Diciannovesima Quest

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  1. *Il Cappellaio*
     
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    Londra. Uggiosa serata come tante, nella primavera che ancora tarda ad arrivare. Il silenzio è rotto soltanto dalle folate di vento, incapaci di allontanare la nebbiolina che nonostante il maltempo sembra rimanere aggrappata al terreno. Solo per pochi centimetri, sufficenti a creare un'atmosfera da brivido.

    Qualcuno direbbe che è una sera adatta per i vampiri, e le creature della notte. Il buio, le tenebre, in questi giorni sembrano ancora più fitte, con il peso del Marchio Nero nei cieli, con oscuri personaggi al Governo, e perfino i locali più tranquilli sono ricolmi di cattive frequentazioni. Camminare per le strade non è poi così sicuro nemmeno di giorno, ma la notte... la notte porta con sè nuovi pericoli, dapprima confinati nei territori di caccia, ma che ormai si diffondono a macchia d'olio ovunque la fame li conduca.

    E di fame si tratta, una fame antica, una fame che il mondo ancora non ha conosciuta. Le voci si diffondono, le parole non si sprecano, sul suo ritorno. Quando la carne è debole, è il sonno ristoratore a ridarle tono, ma sovente i richiami del mondo terreno sanno essere irresistibili persino per grandi poteri: ed alla malvagità che permea ora il mondo magico, il sonno ha lasciato spazio alla veglia, l'immobilità alla bramosia di sangue, la paralisi alla immonda sete.

    Troppe, troppe parole, sussurrate, con timore. Impossibili da ignorare. Un branco segue il suo maestro, ed ogni maestro ritrova amicizie, alleanze, rifonda legami, rinsalda le catene allentate da tempo, risveglia i propri cacciatori, scrutando con i loro occhi nella bruma e nel mistero, alla ricerca della Verità dietro le voci, di fondamento dietro la leggenda, di realtà oltre le fantasie da taverna.

    Ma è risaputo che il mondo non appartenga solo a questo o quell'altro branco. Molte creature preferiscono restare nell'ombra, solitarie, o quasi. Poche amicizie, poche conoscenze, e tutte le prede su cui l'occhio possa poggiarsi. Ma a certi richiami, nemmeno questo può molto: sia curiosità, brama di potere, di comprensione e verità, o semplicemente desiderio di mantenere lo status quo, anche questi esseri vengono attratti da questo Risveglio, sia esso reale o privo di fondamenta.

    Sorge dunque un nuovo nemico? Un alleato? Un protettore? Una preda? Un ostacolo, od un valido aiuto? Il bisogno richiama l'azione, ed è per questo che molti, troppi vampiri muovono in questa cerca, chi dedicandovi solo parte del tempo, chi facendone la propria missione, a seconda di quanto si può credere di questa storia.

    Ed è così che i passi di tre vampiri, muovono in direzione di una creatura loro simile, eppure definita ben diversamente. La chiamano semplicemente Voice, voce. Ella sa molte cose. E' così che ama semplicemente definirsi. Parole come Oracolo, Spia, Informatore, Onniscenza le rifiuta, ad essa non appartengono. Il suo è un ruolo senza dubbio neutrale in qualsiasi guerra, disputa o, come in questo caso, brutta faccenda: e ad essa si rivolge ogni creatura della notte che voglia sapere qualcosa che non sa.

    Il Destino, o Fato, od il semplice caso, hanno quindi condotto i passi delle tre creature di fronte alla anonima porta di casa di Voice, in un sobborgo di Londra, circondata da un'anonima casetta a schiera come altre cento: si distingue solo dalle finestre chiuse da tendaggi grigio cenere, insolito per chiunque, non trovate? E mentre i due vampiri si guardano con sospetto, Edward si trova a pochi passi da quel luogo, anch'egli in cerca di risposte.

    O forse, di qualcosa completamente diverso.


    Benvenuti alla diciannovesima Quest!

    Nel vostro post:

    -Descrivete l'arrivo alla casa di Voice, e l'incontro tra voi due
    -Non descrivete di aprire la porta, entrare nella casa, od altro
    -Sentitevi liberi di rivelare quanto volete della vostra presenza lì
    -Edward (vampiro di staff) arriverà al prossimo giro

    -Ordine per postare: libero
    -Lunghezza post: max 30-35 righe: fa fede il numero di righe dopo la pubblicazione del post, si intende come "circa" quindi sforare di qualche riga non da alcun problema. (Ad esempio questo post è esattamente 35 righe, non si "contano" quelle vuote di spaziatura ovviamente)

    -Scadenza post: Lunedì 29 ore 13.00
     
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  2. L'Avvocato Charles
     
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    Come il filo di una ragnatela, le voci tessevano i ricami della società notturna. Ingarbugliando i sussurri e le dicerie su un antico Risveglio. Il vento trasportava danzando questi fili nelle membra dei vampiri, bramosi di conoscenza e verità(cit.). Charles era uno di essi. Una notte piovosa, di quelle che sparge il sangue nelle strade, e continuando, le ripulisce. Avvolto nella notte, in uno dei vecchi pub solitari, di quelli frequentati dalle tenebre senz'anima, ne era entrato in contatto. Contatto che si era trasformato in ricerca. Volontà di scoprire. Ogni diceria porta con sé verità e falsità, sta all'indagatore misurarne il grado di ognuna. Tutto questo era una miscela alchemica. Poteva scoppiare in un fragoroso botto, facendo decadere tutto nel caos, oppure non era altro che.. Acqua. Le risposte, questa volta, non risiedevano nella mente del vampiro. Pur si sforzasse di indagare, cercare e improvvisare... sbatteva incessantemente contro il Nulla. Nessuno sapeva più di quanto sapesse l'altro. Però, in quei sproloqui e logorroici intrattenimenti da pub, Charles era venuto a conoscenza di altro. A Londra risiedeva una vampira di fama rinomata. Voice la chiamavano, colei che aveva le risposte. Charles, per un primo momento, ne rimase affascinato dalla sua descrizione. La maestra che non ebbe mai, colei che lo avrebbe iniziato in quel tormentoso cammino della sua maledizione. Colmo di domande e dalle effimere risposte. La Ninfa mancante della sua vita, la musa della notte.
    La notte il pensiero volgeva a Lei, inquietando la tranquillità razionale. Doveva conoscerla. Doveva poter porre a lei le domande, che in un primo momento si sarebbero cimentate nella strada tortuosa delle dicerie, cercando di sbrogliare i fili del gomitolo della tela del ragno. Sotto di lui, la città si muoveva libera più di prima. Qualcosa era accaduto di recente, qualcosa di cui non era a conoscenza, e che si palesava come omaggio della magia alla società della notte. Chi, o cosa, stava muovendo i burattini? Chi era il burattinaio? Chi i teatranti e chi i pagliacci? Commedia o Tragedia? Charles era lo spettatore bendato, inerme. Non partecipava al Teatro degli Orrori e nemmeno lo osservava. Alcuni gli avrebbero dato dell'Ignavo. Charles lo scrutatore non votante, non costretto però a correre o ad inseguire l'insegna del bene o del male. Bene e Male erano concetti effimeri, del tutto svuotati della loro essenza e praticità. Semplicemente non esistevano. Categorizzare il pragmatismo della vita, in due scatole distinte, era da stolti intellettuali sempliciotti. Le azioni sono azioni. Indescrivibili e non etichettabili. Le azioni sono mosse da fini o scopi. Null'altro.
    Nella nebbiolina - ancorata al terreno come il giocatore ai soldi - Charles muoveva i passi alla volta della dimora di Voice. Il vento smuoveva le cime degli alberi, e il lungo mantello che avvolgeva i vestiti. Sperava che quel vento non portasse con sé anche la speranza di trovare risposte. Le iridi color smeraldo scrutavano le casette a schiera, in cerca del segno di non-vita. Trovata. Finestre grigie, coperte. Senza luci. In pieno sobborgo cittadino. Doveva essere lei. Ma non era il solo... In silenzio si avvicinò al cainita, vicino l'uscio della casa di Voice. Non proferì parola. Attese...
     
