Sarai la Prima #002

October

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    Per un momento pensai che se ne sarebbe andato comunque, che non fosse stata una mossa per sottolineare quanto non dovesse stare là e che dovevo scusarmi se volevo che restasse, ma che si fosse offeso e basta e si era stufato in maniera definitiva delle mie lagne e reazioni.
    E per quel momento mi ritrovai ad essere seriamente preoccupata. A dirla tutta se mi lasciava lì probabilmente sarei finita nella merda su l serio, ancora di più. Caso chiuso, buttatela da qualche parte che mi ha rotto le scatole. Già, avrei dovuto apprezzarlo di più se mai avesse rimesso le chiappe su quella sedia...
    Lo seguii al tavolo rimettendomi a sedere e ascoltando quello che diceva. Che lo avrebbe fatto per chiunque fosse lì. A questo potevo credere, molto più che se avesse detto che ero un'eccezione: c'è sempre qualcosa di bugiardo o di storto quando viene detto. Almeno io questo avevo imparato: non era mai vero. E la apprezzavo, e finii a pensare che magari l'essere lì ad Azkaban derivasse dal non voler veder trattati i detenuti come succedeva prima. Magari davvero non tutti i mali vengono per nuocere.
    Restavano ancora un sacco di interrogativi. Avrei voluto chiedergli che cosa sarebbe successo dopo, quando la guerra fosse finita, quando il pericolo di finire tra le mani di qualcun'altro non ci sarebbe più stato.O perchè non potevo parlare con nessuno e tante altre questioni ma...dovevamo fingere di non essere là. E quindi rimasi in silenzio e guardai l'arredamento assieme a lui.
    Se questo è pacchiano non voglio pensare a come giudicheresti casa mia....
    il tono di voce si era decisamente ridimensionato, non so quanto inconsapevolmente e quanto per dare l'impressione di aver abbassato la testa. Duval l'aveva chiamata la casa di Biancaneve. In effetti con tutti quei cuscini ad uncinetto, i divani con vecchi ricami, la credenza bianca coi cuoricini, le tende a fiorellini e un sacco di altri dettagli rendevano casa mia un posto davvero poco di buongusto...
    La mia vecchia casa. Ora in un certo senso siamo coinquilini...
    Ugh! che immagine mentale tremenda! era tremendo detto così. Mi guardai di nuovo attorno: era abbastanza spartano da poter somigliare a...
    Beh siamo...alla testa di porco. E oggi suppongo che non servano alcolici vero?
    Perchè non potevo averli gli alcolici in cella? Non sarebbe stato affatto male potersi ubriacare, lo avevo fatto per molto molto meno.
    Ma sono abbastanza sicura che possiamo mangiare con le mani..
    aggiunsi ricordando quello che aveva detto poco prima sul non dover impressionare nessuno.
    Coraggio, come sei fuori dal lavoro? Quali sono questi interessi?
     
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    Era sicuramente positivo per il suo piccolo progetto di "rieducazione" che lei iniziasse a sentire quel luogo come casa propria, seppure con una certa dose di ironia. Significava che stava seriamente iniziando a ponderare l'idea che quella prigionia si sarebbe prolungata per più tempo di quanto non avesse creduto all'inizio e, seppure in maniera forse inconscia, era il primo sintomo di un taglio con i legami del passato. La mia vecchia casa significava che non credeva davvero ci poterci tornare.
    - Solo finché nessuno li chiede - le rispose, ripetendo quello che stava diventando un po' il mantra del loro rapporto. Kostia voleva che October si abituasse a chiedere e ad ottenere, scivolando lentamente in un'ottica di dipendenza nei suoi confronti, ed era esattamente quello il motivo per cui si stava sforzando tanto di esaudire ogni sua piccola necessità e ogni suo piccolo bisogno. Lavorava per sballare e confondere la sua scala di valori.
    In fondo una prigione era un mondo diverso da quello esterno, un luogo dove vigevano regole comportamentali differenti e dove premi e punizioni venivano rilasciati in maniera più diretta di quanto non facesse la vita reale. Era uno dei motivi per cui tanta gente tornava a commettere reati dopo essere stata liberata: per quanto ingiusto fosse, era un mondo molto più semplice in cui vivere.
    - Fuori dal lavoro... - ripeté le sue parole, accarezzandole con le labbra mentre le pronunciava. Non si poteva dire che per Kostia esisteva davvero un "fuori dal lavoro", non in senso stretto del temine. Azkaban era il suo "fuori dal lavoro" e perfino quella conversazione con lei, quel suo piccolo progetto personale, non si poteva definire strettamente professionale quanto piuttosto un segno della fiducia che Micheal nutriva nei suoi confronti. Non che potesse davvero dirle una cosa simile senza vanificare completamente quello che aveva fatto fino a quel momento, gettando all'aria qualsiasi progresso.
    Le sorrise, divertito dalle cose che gli stavano tornando in mente - Di recente un amico ha provato a farmi appassionare al golf - le confessò, ripensando alla giornata passata con Castiel qualche settimana prima - Non è stato un successo, soprattutto per via...sai...di quei ridicoli maglioncini - lo aveva tenuto, quel capo a rombi che lo avevano costretto a comprarsi per poter giocare, e lo avrebbe conservato. Cosa da non fare mai più - E' andata molto meglio con il tiro a segno - aggiunse, annuendo - Tu invece? Quali sono le tue passioni e i tuoi interessi? -
     
