Posts written by My name is Finn!

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    Finn ignora la tazza fumante di tè non per maleducazione o ribellione, ma perché il suo stomaco è talmente chiuso che se provasse a mandare giù qualcosa è certo che vomiterebbe.
    Degna all’oggetto solo un veloce sguardo che poi riporta sul pavimento, incapace di guardare l’uomo negli occhi.
    Le sue emozioni sono così tanto sottosopra che l’unica cosa che vuole in quel momento è di andarsene di lì, non vuole però fare una brutta figura con un professore dell’accademia - seppur quest’ultimo gli abbia giocato un tale tiro mancino - e men che meno con il professor Hellstrom. Se mai l’insegnante dovesse chiedergli come è andata la lezione cosa potrebbe rispondergli? Che è scappato rifiutandosi di continuare?
    O magari potrebbe essere Helvègen stesso a dirglielo. Entrambe le prospettive a Finn sembrano orribili, per cui si impone di rimanere dov’è, preda di emozioni che difficilmente prova, tra cui la rabbia.
    I complimenti del professore sulla sua difesa non sono di aiuto, normalmente li avrebbe apprezzati, ne sarebbe stato orgoglioso ma non adesso.
    Adesso sente solo le parole di un uomo pieno di sé convinto che le sue capacità gli diano il diritto di vedere ciò che vuole nella testa degli altri e pensa di essere giustificato.
    La tazza di tè ora fluttua davanti a Finn che la prende solo per rimuoverla dal proprio sguardo e la tiene in grembo tra le mani rigide.
    “I miei affari rimangono miei anche se scelgo volontariamente di varcare la sua soglia” dice poi, cercando di controllare il tono della propria voce.
    “Con uno psicologo posso scegliere di cosa parlare e cosa condividere, non è la stessa cosa. E non sono qui per farmi analizzare, ma per imparare”
    Le labbra del giovane Anderson diventano poi una linea sottile, quando Helvègen ammette di aver voluto confermare il suo sospetto.
    E poi non può fare a meno di chiedersi, se lui ha notato il modo in cui guardava Hellstrom, lo ha notato anche Hellstrom stesso?
    Questo rischio potrebbe esserci e l’idea fa stringere lo stomaco di Finn in una morsa ancora più stretta. Era convinto di essere stato bravo a comportarsi in modo neutrale, ma qualcosa deve essergli sfuggita senza che se ne rendesse conto.
    “Quindi ha approfittato della mia richiesta per ficcanasare nella mia testa. Come ho già detto non ne aveva il diritto, benché lei sia convinto del contrario”
    Torna a farsi silenzioso quando l’uomo conferma che ad Eizen non interessano i ragazzini, una cosa che Finn aveva già intuito da sé ma che lo rende ancora più cupo nel sentirlo dire ad alta voce.
    Sembra quasi che il professor Helvègen lo dica in tono canzonatorio, ma l’americano non sa interpretare i toni e quindi potrebbe anche essere soltanto la sua immaginazione o l’umiliazione che prova.
    “Non… non è soltanto una cotta” riesce a dire dopo un po’.
    A quel punto c’è davvero poco che può tenere segreto, dopo che l’uomo gli è entrato in testa in quel modo, per cui Finn non riesce a trattenersi nell’ammettere ciò.
    “E non ho bisogno che lei cancelli niente. Come ha già detto passerà, non che io abbia altra scelta dopotutto”
    Posa la tazza ancora piena sulla scrivania davanti a sé ed esita un attimo prima di riprendere parola.
    “Se permette, ora andrei via. Non me la sento di trattenermi oltre. E la ringrazio per la sua offerta di tenermi sotto la sua ala protettrice, ma non ho intenzione di continuare questi incontri. Non ho la sensazione che fosse davvero interessato ad insegnarmi qualcosa, ma più che altro che fosse solo curioso di confermare il suo dubbio e sinceramente dopo questo episodio non credo di essere in grado di rivederla di nuovo… immagino possa capire il… il mio imbarazzo”
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    Finn non capisce perché Link si stia arrabbiando. Generalmente Finn non capisce perché le persone non apprezzino la sincerità e questa tenda a farle innervosire.
    La cosa peggiore che potesse fare a Link, a suo avviso, è proprio quella di mentirle e tenerle nascosti i suoi veri sentimenti.
    Pensava di fare la cosa giusta nell’essere totalmente onesto, farle sapere che prova qualcosa per un’altra persona. Pensava che lei avrebbe apprezzato in qualche modo.
    Invece Link sembra davvero toccata da quella rivelazione e la confusione ed il panico di Finn non fanno altro che crescere.
    Non è nelle giuste condizioni mentali per gestire la situazione, dato l’alcool che ancora scorre nelle sue vene, e normalmente gli sarebbe risultato difficile a causa della sua scarsa capacità nelle interazioni sociali, per cui sa già in partenza che qualsiasi cosa dirà o farà probabilmente non servirà a niente.
    “No! Certo che si può cambiare idea…” azzarda “Però credevo che…”
    Insomma, quel giorno nel bagno dell’albergo il modo in cui Link si è espressa è stato così deciso e convinto che Finn non ha potuto fare a meno di prenderla alla lettera. Mai ha preso in considerazione, in quei mesi, il fatto che lei avrebbe potuto cambiare idea e addirittura innamorarsi, ma si rende conto che questo è un suo limite e non una colpa dell’islandese.
    Quando le rivela di quello che prova per un’altra persona, l’espressione sul volto di Link muta e a Finn non serve che qualcuno dica che è dapprima sorpresa, poi ancora più arrabbiata, è chiaro persino a lui.
    Quando arriva la vera esplosione, il giovane Anderson fa un passo indietro contro la porta, sentendosi improvvisamente sotto pressione e messo alle strette.
    La minaccia di dire tutto ad Hank gli strappa un sussulto, soprattutto perché non capisce a cosa si riferisca Link con quel tutto. Gli dirà che Finn ha bevuto? O che è innamorato di qualcuno? Entrambi?
    Apre la bocca più volte nella speranza di poter dire qualcosa per calmarla, ma la bionda è un fiume in piena e sputa una parola dietro l’altra, questa volta accusandolo di cose non vere.
    “Io sono affezionato a te!” protesta “E voglio proteggerti, voglio aiutarti, ero sincero quando l’ho detto. Posso voler fare queste cose senza che significhi che io ti ami”
    Gli dispiace che Link abbia creduto una cosa del genere, che si sia illusa e si sente in colpa, chiedendosi se magari non abbia fatto lui stesso qualcosa per alimentare quell’illusione.
    Forse il suo essere sempre diretto, il dirle tanto apertamente quanto voglia tenerla al sicuro dai suoi incubi può aver peggiorato le cose, ma Finn ha fatto tutto in buona fede.
    Perché è vero che le vuole bene, come forse ha mai voluto a qualcuno al di fuori della famiglia, ed è vero che vuole prendersi cura di lei e non credeva di fare la cosa sbagliata nel farglielo sapere.
    “Non ti sto facendo del male intenzionalmente, c’è stato un equivoco! Hai interpretato male le mie intenzioni, può succedere. Forse mi sono espresso male nel dire qualcosa e mi scuso di questo, ma non puoi trasformare automaticamente le buone intenzioni delle persone in amore”
    Sente nuovamente lo stomaco sottosopra, ma cerca di ignorare la sensazione perché vomitare di nuovo in un momento del genere significherebbe peggiorare le cose.
    Spera solo di poter resistere e spera che lui e Link possano chiarire lì ed in fretta.
    “Mi sono innamorato di qualcuno e me ne fai una colpa come se potessi controllarlo” non c’è accusa nella sua voce, solo ovvietà “Tu hai potuto controllare quello che provi per me? Non volevi che succedesse, ma è successo”
    Inspira, decidendosi finalmente a staccarsi dalla porta del bagno e fare un passo avanti, anche se dovesse significare prendersi un pugno da una Link furiosa.
    Non sa dove quella discussione porterà, ma sa che ha paura che possa finire nel peggiore dei modi: perdendola.
    L’idea che l’islandese esca dalla sua vita gli sembra improvvisamente inaccettabile. Non si è mai soffermato a pensarci prima, ma ora che lo fa, la brutta sensazione che sente all’altezza dello stomaco non è più data dall’alcool ma dalla paura.
    Che strano, non ha avuto così tanta paura nemmeno con Daniel e gli altri.
    “È un professore” confessa infine “Il mio professore di duelli… e non è perché è migliore di te, ma perché ho iniziato a sviluppare questi sentimenti per lui prima di conoscerti. È… semplicemente arrivato prima. Ti prego, Link, non dirlo in giro. E non dirlo ad Hank”
    Pronuncia le ultime parole con un mormorio sommesso, abbassando lo sguardo.
    “Tanto puoi stare tranquilla, lui non mi ricambierà mai. Ha il doppio dei miei anni, è un mio professore e sta per sposarsi”
  3. .
    Gli sembra che la testa sia un pochino meno annebbiata ora, anche se le parole gli escono fuori più facilmente del solito e questo è sicuramente dato dall’alcool ancora in circolo.
    Sorprendentemente si rende conto che buttando tutto fuori in quel modo si sente un po’ più leggero.
    Certo, la delusione data dalla reazione dei suoi amici è ancora lì e dubita che andrà via altrettanto facilmente, ma si sente come se stesse finalmente parlando a qualcuno che lo capisce e non perché ha vissuto lo stesso, ma perché lo sta davvero ascoltando.
    E’ così che si sente con Link, ascoltando, e questo lo fa sentire meglio. Quando lei poi lo abbraccia, gli sembra che il peso che sentiva sul petto sia stato rimosso. Espira come a buttarlo fuori e lascia che lei continui a stringerlo.
    Si rende conto solo in quel momento che era la reazione in cui sperava. Dopo l’esperienza con gli altri, temeva che anche lei potesse reagire in modo stranito ed invece no, eccola lì con le sue parole cariche di rassicurazione.
