva perrchè ogni volta che andava a caccia, ogni volta che usciva di casa per correre dietro a qualche vampiro ed ammazzarlo..Ogn volta che lo faceva rischiava di non portare a casa la pelle. E non poteva pensare che a casa ci fosse qualcuno ad aspettarla, qualcuno da lasciar vedovo o orfano. Legarsi affettivamente ormai era un pensiero che nemmeno la sfiorava, perchè non poteva mettere qualcun altro nelle condizioni di piangerla, di vivere un lutto così devastante come quello che aveva vissuto lei per la sua famiglia. No. Quando andava a caccia, doveva essere libera...libera di poter scegliere anche di ammazzarsi, se lo voleva, perchè tanto nessuno doveva contare su di lei.
    Era seriamente intenzionata ad andare via, quando la figura davanti a lei le fece una domanda.
    *Sei una cacciatrice?*
    Che domanda era mai quella? Si certo, mi chiamo Sophie Roses-Lennox, sono una cacciatrice di vampiri per la maggior parte, ma se posso accoppare licantropi ed altre creature sono ugualmente contenta. Non poteva mica stare lì a fare i convenevoli.
    Sophie come al solito doveva adottare la sua tecnica : eludere le domande che riceveva, non svelare nulla di sè.
    Era con un arco e delle frecce nel bel mezzo di una zona infestata da creature , aveva una borsetta nella quale nascondeva un pugnale e delle pozioni...Si che lo era, sveglia!!
    Sophie non le rispose, ma si limitò a lanciare uno sguardo eloquente ai suoi "attrezzi del mestiere"
    "E a te cosa interessa?"
    Non poteva mica dire di si, non poteva mica dire chi era e cosa facesse. Passava le giornate intere a pianificare come nascondere la sua identità. Poteva mica riverlarla alla prima sprovveduta che trovava in una foresta di notte.
    "Tu piuttosto.Lo sei?" Le chiese con uno sguardo interrogativo e vagamente accusatorio. Perchè una cacciatrice non poteva fare tutto quel baccano.

     
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    Forse aveva cominciato col piede sbagliato? Forse si, e ammetteva che aveva sbagliato sin dall’inizio l’approccio nei confronti di questa donna, lo ammetteva a se stessa ma mai lo avrebbe ammesso in modo diretto, non avrebbe nemmeno fatto le sue scuse, perché altrimenti qui non era solo lei che doveva dare delle scuse a qualcuno. Non riusciva nemmeno a immaginare sua madre e suo padre che si addentravano in questo posto sotto le loro vesti da cacciatore pronti per far fuori qualche creature malvagia. Decisamente no, nella sua mente immaginava solamente sua madre, nelle vesti da casalinga nel weekend e suo padre rinchiuso nel suo ufficio che lavorava anche fuori dagli orari lavorativi. Una visione come quella le mancava da morire, che avrebbe voluto fosse reale, senza avere tutto questo sulle spalle, un dovere così grande e che doveva portare a termine. La notte, qualche volta, quando dormiva, gli incubi della notte in cui trovò in casa i suoi genitori privi di vita e dissanguati la tormentavano ancora, e credo che non l’avrebbero mai lasciata in pace fin quando non li avrebbe vendicati
    Forse fu per questo motivo che le uscì quella domanda, così spontanea senza nemmeno pensare che qualcuno potesse sentire la loro conversazione. Di certo non sarebbe stata una buona cacciatrice se avesse continuato a parlare a voce alta. Infatti abbassò leggermente lo sguardo, e mimò con le labbra un scusa, riconoscendo che aveva esagerato, e anche tanto. Ma la donna non rispose alla sua domanda, anzi rispose ponendo un’altra domanda, a cui Jessica non seppe trovare una effettiva risposta. Lo era? Lo sarebbe stata? Certo, voleva diventarlo, ma aveva bisogno di aiuto e l’unica persona che poteva aiutarla la stava ancora cercando. Forse… tentar non nuoce. No, ma vorrei. Parlò a bassa voce, così che solo lei poteva sentirla, aveva imparato la lezione, mai parlare troppo forte di questo argomento, soprattutto se si trovavano nel campo nemico. Mise la mano dentro la tasca, dove estrasse un portafoglio e da lì prese una fotografia. Era l’unico indizio che possedeva. La fissò per un po, soffermandosi sui suoi genitori e poi sospirò. Sto cercando una persona, conosceva i miei genitori. Loro erano dei cacciatori ma io l’ho scoperto qualche mese fa. Purtroppo sono morti, so solo che è stato un vampiro e io voglio imparare a essere una cacciatrice così da poterli vendicare. Tese il braccio in direzione della donna per passarle la fotografia, sperando che possa aiutarla. Sto cercando la donna che sta al centro, immagino conosca i miei genitori. Se la conosci, ti prego, dimmi chi è e dove si trova, ho bisogno del suo aiuto. Ciao, sono Jessica e vengo in pace, basta a sputarci veleno addosso e aiutami!
     
