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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Vedendolo rientrare nel salotto, fino a quando non inizia a parlare, non so cosa aspettarmi. Fisicamente pare stia meglio, la tracheotomia ha reso meno faticoso il suo respiro e il suo esprimersi è più fluido ma quanto alla sua mente…dubito che possa essere tornato il Bennet che ho conosciuto.
    Lui stesso ammette di aver bisogno di uno specialista in incantesimi particolari. E’ una competenza che io non possiedo, la specializzazione in spezza incantesimi non è contemplata nel mio curriculum. Dichiara di non aver tempo per star male. Come se fosse una scelta, un cosa che si poteva anche evitare.
    Non avrai tempo ma non stai bene e dubito che tua figlia sarebbe felice di ritrovarti in questo stato ma non sarò di certo io a trattenerti o cercare di distoglierti dai tuoi propositi. Non mi ascolteresti nemmeno se lo facessi.
    Butto fuori l’amara verità espirando. Riesco perfino ad annuire quando lo sento dire che gli dispiace.
    Annuisco accettando le sue scuse. Non serviranno a farlo guarire ma forse allevieranno qualche senso di colpa.
    Non è certo per colpa della maledizione se il nostro rapporto è finito prima ancora di diventare qualcosa di più impegnativo ed importante. Le premesse c’erano ma gli eventi hanno fatto si che venissero disattese e davanti ad un figlio io non me la sento di fare altri passi avanti. Forse ne ho fatti fin troppi e in tempi non sospetti, prima che lui accusasse i sintomi della maledizione.
    Se te la senti di star solo preferirei andarmene. Sono stanca. Stanca di tutto. Ho bisogno di prendere le distanze da questa storia e…anche da te. Non mi fa bene rimanerti vicino ma sappi che in caso dovessi avere bisogno mi renderò disponibile come Guaritrice e come collega. Per il resto…finiamola qui.
    So che è quello che vuole. Non faccio altro che toglierlo dall’imbarazzo di dirlo prendendomi la responsabilità di addossarmi l’onere della decisione. So che è ciò di cui ha bisogno e ho il sentore che se non sarò io a mettere un punto a questa storia lui potrebbe non avere il coraggio di farlo. Mi costa ma capisco che è meglio così. Anche per me.
    Recupero la mia giacca e per quanto sia preoccupata e dispiaciuta non me la sento di accettare la sua ospitalità. Non avrebbe senso e finiremmo per peggiorare le cose dicendo parole che poi sarebbero rimaste impresse nelle nostre menti sciupando anche i pochi e bei ricordi che volevo conservare.
    Permettiti di darti l’ultimo consiglio. Stai attento.
    Interpreti come vuole il mio dire. Starà alla sua sensibilità e alla sua intelligenza comprendere a cosa alludo. Per quel che mi riguarda mi sono già spiegata in maniera più che esaustiva e non intendo fornire ulteriori dettagli.
    Stammi bene Jon e buona fortuna.




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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Da che io ricordi non ho mai visto Jon in queste condizioni. Nemmeno prima di aprire la sua testa. Il suo atteggiamento cambia così repentinamente che mi confonde e anche se sono consapevole che sia sotto l’effetto di un incantesimo mantenere la calma non è semplice.
    Passa dall’ovvio al provocatorio nel volgere di pochi minuti, pare cambi umore per un nonnulla e rapportarsi a lui in quel contesto risulta strano e complicato.
    Mi limito ad annuire. Lo faccio quando dichiara di non provare sensi di colpa e spero sia vero. Lo faccio anche quanto ammette che tutti hanno diritto di essere curati. Siamo Guaritori, lo sappiamo benissimo dato che è il nostro mestiere prestare aiuto e competenze a chi ne ha bisogno.
    Purtroppo o per fortuna Bennet dichiara di non aver visto l’essere ignobile che lo ha ridotto nello stato in cui versa. Non conoscere il suo volto o il suo nome non sarà d’aiuto nell’individuarlo ma nel probabile caso si tratti di un Oscuro questo lo protegge.
    Un’altra ovvietà esce dalle sue labbra riarse dalla febbre. Non merito le parole che mi ha detto. Spero lo pensi veramente perché è quello che io sento. Accetto quella ammissione con l’ennesimo assenso e deglutendo l’amaro che mi provocano e in merito a questo non riesco a tacere.
    Lo so che non le merito.
    Lo dico sinceramene e francamente. Senza rabbia, senza ostentazione o malanimo ma con decisione.
    Dopo aver castato l’incanto che rende la bolla che ci isola dal resto della stanza mi proteggo rimanendo il più lontano possibile dalla fonte di calore che il fuoco magico emana. Assisto con apprensione ed attenzione alla reazione di Jon. Il calore gli arriva potente facendolo dapprima sudare copiosamente. La sua pelle zampilla liquido da tutti i pori rendendogli il respiro dapprima affannato e poi sempre più flebile fino a fargli perdere i sensi.
    Soffro per lui nel vederlo inerme giacere in posizione anomala sul divano, assisto alla scena sapendo di non poter far altro che attendere che tutti i liquidi del suo corpo vengano espulsi attraverso i pori della pelle e solo quando mi rendo conto che si sta disidratando spiano nuovamente la bacchetta spegnendo il fuoco.
    Passa una buona mezz’ora prima che riprenda conoscenza. Prima di reintegrare i liquidi mi preoccupo di bagnarlo reidratando la pelle resa asciutta e fin troppo secca dalla traspirazione. Quando l’oblio cede il posto alla coscienza gli porgo da bere. Acqua a temperatura ambiente che gli propino lentamente.
    Riprendo lucidità e un colorito più decente mi ringrazia manifestando il desiderio di fare un bagno. Il bacio che mi arriva sulla guancia lo interpreto come riconoscenza. L’intimazione a tornare a casa non so come interpretala.
    Ovviamente non obbedisco ma nemmeno rispondo. Lascio che raggiunga il bagno e mi siedo sul divano. Sono stanca, molto stanca e anche molto provata ma prima di andarmene ho il dovere e il desiderio di accertami che non abbia bisogno di altro che di riposo.
    Chiudo gli occhi e probabilmente mi assopisco. Non so quanto tempo possa essere passato da quando Bennet si è rifugiato nella vasca.
    Ancora stordita per il riposino fuori programma e per le intense e faticose ore affrontate busso con discrezione alla porta. Forse con troppa discrezione visto non ricevo nessun cenno oltre l’uscio.
    Posando la mano sulla maniglia la abbasso e socchiudo la porta affacciandomi sulla soglia.
    Probabilmente nemmeno si accorge della mia presenza mentre lo guardo comportarsi in maniera affatto usuale.
    Decido di entrare nella stanza da bagno e nella sua visuale. Mi siedo sul bordo della vasca o continuo ad osservarlo fino a quando non apre gli occhi riemergendo dall’acqua.
    Sei sicuro di star bene? Per me non è un problema rimanere ma se preferisci e se te la senti di rimanere solo vado a casa.
    Impormi non è da me. Gli ho confessato apertamente il mio sentire. Anche troppo apertamente per il mio carattere che non è espansivo quando si tratta di ammettere di provare sentimenti non corrisposti. Non è colpa sua e non è colpa mia. Non voglio che provi sensi di colpa così come non voglio essere compatita. Lui ha ragione di provare rimorsi, io non voglio compassione.
    Non voglio nemmeno rimanere invischiata in una storia sospesa. Non voglio fare il vertice di nessun triangolo ne reale ne ipotetico e non voglio lottare per qualcosa che non venga in maniera spontanea ma non voglio nemmeno abbandonarlo a se stesso e ai suoi incubi.
    Alzandomi mi avvicino all’uscita. Aprendo la porta mi giro a guardarlo.
    Ti aspetto di la. Quando sei pronto ti aiuto a metterti a letto.
    Voglio che gli arrivi chiaramente che non intenzione di abbandonarlo. Vorrei che non pensasse nemmeno che lo faccio solo per dovere ma nello stesso tempo vorrei che comprendesse che mi risulta difficile separare la Guaritrice dalla donna e mentre la Guaritrice farà tutto ciò che è in suo potere per essere utile la donna vorrebbe fare di più ma so che non posso e che non sarebbe giusto, ne per me ne per lui. Non potendo scindere l’una dall’altra spero di riuscire a capire e che lui stesso mi indichi chiaramente quale ruolo è opportuno che io assuma in quello strano contesto.