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  3. Mr Hunter
     
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    Il fiato si condensava nell'aria, il freddo notturno era terribile, ma nessuna creatura del giorno ormai osava vagare per la zona di caccia, che ormai si era estesa ben oltre il solito borgo. Il mondo dei demoni si era espanso, e loro, noi, spadroneggiavamo per il regno unito. Ma c'era qualcosa che ci spaventava, antichi, oscuri poteri si risvegliavano, e branchi si riunivano, si preparavano, il timore della morte si era insidiato anche in noi immortali.
    Niente di più di una leggenda, di un sogno, era stata capace di incutere timore ai più antichi incubi dell'uomo.
    Tutte le creature si muovevano nell'oscurità, tutti volevano arrivare per primi. I vecchi maestri richiamavano a loro i figli dimenticati, abbandonati, ma lei no. Lei non mi aveva cercato, ero l'errore, la variabile non calcolata. Non sarei mai dovuto essere lì. Non per amore, non per semplice affetto, ma per vendetta fui riportato dall'oltre tomba in questo porcile chiamato mondo. La vita è bella, ma quando sei in giro da molto tempo non puoi continuare, l'unica cosa che mi teneva in vita era solo la paura, la paura del nulla assoluto.
    Molti si erano messi già in viaggio, molti volevano il potere, molti volevano un nuovo alleato, pochi volevano distruggerlo e evitare un temibile nemico. Cosa spingeva me alla ricerca ? La curiosità, la curiosità di un semplice uomo e vani sogni di gloria e potere. I sogni ci consumano e ci portano alla rovina, un tale male, così oscuro, apparteneva a tempi andati, un'ombra così oscura che quelle del nostro tempo sembrano chiare come il sole. E in quell'oscurità anche io potevo perdermi e consumarmi.
    Era giunto il momento. "La voce", l'antica vampira che sapeva ciò che realmente stava succedendo. Dovevo sapere, la conoscenza è potere e solo conoscendo la verità avrei potuto trovare ciò che cercavo, e al tempo non sapevo che tale oscurità andava distrutta, eliminata, una fiamma che andava spenta perché avrebbe potuto bruciare il mondo. Da giorni investigavo, cercavo, mettevo sottosopra la terra, il buio totale, nessuno sapeva niente, o almeno così dicevano. Poi capii che la via era una sola. Una soluzione, l'unica, a cui non volevo arrivare, "La voce" lei doveva conoscere, non volevo avere a che fare con quella donna, per quanto ne sapevo era solo una leggenda, di una pura e semplice voce. Non volevo avere a che fare con lei, si sa in fondo, non ci si può fidare di una semplice voce, portava con se inganni, intrighi, pericoli e nulla di ciò poteva essere di buon auspicio. Era giunto il momento.
    Arrivai in un piccolo borgo, un posto tranquillo, inquietante, spaventoso, terrorizzante. La nebbia quella sera era fitta, ma non si alzava a più di un paio di centimetri dal terreno. Come un corvo, totalmente nero, camminava per la strada, sfuggente, mi nascondevo dagli occhi indiscreti che spuntavano dagli edifici. Sguardi curiosi, spaventati, cercavano in me qualcosa, un indizio su chi io fossi, forse il loro istinto gli diceva di stare attenti, ma la mia mente vagava e andava oltre. In quel momento miliardi di pensieri affioravano, mille dubbi, mille domande a cui non riuscivo a dare un perché. La conoscenza, in qualche modo, può fare paura, tutte le mie sicurezze svanirono. Arrivai difronte alla casa, al solo vederla lo capii, troppo tetra per un umano. Sull'uscio della casa già qualcuno mi aveva anticipato. A quel punto cosa avremmo dovuto fare? Entrare insieme o aspettare?. Una maschera di ghiaccio apparì sul mio volto, nessuna emozione trapelava. Solo una parola, la più semplice e banale, uscì dalla mia bocca.
    -Salve...-



    Edited by Mr Hunter - 25/4/2013, 09:07
     
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  4. *Il Cappellaio*
     
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    Tempo per le parole? Solitamente scarseggia tra i Vampiri e le creature della notte. E così è questa volta. Silenzio, poche sillabe: i due si riconoscono come Vampiri, come figli del peccato di Caino, come Frutti della Dannazione. Gli artigli vogliono uscire e dilaniare, i denti mordere e squartare, l'istinto omicida è insito nella loro razza.

    Ma cosa ancor più importante, l'obbedienza ed il potere che l'impone. Un potere che sovente non risiede nei muscoli d'acciaio, nei nervi tesi allo spasmo, nel controllo mentale del branco, o nell'esibizione di forza e alleati: in questo preciso istante, separando gli sguardi indagatori dei due Figli, c'è una semplice porta che si apre.

    All'interno, il buio. Ed una luce fioca che si alimenta con la semplice esistenza, all'inizio effimera, ma ben presto roboante come un incendio: la casa sembra davvero minacciata dalle fiamme, ma nessun calore viene prodotto. La luce sembra quasi fastidiosa, ma proprio al limite svanisce.

    Un invito ad entrare? Forse. Ora la luce illumina un lungo corridoio anonimo, le pareti grigie interrotte qua e là da una candela di cera bianca. Le porte, identiche, sembrano quasi ipnotiche, ma vengono tutte sorpassate dai due visitatori, che quasi senza accorgersene percorrono l'interno della casa, fino a trovarsi in un insolito salotto. Un ferro di cavallo di divani, vecchi di decenni, tre quadri alle pareti, uno per lato del mobilio. E accanto all'ultima parete, una poltrona. Vuota? Giurereste che lo foste, ma in un battito di ciglia vi si trova sopra una persona.

    -Benvenuti- la voce profonda risuona nella stanza, mente l'anonimo viso d'aspetto africano di un uomo sulla quarantina omaggia la presenza dei due vampiri. La corporatura esile, avvolta in un completo blu scuro, anonimo come i suoi lineamenti. Fa semplicemente cenno di accomodarsi sugli ampi divani, dove potrebbero prendere posto almeno dieci persone: quanto basta per mantenere le distanze tra sconosciuti.

    -Siete qui in cerca di conoscenza. E potere. C'è chi dice che la conoscenza è potere, in effetti. Perdonatemi, sono scortese: qualcosa da bere?- Indica un tavolino, che davvero non sembrava esserci prima. Illusioni? Sul tavolo, due bicchieri di vino rosso intenso... molto denso... sangue. -Vergine francese, abbastanza fresco. Sono certo che vi piacerà- e di questo davvero Voice ne sembra certa: non quella certezza dotata dal conoscere cosa stesse servendo, quasi una certezza globale, onniscente?

    -Ma voglio dirlo senza troppi indugi: non la otterrete. Non qui ed ora. Forse qui, in un altro tempo. I fili del destino sono tesi, lo posso vedere: fino allo spasmo, pronti ad esplodere. In questi momenti, i fili più resistenti sono quelli... intrecciati- Voice guarda prima uno e poi l'altro vampiro, intensamente, comunicando un messaggio silente. -Ed è così che sono destinati ad essere... perlomeno per qualche tempo. Tre- la mano va a formare il numero -ma sono quattro le risposte che voglio da voi. Due e due.- Voice raccoglie uno dei calici, sorseggiando con tutta la calma di una statua di pietra.

