Posts written by †Padme†

  1. .
    Io non ti ho mai odiato.
    Poche semplici parole, una canzone per le mie orecchie, molto più dolce delle melodie delle sirene. Cercai di cancellare completamente il vuoto di quei mesi passati. Forse era vero che il nostro sentimento era nato e sbocciato troppo in fretta, ma qualcosa di vero era rimasto nonostante tutto. Il nostro legame pareva essere più forte del tempo e delle difficoltà... Mi chiesi per un attimo cosa avrei fatto se la storia si fosse ripetuta, ma fui distratta da Sky che con nonchalance fingeva di non aver niente da raccontare. Feci una piccola smorfia di disappunto.
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    Probabilmente ci avevano già pensato le sue amiche, o il suo ragazzo, a consolarla e offrirle soluzioni. Era normale che sentirmi tagliata via da parti della sua vita mi desse così fastidio? Non le promisi a parole che non avrei mai più fatto stupidaggini, per il semplice motivo che sembravo non poterle evitare.
    Basta che non litighiamo mai più, — soffiai in modo appena udibile — Soprattutto per questioni... di cuore.
    Volevo essere chiara. Non ci sarebbero mai più dovuti essere questo tipo di problemi. Lei era libera e io ero libera... E non saremmo mai più state legate in senso univoco. Quando lei scherzò sullo spavento che aveva preso, sorrisi mio malgrado.
    Ricominciamo, ok? Piacere, io sono Skylee.
    Lo faceva suonare troppo semplice, ma cercai di imitarla in quell'impegno di far andare le cose tra noi. Lei si sforzava di allentare il disagio, quindi dovevo fare lo stesso, era il minimo.
    Va bene, — accettai illuminandomi —Io sono Padme. Prefetto di Corvonero... Anche se ancora per poco.
    Scherzai anche su questo e scoprii che da una parte l'idea di togliermi per almeno un anno il peso della spilla mi faceva sentire più leggera.
    Dovrebbero darla a te, il prossimo anno. Io ho dato... ehm, un cattivo esempio, temo.
    Avrei faticato a riconquistarmi la fiducia degli insegnanti e dei compagni, ma prima ancora avrei trovato difficoltà nell'incrementare quella in me stessa. Eppure in quel momento, la mia mano stretta in quella di Sky, un futuro migliore, addirittura felice mi sembrava persino possibile. Senza pensarci due volte mi sporsi verso di lei e timidamente le passai un braccio intorno alla schiena per abbracciarla. Profumava di fresco, come l'oceano. Mi venne in mente quella breve vacanza passata sulle montagne bavaresi, quando era tutto nuovo e eccitante; un ricordo ormai vecchio che lasciava in me un'indelebile traccia di malinconia.
  2. .
    Alex ha fatto cosa?
    Mi morsi un labbro quasi pentendomi di averla nominata. Non so perché, ma in bocca a Skylee il nome di Alex suona diverso. Sentivo il risentimento che aveva provato nei confronti di quella che per breve tempo era stata la mia ragazza. Avevo voluto tanto bene ad Alex eppure ora mi ritrovavo in qualche modo a condividere il risentimento di Sky. Annuii.
    Non stiamo più insieme, — dissi triste ma anche un po' fredda — Lei è convinta che io provi ancora dei sentimenti per te. E che io non vada bene per lei perché... ho un carattere troppo introverso.
    Era vero ma solo in parte. Con Skylee non ero mai stata così chiusa e silenziosa, al contrario lei era l'unica che tirava fuori parti di me che a malapena io conoscevo. Prima, ovviamente, che il mostro oscuro prendesse il sopravvento nel mio cuore. Perché era così dannatamente difficile avere diciassette anni?
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    Quando Sky si dimostrò d'accordo sul fatto che io mi facessi aiutare da qualcuno il mio primo istinto fu quello di protestare, ma non volendo rovinare quell'atmosfera di ritrovata gentilezza tra noi, ingoiai la lamentela e invece annuii in silenzio. Mi costava accettare una cosa del genere, forse nemmeno volevo ammettere di avere qualche problema, anche se era palese agli occhi di tutti. Dentro di me ero convinta che tutto potesse tornare a posto se solo avessi riavuto Sky. Ma le cose non sarebbero mai potute tornare come erano prima, noi... Io non sapevo proprio come avremmo potuto ricucire il nostro rapporto. E pur non sapendolo, eccoci lì, entrambe a fare un tentativo.
    Non voglio che tu te ne vada... Hai me, io voglio provare ad essere tua amica.
    A sentirla parlare così mi faceva male un punto dalle parti del cuore.
    Lo vuoi davvero? — chiesi piano, consapevole dello sforzo che stava facendo. Chissà se mi avrebbe mai perdonata di averla lasciata per Alex. Chissà se poi era vero che ero ancora innamorata di lei. Non lo capivo questo, e non volevo capirlo. Volevo solo che tornassimo ad essere amiche e a frequentarci e nient'altro. Non volevo niente e non volevo pensare a niente. L'amore è troppo complicato per una come me, pensai.
    Tu mi interesserai sempre.
    Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso mentre diceva che voleva aiutarmi e mi chiedeva il permesso di starmi vicino.
    Dammi un pizzicotto ti prego, perché non so se riesco a credere alle mie orecchie. Non capisco. Sky... Io ero convinta che ormai mi odiassi. Non è possibile che solo perché io... Io...
    Ricordavo ancora perfettamente le sue parole affilate nel giorno del mio compleanno. Un tentativo - malriuscito anche - di suicidio mi sembrava troppo poco per suscitare in lei questa reazione. Che cosa le avevano raccontato?
    Anche io voglio starti vicina, — dissi poi un po' più risoluta — Sento che non ho fatto abbastanza per te. Ero presa solo da me stessa e non mi sono preoccupata per te come avrei dovuto. Perché anche a te è successo qualcosa, vero? Qualcosa di cui non mi hai mai voluto parlare.
    Ero egocentrica. Questo si poteva dire di me, concentrata solo sui miei sentimenti e sulle mie emozioni, senza quasi mai considerare quelli degli altri, i loro punti di vista, i loro problemi. Ero così ripiegata sul mio dolore da non essere in grado nemmeno di intravedere quello degli altri, figuriamoci fare qualcosa per loro. Io chiedevo, chiedevo sempre e solamente. Esigevo che gli altri si occupassero di me, pensassero a me, volessero me.
    Io voglio cambiare. Non voglio più essere così... debole. Insegnami ad essere come te.
    Una richiesta insolita, ma perlomeno molto diretta.

