Posts written by Skylee Métis

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    Benvenuta!!! Ora sono molto curiosa di leggere la tua futura scheda :XP:
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    Bentornata!!! :beer:
    Ci si becca in on! :D
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    «Sono esattamente cinquanta pacchetti!» Esclamai estremamente soddisfatta del bottino da me accumulato. Durante tutto il mese di dicembre non avevo fatto altro che andare ad acquistare ogni singolo oggetto che le mie sorelle nominavano, mostrando un evidente interesse nel possederlo. Mi ero divertita molto ad andare alla ricerca dei regali richiesti inconsciamente e mi aveva aiutato a pensare meno, a deviare la mente dal costante senso di impotenza dinnanzi a ciò che era successo ad Abigail. Nessuna di noi avrebbe potuto fare nulla per salvarla ed era questa consapevolezza a turbarci tutt'ora. Il sapere che nulla di ciò che avremmo potuto fare avrebbe cambiato le nefaste sorti della bambina. «È un calendario dell'avvento con regalini al posto della cioccolata» Ammisi orgogliosa spingendo scherzosamente Vanja verso il sacco, in modo che pure lei potesse aprire i suoi pacchetti prima che Ellie li scartasse tutti in preda all'entusiasmo. Erano divisi per colore, tutti quelli di V avevano un fiocco grigio in cima, come i suoi occhi, mentre quelli di El li avevano gialli, per il medesimo motivo. «Sono tutte sciocchezze, giuro che non ho speso un terzo dell'eredità di mio padre per comprarli...» Esclamai incrociando di proposito le dita davanti a me, per far dubitare entrambe della veridicità delle mie parole. La verità era che quelle da me prese erano sul serio sciocchezze, piccoli pensierini che sapevo avrebbe fatto loro piacere ricevere. «Spoiler, due pacchettini contengono completini da babba natale sexy» Scherzai ammiccando a entrambe e lasciando a loro stesse il piacere di scoprire se stessi mentendo o meno e no, non lo stavo facendo. I due completini c'erano sul serio ed erano estremamente raffinati e realizzati con materiali pregiati, nulla a che vedere con quelle volgarità che si vedevano in giro. Ne avevo preso uno pure per me, anche se ero già certa che non lo avrei mai indossato durante un incontro intimo, mi sarei imbarazzata troppo a mostrarmi con quei costumi strani addosso, ma l'idea di possederli mi divertiva un mondo e dopotutto avrei sempre potuto indossarlo in dormitorio per scioccare le mie sorelle, visto che alla mia sporadica nudità si erano ormai abituae da tempo. «Wow! Sono stupendi» Balzai in piedi saltellando euforicamente alla sola vista degli anfibi nuovi di zecca regalatomi da Vanja. Erano un edizione limitata e già li adoravo. Non persi tempo e dopo aver lanciato via quelli che avevo ai piedi, li sostituii. «Guarda che meraviglia! Mi calzano a pennello. Grazie mille V!» Ero contenta che fosse riuscita a farsi contagiare almeno un po' dal nostro spirito natalizio e speravo sinceramente che ciò potesse migliorare anche di poco il suo ultimamente tipico umore nero come il carbone. «Mi pare un ottima idea addobbare il pino, faremo l'albero di natale più magico di sempre!» Affermai segretamente convinta che nemmeno lontanamente avremmo potuto competere con la bellezza tipica di quelli di Hogwarts, ma ciò non mi demotivava affatto e nel nostro piccolo avremmo addobbato in maniera stupenda il nostro albero, anche se tecnicamente eravamo ben oltre il imite di tempo massimo per iniziare a decorare casa. «Uh, stupendo! Più addobbi ci sono e meglio sarà!» Purtroppo quelli dei tempi di mio padre erano andati persi chissà dove e in ogni caso, visto le dimensioni decisamente incrementate della casa, dopo la ristrutturazione, non sarebbero comunque bastati. «Cosa aspettiamo? Andiamo a prendere le misure» Nella mia testa ero già con un piede fuori dalla porta di casa, per scoprire quanti festoni avremmo effettivamente dovuto recuperare, ma il mio entusiasmo venne frenato da uno strano suono prodotto da Vanja. «Ma che cazz» Scoppiai a ridere rischiando seriamente le lacrime per la scenetta della quale ci stava degnando la rigida Russa. «Finalmente sentiamo la tua vera voce. Cosa sei? Una gallinella col mal di gola?» Domandai ironica ben conscia che quello che fuoriusciva dalle sue labbra non somigliava minimamente al verso di una gallina. Anche se farle credere che io lo pensassi era molto divertente. Più la punzecchiavo e più diventava rossa in volto agitandosi e pigolando all'impazzata per spiegarci la vera natura dell'animale che al momento abitava le sue corde vocali. «Fammi vedere...» Presi dalle mani della rossa la scatolina dalla quale aveva poco prima estratto un cioccolatino. «Chocozoo... interessante» Sentenziai facendomene rotolare un paio sul palmo della mano. «Uno per te e uno per me» Esclamai lanciando un dolcetto alla volta di Ellie, che titubante decise in fine di assecondare i miei desideri. Mandai a mia volta giù il cioccolatino ricoperto di fine granella alla nocciola e immediatamente cominciai a sentire montare in me il bisogno di lasciarmi andare a un grido animale. «Beeheeeeh» Iniziai a belare divertita. «Beeeeeeeh» Era dannatamente divertente tentare di parlare e ritrovarsi a emettere suoni animali. Per quanto cercassi di mettere insieme una frase, l'unica cosa che usciva dalle mie labbra era il verso di una capra e ciò continuava a farmi ridere sempre più, anche se ovviamente quello percepito dalle mie sorelle sarebbe stato solo un belare isterico.