    -La prima risposta risiede nella causa, nel passato: perchè cercate ciò che cercate? Cosa muove i vostri passi su questa strada perigliosa, dove la mèta è conoscenza, e conoscenza potere?- Voice fissa nuovamente prima uno e poi l'altro, attendendo una risposta.

    -La seconda risiede nell'effetto, nel futuro- Voice sembra ignorare qualsiasi parola pronunciata dai due. -Cosa siete disposti a sacrificare per ottenere ciò che bramate? Quel'è il limite ultimo che non varrà la pena di superare? La vita? la libertà? Il vostro vigore fisico? Cos'altro? Avanti avanti tracciate un confine, e il destino sceglierà per voi- nuovamente lo sguardo di Voice viene posto sui due presenti.

    -E' così, dunque. Prima delle risposte, dovrete avere la giusta domanda. E non la troverete qui. Il terzo lo troverete poco distante- Voice allunga un biglietto dalla mano in mezzo ai due, attendendo che uno di essi lo prenda. Lo sguardo dei due si posa sul foglio di carta, si risolleva, e di Voice non c'è alcuna traccia.


    Benritrovati.

    Nel vostro post:

    -Entrate nella casa e sedetevi
    -Accettate o meno l'ospitalità di Voice
    -Rispondete alla prima domanda, spiegando cosa ha portato qui il vostro PG: curiosità? Sete di potere? Volontà di assicurarsi una posizione potente per prevalere sugli altri? Oppure per essere lasciati in pace? Insomma, cosa volete ottenere da questa facccenda?
    -Rispondete alla seconda domanda. Dovete dire a cosa il vostro PG non rinuncerebbe mai per ottenere ciò che avete indicato nella prima risposta, e ciò che invece sarebbe disposto a sacrificare.
    -Qualcuno di voi prenda il biglietto, vi è scritto: "Edward. The Blood Bath." la calligrafia sembra stampata ma è scritto con il pennino.
    -Recatevi al locale (un locale per vampiri alla periferia nord di Londra), potete descrivere che lo conoscete o che chiedete in giro l'ubicazione.

    Ore ON GDR: 20.30

    Ordine per postare: libero
    Lunghezza post: 50 righe (avete molto da scrivere)
    Scadenza post: giovedì ore 23.59
     
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  5. L'Avvocato Charles
     
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    La nebbia bassa accolse il saluto del vampiro, un semplice "salve". Charles, di rimando, chinò leggermente il capo, quello era il suo saluto. Nessuna parola per il momento, non sapeva chi esso fosse, e cosa ci facesse lì in quella serata. Probabilmente, come lui, arrivò in quel posto passeggiando lunga la linea della curiosità e del sapere, e li portarono negli stessi passi verso la casa di Voice. Trasudava un'esperienza diversa dalla sua, come se fosse parte di un mondo diverso. Che i loro cammini si stessero intrecciando insieme? Non era solito condividere la curiosità insieme a qualcuno della sua specie, li trovava - molti - non degni del dono oscuro ricevuto. La porta si aprì improvvisamente. Da essa non scaturì nessuna luce inizialmente, per poi - in un crescendo wagneriano - una luce intensa cominciò a danzare, fastidiosa agli occhi ed alla pelle del vampiro, che istantaneamente cercò di coprirsi con il lungo mantello che lo avvolgeva. Quasi istantaneamente questa sensazione svanì. E lentamente si portò all'originaria postura eretta. La porta rimase aperta, nessuna presenza ad accoglierli... Che fosse un invito ad entrare? Immancabilmente, per muovere in qualsiasi abitazione altrui, avevano bisogno del benestare del padrone di casa. Senza indugiare, Charles, mosse i passi verso l'uscio di casa. I suoi passi suonavano silenti al fornicare della sera. Una sera appena colta, la luce del tramonto era ancora vivido nel ricordo degli umani, la luce del sole ancora percepita nella loro pelle.

    Una volta al limite dell'ingresso allungò una gamba indagatrice, attenta. Nulla. Superò l'ostacolo senza problemi: era un invito.
    Si volse indietro, cercando lo sguardo del vampiro, gli fece cenno di accomodarsi. La luce, che poco prima sovrastava l'ingresso, adesso si muoveva verso un lungo corridoio, illuminando la via verso un'altra stanza. Le pareti grigie erano addobbate con delle candele bianche di cera accesa. Camminando si potevano notare delle porte dalle fattezze ipnotiche. Ma la luce invitava a proseguire avanti, valicando tutta la casa e ritrovandosi infine a scorgere un salotto dall'aria insolita, ma non agli occhi di Charles. Divani disposti a ferro di cavallo, dall'aspetto antichi e trasandati. Tre quadri sovrastavano le pareti. E infine, una poltrona solitaria. E vuota, o almeno a priva vista. Neanche il tempo di chiudere gli occhi per abituarsi a quel tipo di luce, che una presenza nuova giaceva candidamente. L'appellavano al femminile, quando invece, era un uomo. Seppur, per la loro specie non esisteva proprio una distinzione di sessi, generalmente. Il classico tranello dovuto al nome. Aveva delle fattezze e dei lineamenti africani, ricordava probabilmente uno sciamano antico di qualche tribù. Effettivamente, con il tipo di uomo poteva anche andare d'accordo questa visione. La sua voce era profonda come l'abisso, risuonava scandita nell'ambiente e candida come la sua pelle.

    Al "benvenuti", Charles, come di consueto per il suo atteggiamento reverenziale verso una figura così antica, s'inchinò. Un gesto di educazione, mille parole non avrebbero di certo eguagliato quel semplice gesto di rispetto. Si accomodò volentieri nel divano. E rimase stupito quando decantò la sua offerta di sangue pregiato. Uno dei suoi preferiti, oltretutto francese. Ma la cosa che lo stupì più di tutte, fu che un attimo prima quei calici non esistevano, o così osò pensare il vampiro. Doveva aspettarsi di tutto, ed era pronto. La strada è stata faticosa per arrivare sin là. Non si sarebbe lasciato demordere da un atteggiamento strano e pericoloso, aveva quasi l'impressione che l'avrebbe potuto incenerire con un solo sguardo.

    - La conoscenza è potere in potenza. Il potere è conoscenza in atto. E' una linea sottile che divide coloro che usano o meno la conoscenza per scopi diversi, ma pur sempre una linea pragmatica - Sorseggiò il liquido color rubino contenuto nei calici. Scese caldo dentro le membra, avvolgendolo. Quel dolce sapore riportava alla mente ricordi antichi. Piacevoli e orridi allo stesso tempo. I primi anni della sua non esistenza si ritrovava proprio quel gusto scendere per il palato. Era uno dei suoi gusti preferiti, sino a che non conobbe quello dei nobili creoli. Più piacevole per il suo palato. - Ottima scelta, comunque - Disse indicando il calice e alzandolo un minimo.

    Charles ascoltò attentamente la voce del vampiro, che disse una cosa con uno sguardo comunicativo. Il vampiro dagli occhi color smeraldo si girò verso quel compagno di ventura. Sì, era quello che aveva appena espresso Voice. Per giunta riferendosi ad un terzo vampiro. Di bene in meglio. Doveva dividere quel fardello, non con uno, ma con altri due cainiti. E a quanto pareva doveva rispondere a due domande, poste da mera curiosità intellettuale? O li stava mettendo alla prova? Non si dette risposta, le risposte sincere avevano sempre la meglio nella loro comunità, in questi casi particolari. E certamente mentire avrebbe sortito l'effetto contrario a quello desiderato. Non si meravigliò nel pensare che Voice sapesse già le risposte alle sue domande, entrando incontrastato nelle loro menti. Per rispondere alla prima domanda sorseggiò lentamente il suo calice.

