Posts written by Sephirot.

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    Trovava piacevole la compagnia di Daphne, ma al contempo si rendeva conto di saperne ancora molto poco su di lei. Come se gli aspetti della sua vita non li palesasse mai del tutto. Perché conviveva con quello che si presumeva un suo amico di infanzia? Che stile di vita aveva? Incredibilmente in questo rapporto quello più scoperto era lui e solitamente non era solito "aprirsi" in questo mondo con qualcuno, non in un tempo così relativamente breve. Lei era un'eccezione o era lui a essere davvero così stanco da aver perso un po' del suo mordente?
    Forse erano vere entrambe chissà.
    Fatto stava che il suo coinquilino non gli era rimasto particolarmente impresso, ma ricordava che era uno dei soci della fondazione e tanto bastava, non gli interessava sapere altro.
    "Mh, non concepisco la convivenza tra amici."
    Si limitò a rispondere così, ma un ragazzo come lui, cresciuto nel lusso, come poteva anche solo concepire il condividere un'abituazione che non fosse con la famiglia o la compagna? Non trovava alcun vantaggio nel convivere con un amico, troppe divergenze e non confidenza a sufficienza.
    Solo con Rosalie aveva raggiunto tale confidenza, da ufficializzare la loro convivenza solodopo che la maledizione era stata spezzata del tutto.
    Il suo comunque non era stato un giudizio per offendere in qualche modo Daphne, era semplicemente sincero sul fatto di non trovarla un vantaggio o utile in qualche modo.
    "Oh beh dipende. Non è mai stato un problema per me accettarmi, anzi. Mi ritengo piuttosto capace e prestante, ma crescendo non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Mettiamola così."
    Non era di certo un problema per il russo ostentare la fiducia che aveva in se stesso dimostrando un'autostima quasi intaccabile. Poteva risultare fastidioso ai più probabilmente, ma d'altronde lui non doveva avere a che fare con l'invidia, quindi era un problema loro.
    Ma a proposito di aspetti personali di Daphne, la sua sessualità era uno di quelli che aveva tenuto celati e che aveva persino scatenato delle risate sincere di fronte a una realizzazione con la quale ormai Sephirot ci aveva fatto il callo.
    Erano dappertutto...si.
    "Ci siete sempre stati, ma esistevano troppe persone come me che non tolleravano la cosa. O che come te non si accettavano."
    Ed esistevano ancora ovviamente, il suo ambiente ne era pieno e le persone faticavano a vedere oltre il loro naso e le loro credenze e lui poteva capire quelle persone. Che alle volte era più per questione di ammettere di aver commesso un errore più che non aver accettato la cosa.
    "Il tuo trattar male gli altri immagino però che sia stato più che altro una conseguenza del tuo dolore. Io...ero semplicemente uno stronzo."
    Il festival delle ammissioni di colpa, ma d'altronde purtroppo non aveva avuto altro motivo per comportarsi così se non perché era uno stronzo convinto della sua unica visione. E per certi argomenti era ancora così ovviamente, non era diventato tutto d'un tratto un Santo che accoglieva a braccia aperte qualsiasi tipo di persona, ma almeno si limitava ad accettarne l'esistenza.
    "Oh beh, non ho messo in dubbio che tu possa essere brutale."
    Alzò l'angolo della bocca, curioso in parte di poterla vedere in quella veste, magari non contro di lui, ma sarebbe potuto essere uno spettacolo interessante.
    Rimasi poi in religioso silenzio ad ascoltarla riguardo a come, fin da piccola, si trovò ad affrontare una problematica più grande di lei, realizzare già così piccoli qualcosa che va contro a ciò che si conosceva e si riteneva giusto non doveva essere stato per niente semplice.
    "Non mi sento di ritenerti stupida, solo...spaventata immagino. Non sono emozioni che posso del tutto capire, neanche riesco a immaginare cosa voglia dire sentirsi "diverso". Hai trovato però qualcuno in grado di assisterti in questo percorso, è questo l'importante."
    D'altronde anche lui vedeva Rosalie come una persona che poteva assisterlo e viceversa. Avevano problemi diversi da dover affrontare, ma comunque non erano soli.
    "Allora sarà per me un onore offrirti un'occasione, piuttosto degna oserei dire, per farti fare un altro passo in avanti nel tuo percorso."
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    "Più che andare in palestra, forse potrei assumere un personal trainer...mmmh."
    A dimostrazione di quanto poco gradiva l'idea di andare in un luogo con altre persone per svolgere esercizi che non gradiva. L'idea di assumere qualcuno che venisse direttamente a casa sembrava una prospettiva decisamente migliore e forse poteva davvero fare al caso suo e dargli quindi la giusta motivazione per la costanza di questi esercizi.
    Così poteva spiegargli bene di cosa avesse bisogno e che non aveva intenzione di sviluppare chissà quali muscoli prestanti, il suo corpo gli piaceva così com'era, lui voleva solamente sentire più energie e stancarsi meno.
    "Quello è certo. Sono molto competitivo, qualcuno direbbe anche troppo, ma davvero esiste un troppo nella competizione?"
    Per lui. Per lui tutto era una competizione, mostrarsi sempre migliore in qualsiasi cosa ci si imbatteva era fondamentale per dare anche un'immagine forte di sé.
    Io tengo tutto sotto controllo: palestra, quantità di liquidi assunti, alimentazione.. sono una specie di Generale di me stessa.
    "Pure io....mi piace "Generale di me stesso". Si è proprio così, per cui momenti di cedimento come questo pesano anche di più. Devo capire dove sto sbagliando."
    L'ambizione alla perfezione esisteva, ma doveva anche essere controllata. Si era reso conto crescendo che dagli sbagli aveva imparato più di quanto aveva imparato semplicemente riuscendo al primo colpo a fare qualcosa. Non si faceva abbattere dai suoi errori, ma quando era un ragazzino quegli errori lo facevano sentire più frustrato. Ora era più motivato, certo non privo di frustrazione, ma meno controllato da essa.
    Fece un breve sorriso, non era certo esperto di skincare, si limitava a tenere idratata la pelle, Rosalie gli aveva dato qualche leggera dritta in tal senso, per quello bastava così.
    "Stai vivendo ancora negli appartamenti dell'accademia?"
    In realtà ci aveva pensato anche lui a rimanere li, anche per comodità durante gli anni di studio, ma poi aveva optato che tornarsene ogni volta a casa sua o da Rosalie era decisamente migliore, anche perché sfortunato com'era in queste situazioni poteva persino capitargli Hyram come coinquilino. Un incubo.
    "Probabilmente accettare che è normale cedere a volte risolverebbe metà dei nostri problemi."
    Si concesse una mezza risata, effettivamente era consapevole di quanto il suo non accettare i limiti umani lo portasse ad aggravare i suoi problemi. Si era ridimensionato nel tempo, ma non abbastanza ancora.
    Tornò comunque a sorridere mostrando una felicità non indifferente all'idea del matrimonio, certo era faticoso, ma non stava facendo tutto lui, c'era Rosalie e c'erano gli organizzatori li aiutavano.
    "Mi fa molto piacere che tu voglia venire."
    E poi, beh, ci fu una confessione decisamente inaspettata che fece piombare il russo nel silenzio per diversi secondi, tanto da spingere Daphne a dire che se era un problema l'avrebbe capito.
    Fece un respiro profondo, ormai totalmente incredulo di come ogni sua conoscenza si stesse rivelando con tendenze sessuali diverse dalla sua, da quella che fino a un anno fa riteneva l'unica normale e accettata.
    "Non è più un problema."
    Da quel che aveva appurato, in pochi avrebbero detto che lo avrebbero capito, anzi si sarebbero indignati piuttosto. Questa affermazione lo incuriosì, d'altronde per lui questo era ancora un argomento molto "Ignoto" per certi punti di vista. Poteva forse approfittarne per parlarne?
    "Il mio testimone è bisessuale, il cugino della mia fidanzata è il professore di Legilimanzia, che sta insieme al professore di Duelli. Direi che non è più un problema."
    Rise, sorprendentemente rise, perché dicendolo così faceva davvero ridere. Non sapeva se stava risultando indiscreto, ma era anche un modo per farla sentire "accettata" in un certo senso.
    Rosalie avrebbe appresso questa notizia con piacere probabilmente, Rose aveva notato la sintonia che Sephirot aveva con Daphne e non sapeva quanto la cosa le andasse a genio. Pericolo inesistente totalmente ora.
    "Famiglie come le nostre tendenzialmente seguono una tradizione non più al passo con i progressi attuali non pensi? Per diverso tempo ho seguito quella stessa tradizione, quei valori legati a una concezione che ho capito essere ristretta e basata fondamentalmente su cosa? Sul nulla...mi sono sentito così....stupido, per esserci stato dietro così a lungo."