  3. .
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    Erano passate meno di 24 ore dalla penosa conversazione con Alex e non avrei saputo descrivere lo stato in cui mi trovavo. Ero nel mondo ma non del mondo, non ancora almeno. Non avevo ancora lasciato l'infermeria, ma presto - fin troppo - avrei dovuto farlo. La direttrice della mia casa era venuta a farmi una sorta di breve interrogatorio al quale avevo risposto a monosillabi cercando di suonare sincera. Avevano mandato un gufo a mio padre che però non era ancora arrivato - non sapevo nemmeno se fosse a casa o chissà dove - e l'idea di incontrarlo mi riempiva di imbarazzo. Non so se sarebbe stato d'accordo con l'idea della vicepreside di mandarmi da uno psicomedimago per qualche tempo, forse sarebbe stato più propenso a portarmi via da lì, facendomi studiare a casa o magari cambiare scuola. Non potevo dire di sentirmi depressa a questa prospettiva, oramai non sapevo neppure io quello che volevo fare e soprattutto dove volevo stare. Ma in qualche modo scappare da quell'ambiente mi pareva la soluzione più allettante. Almeno questo pensavo fino a che nella stanza irruppe come un missile una persona con cui non parlavo veramente da molto tempo: Skylee accorciò la distanza tra di noi così repentinamente che quasi mi spaventai. Mi si fermò accanto riempiendo di parole affannate quel vuoto che si era formato tra di noi mesi prima. Strabuzzai gli occhi quasi incredula e inghiottii la saliva cercando una reazione adeguata a quella visita che avevo agognato ma che non avrei mai creduto possibile. Non per davvero.
    Sky... — iniziai senza sapere come continuare.
    Anche lei voleva sapere il perché. Ma la domanda vera era perché no?. Nessuno sembrava capire come si sentiva.
    Anche io ho sbagliato tutto. S-sono così stupida. Alex mi ha lasciata e io non vedevo via d'uscita. Non so cosa dovrei fare... Mi vogliono mandare da un medimago, pensano tutti che io sia diventata pazza! E forse è davvero così... Non so, non capisco più niente.
    Era incredibile come con lei le mie parole fossero molto più... vere e sincere rispetto a quelle che avevo rivolto ad Alex.
    So solo che sono stanca, e che non voglio stare da sola... E tu mi sei mancata così tanto che credevo di morire senza di te. Alex l'ha capito e... Insomma, non lo so. Forse non sono fatta per i rapporti di coppia. E di amici non ne ho. Quindi magari è la volta che me ne vado da questo posto...
    Volevo dire mille cose diverse, tutte che si accavallavano nella mia mente e poi uscivano a caso come una roulette russa.
    Tu perché sei venuta? C-credevo che non lo avresti fatto. Pensavo di non interessarti più...
    Ero agitatissima adesso, guardavo Sky alla stregua di un fantasma che sarebbe svanito di lì a poco. Ma non stavo sognando, tutto quello era reale. Avrei voluto poter cancellare i sei mesi precedenti e riscriverli da capo.
  4. .
    Alex era molto più fragile di quanto io stessa potessi credere. La ragazza distrutta che avevo di fronte non assomigliava affatto all'immagine che avevo coltivato nella mia mente fin dal nostro primo incontro. Certo, anche allora la sua disponibilità e gentilezza mi avevano impressionata, però mai l'avevo vista così vulnerabile, credevo anzi che fosse il tipo di persona che odiava mostrarsi debole davanti agli altri. Non avevo idea se fosse così solo con me o anche con gli altri. In qualche modo, trovavo che le lacrime non le si addicessero, come viandanti in un paese straniero, mentre sul mio viso erano di casa.
    Non piangere più per me, per favore. Io sono abituata, ma tu... Non lo fare. Non lo fare mai.
    Le mie parole uscirono più fredde di quello che volevo. Forse non sapevo più manifestare affetto, come meccanismo di difesa mi stavo rinchiudendo in una bara di ghiaccio e può darsi che non sarei mai più riuscita a sentire il sole. Ma forse nemmeno il dolore.
    Ascoltai Alex farmi la promessa di esserci sempre, e annuii più per tranquillizzarla che perché ci credessi. "Ci sarò sempre" è un'espressione così amara che non so come avesse fatto a pronunciarla, specie proprio nel momento in cui se ne andava. Abbassai lo sguardo mentre lei - forse colpita dalla mio improvviso vuoto di emozioni - mi augurava una pronta guarigione e quasi letteralmente scappava da quella stanza. Sapevo che non sarebbe più tornata e ascoltai imperscrutabile il rumore dei suoi passi farsi sempre più distante. Forse avrebbe addirittura chiesto di cambiare dormitorio. O forse io avrei dovuto farlo, a pensarci bene... Feci un enorme sospiro prendendomi la testa tra le mani. Se n'era andata prima ancora che potessi formulare qualche parola d'addio. Alla fine, il luogo del nostro primo incontro è stato anche quello della separazione. Mi sovviene quel detto giapponese, imparato su chissà dove, che avevo riportato persino sul mio diario:
    会うは別れの始め
    (Au wa wakare no hajime)
    "Ogni incontro è l'inizio di una separazione"

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    Lo ripetei dentro di me diverse volte, come per assimilare la verità ineluttabile di quella frase. Ogni incontro è l'inizio di una separazione, mormoravo a mezza voce e intanto il sole tramontava dietro le cime degli alberi, lasciando che l'ombra riprendesse il dominio di ogni cosa. Ogni incontro è l'inizio di una separazione.