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    Heylaa! Benvenutissimo :)
    Vedrai che ti troverai benone qui. Hogwarts è parecchio popolata al momento, ma pure in accademia ci sono tanti bei pg con cui ruolare! Non vediamo l'ora di leggere la tua scheda. :f:
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    Ciao Emanuele, buon anno anche a te!! Benvenutissimo. Non vediamo l'ora di vedere il tuo pg, vedrai che ti troverai benissimo qui con noi! Ci si becca presto in on ;)
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    Anche se i miei occhi si sono aperti da soli, senza il bisogno della sveglia, sento che il sonno di quella notte non è stato sufficiente a farmi riposare sul serio. La festa di natale che ho dovuto organizzare è stata un successo e non è finita nemmeno troppo tardi, ma ciò che mi ha portato ad addormentarmi a notte fonda sono stati i pensieri. Nel silenzio tombale della mia stanza, libera dai rumori di fondo solitamente prodotti da Ellie e in precedenza pure da Vanja, la mia coscienza sembrava come urlare a squarciagola e la vocina nella mia testa le dava corda, portando alla mia attenzione quanti più pensieri tristi e malinconici. La verità era che da quando Vanja aveva perso la bambina non stavo affatto bene, anzi, forse le mie agonie interiori erano iniziate addirittura qualche giorno prima e quello di Abigail era stato solo il colpo di grazia che aveva spezzato di netto il mio spirito, portandomi a cadere sempre più verso un baratro oscuro. Non mi stava andando bene nulla nella vita e le uniche cose di cui potevo ancora vantare un apparente stabilità, erano i voti scolastici e beh... la salute? Mentale non di sicuro, ma quella fisica supponevo di avercela ancora e spesso molte persone si limitavano a chiedere quello per natale, per cui potevo forse dirmi fortunata. Quando c'era la salute tutto il resto non contava, no? Mh... certo. Una fredda risata poco convinta tagliò l'aria e mi spronò ad alzarmi da quelle coperte che durante tutto il corso della notte non si erano riscaldate abbastanza, per via della mia temperatura corporea fin troppo bassa. Alle volte mi domandavo se in realtà non fossi solo un cadavere ignaro del suo stato, che incapace di cogliere la sua vera natura continuava a vivere come un qualsiasi essere vivente. Dopotutto i miei profondi solchi violacei attorno alle palpebre potevano apparire realmente simili a quelli gonfi e induriti dal rigor mortis di un cadavere. Con una manata chiusa a pugno battei con forza sullo specchio del bagno, che in seguito alla pressione applicata su di esso si crepò appena. Sbuffai sonoramente e con un colpo di bacchetta lo riparai all'istante per non lasciare alcuna traccia di quei piccoli cedimenti mentali, che di lì a poco più di un mese contraddistinguevano le mie giornate. Mi sciacquai la faccia con acqua fredda e dopo essermi lavata i denti, infilai braccia e testa sotto al letto a baldacchino per tirarvici fuori un pesante sacco, celato fino a quel giorno alla vista di Ellie. Durante tutto il mese avevo pian piano accumulato un gran numero di regalini che quello stesso giorno avrei finalmente consegnato a Vanja ed Ellie, una volta raggiunte finalmente in Alaska. Iniziai a preparare tanti pacchettini dalle varie forme e grandezze, durante quelle settimane avevo fatto in modo di procurarmi pure svariati metri di carta colorata con temi natalizi stampati sopra. Vi erano renne, pupazzi di natale e persino piccole stelle dorate ad adornarne la superficie. Riposi ogni singolo pacchettino all'interno dello stesso sacco rosso di poco prima, che ricordava quello di babbo natale e dopo aver recuperato pure un piccolo zainetto da dentro all'armadio, con dentro tutto il necessario per fare alle mie sorelle la sorpresa che mi ero prefissata di realizzare, mi diressi verso i confini di Hogwarts per smaterializzarmi prima nei pressi della statua di Peter Pan, passaporta più comoda per raggiungere il paesino vicino al quale vivevamo, e poi nuovamente a pochi metri di distanza da casa, dopo aver ovviamente attraversato la passaporta ed essere sbucata nel piccolo bosco che divideva casa nostra dalla comunità poco distante. Una volta giunta a destinazione feci ben attenzione a non farmi vedere dalle mie sorelle da una delle finestre che davano sull'ampio giardino della tenuta e silenziosamente indossai sopra agli abiti il largo costume da babbo natale che avevo infilato nello zaino. Avevo giacca e pantaloni di panno rosso, un cappellino di natale tempestato di lucine che si accendevano a intermittenza e una folta barba bianca a incorniciarmi il viso, divenuto ormai più spigoloso a causa di quella manciata di chili che avevo perso durante quel lungo ed estenuante mese, che ormai volgeva al termine.