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    Edited by nora/ - 11/10/2021, 22:21
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    Buonasera! Ci sarò senz'altro. Luogo ed ora vanno benissimo. Sono certa che sarà divertente. A presto. N.N.
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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Avevo voglia di gridargli di smetterla. Devo mordermi le labbra per non farlo. Il suo corpo espelle sudore tanto quanto la bocca sputa veleno.
    Alle parole crudeli ne seguono altre più morigerate. Non posso lasciarlo dire come se fosse un treno in corsa che non conosce ostacoli. Mi è difficile credergli, si contraddice. Distinguere il vero dal falso non è mai facile, soprattutto quando a parlare è il mio ex compagno, l’uomo col quale avevo iniziato una relazione che speravo fosse importante per lui quanto lo era per me.
    Gli appoggio le mani sulle labbra sperando stia ad ascoltarmi mentre ribatto al suo dire.
    Ho detto che ci sono altri uomini, non uomini migliori. Sto solo facendo il mio dovere di Guaritrice e quello di donna …
    Avrei voluto aggiungere generosa ma non riesco a pronunciare quella parola. Mi è costato mentirgli anche se l’intenzione era tesa al suo bene. Tento di dare una spiegazione al mio dire affinchè gli sia più chiaro.
    Mentendo o, meglio, omettendo, volevo renderti le cose più semplici.Non voglio che tu abbia sensi di colpa nei miei riguardi. Sono stata con te consapevolmente, per mia volontà. Non pensare a me ora, pensa a quante cose hai ancora da fare e a quanto hai da dare . Vorrei solo che tu spendessi il tuo tempo e le tue energie per una buona causa e per le persone che lo meritano.
    Spero che sia abbastanza lucido da recepire il messaggio perché quando mi parla di maledizioni mi si apre un mondo. Collego i suoi sintomi a quelli dell’epidemia e tutto mi appare più coerente e limpido.
    Spero che sia anche abbastanza lucido da vedere lo stupore misto ad orrore quando mi parla dell’ ipotetico uomo che ha visto durante la sua visione. A suo dire è il responsabile del suo stato.
    Lo hai visto in faccia, sapresti riconoscerlo?
    Cambio tattica, fargli scendere la temperatura sta facendo l’effetto contrario del previsto ed ora comprendo il perché. Non ho materiale adatto con me, non ho pozioni idonee ma posso ugualmente provare a fare un artigianale e rozzo tentativo per farlo star meglio.
    Mentre penso a come procedere gli rispondo e lo faccio in maniera affatto tranquilla. Non c’è nulla di tranquillo e di normale in questa situazione.
    Ti ho detto l’unica verità che volevi sentire. Non voglio vederti male, non per colpa mia. Se stare lontani può essere per te un sollievo, se posso diventare un problema per te…ti proteggerò da quel sento. Non voglio infierire ma non voglio nemmeno accontentarmi dell’ombra di ciò che ho avuto quando stavo con te.
    Passando una mano sulla sua fronte raccolgo le stille di sudore che la imperlano. Porto le dita prima al naso e poi alle labbra. L’odore che percepisco è talmente acre da farmi tossire. Il sapore è acido, amaro e intenso come il….veleno.
    Agire con un antidoto non sapendo di quale sostanza si tratti ritengo possa esser pericoloso per non dire letale. Jon è malmesso ma è ancora vivo e se lo è comincio a pensare che sia proprio a causa della sudorazione. Attraverso la pelle elimina le tossine avvenate e quindi la cura non può che essere una e una sola. Farlo sudare.
    Mentre elaboro il pensiero continuo a parlargli, meglio rimanga vigile e che collabori.
    Lo so che mi hai sempre rispettata, ti conosco e non ne dubito. Quello che non so è fino a che punto il delirio abbia avuto influenza sulle tue parole. Per alcune potresti aver ragione, per altre…mi conosci abbastanza per sapere che non le merito e visto che vuoi sincerità ammetto che mi hanno colpita e che ho reagito fingendo un’indifferenza che non provo ma… ne riparleremo quando starai bene.
    Impugnando la bacchetta mi dirigo verso la parte più esterna della cupola allontanandomi il più possibile dal divano dove è disteso.
    Per non dargli l’impressione di lasciarlo da solo continuo a parlargli.
    Farà molto caldo fra un po’. Suderai ancor più di quel che stai facendo ora. Il fuoco magico non farà fumo, non ti irriterà la gola ma suderai copiosamente. Devi buttar fuori il veleno tramite la pelle, è l’unico modo che abbiamo per liberati delle tossine che ti stanno avvelenando corpo e mente. Starò con te ma devi resistere più che puoi. Quando non ce la fai più basterà che tu me lo dica e spegnerò le fiamme.
    La priorità è salvargli la vita, anche a costo che lui la dedichi ad altre persone e che io non rientri nella lista.

    Incendio!








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    Edited by nora/ - 7/10/2021, 23:33
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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Per più di qualche attimo temo il peggio. Jon sbarra gli occhi ma ho quasi la certezza che non veda nulla di ciò che lo circonda. Li richiude, vedo le sue labbra muoversi ma non emette nessuno suono.
    Gli sento il polso. E’ un po’ troppo veloce. La temperatura è ancora alta e continuo con le spugnature per farla abbassare.
    Rallento quando finalmente ritrova la voce e mi ringrazia. Gli sorrido scuotendo il capo. Sto facendo il mio dovere. Nulla di più o di meno di ciò che farebbe lui al posto mio.
    Nonostante pare stia per riprendersi vedo la sua espressione cambiare. I suoi lineamenti si irrigidiscono, si scusa e non capisco di cosa. Ho visto di peggio, ho visto lui stesso stare peggio fisicamente. Intuisco che il suo malessere, oltre che fisico, è soprattutto interiore
    Mi aggredisce verbalmente, con il filo di voce roca che esce da labbra riarse dalla febbre e dall’ira.
    Sono parole dure quelle che dice. C’è rabbia ma anche verità nelle sue parole. La relazione che abbiamo avuto era appena iniziata. Per ciò che mi riguarda è l’unica nota vera di un discorso cattivo e gratuito che penso di non meritare.
    Il finale dello sfogo termina con l’ingiunzione di andarmene.
    Raddrizzando il busto vedo due strade davanti a me. Seguire il suo caloroso suggerimento o cercare di capire la ragione di quello che percepisco come astio gratuito.
    La prima la escludo. Sono un Guaritore. Non sicuramente il migliore del mondo ma sono una professionista e una persona che si ritiene seria ed affidabile. Mai e poi mai lascerei un paziente in quelle condizioni.
    Quanto alla seconda…mi viene difficile capirla in quanto la trovo senza senso. Jon non si è mai comportato in questo modo, non con me almeno. Durante la cena che abbiamo condiviso mi ha fatto intendere di provare sensi di colpa anche nei miei confronti. Non posso essere certa che il suo dire sia teso ad esprimerli attraverso la rabbia. Non posso nemmeno dire che avere ritrovato Zoja gli abbia fatto bene. Da quando è riapparsa nella sua vita non ha fatto altro che sconvolgerlo.
    Non potendo far nulla per ciò che riguarda la sua storia c’è però qualcosa che posso fare sollevandolo dai sensi di colpa rispetto alla nostra.
    Posso mentire.
    Ci posso provare. Nel suo stato di non totale lucidità potrebbe arrivare a credermi.
    Cosa ti fa pensare che mi interessi raccogliere le briciole? Non sono persona che si accontenta di briciole io. Se sono qui è perché mi hai chiamata TU. Se rimango è solo perché non stai bene. Non sono un genio come te ma non ti lascerò morire per la tua presupponenza.
    Riprendo a tentare di fargli scendere la febbre con bende imbevute di alcol. I miei tocchi sono meno delicati, più professionali. Mi sforzo di guardarlo come un paziente qualsiasi.
    Quando avremo risolto questo problema non sarà necessario incontrarci di nuovo. Vai pure per la tua strada se pensi che sia quella giusta. Io andrò per la mia. Sei il miglior guaritore ma non sei l’unico uomo di questo mondo in caso ti sia sfuggito.
    Se il suo obiettivo, conscio o inconscio fosse, è quello di togliersi qualche senso di colpa nei miei riguardi eccolo accontentato.
    Farò il possibile per farlo star meglio e quando sarò certa che possa aver riacquistato autonomia, autocontrollo e lucidità,
    se sarà ancora dello stesso parere lo lascerò sotto la sua bolla incantata e protettiva.
    Poco fa deliravi. Cosa hai visto?
    Una domanda secca, quasi a bruciapelo. Dannate visioni. Avevano il potere di sconvolgergli la mente. Forse sarebbe stato meglio curare quel ‘non dono’ visto lo stato in cui lo riducevano.