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    Nel momento in cui la porta si aprì Sephirot accolse il benvenuto di entrambi con un sorriso educato e strinse la mano offerta con vigore, come era abituato e stato educato a fare.
    Solo adesso si ritrovò a pensare che alla fine stava per visitare la casa di due professori della sua Accademia, quanto meno non erano i suoi diretti professori, ma il pensiero lo sfiorò brevemente prima di rispondere effettivamente al saluto.
    "Il piacere è mio, nonostante stia terminando un altro corso, vi conoscevo già, oltre ai racconti di Rosalie."
    Sephirot ci teneva a mostrarsi interessato, non per chissà quale motivo, ma trovava assurdo non conoscere i professori della scuola in cui si andava, indipendentemente dal corso che si frequentava, per cui si era informato come giusto che riteneva, con particolare attenzione verso Gabriel, essendo anche parte della famiglia di Rose.
    Udinov aveva surclassato volontariamente il fatto che Gabriel aveva presentato Eizen come suo compagno, doveva essere una cosa normale e il russo ce la stava mettendo tutta a viverla come tale, per quanto ancora anni di pregiudizi insegnati a volte facevano capolino, ma li metteva a tacere senza alcun sforzo.
    Una volta varcato l'ingresso Sephirot si guardò attorno brevemente, ma il suo sguardo, prima di sedersi, fu attirato da una libreria che sembrava ben fornita.
    "Oh, una libreria ben fornita. Interessante."
    Fu più un commento a se stante che rivolto ai padroni di casa, ma ci tenne comunque a palesarlo prima di sedersi e fare il primo brindisi della serata.
    Nonostante gli altri fossero più rilassati, Sephirot non perse la sua compostezza, cercando di pensare anche a quanto distacco o meno avrebbe dovuto tenere. Era abituato a partecipare a cene con sconosciuti, aveva anche accompagnato suo padre e sua madre in passato più volte, ma questa cena era diversa.
    Forse era solo questione di tempo.
    Spostò quindi lo sguardo su Gabriel per poi assottigliare lo sguardo vagamente confuso quando parlò di cotte segrete. Non fu comunque stupito dal fatto che l'uomo d'azione fosse più Eizen, a guardarlo poteva quasi essere il totale opposto a lui, ma comunque. L'aveva chiamato "amore mio", così senza alcun problema, davanti a loro, così. Sephirot doveva smettere di farci caso, era questo il segreto giusto?
    Oh..ma tu sei deontologicamente troppo corretto per frugare nelle vite sentimentali dei tuoi alunni, presumo.
    "Piuttosto..."
    Quella che probabilmente era una battuta solo per creare ilarità, anche se probabilmente da quel che aveva saputo forse non era così tanto una battuta, Sephirot la fece diventare uno spunto di conversazione più scrupoloso, d'altronde non era esattamente il tipo di persona che faceva battute.
    "Cotte segrete a parte, ti è mai capitato di trovarti di fronte a segreti di tutt'altra natura? Nel senso, i legilimens come te...mi permetto di usare il "tu" se non è un problema, sono vincolati al segreto professionale? O di fronte alla scoperta magari di un crimine sono tenuti a riferirlo?"
    Era una domanda molto più legata al suo percorso di Magisprudenza in realtà, ma si trovò colto impreparato a questo dubbio che gli venne quasi per caso, si appuntò mentalmente di indagare su questo scenario, grave che non lo sapesse effettivamente.
    Fu Rosalie comunque a prendere per prima parola e fece ritornare a galla ad Udinov un ricordo non propriamente piacevole. Non fece trapelare alcuna espressione quando Rose cercò il suo sguardo, ma pensare al periodo in cui aveva frequentato i Freedman per il russo non era gradevole, si limitò quindi a bere nuovamente senza esprimere alcuna opinione.
    Aveva saputo che la frequentazione con Ryan era stata anche dovuta al fatto che avrebbe potuto aiutarla con la profezia/maledizione, per cui non aveva detto più nulla a riguardo, non aveva senso infierire.
    Dunque, meglio rispondere riguardo a Durmstrang.
    "Preferisco comunque dedicarmi a ciò che riguarda la mente, ma si...effettivamente. Durmstrang mi ha messo a dura prova anche a livello fisico e me la sono cavata discretamente. Sono piuttosto determinato, per cui...Fatto sta che nel tempo quella scuola è andata solo peggiorando, mi ha fatto rimpiangere Hogwarts."
    Per cui non voleva fallire in nessun ambito in cui si imbatteva, se poteva evitava ovviamente, ma se si trovava obbligato faceva di tutto per avere il risultato migliore possibile.
    Lasciò quindi a Rose la parola per prima, anche per sua naturale galanteria, riguardo alle scelte dei suoi studi e della sua carriera, erano tutti pensieri di cui lui era a conoscenza e di cui sapeva purtroppo troppo poco, ma su questo fronte poteva farci veramente poco, solo scegliendo quella carriera si poteva approfondire e nemmeno nella sua totalità comunque.
    Sorrise dunque quando fece riferimento al fatto che spesso le venivano porse quelle domande.
    "Purtroppo sono troppo poche le informazioni che posso estorcere da Rose."
    Doveva essere una specie di battuta, ma in realtà era piuttosto serio, se fosse dipeso solo da lui avrebbe voluto saperne il possibile, farsi raccontare i dettagli del suo lavoro, su cosa stava studiando, i suoi progressi, invece si doveva accontentare di argomentazioni vaghe e aggiornamenti limitati. Era dispiaciuto di questo.
    Ora era il suo turno.
    "Sono molto fiero di me si, ma è solo l'inizio. La vera sfida inizia adesso, ho ben in mente il percorso che voglio intraprendere e gli obiettivi che devo raggiungere."
    Nel dirlo allungò brevemente una mano verso Rose, lei più di tutti sapeva cosa lo spingeva, oltre all'interesse puramente politico e la sensazione di potere che il russo non disdegnava, era anche la morte della madre a spronarlo verso una carriera in grado di poter dare giustizia a una morte insensata. Dove nessuno si era preso il serio impegno, il caso era irrisolto e non c'erano progressi da troppo tempo.
    Lui avrebbe fatto meglio di quegli inetti che avevano preso il caso.
    "Conto di seguire la strada di avvocato penalista, per poi un giorno diventare Giudice del Wizengamont. Come ha detto Eizen si, ci sono diverse sfaccettature, perché per quanto ci siano regole ben scritte, ciò che voglio imparare più di tutto è come saper usare quelle leggi. Sapere semplicemente a memoria ogni decreto non è sufficiente."
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    Non era solito invidiare le persone Sephirot, così pieno e sicuro di sé trovava l'invidia per i deboli, gli inetti che perdevano tempo a invidiare le persone invece di fare effettivamente qualcosa per non avere modo di provare tale emozione. Era un'emozione umana, lo sapeva, non ne era stato esente, ma se sentiva di invidiare qualcosa non si perdeva in lagne e quindi raggiungeva i suoi obbiettivi, in quel momento invece... provò invidia per Daphne e gli veniva pure difficile pensare a come rimediare.
    Perché non sembrava per nulla stanca? Aveva un modo di lavorare diverso dal mio? Un tecnica di organizzazione specifica che impediva l'affaticamento? In casi estremi Udinov si era procurato delle pozioni rinvigorenti, ma era giusto per alleviare l'affaticamento e avere qualche forza in più, lei sembrava che non avesse fatto nulla finora quasi.
    Cosa stava sbagliando? Doveva forse organizzarsi meglio? Probabile. Magari un ciclo di sonno differente, qualche esercizio fisico per dar man forte non solo alla mente, ma anche al corpo. Effettivamente non dava molto spazio all'esercizio fisico, rimaneva in forma si, mangiando sano più che altro, ma il movimento? Forse era quello.
    Si stava scervellando troppo, proprio ora che doveva riposare.
    Si fece più retto quando Daphne tornò con il caffé, si era già fatto vedere abbastanza stanco, non poteva permettersi oltre. Una pausa e del caffé avrebbero aiutato sicuramente.
    "Ti ringrazio."
    Era quello il punto, mentre sorseggiava il caffè, si era sempre premurato di non peccare nell'aspetto, ci teneva particolarmente alla sua immagine e a come gli altri potevano vederlo, ma per gli occhi stanchi, poco ci poteva fare. Non tutti ovviamente avevano l'occhio attento per notarlo, ma la sua futura collega si e di certo non si sorprese.
    Era inutile far finta di niente e sviare il discorso, sarebbe stato inutile.
    "Ora dormo bene."
