Posts written by Kynthia

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    Dylan

    Ok ok, occhi solo sul manichino... annuisco calando ripetutamente la testa come a dire "va bene Log, facciamo che ti credo" nonostante gli creda poco. Non è il momento di divagare comunque sia e quasi mi sorprendo con me stessa per questa sorta di... serietà che ci sto mettendo nell'insegnare qualcosa a qualcuno. Beh se lo scopo dell'incontro è imparare qualcosa di nuovo, che sia Logan o che sia qualsiasi altra persona, mi sembra logico che debba uscire da questa stanza sapendo il confundus. E quindi.
    Già dai primi momenti, posso chiaramente vedere come la sua concentrazione sia decisamente migliorata rispetto a prima: ora non sembra focalizzato sulla polvere nell'aria, ma sul manichino di fronte a lui che aspetta solo di essere colpito. Passa qualche attimo, il tempo giusto per focalizzarsi completamente sulla povera vittima inerme.
    Ci siamo, lancia l'incantesimo che va a segno e il manichino rincoglionisce proprio come è giusto che sia "ma no, e perchè? Lo hai preso in pieno!" sorrido soddisfatta, ehi, il mio metodo funziona! C'è un che di soddisfacente in tutto ciò.
    Ma non farò mai l'insegnante. No, mai.
    Accetto la sigaretta "me la merito, dai" e la incastro fra le labbra attendendo che Logan si accenda prima la sua. E pensavo che fosse tutto qua, che il suo sdebitarsi fosse l'offrirmi una sigaretta... ma lui è Logan McCormac, come ho potuto fare un così grosso errore di valutazione? Sgrano gli occhi e batto velocemente le palpebre come se non avessi ben capito. Poi seguo i movimenti delle sue mani in attesa della seconda parte. Perchè c'è una seconda parte, riesco a percepirlo. Eccola la seconda parte.
    "Ah" è un ah di stupore, ovviamente, ma anche leggermente preoccupato per qualche strana ragione "no, non l'ho mai fatto" rispondo sovrappensiero recuperando la sigaretta che a momenti va sprecata cascando sul pavimento e con un gesto della mano chiedo, silenziosamente, un fiammifero a mia volta. Vintage.
    Non so bene come sentirmi nei confronti di questa proposta: mi suona molto da Logan ma allo stesso tempo, terribilmente strana. Prendo una boccata dalla sigaretta come se potesse schiarirmi le idee, ma in realtà è solo una breve pausa di meditazione prima di esprimere il mio pensiero "senti, io..." distolgo un attimo lo sguardo da lui mordendomi il labbro sempre in segno di riflessione "io non credo che sia il caso" e lo dico poi tutto in un'unica frase, pacata e lenta. Mi spiego meglio: "questo è stato il nostro primo contatto, dopo mesi... non puoi credere che me la senta di partire con te, mi capisci?" un'altra boccata di fumo, precede le mie ulteriori spiegazioni. Sì, vorrei risarcirlo per la maniera bruta in cui l'ho scacciato ormai diversi mesi fa... non posso dirgli quello che vorrebbe sentirsi dire, prendere la scelta che vorrebbe che prendessi. Però posso essere sincera. Con lui e, perchè no, anche con me stessa "tornerò in Grecia quest'estate, penso di aver bisogno di stare lì per un po', con mio nonno" un'altra volta, guardo verso la finestra rilassandomi un po' di più contro la parete "stare lì, con lui... mi serve per rientrare in contatto con tante cose che ho perso di vista" mi riferisco ai miei principi, alla persona che sono che ormai non so più dove cazzo sia. Con fatica rimetto insieme i pezzi e, ad oggi, sono convinta che questo sia un pezzo importante.
    Guardo Logan tenendo la testa leggermente abbassata e dopo averne studiato le micro espressioni, però, non so... sento di poter fare un passo in sua direzione... insomma, è Logan, non esattamente il primo estraneo "però... la strada la conosco. Posso passare, se ti va" non è proprio una vacanza, un viaggio in Harley, ma sarebbe, boh, una situazione in cui mi sentirei più a mio agio.
    No, non è una di quelle proposte che ti dimentichi quando esci dalla stanza, tipo "si dai, ci vediamo!" e poi non ci vediamo mai. No no. La mia controproposta è sincera.


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    Dylan

    Forse un po' potrei anche essere stata dura. Nonostante ciò, mi sembra di aver davanti il solito vecchio caro Logan che non fa un baffo, anzi, si fa una risata e va avanti senza scomporsi. È strano quante piccole diversità ci possono essere nei nostri rispettivi modi di agire.
    Comunque sia, dura o meno, nonostante i miei sforzi non so se riuscirò a fare di meglio.
    "No, non ci provare" accentua disappunto con un gesto del dito che, infatti, si muove a destra e a sinistra in un chiaro segno di no "non potrei neanche lontanamente diventare come te, palloni gonfiati si nasce. E tu, appunto, ci sei nato" questo è proprio uno sfottò storico, sempreverde se vogliamo, un classico intramontabile che ha da sempre caratterizzato il nostro rapporto. Quindi, perché non dovrebbe continuare ad essere così? Ok, c'è distanza, ma meglio evitarci l'imbarazzo con qualche battuta.
    "Bene, allora sarà semplice per te" ironizza ancora, appunto. La tendenza che Logan ha a mettersi in situazioni scomode la conosco bene e quindi con quella definizione che unisce il divertimento al pericolo, sapevo che avrei attirato la sua attenzione. E infatti eccolo in posizione d'ascolto nei pressi del solito muro, anche se dovendo concentrarmi sul manichino non posso essere sicura che stia davvero prestando attenzione alla cosa giusta.
    Beh, lo scopriremo tra un po'.
    "Ti prego, quel suono ripetitivo mi stava mandando ai matti" per ora, metto a riposare la bacchetta nella tasca dei jeans e arrotolo ancora un po' le maniche della camicia. Cazzo forse è stata una scelta sbagliata ma non pensavo che facesse davvero così caldo.
    "Ottimo" adesso sono passata a tenere un lato del colletto allargato con una mano, soffoco "allora vai" il suo livello di sicurezza in sé stesso è sempre stato così alto? Wow, stargli lontano per tutto questo tempo sta amplificando la sorpresa per quegli aspetti del suo carattere a cui invece prima ero perfettamente abituata. Comunque facciamo uno scambio di posizione, io il mio l'ho fatto e spero decentemente bene. Quanto basta per fare capire l'incanto al signor caposcuola, insomma.
    E forse in effetti, visti i risultati prodotti dall'incantesimo di Logan, posso cancellare anche "insegnante" dalla lista dei possibili lavori futuri, nonostante io non l'abbia mai davvero considerato. Professoressa? Io? Per favore, non avrei mai la voglia di aver a che fare con una classe di studenti. Ma per oggi mi tocca: mi avvicino al mio unico studente mordendomi l'interno della guancia riflettendo su qualche appunto da fargli, qualcosa che ho notato mentre svolgeva l'esercizio. Punto un dito sul suo polso "mmh penso che tu possa riuscire ad essere un po' più fluido, però l'ampiezza del movimento mi sembrava corretta" a questo punto esclusi i gesti, che sono stati replicati abbastanza bene, resta un solo fattore da considerare "sicuro che fossi totalmente concentrato sul manichino?" Mi risparmio la domanda "a che pensavi" perchè ho la vaga sensazione che rischierebbe di mettermi in una pozione scomoda "prova a, non lo so... isolarti" scuoto la testa provando a cercare un esempio più concreto "cerca di immaginarti in uno spazio neutro, privo di altri elementi a parte testa di legno" a quel punto, finite le mie correzioni, lo lascio al suo esercizio mentale e mi allontano. Di più di prima, lo supero e mi posiziono dietro di lui, lontano dal suo campo visivo, vicino la porta.
    Ecco, da qui vedo comunque quello che sta combinando anche se non sono in grado di vedere la sua espressione. Poco importa, vedremo se il mio pseudo consiglio da maestro zen avrà i suoi frutti.