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    Edited by nora/ - 2/10/2021, 23:44
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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Riderei se la situazione non fosse così confusamente seria. Mi irriterei parecchio se non si trattasse di Jon vendendolo autovisitarsi. Nemmeno da quasi ko riusciva a scindere il suo essere Guaritore col suo stato di attuale paziente.
    Vedo il suo sguardo perso; è quello di chi dovrebbe conoscere, riconoscere e comprendere i suoi sintomi e non ci riesce.
    Pur essendo probabilmente più lucida di lui nemmeno a me è chiara la situazione. E’ preoccupante che in due non riusciamo a fare una diagnosi veloce ma non c’è tempo da perdere nel farsi domande inutili. Il respiro di Jon è stentato, pare morirgli il gola. Devo posticipare ipotesi e domande circa il dolore acuto che pare provare al capo per dare la precedenza al suo respiro ma prima ancora devo zittirlo. Se parla troppo rischia di soffocare.
    Sicuramente ha febbre alta. Avverte freddo e suda, trema per il movimenti convulsi della temperatura che continua a salire ma anche quel problema deve attendere.
    Non serva che gli chieda o che intimi di tacere. Quel che sto per fare dovrebbero chiudergli la bocca almeno per un po’ ma convengo che usare un sortilegio scudo sia senza dubbio utile ed opportuno.
    Prima di procedere faccio appello a diversi strumenti che son certa Jon abbia in casa. La sua valigetta del pronto intervento, che so essere sempre e pronta e presente accanto all’ingresso, apparirà ai piedi del divano accanto al quale mi chino.
    Al primo incanto segue immediatamente il secondo. Ci ritroviamo isolati e protetti dalla bolla del sortilegio, scudo contro contaminazioni e riparo da eventuali fughe di agenti non ancora riconosciuti.
    Sta annaspando, si aggrappa alla mia maglietta. Devo fare presto. Molto presto e agire con precisione.
    Non opporre resistenza, rischi di soffocare se non intervengo subito. Non ti piacerà ma devo.
    No, non gli sarebbe piaciuto dover rimanere in silenzio ma era necessario.
    Anapneo
    L’incanto che libera le vie respiratorie viene eseguito con la massima sollecitudine ma non mi basta. Voglio essere certa, più certa che possa riprendere a respirare in maniera autonoma e regolare

    Dalla valigia cerco e trovo la cannula per effettuare una trachetomia d’urgenza. Ritengo sia il caso di correre il rischio di esagerare piuttosto che rischiare che qualcosa possa andare storto. Con le dita cerco e trovo il punto per l’incisione e premo, premo con la dovuta forza fino a quando non sento l’aria passare dall’esterno all’interno della sua gola.
    Prego Merlino di vederlo tornare di un colorito accettabile nel volgere di qualche secondo dopo di chè dovrò fargli abbassare la temperatura. Devo riuscirci per forza e il metodo più veloce è quello di usare garze imbevute di alcol. Preparo la prima e scoprendo il suo corpo tremante lo libero degli indumenti scoprendogli il petto.
    Sentirai freddo, è normale, va tutto ben Jon. Respira, fallo lentamente ma respira.
    Cerco di mantenere il tono della voce calmo. E’ già abbastanza agitato di suo e fargli pressa affinchè collabori ho visto che non serve.
    Parla solo e quando ti senti in gradi farlo, senza sforzarti. Gracchierai per un po’ ma è inevitabile.
    Dettagli inutili per un Guaritore ma forse sentire il suono di una voce amica potrebbe indurlo a non fare movimenti bruschi o, peggio, a strapparsi malamente la cannula.