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    Per quanto fosse deprimente bere da soli era sempre meglio che farlo con persone ambigue. Non volevo rischiare di dire qualcosa di cui mi sarei pentita.
    Sembrava fare una grande fatica a trovare qualcosa. E quando lo trovò credo fosse più felice del fatto di aver trovato qualcosa che non dal piacevole ricordo...insomma:
    ...il golf? Forse non ci è riuscito perchè è uno degli sport babbani più noiosi del mondo....
    Cristo santo il golf? Il maglione a quadri era veramente il meno.
    Dovevi provare qualcosa come...non so, lo sci d'acqua.
    per un istante mi vidi lui assieme ai suoi amichetti mangiamorte, appesi al retro di una barca con addosso quei costumini interi da uomo che andavano di moda un secolo fa o su di lì. No...decisamente no
    Oppure andare in moto.
    Decisamente meglio delle scope. Almeno si era ancorati a terra. Ma anche qua a immaginarmelo con un tatuaggio LOVE MOM sul braccio , abbigliamento da centauro e tutto il resto storsi il naso. Sembrava essere fuori luogo ovunque lo si collocasse. Eccetto forse dove era adesso.
    Ecco già meglio col tiro a segno.
    Beh in realtà no. Quando avevo provato il tiro al bersaglio tra poco staccavo la testa al proprietario. E se non ero capace in una cosa...non mi piaceva. Come la volpe e l'uva. Ma di certo era un ruolo in cui potevo riuscire ad immaginarmelo.
    Poi chiese a me cosa mi piaceva fare. Ero convinta che avrei saputo rispondere piuttosto bene invece...
    di nuovo lì ferma a bocca aperta. A richiuderla e pensare. Alzare l'indice e poi ripensarci. Mi piaceva guardare i musical e saltare sul divano. No. Non potevo dirglielo. Se c'era una cosa che avevo imparato a parlare con gente come Dell era che queste unicornate andavano lasciate da sole. Cucinare. Sì, come un casalinga disperata.....Passare le pause caffè con Sarah e Rya ad adocchiare qualche bell'uomo a lavoro. Spendere troppi soldi per vestiti che non avrei saputo mettere perchè non avrei trovato l'occasione giusta...no, troppo da ragazza. Ma infondo non facevo più niente di tutto questo da mesi. E non l'avrei fatto più.
    Cosa facevo ora?
    Passo il tempo libero in una biblioteca, frego qualche libro da leggere. E quando non sono lì parlo con il cuscino.
    I casi erano due. O impazzivo o trovavo qualcuno a cui rivolgere la parola. Beh non avevo trovato altro a cui mettere i vestiti di riserva tranne il cuscino. Diciamo che sembravo pazza in ogni caso...meglio cambiare discorso.
    Io credo di avere fame...
    decretai massaggiandomi lo stomaco. Poi si fece largo un'idea malsana. Tremenda. E terrificante.
    Non è che fai come in quelle guerre delle tue parti e mi fai mangiare un mio parente in salsa di pomodoro vero?
     
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    - Quindi non sono io - rifletté, annuendo con una certa dose di compiacimento - E' davvero noioso...iniziavo a temere di non averne colto tutte le sfumature - commentò, archiviando la questione in un angolo dimenticato della sua testa. Non avrebbe saputo dire cosa fosse lo sci d'acqua esattamente - come si potesse sciare su una superficie che per definizione era obbligata a restare piana, nello specifico - ma conosceva le moto. Ci era andato, alcune volte, anche se il senso di libertà e di assoluta mancanza di controllo non faceva proprio per lui. Troppe variabili improvvise e decisamente troppo istinto.
    Era come andare in scopa, ma senza avere il tempo di ammorbidire la caduta in caso si precipitasse.
    - E c'è qualcosa che ti piacerebbe fare, in particolare? - le domandò, stringendo appena le labbra in un'espressione di riflessione quasi infantile. Aveva visto ostaggi e prigionieri attaccarsi alle cose più piccole nelle loro solitudini, pur di non impazzire, e forse poteva essere lui a procurarle qualcosa di quel genere, un compagno con cui potesse scaricare un po della sua frustrazione. Un cane avrebbe potuto andare, o sarebbe stato meglio un gatto? Di sicuro non un geco - nobili animali, ma poco affettuosi - e nemmeno un serpente. Si, decisamente avrebbe dovuto procurarle un cucciolo.
    Sgranò appena gli occhi, mentre si alzava, nel sentirsi rivolgere una simile domanda. Era esattamente quello che aveva avuto in mente di fare con Melinda, quello per cui l'aveva minacciata durante l'ultima cena che avevano passato insieme - Di sicuro non in sala di pomodoro...e di sicuro non un tuo parente - le risposte, prima di aprirsi in un breve sorriso divertito - Temo che, se questa è una richiesta, stavolta non potrò esaudirla. Il cannibalismo è eccessivo per qualsiasi standard umano, non credi? - aggiunse, prima di muovere qualche passo verso la porta - Torno subito - si affrettò a tranquillizzarla, uscendo dalla porta.
    Due elfi domestici lo aspettavano con due vassoi in corridoio, attendendo che lui li autorizzasse ad entrare. kostia non li degnò di uno sguardo mentre estraeva dalla tasca una piccola boccetta, sciogliendone il contenuto nella bottiglia di vino che aveva fatto portare. L'agitò un pochino, per poi lasciarla riposare. Non era una veleno, non nel senso stretto del termine, ma avrebbe contribuito ad aumentare la sensibilità all'alcool di chi lo beveva: un bicchiere sarebbe equivalsi ad una bottiglia e così via. In vino veritas.
    Prese un vassoio con due piatti, piazzandoci sopra la bottiglia e due bicchieri. Dai piatti di zuppa fumante si alzava un delizioso profumo di carne e verdure speziate, ben diverso dal cibo che, perquanto nutriente, veniva servito ogni giorno alla loro ospite - Rieccomi qui - disse rientrando nella stanza e camminando un po' traballante fino al tavolo. Posò il vassoio fra di loro, girando i due bicchieri con fare elegante e spostando poi i piatti davanti alle loro posizioni - Ci tenevo a servirti personalmente - le spiegò sorridente, mentre si liberava del vassoio posandolo su uno degli latri tavoli e tornava a sedersi al suo posto. La bottiglia venne piazzata lì, fra di loro, all'apparenza dimenticata.
    - Preferisci i cani o i gatti? - le domandò un attimo dopo, a bruciapelo - Non da mangiare, ovviamente -
     