    - Dove la meta è conoscenza, e dove la conoscenza è fine a sé stessa, dato che è una conoscenza di cui non conosciamo l'origine e la provenienza. Solo nel momento in cui arriveremo a conoscere la verità, srotolando i fili di questa ragnatela, si potrà decidere come muoversi e come adoperarla. Nel modo più utile - Disse puntando i suoi occhi verdi in quelli del vampiro africano. Ossessionato dall'idea di potere, tralasciando ciò che la conoscenza ha d'intrinseco: Essa stessa. Pura e senza intrecci di alcun tipo. Ma non si meravigliò più di tanti, era solito dei vampiri pensare al potere.

    Ascoltando la seconda domanda ebbe l'impressione che a Voice importasse poco delle risposte date. Sarà che, come pensato prima, sapesse già le risposte? Probabilmente. Continuò a sorseggiare quel delizioso sangue vergine poggiando il calice sulle labbra.

    - La conoscenza non conosce limiti. Libertà, Vita... Cosa sono se non effimeri soffi di una vita passata e dimenticata? Concetti andati perduti con la nostra stessa maledizione. E' inutile rammentare che la mia presenza qui... - Cercò di calcare per bene il fatto che fosse solitario e non in compagnia. ...E' dovuta a questa brama, quindi... Coscienti di ciò che tutto questo possa comportare, accettandone le conseguenze. - Rispose con voce calma e calcolata. Domande un po' deludenti, a dire la verità. Come se Voice stesse mettendo alla prova dei ragazzini. Ma non volle darci di certo peso, era un atteggiamento comune la superiorità della razza. Contemporaneamente alla fine delle domande, allungò un bigliettino che Charles prese prontamente, il tempo di leggere ciò che ci fosse scritto, e chiedere delle delucidazioni, e la figura di Voice scomparve alla vista. Lasciando che la sua presenza aleggiasse ancora per qualche secondo, come un fantasma. Lasciandone la sua ombra nelle menti dubbiose. Il silenzio bussò alla porta di quel salotto lasciando assorti i vampiri. Qualche secondo prima che Charles consegnasse il biglietto all'altro.

    - Conoscete questo posto? O comunque, questo Vampiro? - Prese per ovvio che quel nome fosse identificativo con una della loro specie, e soprattutto accostato a quel nome, presumibilmente di un locale. Quindi il nome del terzo era Edward. Cominciò a pensare che fosse cosa buona familiarizzare con il primo, senza trovarsi l'obbligo di farlo con entrambi contemporaneamente. - A quante pare dovremo condividere questa scelta, e per di più in tre. Prestando attenzione alle parole di Voice. Lungo il cammino avremo modo di delucidare questa conoscenza, adesso è il momento di risposte. Sto incominciando a sentire un tremolio fastidioso. Probabilmente provocato dalla mancanza di risposte, e con in mano sempre più domande, e nomi da cercare - Così dicendo si alzò e si apprestò a uscire dalla casa. La sera lo riavvolse, portando con sé quella nebbia umida. Si incamminò, intento a seguire l'altro, il quale sapeva la strada. Durante il cammino decise di approfondire le qualità e lo status di Hunter, il quale ne rimase affascinato, per ovvie ragioni. Arrivarono poco dopo all'entrata del locale, nella periferia di Londra. Un locale frequentato da Vampiri. Il quale Charles non ne conosceva effettivamente l'esistenza.

    Se possibile vorrei mettermi d'accordo con Hunter su ciò che ci siamo raccontati lungo la strada xD descriverlo era Troppo, data la quantità di righe richieste >_>
     