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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Col Dott. Bennet in ospedale il carico del mio lavoro è un po’ diminuito. C’è sempre da fare ma i casi più urgenti, i più gravi e più strani sono i suoi. Quella sera poi parva essere scoppiato l’inferno nel reparto.
    Quando arrivo per coprire il turno notturno che mi spetta trovo le infermiere trafelate.
    Nemmeno il tempo di appendere il soprabito che ho dovuto usare a causa della tipica piogerellina autunnale che scende su Londra quasi tutti i giorni in questa stagione ed arriva Mary, la mia infermiera. Lei sta smontando, indossa già la giacca e mi ricorre per il corridoio fino a raggiungermi nel mio studio.
    Dottoressa stia alla larga dalla stanza numero quattordici. Pare sia scoppiata una epidemia e ancora non si conoscono le cause. C’è una intera famiglia coinvolta e il Dott. Bennet ha ritenuto necessario avvertire il Ministero.
    La guardo stupita ed anche allarmata. Mi chiedo perché nessuno mi abbia avvisata prima. Probabilmente la concitazione della giornata è stata tanta e tale da aver scelto di avvalersi dell’aiuto di tutti gli assistenti disponibili e Jon non ha ritenuto il caso di richiamarmi nell’unico giorno libero che mi ero presa da settimane.
    Mi viene anche da chiedermi per quale motivo Mary mi stia chiedendo di tenermi a distanza. Sono una Guaritrice. E’ mio compito e mio dovere occuparmi dei pazienti.
    Vado a cercare i colleghi per cercare di capire cosa è successo. Tu torna a casa. Sembri sconvolta.
    Lo pareva davvero ed era insolito che Mary si mostrasse così stanca e così allarmata.
    Appoggio la borsa con tutti i miei oggetti personali sulla scrivania e indosso il camice. Esco dallo studio e di buon passo mi dirigo nella Sala comune dei Guaritori. Facce tirate e stanche accolgono la mia entrata e guardandoli inizio davvero a preoccuparmi.
    Qualcuno vuole dirmi che succede?
    E’ la dottoressa Robinson la più solerte a rispondermi. Forse è anche la più provata.
    Mi spiega, a grandi linee cosa sta succedendo, mi aggiorna sugli sforzi che gli addetti al laboratorio stanno facendo per venire a capo del problema e trovare una soluzione.
    Niente panico ragazzi. Non facciamoci prendere dall’ansia o ne verremo a capo. Scendo a vedere come procedono i lavori in laboratorio, magari posso essere utile.
    A quel punto è inutile mi rechi dai pazienti. Probabilmente sono stati sedati e isolati.
    Tornando sui miei passi mi dirigo verso l’ascensore e per puro caso mi rammento di aver lasciato nella borsa il mio badge. Non posso entrare in laboratorio senza pass. Torno nel mio studio e traffico nella borsa per trovare la tessera magnetica con le mie credenziali. Unico ed indispensabile documento per accedere al reparto ricerca.
    Spazientita per il tempo che sto perdendo a frugare rovescio il contenuto della borsa sul tavolo. Il cellullare si illumina segnalando la notifica di un messaggio.
    Sono tentata di ignorarlo ma nel contempo detesto non rispondere alle chiamate.
    Premendo il polpastrello sull’icona che indica messaggio audio mi metto all’ascolto scalpitando.
    I miei piedi nervosi che pestano il pavimento si fermano all’istante nell’udire la voce di Jon. Il tono mi spaventa ancor più delle parole.
    Lasciando sulla scrivania tutto il casino comincio a premere il tasto di chiamata mentre corro lungo il corridoio. Per chiamarmi a quell’ora Jon deve avere avuto un problema serio e mentre in ospedale ci sono i colleghi ad occuparsi dei pazienti lui probabilmente è solo.
    Dall’altra parte del telefono non c’è risposta. Continuo a chiamare e a correre. Tengo impegnata la linea anche mentre avviso l’accettazione che sto uscendo per una emergenza. Evito di dire di chi si tratti, ipotizzo che se Jon avesse voluto far sapere ad altri del suo stato avrebbe chiamato il pronto soccorso del S. Mungo e non il mio numero privato.
    Continuando a premere sul maledetto tasto di chiamata mi smaterializzo all’istante. Conosco abbastanza bene la casa di Jon per procedere con solerzia e visualizzare l’ingresso della sua abitazione.
    Ringrazio il cielo di non aver scelto di atterrare fuori la porta. Jon è disteso a terra, deve esser caduto non appena varcata la soglia. La sua figura lunga e distesa sul pavimento ostruisce il passaggio, avrei dovuto abbattere l’uscio se mi fossi materializzata sul pianerottolo.
    Il suo cellulare squilla ancora fra le sue mani, butto il mio a terra dove mi inginocchio per sorreggergli il capo. Suda così tanto che la mia mano si bagna all’istante mentre sollevo la nuca.
    Joh…Jon mi senti? Sono Nora, sono qui. Va tutto bene.
    Non va bene per niente anche se cerco di sorridere. Bennet pare in preda al delirio, si stringe la testa, borbotta parole incomprensibili o almeno tenta di farlo.
    Pare più addolorato e spaventato che confuso. Facendo forza sulle sue mani gli libero il viso e lo forzo a sollevare le palpebre. Sono vigili anche se non molto reattive.
    Non ci provo nemmeno a trascinarlo sul divano, la bacchetta e l’incanto vingardium leviosa provvedono a sollevarlo dal pavimento, un movimento leggero del polso lo fa lievitare e una piccola inclinazione del avambraccio lo fa planare sul divano.
    Mi inginocchio accanto a lui, prima di fare qualsiasi cosa ho bisogno di rendermi conto di come sta. Procedere ad occhi chiusi sarebbe pericoloso.
    Cosa ti senti? Riesci a parlare?
    Le risposte mi serviranno a capire se è in grado di relazionarsi e se è collaborativo.





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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Prima che Jon esca dalla porta mi alzo e lo raggiungo.
    Prendo il suo braccio, stringo le dita attorno al suo gomito.
    Tu ha fatto una scelta, quella che ha ritenuto al più opportuna e l’hai fatta liberamente. Zoja ha commesso un errore. C'è una bella differenza.
    Un grave errore a mio avviso. Non ha fatto la cresta sulla spesa, ha omesso deliberatamente di informarlo di stare per diventare padre. I motivi per cui ha agito in quel modo possono essere tanti ma nessuno valido al punto da condividere quel comportamento.
    Mi rendo conto di essere dura ma vedere Jon che si addossa colpe che non ha e che dovrà pagare le conseguenze inevitabili di un errore che non ha commesso mi disturba.
    Ha lavorato tanto per arrivare dove è arrivato. Sta raccogliendo i frutti del suo impegno e della sua dedizione ad una professione che adora.
    Ha una carica importante, una vita appagante e …si…ha anche una compagna che sta soffrendo per ciò che succede.
    Soffro perché capisco che anche io dovrò pagare le conseguenze di un errore non mio. Il nostro rapporto stava crescendo, stavamo bene insieme ed ero certa che avremmo potuto continuare ad essere felici. Lo saremmo stati anche con la presenza di sua figlia. L’avrei accolta con amore se Jon mi avesse coinvolta, se non avesse detto di nutrire dubbi sui suoi sentimenti.
    Quella frase mi ha gelata, mi ha colta alla sprovvista, non me l’aspettavo.
    Posso immaginare che il dolore represso e nascosto che sto provando possa passasse per freddezza ai suoi occhi. E’ il mio modo per non farlo sentire in colpa anche nei miei confronti. Non posso caricarlo anche di quel peso così come so di non potermi imporre in alcun modo. E’ la sua vita e non voglio costringerlo a fare delle scelte. Voglio che si senta libero di andare se lo desidera e di tornare se un giorno capirà che il suo posto è accanto a me ma non riesco a dirglielo. Ho la gola chiusa da un nodo che la strozza.
    Davanti alla presenza di figlio so che sono io a dover fare un passo indietro. Io che devo rinunciare ad una felicità che sento scorrermi via dalle dita come granelli di sabbia soffiati da un vento gelido.
    Dispiace anche a me Jon. Non sai quanto.
    Sussurro mentre lascio il suo braccio. Sto parlando alle sue spalle. Avverto la triste sensazione di entrare a far parte del suo passato e solo Merlino sa quanto vorrei scacciarla, schiacciarla, incantarla e farla sparire.
    Solo quando la porta si chiude sento le spalle abbassarsi. Un grosso peso le piega verso il basso. Raggiungo il divano e mi siedo prendendomi il capo fra le mani e, da sola, posso dar sfogo alle lacrime che ho trattenuto fin troppo.
    Sarà una lunga notte, una notte vuota da passare in un letto freddo con la consapevolezza che, domani, quando andrò a lavoro, lui non sarà in corsia ad attendermi, non ci sarà la solita pausa caffè, non ci sarà la corsa allo sgabuzzino delle scope per un bacio rubato e un abbraccio appassionato. Lui sarà chissà dove alla ricerca della persona più importante della sua vita. Sua figlia.