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    La ragazza sembrava aver capito almeno l'atteggiamento da avere con lei. Aveva almeno abbassato la voce e questo finalmente aveva un senso, per Sophie. No, perchè il resto della situazione non ne aveva, almeno agli occhi della bella cacciatrice.
    Era strano vedere una ragazza che, volontariamente, si andava a cacciare nei guai in modo assolutamente volontario. Forse aveva qualche rotella fuori posto.
    Ma uhm, la cosa poteva andare a suo favore. Poteva convincerla che quell'incontro non fosse mai e poi mai avvenuto. Poteva provarci.
    *No, ma vorrei.*
    Cosa? Essere una cacciatrice? Non era mica un bel lavoro.
    Non era nemmeno un lavoro, nesusno ti pagava. Era più una perdita di tempo in effetti....ma a lei serviva, per vendetta.
    Quando iniziò a frugarsi in tasca, Sophie si insospettì, di nuovo. Non aveva abbassato la guardia finora, ma stava lentamente iniziando ad abbassare il livello della sua
    *Sto cercando una persona, conosceva i miei genitori. Loro erano dei cacciatori ma io l’ho scoperto qualche mese fa. Purtroppo sono morti, so solo che è stato un vampiro e io voglio imparare a essere una cacciatrice così da poterli vendicare.*
    Quelle parole...Per Sophie furono dure da ascoltare. Le provocarono quasi un mancamento, un capogiro. Cosa? Sembrava aver raccontato la sua storia. Genitori uccisi da vampiri...sembrava proprio lei.
    Era uno scherzo?
    Una di quelle cose babbane con le telecamere nascoste? Dubitava fortemente. La cosa era seria, molto seria.
    La ragazza le porse una foto...E Sophie ebbe un attimo di smarrimento nei suoi pensieri. Le ginocchia cominciarono a cederle, lei si accasciò a terra con quella foto in mano.
    Quella immagine ritraeva sua madre. E quelli che erano evidentemente i genitori di quella donna, come lei aveva descritto lei appena due secondi fa. A Sophie mancò il respiro, erano anni che non vedeva un'immagine dei suoi genitori...Molto era andato distrutto. Molto era ancora nella sua vecchia casa, la villa alla quale non aveva il coraggio di tornare. Quella casa era andata in rovina assieme alla sua vita...e tutto ciò che c'era dentro. Aveva lasciato foto, video, album di famiglia e cimeli vari tutti lì...Perchè sarebbe stato più difficile avere tutte le cose con sè...Era meglio non vederne, così che non rimaneva circondata dal profumo della madre, dalle cravatte del padre, da tutto ciò che avevano i suoi fratelli. Aveva lasciato il suo cuore in quella casa.
    Adesso stringeva in mano una foto di sua madre.
    "Dove...dove l'hai presa?" Aveva difficoltà a parlare. Aveva un crollo emotivo, uno dei peggiori della storia. Respirava a fatica. Si sentiva male...Si appoggiò con la schiena ad un albero, con quell'immagine fissa davanti ai suoi occhi. Non riusciva a staccare gli occhi dal viso di sua madre nemmeno per un secondo.
    *Sto cercando la donna che sta al centro, immagino conosca i miei genitori. Se la conosci, ti prego, dimmi chi è e dove si trova, ho bisogno del suo aiuto. *
    Sophie non parlò per qualche minuto. Forse la donna accanto a lei si poteva spaventare, o pensare che fosse pazza. Lei non rispose....non ancora.
    Quella foto le riportò a galla dei sentimenti che pensava ormai sommersi, sepolti sul fondo della sua anima...antichi. Ricordava il sorriso di sua madre, il modo in cui le pettinava i capelli, il modo in cui la abbracciava e le diceva che era straordinaria, il modo in cui rimproverava i fratelli perchè la prendevano in giro...o meglio ancora, quando la aiutava a preparare delle trappole o scherzi contro i maschietti di famiglia. Erano molto complici...loro due. Sophie era nata dopo tre fratelli maschi...e subito,con la mamma, nacque un rapporto speciale. Erano unite.
    "Io...lei..." Sophie riuscì, finalmente, ad alzare gli occhi sulla donna. "Lei è mia..mia madre. E' morta da anni." riuscì a dire, meccanicamente.
    "Non so se posso aiutarti." ammise, mentre il dolore saliva a galla. Una persona da morta non può fare molto, no?