    Si morse brevemente il labbro inferiore, forse sarebbe stato meglio non dire "ora", la stanchezza mentale gli impediva di essere perfettamente controllato, non gli piaceva questa situazione, era come se in un certo senso cambiando, crescendo, rivalutando i suoi valori si fosse...rammollito? Percepiva di essere più emotivo, meno composto, più esposto e si sentiva frustrato per questo perché così facendo aveva meno controllo sulla situazione.
    Fece un respiro profondo, non doveva esagerare ora con queste riflessioni. Era meglio approfondirle con Rosalie.
    "Stavo riflettendo che forse potrei integrare dell'esercizio fisico. Per quanto io alleni più che altro la mente, il corpo va altrettanto seguito. Non sono esattamente un uomo d'azione, ma potrebbe farmi bene."
    Fece un leggero sorriso, nonostante la prospettiva non l'allettasse particolarmente, non gli piaceva molto allenarsi in tal senso, ma se avrebbe dato dei benefici probabilmente gli toccava.
    "Qual è il tuo segreto invece eh? Non posso mica farmi già battere da te. E' ancora presto."
    Si concesse la battuta, sperando che magari Daphne se ne uscisse con chissà che metodologia sperimentale che portava benefici.
    Intanto questo poteva essere un ottimo momento per darle l'invito. Rosalie era d'accordo per cui questa pausa era l'idea.
    "Poi c'è anche un altro motivo che mi fa stancare, seppur in positivo."
    Tirò fuori quindi dalla giacca la busta con dentro l'invito del Matrimonio, per lei e un eventuale +1, e glielo porse attendendo una sua reazione.
    "Saremmo lieti di invitarti al nostro matrimonio. In caso anche per un eventuale compagno."
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    Era quasi diventato un appuntamento fisso poteva dire. Quasi involontariamente o per affinità spontanea lui e Daphne dopo la loro prima chiacchierata approfondita si erano trovati spesso a lavorare o studiare assieme e non solo all'interno dell'accademia. Si erano trovati anche spesso nella Brithis Library per fare ricerche e anche per...conoscersi meglio. Daphne gli piaceva.
    La libreria di Londra era uno dei luoghi più ricchi di conoscenza del mondo, sia magica che babbana. Qui le persone potevano anche trascorrere intere giornate, tra leggere, studiare, lavorare e rilassarsi nelle zone di relax apposite dove era permesso parlare e fare anche salotti di condivisione.
    Aveva preso a frequentare spesso questa biblioteca concluse le lezioni in accademia. Preferiva nettamente venire qui che trascorrere il tempo nella libreria dell'accademia e aveva convinto anche Daphne a venire di tanto in tanto.
    Quello era uno di quei giorni, avevano passato la mattina a consultare documentazione e ripassare questioni storiche di altri tempi per analizzare l'evoluzione della legge in certi ambiti.
    Incredibilmente affascinante e anche utile alla sua causa, doveva capire come rimediare al torto subito, come poter fare nuovamente appello per l'omicidio della madre e scovare vecchi casi vicini alla sua situazione potevano agevolare la sua richiesta con prove alla mano.
    Portare evidenza che un caso del genere era già successo dava man forte alle proprie intenzioni di fronte al giudice.
    Si bloccò improvvisamente però, sentendo un improvviso giramento di testa che gli face fare un passo indietro per non cadere riuscendo miracolosamente a non far cadere i documenti che aveva in mano.
    "Ho bisogno di una pausa adesso... Quanto tempo fa abbiamo iniziato?"
    Si era sentito improvvisamente sopraffatto. Questo era uno dei suoi...difetti, se proprio doveva chiamarlo così. Si era trovato spesso, soprattutto il periodo in cui stava cercando di risolvere la situazione di Rosalie, a superare i limiti fisici del suo corpo andando oltre il sopportabile. La bramosia della conoscenza e del bisogno di risolvere i suoi problemi lo portavano a esagerare, sperando di incanalare nel suo cervello ogni nozione possibile.
    Non era la sua mente a essere stanca, ma proprio il fisico.
    E l'organizzazione del matrimonio anche aggravava sul da farsi. Era felice, ogni volta che si metteva con la sua fidanzata a parlare di ciò che era necessario per renderlo un giorno indimenticabile era entusiasta, ma al contempo era stressante il pensiero di non riuscire per tempo ad avere tutto ciò che voleva.
    "V-vieni con me nel salotto?"
    Attese la sua risposta affermativa per poi massaggiarsi la tempia mentre camminava davanti a Daphne per raggiungere l'area relax più vicina. Non si era concesso una pausa come si doveva, tra tirocinio, matrimonio, conclusione della tesi. Era diverso durante la maledizione di Rose, il lusso di fermarsi così non c'era e l'adrenalina lo spingeva oltre il limite.
    Ora era come se il suo corpo avesse smesso di avere questa capacità e in parte poteva capire il perché.
    Si lasciò andare su una poltrona, chiudendo gli occhi qualche secondo per poi rendersi conto troppo tardi della maleducazione verso la sua collega.
    "Scusami...volevo prendere per entrambi il caffé, ma sono crollato."
    Questo era un altro segnale di come con Daphne si sentisse a suo agio, non avrebbe mai permesso di mostrarsi in questo modo di fronte a qualche altro suo compagno o collega. Non sapeva bene come prendere questa cosa, un po' lo infastidiva comunque, ma aveva perso il controllo sulla stanchezza del suo corpo in quegli istanti ed era un po' imbarazzato.
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    Sephirot non poteva che essere contento e orgoglioso di Rosalie, di come superato quell'incubo durato fin troppo tempo, stesse cercando di vivere con una prospettiva diversa, con in mente un futuro che ora le era stato garantito. Riallacciare con i membri della famiglia con cui aveva ancora contatto era molto positivo e Udinov la sosteneva senza lamentarsene, anzi era anche nel suo interesse e desiderio conoscere le persone che con il matrimonio sarebbero diventate anche parte della sua di famiglia.
    Una parte di lui avrebbe voluto anche conoscere il padre di Rose, forse solo per il semplice gusto di rinfacciargli quanto fosse stato debole e codardo, ma non l'avrebbe mai fatto di sua iniziativa, quell'uomo aveva scelto di abbandonare sua figlia e sua moglie, agli occhi del russo valeva poco e niente come un uomo, dubitava che Rosalie lo avrebbe contattato.
    D'altro canto invece era per quei parenti che la sua fidanzata aveva scelto di tenere lontano per paura, come aveva provato a fare anche con lui, che quella sera avrebbe conosciuto suo cugino, nonché uno dei professori dell'accademia, nonché l'ennesimo non etero che si imbatteva nella sua vita.
    Non sapeva più che pensare a riguardo onestamente, forse doveva semplicemente smettere di farsi certe domande, anche se non era per niente nella sua natura.
    "Non sono preoccupato, sono contento per te."
    Non erano di certe queste cose a preoccuparlo, si la sua mentalità era cambiata e ancora stava cercando di capire la complessità dell'identità sessuale delle persone, ma non per questo si sentiva a disagio, semplicemente non abituato a trattare certi argomenti, ma dubitava sarebbero stati al centro delle loro conversazioni. O almeno così sperava.
    "Mh, circa?"
    Sapeva che Rosalie non aveva mai avuto pareri negativi riguardo a coppie "Non tradizionali", ma per lui che aveva avuto una specifica educazione e anche come aveva vissuto il ruolo della donna e dell'uomo in un nucleo famigliare gli veniva difficile immaginare Gabriel ed Eizen come una qualsiasi coppia in realtà.
    Non poté che sorprendersi leggermente di fronte all'ultima affermazione della compagna, più che altro perché effettivamente non avevano avuto modo di approfondire che genere di persona fosse il professore, ma se era così sicura dal dire una cosa del genere allora non poteva che crederle.
    "Che un adulto così in gamba e dedito al suo lavoro abbia cose in comune con me rispetto al branco di animali presenti in quell'accademia effettivamente non posso metterlo in dubbio."
    Aveva fatto le sue ricerche, Gabriel nel suo campo era molto conosciuto, non era una branca della magia che Udinov aveva molto approfondito, ma il controllo sulla propria mente era qualcosa che non poteva che ammirare, si era scoperto Udinov di avere un discreto controllo, seppur non avesse avuto modo di appurarlo granché se non all'interno delle lezioni a Durmstrang, per quanto riguardava il suo compagno sapeva poco e niente e la materia che insegnava all'accademia gli interessava ben poco.
    Mentre erano davanti alla porta d'ingresso aspettando di essere accolti, Udinov diede molto peso a quelle piccole attenzioni che Rose gli dedicò, non perché era la prima volta che lo faceva, ma perché adesso ogni accortezza era contornata da un sorriso differente, dopo aver spezzato quella maledizione Rosalie era evidentemente cambiata e quel cambiamento gli riscaldava il cuore.