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    La disperazione che leggevo negli occhi di Alex mi faceva bruciare dentro il senso di colpa in maniera insopportabile. Avrei dovuto essere contenta forse che ora soffrisse come soffrivo io e che volesse starmi vicina nonostante tutto, eppure nessuna di queste due cose riusciva a sollevarmi minimamente.
    Perchè... perchè è meglio che non ci vediamo più?
    Ammutolii per qualche istante. Possibile che non capisse? I sentimenti non si possono semplicemente riporre in un cassetto all'ora di andare a dormire, ci vuole tempo, tanto tempo per guarire le ferite emotive. Forse per un cuore spezzato nemmeno esiste prescrizione. E il tempo è lento, così lento... Bastava guardare Sky, che ancora adesso non mi parlava, quasi nemmeno mi guardava. Mi chiedevo talvolta che cosa provasse veramente ogni volta che ci incrociavamo senza volerlo. Certo, io non mi sarei comportata mai in quella maniera con Alex, non avrei potuto odiarla o dirle cose cattive, però non potevo nemmeno fare finta che non fosse accaduto niente. Come d'altronde non avrebbe potuto fare lei. Ci eravamo cambiate a vicenda, irrimediabilmente.
    Ho bisogno di tempo... Ho bisogno di fare chiarezza nel mio cuore. Continuare a vederci renderebbe tutto più difficile.
    Sarebbe una spada nel cuore. Forse poi si potrà essere amiche un giorno. Forse... Il suo abbraccio mi colse impreparata, mi sentivo quasi a disagio all'inizio, perché non mi sento più appartenere alle sue braccia. Era come se di colpo fosse morto qualcosa dentro di me, non riuscivo più a credere nel suo affetto. Una parte di me si sentiva ingannata, avrebbe voluto non averla mai incontrata.
    Ma che cosa ti sta succedendo?
    Mi morsi il labbro di nuovo, questa volta fino a farlo sanguinare. Volevo dirle solo "Non parliamone più" e finirla lì, ma sapevo che lei non si sarebbe rassegnata, voleva delle risposte.
    Tu sai stare da sola, Alex, sai farti amici, sai farti rispettare. Io non so fare nessuna di queste cose, non più. Forse avrei dovuto chiedere aiuto a qualcuno quando tutto ha iniziato ad oscurarsi... Ma non l'ho fatto, ho allontanato Sky e alla fine sono diventata un peso anche per te.
    Sprofondai un poco di più la mia testa nell'incavo della sua spalla.
    Io ci ho provato a sorridere, davvero. Tu mi hai regalato... dei meravigliosi momenti di serenità. Io non ti ho dato niente in cambio, se non le mie mille fragilità. Mi dispiace.
    Alex non si rassegnava, sembrava quasi si rifiutasse di capire, tanto da farmi quasi pietà, ma la verità è che le cose non vanno mai come si desidera e le persone non si comportano mai come noi vorremmo. Mi afflosciai sul materasso liberandomi dal suo abbraccio. Mi turbava vederla piangere per me.
    Tu devi diventare un' infermiera o una guaritrice, ricordi?
    Le sorrisi dolcemente. E' vero, quello è il mio sogno, se lo ricorda. Chissà, può darsi che passare attraverso tutto questo mi aiuterà un giorno nel mio lavoro, a comprendere le persone, ad accudirle e a farle sentire amate.Ma per il momento ero io quella bisognosa, e sapevo precisamente qual è l'unica cosa che vorrei in questo momento: vedere entrare da quella porta una testa bionda tempestata da riccioli ribelli.
    Ti chiedo solo di avere pazienza, Alex... E di scusarmi.
    Tornoai a cercarla con gli occhi, dopo aver sbirciato in direzione della porta in preda all'illusione di vedere qualcuno. Lasciai andare indietro la testa sul cuscino e insieme mi scappa un sospiro.
    Chiedi scusa da parte mia anche a Corinne e ad Ellie... Per piacere. Non serve che vengano qui, io... Devo imparare a stare da sola, a farcela da sola.
    Lo dissi, ma non ci credevo. Non volevo che nessuna di loro mi vedesse, perciò fingevo una forza che non avevo.



    Edited by †Padme† - 29/6/2021, 18:07
  6. .
    Non parlo tanto con qualcuno forse da quand'ero in vita. In generale non ho mai parlato molto, ho sempre preferito ascoltare, riempirmi delle parole degli altri, tranni in rari momenti di euforia. Adesso ogni conversazione mi stanca, come se non fosse davvero più fatta per queste cose. Sky non mi delude, promette di portare avanti la mia ricerca, e sono sicura che non si fermerà fino alla fine. E' bello poter contare su qualcuno in questo modo. Non capisco perché non mi sono appoggiata maggiormente a lei quando l'avevo vicina, perché non le avevo detto tutto quello che mi stava succedendo. D'altra parte anche lei aveva dei segreti di cui non mi aveva mai parlato, forse perché in fondo non ci fidavamo davvero l'una dell'altra. Non posso farea meno di sorriderle quando dice che terrà il mio quaderno.
    Puoi venire a trovarmi quando vuoi... Ti ascolterò sempre come avrei fatto in passato.
    Glielo dico giusto per ricordarle che il mio affetto per lei non è mutato nemmeno in questo stato informe, no, il mio cuore si è fermato eppure non ha smesso mai di battere per lei. Pregherò che il suo cuore guarisca da ogni ferita, specialmente da quelle che le ho procurato io. E io, presto o tardi, raggiungerò il luogo a cui ormai appartengo ma per cui non ho ancora trovato la strada. Mi avvicino a Sky come per darle un bacio in fronte, ma è un gesto vuoto che non può raggiungerla. Ondeggio in avanti fino a sovrappormi al suo corpo di carne e poi passo oltre.
    Grazie di tutto, amica mia, — mormoro in modo che senta.
    Mi allontano da lei, ma adesso so che siamo vicine, unite anche più di una volta.