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    Indossai infine il mio miglior sorriso e celando nel profondo ogni sentimento negativo, mi avviai con ampie falcate verso la prota d'ingresso. Aprii con forza il portone di legno scuro e con grande entusiasmo salutai le due ragazze che sembravano aver appena terminato di fare colazione. «Oh oh oh, buon natale stronzette!» Esclamai con tono grave e profondo per imitare quello tipico dei babbi natale dei film o delle pubblicità babbane. «Avete fatto le brave quest'anno?» Domandai scherzosamente posando l'enorme sacco che tenevo sulle spalle a terra, lasciando così che alcuni doni rotolassero fuori. «A giudicare da quanti regali avete ricevuto direi proprio di sì!» Esclamai con ritrovato entusiasmo saltellando verso Vanja per stringerla con vigore fra le mie esili braccia. «Come ti senti oggi tesoro?» Le Domandai dolcemente all'orecchio prima di liberarla dalla mia solida presa, per poi andare a salutare pure Ellie con un sonoro bacio sulla guancia. «Cosa mi sono persa dolcezze?» Domandai grattandomi allegramente il mento, che a causa della barba sintetica iniziava a pizzicare lievemente.
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    «Io sono veramente cosa?» Domandai scioccata inarcando un sopracciglio. Davvero quel ragazzino credeva di poter dare aria alla bocca come più credeva? Il mio cervello non era in grado di concepire tale atteggiamento, così maleducato quanto sfacciato da avere il coraggio di dire certe stupidaggini pure in circostanze del genere. «Sarai mica un Grifondoro?» Domandai di getto confusa dal suo atteggiamento. Avevo dato per scontato che appartenesse alle fila delle serpi, ma una sfacciataggine del genere e un così imbarazzante rispetto per le regole e le cariche scolastiche, sembravano essere molto in linea con tutt'altra casata. O il mio istinto aveva errato in pieno o quella davanti a me era la serpe meno furba e scaltra del castello. «Forse è la mia firebolt o forse sei te che non ti lavi abbastanza spesso le orecchie. Ripeto gli stessi concetti solo perché te continui a ignorarli... Non ti puoi comportare in questo modo, a Hogwarts ci sono regole severe e se le infrangi, ci si aspetta almeno che tu porti un minimo di rispetto per chi ti sorprende a farlo» Deficiente. Aggiunsi fra me e me scuotendo lievemente il capo. Gli sarebbe bastato veramente poco, molti studenti erano riusciti a scamparsela in situazioni analoghe, dopotutto a me bastava un sincero sorriso e un'altrettanta sincera promessa che sarebbero tornati immediatamente ai propri alloggi senza combinare ulteriori guai. Non durante i miei turni di ronda per lo meno. Se gli altri prefetti e caposcuola non fossero stati altrettanto attenti da sorprenderli in fragrante, beh... non era un problema mio. «Oh povero tesoro, ti stai annoiando? Se vuoi ti leggo un libro di fiabe per farti addormentare del tutto» Sibilai con tono piatto mentre mi alzavo in piedi e abbandonavo quella seduta tutt'altro che comoda. «Se ci fossimo incontrati normalmente ti avrei solamente ignorato, non sono abituata a buttare il mio tempo con gente tanto stupida» Proprio no. L'intelletto per me era la chiave che apriva ogni porta e chi ne era privo valeva meno di zero. Non mi importava sprecare tempo con persone tanto stupide da farsi beccare a fare casino oltre il coprifuoco e tanto presuntuose da pretendere pure di aver il diritto di dettar legge. Saper stare al proprio posto in alcune situazioni era d'obbligo e l'avevo appreso a mie spese, ma ora era tutto diverso e personalmente non sarei stata più così sciocca da commettere gli stessi errori. «Oh tranquillo, il tuo supplizio è appena terminato e la tua serata si concluderà in dormitorio, non temere.» Affermai obbligando le mie labbra a piegarsi in un sorrisetto affabile. «Ma presto si terrà un ballo qui a Hogwarts e indovina chi aiuterà i volontari a preparare il cibo per il buffet, ora che gli elfi sono in sciopero» Allargai di qualche millimetro il mio sorriso mostrandomi decisa e sicura su ciò che