    La guarda con espressione attenta, ma neutrale, si sente un po’ sorpreso dalla confessione che lei gli ha appena fatto ma non lo mostra, e poi annuisce.
    “Certo che non mi sarebbe importato se fossi stata esclusivamente con delle donne” conferma, come se fosse necessario farlo.
    Finn ha di certo tante regole nella vita, ma l’unico ambito in cui non se ne pone è quello delle relazioni. Non capisce perché debbano essercene quando ci sono di mezzo dei sentimenti o semplicemente un volersi dare piacere reciproco.
    Non ha trovato strana nemmeno la richiesta di Link di non far diventare il loro rapporto qualcosa di serio, ma solamente di condividere un’amicizia con del sesso.
    “Magari ti piaccio solamente perché il mio aspetto è quello di un uomo…” azzarda poi “E mi va bene così, non mi da fastidio nemmeno quando qualcuno si riferisce a me al maschile, però per il modo in cui mi presento è difficile capire cosa mi passi davvero per la testa. Se continuerò a piacerti anche così… allora sì, forse ci sarà un termine per quelli come te”
    Si stringe nelle spalle abbozzando un sorriso, per poi tornare serio quando Link nomina i suoi amici. Si rabbuia un po’. In quel momento trova davvero difficile pensare positivo nei loro confronti.
    Sa di non essere davvero arrabbiato con loro, ha solamente paura di perderli, ma spera anche che gli diano delle spiegazioni per il loro comportamento. Il bacio di Link non zittisce le domande del giovane Anderson purtroppo.
    “Sì, forse gli serve solo tempo. E’ che… lo sanno che fatico a capire le emozioni degli altri e quel silenzio così lungo… beh non mi ha aiutato di certo. Se solo avessero detto qualcosa…”
    Perché nessuno di loro ha parlato? Il non trovare una giustificazione un po’ lo manda ai matti e l’unico motivo a cui riesce a pensare è che abbiano provato disgusto nei suoi confronti, ma non può essere certo nemmeno di questo perché non è riuscito a decifrare le loro espressioni.
    All’improvviso si sente incredibilmente nauseato e per un attimo pensa che sia colpa di tutta l’ansia che prova, prima di ricordarsi che ha bevuto parecchio e per la prima volta in vita sua. Si porta una mano allo stomaco, ma prima che possa avvertire Link di quanto sta accadendo, la ragazza sgancia la sua bomba personale e gli occhi di Finn scattano verso di lei, larghi e pieni di stupore.
    Un secondo dopo, quella che era solamente una forte nausea, diventa un conato che trattiene a fatica mentre si alza di colpo dal letto e si catapulta verso il bagno.
    Riesce a raggiungere il wc in tempo per rimettere e svuotare lo stomaco di tutto quello che il suo corpo si è rifiutato di assimilare. E’ una sensazione orribile, ma appena riesce a smettere, si rende conto di sentire già la testa molto meno pesante.
    Quando trova la forza di tirarsi su e sciacquarsi viso e bocca, si sente persino meglio, ma lo shock per la rivelazione di Link non è finita giù nel water e Finn torna un po’ barcollando e annaspando in camera.
    “Avevi detto nessun contratto!” è la prima cosa che le dice “Credevo… credevo non volessi altro che sesso e la mia amicizia…”
    La guarda senza avvicinarsi, ancora in piedi davanti la porta del bagno da cui è appena riemerso. Il suo tono non è di rabbia, ma è pieno di sorpresa e forse anche un po’ di panico.
    Dovrebbe magari essere contento che qualcuno si sia riuscito ad innamorare di lui, nonostante le sue stranezze, ma l’unica cosa che prova è paura e confusione e non se ne spiega il motivo.
    “Io… io ti voglio molto bene, Link, sei davvero importante per me però… provo qualcosa per un’altra persona” ammette infine, incapace di non essere totalmente sincero ed incapace di indorarle la pillola in qualche modo.
  4. .
    Finn non riesce a leggere l’espressione sul volto di Link. Non ci riuscirebbe normalmente e con l’alcool che gli circola prepotentemente nelle vene la situazione sembra persino peggiore.
    Però può vedere che non sorride, ma non sembra contrariata o almeno così crede il giovane Anderson.
    È contento perché non sopporterebbe l’idea di deludere anche lei.
    No, Link non delusa, gli dice che può rimanere e che Hank non verrà a sapere niente.
    Lo rincuora, non può farsi beccare da Hank in quello stato, metterebbe nei guai non solo se stesso ma anche gli altri, soprattutto Trevor.
    Sinceramente non sa perché si preoccupi ancora tanto per loro visto il modo in cui si sono comportati con lui, ma Finn si rende conto che non importa. Dopotutto sono pur sempre i suoi amici, i primi che abbia mai avuto e, almeno fino a quel momento, non lo hanno mai trattato come se fosse diverso.
    Inizia a fargli male la testa con tutti quei pensieri e vorrebbe liberarsene, ma non ci riesce. Continua a vedere le sue facce, a sentire Trevor che lo chiama bravo soldatino e gli dice che avevano paura che avrebbe spifferato tutto ad Hank.
    Sente un tuffo al cuore nel ripensarci. È vero che è un po’ rigido e decoro alle regole, ma non avrebbe mai venduto i suoi amici in quel modo.
    Questo gli ha fatto pensare che forse non lo conoscono come credeva. Dopotutto non sanno nemmeno che è un mago. Non sapevano altre cose di lui finché non gliele ha dette.
    No, della magia non gliene ha parlato, quello almeno se l’è risparmiato. L’alcool gli ha sciolto la lingua ma non così tanto.
    Quando Link gli abbassa le mani, posa lo sguardo su di lei e vede che sta sorridendo.
    Link dice che a lei piace comunque e per qualche secondo Finn ricambia il sorriso.
    Ma forse nemmeno all’islandese piacerebbe se anche lei lo conoscesse meglio.
    C’è da dire che la ragazza ha forse già visto la sua parte più noiosa e… le va bene così. Ma Finn vuole essere accettato fino in fondo, soprattutto da qualcuno come lei.
    “Sì, più o meno…” risponde quando lei gli chiede se è il motivo per cui ha bevuto.
    Poi ride con lei, appena, scuotendo la testa “Non voglio che lanci delle tarantole velenose sui miei amici”
    Le mani di Link intorno alle sue sono calde, morbide e rassicuranti. Lo fanno sentire meglio, anche se gli gira ancora la testa e sembra incredibilmente leggera a causa dell’alcol.
    La stanza che vortica attorno a lui gli fa venire un po’ di nausea.
    “Certo che mi piaci. Mi piaci tanto” le risponde “Siamo già strani insieme, no?”
    Non capisce l’allusione, il suo cervello fa troppa fatica ad afferrare e si prende qualche secondo per raccogliere le parole e spiegarle cos’è successo.
    “I miei amici… si sono fatti un documento falso un paio di mesi fa. Lo hanno usato per comprare alcolici e non mi hanno detto niente… l’ho scoperto per caso questa sera. Temevano che avrei detto tutto ad Hank”
    Deglutisce. Non pensava che avrebbe fatto male raccontarglielo. È arrivato lì ridacchiante, godendosi la sensazione data dall’alcol, e convinto di potersene fregare del loro giudizio, ma si rende conto che non è così.
    “Così ho bevuto per dimostrare loro che si sbagliavano” posa lo sguardo appannato dalla sbronza sulle loro mani, poi di nuovo su Link.
    “E poi la cosa è degenerata e ho detto loro delle cose su di me che non sapevano e penso di aver rovinato tutto. Gli ho detto… gli ho detto che sono stato anche con dei ragazzi” la guarda furtivamente per vedere la sua reazione. “E che, nonostante mi presenti come tale, non mi sento un uomo. È come se non avessi un genere, non so spiegarlo. Volevo che lo sapessero e che smettessero di vedermi come il loro amico bacchettone e noioso, ma lo sguardo che mi hanno rivolto…”
    Gli si forma un nodo in gola, per qualche secondo non riesce a parlare.
    “Non so cosa abbiano pensato, non riuscivo a capire le loro espressioni, ma nessuno di loro ha detto niente per un sacco di tempo e allora me ne sono andato…”
    Non hanno nemmeno provato a fermarlo e forse anche questo ha fatto male.
    Si riporta le mani sugli occhi, sgusciando dalla presa dell’islandese.
    “Sono sbagliato, Link. C’è qualcosa che non va in me e non sono abbastanza per nessuno… nemmeno per i miei migliori amici. Non sono abbastanza nemmeno per te e adesso anche tu mi giudicherai ancora più strano”
  5. .
    L’espressione di Finn appare poco convinta quando suo fratello dichiara che la carne della selvaggina che caccia sia molto buona.
    Non che sia sua consuetudine giudicare i regimi alimentari degli altri - a meno che non si tratti di Hank con il suo colesterolo alle stelle o commenti random e non richiesti sulle calorie di qualche cibo - ma così sembra un po’ troppo. Non perché ne sia disgustato, ma perché è… inusuale.
    “La carne cruda contiene un sacco di parassiti e batteri” dice con tono tranquillo, come se gli stesse dando un’informazione sul meteo giornaliero “Forse il tuo stomaco da lupo ha un modo diverso di digerirla, ma anche gli animali possono prendere infezioni da altri animali. Farei attenzione al tuo posto. Di certo non tornerei umano prima di almeno otto ore dopo una cosa del genere”
    Si mostra vagamente preoccupato all’idea di una tale eventualità ed il fatto che Jasper abbia parlato del rischio di vomitare implica che in passato si è sicuramente beccato qualche intossicazione per quello che ha mangiato.
    Suo fratello tuttavia sembra fin troppo tranquillo nel parlare di tale argomento, come se fosse ormai un esperto della più raffinata selvaggina nei vari territori di caccia.