     
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    Nell’esatto momento in cui ha dato la foto alla giovane donna tutto sembrava essere cambiato. Gli occhi della mora non riuscivano a staccarsi dalla fotografia, come se in questo momento stesse rivivendo qualcosa, sembrava essere ipnotizzata dalla fotografia, quasi la sua anima si era tuffata dentro e si trovava insieme alle persone che vi erano raffigurate. Magari fosse possibile, Jessica l’avrebbe tanto desiderato trascorrere un po di tempo assieme a sua madre e a suo padre, poterli abbracciare di nuovo, parlarci, o solamente stare in loro compagnia, fermando anche il tempo così che quel momento potesse durare in eterno. Sapeva però che questo non era possibile, nemmeno tra i tre desideri della lampada di Aladino era possibile far rivivere i morti, era contro le regole. Sembrava che quello stesso desiderio che voleva Jessica in questo momento lo voleva anche la donna. Che forse aveva trovato la donna giusta? Che forse lei sapeva chi mai fossero quelle persone che erano assieme ai suoi genitori? Avrebbe voluto incoraggiarla a parlare, a dire qualcosa, anche la più stupida, ma sembrava ancora immersa in un suo mondo dove Jessica, per il momento, non aveva il permesso di accedervi.
    Poi finalmente parlò, disse qualcosa. Dove l’aveva trovata? La storia era assai lunga, ci avrebbe impiegato tutta la notte per dirle la storia della sua vita e della sua famiglia, fino ad arrivare al perché oggi si trovava lì. Era pur sempre una conosciuta, ma sembrava che quella donna conosceva quelle due persone che erano assieme ai suoi genitori e Jessica attendeva solamente qualcosa, una sola parola, per avere la conferma delle sue ipotesi. L’ho trovata nascosta in una cassaforte a casa mia. Il quando si poteva tranquillamente evitare di dire, non erano ancora così in confidenza da potersi raccontare qualsiasi cosa, e quella parte della sua vita era al quanto delicata e ancora proibita per chiunque altro, non ne aveva parlato nemmeno con la sua nuova cugina che ha scoperto di avere da qualche giorno.
    La donna continuò a parlare, sembrava essersi ripresa da un lungo shock, che forse era colpa di Jessica? Non aveva fatto altro che mostrarle la foto, che motivo aveva per reagire in questo modo?
    Poi la risposta venne dopo. Quella donna assieme ai suoi genitori era sua madre ed era morta. Jessica non seppe più cosa dire e nemmeno cosa pensare. La sua ricerca era terminata e non poteva fare altro che girare i tacchi e chiudersi dentro la sua nuova casa e fare nulla. Tutto il suo progetto per potersi vendicare della morte dei genitori, la sua richiesta d’aiuto per diventare una cacciatrice era andato in fumo. Mi… mi dispiace io non… non lo sapevo. Niente, era tutto quello che era riuscita a dire. Cos’altro poteva dire? Sapeva benissimo come ci si sente nel perdere la propria madre, Jessica ci è passata e ci continua a passare. L’incubo del corpo senza vita di sua madre nel salotto della sua vecchia casa era ancora vivido, e non ne voleva sapere niente di lasciare in pace la povera e innocente Jessica. Sperava che una volta vendicata della morte dei suoi genitori, quegli incubi si sarebbero tramutati in sogni. Invece si che puoi! Sentiva gli occhi lucidi, ma non aveva alcuna intenzione di piangere, ringraziava il buio che le avvolgeva che nascondeva il volto della bionda in questo momento. Non le piaceva farsi vedere vulnerabile. So cosa sei, so che hai seguito le orme di tua madre. Sii la mia mentore, aiutami a diventare come te! Lo desiderava così tanto, lo avrebbe capito?
     