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    Dylan

    Ho lo sguardo dubbioso dall'istante in cui ho messo piede in questa stanza, ma fingo di saperne tanto quanto lui: faccio spallucce continuando a giocare al gioco della negazione "quantomeno non da me!" non mi sto mica sminuendo, ammetto a me stessa che se sono su di giri posso anche dartela qualche gatta da pelare. Ma bisogna anche ammettere ed essere consapevoli che la vita di Logan è costellata di persone decisamente più qualificate di me per delle ripetizioni su degli incantesimi su cui occasionalmente perdo il controllo. Boh vabbè, spingerlo a darmi altre info ora che ce l'ho davanti, forse non ha senso. Tanto se deve dire qualcosa o fare qualcosa, la farà comunque entro la fine di questa suddetta lezione di recupero. Lo so.
    Come ad esempio, vedi? Se la testa gli dice che deve avvicinarsi ad allungare un bacio in guancia perchè sì, magari in memoria delle belle sensazioni condivise, lui lo fa. Se ne frega, ed è sicuramente più bravo di me.
    O sono io che sono diventata più scarsa?
    Ho perso tutti i progressi raggiunti: a questo tocco non ci sono più abituata, anche questa è una sensazione contrastante perchè in fondo non l'ho mai dimenticato del tutto. Come dire, quel mix tra una cosa familiare ed una che ti stranizza mettendoti in una posizione scomoda, abbastanza da farmi fare mezzo passo indietro molleggiando sui talloni. Sembra che stia sgusciando via dalla situazione e forse è proprio così.
    Riguadagno poi la mia posizione "troppe" confermo, con un sorriso piuttosto amareggiato "ultimamente, troppe" segue respiro a pieni polmoni a ci segue a sua volta, la disposizione delle carte in tavola, aka, diciamoci come stanno le cose. Giusto, alla lezione era assente, ci ho fatto caso, quindi facciamo passare per buona la sua scusa che poi è una scusa solo a metà. Come immaginavo. Non è presunzione, non è nemmeno mania di protagonismo, è che conosco i miei polli. Il pollo in questione ammette che aveva qualche ragione in più per incontrarmi ed in fondo io lo sapevo pure, ho solo chiesto conferma. Per togliermi ogni dubbio, dai... "mh" annuisco lentamente assorbendo le sue parole "va bene. In qualche modo, mi fa piacere" quello che intendo dire, anche se non lo sto esprimendo bene, è che mi fa piacere non avergli lasciato un brutto ricordo di me nonostante il modo "violento" in cui l'ho allontanato "poi avrò anche occasione di eventualmente farti il culo, quindi, alla fine mi va di lusso" dobbiamo stare insieme per un po', è una persona che mi conosce bene e che conosco bene. Quindi smorzo, mi do l'opportunità di mettermi a mio agio. E quindi via, lo supero raggiungendo un manichino da allenamento a cui poggiarmi giusto per stare comoda "cunfundus, sì... in realtà è piuttosto divertente..." soprattutto se durante la lezione assisti a compagni che sbattono contro il muro e ad altri impegnati a girare su loro stessi come trottole "...però pure pericoloso. Vabbè, non penso serva dedicarci alla teoria, no? Il nome dovrebbe suggerirti già qualcosa. Dopo che accusi il colpo, non sei esattamente super lucido di testa" le mie lezioni non son sicuramente da insegnante canonica, sono più da magia spicciola. Atte a farti capire le cose così, senza troppi merletti, merlettini e fiocchetti. Pure perchè non è che l'abbia proprio studiato sui libri... vado a memoria.
    Anzi, la cosa migliore è una piccola dimostrazione: realizzo che il manichino da allenamento è un oggetto incantato, che sta lì proprio per darti un avversario fantoccio quando vuoi spaccare la faccia a qualcuno ma non puoi. OK ottimo, mi allontano di qualche passo finchè non mi ci ritrovo faccia a faccia "i movimenti sono piccoli e poco ampi, è il contatto visivo ad essere importante: occhi sempre sull'avversario" tiro fuori la bacchetta, mister tronco di legno si mette in posizione di difesa "confundo!" la bacchetta non si muove di molto, e manco lo sguardo: sono molto concentrata sul manichino che colpito dall'incantesimo fa un saltello sul posto e poi si dirige contro la parete, proprio accanto a Logan. Lo osservo per qualche secondo "ok va bene così, immobilus" quell'insistente toc toc toc del legno contro i mattoni, iniziava a darmi sui nervi. Mi è riuscito a prima botta. Wow. Mi rivolgo a Logan giusto per accertarmi che non si sia distratto durante la breve dimostrazione "ci sei? Vai, prova" mi scosto, gli cedo il posto. Strana questa esperienza a ruoli invertiti, ma cerco comunque di fare un lavoro decente.


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    Dylan

    Pinch ha attraversato la finestra della mia stanza come una palla di cannone impazzita, stessa velocità e stessa pesantezza, scaraventando contro il pavimento un cornice con foto che da qualche giorno tengo sulla scrivania. Mossa sbagliata "che cazzo, Pinch!" lo fulmino. Giuro che questa volta gli faccio vivere un trauma, lo lancio dalla finestra all'improvviso. Così, per dispetto, per vendicarmi di tutti pranzi e le cene che mi ha ribaltato. Che poi, neanche mi avesse recapitato uno scatolone pesante: mi ci avvicino, ha un foglietto attaccato alle zampe del gufo intento a dimenarsi "non fare il drammatico, che non ti sei fatto niente" combattendo per la mia vita, con il fiatone, finalmente entro in possesso del tanto ambito foglietto. Il retro è bianco, nessun mittente, il mistero si infittisce. Inizio poi ad aprire il quadratino di carta, piega dopo piega quello che era un mistero adesso non lo è più. A parte il fatto che riconosco la scrittura, il biglietto è firmato.
    Logan. Per un attimo esito fissando la firma in fondo al foglio, non so se sarebbe meglio venire meno ai miei doveri da Prefetto ed ignorarlo, in fondo non sono la sola persona su cui può fare affidamento per dei ripassi.
    Espiro rumorosamente mentre Pinch, dopo essersi preso la sua ricompensa per aver svolto il minimo sindacabile, se ne va volando fuori dalla finestra. E adesso? Cedo o no? Non ci parlo da quanto ormai, saranno quattro mesi forse, quattro mesi di cenni del mento scambiato sporadicamente per i corridoi o durante le lezioni. E io me lo sono fatta andare bene nonostante qualche momento di ricaduta, la mia tendenza all'asocialità mi aiuta nell'impresa, nella solitudine si trova la mia zona di comfort.
    Consapevole del fatto che questa sia solo una scusa, alla fine giungo alla mia conclusione: ok, ci vado. Inutile negarlo, parlargli dopo tanto tempo fa piacere anche a me per quanto fatichi a dimostrarlo. Prima però riparo la cornice, che non si merita di stare frantumata sul pavimento della stanza. E la sposto anche sul comodino, dove spero si salvi dagli attentati di quell'uccello maledetto.
    Mi avvio con in corpo una cosa come cento emozioni contrastanti, me ne pento nell'esatto momento in cui metto piede fuori dall'uscio eppure se davvero non volessi andare avrei potuto semplicemente non farlo. La camicia me la son tenuta, la gonna l'ho sostituita con un paio di jeans comodi che possibilmente non mi si incollino contro la gamba facendo un fastidiosissimo effetto serra. E' primavera, tutto si risveglia tranne il mio umore soprattutto se consideriamo che a breve sarebbe stato il compleanno di mia madre. Se mi sentisse... mi prenderebbe a calci in culo. Non accetterebbe qualcuno di così negativo proprio durante la sua stagione preferita. In realtà non lo accetterebbe mai, manco se fossimo a febbraio.
    Mi sistemo la tracolla sulla spalla, non so perchè mia sia portata dietro questo peso, forse perchè una bacchetta incastrata nella tasca posteriore dei jeans sarebbe stata più scomoda.
    Bene, qua qualcuno ha già iniziato. Bel colpo. Il petto mi si alza e abbassa in seguito ad un lungo sospiro silenzioso, quello che mi serviva per spingermi a fare due passi in avanti all'interno della stanza "ciao... Caposcuola"ironizzo sul suo nuovo titolo e faccio una smorfia che pare un sorriso morto sul nascere, poi abbandono la tracolla in un angolo del pavimento esitando con lo sguardo. Dai, è strano. Dopo tutto questo tempo, in questo posto poi... noto che lo stile comunque resta invariato, solita canotta da muratore "non ne sono tanto sicura" presa da una straordinaria botta di coraggio (chiamiamola così) avanzo di qualche altro passo "ripetizioni? Sei serio?" nella distrazione generale mi sono portata dietro anche il bigliettino che agito davanti al viso "tu non hai bisogno di ripetizioni Logan. Pure cercare un libro in biblioteca sarebbe stata una scusa più credibile" anche se in effetti, pensandoci un attimo... "no ok, forse l'esempio non è proprio dei più giusti" ho detto quante volte che odio i silenzi imbarazzanti? Soprattutto se dev0o averli con persone tipo lui, un po' troppo significative. Quindi stempero questa sorta di disagio con delle frasi gettate un po' a caso ma neanche troppe, servono a dirgli in maniera più o meno diretta: qual è il vero motivo per cui mi hai chiamata?