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    Di cose non magiche francamente non saprei...probabilmente camminare. Non a Londra, è uno schifo assurdo quella città. E' molto da sessantenne ma credo di essere vecchia internamente quindi sì, le escursioni in campagna con il cestino da picnic dietro.
    ce n'erano un sacco ma niente che avessi particolarmente voglia di fare e che potesse realmente essere fatta. Avrei voluto vedermi la televisione con una vasca di gelato, andare al cinema con popcorn, imparare a parcheggiare in retromarcia e non solo a dritto. Andare a cercare le stelle cadenti in quei pochi giorni in cui non c'erano le nuvole. Beh no non si può. E nemmeno fare una passeggiata.
    Beh noi maghi siamo un po' delle checche se ci togli la bacchetta no? Avendo quella non c'è nemmeno bisogno di chiedere...
    I combattimenti magici, erano tra le tante cose che mi mancavano, sopratutto perchè avevo accumolato così tanta carica combattiva in quei mesi prima che mi catturassero che...bum. Era rimasta lì. Nemmeno avevo fatto in tempo a sfogarmi. Ma la mia bacchetta probabilmente nemmeno era più intera adesso. O peggio era stata riciclata. Venduta. Finita in mani altrui. Data a qualche fuggitivo di Azkaban AH! ERESIA!
    Beh mai quanto trovarsi servita una persona con contorno di broccoli....
    No, alcune persone sanno essere indigeste anche fuori da una pentola.
    ah ah. Umorismo nero. Ma almeno avevo chiesto e il dubbio era stato eliminato. Rimasi comunque con un'espressione semidisgustata mentre l'unghere...ucraino October. Anche se non sai dove sia, è ucraino, andava a prendere la cena.
    Grazie.
    Presi il cucchiaio, alla ricerca di qualcosa, ancora un po' diffidente. Magari era andato a prenderla lui per rimandare indietro un bambino ripieno....dovevo smetterla con questa paranoia.
    Niente bulbi oculari, ottimo.
    Uhm..oppure invece per scegliere ed essere perfettamente sicuro che ricevessi QUEL piatto. E se c'era qualcosa dentro? E se aveva previsto che lo pensassi?? Aspettai che mangiasse per primo.
    Tuttavia la sua domanda era così fuoricontesto che sebbene fossi concentratissima su quella benedetta zuppa mi scappò da ridere quando precisò che non ce li saremmo mangiati. Ok forse me lo meritavo questo sfottò.
    Io...i gatti. I cani sbavano troppo...non trasfigurarmi in una bestia però. Lo faceva mia nonna ed era orribile...
    Decisamente orribile. Anche perchè non ci trasfigurava mai in un animale a caso. "questa camera è un porcile! e quindi sarai un porco!" "October quanto sei oca!" e così via. Una specie di legge del contrappasso.
    Ok! Aveva mangiato. Perfetto.
    Senza offesa Kostia. Faresti lo stesso al posto mio....dì una bugia.
    con un sorriso in risposta al suo di prima scambiai i piatti. Ero un po' ossessionata dal veritaserum ma sembrava la pozione più plausibile....sopratutto in quel contesto.
    Una palese bugia possibilmente.
    Ma paranoica o meno avrei ripetuto questo balletto per ogni piatto, bevanda o condimento.
     