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    *L’ho trovata nascosta in una cassaforte a casa mia.*
    Ma chi era esattamente la biondina che aveva davanti?
    "Casa...tua?"
    Sophie non aveva esattamente capito di cosa o di chi stessero parlando. La ragazza sembrava anche sbigottita alle sue parole, alla sua impossibilità di aiutarla.
    *Invece si che puoi! So cosa sei, so che hai seguito le orme di tua madre. Sii la mia mentore, aiutami a diventare come te!*
    Sophie non riusciva a credere a quelle parole . Non era una richiesta usuale, non era una di quelle che in genere si accettavano...Non era come andare al luna park.
    Lentamente si alzò.
    "Mi dispiace per i tuoi genitori.
    Io so cosa si prova. La mia intera famiglia è stata uccisa da vampiri...Ed è così che ho deciso di prendere la strada della vendetta...Non riposerò mai finchè non mi laverò via dalle mane il sangue di coloro che mi hanno rovinato la giovinezza."
    Fece una pausa. Non era sua intenzione essere melodrammatica, non le interessava dire frasi ad effetto.
    "Ma ho scelto la strada della vendetta. E non è stata la via più facile.
    Non sto parlando di allenamenti, tecniche...Quelle son tutte cose che si imparano con un ferreo addestramento. Allenamento duro, sangue e sudore, abilità, esercizio. Ma non è questo che rende cacciatori."

    Si avvicinò alla ragazza. Aveva un aspetto così dolce, con quel visino, quei capelli che le incorniciavano il viso così delicatamente...E quell'espressione supplichevole. Iniziò a camminarle intorno. Non aveva intenzione di mentirle, ecco perchè le disse quelle testuali parole.
    Fare il cacciatore non era facile...Non era un lavoro. Non venivi pagato da nessuno, se non forse da te stessa.
    "Quello che mi ha portato fino a qui è stato un fuoco...un fuoco bruciante, che mi divora dall'interno ogni giorno di più.
    Io non troverò pace finchè la mia vendetta non sarà terminata.
    Ed il desiderio di vendetta è ciò che mi tiene viva. Che mi tiene ancorata a questa vita...e che mi tiene fissa sul mio scopo.
    Gli allenamenti? SI fanno.
    Le tecniche di caccia? Si imparano.
    Agilità, forza, velocità nella corsa, acutezza dei sensi? Si raggiungono, con un pò di pazienza, ma li si acquisisce.
    Ma l'ardore, ciò che ti la mattina, quando apri gli occhi , ti fa dire " devo andare lì fuori, e prenderli" quello non si può apprendere.
    Deve venirti da dentro."

    Si fermò davanti a lei. " E sai da quanti anni provo a portare a termine il mio compito? Beh, ormai saranno...forse cinque, o sei.
    E ho perso il conto di quante creature mostruose ho ucciso. Certo, ho contribuito a ripulire questo mondo da quegli abomini di vampiri e lupi mannari. Ma non ho ancora incontrato ed eliminato chi sto cercando."

    Ed ogni giorno diventava sempre di più un'ossessione.
    "Sto cercando di dirti che la ricerca può essere infruttuosa, può essere frustrante. Puoi accontentarti nel frattempo di far fuori quanti più ne vuoi. Una sorta di premio di consolazione.
    Ma se devi partire da zero, come ho dovuto fare io...Preparati.
    Devi avere la certezza, devi essere sicura di voler dedicare la tua prossima vita a questo scopo."

    La guardò più attentamente. Quella ragazza era così giovane...Perchè voleva farlo?
    Sophie era combattuta. Da un lato non voleva che lei non precipitasse in quella spirale d'odio, come aveva fatto Sophie. Una volta entrati non se ne esce più...E lei non era sicura di voler trascinare qualcun altro in quel vortice, proprio perchè sapeva cosa si provava.
    Ma d'altra parte, comprendeva perfettamente lo stato d'animo di quella ragazza. Anche a lei avevano strappato le radici della propria stessa vita. E forse anche lei meritava di trovare pace una volta compiuta la sua vendetta.
    "Credi di poterci riuscire?"
     