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    Dylan

    "No, infatti" se sono ancora al punto di mettere a rischio chiunque mi sia vicino non appena mi innervosisco un po', allora questo significa che i metodi di Krueger si sono rivelati essere degli scarsi piallativi per farmi stare calma per mezza giornata. Con il tempo poi, non sono serviti manco più per quello.
    A questo punto per via dei miei dubbi, le mie sopracciglia si avvicinano tanto fra di loro che possono quasi stringersi la mano: mi concentro sul vice, e seguo il suo discorso che parte dall'esempio di una bilancia che per via di misteriosi eventi ha perso il suo equilibrio. Qualche tassello inizia a riposizionarsi man mano che le sue parole si susseguono. Altri invece sono storti più di un barbone ubriaco, spero possano raddrizzarsi con qualche spiegazione in più. Effettivamente queste non tardano molto ad arrivare, ed esce fuori qualcosa che non mi suona del tutto nuovo "elementarismo" mi sembra si chiamasse così "l'ho letto su un libro, ho fatto delle ricerche... per cercare di capire quale fosse il problema" quella parola era saltata fuori a caso tra le impolverate pagine di un grosso libro della biblioteca, tutto mentre cercavo informazioni su come usare la magia senza bacchetta. Per la prima volta durante questa conversazione, l'argomento non mi è del tutto estraneo.
    In me deve esserci qualcosa che non va: le situazioni che mi creano maggiormente disagio, sembrano essere quelle in cui un buon intenzionato tenta di aiutarmi. Mi stringo nelle braccia e il movimento che faccio sulla poltrona, sembra suggerire la ricerca di una posizione più comoda. In realtà è solo un mezzo tic che sottolinea quanto per me inizi ad essere, in qualche modo, fastidiosa questa situazione in cui mi si richiede di affidarmi"cos'è che è successo negli ultimi dieci anni?" se questi avvenimenti hanno influito su di me senza che neanche me ne sia accorta, direi che mi riguardano eccome "e continuerò a peggiorare? Ultimamente mi sento sul serio una bomba ad orologeria" questa è la prima volta che esprimo apertamente il mio disagio "e io non voglio altri problemi, sul serio. Questo tipo di affinità, come la chiama lei, mi sembra pericolosa. Questa cosa è più grande di me" mi mordo l'interno della guancia, sono di qui, nella posizione di scegliere se o meno affrontare questo percorso. Ancora. Se appoggiarmi a qualcuno o lasciar passare tutto in sordina. Sospiro guardandomi intorno e una sola domanda mi si palesa in mente: quali alternative ho? Opzione A: fidarmi. Opzione B: dare fuoco a tutta la foresta proibita quando mi incazzerò di nuovo. La soluzione adesso, mi sembra piuttosto evidente "non credo di avere molta scelta, se voglio ambire ad una vita normale".





    Edited by Kynthia - 30/3/2022, 09:54
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    Dylan

    La prof ha deciso di non fare troppo peso al kit commento colorato, e io penso che probabilmente oggi deve essere di buon umore. Meglio così, non ho nessuna voglia di farmi notare troppo.
    Passando alla fase B della lezione, quella che prevede un lavoro in gruppo, ho la sensazione che finirò con Evans semplicemente perchè di recente sembra che l'universo voglia farci collaborare forzatamente. Me lo ritrovo in mezzo ai piedi ad ogni lezione, finisco sempre in coppia con lui. Anche meno.
    Ed in effetti quella di oggi è l'eccezione che conferma la regola: niente Evans. Deve essere la koala giornata fortunata. Piuttosto finisco per fare gruppi con Ade e Karen. La prima non la conosco per, quelle di oggi sono le prime parole che ci ho scambiato da quando ho memoria. La seconda invece... ho mandato avanti una conoscenza che sicuramente legittima la sua domanda "vado dopo di lei" dico ad Ade notando che Karen si sta già dando da fare con il serpente "quindi non sai niente" rispondo alla rosa espirando pesantemente. Mi ha presa alla sprovvista, non mi aspettavo questa domanda, ero al novantanove per cento convinta che Logan le avesse accennato quantomeno qualcosa "non ci girerò intorno, noi... ci siamo allontanati" segue un attimo di silenzio in cui mi preparo ad estrarre a mia volta le zanne dalla bocca dell'animale "io mi sono allontanata" specifico per prendermi la responsabilità della cosa. So che la mia scelta non è stata condivisa. Guardo la ragazza di sottecchi aspettando una sua reazione, anche se ho un vago presentimento su quale potrebbe essere.
    Sotto incitamento dell'insegnante, indosso i guanti recuperati dalla cesta, impugno la bacchetta e al fine di evitare incidenti decido di darmi un vantaggio sul serpente "pietrificus totalus" l'incantesimo dura meno del solito, ricevuto. Quindi devo sbrigarmi. Recupero le forbici e replicò i movimenti fatti nella dimostrazione. Ma replicò anche quelli che ho visto fare a mio padre, anche se in verità è successo molto raramente. Il serpente si dimena opponendosi alla mia stretta, e direi anche grazie al cazzo, lo farebbe chiunque. Una volta raggiunto il punto di pressione sulla nica però, gli si apre la bocca scattando come se fosse una molla "ah eccoli qua!" ora che li vedo, taglio via entrambi i denti con un colpo secco e lascio ricadere il serpente nell'acqua. Vai bestia, ora sei libera. Ho finito un po' dopo rispetto agli altri ma meglio tardi che mai. "Meno male che la procedura è scritta" muovo un commento quasi inutile alle due ragazze. E perchè lo faccio? Perchè odio i silenzi imbarazzanti, mi mettono a disagio. E fra di loro è un po' così che mi sento, soprattutto dopo aver votato il sacco con Karen sulla situazione fra me e Logan. Mi chiedo adesso cosa pensi "io recupero il mortaio aggiungo l'acqua nel calderone, poi intanto mi dedico alle zanne" darmi da fare e concentrarmi sulla pozione adesso è la cosa migliore da fare, mi tiene il cervello occupato.
    Faccio ciò che ho detto alle ragazze: mezzo litro d'acqua è stata aggiunta, mi accingo a sminuzzare le zanne. Magari funziona anche come valvola di sfogo
    Interagito con Karen ed Ade. Cantato un pietrificus totale sul serpente e rimosse le zanne. Iniziata la preparazione della pozione sminuzzando le zanne nel mortaio.