  7. .

    Un lago. Alberi e piante tutt'attorno. Al centro del lago, una figura dai capelli ricci che si muovono al vento mi tende la mano. Entro in acqua per cercare di raggiungerla, di afferrarla, ma non riesco, è come se una forza mi sospingesse indietro. Mi tuffo in acqua e lì sento il mio corpo molto più libero e veloce. Mi dirigo verso il centro a colpi di gambe - o di coda...? - ma quando lo raggiungo tutto inizia a girare: un mulinello gigantesco mi risucchia verso il fondo, mentre l'eterea figura di - è un angelo? - si staglia in alto, completamente immobile. Cerco di gridare ma non esce alcun suono, sento di essere spacciata e inizio a roteare e cadere e scendere sempre di più...

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    Non so di preciso quanto a lungo rimasi senza sensi, ma in quel lasso di tempo sognai intensamente fino a che mi svegliai con la sensazione di cadere. Appena riaperti gli occhi ebbi una sorta di attacco di panico, non capivo dove mi trovavo ed ero così confusa che dovettero somministrarmi una pozione rilassante. Immediatamente ricaddi in un sonno profondo e senza sogni dal quale avrei voluto non svegliarmi mai più. Quali erano i vantaggi di stare sveglia dopotutto? Dover fare i conti con la reazione di tutto il castello al mio atto di follia? Essere spedita dritta dallo psicomedimago senza nemmeno passare dal via? Trovare il modo di andare avanti da sola, ora che Alex aveva deciso di troncare con me? Probabilmente mi avrebbero tolto la spilla da prefetto dopo un episodio del genere, l'ultimo di una lunga serie... Non era già la terza volta che finivo in infermeria nel giro di un anno? Pur considerandomi una persona dall'indole tranquilla e studiosa, ero riuscita a procacciarmi una marea di guai. Non saprei nemmeno come comportarmi se qualcuno dei miei compagni venisse qui a trovarmi, cosa dovrei dire? Cosa si dice in questi casi? Non so se avrei sopportato le loro espressioni di compassione o peggio ancora il tacito giudizio dei loro occhi. Forse dovrei lasciare la scuola, o cambiarla... Forse sarebbe meglio andare lontano lontano da qui, ricominciare da un'altra parte. Pensavo queste cose, ma farlo mi faceva scendere una lacrima. Continuavo a tenere gli occhi serrati anche dopo essermi destata, rifiutandomi di osservare il mondo intorno a me. Questo almeno fino a quando non percepii entrare qualcuno e sistemarsi accanto a me. Sentii il lenzuolo tirare da una parte e mi immobilizzai per non far notare che non stavo affatto dormendo e trattenni il respiro. Chi poteva essere? Alex? Corinne? Ellie? O forse addirittura Sky? Poi il suono inconfondibile di un pianto irrefrenabile giunse ai miei orecchi e mi spezzò il cuore una volta di più, rendendomi conto che si trattava di Alex, la mia ormai ex-ragazza. Inspirai bruscamente e cercai dentro di me la forza di affrontarla, ma non la trovai. Mi morsi il labbro muovendomi irrequieta, non sopportando di udire quei singhiozzi dolorosi di cui io ero la causa. Inziò a dire che le dispiaceva, la voce rotta dal pianto.
    Perché..? Perché è successo tutto questo?...
    Avrei voluto poterle rispondere, dirle che non lo sapevo nemmeno io, che ero stata stupida, come sempre, la corvonero più stupida che sia mai passata per questo castello. E la cosa che mi faceva sentire ancora più stupida è che in quel momento desiderai ancora di essere morta, di potermi sottrarre a quella situazione. Una parte di me era commossa, un'altra era quasi infastidita. Non potendo fingere oltre, allungai una mano in direzione di quella di Alex e la strinsi forte. Quando i nostri occhi si incontrarono sgorgò immediato il pianto anche dai miei.
    Sai, hai fatto bene a lasciarmi — fu la prima cosa che dissi — Neanche io starei con una come me.
    Mi tremò leggermente la mano, ma mi imposi di continuare a stringere forte. Non ero abituata a quel muro invisibile tra di noi, quando in un'altra occasione le sue labbra sarebbero corse subito sulle mie, e io che comunque ero ancora lì ad aspettarle - contro ogni buon senso - risultavo solo ridicola.
    Non dovevi venire — la rimproverai anche se in realtà le mie emozioni erano altre e volevo solo essere abbracciata — E' meglio... Credo sia meglio se non ci vediamo più. Forse dovrei lasciare la scuola. E' diventato tutto troppo difficile per me... — Avevo abbassato lo sguardo ma poi lo riportai su di lei per farle capire almeno una cosa sola — Non sentirti in colpa, ti prego. Non è colpa tua, e lo sai... Anche se sono triste... E arrabbiata... Tu non c'entri niente. Sarebbe successo comunque, io... I-io forse cercavo solo una scusa per farlo.
    Mi vergognavo di quelle parole, ma sentivo che non erano così distanti dalla realtà. Non facevo che cercare motivi per rimanere, ma non ne trovavo e sentivo mancare in me le forze già da molto tempo, già dall'autunno precedente, quando ero entrata nel vortice della depressione e casualmente avevo incontrato Alex.
    Ti ricordi? E' qui che abbiamo parlato la prima volta.
    Un breve sorriso mi contamina anche gli occhi, subito oscurato da un'ombra di amarezza.