    "Andrà tutto bene. Farò il bravo."
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    Se già si usava la parola "palcoscenico" era abbastanza ovvio che di vero e spontaneo c'era poco. Come si poteva essere "veri" in ambienti del genere? Non lo era nessuno, ma non si era nemmeno del tutto finti, o almeno lui.
    Aveva trovato un suo equilibrio, che nel tempo era anche mutato però. Se certe conversazioni prima rispecchiano molti suoi pensieri, ora le cose erano un po' cambiate. Crescendo si era fatto una sua identità, delle sue idee riguardo alle persone che aveva attorno senza l'influenza dei suoi genitori.
    Ciò che per molto tempo aveva creduto era stato in parte stravolto e andava bene così, la consapevolezza di un suo pensiero, che suo e suo soltanto, era una sensazione gradevole.
    "Ovviamente no, sarei uno stolto a dire il contrario. Ma crescendo, ho avuto modo di dare più spazio alla mia identità rispetto a ciò che mi è stato da sempre insegnato. Pillole di verità, lanciate qua e la in qualsiasi conversazione."
    E con qualsiasi, intendeva letteralmente qualsiasi. Solo con Rosalie era completamente se stesso, con lei aveva raggiunto un grado di fiducia e amore che era imparagonabile.
    Per cui anche con Daphne c'erano pillole di verità e verità celate, come d'altronde anche lei stava facendo, era evidente da come parlava, dal suo atteggiamento e andava benissimo così.
    Allargò leggermente gli occhi Udinov nell'apprendere quell'informazione, forse in un altro periodo della sua vita avrebbe avuto modo di sapere questa cosa molto prima, ma si rese conto di come gli ultimi mesi fossero stati pesanti, inglobanti nel risolvere situazioni di ben più rilevanza rispetto a chi ancora era del suo ambiente.
    "E ti manca?"
    Non ci avrebbe nemmeno provato a chiederle il motivo di questo allontanamento, era ben conscio che non avrebbe mai ricevuto una risposta in tal senso, ma dato i discorsi che stavano facendo non fu così assurdo assumere che le sue scelte lavorative forse avevano in parte un ruolo in questo suo allontanamento.
    "Perché i soldi comandano più delle persone..."
    Ma non era così semplice la risposta, ci teneva particolarmente a integrare questa affermazione con una verità assoluta.
    "Più delle persone deboli, prive di ogni reale ambizione, ideale o identità si intende."
    Molte persone associavano l'ambizione ai soldi, in parte era così, se si era ricchi si era arrivati a un certo punto della vita, ma quanta poca considerazione che dava Sephirot a persone del genere. Se solo i soldi identificavano un individuo allora che stima mai gli si poteva recare?
    Certo lui era nato in una famiglia già ricca, certe porte erano già aperte per lui, ma solo i suoi sforzi lo stavano portando dov'era, se no avrebbe potuto benissimo vivere di rendita e limitarsi a investire per avere delle entrate. Non era da lui e questo era un valore trasmesso dalla sua famiglia che abbracciava ancora con fierezza.
    "Non solo il professionista che diventerò, ma anche la persona che potrei diventare. Da questa conversazione abbiamo chiaramente espresso quanto questo per noi non sarà solo lavoro."
    Anche Daphne aveva scelto di reagire di conseguenza alle provocazioni del russo e la cosa lo stuzzicava, per cui con verità assodate scelse di reagire. Non era turbato, forse aveva scoperto più carte di come aveva preventivato, ma la storia della sua famiglia non era un segreto, sarebbe stato quasi assurdo non vedere l'erede degli Udinov cercare giustizia per la madre uccisa.
    Forse però ciò che ci si aspettava era che non fosse lui in prima battuta a preoccuparsene, ma il suo ego e la sua diffidenza lo avevano spinto a credere nell'incompetenza diffusa del prossimo.
    Certo, ma da solo non ci sarebbe mai riuscito comunque a ottenere ciò che voleva, questo lo aveva imparato.
    Era così arduo prevedere ed escogitare un vero piano di azione.
    "Oh, quindi mi stai chiedendo già un favore?"
    Sorrise, ironizzando un po'. Ma in realtà probabilmente se davvero Daphne in futuro si trovasse a perdere i suoi valori Udinov era quel tipo di persona che si sarebbe messo in prima fila per farglielo notare.
    "Sappi che il lato vanitoso e un po' dispettoso del mio carattere mi farà mettere in prima fila per farti notare certe cose."
    Era ben consapevole di quanto potesse essere persino considerato infantile come atteggiamento, ma lo divertiva essere leggermente infantile a volte.
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    L'ambiente in cui si nasceva poteva determinare molte cose in una persona. Atteggiamenti, convinzioni, tradizioni, abitudini, moda. L'ambiente era parte integrante della crescita di un essere umano e l'ambiente in cui erano cresciuti loro era molto simile e a volte pure lo stesso identico, eppure per lui la recitazione non era un'attitudine personale. Era si un qualcosa che aveva imparato ad usare a suo vantaggio, sapeva quando recitare e mentire fosse utile e sapeva usarlo la maggior parte delle volte, ma chiamarla attitudine era un altro discorso e questo fece riflettere Udinov.
    Forse ci stava ricamando più sfumature di quello che in realtà erano, eppure non era una parola che si poteva usare con leggerezza, per assurdo avrebbe destato molti meno sospetti se invece di attitudine, avesse scelto "abitudine". Un'abitudine a volte nemmeno ci si accorgeva di averla, era qualcosa che si faceva e basta, un'attitudine invece era un comportamento molto più voluto e calcolato.
    "Attitudine dici..."
    Era troppo curioso ora, Daphne lo stava incuriosendo, non erano tante le persone per cui Sephirot si interessava, per cui quando succedeva tendeva a insinuarsi più di quanto gli era effettivamente concesso. Non aveva alcun timore nel turbare o infastidire il prossimo, se a fronte di domande scomode riceveva una risposta scortese o rigida non ne avrebbe di certo fatto un dramma.
    "Immagino che non ti siano troppo congeniali gli ambienti in cui vivi.... ma non me ne volere, tendo a riflettere molto e l'uso della parola "attitudine" mi ha incuriosito."
    Se una persona tendeva a recitare era perché aveva qualcosa da nascondere, qualcosa che poteva cozzare con le persone e gli ambiente in cui si viveva la maggior parte del tempo, la recitazione poteva servire per tante cose, sia come attacco che come difesa, qual era il suo caso?
    Parlando di idealismo, il russo si trovò in una di quelle situazioni in cui poteva capire perfettamente quanto la sua indole e le sue credenze fossero cambiate nel tempo.
    Era fermamente consapevole di come qualche anno fa, alla considerazione di Daphne sulla ricchezza, avrebbe potuto ribattere. Il suo pensiero a riguardo si era smussato, non allontanato completamente, ma era più flessibile, più consapevole di come non tutti avevano gli stessi strumenti per poter raggiungere un certo grado nella società, una certa sicurezza economica da permettere addirittura di essere ad armi pari con la legge, ma... era un discorso che non voleva generalizzare, perché esistevano anche persone che pur avendo i mezzi non era in grado di reagire e di farsi una vita dignitosa e quelle persone Udinov non le sopportava.
    "L'ingiusto sta alla base. I soldi possono combattere ad armi pari con la legge a volte....a volte."
    In quelle ultime due parole improvvisamente si rabbuiò qualche secondo, perché quanti mezzi e strumenti aveva lui? Poteva avere anche tutti i soldi del mondo, ma la giustizia per sua madre ora era così lontana da farlo sentire frustrato oltre ogni dire.
    Ma fece un respiro profondo, non era sede e persona con cui parlarne...per ora.
    Rimaneva comunque il fatto che il suo personale stava comunque invadendo questa conversazione, forse perché, d'altronde, non era un segreto la sua perdita, tutti nel suo mondo sapevano della morte violenta di sua madre, e lui voleva usare quella morte come cavallo da battaglia per portare avanti i suoi scopi.
    "Forse perché ci piacciono le cose più complicate. Ho l'impressione che ci annoieremmo entrambi velocemente con casi diversi."
    Alzò l'angolo della bocca in un veloce sorriso, ma ci credeva in quello che aveva detto, sapeva che per fare gavetta casi del genere per forza di cose si sarebbe trovato a gestirli, ma in funzione di qualcosa di più interessante, voleva essere sfidato Sephirot, gli ostacoli lo stimolavano, la sua determinazione nasceva da questo e anche nel personale aveva questa tendenza.
    Ovviamente era anche perché ci teneva particolarmente, ma lo stimolo che ricavava dal superare le difficoltà lo faceva sentire immenso.