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    "Le cose non sarebbero potute andare in modo diverso Kynthia, o ci sarebbero andate" ripeto mentalmente la frase che ho appena sentito e cerco nervosamente le parole giuste per controbattere, sfogliando le pagine del mio vocabolario mentale. Socchiudo le labbra più volte quasi come volessi fare uscire un suono, resto in silenzio con l'espressione arrabbiata di chi non accetta la realtà. Non è solo parvenza, mi rifiuto davvero di rassegnarmi al fatto che quello fosse l'unico scenario possibile, non ha alcun senso; perchè ha dovuto pagarne lei le conseguenze? Fra tante persone, perchè chi lo merita meno?
    No, non lo accetto.
    Quando la sua voce mi richiama, realizzo di aver tenuto i pugni stretti per tutto il tempo, abbastanza ad avermi lasciato il segno sul palmo delle mani. Su una cosa mi trovo d'accordo: solo io posso aiutare me stessa "Logan" bisbiglio con una stana voce rauca di cui io stessa mi stranizzo, gli effetti della rabbia probabilmente "potrei essere anche più stupida se assecondassi alcune delle idee che ho in testa" sento la mascella irrigidirsi e un forte calore salire dalla bocca dello stomaco, su per il petto e ora nella gola. Ricordo tutte le parti del suo racconto: ricordo l'esperienza che ha vissuto ed il modo in cui me l'ha raccontata, ricordo anche la mia risposta a quel racconto, cosa ho pensato. Eppure adesso sembro riuscire a dare ascolto solo ed unicamente alla mia campana. Una parte di me, quella razionale che non si è ancora fatta travolgere dall'impeto della rabbia, cerca disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi per non finire nell'oblio. La cerco anche negli occhi di Logan stesso. Ma ogni cosa è sfocata. La cerco persino nelle parole che mi rivolge. Ma è tutto ovattato. Riesco però a coglierne il senso, che in fin dei conti è sempre lo stesso ma espresso usando parole diverse: nonostante tutto, ti resterò vicino. Ed è proprio questo che mi preoccupa. Espiro, esausta, passandomi le mani fra i capelli "ti prego, collega il cervello, non sai cosa dici" o forse lo sa così tanto bene da farmi paura "non fare lo spavaldo grifondoro e usa la ragione per una volta" Mi muovo all'indietro, torno ad irrigidire il corpo e gli occhi si poggiano improvvisamente sulle mani di Logan a seguirne i gesti. Impugna la bacchetta e non ne capisco la ragione, se vuole schiantarmi a terra per farmi recuperare la ragione o se invece preferisce optare per una soluzione più pacifica. Ma di certo non mi aspettavo il fascio d'acqua che invece ne scaturisce, mi sfiora la guancia e va verso la parete. No, non è alla parete che sta mirando. Mi volto a seguirne la direzione e quello che vedo, è la conferma del fatto che starmi vicino, ora come ora, è la scelta peggiore per entrambi. La tenda della finestra prende fuoco e paga le conseguenze della mia frustrazione "fantastico" bisbiglio annuendo per nulla sorpresa dall'accaduto, visto che si sta trasformando nella prassi. Al massimo, l'evento non può far altro che aumentare la mia frustrazione "è proprio quello di cui parlavo. Non posso permettermi questo rischio" Fisso le fiamme che lentamente si estinguono sotto il getto d'acqua ed il tipico odore del tessuto bruciato mi sfiora le narici. La prossima volta al posto che ad una stupida tenda di un bagno, potrebbe accadere a qualcosa a cui tengo molto di più.
    Torno a guardarlo quando sento che ha qualcos'altro da dirmi. Questa conversazione sta andando esattamente come l'avevo immaginata, sapevo che ci avrebbe messo tutto se stesso per farmi arrivare il messaggio che non sono sola. Eppure continua a crearmi una sorta di disagio, come se tutto questo non fosse adatto a me.
    Qualcosa però riesce ancora a sorprendermi ed è la sua ammissione finale, il modo onesto in cui mi rivela ciò che prova per me. Deglutisco, aggrotto le sopracciglia, schiudo le labbra nuovamente indecisa su cosa dire. Perchè me lo sta dicendo adesso, in questo modo? Come si aspetta che reagisca? In realtà dalla sua postura, mi viene da credere che neanche lui sappia quale reazione posso avere. Due passi indietro prima di abbassare lo sguardo sui miei piedi "che situazione" è il solo commento che mi lascio scappare riprendendo a camminare avanti e indietro pervasa da una strana sensazione di irrequietezza che, in tutta onestà, non so come gestire. Segue un silenzio che colmo con i pensieri e le domande che freneticamente mi si accavallano dentro la testa.
    "Come... cosa dovrei dire?" allargo le braccia, scuoto la testa consapevole che questa non è la risposta che ci si augura di ricevere ma altrettanto consapevole del fatto che sia l'unica che riesco a dargli. Mi gratto la nuca e cerco di allineare le parole alle sensazioni che provo, anche se questo non farà piacere a nessuno dei due "questo... non è quello di cui ho bisogno" sono le stesse parole che ho scelto di dire a Rose quando anche lei mi ha offerto la sua vicinanza. In fin dei conti, non sono cambiata per niente "non mi sento a mio agio in questa situazione Log. Non posso farci niente"esito un momento prima di posare gli occhi sui suoi, mi serve il coraggio necessario per farlo. Poi, quando finalmente mi decido, realizzo di stare allontanando la persona con cui ho condiviso forse più cose in assoluto fino ad ora.
    Sarebbe stato più facile se non lo avessi fatto.
    Sento gli occhi inumidirsi e quelli che prima percepivo come pensieri scollegati nella testa, adesso si sono fusi in un fastidioso e frastornante rumore. Recepisco addirittura i suoi sentimenti come se fossero un ulteriore problema a cui pensare e dilemma da risolvere, e non dovrebbe essere così. Ancora una volta mi ripeto che non se lo merita "non te lo meriti" annuisco rafforzando le parole in cui credo fermamente "ci ho provato, ho provato tanto. Ma adesso... tu arrivi, mi dici quello che senti e la mia reazione è questa. Non fa per me. Tutto questo non fa per me. Per te è esattamente l'opposto." alzo la voce per fare uscire le parole che esitano, ho perso il conto di tutte le volte in cui ho deglutito mandando giù il fastidioso nodo che continua a formarmisi in gola "non credo che tu possa davvero capirlo" mi chiudo nelle spalle e la distanza che si è formata tra me e lui adesso mi sembra invalicabile.