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  9. broken heart
     
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    La strada a cui stava andando incontro sarebbe stata una strada piena di ostacoli da superare ma anche piena di tanti pericoli a cui sarebbe andata incontro. Conoscendi sapeva che non sarebbe stato facile per lei portare a termine la sua prossima formazione, non si sarebbe mai aspettata questo futuro per lei, nulla di tutto questo si era immaginata per lei. Per caso aveva incontrato la donna che cercava da tempo, e per caso la sua risposta avrebbe segnato la sorte della sua vita. Un motivo c'era se il fato ha voluto che le due si incontrassero. Entrambe avevano perso tragicamente i loro genitori allo stesso modo ed entrambe volevano solamente scovare il colpevole di questo massacro. Jessica non sapeva se avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderlo, non sapeva se avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere quelli come lui. Sapeva solo che il suo più grande desiderio era quello di scoprire il mondo dei suoi genitori, voleva essere come loro capire perchè non hanno permesso alla loro figlia di farle conoscere questo mondo.
    Si rendeva conto che da dopo quella notte avrebbe dovuto sudare e fare in modo di essere all'altezza di quel compito, se non data risultati allora aveva la risposta alla sua domanda: la debolezza. Jessica era sempre stata debole, la stessa debolezza che si era portata con se all'interno del centro di riabilitazione, quella sottospecie di manicomio. Dire che in quello stesso posto avrebbe potuto conoscere la sua vera famiglia, la sua vera nonna e la sua vera cugina. D'altro canto era contenta che lei e Rosalie si siano conosciute giorni fa che prima, voleva continuare a credere che la storia del seme della pazzia della loro famiglia fosse solamente una fantasia della gente.
    Ascoltò con attenzione il discorso della donna, annuendo di tanto in tanto. Non sapeva se anche Jessica avrebbe seguito quella stessa strada, ma il solo fatto di provare a essere come i suoi genitori le sembrava il suo unico modo di rimanere vicino a loro, di avvertire ancora la loro presenza. Forse loro non sarebbero stati d'accordo con la scelta della bionda, ma alla fine questa fu la sua decisione, e non poteva più tornare indietro. Tutto era iniziato dal momento in cui aveva messo piede in questo posto, e come segno che doveva continuare a portare a termine la sua decisione ha incontrato la donna che stava cercando. Credi di poterci riuscire? A quella domanda Jessica rimase un attimo in silenzio. Si, nonostante fosse convinta della risposta che avrebbe dato ci doveva pensare bene. Non sapeva se ci sarebbe riuscita, ma nulla le impediva di provarci. Io non so combattere, se non con l'utilizzo della magia, per me i cacciatori erano solamente una leggenda che si studia a storia della magia o raccontati nei libri dei babbani. Voglio scoprire perchè i miei genitori hanno deciso di intraprendere questa strada e voglio scoprire perchè sono stati uccisi. Queste erano le motivazioni principali, l'uniche motivazioni che le davano la forza di andare avanti e non riuscire ancora a voltare pagina. La mia risposta è si.
     
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    A Sophie sembrò a tratti di rivedersi in uno specchio. Certo ,le due donne erano diverse tra loro, fisicamente almeno: Jessica era più giovane, aveva un viso dolce e delicato, capelli biondi ed occhi chiari. Non era uno specchio fisico, ma Sophie sembrava rivedere in Jessica il fuoco dei suoi primi anni da cacciatrice, la voglia scalpitante di vendicarsi, di capire, di sapere, ma anche la paura di non riuscirci, di non saper fare nulla.
    *Io non so combattere, se non con l'utilizzo della magia, per me i cacciatori erano solamente una leggenda che si studia a storia della magia o raccontati nei libri dei babbani. Voglio scoprire perchè i miei genitori hanno deciso di intraprendere questa strada e voglio scoprire perchè sono stati uccisi*
    Sophie la guardò con una punta di orgoglio nascosto. Quella ragazza era animata dai suoi stessi sentimenti, dai suoi stessi desideri. E forse non era un caso che lei l'avesse cercata, e non era un caso che le reciproche famiglie si conoscessero: c'era un filo conduttore che le legava, e c'era anche da scoprire il perchè. Quello poteva essere un aspetto interessante. * La mia risposta è si*
    "Non sarà una strada facile, ma se sei disposta ad assumerti tutte le responsabilità....Io non posso che essere contenta di aiutarti. Sarò per te la guida che non ho avuto, potrai contare sul mio aiuto e sui miei insegnamenti. Benvenuta a bordo, Jessica" le tese la mano per stringere la sua, come per fare una sorta di patto.
    Doveva ammetterlo, quando Jessica le aveva fatto quella proposta, a lei si era formata in testa l'immagine di una baby sitter con bambini appresso..Ma non era così: Jessica non aveva bisogno del biberon, solo di un pò di orientamento e...addestramento.E lei era perfettamente in grado di portare a termine questo compito: ne era orgogliosa, e sperava di non deluderla.
    Quella notte però sentiva che era nato un patto che andava oltre le consuetudini: due donne, unite da un destino comune, che cercavano di riscriverlo, e che per farlo volevano aiutarsi a vicenda.
     
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