    Dopotutto, anche Daphne scelse di azzardare ed era giusto così, non era una ragazza che si lasciava intimorire o almeno quella era l'impressione che voleva trasmettere per cui, se lui azzardava, anche lei ora non si tirò indietro nel farlo.
    Accolse di buon grado l'azzardo.
    D'altronde scelse anche di usare il plurale, sottolineando come anche per lei ci fosse un vissuto personale che la spingeva verso questa strada.
    "Non sbagli. Per quanto mi riguarda è proprio quel vissuto ad avermi fatto fare un cambio di rotta nella mia vita. Non mi sono troppo allontanato dal mondo in cui voglio vivere e lavorare, ma ho scelto una strada diversa per arrivarci."
    Inutile negarlo, anche dalle sue parole si era evinto, per cui confermarlo non lo turbò, certo non avrebbe approfondito i sentimenti che lo spingevano, ma le motivazioni invece poteva anche provarci e la sua domanda poteva tornare utile.
    "Oppure tutto l'opposto, le nostre motivazioni potrebbero essere proprio ciò che ce lo fa mantenere l'equilibrio. Farò di tutto per fare le scelte che più si avvicinano ai miei obiettivi. E' qui che entrerà in gioco la morale, quanto privilegio darò a questo obiettivo? Quanto sarò disposto a sacrificare? Dovrò fare scelte che non condivido se ciò mi faranno raggiungere prima lo scopo? Su questo...io...non lo so."
    Si trovò a fare un'ammissione Sephirot, non era solito a dire che non sapeva qualcosa, ma stavolta era una verità indiscussa, quando si sarebbe trovato di fronte a quelle situazioni allora lo avrebbe scoperto.
  9. .
    Per quanto fosse in grado di provare empatia di fronte a determinate situazioni, era però convinto il russo, che per un fine ultimo che riteneva più importante, sarebbe stato in grado di non farsi impietosire o influenzare dal dolore altrui. Non pensava che si sarebbe trovato a provare scrupoli o ripensamenti di fronte alla palese difficoltà che qualcuno poteva mostrargli. Non voleva dire che ne sarebbe stato completamente indifferente, ma i suoi obiettivi richiedevano dei sacrifici, anche la sua morale, per quanto possibile, poteva essere sacrificata. Se non anche la sua umanità addirittura, ma questi erano casi estremi che però non poteva ignorare solo perché più rari.
    Lui doveva riuscire a farsi un nome, una reputazione, salire quei gradini per poi valorizzare ciò di cui aveva bisogno, avere potere gli avrebbe permesso poi di far riaprire il caso di sua madre, ormai passato quasi al dimenticatoio da parte della comunità magica, ma nella sua testa era tutto perfettamente vivido come se fosse accaduto solo da pochi attimi.
    Avrebbe scavalcato chiunque pur di ottenere risposte per una morte così casuale e insensata, non sarebbe morto senza aver dato giustizia a sua madre e se ciò richiedeva distruggere emotivamente qualcuno, non c'era alcun problema.
    Dunque le parole di Daphne, ciò che aveva deciso di affrontare con lei poteva essere pericoloso ora, oppure semplicemente era ciò che serviva per costruire una base con chi possibilmente sarebbe diventato suo collega, alleato o avversario.
    Se serviva, avrebbe parlato con ogni singola persona all'interno del Ministero per far conoscere il suo nome nel bene e nel male e si sapeva benissimo quanto nel "Male" si guadagnava.
    Non era una questione di soldi, anche se li avrebbe comunque tenuti in considerazione, loro muovevano il mondo, costruivano o distruggevano, manipolavano e corrompevano.
    Servivano. Mai dimenticarsene.
    "Ne pagherò le conseguenze a tempo debito. Presumo."
    Fu una risposta per niente neutrale questa, avrebbe potuto semplicemente confermare le sue osservazioni, continuando a parlare in modo neutrale e generale, invece fu come averle dato la conferma di come lui invece si sentiva perfettamente in grado di controllare questa arma. Era rischioso? Non pensava, se non adesso si sarebbe scoperto presto che tipo di avvocato sarebbe stato...almeno per un po'.
    L'arma a doppio taglio lo avrebbe ferito e lo sapeva, ma la sua testa non si sarebbe mai abbassata, seppur "sanguinante".
    "Impareremo Daphne, come avversari o alleati."
    Fatto stava che nemmeno la futura collega voleva rinunciare a questa arma, non poteva che apprezzare questo suo lato, ma da una parte poteva creare problemi con lui trovandosela come avversaria.
    Sapeva troppo poco di lei per poter dedurre cosa la spingesse a fare questa professione, era lui quello più esposto, ma era un male? Dipendeva dai punti di vista.
    Questo non voleva dire che avrebbe scelto solo casi costosi, doveva cominciare con qualsiasi cosa, doveva costruirsela la carriera e sapeva anche che alcuni casi lo avrebbero preso per davvero e non solo per il fine ultimo di sua madre.
    Fortunatamente.
    L'accusa in casi di violenza, fece un leggero sorriso, non era maligno, semplicemente stava deducendo che forse davanti a sé aveva un'idealista che voleva difendere i più "deboli".
    Sarebbe stata un'avversaria, era questo che stava deducendo Sephirot, perché ovvio, quello era il ruolo più moralista, più giusto no?
    Era quello che voleva raggiungere con sua madre d'altronde, ma non credeva che l'avrebbe potuto raggiungere seguendo la morale, non se voleva farlo nel minor tempo possibile.
    "L'affiancamento ci sarà molto utile, abbiamo bisogno di estrapolare il possibile dai professionisti per poi scegliere il nostro modo di fare. Ci sono ovviamente regole da seguire, ma in parte essere un avvocato è un po' come recitare no? In che modo sceglieremo di recitare?"
    Fatto stava che il suo scegliere la difesa in casi di violenza poteva essere per qualsiasi motivo, personale o solo morale, era curioso, ma non poteva chiederglielo direttamente. Forse.
    "Si tende a pensare che prendere le parti dell'accusa difendendo la vittima sia la cosa più giusta no? Eppure la legge dice che ogni persona ha diritto a un avvocato e a una difesa. Non è altrettanto idealista combattere per difendere persone che quasi nessuno difenderebbe?"
    Come difendere la persona che ha ucciso sua madre, perché se in futuro almeno un sospettato ci sarebbe stato qualcuno lo avrebbe difeso nonostante tutto.
    Sephirot credeva in questa legge? D'altronde era la stessa legge che poteva difendere una persona accusata ingiustamente e quella persona meritava di uscire dalla merda in cui era finito.
    "Tendo molto a filosofeggiare, perdonami se ti sto tediando."
    Si rese conto da sé di essere entrato in un argomento delicato, difficile da affrontare senza coinvolgere troppo il personale. Una trappola anche per se stesso, quindi lasciò comunque aperta la possibilità di uscirne.
    Dunque si trovò ad ascoltare le ipotesi della sua futura collega sorridendo, non era così lontano dalla realtà, era il campo da cui avrebbe iniziato se non fosse morta sua madre...il campo che voleva raggiungere se fosse riuscito a dare giustizia e lui ce l'avrebbe fatta, eccome.
    "E' una giusta deduzione, banale anche volendo, ma ovvia. E' un campo che attraverserò di sicuro. Il dubbio è semplicemente sul quando. Perché i casi di omicidio sono quelli che voglio raggiungere per primi. Appena mi sarà possibile."
    Forse aveva così poca possibilità di affrontare questi argomenti che sentì il bisogno di esporsi, ultimamente con Rosalie aveva avuto modo di parlarne poco, erano appena usciti da un incubo, parlare del suo futuro non era stato tra gli argomenti preferiti e soprattutto non aveva attorno a sé molte persone che riteneva abbastanza svegli da parlarne, Daphne sembrava di si invece.
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    Gli piacque la prima risposta di Daphne, imparare ad usare a proprio vantaggio le imperfezioni della legge era esattamente ciò che voleva fare anche lui. Imparare a districarsi tra cavilli e compromessi per ottenere il risultato migliore possibile, ma la sua ambizione sfiorava la cima delle montagne, Sephirot non poteva soffermarsi solo a questo. Questo era solo uno dei punti che voleva raggiungere, era ancora giovane per puntare a qualcos'altro, ma questo non voleva dire che non si era già prefissato determinati obbiettivi nella sua vita già da molto tempo e perseguirli era per lui di massima importanza.
    "Assolutamente. Usare le imperfezioni è il massimo che possiamo fare. Per ora."
    Non volle però approfondire per il momento a quale ambizione stava pensando, perché se inizialmente voleva operare da una parte del banco, il passo successivo era quello di diventare a capo di quel banco, come giudice e infine chissà, arrivare al punto di avere sufficiente potere da poterle addirittura cambiare quelle regole.