    Finn non ha intenzione di giudicarlo, vorrebbe solo che stesse attento.
    Il sorriso di Jasper, quando gli chiede se lo reputi un bigotto, un po’ lo sorprende. Sembra esserci affetto in quel sorriso e nessun giudizio da parte del maggiore.
    “E’ perché non penso che tu lo sia. Un mostro intendo” Finn guarda la mano che Jasper gli ha appoggiato sulla spalla, trovandoci un senso di familiarità. E’ il gesto che fa spesso Hank per rassicurarlo e non gli dà fastidio che il Mountbatten lo faccia a sua volta, piuttosto in qualche modo lo fa sentire più vicino a lui. “Ho solo bisogno di tempo”
    Questo Jasper lo sa già, ma il giovane Anderson sente il bisogno di ripeterlo, confermarlo. Non ha niente contro la natura ferina di suo fratello, ma non è ancora pronto a vederlo trasformato e ad avere a che fare anche con quel lato di lui.
    “Alfred mi ha fatto nascere?” altra sorpresa sul suo giovane volto ed anche un po’ di meraviglia ed ammirazione.
    Da come Jasper parla dell’uomo sembrano essere molto uniti e Finn non può fare a meno di chiedersi se anche lui avrebbe avuto quel rapporto con Alfred se non fosse mai andato disperso, se fosse cresciuto lì nel Galles con la sua famiglia.
    “Il mio stomaco sta benissimo” risponde con una serietà incredibile, non afferrando la battuta “Puoi dire ad Alfred che mangio in modo molto sano, ma che ho solo una strana ossessione per i cibi blu. Mi piacerebbe rivederlo, comunque sia. Magari posso venire a trovarlo, quando tuo zio non è in casa”
    Tuo zio. Finn non riesce a chiamarlo in modo diverso, è facile parlare dei genitori come qualcosa che appartiene anche a lui, e sospetta che il motivo sia perché non sono più in vita, non rappresentano una minaccia per il suo rapporto con Hank. Ma questo uomo condivide in parte il suo sangue ed è vivo e vegeto e Finn sta ancora imparando ad accettare Jasper e a pensare a lui come un fratello.
    Con il tempo probabilmente riuscirà ad avvicinarsi anche allo zio, ma per ora preferisce parlarne come se lo fosse unicamente del maggiore.
    “Mi fido ciecamente di Sigyn” dice prontamente e senza alcuna esitazione “Le sue visioni non sono mai errate”
    Guarda Jasper, poi scuote la testa con amarezza
    “Non ricordavo nemmeno che faccia avessero i nostri genitori finché non mi hai mostrato la loro foto. Mi… mi sento in colpa, ma so anche che ero troppo piccolo per ricordare” si stringe nelle spalle e lancia un’occhiata alle vasche che gli circondano mentre continuano ad avanzare.
    “Sigyn ha detto che sono stati uccisi, poi i loro corpi sono stati fatti sparire. La persona che ha fatto ciò avrebbe dovuto uccidere anche me… ma non se l’è sentita probabilmente”
    E’ strano pensare che chiunque abbia avuto la forza di prendersi due vite umane comunque non ce l’abbia fatta con un bambino.
    Se non fosse stato per l’esitazione di questa persona, Finn non sarebbe qui a parlarne con Jasper in questo momento.
    “Umh… va bene… se c’è un modo per recuperare tali ricordi possiamo provarci, però…”
    Ha paura di ciò che potrebbe vedere e rivivere, ma non vuole ammetterlo. “Tu sarai lì con me? Nella mia testa intendo. Voglio che ci sia anche tu”
  6. .
    Finn sorride nel sentir il professor Helvègen parlare di come lui e Sigmund abbiano accolto Eizen e la sua famiglia eppure mentre sul volto mostra segno di benevolenza, dentro di sé si ritrova a provare una sensazione che è certo di non aver mai sentito prima. Invidia.
    Non ha mai provato invidia per nessuno, Finn, nemmeno per i suoi amici dalle famiglie apparentemente perfette e i genitori ancora insieme, tanto meno per Daniel la cui famiglia sembra sguazzare in un sacco di soldi, a differenza di Hank che spesso ha fatto gli straordinari per garantire a Finn gli studi.
    Ma adesso invidia l’uomo che siede davanti a lui. Lo invidia perché non è un ragazzino inesperto, troppo giovane anche solo per pensare di provare a fare un passo verso la persona che gli interessa. Lo invidia perché è chiaramente intelligente, sicuramente interessante ed un mago capace e sembra essere il match perfetto per Eizen Hellstrom. Lo invidia perché lui ha già conquistato Eizen Hellstrom ed è suo soltanto.
    Finn è felice di spostare l’argomento su altro. Parlare di Link, del suo problema e di come vuole aiutarla lo fa sentire meglio. A dire la verità pensare a lei lo fa sentire meglio, forse perché è sua amica e le vuole bene o forse a causa dello strano senso di calore che avverte nel nominarla.
    Il disappunto sul suo volto è palese quando Helvègen dichiara che non c’è un modo per collegare le loro menti a distanza.
    Certo, l’alternativa che gli offre non è male, se c’è comunque un modo per aiutare Link e non lasciarla sola in quei momenti, Finn lo accetta e vuole impararlo, ma avrebbe preferito esserci in modo senziente e non soltanto come un’idea instillata nella mente della ragazza.
    “Potremmo provare” concede però, curioso di saperne di più al riguardo.
    Avrebbe un sacco di domande da porre all’insegnante, ma prima che possa anche solo avanzarne una, l’altro decide di passare subito al motivo per cui Finn si trova lì.
    Il giovane Anderson sente un pizzico di frustrazione, ma si ripromette di rimandare le domande alla fine di quella lezione.
    E’ un po’ preso alla sprovvista, deve ammetterlo, non si aspettava di iniziare subito con la parte pratica ma è anche impaziente di fare un tentativo.
    Non capisce perché il professor Helvègen faccia una tale battuta sulla schiena di Hellstrom e per un secondo Finn gli lancia un’occhiata confusa, prima di prepararsi all’intrusione nella sua testa.
    Non ha mai subito un legilimens prima d’ora e la sensazione che prova, non appena l’uomo gli scaglia l’incantesimo, non è piacevole.
    C’è una sorta di disagio nel sentirlo aggirarsi nel lungo corridoio della sua mente, come se fosse qualcosa di tremendamente sbagliato, ma immagina che a nessuno piacerebbe una cosa del genere.
    E’ una sensazione che lo abbandona per un momento, quando l’uomo apre la prima porta. Finn bambino ed Hank sono all’acquario, li vede distintamente, ed il Finn del presente prova un forte benessere nel rivedere quella scena, nel ricordare la prima volta che Hank lo ha portato all’acquario e ha sentito finalmente di appartenere ad una famiglia.
    Gabriel Helvègen non sembra né toccato, né interessato, chiude la porta e prosegue. E’ come se stesse cercando qualcosa nello specifico e non sarà soddisfatto finché non lo avrà trovato.
    Più prosegue, più Finn sente la pressione aumentare, l’urgenza di fermarlo sale prepotentemente. Non è quello che si era aspettato da questa lezione.
    Quando quella porta si apre, il giovane Anderson reagisce repentinamente ponendo il muro di mattoni a difesa del suo piccolo segreto, quella cosa che non ha detto a nessuno.
    Helvègen non sembra farsi impressionare e per quanto Finn si opponga, alla fine il mago ha la meglio e riesce a superare l’ostacolo.
    L’orrore che il ragazzino prova nel sentirsi così scoperto è grande e l’imbarazzo che sente davanti alla visione che l’uomo osserva lo sommerge all’istante.
    Vorrebbe urlare, tirarlo via ma si sente incorporeo e debole e tutto quello che può fare è cercare di costruire il muro mentre si agita ed annaspa affinché Helvègen non veda altro.
    Quando ritornano nella stanza, Finn si rende conto di essere stato aggrappato ai braccioli della sedia per tutto il tempo. Sul suo volto pallido ci sono tutte le emozioni di quella breve esperienza: è stremato, come privato di ogni energia, trema provato dall’intrusione nella sua testa e… prova una vergogna inimaginabile.
    Le parole del professore e il divertimento sul suo volto non sono di aiuto e Finn scatta come raramente ha fatto in vita sua.
    “Non aveva alcun diritto!” esclama con il cuore che batte all’impazzata, la frustrazione ed il disagio ben presenti nel suo tono “Sono cose private! Sono… sono…” annaspa ancora aggrappato ai braccioli.
    “Lo ha fatto di proposito? La lezione non c’entra niente. Che c’è, voleva divertirsi?” il suo sguardo è pieno di risentimento ma anche panico.
    Per Gabriel Helvègen è sicuramente tutto molto divertente, ora capisce il perché di tutte le allusioni che ha fatto da quando ha messo piede in quella casa, ma per Finn non c’è niente di divertente.
    “Mi aspettavo una lezione seria!” protesta ancora.
    Prende un respiro profondo, nel tentativo di calmarsi. La sua mente è in qualche modo ancora debole, il che non lo aiuta a ragionare lucidamente, altrimenti non si sarebbe mai sognato di parlare in quel modo ad un professore.
    “La prego…” mormora adesso con lo sguardo rivolto al pavimento “La prego non dica niente al professor Hellstrom. So di non avere alcuna speranza con lui e non ho intenzione di confessargli quello che provo. Se dovesse venirlo a sapere…non lo sopporterei”
  7. .
    Finn ha la testa leggera ed è la sensazione più strana che abbia mai provato in vita sua. Le luci danzano attorno a lui, mentre avanza lungo il corridoio, ed il pavimento sembra molle e ripieno d’acqua, dandogli un passo leggermente barcollante.