  8. .
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    E' incredibile quante cose si accumulino nei nostri cuori, emozioni e parole che salgono alle labbra ma non siamo in grado di esprimere come vorremmo e allora taciamo, seppellendo con loro il nostro vero io. Eppure quando finalmente arriva il momento in cui sentiamo di poterle rivelare, quelle stesse cose che sembravano così importanti, diventano irrilevanti, perfino scontate. E' così adesso tra me e Sky: sappiamo perfettamente cosa sta nel cuore dell'altra e spiegare non serve più. Le parole sono sopravvalutate, esse possono essere fonte di fraintendimento tanto quanto il silenzio. Sono i gesti a fare più rumore, e il fatto che lei sia qui oggi in un bagno di lacrime mi dimostra già tutto quello che volevo sapere.
    Smettila, — le dico perentoria ma con dolcezza nello sguardo — Il passato è passato e non ha senso continuare a rivangarlo. Ci sono dei motivi se è successo quello che è successo, bisogna accettare che non sempre si riesce a fare bene in questa vita... Tu devi vivere, Sky, e devi farlo serenamente senza portarti dietro inutili sensi di colpa. Io non potrei mai essere felice a saperti triste...
    Le mie parole sono frutto di lunghe riflessioni solitarie compiute nel mio vagare senza fine. Ora mi è tutto chiaro e so anche cosa le chiederò di fare. E poi, presumibilmente, mi sentirò libera anche da queste catene invisibili che mi ancorano al mondo senza permettermi di farne veramente parte.
    Cosa posso fare Pad? Io voglio aiutarti.
    La sua proposta permette a tutti i puntini di unirsi: Sky è veramente l'unica che può aiutare la mia anima a raggiungere il luogo del riposo eterno.
    Quando ero in vita tenevo un diario, — inizio a dirle con un bagliore dell'antica luce negli occhi — Scrivevo di tutto, anche di te. Soprattutto di te.
    Faccio una pausa. Ammetterlo è così naturale.
    Un giorno Alex lo ha trovato e l'ha letto... Ed è anche per questo che decise di lasciarmi, sai, il giorno dell'episodio alla torre di astronomia.
    Fa strano ricordare quell'evento, è quasi buffo. In fondo è come se il mio destino fosse sempre stato scritto e fosse impossibile cambiarlo. Doveva succedere.
    Dopo quella volta lo incantai, di modo che nessuno potesse leggere quelle pagine. Ho continuato a scriverci fino a quando... Non so come dirlo, ma sentivo che la mia fine sarebbe arrivata presto. E io non volevo che venisse buttato via o utilizzato da altri... Così l'ho nascosto. L'ho lasciato nella Stanza delle Necessità, nel posto dove tutti capitano quando hanno qualcosa da nascondere.
    Le lancio uno sguardo eloquente, penso sappia già cosa le sto per chiedere.
    Ecco, vorrei che lo andassi a cercare e lo tenessi tu. Allora capiresti... Che sei sempre rimasta con me anche quando non c'eri. Una parte di me è molto legata a quel quaderno, tienilo e cerca di non dimenticarmi. L'unico modo per leggerlo è aprirlo e cantare "Willow Waly".
    Un sorriso triste mi illumina appena il volto, come una scintilla di fuoco tra mucchi di cenere. Non so se se lo ricorda, ma le ho cantato quella canzone quando eravamo al lago vicino a casa mia, dove c'è un salice piangente. Me l'ha insegnata mia madre. E questo mi porta alla seconda richiesta da sottoporle.
    E poi, c'è un'altra cosa che vorrei chiederti, — esito un momento perché mi sembra molto più ardua rispetto alla prima — So che studi la lingua delle sirene e che hai fatto delle ricerche nel lago nero... E so che è chiedere tanto, ma pensi che potresti... Potresti cercare mia madre? Non credo che sia morta, di sicuro lo saprei se lo fosse, almeno adesso...
    Era una delle cose che mi avevano lasciato più perplessa: ora il confine tra la vita e la morte era preciso e delineato e sapevo con certezza che mia madre non faceva parte del mondo dei morti. Da una parte questo mi aveva rallegrato, dall'altra sapere che non l'avrei trovata nemmeno nell'al di là mi intristiva un poco. Guardo la mia amica speranzosa, confidando in quel coraggio e spirito di avventura - o forse era semplice curiosità - che l'aveva sempre contraddistinta.
    Ti prego Sky, trovala per me. Tu puoi riuscirci, lo so, sei la persona giusta. Allora lo farai?
  9. .
    Io non capisco, perché non sei passata oltre?
    La mia espressione si fa tetra, perché anch'io non lo capivo, questa domanda mi ha ossessionata a lungo. Ma che altra ragione potrebbe esserci, se non che rimpiangevo la vita? E soprattutto non volevo andarmene così, senza essere riuscita a parlarle un'ultima volta, a dirle quello che doveva sapere, quello che ancora provavo per lei, nonostante avessi tentato in tutti i modi di cancellarla dal mio cuore.
    Io... Credo di non aver fatto tutto quello che volevo fare... Volevo cercare mia madre, volevo diventare adulta e poi volevo... volevo parlare con te. Ma non ce l'ho fatta, Sky. Noi eravamo... così distanti. Mi sei mancata ogni giorno.
    Da mortale quelle parole non sarebbero mai uscite così disinvolte dalla mia bocca, lo sapevo. In questa condizione le emozioni erano molto diverse, e controllarle era tutta un'altra storia rispetto a prima. Ascolto la mia antica amica, la mia prima e più preziosa compagna, mentre in lacrime sfoga il suo dolore, un rimpianto che ci lega profondamente.
    Perdonami, te ne prego.
    Scuoto la testa in diniego. Mi avvicino come se le prendessi le mani tra le mie, ma la mia figura trasparente e incorporea non può toccare la sua pelle candida e morbida.
    Non c'è bisogno di chiederlo... Lo sai, quando ti ho conosciuta ho capito subito che ti avrei sempre perdonato tutto. Non devi sentirti in colpa, Sky. Io sono stata... troppo chiusa. Troppo paurosa per venirti a cercare.
    Come avrei voluto sentirle pronunciare queste parole tanto tempo fa... Perché non eravamo riuscite a fare pace? Eravamo tanto orgogliose? O forse solo tanto stupide...
    Mi dispiace di averti fatto del male... In quel periodo della mia vita era tutto così confuso. Sapessi quanti sentimenti contrastanti nel mio cuore, quante cose che non ero in grado di comprendere...
    Mossi una mano a nascondermi il viso, come se mi vergognassi di tutto quello che ero stata in vita.
    Io non sono mai stata forte come te.
    E' una constatazione, e più che un senso di rabbia come una volta, questa verità mi provoca solo una lieve amarezza. Abbiamo tutti fragilità, ma io per non cadere a pezzi avevo bisogno di qualcuno che mi tenesse insieme. Per qualche motivo però, ogni persona in cui credevo di aver trovato un rifugio sicuro, finiva inevitabilmente per allontanarsi. Mai come in questo momento avrei voluto poter intrecciare le mie dita alle sue. A vederci adesso, sembra impossibile che in questo stesso giorno di dicembre di tanto tempo fa eravamo riuscite a dirci quelle frasi terribili. La osservai. Era sempre così bella, così angelica. E pensare che una volta quelle labbra mi appartenevano...