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    Dylan

    Ad accompagnamento della tazza di tè, quest'oggi il vicepreside sembra offrirmi infinita comprensione: che sia sincera o meno questo suo non insistere riesce in qualche modo a tranquillizzarmi in un periodo, in cui mi viene sempre chiesto come stia. E più evito la domanda, più sembra giungere insistente alla ricerca di una risposta. Ma forse almeno per oggi posso rilassarmi e tirare un sospiro di sollievo, l'abbiamo scampata, chi lo avrebbe mai detto che avrei trovato pace negli uffici della direzione?
    Quindi annuisco ma, in piena contraddizione con ciò che ho precedentemente affermato, lo faccio in maniera titubante, incerta. Sono stupida? Ma che mi prende? Non è forse il mio scopo trovare da sola un modo per uscire da questo stato? Sì che lo è, chiudiamo quindi qua il discorso e spostiamoci verso quello che sembra essere la vera ragione per cui mi trovo seduta su questa sedia. Inizio a pensare che fra i docenti non ci sia troppa comunicazione "non gliel'hanno detto?" domando con la fronte corrucciata, ero convintissima che l'episodio della stanza delle necessità fosse finito dritto nel mio fascicolo di studente, nero su bianco "l'anno scorso il professor Krueger ha fatto dei tentativi" poggio le braccia sulla poltrona, assumendo una posizione che sia un po' più comoda visto che ho il presentimento che la chiacchierata si prolungherà ancora per un po' "armorose, distillato della pace, una ricordella per non scordarmi di... non farmi sopraffare" questo è stato a mio parere il tentativo più strano "ma alla fine non è servito a molto... e i tentativi sono cessati" e qui mi fermo. Mi fermo perchè ricordo distintamente quella chiacchierata al lago con Krueger, quando ha scelto di lavarsene le mani ed abbandonarmi a me stessa e se ci rimurginassi ancora un po', proverai solo un'intensa sensazione fatta di delusione e rabbia. Ma non sono qui nemmeno per puntare il dito contro un altro insegnante, per fatti accaduti più di un anno fa poi... quindi lascio stare il capitolo Krueger scegliendo invece di focalizzarmi sulle parole strane del vicepreside. Resto ad ascoltarle una per una con la stessa espressione confusa di una persona a cui si sta parlando in una lingua sconosciuta, perchè in fondo è questo che sta succedendo, non sto capendo il punto del discorso "mi scusi la franchezza" metto le mani avanti e lo stoppo, prima che possa aggiungere altre parole che mi farebbero solo confondere di più "ma io non la sto seguendo. Mi sembra molto sicuro di quello che dice, ma credo che stia facendo riferimento a qualcosa che non ho colto" mi scappa un sorrisino nervoso mentre la faccia sento che si sta trasformando in un enorme punto di domanda"capacità come le vostre? Dono, qualità... ma di che sta parlando?" io faccio prendere casualmente fuoco alle cose, non è che si possa definire proprio un dono.


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    Dylan

    Che ore sono? Ho le palpebre letteralmente incollate fra loro, non dormivo così da... mesi. Tutto merito di quei residui di distillato della pace che avevo preventivamente deciso di lasciarmi da parte. Fortuna che ogni tanto, raramente, riesco ad essere persino lungimirante. Ora però è bella che finita, ho rovesciato la boccetta per non vederne cadere neanche più una goccia. Mi sfiora l'idea di procurarmene dell'altra. Anzi, non mi sfiora, è un'idea interessante che formulerò meglio quando mi sarò svegliata davvero.
    Guardo la sveglia e salto giù dal letto, prima di uscire dalla stanza mi assicuro di ricompormi per rientrare quantomeno nei limiti della decenza perchè diciamocelo, prima del restauro somigliavo moltissimo ad un sacchetto dell'umido.
    La sala grande è come al solito gremita di persone e quello che scelgo di fare, è prendermi un paio di biscotti che terrò per più tardi.
    Pozioni. Poteva andare peggio, dai, non è poi malaccio. Ci si accontenta. Poi se la professoressa arriva pure tardi, è ottimo direi. Mi siedo mi guardo intorno un po' a disagio, un mood piuttosto strano in cui mi schiarisco nervosamente la voce quasi fossi fuori posto. Ad accentuare questa sensazione ci pensano Karen e Logan, ovviamente non volontariamente: entrano praticamente in contemporanea all'insegnante e io non so se guardare altrove o se rivolgergli una sorta di sorriso mezzo forzato in segno di saluto. Alla fine, mi esce un cenno della mano in loro direzione. Chissà se Karen lo sa, della discussione avuta con Logan intendo. Chissà cosa ne pensa. Sento che sarebbe fottutamente delusa.
    "Cazzo se sono velenosi" porca di quella miseria, ma perchè non ho controllo sulle parole? Perchè a volte sento l'urgenza di dover per forza aggiungerci la mia? E adesso però qualche altra roba la devo dire, per dissimulare e far dimenticare la mia colorata esclamazione ad inizio frase. Già mediamente non mi sembra di aver fatto grande impressione, ci manca solo passare per maleducata. Fortuna che quantomeno il volume della voce non era poi così tanto alto"eeh volevo chiederle, tutti gli ingredienti potenzialmente tossici che contiene non sono... pericolosi? La pozione non ha qualche effetto collaterale?" mi ricompongo raddrizzando la schiena. Ti prego, fa che non l'abbia sentito.
    Kynthia Lloyd, III anno Grifondoro. Nominati ed interagito a distanza con Karen e Logan. Posto una domanda all'insegnante.



  10. .

    Mi è costato tempo, fatica, tanti respiri profondi e tante sigarette bruciate ma alla fine l'ho fatto, ho parlato. L'ho fatto però per ve traverse, non con il solito atteggiamento da kamikaze che mi prendo di tanto in tanto. Questa volta ho lasciato ad un buon inteditor poche parole per poter capire cosa mi è accaduto, la ragione dei miei silenzi. E' tutto diverso nel mio modo di agire, sono io ad essere diversa: inutile negare, qualcosa dentro di me è cambiato e forse in maniera irreversibile.
    Continuo a fissare Logan attendendo una reazione che, posso metterci la mano sul fuoco, sono certa che arriverà. La prima è un tocco fronte contro fronte che accolgo troppo stanca anche solo per oppormi, perchè dovrei farlo poi.
    La seconda reazione sono delle parole anche queste tipiche di uno come lui, non potevo aspettarmi nulla di diverso "avrei comunque dovuto dirtelo prima o poi, è giusto così" ripeto poi staccando la fronte dalla sua "è giusto così..." adesso è in alto che guardo , socchiudo gli occhi e prendo un altro lungo e rumoroso sospiro. Da questo punto in poi non so più come continuare. Lui mi parla ma, in qualche modo, è come se la sua voce fosse troppo lontana per sentirla; ho la mente persa in tanti di quei pensieri che mi sembra di essermi rinchiusa dentro una bolla in cui neanche il tempo scorre.
    Contemporaneamente al mio scostarmi, anche Logan si alza ed inizia ad armeggiare con il giubbotto in pelle da cui estrae la solita tabacchiera, un oggetto che ormai è diventato molto familiare. Poi si siede di fianco a me e mi offre quello di cui probabilmente in questo momento ho bisogno: nicotina. Afferro la sigaretta distrattamente e prendo a girarmela tra le mani quasi più come se fosse una pallina antistress, sollevo appena i bordi della carta arrotolata per tenermi impegnata. Poi mi arriva tra capo e collo una bastonata metaforica, una bastonata che in realtà è una domanda molto diretta e che non lascia spazio per nessun tipo di fraintendimento. In tutta sincerità è anche lecita, ma in un primo momento la mia reazione è di intontimento "in che senso?" procedo subito a chiedere nonostante le risposte arrivino subito. La mia attenzione ora si è totalmente spostata su di lui, ho abbandonato il giochino della sigaretta. Aspetto che sia lui a finire di parlare, la sua domanda così tanto diretta ha aumentato in maniera esponenziale il numero di dubbi che girano nella mia testa di cazzo frastornata dagli eventi recenti. Deglutisco, schiudo le labbra, in breve mi preparo a parlare "il fatto è che" mi interrompo, deglutisco ancora, mi manca la salivazione "io c'entro sempre Logan, in un modo o nell'altro" posso affermarlo con certezza, ed è con una punta di nervosismo neanche troppo velata che lo dico "per quanto mi sforzi, le persone a cui tengo finiscono sempre in brutte situazioni. E no, non sono troppo dura con me stessa, è così" pongo l'accento sull'ultima parola. E' così "è così e poteva non esserlo" mia madre è finita in mezzo ad una lite per un caso, uno stupidissimo caso che alla fine l'ha vista coinvolta molto di più di quanto non avrei voluto. E se io stessa non mi fossi messa in mezzo a quella maledetta guerra familiare, forse adesso lei... forse, sarebbe finita diversamente.
    "Lo so, io... lo so che puoi capirmi" maledizione. Chi è che mi può capire meglio, in fondo? Più parlo più realizzo quanto lui potrebbe dire esattamente le mie stesse parole. O almeno, sentirebbe di poterlo fare, visto quanto è successo a sua madre. E ora che dovrei fare? Mi alzo iniziando a camminare avanti e indietro di fronte a lui, come se quel movimento ripetuto potesse aiutarmi a far funzionare meglio i neuroni. Sarei quasi per dirgli di dimenticare tutto, lasciare stare, ma non mi ascolterebbe mai.
    "Ok non dirò più cazzate" nervosamente, la mano mi scorre sul viso in un vano tentativo "sto una merda. In che altro modo si può stare, tu che ci sei passato, hai una soluzione? Perchè io no" lo fisso un attimo, poi riprendo a camminare. Non se lo merita questo atteggiamento. Non se lo merita proprio. Mi mordo la lingua pentendomi immediatamente di aver detto quella parola di troppo che avrei potuto risparmiarmi "cristo" bisbiglio "è andato tutto a puttane, il mio cervello è andato a puttane. Da quando è successo... non mi controllo più" comincio a vomitare parole, nervosa, frustrata, mentre sento la fronte e le guance scaldarsi "sai che do fuoco alle cose e alle persone? E' una bella novità anche questa" ammetto esasperata un altro dei miei recenti problemi. Come se non bastasse. Come se non fosse già abbastanza.