    I suoi pensieri però non sono altrettanto leggeri e, seppure fatichi a richiamare alla memoria quanto accaduto quella sera, ripensa alle poche ore appena trascorse con Daniel, Jasmine, Trevor e Joshua: forse la serata più strana che tutti e cinque abbiano mai condiviso.
    Nessun tabellone di D&D a far loro compagnia come succede spesso, nemmeno un film accompagnato da una ciotola di pop-corn. Finn non sa nemmeno se ci saranno ancora queste cose dopo quello che si sono detti ed il modo in cui se ne è andato.
    Il peso che sente sul petto, al solo pensiero, bilancia la leggerezza della sua testa e forse è per questo che non si è ancora staccato da terra e non ha iniziato a fluttuare ovunque.
    Quando è arrivato a casa di Daniel si è sorpreso nel trovare la porta di ingresso leggermente socchiusa ed il piano terra buio e silenzioso. Ricordando che Daniel lo aveva invitato, dicendogli che i suoi genitori non ci sarebbero stati, ha dedotto che lui o qualcuno degli altri abbia dimenticato la porta aperta.
    Li ha chiamati, un paio di volte, ma le risate e le voci concitate dal seminterrato gli hanno fatto capire che non avrebbero potuto sentirlo.
    Nessuno di loro sapeva che sarebbe arrivato, aveva detto loro che aveva troppo da studiare, quindi questo avrebbe potuto giustificare le loro espressioni sorprese nel vederlo comparire al piano di sotto. Poi però Finn ha visto le bottiglie di alcool e le lattine di birra e quelle espressioni hanno avuto più senso.
    “Dove le avete prese?” una domanda diretta, posta dopo un attimo di smarrimento.
    Daniel e gli altri non avevano mai bevuto prima, o almeno così lui credeva…
    Per una volta Finn non ha faticato a capire l’espressione sul volto di qualcuno, perché il disagio su quello dei suoi amici era palese, al punto da farlo avvertire lui stesso.
    “Le ha prese Trevor…” la risposta veloce e forse un po’ allarmata di Daniel è giunta alle sue orecchie dopo un attimo di esitazione.
    “E come? Non abbiamo l’età per bere”
    “Ho un documento falso” la voce di Trevor non ha vacillato come quella di Daniel, anzi il tono è sembrato quasi di sfida. “Ce l’ho da un po’, pensavamo fosse meglio non dirtelo
    Per Finn è stato come ricevere uno schiaffo dalle persone di cui si è sempre fidato ciecamente. Il suo silenzio deve essere sembrato preoccupante, perché ricorda che Jasmine ha fatto un passo verso di lui, sul volto caffellatte un’espressione carica di dispiacere.
    “Scusa, Finn… non è che non volessimo però…”
    “Sei sempre così rigido, con queste cazzo di regole da bravo soldatino!”
    “Trevor!” è stato Joshua ad intervenire a quel punto, con un’occhiataccia lanciata all’amico.
    “Ma è vero! Nemmeno voi volevate dirglielo per questo motivo. Mi dispiace, Finn, ma non potevamo rischiare che andassi a vuotare il sacco da tuo padre”
    Finn ha ingoiato la sensazione di malessere e per qualche secondo non ha detto niente sotto lo sguardo un po’ ansioso dei suoi amici.
    Il sapere che gli hanno tenuto nascosta una cosa del genere credendo che avrebbe detto a suo padre, un poliziotto, che i suoi migliori amici bevono pur non avendo l’età legale lo ha fatto sentire in difetto.
    Non si era mai sentito fuori luogo con loro e tantomeno escluso. Ha provato a soffocare il senso di tradimento improvvisamente avvertito nei loro confronti e alla fine ha indicato la lattina di birra.
    “Ne voglio una”
    Ah se solo avesse avuto una telecamera per riprendere l’espressione dei suoi amici. Prima lo sgomento, seguito poi dal panico. A nulla sono valsi i loro tentativi di farlo desistere e Finn non sa dire se ci abbiano provato sapendo che stava per fare una cosa che andava contro i suoi principi o per paura che rientrasse a casa ubriaco facendosi beccare da suo padre, condannando così tutti quanti.
    Alla fine l’ha avuta vinta lui e ricorda che ad una birra ne è seguita un’altra e poi uno di quegli alcolici più forti e poi… ha perso il conto molto presto, non aveva mai bevuto prima, ubriacarsi è stato molto facile.
    Adesso barcolla fino alla stanza di Link perché non sa dove altro andare. Tornare a casa e farsi scoprire da Hank è fuori discussione.
    Sarebbe dovuto rimanere da Daniel, ma non riuscirebbe nemmeno a guardarlo in faccia adesso dopo quello che ha detto a lui, Jasmine, Joshua e Trevor. L’alcool gli ha decisamente sciolto la lingua.
    Bussa alla porta di Link con un po’ troppa forza. Non sa se stia già dormendo o se addirittura sia lì. Bussa di nuovo.
    Quando la porta si apre, Finn rivolge a Link uno sguardo annebbiato ed un sorriso ebete. Sta cercando di prendere con filosofia quello che è successo, non gliene importa niente se ha detto delle cose che non avrebbe dovuto dire e se adesso i suoi amici non vorranno più avere a che fare con lui. Non ha bisogno di qualcuno che gli nasconde le cose in quel modo, giusto?
    Avvolge Link in un abbraccio che odora di alcool prima ancora che lei possa dire qualcosa.
    “Posso rimanere qui?” biascica nel suo orecchio “Ho fatto una cosa un po’ stupida. Anzi due”
    Scioglie l’abbraccio ridacchiando come se avesse detto chissà quale cosa divertente e la guarda con il volto un po’ imporporato e gli occhi vagamente lucidi a causa della sbronza.
    “Una èèè che ho bevuto. L’altra è questa” indica il piccolo brillantino che gli buca il lobo sinistro. Non ricorda come lui e gli altri siano arrivati al negozio del tatuatore, ma ricorda di aver deciso che un tatuaggio era davvero troppo per lui e di aver ripiegato sull’orecchino. Una cosa che non avrebbe mai fatto da lucido.
    “Se Hank scopre anche una sola di queste cose mi ammazza. Forse mi ammazza di più perché ho bevuto però…”
    Il suo tono sembra più soddisfatto che preoccupato, mentre pronuncia queste parole e supera la ragazza facendosi strada nella stanza con passo un po’ barcollante.
    Si lascia cadere pesantemente sul letto, il volto rivolto al soffitto e le braccia spalancate.
    “Sono un tipo strano, vero, Link?” esordisce con un sospiro trasognante. “Ed anche bacchettone, mh?”
    E’ per questo che Hank mangia i suoi hamburger e cibo spazzatura di nascosto da lui, è per questo che i suoi amici si sono fatti fare un documento falso per comprare da bere senza dirgli niente ed è a causa della sua stranezza ed incapacità nell’essere come tutti gli altri che Eizen Hellstrom non lo guarderà mai come lui desidera.
    Il suo stomaco fa una capriola a quel pensiero, non capisce da dove sia venuto fuori e purtroppo porta con sé anche il pensiero di Gabriel Helvègen e di quello che ha scoperto.
    “Non me ne importa niente” conclude allora Finn ad alta voce “Non mi importa se agli altri non piace come sono fatto”
    Si porta i pugni sugli occhi, coprendo alla vista ciò che lo circonda, e lasciandosi andare ad una breve risata sottovoce che racchiude un po’ di amarezza e nervosismo.
    Non gli importa, però non capisce perché continua a pensarci.


    Edited by My name is Finn! - 4/2/2022, 08:32
  8. .
    “Avresti potuto obbligarmi, ma hai scelto di non farlo”
    Non aggiunge altro perché quello gli sembra abbastanza per sottolineare la differenza che distingue Link dal padre abusivo che si è purtroppo ritrovata.
    È impossibile vederla come una probabile carnefice, non dopo averla conosciuta meglio ed aver visto molto di più di una ragazza che avrebbe voluto fare sesso con il primo studente raccolto in giro per l’accademia, non dopo aver ascoltato la sua storia.
    Link è una vittima. È una di quelle vittime per cui Finn vuole diventare auror, come quelle che Hank cerca di proteggere ogni giorno.
    È sempre più consapevole di quante ce ne siano al mondo e di come non si faccia mai abbastanza a riguardo ed il pensiero gli fa serrare appena la mascella.
    Perché, si chiede, un uomo come il padre della ragazza è ancora libero di fare cose del genere? Perché nessuno è ancora intervenuto per fermarlo? Non è legale tutto questo.
    “Dubito anche io che Hank mi permetterebbe di essere qui tutte le notti” si morde il labbro con fare pensoso.
    La sua mente lavora frenetica alla ricerca di una soluzione, perché deve pur esserci, perché non vuole lasciare Link sola, vuole e deve aiutarla, anche nei suoi incubi.
    Se solo conoscesse qualcuno che se ne intenda di Legilimanzia, magari potrebbe essere d’aiuto nel trovare una risposta, magari il problema si potrebbe risolvere più facilmente di quanto credono.
    “Le volevi bene?” chiede di getto, quando Link gli parla di sua madre e di come è morta.
    Non sente astio nei confronti della donna provenire dall’amica. È vero che l’ha definita troppo presa dal lavoro, ma non sembra ne sia risentita. Finn però sa che potrebbe interpretare male il suo tono di voce calmo.
    “Quindi non sai se ne sei fiera o meno?”
    È confuso da quel ‘credo’ e dal sorriso della ragazza che sa non essere di felicità o orgoglio. Tristezza? Amarezza? Finn non riesce a capire e per la prima volta in vita sua è frustrato dalla sua incapacità nel capire le emozioni altrui. Come può esserle completamente d’aiuto se non è in grado di interpretare quello che sta provando?
    “Link… quello che fa tuo padre non è legale” mormora osservandola mentre lei si alza, avvicinandosi alla teca della tarantola. “Andrebbe denunciato, gli auror dovrebbero fare qualcosa per fermarlo. Hai mai pensato di farlo?”