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    Ma non me le meritavo. Dentro di me, avevo sempre saputo di non essere alla sua altezza. Non avevo fatto altro che fingere di essere migliore di quello che ero quando stavo con lei. Quante bugie, solo per piacerle, per assicurarmi che non mi lasciasse come aveva fatto Alex che le mie debolezza le aveva individuate subito. Forse era per questo che ai tempi mi ero spinta tra le sue braccia...
  10. .
    E così è successo. Il filo che mi legava alla vita mortale si è spezzato, esattamente come avevo desiderato tante volte. Tutti abbiamo una parte oscura dentro di noi, solo che la mia sembrava chiamare più forte rispetto a quella degli altri, nonostante la giovane età, troppo giovane. C'è qualcosa di terribilmente sbagliato nel morire così presto, eppure a me era successo. Le braccia della mia cara amica Solitudine mi si erano strette attorno alla gola fino a soffocarmi. La morte sarebbe dovuta essere la liberazione da tutti i miei tormenti, da quelle parole non dette che continuavano a girarmi in testa, dalla sofferenza causata dalla mia totale incapacità di relazionarmi col prossimo. Avevo anelato a quella libertà, che pur mi era costata tutte le altre cose. Ero sicura di essere pronta a fare il passo avanti definitivo, entrare nella nuova dimensione di eterno gaudio. Eppure... Eppure qualcosa non aveva funzionato.
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    Non si conosce quel che si vuole veramente fino a che non lo si perde... O almeno fino al momento in cui si è sul punto di perdere tutto. L'ultimo nome che avevo invocato prima del mio viaggio verso il nulla non era stato quello di sorella Morte, bensì quello di una persona che portava il nome del firmamento. Si dice che quando si hanno "faccende in sospeso" l'anima non riesce ad accedere all'al di là, perché è ancora troppo attaccata alle cose della terra. Ci ho messo un po' a capirlo, perché in questa mia nuova condizione io non mi ci ero mai immaginata. Ho vagato nei pressi del mio giaciglio eterno per mesi, come in attesa, ma in attesa di cosa? Se si pensa che in questo stato ogni cosa appaia più chiara, ci si sbaglia. Inizialmente una nebbia mi ha attanagliato la mente, impedendomi di provare una reale sofferenza per il fatto di aver lasciato la vita. Mi trovo persa in un limbo, ancora una volta bloccata e isolata dal resto del mondo, ma stavolta per davvero. Ho osservato diverse persone di nascosto, le ho viste camminare verso quella lapide e versare qualche lacrima per me, ma a bagnare la terra del mio riposo non erano mai le lacrime giuste.
    Siamo quasi in inverno e il giorno in cui avrei compiuto gli anni è cominciato come tutti gli altri per me, l'aspetto identico a una volta. Il mio vestito bianco sembra ancora più pallido di allora, così come i miei capelli. Nulla di me muterà più, ma sto imparando ad accettare questo destino con malinconica rassegnazione. Galleggio leggera tra le file di tombe, chiedendomi se non dovrei decidermi a lasciare questo luogo presto o tardi e trovare un altro posto da infestare. Gli unici luoghi ad attirarmi, oltre a qui, sono il castello di Hogwarts e il lago del Cigno, vicino casa. Se trovassi mai la voglia di rivedere quella vita che ho abbandonato, forse potrei adibire a mia dimora eterna la torre di astronomia. Gli altri fanstasmi di qui non sono molto loquaci - non che io lo sia mai stata - ma col trascorrere dei secoli un po' di compagnia penso che mi sarebbe gradita. Tuttavia non trovo conveniente traferirmi lassù almeno fino a che le persone che ho conosciuto frequentano ancora quel posto... Ripenso ad Alex e a tutte le persone che ho conosciuto. Vorrei chiedergli perdono per tutto il male che gli ho causato, ma non so se avrei mai il coraggio di rivelarmi così come sono ora.
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    Questi sono i miei pensieri, vanno e vengono, e riguardano tutto: la vita, la morte, il nulla, il tutto. Il silenzio di questo luogo è così profondo che volenti o nolenti si finisce per pensare così. Filosofi lo si diventa per forza, se già non lo si è. Mi piacciono i cimiteri: mi hanno sempre trasmesso pace. Eppure io non ho mai avuto una tomba da contemplare quando è scomparsa mia madre e questo mi ha sempre fatto male. Un rumore di passi attutiti dalla neve che è caduta stanotte interrompe il flusso nella mia mente. Lentamente porto lo sguardo verso il visitatore e lo osservo avvicinarsi a quel punto che conosco così bene. E' una figura incapucciata, ma spiandola dietro una grossa lapide poco lontano riconosco con un sussulto diverse ciocche di capelli riccioluti che le ricadono sul volto triste, quasi a nasconderlo. Quei lineamenti non potrei mai scordarmeli nemmeno dopo mille anni: sono morbidi e delicati e le conferiscono l'aria di un angelo. Incuriosita mi avvicino di più come un'ombra silenziosa e quasi non riesco a credere che sia venuta qui proprio oggi. Ho paura che sia un caso, ma sento che non lo è. La vedo parlarmi con gli occhi, le due iridi diverse ugualmente colme di dolore. Quella vista mi commuove profondamente, tanto che il primo impulso è di correre ad abbracciarla, ma poi mi rendo conto che questo non è possibile. Che sciocca mi dico stupita dalla facilità con cui delle volte mi dimentico di non avere più un corpo Per me non ci saranno più abbracci.. Non sentirò più il calore di un corpo contro il mio, così come ora non sento il freddo vento invernale imperversare contro il fianco della montagna. Ero solita pensare che il freddo m'appartenesse, mentre il fuoco dopo averti scaldata arrivava fino a bruciarti vivo. Ma sbagliavo a pensare che fosse meglio non provare più nulla, sbagliavo a credere di voler vivere distaccata da tutto e ora più che mai, che la vedo tenere aperta quella porta di un passato insieme, desidero sentire qualcosa, qualunque cosa che ci leghi. A tutto c'è rimedio, tranne alla morte, questa è l'unica verità e lei deve accettarla.
    Alla fine sei venuta. — dico avvicinandomi a lei quasi con timore — Ti ho aspettata a lungo, sai. Sono contenta.
    E lo sono sul serio, ma anche se lo dico sorridendo un luccicone mi brilla negli occhi. Spero di non spaventarla col mio aspetto spettrale, spero che sia... beh, sì magari persino felice di vedermi.
    Sono ancora qui, sì — le spiego calma — anche se in altro modo... Ci sono. All'inizio non comprendevo quest'esistenza, forse non sono nemmeno la persona completa che conoscevi. Eppure sono... qualcosa. E il motivo per cui sono qui... Sky. Io penso sia tu.
    Non voglio essere troppo misteriosa, è il momento di parlare chiaramente. Sono sicura che come ero io in attesa, così lo era lei, anche se ignara di cosa.