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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    A mio parere non ci sono motivi che possano giustificare ciò che Zoja ha fatto. Omettere di informare il proprio compagno che sarebbe diventato padre era stata una decisione sbagliata sotto tutti i punti di vista. Mi ero fatta tutt’altra idea di Zoja, mi era apparsa una donna arrivata, sicura, determinata e coraggiosa ma non era quello il punto, a me personalmente, in quel momento, dei tormenti di Zoja interessa ben poco.
    Mi preoccupa Jon. Non l’ho mai visto così confuso e indeciso per cui, se riesco, cerco di evitare di esprimere il mio parere su di lei ma temo di non riuscire a nascondere il disappunto dipinto sul mio viso.
    Quello che proprio non posso fare è stare ad ascoltare il Guaritore farsi colpe in merito a quelle che sono state scelte della Pozionista.
    Mi alzo in piedi; che io non sia tranquilla dovrebbe essere evidente.
    No Jon. Se tu hai fatto quella scelta, in quel momento, è perché hai pensato fosse giusto fare così. Forse non eri poi così innamorato e col senno di poi, scusa se mi permetto, credo tu abbia fatto la scelta giusta. Sei diventato uno dei migliori se non il migliore Guaritore, hai salvato vite, hai risolto casi che solo tu potevi risolvere. Non vedo per quale motivo dovresti pentirtene.
    Ebbè, non mi si poteva chiedere di chiudere gli occhi e lasciare che i ricordi di un passato romantico gettassero ombre su un presente che vedeva Jon al culmine di una carriera eccelsa. Non potevo sentire e non potevo nemmeno credere se ne fosse pentito.
    Il seguito poi non fece altro che alimentare la mia irritazione. Non era da lui parlare in quel modo. Era scosso, confuso e frastornato dalla tardiva rivelazione di Zoja ma che si permettesse di mettere in dubbio se stesso questo proprio non lo potevo concepire.
    Lei ha pensato, lei ha fatto, lei ha immaginato, lei ha deciso. La verità è che ti ha privato del diritto fondamentale di sapere non lasciandoti scelta. Se c’è qualcuno che dovrebbe avere sensi di colpa, e secondo me ci stanno tutti, non sei tu. Spero che tu, ora che sei un uomo, ti renda conto. Ti ha mancato di rispetto, non ti ha dato fiducia.
    Sicuramente il mio dire era di parte ma era anche un’analisi lucida ed obiettiva dei fatti e non sono per niente certa che Jon la comprenda appieno nello stato in cui si trova. Non può esserci amore senza rispetto e fiducia.
    Nonostante tutto io so cosa voglia dire vedersi privare di un figlio. Ne ho perso uno e non passa giorno in cui ci pensi. E’ un tasto dolente anche per me dover pensare alla sofferenza che ne deriva.
    Il prosieguo del suo discorso è la sintesi della sua visita. Guardandolo ed ascoltandolo mi rendo conto che non mi sorprendono le sue parole. Mi sorprende, purtroppo, la sua reazione a quel contesto.
    Mi rimetto seduta e mi servono un paio di sorsi di vino per calmarmi. Sono perfettamente consapevole della situazione e non è da me fare tragedie. I figli vengono prima di ogni cosa e non sarò certo io a mettermi in mezzo scatenando tragedie. Che io soffra o meno poco importa, non è una priorità, sicuramente non lo è per Jon che è già proiettato verso altro.
    Mi rendo conto di essere fredda nel rispondergli, non lo vorrei ma sono umana. Ero disposta a farmi coinvolgere dalla situazione per il bene di quella innocente creatura che era stata privata, deliberatamente, del padre e anche della madre. Sarei stata felice farlo ma era tutt'latro quello che Jon voleva da me.
    Voleva tempo? Lo avrebbe avuto.
    Prenditi tutto il tempo che ti serve, fai quello che devi fare e cerca di far chiarezza in te stesso. Io vedrò di fare lo stesso.
    Amare, per me, significa anche questo. Lasciarlo libero di scegliere ed accettare le conseguenze che questo comporta.
    Se non aveva altro da dire per me il discorso poteva ritenersi chiuso. Gli avevo offerto il mio aiuto e la mia disponibilità in un contesto difficile da affrontare anche per me. Riguardo alla sua paternità avrei fatto il possibile per rimanergli accanto, aiutarlo e sostenerlo in tutto ciò di cui aveva bisogno compresa la presenza di una donna che ora ammiravo molto meno della sera in cui l’avevo conosciuta se avesse accettato il mio supporto. Lui ha scelto di affrontare la questione in modo diverso e non mi rimane che prenderne atto.
    Data la situazione di ciò che c’era stato fra lui e Zoja, di quello che c’era di irrisolto fra loro, mi spiaceva per lui, ma non volevo essere coinvolta. Non volevo essere motivo di discussioni o di drammi. Ne avevo avuti fin troppi nella mia vita e ne avrei affrontati mille altri ma non se mi si chiedeva di mettermi da parte ed aspettare.
    Buona fortuna Jon.

    C'è molta tristezza nella mia voce ma c'è anche tanta sincerità. Lui non ha bisogno di me ma io ci sarò sempre per lui. Come collega sicuramente.




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    Edited by nora/ - 4/8/2021, 23:46
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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Sarebbe evidente anche ad un cieco ed ad un sordo che Jon è sulle spine. Sorseggio il vino che ha versato nel bicchiere evitando di guardarlo. E’ già fin troppo in imbarazzo perché mi venga in mente di porre domande.
    Attendo che sia pronto e quanto comincia a parlare lo fa quasi tutto d’un fiato.
    Il sentore che c’entrasse Zoja lo avevo avuto fin dalla sera in cui eravamo andati a cena. Il comportamento della donna era stato a dir poco strano in quella occasione e quello di Jon anche. Avevo pensato di galoppare fin troppo con la fantasia ed ora mi rendo conto che lo avevo fatto troppo poco.
    Rimango attonita. E’ una secchiata di acqua ghiacciata quella che mi piove addosso.
    Mi irrigidisco, stringo fra le mani il bicchiere e guardo il suo colore rosso, rosso come il sangue che ha preso circolare nelle mie vene a gran velocità.
    Come hai detto scusa? Una bambina?
    Non ci potevo credere ma dovevo. Jon non stava scherzando, non lo avrebbe mai fatto e non avebbe mai detto una cosa del genere se non fosse stato certo.
    E tu non lo sapevi….
    Non lo guardo, non ci riesco, non ancora. Assimilo parola per parola sperando che svaniscano ma le parole restano e fanno male.
    Non te lo ha detto…
    Lei di sicuro lo sapeva. Ha aspettato ora a dirglielo. Ha scelto proprio un bel momento. Mi verrebbe da farle i complimenti per il tempismo a ma non è a Zoja che penso.
    Penso al tormento del mio compagno, a quanto debba aver patito nell’apprendere quella notizia con chissà quanti anni di ritardo. Di sicuro non Jon non avrebbe mai abbandonato la sua bambina se fosse stato a conoscenza di essere diventato padre, su questo metterei la mano nell’ardemonio.
    Capisco che questo cambierà tutto fra noi, un figlio non è un dettaglio e non voglio essere proprio io ad aggiungere ansia all’ansia.
    Capisco e….mi dispiace. Non so perché Zoja abbia agito in questo modo. Avrà avuto i suoi buoni motivi e capisco tu sia sconvolto.
    Non voglio giudicare ma mi sento in diritto di esprimere un parere a costo di espormi a mia volta a critiche in quanto non so come sono andate le cose.
    Sono passati anni da allora, il tempo di dirtelo poteva, no, doveva trovarlo.
    Posso immaginare che all’epoca Zoja era giovane, probabilmente insicura, poteva avere dei problemi, dei ripensamenti o forse li aveva avuti Jon e se li è dimenticati a causa dell’amnesia ma questo non toglie che avrebbe dovuto essere informato di essere padre. Io la vedevo così-
    Avevo perso un bambino, ci pensavo ogni giorno a quella creatura. Il mio piccolo sapevo benissimo dov’era e potevo immaginare il tormento di chi non sapeva che fine avesse fatto la propria creatura.
    Non so che fare per dargli conforto, non so che dire e probabilmente qualsiasi cosa faccio o dico è sbagliata.
    Appoggio il bicchiere e decidendomi a guardarlo. Allungo la mano verso la sua senza nemmeno sfiorarla. E’ tesa, può prenderla se vuole ma capisco che non è il momento di imporsi ma di rimanere accanto a lui nel modo che sceglierà sia il migliore.
    Jon…se ha bisogno di me, del mio aiuto, delle mie mani, del mio cuore ci puoi contare. Farò tutto quello che posso ma devi essere tu a dirmi di cosa hai bisogno e cosa posso fare per te.
    J
    on può farcela, ce l’avrebbe fatta sicuramente a trovare sua figlia. Non può fallire in quella missione e lui lo sa. Quello che posso fare io è adeguarmi al nuovo stato delle cose senza che debba preoccuparsi anche per me.