  11. .

    Dylan

    "Oh... no, non c'è problema. Immagino che avrà avuto i suoi motivi" mh, è piuttosto gentile. Da quando in qua un vicepreside di scusa per averti convocato? Mi era successo altre volte di finire negli uffici della presidenza, ma sicuramente non mi era mai successo che un professore o simile si scusasse con la sottoscritta. Beh, me lo annoto fra le cose strane (almeno per me) che mi sono capitate di recente.
    Mi accomodo come mi chiede e di certo non sarò tanto maleducata da dirgli che il tè non mi piace. Vabbè, diciamo pure che mi fa schifo, però questo è un dettaglio trascurabilissimo, non sono di certo ad un bar in cui ordinare la mia bevanda preferita. L'odore però è buono ed il calore che emana, decisamente invitante.
    Aspetta... è un battuta quella che ho sentito? Ci metto un buon mezzo secondo ad elaborarla e a fare l'associazione alberi-ossigeno "oh, oh sì, ci tengo anche io, adoro respirare" e sorrido, più per cortesia che per reale divertimento. Ok, fammi prendere un sorso per spezzare quest'aura imbarazzante và.
    Dopo essermela portata alle labbra, riadagio la tazza e la stringo tra le mani godendo della sensazione di tepore. Non ho ben capito se fosse a conoscenza del mio incidente con l'albero, secondo me sì, ma qualcosa mi dice che sono qua per un'altra ragione. Sono sempre più a disagio e sempre più perplessa quindi attendo impaziente che l'uomo rompa il silenzio che è calato fra di noi. E in effetti lo fa. Ma visto l'argomento che sceglie di prendere, avrei quasi preferito che restasse zitto. Quanto è vero che qua sanno tutto, che cazzo è, una prigione? Siamo tutti tenuti sotto stretta osservazione? "non ne ho bisogno" la mia fronte si corruga in un'espressione che non lascia spazio ad interpretazioni: sono visibilmente infastidita, non sopporto che un estraneo sappia qualcosa di tanto... intimo "ho solo bisogno di elaborare la cosa a modo mio" maledetto magone. Provo a scioglierlo sorseggiando il tè caldo "è per questo che sono qui?" perchè se così fosse, sono già con un piede fuori dalla porta.
    Il topic della discussione però inizia a modificarsi mentre io sono ancora interdetta; i problemi a cui faceva riferimento il signor Beggings non sembrano riguardare la morte di mia madre, ma il mio rapporto complicato con la magia. E sì, sa decismanete dell'incidente con l'0albero. Prendo aria e mi sfioro il mento alla ricerca delle risposte alla sua domanda. Devo essere sincera? Oppure mento spudoratamente tipo "mai avuto problemi, ciao" e addio per sempre? Qualcosa mi dice che se mentissi, lo scoprirebbe comunque "succedono... ultimamente, spesso. Dipende dal mio umore che di questi tempi non è dei migliori, ma questo lo sa già" purtroppo, conto la mia volontà, lo sa già. Può facilmente immaginare in che stato mi trovo "ci hanno già provato ad aggiustarmi ma" faccio spallucce "si sono arresi" che novità. Continua però a sfuggirmi qualcosa di questo discorso, che avessi problemi di magia incontrollata pensavo che fosse ormai una cosa nota ai docenti.




    Edited by Kynthia - 5/1/2022, 01:21
  12. .

    "Sì... lo so" e sono dispiaciuta per questo, non lo nascondo "o almeno, lo immagino" la pazienza di questo ragazzo mi è sempre sembrata infinita; ha sempre dimostrato un grande autocontrollo anche nelle situazioni più scomode. Ecco appunto, un cazzo di Supereroe il cui superpotere è la pazienza senza limiti. Annuisco, mi scappa anche una risata sommessa. Persino in questo momento sta facendo uno sforzo per alzare quell'asticella della sopportazione che, fino ad oggi, gli ha consentito di restare calmo. Ma lo vedo che arranca, lo so che ho davvero tirato la corda troppo a lungo e come si è soliti dire, la corda prima o poi si spezza. Lui è migliore di me, non so se avrei avuto i suoi invidiabili nervi. Anzi, lo so: non li avrei avuti. È un essere umano, ovvio, ma con delle caratteristiche decisamente speciali.
    Sento i suoi spostamenti, si posiziona dietro di me e mi cinge la gambe. Le sue caviglie entrano nel mio campo visivo ora che si immergono parzialmente nell'acqua della vasca. Poi arriva la leggera pressione sulla spalla, il risultato del suo poggiarsi alla ricerca di un po' di intimità, che è una cosa di cui effettivamente di questi tempi l'ho privato. Mu sembra di aver fatto mille passi indietro, di non essere mai migliorata per davvero. Il mio corpo torna ad irrigidirsi come se non fosse abituata a quel tocco e io oppongo resistenza, provando a sciogliermi. Ma cazzo, quanto è difficile.
    Porto le mani a coprirmi il viso mentre sbuffo rumorosamente. Chiudo gli occhi. È come se mi stessi rifugiando nel piccolo spazio buio creato dal congiungersi dei palmi sul volto, un tipico atteggiamento di chiusura che attuo quando scendiamo troppo in profondità in argomenti che... preferirei forse non affrontare mai "non so da dove iniziare" ammetto. A lui, ma anche a me stessa. Esiste un manuale da seguire? Può qualcuno, per favore, spiegarmi come si fa in questi casi?
    Le mani scivolano fino al mento dove si fermano a reggere la testa. Lo scruto con la coda dell'occhio poi respiro, ancora, mandando giù quella sensazione di disagio che normalmente mi spingerebbe a voltargli le spalle ed andarmene "questa estate... è stata difficile. Lo è ancora. Lei..." esito quando una sensazione di sconforto mi fa tremare la voce "...mia madre" specifico. Con Rose sono stata molto più diretta, è stato come strappare un cerotto, una rivelazione improvvisa e quasi meccanica. Adesso, con lui, si sta sgretolando qualcosa.
    Però qualcosa mi impedisce di lasciare andare e mi costringe invece a ricompormi; risollevo la testa fissando lo sguardo da qualche parte oltre la coltre di umidità che grava sulla stanza "non la rivedrò più. Intendo... mai più" e metto un punto alla fine della frase, una voce dura pronuncia le ultime due parole mentre io, come a non voler lasciare spazio ad interpretazioni errate, finalmente mi volto verso Logan mandando giù l'ennesimo maledetto e doloroso peso che mi si è formato in gola.