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  6. Mr Hunter
     
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    Il vampiro sulla scalinata rispose al saluto, chinando leggermente la testa. Non una parola, il silenzio tombale, era più che adatto a due membri di una specie a cui solo i morti potevano accedere. Non era un comune vampiro, lo si percepiva, era come se fosse stato isolato per molto tempo. La curiosità cresceva, ogni immortale alla ricerca del potere era una minaccia, un nemico da abbattere, e il primo era proprio li pronto per perdere la sua immortalità. "Un'altro figlio della notte mandato al massacro per volere di un padre che non lo ama, un'altra tacca sulla mia spada, un'altro pezzo della mia anima, ormai andata, che si separa dal mio freddo corpo." Pensai, avanzai lentamente verso il vampiro, poi la porta si apri, la nebbia davanti alla porta si dissolse, sarebbe tornata. L'altro vampiro si incamminò, ormai era dentro, non potevo ucciderlo, forse per Voice sarebbe stata un'offesa, e non potevo rischiare. Entrai. Quella casa, era indescrivibile, da ogni parte si riusciva a sentire un potere che andava bene oltre il mio o quello dell'altro vampiro. Era facile trovarne la fonte, meno facile era vederla. Arrivammo entrambi in un salone, c'erano dei divani disposti a ferro di cavallo, e una poltrona isolata e vuota, i miei vecchi occhi a quanto pare non vedevano abbastanza, non chiusi nemmeno gli occhi, una figura scura si materializzò su di essa, non ne rimasi particolarmente colpito, era ciò che ci si poteva aspettare da una voce, non la puoi vedere ma la sua forza può essere tale da sconvolgere la vita delle persone. "-Benvenuti-" Disse Voice, una voce cosi profonda, capace di scuotere l'animo di un'essere vivente e non. L'altro si inchinò, aveva mantenuto le usanze del tempo, io le avevo messe da parte, mi confondevo tra la folla, avevo imparato ad essere invisibile. Chinai leggermente il capo e mi misi seduto sul divano centrale, così da stargli difronte. Iniziò a parlare, ci offrì da bere, un tavolino comparso dal nulla, era nelle nostre menti dal momento in cui eravamo entrati, era il suo territorio, la sua casa, e anche al di fuori di essa avremmo avuto poche possibilità. Feci i miei comodi e iniziai a bere, quell'ottimo sangue, forse anch'esso era un'illusione, in fondo la vita stessa era un illusione. Secondo voice i nostri destini erano intrecciati, e non solo noi due, ma anche un'altro vampiro, non osavo chiedere chi fosse, mi limitai a bere silenziosamente, con una calma innaturale. Ebbene per avere risposte, risposte dovevamo dare. Il perché non ci era concesso saperlo.
    Lui invece un perché lo voleva, il perché della nostra ricerca, cosa ci spingeva a rischiare la vita, l'immortalità donataci, per inseguire quello che, in fondo, era solo una leggenda, un sogno, una voce.
    -La voglia di conoscere, sono su questa terra da molto tempo, e non sono mai riuscito ad avvicinarmi a quello che è il vero potere. Voglio solo sapere cosa è, e infine acquisirlo, non per dominare, ma per sapere come ci si sente a stringere il mondo in un pugno, a tenere in scacco tutti con una mossa. Purtroppo, pur ritenendomi migliore di molti, ammetto che anche io come tutti sogno il potere, ma forse una volta acquisito non saprei che farmene...-
    Dissi con un sorriso ironico stampato in faccia, mi portai alla bocca il calice e continuai a bere, purtroppo non c'era una risposta precisa, io cerca di essere sincero, perché una menzogna sarebbe stata subito svelata dall'africano dai lineamenti anonimi. Mentre l'altro rispondeva, tentai di ricordare, di capire quanto potesse essere vecchio l'essere che mi sedeva davanti, e se aveva vissuto in prima persona il tempo, in cui quel male che tutti cercano, era una minaccia presente. Bevevo, quel sangue da un sapore più che ottimo. Poi Voice parlò ancora, ci chiese a cosa eravamo disposti a rinunciare, bella domanda. Cosa ha da perdere un uomo morto? Pensavo, cosa mi avrebbe potuto fermare, cosa mia avrebbe reso titubante nel momento di una scelta importante. Fino a quale punto mi sarei potuto spingere, quali erano i paletti, le mie colonne di ercole.
    -Cosa ha da perdere un uomo morto? Non mi si può togliere nulla che non mi sia già stato tolto, se proprio c'è un limite direi la mia vita, cosa si può togliere a un uomo solo se non la sua vita. Penso che ogni uomo, vivente e non, non rinuncerebbe mai alla propria vita per il potere, che una volta conquistato, molto probabilmente, tenteranno di strapparti.-
    Dissi poggiando il calice sul tavolino, quel sangue me lo ero gustato per bene. Erano decenni che non bevevo sangue dalla vena, e secoli che non bevevo sangue di umano, no, non sono uno di quei vampiri che bevono sangue degli animali per non sentirsi in colpa, ero un cacciatore in vita, quando decisi di non bere sangue umano questo non mi impediva sicuramente di non bere il sangue di altre creature. "-E' così, dunque. Prima delle risposte, dovrete avere la giusta domanda. E non la troverete qui. Il terzo lo troverete poco distante- " Disse Voice passandoci un biglietto, lo prese l'altro, il quale poi lo passò a me. C'era il nome di un vampiro, e del luogo nel quale trovarlo. Fortunatamente era un bar che conoscevo. Nei miei tempi bui frequentavo posti ben poco raccomandabili, luoghi che gli umani non si sognano nemmeno, il sangue scorreva a fiumi e i figli della notte come noi potevano liberare i propri istinti più profondi, io ormai non potevo più farlo. Con il mio nuovo lavoro non potevo permettermi errori, era già tanto essere riusciti a farsi assumere essendo un vampiro.
    - Conoscete questo posto? O comunque, questo Vampiro? -
    Chiese l'altro, finalmente mi faceva l'onore di rivolgermi la parola, restai freddo, spostai il mio sguardo verso di lui, i nostri destini erano intrecciati, come poteva il mio destino essere intrecciato con una persona che non conosco. Come poteva Voice pretendere che mi fidassi di quest'uomo, ma a quanto pare non avevo scelta, mi sarebbe stato appiccicato e non avrebbe mai lasciato andare da solo, e in fondo due braccia in più non facevano male.
    -Si lo conosco, si trova nella zona nord di Londra è un luogo per soli vampiri. Ma non ho idea di chi sia questo Edward, potrei aver sentito qualche...voce, ma nulla di più.-
    Dissi fissandolo negli occhi, pensavo alle storie che avevo sentito, le storie di un antico vampiro vissuto più di mille anni fa, un sanguinario, un pazzo maniaco, il tipo di gente a cui davo la caccia, sarebbe stato lui il terzo? non mi davo pace, non sapevo come avrei fatto a collaborare contro qualcuno che va contro ogni mio principio, ma era una delle cose a cui dovevo sottostare e sacrificare una regola morale era solo l'inizio.
    - A quante pare dovremo condividere questa scelta, e per di più in tre. Prestando attenzione alle parole di Voice. Lungo il cammino avremo modo di delucidare questa conoscenza, adesso è il momento di risposte. Sto incominciando a sentire un tremolio fastidioso. Probabilmente provocato dalla mancanza di risposte, e con in mano sempre più domande, e nomi da cercare -
    Disse lui, sarebbe stata dura, molto dura ma dovevamo riuscire a trovare le risposte. Mi alzai dal divano per dirigermi verso la porta, lui era dietro di me, mi stava dietro come un ombra, il mio nuovo compagno di viaggio. Mi incamminai, la nebbia per la strada a quanto pare non se ne andava, e noi due, come fantasmi passavamo attraverso di essa attirando gli sguardi indiscreti degli umani. Poveri uomini, ancora non sanno cosa succede, persino i loro incubi più antichi tremano, dovrebbero correre ai ripari, ma hanno scelto di ignorare il nostro mondo e di vivere in un mondo a parte, si sentono al sicuro, ma nessuno lo è...mai. Durante il cammino socializzammo un pò, dovevo conoscere la persona che combatteva al mio fianco. Rimasi colpito dalla sua storia, in principio simile alla mia, abbandonati da colei che ci ha creato, un destino amaro, ma le nostre vite hanno preso pieghe totalmente diverse, lui si isolò rinchiuso nella sua magione, io a caccia, in cerca di vendetta per lo sterminio della mia famiglia. Non feci in tempo ad'accorgermene che eravamo arrivati al locale.
    -Forse qua troveremo la domanda che Voice reputa giusta, la domanda la cui risposta può cambiare il corso del nostro viaggio.-
    Iniziai ad'avanzare, lento e inesorabile.
     
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    Edward William Masters


    chirone001




    The Blood Bath, in apparenza un locale come tanti, anonimo, per niente sfarzoso, chiunque vi metta piede potrebbe pensare che si tratti di una bettola della peggior specie dove i "centauri" amano radunarsi a bordo delle loro moto per bere e scommettere l'intero stipendio della settimana. Nulla di che, non trovate? Ma, è al piano inferiore, sotto il primo strato di terra che il locale prende vita, beh per così dire ovviamente. Basta mostrare un paio di canini perchè le porte del sottosuolo si aprano: qui, possiamo essere noi stessi, senza alcun bisogno di nasconderci. E soprattutto possiamo bere quanto ci pare, senza che nessuno ci disturbi, o quasi...
    Alzo una mano indicando ai due di fermarsi ed attendere, ho sentito le loro giovani presenze non appena sono entrati, so che cercano me, non hanno motivo di voler incontrare qualcun altro qui dentro, ma dovranno attendere che io abbia finito con queste due belle donzelle che mi ritrovo sedute in braccio e che non vedono l'ora di offrirsi a me come cena: carezzo ad entrambe la spina dorsale lasciata piacevolmente scoperta dagli abiti striminziti avvicinandomi contemporaneamente all'orecchio di una delle due per sussurrarle qualcosa, una parola dolce? Un ordine? Chissà. Lentamente le annuso il profilo scendendo lungo il collo prima di affondare i denti nella sua carne senza la benchè minima delicatezza, ne saggio il sapore ferroso, purtroppo non uno dei miei preferiti, prima di passare all'altra che, invece, si dimena appena tra le mie braccia prima di lasciarsi andare al piacere provocato dall'adrenalina e dall'estasi. Ne prosciugo le vene fino ad esserne sazio, ma prima di lasciarle alzare lecco le loro ferite un'ultima volta per pulirle dai rivoli di sangue in eccesso.

    "Perchè non portate delle amiche per i nostri ospiti?"

    Lo sguardo scivola nei loro vuoti ed assenti, mentre un sorriso divertito mi si dipinge sulle labbra osservandole allontanarsi: saranno di ritorno entro pochi minuti con la seconda portata. Non è fantastico? Basta guardarsi attorno per scorgere esseri umani soggiogati ovunque, marionette nelle nostra mani, senza alcuna possibilità di uscirne vivi, perchè domani mattina nessuno di loro camminerà ancora in questo mondo.

    "Vi ascolto" Mi metto comodo, portando finalmente l'attenzione sui due vampiri.


     
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  8. *Il Cappellaio*
     
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    Il rumore di una porta sbattuta, passi sulle scale. Edward alza lo sguardo e acuisce i sensi, seguito dai due che non fanno a tempo a pronunciare nemmeno una sillaba. Un braccio scatta con rapidità, una donna cade a terra in una pozza di sangue, alcuni lo definirebbero sprecato, che si propaga sulla moquette rossa del pavimento. Le grida iniziano immediatamente, così come la corsa delle presenti verso il lato opposto della stanza.