    Edited by †Padme† - 7/6/2021, 22:45
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    Benvenuterrimo :3
    Io sono Paddie, registrati all'anagrafe e parti subito, imperativo u.u
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    Per te sono Cavendish non tu.
    Strinsi gli occhi e osservai il mio interlocutore. Cercava di mettere distanza tra di loro, ma il suo modo di parlare era confidenziale. Non mi piacevano i tipi così, non si capiva mai quali fossero le loro vere intenzioni. E poi non avevo mai sopportato l'invadenza, essere osservata, essere spiata.
    Come vuoi tu, — risposi noncurante, ma ero in guardia.
    Capii che il serpeverde era lì per me solo alla battuta seguente.
    Ti avevo mandato un gufo che tu hai ignorato. Ricordi? O il mio c.o.n.f.u.n.d.u.s te l'ha fatto scordare?
    Non riuscii a decifrare il tono di voce, ma apprezzai che arrivasse subito al punto. Già, il gufo. Mi ero completamente dimenticata di quel messaggio inaspettato ricevuto poco tempo prima. Lo avevo mostrato ad Alex, lei m'aveva detto semplicemente "Vai se vuoi, ma stai attenta".
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    All'inizio non avevo compreso le sue parole, ma da quello che potevo intuire lei conosceva Noah ma non si fidava di lui al cento per cento. Sapevo troppo poco sul suo conto, non mi erano mai interessate le vita degli altri d'altronde, e avevo un sesto senso per le persone dalle quali era meglio stare alla larga. Il mio istinto mi diceva che Noah era imprevedibile, e non ero affatto prona a scoprire se fosse un bene o un male.
    Era un gufo maleducato, — risposi sincera.
    Riflettevo sempre prima di fare qualcosa e avevo deciso che fosse meglio ignorare un messaggio del genere. Una persona come si deve, se vuole fissare un appuntamento con qualcuno, chiede con toni cortesi se possa andar bene. Invece lui aveva solo scritto giorno e orario, senza nemmeno un ciao, come se fosse un ordine e non una richiesta; mi era sembrato un atteggiamento un po' capriccioso. Forse Noah era abituato a comportarsi così con la sua cerchia di amici, ma io ero sicuramente diversa sotto questo aspetto. Anche se qualcosa in me stava cambiando - ero sempre la Padme fragile, ma sicuramente più tagliente - i miei valori rimanevano sempre gli stessi, ed ero estremamente selettiva nei confronti delle persone.
    Trovo strano che tu ti aspettassi davvero che mi sarei presentata, — spiegai sbrigativa — Si vede che non mi conosci. Comunque non ho niente da dirti, non ce l'ho con te e non m'importa di quello che è successo a lezione.
    Ho preferito dimenticare e andare avanti continuai dentro di me. Non volevo commiserarmi all'infinito, avevo pianto un po' e poi avevo ripreso i miei doveri. Ero stata attenta a non incrociare più Sky nemmeno in sala comune, tutte le volte che passava fingevo di studiare o fare altro, così da non dover parlarci. D'altra parte lei era stata lietissima di riprendere ad ignorarmi, e adesso che mi ci ero abituata riuscivo a sentirmi quasi tranquilla. Il mio unico rapporto sociale si era circoscritto ad Alex, e con lei le cose funzionavano, riusciva a strapparmi sorrisi e risate che nemmeno io credevo di riuscire più a fare. Col tempo, Sky sarebbe diventata un ricordo, una presenza dolce nelle memorie, e chissà, magari anche lei avrebbe superato la delusione che le avevo dato. Dopotutto, volevo ancora che fosse felice, pure senza di me.
    Non voglio nemmeno le tue scuse.
    Aggiunsi questa frase senza darle un vero peso, perché lì per lì mi era passato per la mente che forse Noah si sentiva in colpa per aver provato a lanciarmi il confundus. Ovviamente la mia opinione di lui era migliore di quella che avrebbe dovuto essere, ma io che ne sapevo?
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    I recenti avvenimenti al castello mi avevano fatto venire l'improbabile nostalgia per il primissimo periodo ad Hogwarts, quando io non mi interessavo a nessuno, e nessuno si interessava a me. A quel tempo soffrivo la mia solitudine, una condizione che mi ero autocreata, ma perlomeno non era qualcun altro a farmi soffrire. Essere un uccello in gabbia ha pro e contro, mentre vivere in comunità... Mi pareva ci fossero solo contro. I rapporti umani erano un caos di fraintendimenti, aspettative, omissioni e tradimenti, e mi pareva di aver spiccato un volo fuori dalla mia gabbia dorata solo per rimanere impigliata nella rete fitta di queste relazioni. Ora non mi restava che aspettare un predatore che aprofittasse della situazione per prendermi tra le sue grinfie. L'alternativa era riuscire a sbrogliarmi da quel pasticcio e tornare alla mia vita da reitta. Però... c'era un però, e aveva anche un nome: Alex. Lei era diventata il mio punto più debole, e chissà se anch'io ero il suo? Ripensare ai nostri momenti insieme era una delle poche cose che riusciva a darmi un po' di gioia. Il resto del tempo lo passavo più che altro studiando: rimanevo incollata ai libri e alle pergamene ore e ore di seguito, e in essi trovavo la mia pace. A lezione non si poteva dire lo stesso: tra me e Sky era guerra aperta, e qualunque cosa avessi detto o fatto lei l'avrebbe criticata o fraintesa. Stavo inziando più seriamente a cullare dentro di me l'idea di trasferirmi in un'altra scuola. Con questi pensieri che si rincorrevano alla rinfusa dentro la testa, quel mattino lasciai la biblioteca, dove troppi bisbigli mi deconcentravano, con l'intenzione di andare a studiare in Sala Comune. Avrei pranzato più tardi, per i fatti miei. Poi i corvonero come me erano sempre molto rispettosi nei confronti dei concasati, il silenzio veniva naturale, e nessuno osava disturbare di proposito lo studio di un'altro. Uno dei tanti motivi per cui apprezzavo la mia casata. Silenziosa e solitaria, attraversai i corridoii e salii le scale con la borsa a tracolla che intermittente batteva contro la mia coscia, diretta alla torre ovest. Imboccai la scaletta che portava alla porta con l'indovinello. Mi avvicinai all'ingresso e la voce si levò come tante altre volte, per pormi la domanda:

    E' una perla assai preziosa,
    cura il tempo ed ogni cosa;
    assomiglia a una carezza
    e possederla è una bellezza;
    la prudenza non le è estranea:
    parla e tace senza lagna.

    Che cos'è?


    Iniziai a riflettere febbrilmente: allora, è qualcosa che ha a che fare con la prudenza, è bello averla e... si occupa del tempo?
    Scusa, puoi ripetermelo? — domandai alla porta.
    Avevo creduto di vedere qualcuno muoversi vicino a me, e mi ero distratta. L'indovinello mi fu riposto, e stavolta mi sembrava di avere già un'idea della risposta, dopotutto assomigliava a una carezza, no? Stavo per dare voce alla conclusione del mio ragionamento, ma mi bloccai involontariamente una volta di più. Stavolta ero sicura che ci fosse qualcuno, e mi spostai di lato per controllare.
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    Dall'ombra sbucò una figura che purtroppo mi era familiare: Noah Cavendish, un serpeverde più vecchio di me, sembrava quasi mi stesse aspettando. Scacciai subito questa impressione, d'altronde perché avrebbe dovuto cercare proprio me? Avevamo malapena scambiato due parole, lui a lezione aveva vinto e io avevo perso, e non c'era niente da aggiungere. Oltretutto sembrava andare particolarmente d'accordo con Skylee, che aveva amici di ogni casa del castello, e mi era capitato di vederlo anche insieme ad Alex. Ma ci eravamo semplicemente ignorati. Due tipi come noi non si frequenterebbero mai di propria spontanea volontà: o qualche fattore esterno li avvicina, altrimenti le loro strade non si incroceranno mai. E io non ero per nulla entusiasta all'idea che il mio destino si intrecciasse a quello di lui. Non avevo niente a che spartire coi serpeverde, non sapevo fare l'amicona come Sky, non avevo nessuna qualità che sarebbe potuta interessare a uno come lui. Che poi, avevo sentito pure dire che fosse un mangiadonne, una sorta di gigolò che aveva adibito il castello di Hogwarts a suo parcogiochi personale. Ma io non avrei giocato con lui, mai, in nessun caso. Lo squadrai metà sorpresa di vederlo lì e metà infastidita.
    Ah, sei tu, — dissi, perché ormai non potevo più fare finta di niente, — Che ci fai qui? Cerchi Alex... o Sky? Saranno in Sala Grande, a mangiare a quest'ora.
    Mi venne naturale dargli questa informazione, e non mi sfiorò nemmeno la testa l'idea che potessi essere io il motivo per cui era lì, chissà da quanto, poi.
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    Welcome 💙
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    Vorrei questo shippottino :3

    GIF 1 (sx)
    GIF 2 (dx)
    Nome ship: rosensky (Blu e Viola scuro)

    Grazie in anticipo <3
152 replies since 5/9/2008
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