    L'idea lo stuzzicava e non poco, a questa idea che già era presente da tempo, si era poi acuita per come non si era mai davvero risolto l'omicidio di sua madre.
    Era vero, nemmeno lui si era sbilanciato, quasi per niente, però stuzzicare e provocare menti interessanti era per lui un divertimento e anche un piacere curioso, perché quando si provocavano persone di una certa bassezza si otteneva solo astio, difensiva o aggressività infantile e immotivata.
    Era convinto che con Daphne invece le cose non sarebbero andate per niente così e la cosa gli piaceva.
    Non rispose a parole, si limitò a fare un cenno del capo come a confermare le sue parole e quindi ad accettare di essere stato in qualche modo ripreso.
    La conversazione poteva continuare. Avevano si il loro da fare, ma questi confronti erano utili anche per il loro lavoro e per avere spunti di riflessione.
    "Mmh, anche del nostro si. Penso non esista nessuna vera legge che mi impedisca di usare il coinvolgimento emotivo dei nostri clienti a nostro vantaggio in certe situazioni. Può però rischiare il richiamo del giudice se spinto troppo oltre."
    E qualche richiamo non era poi così una cosa grave, perché fare leva su determinate situazioni, emozioni, parole nascoste, atteggiamenti parlanti poteva influenzare le meni della giuria. Anche quando veniva detta la famosa frase "Che la giuria non tenga da conto l'ultima cosa che è stata detta". Fesserie, l'emotività di ogni individuo non era in grado di ignorare qualcosa di incisivo e mosso dai sentimenti. Se detto nel modo giusto.
    "Però si, è un terreno insidioso e se non si è in grado di controllarlo è meglio lasciar perdere. Può creare solo danni."
    Lui si sentiva potenzialmente in grado di percorrerlo quel percorso, per quanto avrebbe preferito non affrontare determinate esperienze nella sua vita quelle gli avevano però permesso di sviluppare un certo modo di pensare e comportarsi che magari prima avrebbe faticato a usare per colpa di ingenuità e ottusità quasi involontarie.
    E dunque, nonostante Udinov avesse scelto di provocarla e assumere un comportamento che poteva non essere gradito venne comunque invitato a pranzo.
    Forse ci aveva visto davvero giusto con Daphne, era una compagnia interessante e nessuno dei due avrebbe facilmente messo sul tavolo le proprie tematiche scottanti...oppure a un certo punto si?
    "Accetto volentieri."
    Questa pausa era gradita e avrebbe dato modo a entrambi di ragionare meglio sui loro ostacoli a pancia piena.
    Fece quindi uscire dall'archivio prima la sua compagna per poi seguirla subito dopo verso l'area dedicata al pranzo del ministero.
    Prima di riprendere il discorso, ordinarono il loro pasto e nell'attesa Sephirot non perse altro tempo per parlare ancora con lei.
    "Che tipo di avvocato speri di diventare? In un certo senso ci si specializza anche in questo campo, non si è in grado di difendere chiunque. La nostra giustizia potrebbe influire molto su questa scelta."
    Non era una domanda semplice, nemmeno per lui e sapeva che gli si sarebbe rivolta contro e che anche lui avrebbe dovuto rispondere. Nel tempo era tanto cambiata questa sua idea. La giustizia era una sola, c'erano delle leggi apposta, eppure esisteva lo stesso una sorta di giustizia personale che muoveva le loro scelte e le loro azioni di conseguenza.
  11. .
    Quanto poteva essere saggio intavolare certe conversazioni in quel momento e in quel luogo? Che poi in realtà non era esattamente il momento a turbarlo quanto l'aspetto personale che si celava dietro quei discorsi. Si era reso conto solo nell'ultimo anno quanto effettivamente la morte di sua madre avesse seriamente condizionato il suo modo di vivere e pensare e non solo nel personale, anche in ambito del suo futuro lavoro e questo poteva essere decisamente fastidioso.
    Aveva messo in discussione così tante cose di se stesso e della sua crescita da sentirsi a volte spaesato, poco sicuro di sé se non con rare persone e questo era decisamente un male.
    Certo il suo portamento poteva trarre d'inganno a chi poco lo conosceva, non avrebbe mai permesso che dei conoscenti osassero intravedere ciò che lui non voleva mostrare.
    Ma la scelta di nascondere questi aspetti ora era diventato un po' più complicato per il russo, quando in passato invece era quasi naturale per lui.
    I discorsi che stava affrontando con Daphne quindi potevano essere pericolosi e darle modo di notare qualcosa che preferiva tenere celato, eppure non voleva nemmeno mentire di fronte a pensieri e riflessioni che si era fatto nel corso degli anni crescendo e vivendo determinate esperienze.
    Trovava profondamente sbagliata questa sua "vulnerabilità" perché gli impossibile non focalizzarsi anche su cosa avrebbe potuto pensare gli altri e su come era giusto mostrarsi per mantenere una certa reputazione.
    Poteva anche aver maturato considerazioni diverse rispetto a quelle che gli avevano insegnato, ma comunque su altre cose era quasi impossibile, così radicate nel suo animo che estirparle poteva persino essere doloroso.
    "Però ci sarà un motivo se dei "cavilli burocratici" possono cambiare le sorti di un processo anche di fronte a convinzioni certe no?"
    Fece un mezzo sorriso, imponendo questa considerazione più come una provocazione che altro, il motivo stava nel fatto che le leggi erano a volte malleabili, quei cavilli permettevano un gioco di conoscenza non indifferente in cui solo fatti assoluti e fuori da ogni ragionevole dubbio potevano davvero condannare una persona.
    Ed era forse sbagliato? In realtà no, una persona poteva essere agli occhi di qualcuno l'assoluto colpevole, ma non si poteva condannare qualcuno solo su credenze, sensazioni o situazioni ambigue.
    Per forza di cose era difficile a seconda delle circostanze quanto qualcuno si sentiva coinvolto in certe cause e fino a un anno fa avrebbe scritto con il sangue che farsi coinvolgere emotivamente era, in assoluto, qualcosa che poteva portare più male che bene...ma ora, Udinov aveva anche rivalutato il coinvolgimento emotivo come arma che poteva, ovviamente solo in alcuni casi, dare un vantaggio.
    Ed era ciò che aveva vissuto con Rosalie ad averlo fatto dirottare su questa idea.
    "E se il coinvolgimento emotivo viene usato come arma? Davvero "mantenere la giusta distanza" è una regola assoluta? Sbilanciati un po' Mikkelsen, sei troppo neutrale in quello che mi dici e una conversazione neutrale può risultare noiosa."
    Non era sicuro del motivo per cui avesse iniziato a punzecchiarla un po', forse i motivi erano molteplici in realtà. In primis era il desiderio di approfondire queste dinamiche, ormai c'era dentro ed era fiducioso del fatto che con Daphne potesse avere una conversazione degna di essere chiamata tale. Senza contare che affrontare questi argomenti gli dava modo di riflettere ancor più sui suoi pensieri e su ciò che aveva maturato nel tempo.
    Un altro motivo, meno incisivo, riguardava Daphne in sé, conosceva la sua famiglia, eppure perché ultimamente era sparita da tutte quelle notizie che riguardavano le varie famiglie del loro calibro? Si era evidentemente allontanata ed era curioso, ma sapeva anche che gli era impossibile sapere da lei cosa fosse successo.
    Almeno per il momento.
    "Certo che ho tematiche che potrebbero mettermi alla prova, come chiunque. Le hai anche tu."
    Su questo ne era assolutamente certo.
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    Tutto ciò che riguardava Dorian era una questione che Sephirot aveva messo un po' da parte, almeno fino a quando le cose non fossero tornate come giusto che fossero con Rosalie. La profezia, che si era poi rivelata una maledizione, che incombeva sulla sua famiglia gli aveva risucchiato gran parte delle energie, il tutto senza cercare di trascurare lo studio che ne andava del suo futuro.
    C'erano stati tentennamenti, momenti di fatica non indifferenti in cui Udinov aveva messo in discussione tante delle sue convinzioni, ma la sua caparbietà lo aveva spinto fino al suo obiettivo e lo aveva portato a raggiungere uno dei suoi sogni.
    Il percorso con la sua compagna non era di certo finito, altri ostacoli ed esperienze da vivere li avrebbero messi alla prova, ma almeno ora potevano farlo assieme, senza che l'avvicinarsi precoce della morte incombesse su di loro.
    Ora stava meglio, affaticato, ma poteva affermare con certezza di stare bene e riprendere i contatti con Dorina era una delle prime cose a cui aveva pensato, organizzando quindi con lui un incontro a Diagon Alley, per accompagnarlo a cercare al Ghirigoro un libro che gli serviva per la tesi. Ormai il suo percorso accademico stava giungendo al termine.