  13. .

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    Me ne sto alla mia tavolata a mandare giù qualche boccone, perché il mio stomaco lo richiede: brontola e si ribella alla mia scarsa voglia di introdurre del cibo al suo interno. Non sto avviando uno sciopero della fame, ho solo scarsissima voglia di stare in mezzo alle persone. Le squadro, da lontano, di sott'ecchi e non appena percepisco anche solo l'intenzione di qualcuno di venirmi a chiedere mezza informazione, metto su un'espressione che gli fa girare i tacchi e cambiare idea. Non che normalmente sia così acida verso il genere umano, distante sì, ma acida no; ho solo scoperto che mettere su questa apparenza è utile per non intrattenere conversazioni superflue. Oggi prevedo prima di curare: ho abbandonato la mia spilla in camera, è quello il suo posto, in un angolo sopra la scrivania insieme alle lettere impolverate che non hanno ricevuto risposta.
    Mando giù un pezzetto di carne e alzo distrattamente lo sguardo verso il soffitto, i pennuti che svolazzano in sala grande sono una delle poche certezze che mi restano nella vita e ormai il suono dei loro versi è diventato il sottofondo tipico di ogni pasto. Anzi, se non ci fosse mi stranirei, penserei che davvero è tutto cambiato e non ho più una roccia sicura a cui appigliarmi. Una microscopica cosa che mi dica che non proprio tutto è cambiato, che qualcosa è rimasta ancora invariata e riesce a darmi le sensazioni che mi dava una volta.
    Ma quello non è Pinch? Mi blocco così, a fissarlo, e piego un po' il collo di lato, socchiudo gli occhi e cerco di metterlo a fuoco. Si avvicina. Sì, è lui, le piume grigie delle sue ali sono abbastanza inconfondibili.
    C'è posta per me? Pensavo che mio padre si fosse ormai arreso da settimane. Eccolo che scende in picchiata, in pochi attimi vola così basso che devo chinare la testa e chiuderla fra le spalle per evitare che mi faccia lo scalpo con gli artigli. Oggi ha deciso di planarmi direttamente sul piatto interrompendomi bruscamente "che vuoi?" lo squadro con un sopracciglio sollevato, perché lui non fa mai così, di solito è molto più sobrio nei suoi ingressi in scena. Vivace, ma molto più educato. Molla la busta che ricade sul tavolo facendo barcollare il mio bicchiere d'acqua è diversa dalle altre "quindi...? Stai riempiendo il tavolo di piume!" con il verso acuto che fa, mi sta chiaramente chiedendo qualcosa. Aaah ma certo, deve essere per forza ciò che ho nel piatto, figurati. Gli allungo un pezzo di carne che il volatile manda giù voracemente, manco lo lasciassi morire di fame. Decido che questa messa in scena da gufo drammatico è durata abbastanza, quindi lo caccio via e mi dedico alla mia lettera.
    Come avevo già notato da una prima occhiata, la busta è diversa, molto meno curata ma comunque pulita: sembra quasi una di quelle lettere con all'interno una qualche comunicazione di servizio, manca giusto il timbro in cera lacca che le farebbe assumere un aspetto decisamente più ufficiale. Scollo la chiusura, e in effetti ci ho azzeccato abbastanza con la mia previsione: Kynthia Lloyd convocata questo pomeriggio nell'ufficio del vicepreside... vicepreside? sottolineo quella parola con lo sguardo. Che cazzo, è un'altra rottura di palle, mai qualcuno che mi mandi un bell'assegno. Non sarà mica per la spilla! Quanto sono pesanti. Sbuffo abbandonando il mio piatto ancora mezzo pieno e a passo veloce, lascio la panca su cui mi ero accomodata per dirigermi in stanza a darmi una bella rinfrescata. Chissà che nel mentre non mi venga in mente anche cosa ho fatto, perché qualcosa devo pure aver fatto se ho ADDIRITTURA fatto scomodare il vicepreside. Neanche per quell'incidente con Rose si erano mossi i piani alti, è bastata la strillettera di Krueger con conseguente strigliata sulle ruve del lago nero.
    Un paio di ore dopo, mi ritrovo a vagare per i corridoi alla ricerca della mia meta. Sarà mica perché ho fumato nel castello? Dai, lo hanno sempre saputo che noi studenti ci dedichiamo alla nicotina di tanto in tanto, essù, per quello basta un rimprovero. Sbatto la testa nei miei pensieri alla ricerca della soluzione che si ostina a non farsi trovare. In questo due mesi, che mi sono praticamente trasformata in uno spirito in pena che gira per il castello, lo saprei se avessi fatto qualcosa! Che fastidio non avere alcuna idea di questa convocazione, ci sarà qualcosa che mi sfugge.
    Mi alzo le maniche del troppo largo maglione blu e busso alla porta su cui troneggia un'inequivocabile scritta "ufficio del vicepreside". Aspetto pochi secondi e una voce mi avverte che la porta è aperta e mi intima di entrare. Esito un istante per via di un'illuminazione improvvisa, la possibile soluzione all'enigma: non sarà forse... "buonasera" in evidente disagio, mi chiudo la porta alle spalle e avanzo poi verso la poltrona dall'altra parte della scrivania. Neanche mi accomdo, aspetto un cenno dell'uomo in piedi vicino alla seduta "dunque, senta, se è per la questione dell'albero...mi dispiace, è stato un incantesimo andato male. Tanto non era un albero importante... vero? Può sempre ricrescere" voce dubbiosa, frase sconnessa, complimenti a me. Mi viene in mente che quella poteva essere l'unica ragione per un richiamo, anche se arrivava a scoppio ritardato, si trattava ormai di una faccenda di diversi mesi addietro: l'albero mandato a fuoco a causa della mia rabbia, probabilmente, non era passato inosservato come speravo. Porca miserie, quel fottuto albero, ci manca solo lui.
    Adesso magari mi risponde che era l'albero della vita della regina degli elfi della pianura scozzese di non so quale mago super potente. Con la sfortuna che ho, sarà sicuramente una roba del genere. Cerco di decifrare l'apparentemente rilassata e anche simpatica faccia dell'uomo, ma mi arrendo presto al fatto che avrò la mia risposta definitiva solo appena finalmente parlerà.




    Edited by Kynthia - 9/12/2021, 18:48
  14. .