    Lei dice di volersi laureare e allontanare completamente da quell’uomo, ma per il senso di giustizia e per i valori di Finn non è abbastanza. Un criminale del genere non può essere lasciato libero di continuare a fare del male agli altri.
    E quanto basterebbe allontanarsene? Anche a distanza riesce ancora a tormentare Link. Abbassa lo sguardo sulla tarantola che la ragazza ha appena posato sulle sue gambe e lentamente ne sfiora il dorso con le dita.
    Annuisce poi “Gli animali sono più facili da capire”.
    È come dice lei, gli animali sono esattamente come si mostrano, in modo chiaro, senza segreti, senza sentimenti incomprensibili.
    “Sono sicuro che una soluzione per i tuoi incubi ci sia. Deve esserci. Forse non vorrai più sentir parlare di Legilimanzia, ma usata nel modo giusto potrebbe aiutarci. Troverò qualcuno che se ne intenda, se me lo permetterai, qualcuno bravo, onesto, che non ci farà del male. Sarò con te anche quando non posso esserci”
    Lo sguardo che le rivolge porta con sé tanta determinazione. Finn Anderson non lascia mai niente di incompiuto, quando si pone un obiettivo lo persegue fino in fondo.
    L’affetto che ha sviluppato per Link è arrivato a quel punto in cui non potrebbe mai accettare di non fare qualcosa per aiutarla e farà qualunque cosa sia in suo potere.
    Per qualche secondo resta in silenzio, continuando ad accarezzare Mad Sweeney.
    “Anche mia madre è stata uccisa” concede dopo un po’.
    Non sa perché voglia condividere con lei quell’informazione, forse perché non conosce altri modi per dirle che le è vicino.
    “Io però non me la ricordo. Non mi ricordo nemmeno di averle voluto bene, anche se è stato sicuramente così perché mio fratello dice che era una brava persona. E sembra un po’ stupido ma a volte mi sembra di sentirne la mancanza, anche se non so come possa mancarti qualcuno che non hai realmente conosciuto”
  9. .
    Avrebbe preferito rifiutare quell’offerta, ma quando Finn ha detto al professor Hellstrom del suo interesse per la legilimanzia e quest’ultimo si è proposto di chiedere al suo compagno di fargli delle lezioni, il giovane Anderson si è ritrovato con le mani legate.
    Non accettare sarebbe sembrato sospetto, Eizen sa quanto sia forte il bisogno di imparare per Finn e come non si fermi davanti a niente. Avere la possibilità di fare delle lezioni private di legilimanzia, servite così su un piatto d’argento, e rifiutarle non sarebbe da lui.
    Non può di certo dire al suo professore che l’idea di doverle fare con il suo compagno di vita non lo entusiasma affatto.
    Sarebbe come vedersi sbattuta in faccia, continuamente, la conferma che Finn non ha alcuna possibilità con il professor Hellstrom.
    Inizialmente ha persino pensato di mentire e dire di non stare bene per saltare quel primo incontro con Gabriel Helvègen, se non fosse che c’è il particolare non indifferente che il piccolo Anderson non sa mentire su certe cose e Hellstrom capirebbe subito, guardandolo in faccia, alla prossima lezione che Finn non è stato male affatto.
    Ora che è davanti la porta dell’abitazione, però, sente il bisogno di scappare subito dopo aver suonato il campanello.
    Invece resta lì e quando l’uomo va ad aprire, l’espressione sul volto di Finn è neutra e non tradisce l’ansia che sta provando.
    “Buongiorno, professor Helvègen” saluta prontamente, con educazione.
    Scruta il volto dell’altro e non coglie ciò che si cela dietro il sorriso di Gabriel, gli sembra solo che l’uomo sia cordiale.
    Certo, parla come una vecchia signora, ma non sembra essere così male come persona. Finn lo segue in casa, lungo il corridoio, e non può fare a meno di gettare un’occhiata alle foto appese sulla parete. Con un tuffo al cuore nota quelle in cui è rappresentato Hellstrom.
    Obiettivamente, deve ammettere che sono una bella coppia e sembrano molto felici insieme.
    “Lei ed il professor Hellstrom vivete insieme?” non c’è alcuna intonazione in quella domanda, se non mera curiosità, esattamente come vuole che suoni.
    Una volta nello studio, nota subito il gatto steso sulla scrivania e gli si avvicina con un lieve sorriso.
    “Come si chiama?” chiede avvicinando una mano al muso della bestiola per farsi annusare, prima di tentare con qualche grattino sul suo capo.
    Solo a quel punto prende posto anche lui e rivolge nuovamente l’attenzione all’uomo. Sorride appena alle sue parole, quasi fiero all’idea che Eizen gli abbia parlato di quanto si impegni e quanto sia volenteroso, per poi farsi nuovamente serio ed annuire quando dice che il professor Hellstrom sia il candidato ideale per ciò che gli serve.
    Finn non coglie il messaggio sottinteso in quelle parole, né pensa che possano essere un’allusione a qualcosa, così come non coglie la malizia nel sorriso di Gabriel.
    “Il professor Hellstrom è il migliore del nostro corso” concorda “Sicuramente la sua preparazione anche nel campo babbano fa sì che abbia molto di più da offrire, imparare da lui è una grande cosa e sono contento che abbia accettato di farlo e grato a lei per queste altre lezioni extra, professor Helvègen”
    E questo è vero, nonostante avrebbe preferito non trovarsi lì, è comunque grato all’uomo per aver accettato di dedicargli parte del suo tempo.
    Un po’ del nervosismo provato prima di arrivare là si è ora placato, in parte grazie alla cordialità di Gabriel e forse anche per come continui a chiamarlo “giovanotto”, cosa che per qualche motivo Finn trova divertente.
    “La materia mi ha sempre affascinato e ritengo che possa essere utile, mi farebbe sentire completo nel mio percorso per diventare un auror” risponde pensieroso “Umh… prima di cominciare avrei una domanda in realtà. C’è un altro motivo per cui sono interessato ad imparare la legilimanzia… vede, una mia amica ha… orribili incubi. Sono causati da traumi che ha subito in passato e lei sta già ricevendo l’aiuto psicologico di cui avrebbe bisogno, ma non riesce a liberarsene. Vorrei provare ad aiutarla in qualche modo, ovviamente so quanto la legilimanzia sia complicata e ci vorrebbero anni prima che io raggiunga la capacità di poter fare effettivamente qualcosa per lei, ma mi chiedevo se ci fosse un modo per collegare le nostre menti, anche a distanza. Per far sì che io possa essere lì con lei quando ha questi incubi…”
  10. .
    Jasper sembra essere molto legato al luogo da cui proviene, il fatto che la tenuta Mountbatten sia il suo luogo preferito ne è un’ulteriore conferma per Finn, il quale si sofferma a riflettere su questo.
    In qualche modo, per entrambi, il luogo preferito è qualcosa che connettono al senso di famiglia, di appartenenza.
    Per Jasper è il luogo in cui è cresciuto, il luogo che gli ha sempre ricordato i suoi genitori e suo fratello, per Finn è il luogo in cui si è sentito per la prima volta legato ad Hank e ha capito che erano una famiglia.
    Ma non può fare a meno di chiedersi quanto diverse sarebbero state le cose se fosse cresciuto anche lui in Galles e cosa avrebbe amato in quel caso.
    Avrebbe preferito anche lui essere nella natura libera, piuttosto che in un luogo come l’acquario in cui le creature sono confinate in vasche gigantesche?
    Subito dopo si dice di non soffermarsi troppo a pensare a come sarebbe potuta essere la sua vita o a chi sarebbe potuto diventare lui. Non avrà mai modo di saperlo, ormai le cose sono andate in quel modo e non lo rimpiange.
    È felice della vita che ha e non la cambierebbe per niente al mondo, ma ora è pronto ad accogliere qualcosa di nuovo e non è più così spaventato all’idea di lasciar entrare Jasper.
    “Sono nato in una vasca da bagno?!” ripete con sorpresa nella voce e sul volto acerbo.
    È così strano scoprire dopo tutti quegli anni dettagli sulla sua nascita che credeva perduti per sempre. È strano ma anche affascinante e in qualche modo… bello. Adesso non è più solo un bambino senza genitori, venuto da chissà dove e senza una storia alle spalle.
    Sa di essere nato in Galles e più precisamente in casa. Sa che suo padre biologico, come Jasper, aveva il potere di trasformarsi in un lupo e sa che ne era fiero almeno quanto lo è ora il figlio maggiore.
    Sa che sua madre aveva i capelli rossi, lo stesso mento che lui e Jasper sembrano aver ereditato, ed un sorriso dolce.
    Osserva la foto che Jasper gli mostra, con un lieve deja-vu, solo che questa volta non ne è turbato. Riconosce se stesso in quel bimbo piccolo tra le braccia di quello più grande e per un po’ si perde nell’osservare i dettagli di quella famiglia. Sembravano felici e prova un leggero moto di rabbia nel pensare che qualcuno abbia deciso di distruggere quella felicità per soldi.
    “Avete cacciato dei cinghiali da lupi? E li avete mangiati?” chiede poi, con un po’ di incertezza nella voce.
    Forse è una cosa normale… sa davvero poco di lican o dei lupi mannari. Sa di base quale differenza ci sia tra le due specie e come distinguerli dai lupi normali, ma per il resto buio totale.
    Si è ripetuto più volte che dovrebbe informarsi, che dovrebbe fare più domande a Jasper che sembra ben felice di parlarne, ma non ce la fa. Non ancora. E questo lo fa sentire in colpa.
    “Pensi che… sia bigotto anche io?” alza lo sguardo su di lui, distogliendolo dalla foto. “Perché ho avuto paura e ti ho chiesto di non trasformarti più davanti a me?”