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    Anche a Kostia era capitato di camminare a lungo nella sua vita, ed era un passatempo che poteva capire. Capiva tutti i passatempi e gli hobby che comprendevano l'isolamento dagli altri esseri umani, nel suo apice di asocialità. Silenzio, natura, giorni interi passati all'addiaccio affinando i propri sensi e i propri istinti...si, era qualcosa che capiva molto bene - Con la bacchetta è tutto molto semplice - acconsentì, aggiungendo anche quell'appunto alle sue valutazioni mentali. Concederle l'uso della magia per qualche tempo o in momenti e luoghi controllati sarebbe servito ad averla più contenta? Ad avvicinarsi a lei?
    Le diede il tempo di analizzare il cibo che le aveva messo davanti, prendendone con calma serafica una cucchiaiata a sua volta e degustandola mentre lei finiva di studiarlo - Niente bulbi oculari - convenne, prima di aggiungere un - Ci mettono troppo a cuocere - senza troppa convinzione. Voleva che lei capisse che si trattava di una battuta e che non era sua abitudine nutrirsi di parti di altri esseri umani. Era una cosa che non aveva mai fatto anche se questo, a ben vedere, lo rendeva una sorta di macellaio vegetariano.
    - Veramente stavo valutando la possibilità di procurarti un po' di compagnia - rise, scacciando come uno scherzo quella cosa del trasfigurarla in una delle bestie di cui stavano parlando. Non capiva perché avrebbe dovuto, in un contesto simile: la forma che aveva abitualmente non aveva un gran bisogno di essere ritoccata - Ma se preferisci che ti trasformi in un gatto... - lasciò la frase in sospeso, prima di ammiccare - O in una capra. Stanno meglio nella zuppa - aggiunse, indicando con un cenno del mento i piatti che avevano di fronte.
    - Nessuna offesa - aggiunse poi, lasciandosi rubare il piatto e attendendo che lei gli mettesse davanti il proprio. Raccolse il cucchiaio, usandolo per raccogliere un pezzo di carne dal brodo e portandoselo alle labbra - Scotta - affermò con sicurezza, affrettandosi a masticarlo prima di deglutire - E...oh, si...è più salato del tuo - cosa ridicola, visto che venivano dalla stessa pentola. Afferrò la bottiglia, stappandola e versandone il contenuto in entrambi i bicchieri. Due bei bicchieri colmi di vino rosso. Fece per prenderne uno, salvo fermarsi all'ultimo istante - Vuoi che li assaggi entrambi o ti basta scegliere tu da quale devo bere? - le domandò. Reggeva bene l'alcol, e non sarebbe stato un grosso problema bere un po di quello stesso "veleno" che voleva somministrarle.
    O almeno lo sperava.
     
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    Voleva regalarmi un animale da compagnia? ........cioè un mangiamorte mi arrestava e poi mi regalava un gatto. C'era decisamente qualcosa di assurdo in tutta questa situazione. Ma finchè volgeva a mio favore era meglio non lamentarsi. Infondo chissà per quanto avrei potuto ricevere queste cortesie.
    Sul serio?
    Non risposi ai suoi commenti sulla trasfigurazione, ma supponevo che questo fosse il massimo di senso dell'umorismo a cui riusciva ad arrivare quindi dopo un silenzio durato qualche secondo di troppo finsi di ridere, come se l'avessi capita in ritardo.Cosa che in realtà non era poi rara.
    Ovvio che devi bere da entrambi, e dire un'altra bugia.
    Ma sebbene continuassi a ostinarmi con questo rituale sembrava davvero non esserci niente di più su quella tavola di una bottiglia di vino e un piatto di zuppa. Così presi il mio cucchiaio e iniziai a mangiare a mia volta.
    Evidentemente sei una persona migliore di me.
    Poteva scommetterci che lo avrei fatto. O un veritaserum o un veleno, per poi ricattarlo con un antidoto per farmi dire qualcosa. Sì, decisamente lo avrei fatto.
    E' buona, qualsiasi essere vivente ci sia dentro.
    E decisamente ci stava bene del vino. Poco, perchè non sono mai stata capace di andare d'accordo con gli alcolici e proprio non era il caso di ubriacarsi col...nemico?
    Me ne versai mezzo bicchiere e continuai a mangiare. E dopo qualche boccone....era tutto molto più...leggero. Quel senso di angoscia allo stomaco era decisamente andato via. E anche la testa iniziava un po' a sbandellare.
    Iniziai a fissare il piatto cercando di ritrovare l'equilibrio. Ma io lì...cosa diamine ci facevo? Come accidenti ero finita lì? Rialzai la testa, fissando il mio interlocutore.
    Sai una cosa? Credo di avere decisamente sbagliato tutto quanto.
    Rinfilai il cucchiaio nella scodella, mescolando disordinatamente.
    Insomma sono in questo cavolo di posto, voi dovreste essere i cattivi e invece sono qui che mangio una minestrina, bevo vino con...forse qualche grado di troppo e forse avrò un gatto. E checazzo loro lo sanno? No dico, potrei essere appesa per i pollici senza...un occhio o un rene. E che cazzo mi hanno cagata qui.
    Non sapevo che fosse l'alcol a parlare, parlavo e basta. Ma era una cosa che capitava delle volte, di urlare contro le persone e di dire cose cattive. Perchè una parte di me ogni tanto lo pensava. Quella parte cattiva, che ti faceva vergognare, che subito dopo rimettevi al suo posto. Mi sentivo sola e dimenticata. Ma sapevo che non potevano aiutarmi, e forse non avrei neppure voluto che lo facessero, ma...ma perchè no? Insomma qualcuno ne aveva parlato? qualcuno ci aveva pensato? Ero una semplice auror ma ero una di loro. Una di loro sul serio, avevo sguazzato con loro nella stessa merda,avevo combattuto assieme a loro, avevo vissuto con loro.
    Perchè non avevano mandato nessuno a controllarmi? Eh? qualcuno che aveva dato notizie di Melinda c'era, qualcuno che si era preoccupato c'era. Perchè io no? O forse invece l'avevano fatto. Avevo detto anche io che era troppo rischioso, lo avrei detto anche io. Però forse ci avrei provato a fare qualcosa.
    Cos'è sono la Melinda Gordon della situazione? Sono proprio così nella merda?
    Beh no October di più. O forse no. Fossi stata in loro l'avrei uccisa francamente. Ma se era ancora viva voleva dire che lo sarebbe rimasta. Sarebbe uscita da quella situazione, perchè lei era una di quelle donne che riuscivano sempre ad uscire in piedi dalla merda. Io no.
    Avrei dovuto farmi furba ecco cosa. Perchè vedi sai qual'è il problema? Che questa guerra di merda la perdiamo e io resto in questo buco di merda, un grazioso buco di merda completamente sola, per il resto della mia vita perchè sai qual'è la verità?
    che ci voleva un'altro sorsino di vino ecco quale era.
    Che non abbiamo nessun piano, non abbiamo un cazzo di niente. E nessuno voleva venire con me a puntarvi un pugnale in mezzo alle gambe quindi ........
    Li tesi la mano, oltre il tavolino, urtando e facendo barcollare la bottiglia.
    i miei complimenti, avete vinto bastardi non bastardi.
     