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    Ho superato ed accantonato la fase delle passeggiate in giro alla scoperta della scuola. Sono qua ad abbastanza tempo da non perdermi più, l'attività di prefetto poi ha fatto il resto: o impari, o te ne stai smarrito nel tuo angolo senza sapere dove andare.
    Mi sembrava di aver visitato quasi tutto, ma andiamo, é impossibile averlo fatto sul serio, lungi da me sottovalutare la grandezza di qusto istituto.
    Con la carica di prefetto poi, mi si sono aperte nuove possibilità, wow. Pensa quanto sono fortunata. A dire il vero quello di potermi ritagliare qualche minuto per me nel silenzio della notte, non è un pregio da sottovalutare. Ma a parte questo, il mio ruolo mi ha aperto le porte di un cesso. Letteralmente, il bagno dei prefetti è effettivamente un cesso un po' più lussuoso che mi è permesso utilizzare ma in cui ci trovo anche altra gente ogni tanto, che non dovrebbe essere qua per dire. Ma a me interessa? Ovviamente no. L'anno prossimo, la preside si guarderà molto bene dall'affidarmi nuovamente questo compito.
    Bene o male, passo la maggior parte del mio tempo a fingere e mi chiedo quando passerà. Soprattutto se passerà.
    Comunque fottutamente sovrappensiero, così tanto che per poco non inciampo sulle mie stesse scarpe, mi dirigo proprio al bagno dei prefetti in modo da poterlo così testare e capire se è un buon luogo in cui riflettere, su un botto di cose. Sulle decisioni prese e... su quelle da prendere.
    Ad esempio, eccola davanti a me una decisione da prendere; cone di solito accade, dopo un suo saluto segue un "come stai?" dal tono forse stanco. Non lo posso biasimare; non ho mai risposto davvero a questa domanda durante gli ultimi tempi, eppure lui continua a farmela non spostandosi un millimetro dall'intento di farmi sputare il rospo. Mai, Logan non si sposta mai e io continuo a chiedermi come faccia a non mollare mai la presa "Ehi, ciao Sherlock" era da un po' che non lo chiamavo con uno dei nomignoli idioti che gli ho affibbiato nel corso del tempo. No, era proprio da tanto. Così tanto che è suonato stranissimo quando l'ho detto, quasi innaturale mprovvisamente mi ritrovo a chiudermi nelle spalle. Se potessi stringere la tovaglia che mi copre ancora più stretta, lo farei. È strano, troppo strano. Io sono strana, lo so. E così, rialzando ogni tanto lo sguardo sull'ormai ex prefetto, mi avvicino al bordo della vasca dove però mi limito ad inserire i piedi. Prendo posto vicino a lui mantenendosi sul bordo; mi è passata la voglia di farmi un bagno. Per quanto l'acqua sia piacevolmente tiepida e sormontate da schiume e bollicine, per quanto il rumore dell'acqua che scorre dai rubinetti dorati sia piacevole, un bagno e l'ultima cosa a cui penso.
    Mi guardo intorno, non c'è nessuno. Tutte le circostanze del momento sembrano starmi urlando all'unisono che se non aprirò la bocca adesso, potrei non farlo mai più "Se ti dicessi ancora che sto bene, non penso che mi crederesti... Ti devo parlare" sputo fuori tutto d'un colpo. Cerco di capire dalla sua espressione come ha preso le mie intenzioni. Che senso ha rimandare ancora? Ora che ci siamo io e lui ho di fronte all'altro, sarebbe più ridicolo di quanto già non sia "delle mie assenze" specifico "ti devo delle spiegazioni" aggiungo altrettanto rapidamente. Non è semplice. Quello che mi aspetta, non è un compito per niente semplice. Ma è... dovuto.
    Lo faccio perché devo o perché voglio?
    È un dubbio che mi attanaglia. La risposta che mi do, è che forse sono troppo stanca per capire la differenza. Una seconda volta mi sfioro la nuca scostando indietro qualche capello reso ormai umido dal calore della stanza.
    "Sono stata silenziosa in questo periodo, sì, lo so, molto." Probabilmente troppo.




    Edited by Kynthia - 20/12/2021, 21:41
  15. .

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    Ci sono sempre stati degli aspetti del mio carattere che non sono mai riuscita a domare. Ma in fondo magari, neanche ci ho provato più di tanto. Uno di questi è quella sorta di violenza ed impulsività che a volte prende il sopravvento e mi rende cieca a tutto ciò che mi circonda. Ed ecco che, come un cavallo impazzito, guardo solo al mio punto di vista. Ma a me non frega un cazzo se "il lupo non era reale", per me lo è nel momento in cui avverto il pericolo! Possiamo chiamarlo istinto di sopravvivenza? Chiamiamolo così. Posso giustificarmi in questo modo? Ok, forse no. Resto lì impietrita per un attimo, una fitta mi attraversa la testa ed un calore sale dal collo fino alle orecchie. Quella tipica sensazione di disagio di chi capisce di aver esagerato.
    Per tutto il tempo che segue, fino alle stanze in cui avremmo passato la notte, mi limito a stare qualche passo indietro, in silenzio. Occasionalmente alzo lo sguardo sulla nuca di mio padre notando il modo sicuro in cui cammina, pienamente a suo agio nel posto che probabilmente ama di più al mondo. Realizzo quanta poca sia la fiducia che ho nei suoi confronti e quanto alto sia il muro che ho alzato fra di noi in questi anni, un muro che sto tentando di scalare ma con scsrsi risultati. Dovrei solo rilassarmi di più in sua presenza e, per una volta,lasciarlo fare.
    Ci ritroviamo così quindi davanti alle porte delle nostre stanze, quasi come se ci fossimo teletrasportati. Afferro la mia chiave, entro nella mia stanza dall'arredamento minimal e moderno e senza premurato di chiudermi la porta alle spalle mi avvio sovrappensiero verso la finestra che decora la parete di fronte a me.
    Di cos'è che vuole parlare? Di quello che è appena successo? Non so perché, ma l'idea mi rende nervosa.
    È allora che sento un contatto che ero sicura sarebbe arrivato. È McCormac in fondo, non scordiamocelo "ah sì?" alzo appena il viso per poter incontrare quello del prefetto che aleggia sopra la mia testa; conosco una particolare parte della sua vita che probabilmente lui gestisce molto meglio di quanto non farei io"a me avrebbe dato fastidio, Log. In qualche modo è stato... brutale. Diciamocelo, poteva essere meglio" ed inspiro dal naso, concedendomi due secondi di pausa: uno... due "comunque, non serve che mi ringrazi... sicuramente è stato un compleanno diverso, spero" mi chiedo se con queste frasi che mal celano la mia incapacità di esprimermi come vorrei, non abbia in realtà peggiorato tutto. Rido appena, di me stessa credo, e passo poi alla seconda domanda che a suo avviso è la più importante "sono stressata" stanca, come se avessi fatto chissà quale sforzo, poggio la testa sul petto di Logan prima di decidere di girarmi "è che... lui è distratto e io ho poca pazienza" mi rendo conto di quanto la frase di per sè, non è che abbia tutto sto senso... quindi faccio letteralmente un passo indietro, andando a poggiare il sedere contro il muro "poca pazienza e molti pregiudizi" farfuglio "adesso che sta cercando di riguadagnarsi la mia stima, è come se io avessi già alzato un muro troppo alto e fosse troppo tardi per rimediare". Ero sempre stata brava in quell'attività, più professionale di un muratore. Ed in fondo quel sistema sistema difesa mi era pure sempre tornato utile! Ma adesso, con estrema difficoltà, ammetto a me stessa di aver sbagliato nei suoi confronti. Butto un'occhiata fuori dalla finestra, alle mie spalle; il cielo continua ad essere terso "mi dovrei scusare?" cazzo, sono una vera pippa in questo genere di cose e non sapere come muovermi, mi infastidisce non poco. Persino il ticchettio dell'orologio da parete mi urta il sistema nervoso ed inoltre mi ricorda dell'incontro che tra poco avrò con mio padre. Sbuffo, perché non trovo la soluzione. Ho già sbuffato decine di volte e pensato più di quanto mi piaccia fare.
    "Ok va bene" interrompo il contatto con la parete e, a passi man mano più veloci, supero il Prefetto per raggiungere la porta alle sue spalle. E quindi di conseguenza mio padre, che fra qualche minuto dovrebbe arrivare nella stanza accanto "vedo cosa ha da dirmi. Se mi senti urlare non scomodarti, o prima o poi smetterò di farlo" un mezzo sorriso che somiglia più ad una smorfia e via, la mia destinazione si trova qualche passo oltre la soglia della mia camera. Aveva detto che sarebbe tornato fra un'ora, ma io sono arrivata qualche minuto prima. La porta è chiusa. Mi chiedo se sia in anticipo come me, non sarebbe affatto da noi.


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