    Sono quattro. Vampiri, ovviamente. Il primo è un armadio a due ante, muscoloso e calvo, probabilmente rasato. Occhi minuscoli, tanto quanto immense sono le sue braccia: chi ha detto che con la morte si perde tonicità muscolare non aveva mai visto questo tizio. Il secondo, capelli lunghi e neri, raccolti a coda di cavallo, giacca di jeans e occhi verdi, che illuminano il suo viso da latin lover: agile, forse meno bravo a picchiare del compagno, ma sopperisce la mancanza con una lunga e sottile sciabola di metallo, letale quanto il suo sguardo. Il primo ha preso in simpatia il signor Charles, mentre il secondo si scaglia contro il compagno di avventure.

    Gli ultimi due, un messicano armato di pistola ed un tizio rossiccio, forse irlandese, armato di bacchetta, decidono di dedicare le loro attenzion ad Edwards, che senza attendere oltre ricambia il favore...


    Benritrovati!

    Allora: mi raccomando quando parlo di lunghezza post è sempre MASSIMA ossia non sforate altrimenti chi deve seguire la quest (partecipanti e cappellaio) diventa matto a leggere bene tutto :)

    Detto ciò, nel vostro post:

    -Descrivete brevemente l'incontro con Edward
    -Non fate a tempo a parlargli che arrivano degli scagnozzi pronti a farvi fuori
    -Ne avete uno a testa, mentre Edward due
    -Descrivete la lotta contro i tizi e come li sopraffate (si, diamolo per scontato ma non fateci l'abitudine)
    -Edward, descrivi che a fine combattimento prendi i due e gli chiedi di seguirti in un luogo più tranquillo

    -Lunghezza massima post: 30 righe
    -Scadenza post: domenica ore 23.59

    Se a vete dubbi chiedetemi :)
     
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  9. Mr Hunter
     
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    Arrivammo dentro al locale, squallido, solo quello era l'aggettivo che si poteva dare a quel posto, ma la verità si nascondo agli occhi degli umani. Un sotterraneo, a cui solo gli immortali potevano accedere, mostrammo i nostri canini a colui che faceva da guardia al luogo segreto. Entrammo con facilità, la lo trovammo, Edward. Un tipo biondo platinato, beveva, come la maggior parte dei vampiri in quel locale, gli umani, da bravi schiavi facevano avanti e indietro. Ci fece cenno di aspettare, fini di succhiare via la vita da quella ragazza e chiese di portare un paio di amiche anche per me e l'altro vampiro. Quel demone...emanava un'aura strana, più antica sia della mia che del mio compagno, ma non come quella di voice. Non facemmo in tempo a proferire parola, quattro vampiri si pararono difronte a noi. A quanto pare gli scontri dovevano cominciare, era ovvio che sarebbe successo, non eravamo gli unici che erano alla ricerca dell'antico potere. A quanto pare a me Charles ne toccava uno a testa, ma a Edward toccarono due avversari. Non feci in tempo a vedere gli altri che un tipo dai capelli lunghi e sciabola alla mano mi si avventò contro. Evitai il suo primo affondo, non sembrava essere più forte di me fisicamente, anzi, il suo corpo esile lo faceva apparire debole, ma la forza fisica era compensata dalla sua agilità e velocità. Pur essendo un vampiro, un braccio mi faceva comunque comodo, non era il momento di tirare fuori la bacchetta, dovevo dare una prova di forza agli altri, ed'era meglio non svelare tutte le mie carte in una sera. Non aveva nemmeno il tempo di pensare che quello già ripartiva all'attacco, mi illusi per un attimo che un semplice tavolino potesse bloccare la sua spada, spezzò a metà il piccolo tavolino rotondo, dal colore blu notte, in velocità non potevo eguagliarlo. Un suo colpo lo evitai per pura fortuna, cavandomela con solo un taglio non troppo profonda sulla guancia, sarebbe guarito di li a poco. Decisi di usare uno stratagemma, banale, ma funzionale, per distrarlo mentre mi correva incontro gli lanciai un tavolino con tutta la mia forza, nemmeno lui poteva schivarlo, fu costretto a sterzare e a spezzare di nuovo il tavolino con un fendente che partiva dall'alto, fu in quel momento che gli corsi incontro, aveva la lama abbassata, gli afferrai le mani che stringevano la sciabola ormai danneggiata dai fendenti scagliati ai miei scudi improvvisati. Fu in quel momento che tentati di sfruttare l'unico buco che mi aveva concesso, sfoderai i miei canini e lo azzannai alla gola, sulla sua fredda giugulare morta, nella quale scorreva ancora sangue, sangue di qualcun'altro. Iniziai a nutrirmi, "Come ai vecchi tempi...", pensai in quel momento. Non lo uccisi, non per pietà o per altro, lo avevo umiliato difronte ai suo compagni. Lo prosciugai quasi totalmente, e lo lasciai a terra senza sensi. Non appena alzai gli occhi i miei nuovi amici avevano steso i loro avversari, Edward senza nemmeno un graffio aveva steso i due nemici. Un ragazzo dai capelli rossi e un messicano con una pistola. Charles aveva nel frattempo steso un vampiro grosso il doppio di me e che sicuramente sferrava dei pugni in grado spaccare teste ben più dure delle nostre. Mi ripulii la bocca dal sangue del mio antagonista e dissi con un sorriso ironico.
    -Beh...Direi che non siete poi cosi male come pensavo
     
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  10. L'Avvocato Charles
     
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    Charles varcò le soglie del locale, uno di quei locali frequentati dai centauri muniti di custom. In effetti al di fuori aveva notato le moto posteggiate a scaglia di pesce, tipico del loro comportamento. Musica, alcool e gioco, nulla di strano per un pub di periferia. La verità si celava al di sotto di essi, come un vero e proprio inferno. In quel momento erano nel purgatorio delle anime, in cui l'ingordigia e la lussuria proliferavano. In silenzio scendono al piano di sotto, in cui - per poter entrare - mostrano le fattezze candide dei loro canini, segni del loro peccato. Entrando notano immancabilmente la presenza del vampiro, dedito alle gioie peccaminose. Due giovani donne, oramai perdute in quell'angusto fervore, e incantate dagli sguardi e dalla voci dei vampiri attorno ad esse. Ghoul senz'anima, la cui vita sarebbe finita in quello stesso posto. Aspettarono in silenzio, in piedi, la fine del suo cibarsi. Edward li invita ad accomodarsi, e gentilmente da ordine di alleviare la notte con una dolce portata di sangue. Il vampiro dagli occhi verdi si muove nella sua direzione, pochi passi.

    Non ebbero il tempo di dire qualcosa, o anche solo muovere un passo verso di lui, che il suono di una porta sbattuta con violenza li desta. Charles percepì il pericolo immediatamente, una pozza di sangue si aprì sotto i suoi piedi. A pochi metri da lui quattro uomini, o meglio dire vampiri, dalla statura e delle fattezze diverse, avevano avuto la felice idea di interrompere il loro simposio. Notò che uno di essi, con una sciabola in mano, prese di mira Stark. Ma il più interessante, quello che in una scuola non vorresti avere come nemico, puntò proprio lui. Sarà stato il mantello, saranno state le sue fattezze eleganti e decadenti - completamente l'opposto dell'altro - ad attirarlo? Non avrebbe avuto risposta con le buone, perché domandarlo era inutile. Era arrivato il momento dell'azione, qualcosa doveva averli mossi verso di loro. Qualcuno l'aveva con loro, quel qualcuno cercava la loro stessa conoscenza. Charles ribolliva dentro, quella situazione in un solo momento si era tramutata da scottante ricerca a trepidante caccia. Uno dei suoi giochi preferiti. Non perse tempo. L'energumeno lo puntò, scagliandosi su di lui come una roccia.