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    Si strinse nelle spalle mentre allungava le mani, rubando da ogni bicchiere un breve sorso di vino e tornando a posarli fra di loro. Il vino non sembrava così forte, sul palato, ma Kostia sapeva che anche se era troppo poco per accorgersene l'alcool potenziato aveva già iniziato ad intaccare i propri centri nervosi, bombardandoli con l'effetto che avrebbe avuto un intero bicchiere bevuto in un'unica sorsata - Sule serio - confermò. Come se ci fosse una sola possibilità che lui scherzasse.
    - Credo che sia manzo - commentò riprendendo a mangiare con un certo gusto. Se quel piatto fosse stato avvelenato, lui sarebbe morto molto prima di lei - Evidentemente abbiamo sbagliato entrambi lo schieramento cui votare fedeltà - rispose. Se lei davvero al suo posto lo avrebbe avvelenato significava che era in condizione di saper ragionare esattamente come loro. Non per gli stessi fini, forse, ma di sicuro con metodi non troppo dissimili.
    Doveva solo arrivare ad ammetterlo a se stessa.
    E, infine, le mura caddero. Era come vedere una diga che aveva preso a creparsi lentamente e che infine di apriva, lasciando fuoriuscire un getto violento di amarezza e parole. Kostia rimase seduto, a sorseggiare un vino decisamente troppo forte e a bere ogni singola sillaba che lasciava le sue labbra. Il problema adesso stava nel riuscire ad alimentare quella rabbia e a non lasciare che si affievolisse da sola, in modo da poter raccogliere più indizi possibili. Certo, erano notizie vecchie di settimane, ma sapere i ribelli senza un piano e senza alcuna intenzione faceva bene allo spirito - Melinda non è più prigioniera di Micheal di quanto lo sia io... - aggiunse, scuotendo la testa come se la cosa lo contrariasse. E non doveva nemmeno fingere per farlo: era davvero contrariato. Lui l'avrebbe uccisa e basta - Il che non la rende nemmeno esattamente libera ma...beh, scusa, non volevo interromperti. Ho capito quello che intendi -
     
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    Il probloema probabilmente era proprio quello. Avere uno schieramento. Sarebbe stato molto meglio essere neutrali, una svizzera umana. Fottersene di entrambi. Pensare soltanto alla propria vita. E in verità era quello che stavamo facendo, sin da quando era crollata Azkaban. O meglio, fin da quando avevamo detto di no, perchè era quello il momento in cui, in mezzo a quel boschetto sperduto, la nostra vita era stata veramente in pericolo non solo letteralmente. Eravamo diventati ricercati, avevamo messo in pericolo le nostre famiglie, i nostri amici, le nostre case, avevamo perso il lavoro, eravamo diventati improvvisamente i cattivi.
    Ormai non ci si poteva più fare nulla, avremmo dovuto fare come Duval per poterne uscire indenni: essere altrove in un'altro stato quando era accaduto e restarsene là, fuori da questa faccenda.
    Ma sebbene non combattessimo per lei, o per il suo governo, ma solo per le nostre vite....era uno schiaffo in faccia quello che mi disse Kostia. Se solo non fossi stata ubriaca avrei chiesto solo una cosa: che me la facesse incontrare solo per due minuti, il tempo necessario per buttarle le mani al collo. Invece lo ero e quindi mi venne solo da ridere.
    l'abbiamo presa nel culo solo noi a quanto pare....o forse pure lei...
    aggiunsi pensierosa. No non potevo proprio capire come fosse possibile questa situazione, specialmente non adesso con il cervello annebbiato. Mangiai un'altra po' di zuppa, con un sorriso sulle labbra, finchè non riuscii più a trattenermi e sentii il sincero bisogno di esternare i miei pensieri.
    E' che...è così...è così buffo tutto. Melinda non è prigioniera, perchè non l'avete fatta fuori, sebbene fosse una cosa piuttosto ovvia da fare, almeno più dell'ammazzare una auror semplice. Dall'altra parte sai chi c'è? ci siamo noi.
    e a quel punto sgranai gli occhi fissando ancora il bicchiere e decidere se svuotarlo del tutto oppure no.
    Che oltre a non avere nessun asso nella manica lo sai cosa facciamo? Beh cosa fanno...vogliono fare "la cosa giusta". Non voglio darmi delle arie ma credo che tu abbia fatto una bella mossa a catturarmi. Lo diresti mai? Tra tutti quanti è stata la ragazza dolce e stupida a suggerire di tirar fuori le unghie e fare i bastardi. Ma loro invece "ah no! non diventeremo come loro! E' questo che vogliono!". ahahha cioè è una cosa così idiota! Dimmi vuoi che diventi come voi? E' questo il vostro piano malvagio vero? il vistro fine ultimo??
    Aspettai una risposta, sebbene la mia fosse una domanda retorica.
    Insomma credo ci sia una bella differenza a rispettare di più la propria vita che la vostra, senza offesa, parliamo di teorie! Siamo in guerra, bisogna pensare a come cogliere il nemico di sorpresa, fare quello che non si aspetta da noi e invece...no. Ragioniamo pure come degli idioti scontati e prevedibili. E' una guerra, adotta una mentalità da guerra! C'è differenza tra farlo per te, per difenderti e riprenderti la tua vita che non farlo perchè ci provi gusto, o peggio ancora per difendere una stupida idea politica no?
    E finiti i miei monologh svuotai il bicchiere e dopo anche il piatto, a forza di parlare come una macchinetta mi si era seccata la bocca.
    Tu non bevi?
    Afferrai la bottiglia e gli riempii il bicchiere, anche se almeno metà finì sul tavolo.
    Sta male bere meno di una donna.
     