    È una cosa per cui ancora si vergogna, ma che d’altra parte ritiene comprensibile. Jasper stesso ha ammesso che stava perdendo il controllo e che avrebbe ucciso lui ed Hank se non fosse stato fermato. Però Finn sa anche che non erano quelle le vere intenzioni del fratello, che la natura di lican può essere difficile ed evidentemente lo è anche per qualcuno che come il Mountbatten ha imparato a gestirla.
    Non gli fa una colpa di quanto stava per succedere, ma vuole del tempo per riuscire a digerire la cosa ed essere pronto ad accettarlo del tutto.
    “Grazie, preferirei non gliene parlassi ancora. Penso sarebbe… troppo. Vorrei andarci ancora piano. E ad Alfred lo hai detto invece?”
    L’idea che lo sappia lui lo turba di meno, per qualche motivo, forse perché non è sangue del suo sangue, anche se Jasper ne parla come se fosse uno di famiglia.
    “Lavorava già per i Mountbatten quando sono nato?”
    Finn si sta ancora rigirando l’orologio tra le mani, come se non riuscisse a lasciarlo andare per il momento. Gli da un qualche conforto, è una strana sensazione.
    “Mi… mi piacerebbe vedere meglio la tenuta e la casa, se per te va bene. Magari quando non c’è tuo zio”
    Tornò a guardare la piccola foto racchiusa nell’orologio da taschino e si soffermò sui volti di Fionn ed Elinor con fare pensoso.
    “Qualcuno ci ha fatto questo, Jasper. Sigyn mi ha detto che sono stati uccisi per una questione di soldi… voglio trovare il colpevole. Voglio che paghi”
  11. .
    Alla richiesta di Link di non lasciarla sola, qualcosa scatta in Finn.
    Se prima il gesto di abbracciarla è stato puro istinto ed un tentativo di consolarla, ora la sua stretta è spinta più che altro da un senso di protezione.
    Link è fragile e Finn non ha mai visto questo lato di lei prima, anche se aveva intuito qualcosa la prima volta che si sono incontrati.
    Ma vederla così spezzata rende tutto diverso ed il giovane Anderson sente un stretta al cuore che mai aveva avvertito prima.
    La sua urgenza di fare qualcosa per aiutarla cresce sempre di più così come la consapevolezza di non sapere come affrontare una situazione del genere.
    Escluso il comfort food, perché a questo punto nemmeno lui vuole lasciarla sola, Finn si sente incapace di fare qualcosa.
    Vorrebbe quasi chiederle scusa per non essere in grado di fare qualcosa, di non sapere come ci si comporta in casi come questi.
    Ogni singhiozzo di Link lo porta a stringerla di più e questo è tutto quello che può darle per ora.
    Quando si separano, le lascia il tempo di ricomporsi e bere un po’.
    Finn ora è del tutto sveglio, non sente più sulle palpebre la pesantezza del sonno, le siede accanto con le gambe incrociate, la spalla che tocca quella di lei ed il braccio pronto a stringerla di nuovo.
    Sente che per ora il contatto fisico sia il modo giusto di agire, niente parole, deve solo stare accanto a Link e lasciarla parlare.
    Quello che esce dalla bocca della ragazza però, non è ciò che si sarebbe aspettato.
    Aveva intuito che il sogno possa essere collegato ad un qualche trauma subito dalla sua amica, ma quello che Link racconta sembra andare oltre la definizione di trauma.
    Con lo sgomento che cresce pian piano, guarda la ragazza che tuttavia ha lo sguardo puntato altrove mentre parla.
    Finn non riesce nemmeno ad immaginare cosa si possa provare ad avere qualcuno nella tua testa che decide di giocarci in modo tanto crudele e non riesce ad immaginare nemmeno cosa si provi quando quel qualcuno è tuo padre, la persona che dovrebbe proteggerti da tutto e tutti.
    Nonostante Hank sia entrato nella sua vita quando Finn aveva nove anni, l’uomo è diventato abbastanza in fretta una figura paterna per il ragazzo ed il modo in cui si è preso cura di lui da allora è tutto quello che il giovane Anderson ha imparato a conoscere, quello che secondo lui dovrebbe essere e fare un padre.
    “Avevi ragione” dice quando lei finisce di parlare “Tu non sei come lui. Lui è una persona orribile e tu non lo sei”
    Le prende una mano tra le proprie e ne accarezza il dorso, ripensando a quel giorno quando lei si è tirata indietro, quando è sembrata rinsavire.
    Ora capisce perché abbia avuto tanta paura di somigliare al genitore. Eppure nemmeno in quell’occasione sarebbe mai potuta arrivare al suo livello.
    “Avrebbe potuto insegnarti l’occlumanzia senza usare visioni tanto orribili. Una persona che sceglie di fare una cosa così estrema alla sua stessa figlia è… disumana”
    Le afferra gentilmente il mento per farla voltare piano verso di sé, la guarda negli occhi e poi le manda una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
    “Ho detto che ti proteggerò, giusto? Non sono sicuro di come potrei proteggerti da i tuoi sogni, ma troverò un modo. Se ad esempio… non fossi sola durante gli incubi, se trovassi un modo per essere con te… potrebbe aiutarti?”
    È solo un’idea senza forma, qualcosa nata dal bisogno di rendersi utile e di fare qualcosa per lei, ma Finn non ha idea di come fare una cosa del genere.
    Magari c’è un incantesimo, un modo per collegare le loro menti.
    “Se dovessi… farti domande che ti danno fastidio ti prego di dirmelo. Io non me ne rendo conto da solo…” aggiunge poi, cingendole di nuovo le spalle con un braccio “Tua madre non ha mai fatto niente per fermare tuo padre? E cosa le è successo? Hai detto che è morta a causa del suo lavoro…”
    Si cruccia appena, pensando per un attimo a sua madre e al mistero di come lei sia morta. Uccisa, questo lo sa, ma da chi?
    Anche la madre di Link ha incontrato una sorte simile? Dice che si è fatta ammazzare.
    “E la gente paga tuo padre per entrare nella testa delle persone ma… per fare cosa?”
  12. .
    Quando Link sorride le si formano delle fossette sulle guance. Finn ha notato che quella della guancia destra è più profonda dell’altra ed è un particolare così curioso che per tutta la serata non è riuscito a togliervi gli occhi di dosso, ogni volta che lei sorrideva.
    In realtà è una cosa che ha realizzato al loro secondo incontro, ma fino ad ora non aveva avuto un così grande interesse in quel dettaglio.
    È come se a mano a mano che la loro conoscenza si approfondisse, si interessasse di più ai piccoli particolari che la caratterizzano.
    Può affermare con certezza ora che Link sia sua amica e lo sa perché gli piace passare il tempo con lei esattamente nello stesso modo in cui gli piace passarlo insieme a Daniel e gli altri.
    Inizialmente era un po’ preoccupato per il tipo di amicizia che si è instaurato tra lui e la bionda, perché già con Jasmine questa storia del sesso e dell’essere solo amici non aveva funzionato granché, creando tra i due un certo disagio dopo la loro prima ed unica volta.
    Ben presto, però, ha scoperto che con Link quella storia dell’essere amici con il sesso incluso funziona alla grande.
    Così Finn non si sente in colpa a condividere, ogni tanto, del sano piacere con Link pur provando sentimenti per tutt’altra persona.
    È stata Link stessa a dire che sono solo amici, che scopare non vuol dire che siano una coppia, quindi cosa c’è di male ad essere innamorato di qualcun’altro?
    Comunque la serata è stata divertente e Finn è contento di averle proposto di cenare insieme, anche se con i suoi risparmi, tutto quello che ha potuto offrirle è stata una cena da Five Guys. Alla ragazza non sembra essere dispiaciuto, e gli è parsa divertita da tutti i suoi discorsi sulle calorie, è persino riuscito a farla ridere e quella risata gli è piaciuta molto.
    Sul gelato non ha detto niente però, non gli è importato quante calorie avesse, se non fosse il caso di mangiarlo dopo un hamburger e patatine, se l’è gustato in silenzio e ha lasciato parlare lei.
    Quando ha chiamato Hank per dirgli che avrebbe dormito fuori, ha sentito suo padre grugnire con un po’ di disappunto dall’altro lato del telefono.
    Dopo quella disastrosa serata per la festa del distretto, Hank lo ha tenuto in punizione per un mese intero ed è stata la prima vera punizione che abbia mai impartito a Finn: niente magia per compiere le faccende di casa, tanto per cominciare, poi il compito di tagliare il prato è spettato unicamente a lui - quando di solito lui ed Hank se lo dividono - e soprattutto niente amici per un mese.
    Finn ha avuto l’ordine tassativo di tornare immediatamente a casa dopo le lezioni e di rinunciare alle serate di D&D. Quando ha spiegato agli amici il motivo, raccontando loro la verità, le prese in giro si sono sprecate.
    In quel mese è riuscito a vedere Link tra una lezione e l’altra, a volte solo per parlare, a volte per rifugiarsi in camera di quest’ultima per passare il tempo in modo più intimo.
    Ora che la punizione è finita da un pezzo, Hank non ha alcun motivo per impedirgli di rimanere fuori dopo le lezioni, ma non sembra nemmeno così contento che Finn continui a frequentare la bionda.
    E così, anche quella sera, il grugnito del tenente fa capire al giovane Anderson quanto sia in disaccordo con quella scelta, ma subito dopo suo padre gli augura la buonanotte e gli dice di usare la testa. Finn sa bene a cosa si riferisce, persino lui ha capito che sottintende un “usate le protezioni”.
    La serata si conclude come aveva immaginato.
    Si addormenta poi con il corpo caldo di Link contro il suo e scivola in un sonno profondo. Sono i mugolii della ragazza la prima cosa a riportarlo lentamente alla realtà. Nel dormiveglia si rende conto dell’agitarsi crescente dell’altra eppure lì per lì non capisce se stia accadendo davvero o se sia solamente un sogno.