    Avrebbe potuto reperire quel libro in tanti altri modi senza nemmeno scomodarsi, ma aveva pensato che potesse essere una scusa per avere modo di avere la compagnia del suo amico.
    Si era quindi ritrovato nuovamente a pensare ciò che gli aveva visti discutere e allontanarsi per un certo periodo. Aveva riflettuto molto sulla sessualità, su come si poteva vivere, sui mezzosangue...tutto aveva messo in discussione non riuscendo più ad essere così convinto come un tempo che caratteristiche del genere potessero realmente inficiare sull'intelligenza e l'integrità di una persona.
    Dopo aver saputo ciò che Morel aveva taciuto riguardo al suo sangue e alla sua sessualità cos'era cambiato? In lui come persona intendeva. Niente fondamentalmente, era ancora la stessa persona, ciò che era difficile da gestire era stato più che altro quel silenzio, quella mancanza di fiducia che a posteriori come poteva essere da biasimare dato il tipo di persona che era Sephirot Udinov?
    Ripensava a tutto ciò mentre vedeva Dorian camminare verso di lui, con lo stesso portamento di sempre e lo sguardo fiero che lo aveva attirato anche in passato.
    Quando fu abbastanza vicino Sephirot allungò un braccio verso di lui per stringergli la mano, ma poi quel braccio scelse di passarlo dietro le spalle dell'amico, come una sorta di mezzo abbraccio, anche leggermente impacciato in realtà.
    "Sono contento di vederti."
    E in realtà non aveva scelto di vederlo solo per riallacciare i rapporti e passare semplicemente del tempo assieme, c'era una cosa specifica che voleva chiedergli, ma tempo al tempo.
    "Incammianiamoci intanto."
    Presero quindi la via di Diagon Alley che, fortunatamente, non era ancora troppo affollata, non erano vicini alle date di inizio scuola, per cui la calca per comprare materiale scolastico non c'era.
    "Ci siamo sentiti poco in questo periodo, ma ci tenevo a dirti che non è stato per via della nostra ultima conversazione. Ho dovuto affrontare...un periodo difficile, ma dal quale ne sono uscito vincitore."
    In due ne erano usciti vincitori, lui e Rose, ma non sapeva ancora quanto avrebbe potuto raccontare di tutto ciò. Dipendeva anche da quanto discreto sarebbe stato Dorian, forse se gliel'avesse chiesto direttamente qualcosa sentiva il bisogno di dirla.
    "Dopo ciò...ho riflettuto a lungo invece su di te e ciò che ti riguarda... la tua sessualità e il tuo sangue non determinano la tua intelligenza e la persona che sei. Sono riuscito ad arrivare a questa conclusione e ci tenevo a dirtelo in faccia."
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    Una delle cose che Sephirot faceva davvero fatica a comprendere era perché nelle parole di Link esisteva così tanta ingenuità. Aveva sofferto più d tante altre persone, si era trovata costretta a sopportare violenze inaudite, eppure... forse era così spezzata da non riuscire ad avere una chiara visione del mondo? Ma lui non poteva di certo essere quella persona che gli apriva gli occhi su un mondo ben più complicato di come lei lo presentava. Perché avrebbe dovuto?
    Eppure sentiva dell'irritazione, ma non aveva idea da cosa fosse dovuta esattamente. Forse era infastidito da chi era convinto nel dire cose che per lui erano palesemente sbagliate e rimanere in silenzio assecondando gli imbecilli sembrava una pratica ardua per lui.
    E dire che gli avrebbe risparmiato gran parte dei problemi che si era ritrovato addosso.
    "Come puoi basare la cattiveria altrui su quanto una persona tiene a qualcuno? Pur di proteggere le persone che si amano le persone arrivano a fare cose indicibili. Quindi evita di fare supposizioni. Non mi conosci."
    Erano proprio comportamenti del genere che attiravano i problemi, eppure il russo mal sopportava chi faceva supposizioni su di lui, sul suo modo di pensare e di vivere.
    Era così tanto cambiato nel tempo che persino lui stesso non sapeva qual era il suo reale limite.
    Perché se la spezza-incantesimi non fosse riuscita a spezzare la maledizione che incombeva su Rosalie, era abbastanza convinto del fatto che sarebbe persino arrivato a provare a torturare qualcuno pur di trovare una soluzione, infischiandosene altamente della salute di tale persona.
    Ma d'altronde le supposizione sembravano non essere finite qui e ora, con il sorriso sulle labbra, faceva ironia sui suoi futuri figli. Fece un respiro profondo, non prendendosi neanche la briga di assecondare la sua "ironia".
    Piuttosto ascoltò le parole seguenti trovandosi quanto meno di fronte a una situazione meno disastrosa di quanto pensasse, il fatto che almeno stesse andando in terapia era già qualcosa, un aiuto professionale era necessario, solo che continuava a non capire perché Link gli desse così tanta importanza, cosa si aspettava ancora da lui era un mistero dato che era già stato piuttosto chiaro l'ultima volta che avevano parlato.
    "Spera che questa terapia ti faccia diventare meno ingenua. Con ciò che hai subito pensavo che l'ingenuità fosse l'ultimo dei tuoi problemi, ma evidentemente non è così."
    Si aspettava di ricevere parole tipo "Brava, stai facendo la cosa giusta?". Si la stava facendo, ma sembrava che ogni sua parola venisse travisata e lei cercasse bricioli di interesse da parte sua.
    Non c'era di certo l'intenzione di vederla soffrire, Udinov non le augurava del male ovviamente, ma erano persone che non poteva spartire nulla e Udinov era un uomo selettivo e pretenzioso, non era a suo agio con persone che non condividevano i suoi ideali e interessi.
    Ma Link aveva l'innato talento di superare sempre il limite, arrivando a rifilargli quelle ultime parole supponendo chissà che cosa. Lei non era "uscita fuori così" perché suo padre l'aveva costretta a essere ciò che non era, ma perché l'aveva costretta a subire torture che l'avevano traumatizzata.
    "Non ti devi preoccupare per i miei figli. Sarò assolutamente pronto quando sarà il momento di avere una famiglia. Pensa a te stessa."
    Gli era venuto l'impulso di rispondergli in maniera molto meno pacata, ma si era reso conto di cosa avrebbe potuto scatenare risponderle diversamente. Era un discorso che al russo stava molto a cuore e per il quale si stava già preparando.
    Ovviamente le sue ambizioni di carriera erano in favore del suo benessere, ma voleva costruire un futuro per lui, per Rosalie e i suoi figli per quanto sarebbe giunto il momento.
    Non era un ragazzo che perdeva tempo il russo.
    Fatto stava che Link non sembrava avere intenzione di andarsene, di lasciarlo stare. Forse voleva una sorta di conclusione? Un confronto come si doveva per poi metterci una pietra sopra?
    Quello poteva farlo, se quest'unica conversazione gli avrebbe garantito di togliersela di torno, poteva sopportarlo.
    "Non capisco ancora cos'altro tu voglia da me. Smettila di sperare di piacere a chiunque. La mancanza di attenzioni e di affetto che hai subito ti sta facendo credere che sia meglio avere l'interesse di chiunque, ma è solo una menzogna. Cerca di capire chi davvero può darti ciò che hai bisogno e lascia stare le altre persone."
    Lui compreso magari.
  14. .
    Nel corso degli anni Sephirot non aveva mai avuto alcun dubbio sulla carriera lavorativa che voleva intraprendere, cresciuto in una famiglia immersa nel mondo giuridico aveva da sempre prediletto e ammirato quel tipo di ambiente desiderando, con l'età che avanzava, di farne parte.
    Nel tempo però mutò il modo in cui voleva farne parte. Suo padre aveva intrapreso una carriera politica, formando un suo partito, progredendo come politico giungendo quindi a essere Il ministro russo magico, sua madre faceva parte del suo stesso ramo politico, diventando però una legale, al servizio del partito e degli esponenti più interessati.
    In un primo momento Udinov credeva di voler anche lui entrare direttamente nella politica, giungendo infine a bramare il posto del padre, ma sia con gli studi che osservando il lavoro di entrambi i genitori, ciò che lo affascinò maggiormente fu l'idea di diventare, un giorno, un giudice del Wizengamont, passando dalla carriera del diritto e quindi della magisprudenza.
    Ma che tipo di avvocato voleva diventare? Perché se negli anni dell'adolescenza era come se tutto gli fosse chiaro come il sole, ora le cose erano cambiate e come si era evoluta la società, ciò che era giusto o sbagliato, erano concetti particolari, seppur esistessero leggi ben precise da dover seguire.