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    Edited by nora/ - 29/7/2021, 12:43
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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Erano giorni che Jon non si faceva vedere e neppure sentire. Aveva detto di voler trascorre la convalescenza da solo e non mi ero opposta, pensavo si trattasse di un breve periodo e invece sono quasi due settimane che non ho sue notizie e comincio ad essere seriamente preoccupata.
    Temo anzitutto per la sua salute, spero non abbia avuto un ricaduta ma so che non è impossibile. Temo anche per come l’ho visto turbato durante la mia visita in ospedale.
    Da un incontro con un mangiamorte non è facile uscire vivi e temo recriminazioni anche da quella parte. Mi impensierisce anche il fatto che Jon mi abbia detto di avere recuperato la memoria, tutta d’un colpo, su quello che è il suo passato, la sua adolescenza e la sua prima giovinezza. L’ho visto sconvolto, restio a parlare.
    Non ho voluto insistere nel chiedere e nel sapere ma mi fa pensare questa coincidenza fra la sua assenza e il suo incidente.
    Cerco di non pensarci, il lavoro occupa buona parte delle mie giornate ma quando non sono di turno e mi ritiro a casa non posso a fare meno di chiedermi dove possa essere finito e cosa stia facendo.
    E’ frustrante l’attesa se non si sa quando finirà, mette ansia ed irritazione a seconda dei momenti.
    E pomeriggio inoltrato quando sento bussare alla porta. Sono tornata dal lavoro da pochi minuti e non attendo visite. Il cuore mi balza in gola, corro ad aprire e trovo Jon davanti alla porta. O, meglio, una strana immagine di Jon.
    Tiene gli occhi bassi, sembra imbarazzato. Lui che è sempre così sicuro di se appare in difficoltà.
    Certo che puoi entrare
    Scostandomi di lato lo faccio passare, accolgo il suo bacio quasi distratto e mentre ci accomodiamo mi snocciola l’ovvio. So quanto lui che sono giorni che non si fa sentire ma è talmente agitato che rimarcarlo non servirebbe che a farlo agitare ancora di più.
    Mentre Jon passeggia per il mio salotto la bacchetta presenta sul tavolino un paio di bicchieri e una bottiglia di vino. Pare Jon ne abbia bisogno.
    Fai come fosse casa tua. Serviti, calmati, respira e racconta.
    Il fatto che siano successe varie cose vuol dire tutto e nulla se non affronta l’argomento che gli sta a cuore e qualcosa di particolarmente importante deve essere successo per ridurlo in quel modo.
    Mi siedo, appoggio la schiena al divano e respiro profondamente. Guardarlo così teso fa male al cuore ma sono sicura che in questo momento non desidera essere abbracciato e che non sarebbe una mossa saggia farlo. Ha bisogno di sfogarsi, di dirmi cose e non sa dove iniziare.
    Provo a facilitargli le cose, ammesso sia possibile.
    Jon…ascolta. Prima che tu dica una sola parola voglio tu sappia che ci sono. Se avrai bisogno di me farò il possibile e l’impossibile per farti tornare sereno. Se vorrai un parere l’avrai, sincero. Sai che non so mentire e non ti nasconderò quello che penso. Non mi piacciono le menzogne e nemmeno chi le usa come alibi per celare la codardia del non dire. Non puoi stare in quello stato per cui calmati e inizia…dall’inizio possibilmente.

    Non è mia intenzione giudicare, faccio il medico, non il giudice. Voglio ascoltarlo, capire con lui. Il mio sorriso rassicurante spero glielo faccia comprendere.




    « Parlato. »


    Edited by nora/ - 23/7/2021, 23:28
  12. .

    Avrei dovuto prevedere la risposta di Jon. Per lui la conoscenza era importante quanto respirare. Poteva tollerare gli venisse negato il cibo ma non il sapere.
    Abbasso lo sguardo pensando al suo tormento. Non ricordare deve struggerlo. Sentirsi incapace di risolvere il suo problema, proprio lui che risolve situazioni che nessuno riesce nemmeno a concepire, deve essere terribile.
    Vorrei fare qualcosa, dire qualcosa che lo induca ad essere fiducioso ed ottimista ma non mi vengono le parole. In cuor mio so che gli darò tutto l’appoggio che gli potrà essere utile e necessario ma mi sento impotente davanti qualcosa al quale ancor non siamo riusciti a dare un nome.
    La tua mente è qualcosa di eccezionale. Lo hai dimostrato e lo dimostri ogni giorno. Se combatte contro se stessa sarà una bella sfida ma alla fine ce la farai. Ne sono certa.
    Non avevo bisogno di mostrargli il mio sguardo per fargli comprendere la sincerità delle mie parole. Non era la testa a parlare, era il cuore. Lo stesso cuore che batteva accanto al suo seguendone il ritmo reso leggermente accelerato dall’accaloramento del mio dire.
    Le sue dita fra i capelli mi inducono a tenere gli occhi chiusi. Respiro piano. Non voglio turbare quel momento. Col viso sul suo petto faccio scivolare la mano sul suo torace e la bocca accompagna il percorso cospargendolo di baci leggeri.
    Non diresti così se non fossi tu.
    Non sono poi così ‘cara’. Non con tutti. Sono una nordica. Conservo la durezza dei ghiacci della mia terra. Il contatto fisico per me è superfluo, perfino irritante se non ha motivo d’essere. Come l’Islanda, come la mia isola, dentro di me c’è il calore dei geyser che si manifesta solo quando e a chi scelgo di volerlo mostrare e ho scelto Jon. Lui, come nessun’altro finora, ha sciolto il ghiaccio mettendo allo scoperto il fuoco che ho dentro.
    Pensieri che si concentrano facendo ribollire il sangue, sento i polpastrelli scaldare il suo corpo mentre lo sfioro. Scambio il mio calore col suo in una condivisione perfetta fatta di menti affini e di corpi che si comprendono e si cercano con passione.
    I preliminari di quello che avrei voluto fosse l’ennesimo round della nottata vengono interrotti dall’arrivo del gufo. Per quanto rompente e inopportuno sia l’arrivo della bestiola è Jon che si offre di scoprire quale sia il motivo per cui siamo costretti a rimandare la dolce tortura.
    Con un sospiro ed uno sbuffo mi siedo su letto, la schiena appoggiata alla testata e le gambe distese sul materasso. La curiosità comincia a farsi pressante e Jon non aiuta per nulla a risolvere il mistero in tempi brevi.
    Apprendo che il messaggio è per me dalle sue parole. Jon, dopo aver letto il messaggio lo sventola a mo’ di bandiera.
    Dalle sue parole inizio ad intuire di cosa possa trattarsi e mi copro la bocca con le mani lanciando un gridolino di sorpresa.
    Se si tratta di quel che penso in parte ha ragione. Per scaramanzia o per poca fiducia ho omesso di dirgli di aver fatto richiesta per un incarico. Non immaginavo potesse essere preso in considerazione, non in tempi così brevi; non amo illudermi o illudere.
    Immaginando che non avrei potuto avere fra le mani il messaggio senza lottare scaravento il lenzuolo a parte e scivolo giù dal letto non badando al fatto che addosso non ho assolutamente nulla. Non penso a coprirmi ma lo raggiungo e lo affronto avvicinandomi a lui con un largo sorriso.