    È l’urlo a svegliarlo del tutto. Finn scatta a sedere, con il cuore in gola, e nella mano stringe la bacchetta senza nemmeno sapere quando l’abbia afferrata dal comodino. Gli ci vogliono pochi secondi per snebbiarsi la testa dal sonno e diventare reattivo, rendendosi conto che non c’è alcun pericolo attorno a loro, che è solo Link che siede tremante accanto a lui, parlando una lingua che Finn non capisce. Istintivamente le poggia le mani sulle spalle, trovandole nel buio, e questo strappa un altro urlo alla ragazza.
    “Sono io… va tutto bene…” ha la voce impastata dal sonno, ma cerca di parlarle in modo rassicurante.
    Accende la luce e la vede con il volto nascosto dietro le mani, spaventata ed in lacrime. Tra un singhiozzo e l’altro, Link tenta di spiegargli il suo incubo. Finn allora mette via la bacchetta e le cinge le spalle con un braccio, attirandola a sé.
    “Ehi, era solo un brutto sogno. Guarda, sei nella tua stanza, nessun morto verrà a prenderti” le accarezza i capelli con la mano libera e la stringe di più a sé “E se dovessero provarci, ci sono io, non gli permetto di portarti via”
    Abbozza un sorriso rassicurante, provando dispiacere nel vedere il volto dell’amica umido di lacrime e quegli occhioni azzurri così pieni di paura.
    “Non devi scusarti, tranquilla”
    L’avvolge in un abbraccio e la tiene stretta così a lungo, finché non gli sembra che sia leggermente più calma. Solo a quel punto si scosta da lei ed afferra la bottiglia d’acqua sul comodino, porgendogliela.
    “Bevi un po’” le dice “Vuoi qualcos’altro? Posso fare un salto a Londra e prenderti un tè caldo o della cioccolata”
    Ad Hank direbbe che consolarsi con del cibo è assolutamente sbagliato e che potrebbe diventare un’abitudine per niente salutare, ma nel vedere Link per la prima volta così fragile e spaventata, il comfort food è tutto quello che riesce ad offrire in quel momento.
    In parte perché vuole trovare un modo per farla sentire meglio ed in parte perché teme di non essere abbastanza bravo per offrirle unicamente il suo supporto morale.
    “Vuoi… vuoi parlare del tuo sogno?” azzarda “Non è la prima volta che ti succede, no? Cosa vogliono i morti da te?”
  13. .
    Finn si sporge un po’ in avanti con il busto per avvicinarsi al vetro ed osservare i pesci che nuotano placidi al di là di esso.
    Per quanto li abbia visti ormai una decina di volte nel corso degli anni, non può fare a meno di rimanere affascinato ogni volta che si trova lì, davanti quelle vasche così grandi e piene di colori.
    “Quello è un Gourami Nano” si rivolge a Jasper al suo fianco, puntando il dito contro il vetro ed indicandogli il pesce che potrebbe essere un comunissimo pesce rosso, se non fosse per il fatto che è più grasso e ha diverse scaglie azzurre che lo rendono particolare e sicuramente bellissimo alla vista.
    “È uno dei miei preferiti…” aggiunge, continuando a guardare la creatura con fare assorto ed un lieve sorriso sulle labbra.
    In quegli ultimi tempi si è scoperto molto più a suo agio in presenza di Jasper. Le cose non sono di certo partite con il piede giusto tra i due e i primi incontri sono stati carichi di disagio a causa di Finn, ma ora gli sembra quasi naturale passare del tempo con il Mountbatten e imparare a conoscerlo meglio.
    Di domande Finn gliene ha fatte parecchie, da quando hanno iniziato a vedersi sul finire di Agosto, ma sono sempre state tutte domande legate a Jasper: qual è la tua data di nascita?, il tuo colore preferito?, il tuo piatto preferito?, il tuo scrittore preferito?, il tuo animale preferito?
    Per mesi Finn è stato bravissimo ad evitare qualsiasi argomento che riguardasse la loro famiglia o loro due come fratelli e ha apprezzato il fatto che Jasper abbia mantenuto la sua promessa, non forzandolo e non facendogli pressioni di sorta.
    Si è anche aperto un po’ di più su di sé, raccontandogli delle sue passioni, dei suoi amici babbani e delle serate passate a giocare a Dungeons&Dragons, e di quanto sia stata dura per lui Ilvermorny e come sia finito a studiare da privatista con grandi sacrifici da parte del tenente.
    “Hank mi porta qui ad ogni mio compleanno, è il mio posto preferito” un altro piccolo dettaglio di sé che concede a Jasper “Tu hai un luogo preferito?”
    Finalmente si scosta dal vetro della vasca, voltandosi verso il fratello. Punta gli occhi scuri in quelli dal colore incerto dell’altro e poi gli fa cenno di seguirlo, per incamminarsi verso la prossima stanza.
    “Eri mai stato ad un acquario prima? Ti piace? E… mh… scusa, sto facendo parecchie domande come al solito”
    Ne sta facendo più del solito, a dire la verità, e crede che questo sia dovuto in parte al lieve nervosismo che prova.
    Dopo tutti quei mesi ad evitare la questione, ha deciso di essere pronto ad addentrarsi un po’ nella conoscenza di quella famiglia che gli è stata tolta quando era solo un bambino.
    Eppure, nonostante si ritenga pronto, non può fare a meno di provare una certa ansia e forse è la paura di potersi allontanare da Hank, imparando a conoscere di più la famiglia biologica.
    Razionalmente sa che non è così, che Hank sarà sempre suo padre, che il legame tra loro non si indebolirà mai e che Jasper sarà un’aggiunta alla sua piccola famiglia, non sarà colui che la distruggerà, ma irrazionalmente ha così paura di rovinare ogni cosa, con Hank, con Jasper stesso, da voler continuare a rimanere nell’ignoto.
    “Jasper… hai sempre vissuto in quella casa? C’ero… c’ero anche io un tempo?”
    Evita lo sguardo dell’altro, mentre cammina, tenendolo fisso sul pavimento ed alzandolo solamente quando sono nell’atrio successivo, circondati dalle vasche e da una soffusa luce blu.
    “Mi parleresti di loro?” la sua voce è esitante, quasi in un sussurro “Elinor e Fionn. Mi hai detto i loro nomi quando ci siamo incontrati la prima volta…”
    E ne ha conservato il ricordo quasi gelosamente senza spiegarsene il motivo, sa solo che quei due nomi non hanno più lasciato la sua testa e per tutto quel tempo lo hanno tormentato chiedendo che conoscesse la loro storia. Adesso, forse, si sente pronto a farlo.
    “Anche Fionn era un lican?”
  14. .
    “Questa è stata la mia seconda volta” ammette con sincerità disarmante quando Link gli dice che è bravo a fare sesso.
    Il disagio che esterna non è per questa confessione, ma il complimento dell’altra, arrivato in un momento in cui si sente già travolto dall’imbarazzo per l’ essere stati beccati da Hank in flagrante.
    Il calore sul suo visto non sembra voler accennare ed anzi aumenta quando la ragazza gli infila nella tasca dei jeans i suoi slip, ma non li toglie di lì, né dice niente a riguardo.
    Si chiede solamente cosa dovrebbe farsene nel caso dovesse sentire la sua mancanza - e sentirne la mancanza in che modo? -, ma non osa chiedere perché una volta tanto capisce che c’è un qualche doppio senso in quella frase che lui non ha afferrato e non vuole fare la figura dell’idiota proprio in quel momento.
    E comunque ogni pensiero a riguardo è spazzato via nel momento in cui Link gli dice di non preoccuparsi, che farà in modo di non rimanere incinta e Finn la guarda come se gli avesse appena dato uno schiaffo, con il panico che piano piano gli allarga gli occhi.
    Come ha potuto essere così stupido da non pensarci? Non hanno usato alcuna precauzione e lui le è venuto dentro e sono entrambi così giovani che Link potrebbe rimanere incinta con una sola occhiata.
    Lentamente non solo quella consapevolezza gli crolla addosso, ma anche quella di non essere stato in grado di controllarsi fin dall’inizio, di aver ceduto ad un impulso ed averla quasi usata per sfogarlo. Quando l’ha conosciuta, gli è stato da subito chiaro che l’estrema disponibilità di Link a fare sesso doveva voler dire qualcosa e in quel bagno lui aveva bellamente ignorato il problema solo per ‘svuotarsi le palle’, per usare un termine di cui abuserebbe Hank.
    Link tuttavia non sembra affatto turbata da quanto accaduto, anzi, quasi felice, gli dice addirittura che potrebbero rifarlo. Ma Finn non riesce a rispondere a questa cosa e nemmeno al commento sulla sua voce.
    “M-mi dispiace, Link…” dice solamente. “Sicura di star bene e che non… corriamo alcun rischio?”
    Hank sarebbe capace di appenderlo fuori dalla finestra, ‘per le palle’ - altro termine che userebbe il tenente - in piena bufera di neve per una cosa del genere.
    Alla fine si convince a tornare alla festa. Sa che gli sguardi che si sente addosso sono per quello che è successo in quella sala, poco prima che scappassero, nessuno ha idea di quel che è accaduto in bagno, a parte Hank, eppure non può fare a meno di tenere la testa bassa per tutto il resto della serata.

    Il viaggio di ritorno è a dir poco imbarazzante e l’unica che non sembra sentire il peso di tutto quel disagio è Link, che siede tranquillamente sul sedile posteriore dell’auto.
    Finn, sul sedile del passeggero, non ha alzato gli occhi dal tappetino nemmeno per un momento ed il silenzio di Hank è stato così lungo che il ragazzo inizia ora a preoccuparsi.
    Poi, finalmente suo padre sospira, segno che sta per dire qualcosa.