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    A quell'affermazione Kostia poté solo stringersi nelle spalle. Non aveva idea di quali fossero le preferenze sessuali di Melinda Gordon né quali fossero le attività che più prediligeva quando si trovava nel privato con Micheal: l'unica cosa che poteva dire con certezza era che, a giudicare dai gemiti e dalle urla che riempivano le notti della villa, qualsiasi cosa facessero era di sicuro godimento per entrambi.
    Continuò ad ascoltare quello che October aveva da dire, lasciando all'auror abbastanza filo da intrecciare la corda con cui avrebbe finito per impiccarsi da sola. Kostia godeva profondamente nel sentirla parlare così tanto, elencando non solo quelli che credeva essere i punti deboli dei suoi compagni, ma criticandone apertamente l'operato. Stava lì ad ascoltarla, fra un cucchiaio e l'altro della loro cena, come un contadino che osservasse i suoi campi fiorirgli davanti agli occhi nel giro di pochi minuti. Aveva lavorato bene, e infine raccoglieva i primi risultati.
    - Beh, è ovvio che se sono da questa parte della barricata è perché credo che sia di qui che sta la ragione, non trovi? - le domandò di rimando, infilandosi in bocca le ultime due cucchiaiate di zuppa. Il vino l'aveva appena toccato in quegli ultimi minuti, e nonostante l'ebrezza October era riuscita a notare quel particolare. Molto in gamba - Diventare come noi...lo dici come se fosse un insulto, eppure non mi pare di essere stato così tremendo con te. Cosa vuol dire "come me", scusa? - le chiese ancora, mentre lei gli riempiva il bicchiere.
    - Io sono sempre quello che beve meno, reggo pochissimo - affermò divertito, ma nonostante quelle parole si portò ancora il bicchiere alle labbra, prendendone un'abbondante sorsata. La prossima volta che aveva intenzione di usarlo avrebbe dovuto prima informarsi sull'esistenza di un antidoto: l'indomani mattina October non sarebbe stata l'unica con un mal di testa colossale. Si staccò un pezzo di pane, sperando che servisse ad asciugare un minimo - E poi uno dei due deve restare abbastanza sobrio da ricordarsi la strada di casa. E tu non sei di sicuro in condizione di guidare - affermò con serietà. Si sporse leggermente sopra il tavolo, cercando di afferrare il bicchiere di October per portarglielo via. Oh, aveva iniziato a girargli la testa. Dannata rossa - Hai decisamente bevuto troppo. Oh si -
     
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    -Diventare come noi...lo dici come se fosse un insulto, eppure non mi pare di essere stato così tremendo con te. Cosa vuol dire "come me", scusa?-
    Alzai l'indice, come se per dare quella risposta dovessi reclutare tutta la mia concentrazione mentale. E infatti era così perchè mettere in fila due parole sensate sembrava essere davvero complicato, sempre più complicato. Sopratutto un concetto che non era poi alla fine così oggettivo....
    Vuol dire...aspetta, ce l'avevo. Vuol dire non farsi scrupoli davanti a niente e nessuno, usare le persone, manipolarle o semplicemente farle cagare sotto. Ma qui la questione diventa..ficosofila......sofiofila....... Fisolofica ecco. E non credo di essere abbastanza sveglia per questi dicorsi......ma la torta quando arriva??
    Gli feci sequestrare il mio bicchiere, mentre fissavo beata la causa di questo annebbiamento progressivo:
    Eppure ha pochi gradi....se ci vedo doppio, altrimenti sono proprio tanti e abbiamo due bottiglie.
    Dopo la sua battuta mi ci volle un po' prima di ricordarmi il contesto in cui eravamo, a dirla tutta probabilmente avevo fatto un po' di confusione.
    Io non devo guidare, sto proprio a due passi da qui, infondo alla strada poi a..sinstr..des..per di là! E comunque ci sono degli omaccioni qua fuori che sembrano molto disponibili quando si tratta di accompagnarmi. Qualcuno potrebbe esserne geloso...Comunque... Quindi ...sarò io quella sobria, tu bevi, fai brindisi anche al posto mio.
    Iniziai a giocare con l'etichetta della bottiglia, con la testa appoggiata al braccio, entrambi sempre più vicini alla tovaglia. Quindi sul serio...ero ubriaca? Meglio fare di tutto per non sembrarlo troppo. Meglio dire cose intelligenti....sebbene frenare le risate, brevi e veramente stupide e insensate fosse impossibile!
    Anche io credo tu sia dalla parte giusta.
    ...forse era meglio precisare:
    Non parliamo del tavolo. Anche se forse hai la parte migliore perchè qui fa caldo.
    Il mio regno per un elastico per i capelli!!! Mi sentivo la faccia più rossa dei capelli!
    Perchè la mia è tanto sbagliata. E se era il contrario....sarei stata molto più cattiva di te. Sei un peluche di mangiamorte.