    Se è quel che penso e che spero tu, dottore, per stanotte hai finito di dormire.
    Se è quel che penso e che spero avrei avuto il piacere e l’onore di essere non solo la sua compagna ma anche la sua collega in quello che era il più alto l’obiettivo di ogni Guaritore.
    Quella notte sarebbe stata ricordata per una serie di eventi che stavano cambiando la nostra vita e stavano succedendo tutti insieme.
    Il bacio richiesto arriva con una foga che travolge il Mago. Finiamo entrambi distesi sul letto con le labbra che si cercano e si trovano in un lungo bacio nel quale la passione si esprime in tutta la sua intensità. Non ho nessuna fretta di staccarmi da lui, in quel momento il modo potrebbe crollare e non me ne accorgerei ed è solo quando i polmoni reclamano aria che le nostre bocche si staccano ed è allora che riesco ad rubare il messaggio e a leggerlo senza cambiare la mia posizione.
    Il mio corpo sul suo, le braccia allungate sopra la sua testa e gli occhi che scorrono le poche righe che confermano la mia assunzione al San Mungo.
    Mi avrai alle costole, di nuovo, anche in corsia. Ci hai provato a scappare ma pare che il destino abbia deciso che non puoi fare a meno di me.
    Forse mi ci vorrà un po’ per realizzare ma ora sento l’urgenza di festeggiare e qualche miglior modo di iniziare se non lanciando all’aria il messaggio e ricominciare dal punto in cui avevo lasciato.
    Sei contento?
    Il secondo bacio arriva senza nessuno preavviso e non sarà che il preludio di quel prosieguo di nottata che ci vedrà risvegliarci solo nel tardo pomeriggio mentre il sole cala sul mare regalando un tramonto mozzafiato.
    Quella sera non ci saranno show pubblici ma una cena solo per noi due, buon cibo e tanto champagne. Ricordi che terremo nel cuore e nella mente come cose preziose da curare e proteggere e a cui attingere quando, tornati alla nostra nuova vita, avremo bisogno di qualcosa a cui aggrapparci per superare le difficoltà che dovremo affrontare.
    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC




    Parlato.
  13. .

    Il prosieguo della nottata continua nella camera di Jon. Il lettone ospita altre effusioni che mi lasciano accaldata e pienamente appagata. Semicoperta dal solo lenzuolo mi giro sul fianco per osservarlo meglio quando parla del desiderio espresso. Vorrei posargli le dita sulla bocca per fermalo affinchè non si avveri il detto che i desideri debbono rimanere segreti perchè si avverino. Mi interessa troppo per non prestare attenzione ad una confidenza così spontanea in un momento così intimo.
    Mi chiedo se la sua sia semplice curiosità o se tema di scoprire cose che potrebbe turbarlo quando confessa di aver desiderato di colmare il vuoto che la sua memoria continua a voler conservare ostinatamene protetto. Al posto suo anch’io vorrei sapere. Mi tormenterebbe la sensazione pressante e continua che qualcosa di mio, che mi appartiene, mi sfugga.
    Abbasso lo sguardo e cerco la sua mano. Poso la mia sulla sua prima di rispondere.
    Ti capisco. Non devi farlo per me, devi farlo per te e comprendo che per te sia importante.
    Le avevamo provate tutte per rimediare a quello che era sicuramente in cruccio per lui ma fino ad allora i risultati erano stati scarsi. Jon non aveva ancora focalizzato i momenti dei quali avrebbe voluto riappropriarsi.
    Non disperare, riuscirai a realizzare il tuo desiderio ma non devi temere di sapere. Di qualsiasi cosa si tratti non sarai da solo ad affrontarla.
    Dubitavo che Jon potesse avere commesso qualcosa indegno di lui. Cercavo di essere razionale comportandomi sia da compagna che da medico. Non si poteva escludere nulla e dare false o troppo ottimistiche speranze non era da noi come professionisti.
    Un bacio a fior di labbra viene a mettere una pausa al discorso che, lo posso vedere e sentire, lo turba. Appoggio il capo sul suo petto accarezzandolo mentre i nostri fianchi si avvicinano in un abbraccio. La mia intenzione è quella di rassicurarlo, di farlo sentire al sicuro, di non farlo sentire solo davanti ai suoi dubbi.
    Sei una bella persona. Su questo non devi avere dubbi. Ammesso e non concesso che ti sia successo qualcosa di davvero importante in quel pezzo di passato che ti sfugge lo affronteremo e valuteremo il da farsi.
    So delle doti di veggente di Jon. Non sono un’appassionata di quella materia. Forse temo le profezie e mi sono convinta che non siano affidabili. Il destino ce lo costruiamo giorno per giorno a seconda di ciò che ci succede. Esperienze e carattere ci mettono davanti a delle scelte che solo noi siamo in grado di decidere.
    Nonostante la scarsa propensione a credere alla divinazione una domanda mi sorge spontanea. Vorrei chiedergli se ha mai cercato di vedere il suo futuro in quel contesto, se ha visto o previsto di condividere i giorni a venire con qualcuno. La bocca si apre per richiudersi immediatamente. Le labbra si serrano generando qualche minuto di assoluto silenzio.
    Forse avrei resistito o forse no dal porre quella domanda ma il dubbio rimane tale perché qualcosa viene a disturbare la quiete della nostra stanza.
    Il picchiettio di un becco contro il vetro è un suono che ogni mago sa riconoscere ancora prima di accertarsi del latore di messaggio arrivato tramite la posta che noi usiamo per comunicare.
    Un gufo. Ad Honolulu. A quest’ora
    Mi sollevo dalla comoda posizione appoggiando un gomito al materasso. La bestiola dovrà attendere qualche minuto prima di entrare e rivelare il motivo che la conduce a questa latitudine.
    Aspetti posta? Prova ‘vedere’ a chi è indirizzato e cosa contiene il messaggio che sta aspettando fuori dalla finestra.
    Con la fervente speranza che non sia nulla di grave sorrido. Spero intenda che lo sto canzonando un po’. L’arte della divinazione è cosa ben più seria di un indovinello lanciato a bruciapelo in un momento in cui di interruzioni proprio non c’era bisogno.
    Sono un po’ indispettita per quell’imprevisto, non ho nessuna voglia di alzarmi e ho ancora meno voglia che qualche urgenza venga a disturbarci. Forse un altro non avrebbe capito e avrebbe suggerito di lasciar perdere ma noi avevamo anche questo in comune: sapevamo di essere professionisti e che il nostro lavoro era importante.
    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC




    Parlato.