    Per sovrastarlo aveva bisogno di capire come si muoveva, conoscere i suoi punti deboli. Furbizia e velocità, non aveva altro modo, quindi diede l'onore del primo attacco. Quello lo puntò con un sonoro pugno dritto sulla mascella, senza ricambiare il favore dell'attesa. Charles ebbe il tempo di fare leva sulla gamba sinistra, renderla molle, e con un movimento rapido torcere il busto, accompagnando le spalle. Così da poter sbilanciare l'avversario, non trovando il suo punto d'impatto. Ritrovandosi in posizione laterale, e vantaggiosa, aveva il braccio del vampiro alto e dritto davanti a lui. Lo prese con entrambe le mani, e con un movimento veloce lo ruppe in due parti. Polso e gomito. Questo serviva, ancora una volta, per destabilizzarlo. Doveva essere veloce, infatti i suoi movimenti erano impercettibili, in uno spazio ristretto d'azione e di tempo. Con un calcio ben assestato, della gamba destra, ruppe la rotula, costringendo il vampiro ad inginocchiarsi per un momento. In quello stesso momento, la sua parte preferita. Acchiappò la testa con le unghia, scavandole nella carne, e torcendogli il collo; lo ruppe. Avendo così la possibilità di azzannarlo e indebolirlo. Non voleva ucciderlo, solo renderlo inerme e pronto a qualche domanda, se fosse stato fortunato avrebbe risposto.
    - Chi vi manda? -

    Edited by L'Avvocato Charles - 3/5/2013, 05:11
     
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    Lentamente mi alzo, lasciando che siano i due con cui stavo conversando a fare la prima mossa: si dividono affrontando un vampiro per uno e questo mi da modo di capire che i due non debbano conoscersi poi così bene, non si fidano l'uno dell'altro cercando di non darsi mai le spalle, e non lavorano con coesione. Sorrido interessato, qualunque cosa vogliano da me, saranno disposti ad azzannarsi a vicenda per averla. Incrino le sopracciglia, non intendevo nel vero senso della parola, ma a quanto pare non hanno esitato a mordere i loro avversari per privarli di energie: se devo essere del tutto sincero, questi modi perbenisti non mi piacciono affatto, e poi, ritengo che mordere un altro vampiro siano una questione un po' più personale.
    Con uno scatto mi muovo verso i due intrusi rimasti, l'anzianità mi concede una velocità superiore ed in pochi istanti appaio di fronte a loro, i cuori stretti nei palmi delle mie mani, i corpi che cadono a terra esanimi prima di dissolversi in cenere: odio essere interrotto, e odio ancora di più lo spreco di un buon portatore di sangue, il tappeto è intriso del suo profumo che risveglia i sensi e l'adrenalina nelle mie vene di nonmorto. Lo assaporo ancora un attimo prima di spostarmi e finire anche i due complici con un sorriso che non nasconde il piacere di un atto considerato da molti sconveniente ed addirittura malvagio: ma è quello che siamo, la nostra natura deriva dall'oscurità più profonda e chi non la abbraccia è solamente uno stolto, un reietto....non si può fuggire da quello che siamo, dobbiamo invece farne tesoro e rendergli omaggio nella maniera più adeguata.

    "Non importa, mi occuperò di scoprire la loro identità più tardi...ora seguitemi, andiamo in un luogo più tranquillo"

    Una ragazza mi allunga uno straccio per pulire le mani e faccio loro strada attraverso il locale, verso una stanza privata sul retro: due divanetti comodi si fronteggiano separati solamente dalla presenza di un tavolino in cristallo, prendo posto su uno invitandoli a fare lo stesso su quello di fronte. Ora, è arrivato il tempo di sentire cosa vogliono.


     
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  12. *Il Cappellaio*
     
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    I tre vampiri si riuniscono nuovamente, in un privè certamente più tranquillo. Una donna si avvicina ad Edward, porgendo una foto scattata con un cellulare babbano: un tatuaggio, raffigurante una specie di sole, o shuriken, e iniettato nelle pelli degli assalitori con il sangue. Segni scarlatti, destinati a rimanere incisi per la vita o meglio, per il resto della non-morte. Edward sa bene cosa sia, lo conosce e un tempo ne era fin troppo vicino; il simbolo gli ricorda quando anch'egli apparteneva ad un clan di Vampiri, quando eseguiva gli ordini di qualcuno, quando il suo legame con Darla era forte e stretto come una catena al collo. Quando Angelus l'aveva uccisa, e lui aveva invano cercato vendetta, lasciando il clan ed il suo passato... ma senza mai abbandonare l'oscurità. Hellsinger, i Cantori dell'Inferno: dai più brutali guerrieri ai più letali assassini, chiunque provi gusto per l'omicidio e lo scorrere del sangue, sa che in quel Clan troverò un posto, un lavoro, una casa. E la morte definitiva, se oserà deludere gli Emissari.

    Da che ricordava Edward, gli Hellsinger esistevano da secoli, da ancor prima della sua nascita come Vampiro, sebbene con diverso nome. Il mondo babbano ne era ignaro, il clan era sorto ed aveva rischiato l'estinzione innumervoli volte, per poi riemergere dalle tenebre ancora più numeroso. Forse non andavano sul sottile, ma trovarli tra i piedi non era mai una buona idea.

    I due vampiri si presentano, parlano di Voice e delle voci, e del nome che ha dato loro. Edward non sa se scoppiare a ridere o infuriarsi, per le due creature della notte così giovani e inesperte da poterlo ritenere un insulto da parte di Voice. Ma la conosce, conosce le sue capacità di vedere la trama, e se dice di percorrere la strada assieme, così farà. Perlomeno, fino a che gli farà comodo.

    Qualche minuto dopo, mentre il vampiro antico è incerto sul dafarsi, una diversa ragazza entra nel privè, senza mai incrociare lo sguardo con i vampiri: lascia un foglio di pergamena piegato più volte nella mano di Edward, per poi svanire nuovamente.


    CITAZIONE
    Edward
    Girano strane voci di recente. La Triade si muove, la gara per rimuovere il Velo si trasforma sempre più in una guerra, ad ogni volta che tramonta il sole.
    Tu e Angelus siete gli unici vampiri non allineati degni di considerazione.
    Avrei piacere se venissi a trovarci per discuterne, chiaramente ti garantisco una tregua per tutta la durata dell'incontro: sono certo sarà illuminante per entrambe le parti.
    Porta pure chi vuoi, di cibo ce n'è in abbondanza... carne irlandese, ovviamente.

    Il druido.

    La quest prosegue!

    Nel vostro post, Charles e Hunter:
    -Accomodatevi nel privè e dite che ci fate lì
    -Reagite come preferite alle interruzioni delle due donne
    -Ascoltate ciò che Edward ha da dire.