     
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    - Non dirmi che tu ti saresti messa davvero a...cosa? Torturarmi? - le domandò in una risata, mentre beveva una nuova sorsata dal bicchiere che aveva in mano. Che fosse quello di lei e non quello che l'Ucraino aveva scelto per se stesso dall'inizio della serata contava poco: perfino quel sorso, meno consistente di quanto il gesto ampio voleva far pensare, era studiato per trasmetterle un senso di tranquillità - Oh, non dubito che alcuni dei miei colleghi ti farebbero volentieri delle gran brutte cose. E che alcuni dei tuoi le farebbero a me, d'altro canto - si strinse nelle spalle - Certo, un vero peluche - rise ancora, stavolta un po' più sinceramente. Detestava ammetterlo ma l'alcool iniziava davvero a fare effetto anche di lui, al punto che quella cosa non poteva che sembrargli tremendamente comica. Un peluche. Era vero che lei la stava trattando bene ma se avesse avuto idea del perché lo faceva...scosse la testa, posando il bicchiere sul tavolo - Sono già ubriaco, temo - le rispose, annuendo. Forse ubriaco no, ma di sicuro un po' brillo lo era.
    - Certo che sarei geloso! - sbottò, fraintendendo volontariamente il senso della sua frase. Posò le mani sul tavolo, usandole come appoggio per tirarsi in piedi - E spetta a me portarti alla tua camera e non a quei...quei... - la parola che seguì Kostia scelse di dirla nella sua lingua natale e, anche se October non parlava l'Ucraino, non ci avrebbe messo molto a capire il senso generale dell'insulto che aveva appena rivolto agli uomini fuori dalla porta.
    Girò intorno al tavolo, porgendola la mano perché lei la prendesse e si alzasse in piedi. L'avrebbe condotta verso la sua camera a braccetto, se lei glielo avesse permesso - Un peluche di Mangiamorte - ripeté - Dorse...o forse sono gli altri ad essere troppo....troppo! Non lo so, credo che in un altro momento te lo saprei spiegare meglio solo che ora... - fece ruotare la mano intorno alla testa, a segnalare dei pensieri che sfuggivano e svanivano - Tu mi piaci - annuì ancora - E non mi va di portarti in quella topaia in cui vivi di solito. No no...no. Stanotte avrai una camera alla tua altezza. Una camera vera. Vieni -
     
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    Non gli risposi, perchè non sembrava una domanda vera e propria. Due anni fa non l'avrei mai fatto, oggi invece sì. Magari non proprio oggi e nemmeno adesso, ma comunque sì se serviva a qualcosa.
    Mi limitai a stringermi nelle spalle, aspettando la fantomatica torta che aimè non sarebbe mai arrivata annuendo quando ripetè di essere un peluche di mangiamorte.
    Somigli al Bambi che avevo da piccola...
    e adesso che l'avevo detto...mi resi conto che era proprio vero e non potei trattenermi dal ridere. La dura realtà era che ormai sembravamo avere in circolo più alcol che sangue.
    Teniamo alto l'onore della madre patria.
    blaterai scivolando ancora di più sul tavolo. Ormai avevo il naso a due centimetri dal piatto, avevo caldo e iniziavo ad abbioccarmi seriamente. Ma nonostante questo ancora speravo nel trionfante arrivo del cioccolato, e lo ascoltavo solo distrattamente. Ero abbastanza sicura però che il mio essere gelosi non si riferisse a lui, e nemmeno di averlo fatto intendere....così come ero sicura che non avevo assolutamente intenzione di precisarlo.
    Nononono, io voglio loro, sono sicura che mi porterebbero in braccio!!
    cosa che lui, secondo me, nemmeno da sobrio ci riusciva. Con quelle braccine da guaritore. Figuriamoci! E chi ce la faceva ad alzarsi????
    Quando mi porse la mano dovetti prendere le misure con molta cura e concentrazione per non farla precipitare nel vuoto e afferrarla. Con altrettanta fatica mi tirai su con l'impressione che Azkaban avesse abbandonato le sue fondamente e adesso stesse navigando in mezzo al mare impazzito come un anomala torre-nave.
    Sì una camera migliore...così avrei potuto vomitare in bellissime lenzuola! Anche se avevamo bevuto così poco che probabilmente questo problema non sarebbe esistito.
    Stavo ancora cercando di conquistare l'equilibrio, di capire dove fosse esattamente il pavimento, quando Kostia fece un passo. Un passo falso, almeno per me che rischiai di crollare a terra come una delle torri gemelle. Mi aggrappai al suo braccio e poi mi scappò da ridere per l'ennesima volta. Così senza motivo ovviamente, e senza potersi fermare.
    Maledetto Ucraino cosa c'era in quel vino della vodka? Alcolizzati....forse dovremmo farci portare in braccio tutti e due!