    “Non starò qui a farvi la ramanzina sul luogo che avete scelto, spero che l’essere stati beccati vi basti da lezione”
    Finn annuisce subito, seppur non sia sicuro che sia lo stesso per Link.
    “Ho una domanda però…” Hank si schiarisce la voce “Avete usato il preservativo?”
    Il giovane Anderson si affossa nel sedile, sentendosi morire dentro. Hank lo rivolterà come un calzino, lo costringerà a farsi tutta la strada di ritorno sul tetto dell’auto con il vento che gli sferza il volto a tutta potenza, gli farà falciare il prato per due mesi senza magia, gli toglierà la PlayStation, le serate di Dungeons&Dragons e gli ricorderà ogni singolo giorno della sua vita la cazzata fatta stanotte.
    “No…” sussurra dopo un attimo di esitazione.
    C’è silenzio. Poi un sospiro molto forte. Hank guarda Link nello specchietto retrovisore.
    “Stasera dormi a casa nostra, domani andiamo al consultorio”
    Finn alza la testa di scatto a quel punto, si volta a guardare la ragazza per un secondo fugace, prima di guardare suo padre, un po’ nel panico e di nuovo nell’imbarazzo totale.
    “Non ce ne è bisogno, Hank…” prova a spiegare “Link sa cosa fare, ci sono delle pozioni che…”
    “Non me ne frega un accidente degli intrugli che voi piccoli scienziati pazzi create nella vostra scuola delle meraviglie! Siete sotto la mia responsabilità in questo momento e si fanno le cose a modo mio. Link starà a casa nostra. Dormirai nella stanza di Finn. Tu Finn puoi dormire in salotto e ti avverto, se osi avvicinarti a lei ti faccio camminare per i prossimi due mesi con le stampelle”
    E quella è la fine di una discussione che Finn sa di non poter vincere. Di nuovo sprofonda nel sedile e senza aggiungere una parola, poggia la testa contro il finestrino ed osserva Detroit che scorre pigramente davanti i suoi occhi.
  15. .
    Finn non crede proprio che Hank sarà fiero di lui. Magari non sarà nemmeno così arrabbiato come crede, ma fiero proprio no.
    Probabilmente è nella sala a chiedersi cosa diavolo possa essere preso al figlio solitamente calmo, starà parlando con qualcuno, cercando di fare finta di niente, o starà facendo ciò che gli riesce meglio quando è a disagio: bere.
    Ma se anche Hank non dovesse essere arrabbiato, è Finn ad avercela con se stesso per quella reazione ed anche quando prova a spiegare a Link cosa abbia provato… non riesce a capirlo lui stesso. Forse è stato il suo primo gesto dettato dall’impulsività, non crede gli sia mai successo prima, non ne ha memoria.
    E la stessa impulsività lo guida ora nel decidere di baciare Link, ma forse in questo caso, è un po’ come quando ha scelto di andare a letto con Jasmine per la prima volta. Un desiderio improvviso e di cui non aveva avuto alcun controllo. Ha sempre ritenuto la propria sessualità strana ed altalenante, qualcosa che può andare da lunghissimi periodi di castità e senza alcuna necessità di un contatto con un’altra persona, a questi momenti, in cui un bacio gli sembra qualcosa di cui ha disperatamente bisogno.
    Quello che non ha tenuto in conto però, è come potrebbe prenderlo Link e a cosa potrebbe portare un semplice bacio con lei.
    Il sorriso della ragazza, mentre gli da il permesso di baciarla, dovrebbe essere da monito, ma Finn è troppo impegnato a tuffarsi su quelle labbra invitanti per farci caso.
    Poi Link ride vicinissima alla sua bocca e a Finn sembra quasi che gli giri la testa.
    Vorrebbe dirle che in quel momento è pieno di sorprese anche per se stesso, ma invece non parla, limitandosi a guardarla negli occhi. Li vede accesi di desiderio e forse c’è la stessa scintilla in quelli del giovane Anderson. Di sicuro quel bacio ha avuto una reazione sul suo corpo, una reazione che non può controllare, ed un po’ a disagio si chiede se Link se ne sia accorta.
    Ma i baci che le lascia scivolando sul suo collo, non hanno niente a che vedere con quel disagio. Con una rapida occhiata al riflesso nello specchio, Finn vede il proprio volto in fiamme e non per l’imbarazzo. Link siede sul ripiano di marmo, con le cosce bianche scoperte, e lui ha la gola secca ed il cuore che batte a mille.
    Un gemito, più di sorpresa che di dolore, gli sfugge dalle labbra quando la ragazza lo afferra per i capelli, tirandogli indietro la testa.
    Finn ha già il respiro corto ed un turbinio di pensieri che gli vorticano nella mente. Il primo tra tutti: stanno facendo un errore, ma come ci si ferma?
    “No, nessun contratto” ansima quasi con fare frenetico “Non stiamo insieme, no”
    Ma è un po’ confuso. Quando hanno deciso che quel bacio dovesse diventare una scopata? E perché gli sta bene che sia così?
    Avrebbe dovuto immaginare che Link ci si sarebbe buttata a capofitto? Forse sì, ma non immaginava che lo avrebbe fatto lui. Indietro, deve tirarsi indietro.
    Però è un po’ troppo tardi, no? Magari se nemmeno lei fosse sicura…
    “Vuoi farlo davvero? Vuoi…” la voce gli muore in gola con un ansito strozzato quando la mano di Link si insinua nei suoi pantaloni. Istintivamente si aggrappa alle gambe di lei, affondando le dita nelle sue cosce.
    L’altra mano di Link è ancora tra i suoi capelli, li regge saldamente, ma mentre la ragazza gli morde le labbra Finn giunge alla conclusione che non importa. Non fa male, anzi…
    Soffoca un gemito contro la bocca di Link, cercandola per un altro bacio, ed il tocco di lei lo fa rabbrividire, quasi sciogliere. Sente le gambe farsi deboli, al punto da abbandonarsi ancora di più contro il corpo della ragazza, mentre prende ad esplorarlo con le proprie mani.
    Con i polpastrelli scivola sulle sue braccia scoperte: sono così lisce al tatto da sembrare fatte di seta. Risale sulle spalle e scivola sul suo petto senza quasi rendersi conto di ciò che sta facendo. Quando ne prende consapevolezza, esita, temendo che a lei possa non andare bene, anche se a giudicare dal modo in cui la mano della bionda si sta muovendo nei suoi pantaloni, c’è davvero poco, se non nulla, che possa non andarle bene.
    Allora Finn stringe appena, come se stesse più che altro studiando la rotondità e la morbidezza dei suoi seni, piuttosto che per un atto erotico.
    Cerca, incuriosito, di scatenarle qualche reazione, guidato allo stesso tempo dall’eccitazione e, baciandola ancora seppur senza fiato, con una mano scivola tra le sue gambe e trova un varco attraverso i suoi slip. Cerca di darle lo stesso piacere che lei gli sta dando e per lunghi secondi il bagno si riempie solo dei loro ansiti.
    Si ferma solo quando gli sembra che entrambi siano al limite e che i loro corpi richiedano molto di più di un tocco reciproco. Sente il volto accaldato e forse, come Link, ha gli occhi lucidi per il piacere. Ancora una volta si muove frenetico, ma anche impacciato, mentre le sfila gli slip e si abbassa i pantaloni. Qualunque cosa stia facendo, chiaramente non ci ha ragionato lucidamente.
    Se lo avesse fatto, non si sarebbe mai sognato di afferrare Link per i fianchi e tirarla un po’ verso di sé, per poi scivolare dentro di lei, mentre si trovano in un bagno pubblico, dove chiunque potrebbe entrare da un momento all’altro e vederli.
    Si vergognerà in seguito di questo suo atteggiamento, altroché se lo farà, ma per ora tutto ciò a cui riesce a pensare è il calore di lei che lo accoglie ed il proprio respiro che si ferma per l’improvvisa scarica di piacere. Resta immobile, le labbra premute contro quelle di lei che trattengono un gemito soffocato. Poi spinge una volta. Ed ancora un’altra. Ed ancora, ancora ancora, afferrandole le gambe ed usandole quasi come un appiglio, e la sua mente va alla deriva, lasciandosi andare al piacere. Venti, cinquanta, cento, forse mille spinte lo separano dal traguardo e con il petto premuto contro quello di Link, non si ferma.
    Cerca la sua bocca, la bacia con foga e la lascia andare solo per riprendere fiato, tornando a tuffarcisi più volte.
    E poi, sull’ultima spinta, Finn vede, riflesso nello specchio, la porta alle sue spalle che si apre lentamente. Mentre l’orgasmo lo travolge, sulla soglia compare Hank e la sua imprecazione riecheggia nella stanza.
    “CRISTO SANTO!”
    Con il cuore in gola, ancora stordito, Finn sussulta e si scosta da Link nel panico totale, afferrando subito i suoi pantaloni e boxer per tirarli su con fare agitato.
    Hank si è già girato per non assistere ulteriormente allo spettacolo.
    “COSA CAZZO FATE?! IN UN FOTTUTISSIMO BAGNO PUBBLICO!”
    Finn boccheggia, incapace di dire qualcosa, mentre si riallaccia i jeans e la cintura, con il volto in fiamme e questa volta per l’imbarazzo.
    “Ricomponetevi ed uscite immediatamente di qui, porca puttana! Sei un mare di guai, Connor Finn Anderson!” e detto ciò, Hank sbatte la porta con una violenza tale che sembra quasi i muri siano sul punto di sgretolarsi e venire giù.
    Il silenzio aleggia per qualche secondo tra le mura del bagno. Finn è ora pallidissimo e fissa ancora la porta, come se si aspettasse che Hank decida di tornare indietro per fargli la ramanzina. Poi si volta lentamente a guardare Link.
    “Non… non osare dire che questa serata sarà memorabile…”
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