    Scadenza post: Giovedì ore 23.59
    Lunghezza post: sempre massimo 30 righe
     
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  13. Mr Hunter
     
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    Io e i miei tre colleghi, si fa per dire, ci dirigemmo verso un privè, a quanto pare non erano tipi da prendere alla leggera. Prima di arrivare il nuovo arrivato notò qualcosa, non riuscii a capire cosa, a quanto pare la mente di un antico era, a dir poco, impenetrabile. Edward, un'antico, il più vecchio tra noi, sicuramente quello con più esperienza e poteri rispetto a noi, uno di cui sicuramente non ci si poteva fidare, molto probabilmente voleva solo sfruttarci per poi abbandonarci e lasciarci senza niente, se non ucciderci nel caso peggiore. Arrivammo nel privè mi misi seduto difronte a Edward, da li iniziai a raccontare il motivo per cui eravamo li. Poi entrò una donna, aveva in mano un cellulare, lo porse al vampiro che mi stava davanti, quello iniziò a osservarlo. Il suo volto divenne pensante. Odiavo ignorare i pensieri delle persone, dovevo conoscere, il non sapere mi uccideva. In quel momento non ero sicuro di nulla, di cosa sarebbe successo e nemmeno di quante possibilità avevo di uscirne vivo, quel'era il limite da non superare, questo aveva chiesto voice, ora capivo seriamente cosa intendeva. Restai calmo, freddo e cominciai a parlare.
    -Innanzi tutto, è un piacere conoscerti...
    Mentii, ma finii per essere molto convincente, quasi ci credetti anche io.
    ...siamo qua perché ci ha mandato Voice, come molti siamo alla ricerca del nuovo potere di cui tutti parlano. Cercando informazioni ci siamo incontrati da Voice, lui ci ha detto che i nostri due destini erano legati, e che se volevamo trovare delle risposte, dovevamo trovare te, a quanto pare anche il tuo destino è legato al nostro. Insomma se vogliamo ottenere questo potere dobbiamo, necessariamente, collaborare.-
    Dissi in maniera concisa. Distesi la schiena sullo schienale della poltrona, non sapevo bene cosa aspettarmi, da quel che sapevo poteva essere vecchio come Voice, ingannevole, molto probabilmente ci avrebbe tradito, dovevo escogitare qualcosa, non potevo lasciarmi fregare da quel biondino platinato. Lo giuro non ero invidioso dei suoi capelli. Entrò poi una ragazza, molto giovane, aveva un foglietto di carte in mano, non riuscii a leggere cosa c'era scritta. Edward lo lesse, la sua espressione non mi diceva nulla, indecifrabile, finsi un falso disinteresse, e iniziai a far vagare il mio sguardo altrove. L'antico iniziò a parlare, e ciò che disse, quello si che scatenò il mio interesse celato alla perfezione.
     
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  14. L'Avvocato Charles
     
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    Edward finì il loro lavoro senza esitazione. Charles lo guardò con uno sguardo freddo, le zanne erano ancora ben visibili nel suo volto sporco di sangue. Perché finirle così? Come sperava di ottenere una possibile informazione? Si domandò perché Voice avesse mandato loro lì. Da lui. Avrebbe avuto modo di scoprirlo in un caso o nell'altro, dato che avrebbero condiviso qualcosa con quell'antico. E soprattutto cosa sapesse e fino a dov'era invischiato. Non si scomodano facilmente personalità come lui... Non senza un tornaconto. Lentamente si spostarono all'interno di un privè, e prima che i tre possano aprire bocca, una donna entra mostrando qualcosa - in privato - ad Edward. Un cellulare, un espressione. Era l'ora delle presentazioni e dei perché. Charles si siede, voleva avere gli occhi di Edward vicini, di fronte a lui. Lo squadra, lo osserva.
    - Io sono Charles - Si asciuga la bocca - dal sangue rimasto strofinando - l'indice, e poi portandolo all'interno della bocca. Leccandone i residui. - Scommetto di essere infastidito quanto voi nell'essere in questa situazione - Sì. Soli è meglio. E soprattutto chissà come ci si sente a fare da balia a due giovani vampiri. Ma Charles scommetteva la sua non vita che già lo sapesse. In così tanti anni tutti hanno avuto un "figlio", tutti i vampiri sono stati creatori. L'immortalità ti sembra meno monotona in compagnia.

    - Ci ha mandati Voice. E' da troppo tempo che girano queste voci, sa bene di cosa stiamo parlando, che cosa sapete in merito? E perché Voice ci ha mandati da voi? - Il voi non era una pura forma di rispetto, certo... Provava rispetto per la sua età. Più che altro, Charles, era un po' all'antica...
    Si china un po' in avanti, i palmi delle due mani erano giunti, e i diti medi poggiavano sul medio. Lo guarda bene.
    - Sa per chi lavoravano? - Finiti i convenevoli una donna entrò, un'altra, a quanto pare erano solite interrompere. Lasciò scivolare solo un foglietto per Edward. Siamo a due. Probabilmente affari, probabilmente cose private, oppure questioni comune. Avrebbe domandato. Rimase in quella posizione, scrutava il platinato orgoglioso della sua situazione e posizione nel mondo.
     
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    "Infastidito..."

    Mi permetto una risata, breve ma di scherno: no, Voice non si merita il mio fastidio, quello che fa è semplicemente aiutare gli eventi affinchè si realizzino come è stato predisposto, e solamente uno stolto prenderebbe sottogamba il suo dono. C'è un motivo se li ha mandati da me, ed anche se ora non mi è chiaro, lo sarà presto. Quello che non so, è se mi piacerà o meno.
    Spero che il vampiro ancora senza nome non creda che mi commuoverò al fatto che i nostri destini siano legati, perchè non lo sono affatto, semplicemente queste due marionette di Voice sono state collocate sulla mia strada, il chè significa che potrò disporne come mi pare finchè ne avrò bisogno, non siamo legati, tuttalpiù loro sono legati alle mie dita. L'unico destino che condivido, è quello con quel dannato di Angelus.

    "Quelli erano emissari dell'Hellsinger" li osservo pendere dalle mie labbra, bramosi di sapere. "è uno dei tre principali Clan di Vampiri che compongono la Triade, immagino sappiate a cosa mi riferisco. Per secoli i Clan hanno rispettato il patto, evitando scontri ed inutili morti della nostra razza: erano rimasti in pochi, avviati verso l'estinzione...ma qualcosa è cambiato, si sente nell'aria, il sangue è ovunque, dietro ogni angolo, in ogni vicolo, persino qui..." Rifletto, la loro visita non è stata casuale, non lo è mai.

    "Una nuova forza sembra aver convinto i Capi della Triade a tornare sul campo di battaglia, ma non so nemmeno io di cosa di tratti: lo chiamano il Risveglio, probabilmente un potere o una conoscenza talmente antica da essere stata dimenticata perfino da noi, che camminiamo su questa terra dall'inizio della sua esistenza." Sorrido tra me pensando che probabilmente Voice è proprio l'unico a sapere realmente cosa sia.

    Ma veniamo al dunque, pare che io sia costretto a scomodarmi: rigiro il messaggio tra le dita prima di buttarlo tra le fiamme del camino, ne osservo la carta restringersi e cambiare colore prima di diventare cenere, consumata dal calore. Quello che accadrebbe ad ognuno di noi a contatto con il sole ed il fuoco stesso. Mmmh...sono diversi anni che non mi interesso degli affari della Triade, da quando ne sono uscito, è uscita anche dalla mia agenda personale. Questo il Druido lo sa, eppure non sembra aver esitato a contattarmi, perchè? Non crederà forse di poter risvegliare il mio interesse con questa storia?

    "Non erano qui per caso, probabilmente vi hanno seguiti e sanno che siete anche voi sulle tracce del Mistero." Mi alzo svogliatamente, li accompagnerò dal Druido, lui sarà probabilmente in grado di fornire loro informazioni più dettagliate, ma senza la mia presenza non aprirà bocca. E' vero, potrei anche ignorarli, rimetterli sulla strada e lasciare che si arrangino, e lo farei senza esitazione se non li avesse mandati Voice...ma non posso ignorare i suoi suggerimenti.

    "Ma ora andiamo, abbiamo appena ricevuto un invito a cena dai figli della Notte e non possiamo farli aspettare: forse da loro, troverete qualche altra risposta"


     
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