    E fondamentalmente quello voleva fare, seguire ciò che la società aveva messo giù nero su bianco e progredire per diventare giudice così da avere direttamente lui il potete necessario di decisione. Avere tra le mani la possibilità di decidere del futuro di una persona lo faceva sentire potente e bramoso.
    Decidere con le sue stesse parole di poter mandare persino a morire, in certi stati, persone come quelle che avevano ucciso sua madre era qualcosa che desiderava ardentemente.
    Per raggiungere questo obiettivo ultimo la strada però era decisamente lunga e non priva di difficoltà, il suo percorso di studi era ormai al termine, pochi mesi e avrebbe abbandonato quelle mura era giungere dove finalmente voleva arrivare, ma intanto quel giorno ebbe modo di averne il primo assaggio, partecipando a un tirocinio nel Ministero magico inglese grazie all'accademia appunto.
    Era stato affidato alle "cure" dell'avvocato difensivo di un processo in corso, dove il cliente che andava difeso, sembrava essere decisamente colpevole del crimine che gli veniva accusato, ma tutte le prove dell'accusa si stavano mostrando solo circostanziali e il cliente aveva persino un alibi per quella notte.
    Dunque il compito di Sephirot attualmente era quello di vagliare ogni possibilità di attacco che l'accusa avrebbe potuto avanzare, ripercorrendo quindi tutto il caso. Si focalizzò ora sul fascicolo della scena del crimine, era stato commesso un omicidio e tutto portava al loro cliente come colpevole, ma l'alibi lo difendeva da ogni accusa.
    Udinov si trovò a riflettere sulla possibilità che fosse il mandante magari?
    Ma prima di poter approfondire questo pensiero la voce di Daphne Mikkelsen attirò la sua attenzione.
    Anche la sua compagna aveva preso parte alla possibilità di tirocinio, i posti erano limitati, per cui erano stati selezionati pochi studenti.
    Non aveva mai avuto modo di interagirci più di tanto, sapeva che la sua famiglia lavorava al Ministero del Nord, un ambiente politico che Sephirot aveva avuto modo di comprendere non fosse ciò a cui ambiva, ma a parte questo, i suoi pensieri nei suoi riguardi erano prettamente di primo impatto e sensazionale.
    "In alcune circostanze effettivamente si, in altre almeno danno la possibilità sia alla difesa che all'accusa di portare in campo ogni arma possibile per la propria tesi. Quando in ballo c'è la vita di uomo niente va lasciato al caso."
    Si rendeva conto il russo che la sua compagna avesse detto quella frase più come frase circostanziale che altro, ma quello era un ambiente che stimolava la sua voglia di conversazione e preferiva argomentare più del richiesto, soprattutto se al suo fianco aveva una persona che riteneva degna di un dialogo interessante.
    Evidentemente però non era stata detta solo per circostanza, Daphne cercò proprio il dialogo e nonostante le ricerche che entrambi dovevano portare avanti, Sephirot era ben incline a continuare e soprattutto confrontarsi.
    Si avvicinò un po' a lei, non riuscendo a ignorare il suo fascino dato più che altro dal suo portamento, si trovò a notarlo, conscio del fatto che ragazze come lei si avvicinassero molto al suo tipo di donna ideale, ma non andò di certo oltre, il suo cuore aveva trovato la sua pace finalmente.
    "Mh, secondo me non è questione di abitudine. Credo che risulterà sempre frustrante a seconda della situazione, ciò che può rendere davvero arduo questo lavoro sono le situazioni in cui, per forza di cose, non otterrai ciò che il cliente ti ha richiesto. Come affronterai l'ipotetica situazione in cui un innocente non otterrà la giustizia che spera di fronte alla colpevolezza non provata? Soprattutto quando questa persona ti sembrerà palesemente colpevole anche senza alcuna prova?"
    Fu tremendamente serio nel chiederle un parere riguardo questa situazione nello specifico. Non che Sephirot si fosse trovato direttamente in una condizione simile, ma non si avvicinava almeno un po' forse? Il fatto che il colpevole dell'omicidio di sua madre non fosse mai stato punito per il suo crimine non lo faceva mettere nella situazione di essere l'innocente che non aveva ottenuto la giustizia sperata?
  15. .
    I pezzi del puzzle della sua vita stavano finalmente ritornando al proprio posto, per un periodo fin troppo lungo Sephirot aveva dovuto gestire un caos che non gli si addiceva, trovandosi anche più volte o in difetto o impossibilitato a trovare una soluzione per recuperare quella serenità di cui aveva bisogno.
    E non parlava solamente della condizione con cui Rosalie aveva dovuto convivere per anni riversandosi anche su di lui, ma anche del suo futuro, del ritornare in piedi dignitosamente dopo aver perso una delle colonne fondamentali della sua vita. Sua madre.
    Ne soffriva ancora, ma ora in maniera differente e ora che l'accademia per lui stava quasi per chiudersi sarebbe entrato nel mondo che gli competeva e dove non si sarebbe nemmeno imbattuto in persone che non riusciva a capire e che nemmeno voleva capire.
    Era come se ogni ambiente didattico fosse tossico o adornato da indisciplina e follia, ancora si chiedeva come fosse possibile, ma poco importava ormai, aveva di nuovo la sua Rosalie, una nuova Rosalie e finalmente con lei avrebbe costruito la vita che voleva.
    Era con questi pensieri quasi utopici che si stava godendo la pausa dallo studio, si era trovato un angolo tranquillo e stranamente non stava leggendo nessun libro di scienze politiche o di qualsiasi altra materia accademica del suo corso.
    In mano reggeva un romanzo, uno nemmeno così vecchio, anzi. "Il paziente inglese" si stava mostrando una lettura decisamente travolgente, più di quanto avrebbe creduto. Una mancanza questa che stava recuperando volentieri, ultimamente ogni tempo libero lo aveva dedicato alla disperata risoluzione della profezia/maledizione della famiglia di Rosalie quindi adesso stava concedendo a se stesso, finalmente, un po' di quiete.
    Si era accorto che vicino a lui c'era un'altra persona, ma non gli aveva dato peso, troppo preso dalla sua lettura, ma quando quella voce famigliare richiamò con più decisione la sua attenzione Sephirot terminò la frase che stava leggendo per arrivare al punto per poi inserire il segnalibro, chiudere il libro e quindi decidersi a rivolgere lo sguardo a Link.
    Non poté nascondere la sorpresa sul suo volto nel constatare un cambiamento così drastico nel suo apparire... Udinov non poteva sapere quale fosse il motivo di tale cambiamento, ma sicuramente non lo disdegnava rispetto alle scelte stilistiche precedenti.
    Non ebbe comunque modo di chiederle che cosa volesse di nuovo da lui, soprattutto dopo l'ultima non idilliaca conversazione che avevano avuto, ma venne interrotto immediatamente.
    Così Udinov dopo aver semplicemente aperto leggermente la bocca si tacque lasciando a Link la parola.
    Sospirò, ben consapevole che avesse detto una bugia in realtà, era una situazione in cui le persone, messe all'angolo, mentono anche pur di ferire l'altro. D'altronde quando si era privi di argomentazioni, quando ci si trovava a "dire cose che non penso perché sono arrabbiato", era perché c'era un'evidente mancanza.
    Andava tutto bene, le scuse le accettava e l'avrebbe anche congedata, nessun rancore perfetto, ma quelle ultimissime parole fecero aggrottare le sopracciglia al russo, non riuscendo a cogliere che cosa volesse dire con "per te c'è un po' di speranza."
    Non gli piacque per niente questa supposizione.
    "Magari non sarebbe male sviluppare la capacità di argomentazione invece di ricorrere a menzogne costruite solo con lo scopo di far soffrire l'altro. Non sarebbe più tagliente e incisivo toccare i punti veritieri dell'altro? Mostrare all'altro un punto di vista diverso, magari migliore, di una verità che lui crede indiscussa?"
    Forse era qualcosa di troppo complesso per lei, si era reso conto di quante persone non fossero in grado di fare una cosa del genere, molto meglio essere aggressivi o comportarsi come Price, da psicopatici praticamente.
    "Non posso garantire che avrebbe provato a impedirlo. E' un mondo insidioso quello della nobiltà purosangue, ma avrebbe sicuramente provato a impedire a mio padre di prenderne parte. Cercando di tenere fuori la famiglia Udinov da certi atti orribili."
    Ma ora arrivava la parte divertente, quella in cui, per ora, le avrebbe concesso il beneficio del dubbio, diciamo in "onore" del cambiamento che sembrava star mostrando.
    "Non ho ben compreso che cosa intendi per "per te c'è un po' di speranza". In cosa avrei speranza?"
    In parte credeva di averlo capito, ma preferì non sbilanciarsi e attendere che lei esplicasse più approfonditamente questo concetto. Sempre che ne fosse stata in grado.
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