    Edited by nora/ - 12/5/2021, 22:31
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    Nora Norton • 26 y. o. • Guaritore • PC
    Probabilmente al mattino seguente, sulla battigia, sarebbero stati ritrovati i loro indumenti intimi e qualcuno, vedendoli, avrebbe potuto immaginare il motivo per cui erano finiti in spiaggia ma di certo non avrebbe potuto immaginare come mi sentivo io, quella notte magica, stretta nelle braccia di Jon.
    Quando cadono anche le ultime minuscole e sottili barriere che dividono la sua pelle dalla mia non c’è più spazio per i pensieri. Le emozioni dominano il mio sentire, le sensazioni vissute richiedono reazioni che non tardano ad arrivare.
    L’intimo abbraccio si fa più ardito e la danza più movimentata. Senza riuscire a staccare le labbra da quelle di lui le mani si muovono accarezzando la sua schiena per poi tornare alle spalle e al collo. L’acqua rallenta le mosse e le rende suadenti mentre la passione reclama e i corpi si cercano per fondersi uno all’altro. Fra gemiti, respiri profondi, ansiti e carezze arriviamo sulla spiaggia dove il miracolo si ripete da posizione più ferma. Da sotto il suo corpo posso vedere il suo viso, leggere emozione e desiderio, lo stesso sguardo che riceve guardando i miei occhi che si socchiudono ad ogni bacio per poi riaprirsi per godere il del suo.
    Se me lo chiede così non posso rifiutare Dottore. Possiamo fare straordinari. Tanto paga lei.
    Poche parole sussurrate sorridendo. Un’intesa perfetta, un momento perfetto in cui parlare non è necessario se non per dare conferma alla realtà.
    A costo di continuare quello che stavamo facendo sarebbe andata bene anche la rimessa delle barche. Non volevo perdere un solo istante e per essere più chiara chiudo la sua bocca con la mia mente le mani esplorano il suo corpo andando a solleticare i punti in cui so di poter trovare una reazione. Non risparmio un solo centimetro della sua pelle. Partendo dal collo, che accarezzo con la punta delle dita, avvicino le labbra al suo orecchio mordicchiandolo per poi scendere lungo i fianchi ed arrivare alle cosce. La magia si ripete facendoci fondere uno all’altro fino a quando, insieme, non raggiungiamo una vetta fatta di sussulti e grida di piacere.
    Bagnati e ansanti riprendiamo fiato, mentre appoggio la testa sulla spalla sento il suo cuore battere. Non ho lo stetoscopio ma sono certa che abbia lo stesso ritmo del mio.
    Rimaniamo abbracciati in silenzio; unici testimoni di quella notte che è appena iniziata il mare, le stelle e la luna che ci osservano senza proferire parola.
    Guarda Jon! Una stella cadente. Esprimi un desiderio.
    Chiudendo gli occhi desidero che quel momento non finisca mai ma poi correggo la rotta in quanto so che è un desiderio impossibile e chiedo alle stelle che quello sia il primo di tanti momenti a vivere con la stessa intensità.




    Parlato.


    Edited by nora/ - 9/5/2021, 22:02
  15. .
    Chissà perché gli davo l’impressione di essere ‘buona’. Non era la prima volta che mi rivolgeva quel complimento. Ovviamente lo apprezzavo ma non sentivo di meritarlo. Davo il meglio sul lavoro, far star bene le persone era il mio mestiere e il mio dovere ma questo riguardava la sfera professionale. Personalmente non mi ritengo migliore di nessuno. Sono una ragazza semplice, cresciuta nel disagio di una famiglia tenuta insieme dai tanti problemi che i miei genitori avevano creato. Non è stata solo generosità la mia nel cercare di risolverli, c’era una buona dose di egoismo nei tanti sacrifici che avevo fatto per togliere loro dai guai. C’era desiderio di rivalsa, voglia di togliermi da una situazione nella quale non volevo stare e questo non mi faceva onore. Il mio cuore era buono ma sapevo di essere capace di agire fuori dalle righe se ero costretta a farlo.
    Si, certo. Buona impanata e fritta.
    Ammetto ridendo sapendo di dire la verità. Fritto è buono tutto.
    Sono fortunata.
    Questo devo ammetterlo. In qualche modo me la sono cavata anche se la mia anima non è candida quanto il mio cuore. Chi ha sofferto difficilmente riesce a mantenere l’anima integra. Scendere a compromessi a volte è necessario e io so di averlo fatto. Sono scesa a compromessi perfino con me stessa quando si è trattato di decidere fra l’infrangere le regole ed accettare una situazione che mi era diventata intollerabile.
    La serata non era quella giusta per rivangare decisioni ormai prese, indietro non si torna e col senno del poi son bravi tutti a trarre conclusioni per cui scuoto il capo scacciando i tristi pensieri per dedicarmi a quelli molto più intriganti che si affacciano alla mia mente.
    Passo da delfino zavorra a polipetto tentacolare che si aggrappa al collo di Jon. Cambiando posizione posso guardare il suo bel viso. Non mi serve un faro che lo illumini, conosco il suoi tratti a memoria. Ho potuto osservarlo moltissime volte sia da vicino, durante gli esperimenti e gli interventi, sia da lontano quando, non vista, lo guardavo come si guarda un sogno.
    Ora quel sogno mi stringeva fra le braccia ed era fantastico crederci.
    Era lui il mio faro, la mia guida, la luce che illuminava il mio sguardo.
    Uno sguardo che, se compreso, apparirebbe sorpreso. Non avrei mai pensato di udire quelle parole da lui ne, tantomeno, avrei mai immaginato che mi avesse ascoltata con tanta attenzione anche mentre chiedevo il bisturi.
    Appoggio la fronte grondante d’acqua contro la sua, le punte del naso si sfiorano, le labbra sono così vicine che basta u sussurro per farmi udire.

    So dire altro oltre che a ‘passami il bisturi’.
    Forse era troppo presto per spingermi nello specifico. C’erano parole importanti che avrei potuto e voluto dirgli ma lui ed io ci avevamo messo molto tempo per arrivare a quel punto e forzare i tempi non era nel mio o nel suo stile. Avevamo tanto tempo davanti a noi per far maturare le parole affinchè non rimanessero solo parole dettate dal momento e dall’emozione. Trovavo eccitante attendere che venissero spontanee, l’attesa avrebbe reso il tutto ancora più intenso e vero perché per quanto sapessi di vivere un momento meraviglioso avevo la speranza che ne avremmo vissuti molti altri insieme.
    So dire anche baciami
    Desideravo lo facesse e la mia voce, il tono sussurrato ed appena roco, ne era la conferma.
    Jon non mi lascia prendere l’iniziativa, la sua bocca si posa sul mio collo che si piega a lasciargli spazio e movimento d’azione. Il capo reclinato all’indietro offre la gola all’uomo che ne prende possesso infuocando ogni centimetro di pelle che va a toccare, a baciare, a mordicchiare e a lambire con la lingua.
    Contrariamente ai delfini non sono muta, non proferisco parola ma i sospiri e gemiti esprimono ciò che provo. I movimenti del mio bacino, retto dalle salde braccia del Mago, assumono il ritmo delle onde. Le anche premono contro le sue quando si incontrano per allontanarsi giusto il tempo di riavvicinarle ed ogni volta è un sussulto, un respiro, un sospiro, un ansito.
    Un’onda più audace dalle altre, sospinta da un vento amico e propizio, arriva alla mia schiena e il gancio del reggiseno salta. Un braccio alla volta, evitando movimenti bruschi che avrebbero destabilizzato entrambi e che avrebbero reso il momento meno intenso, sfilo l’indumento e una volta libera premo il seno contro il suo petto per un contatto che nemmeno l’acqua riesce a raffreddare.
    La mente libera dai pensieri libera anche il corpo che prende a muoversi con più audacia. Le labbra socchiuse sfiorano quelle dell’uomo con un altro sussurro.
    Me le dirai dopo. Ora sono troppo impegnata.
    Non era certo un impegno. Era desiderio e piacere quello che stavo provando e Jon lo avrebbe capito senza bisogno di dire altro.
38 replies since 29/9/2020
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