    Qualche minuto dopo
    Secondo me ti sei perso....posso dormire qui?
    indicai una mattonella, nel mezzo di uno dei mille mila corridoi
     
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    C'erano taverne nella sua madre patria in cui il solo pensiero di mischiare la vodka con qualcosa di diverso da altra vodka sarebbe stato un motivo sufficiente per venire uccisi. Mischiare la vodka con del vino poteva quindi significare la crocifissione nel mezzo della pubblica via, senza che nessuno si azzardasse a muovere un solo dito per salvare il malcapitato: gli Ucraini non tolleravano con facilità il sacrilegio - Mai! - sbottò, barcollando un poco. Non era ubriaco quanto cercava di dare a vedere, o almeno era quello che continuava a raccontare a se stesso: l'unica domanda da porsi in quel momento era per quale motivo, allora, le scale sembrassero ballare così tanto - Non dirlo nemmeno per scherzo. La vodka non si...non si... - sbuffò, prendendo a destra all'ennesimo incrocio. Il corpo di October era caldo contro il suo fianco, e il modo in cui la ragazza faticava a mettere un piede dietro all'altro per camminare dritta era abbastanza buffo da non occorrere nemmeno che li fingesse, quei sorrisi.
    - Al diavolo - concluse, lasciando il pensiero a metà. Sapeva cosa voleva dire, ma faticava a dirlo. Era fortunato che l'idea di quel piano fosse ben piantata nella sua mente, in un angolo dove l'alcool non poteva arrivare, radicata come ordini ricevuti da qualcun altro. Adesso doveva trovare una camera, una di quelle nella torre, vicino ai suoi appartamenti. Quelle lussuose. Confidava che le guardie fossero pronte a chiuderli dentro non appena fossero entrati, e a sopperire a qualsiasi mancanza dovuta all'alcool come aveva chiesto loro di fare.
    - Non mi posso perdere qui dentro. L'ho progettato io questo posto - ed era sicuro che farlo così tortuoso era sembrata davvero una bella idea, quando ci aveva pensato. Un'ottima idea. Difendere dai nemici, piazzare trappole e...no, girarci ubriachi non era contemplato, all'inizio - Qui - decise infine, aprendo un'ampia porta che dava su quella che avrebbe potuto essere scambiata per una piccola suite di foggia medievale. Ampio letto matrimoniale, coperte in abbondanza, un grosso camino, arazzi alle pareti e una piccola stanza da bagno separata dal resto. Perfino un piccolo angolo arredato con un tavolino basso e qualche sedia. Non fosse stato per le sbarre alle finestre avrebbe potuto essere scambiato per una camera qualsiasi di una vecchia villa Scozzese. Adorava quell'arredamento - La tua nuova camera. Per un po' -
     
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    Non poteva perdersi, l'aveva progettata lui. Annuii profondamente rassicurata da quell'affermazione, continuando a fissare con desiderio quella mattonellona. Sì, sarebbe stata un giaciglio perfetto per dormire. Sì, eravamo fermi, magari potevo mollargli il braccio e accasciarmi al suolo e non se ne sarebbe accorto.
    Giurai davanti a quella mattonella che non avrei mai più bevuto nulla. Una promessa che mi rifacevo ogni volta. Stavo giusto per sugellare l'accordo lasciandomici cadere sopra quando l'ucraino ripartì e dovetti seguirlo.
    E finalmente eravamo arrivati, davanti ad una porta. O due porte. Una porta che si muoveva. Mi coprii la faccia con la mano, convinta che gli occhi si stessero muovendo per tutta la testa, gli chiusi con forza sperando che quando li avrei riaperti il mondo esterno sarebbe stato più stabile.
    No, il mondo non era più stabile, ma dietro quel portone c'era una stanza molto più grande della mia. La mia camera...per un po'.
    Se non fossi stata ubriaca mi sarei interrogata parecchio su quella frase. Per un po'. Voleva dire che stavo lì un po' e poi tornavo dove prima? O che l'unico posto in cui avrei riposato sarebbe stato un loculo? Glielo avrei chiesto in maniera molto sospettosa e invece la domanda fu posta in modo molto ingenuo, come potrebbe chiederlo un bambino, che non riesce ad immaginarsi nemmeno una risposta, e che non la teme.
    E dopo il po' dove vado?
    Oh un tappeto. C'era un tappeto a pochi passi! Sì ok, c'era anche un lettone, che sembrava davvero morbido e caldo, ma era a quei cinque passi di troppo che lo rendevano meno appetibile.
    Con estrema cautela, sciolsi la presa ferrea dal suo braccio e mi andai a sdraiare lì, finalmente su una superfice piana, ferma e immobile.
    Oh molto meglio. Non fare quella faccia non sei messo meglio di me.
    Lo rimproverai alzando la mano e agitandola nella sua direzione, agitandola un po' troppo perchè me la picchiai in faccia. Dicesse quello che voleva, ma in quella vigna, ero abbastanza sicura che usassero alcol puro per annaffiare l'uva.
    Mi rannicchiai su un fianco, riprendendo ad osservare la stanza. Non ero capace di dare un giudizio estetico, era sicuramente migliore dell'altra il letto era più grande, il camino faceva caldo, faceva luce e in un certo senso faceva compagnia. Non c'era l'angolo per il bagno in bella vista, e nonostante non riuscissi a vederlo speravo che fosse fornito di un posto per lavarsi interamente e non sopra ad un lavabo. Sapeva sicuramente più di casa, ed era grande quasi come il piano superiore di casa mia, la mia soffitta. Qualche ora prima avrei persino apprezzato l'arredamento. Sì, c'era più spazio. Ormai mi ero abituata alle dimensioni dell'altra stanza. In effetti in mezzo a quel tappeto...mi sentivo più piccola. Non era piacevole sentirsi piccoli.
    E' troppo grande.
    Rotolai sul fianco prima di provare a mettermi seduta e dirigermi verso un lato, con le spalle al muro. Come un animale anche io dovevo abituarmi alla mia nuova gabbia. E come un animale sentivo una diffidenza che non era dettata dalla ragione.
    Era troppo grande, ero troppo piccola, e la sensazione di solitudine veniva moltiplicata.
     
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