stavo dicendo. «Domani mattina il vicepreside riceverà una lettera con su scritto quanto deciso e non temere, ti farò avere presto gli orari in cui presentarti alle cucine del castello» Sfortunatamente per lui il tempo per le trattative si era ormai esaurito e non gli sarebbe rimasta altra scelta che presentarsi alla punizione, se non voleva incappare in conseguenze ben più gravi. Soddisfatta e per nulla pentita della mia decisione mi avvicinai a lui e gli riservai un paio di pacche sulla spalla prima di indicargli gentilmente l'uscita e seguirlo a pochi metri di distanza, giusto per accertarmi che la sua prossima meta fosse proprio il suo dormitorio. «Buonanotte Grifoscemo, è stato un piacere. Magari la prossima volta che ci incontreremo io avrò tirato fuori la scopa dal culo e il tuo cervello si sarà ripopolato di neuroni, ma chissà... magari non sarà così» Conclusi in fine con tono molto tranquillo prima di lasciarmi assorbire totalmente dal silenzio che regnava fra i corridoi e seguirlo silenziosamente fino alla sala comune delle serpi, dove lo salutai e gli augurai nuovamente di passare una buona nottata in attesa dell'esilarante compito che lo avrebbe atteso svariati giorni dopo.
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    Conclusa
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    Benvenuta!! Vedrai che ti divertirai un mondo qui con noi. <3 E che dire... spero di vedere una new entry fra noi corvi! :beer:
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    «Touchè» Esclamai divertita al suo commento sulla scopa che si supponeva avessi infilata nel sedere. Non era il primo e non sarebbe stato di certo l'ultimo a definirmi troppo rigida con l'ausilio di tale paragone. Se avere una scopa infilata nel culo significava essere una persona con la testa sulle spalle, attenta ai dettagli e con la lingua tagliente, allora ero ben felice di tenermi la mia bella firebolt nel fondoschiena. A mio avviso era mille volte peggio risultare una stolta troppo fiduciosa nell'essere umano da apparire ingenua pure agli occhi di un bambino. Tutto sommato essere rigidi aiutava ad essere sempre pronti a tutto e soprattutto al peggio. «Cercherò di ricordarmelo...» Scherzai visualizzando già mentalmente una possibile cartolina ignorante da inviargli a natale. Probabilmente ci sarebbe rimasto di stucco quando se la sarebbe vista realmente recapitare da un gufo, ma ero fatta così, al minimo accenno di sfida o battuta inerente all'argomento io partivo in quarta e sentivo il bisogno di primeggiare, portando a termine ciò che mi era stato proposto anche solo scherzosamente. «La mia era una battuta, ma se ciò può compiacere il tuo ego ritienila pure una verità. Non vorrei mai beffeggiarmi delle tue convinzioni» Affermai una volta fermata e sistemata col fondo schiena sul bordo di un ampio tavolo in legno. Non era un brutto ragazzo, questo era innegabile, ma da lì a definirlo seriamente una divinità greca c'era un bell'abisso profondo. Ricapitolando ciò che in quel breve lasso di tempo avevo scoperto sul ragazzo, c'era: Uno smisurato ego, una probabile appartenenza alla casata delle serpi, un innato talento nel mentire, un sarcasmo pungente e un nome che non gli avevo mai richiesto di rivelarmi. Non male dopotutto, considerando che lo avevo sorpreso dentro quella stessa biblioteca solo una decina di minuti prima. «E tu dovresti smetterla di riservare pareri non richiesti...» Sorrisi arricciando le labbra in segno di stizza. Non mi piaceva quando le persone mi facevano notare che la mia inesauribile parlantina potesse dare fastidio. Ero fatta così, amavo parlare ma sapevo stare al tempo stesso in silenzio, se la situazione lo richiedeva. Parlavo e ascoltavo in egual misura e non sarebbe stato di certo un ragazzetto incontrato per caso a dirmi che non andava bene. «Mh... certamente...» Finsi nuovamente di credere alle sue menzogne riguardanti il fantomatico tema perduto. Chi non si sarebbe portato via un inutile compito, probabilmente poco accurato e preciso, di storia della magia? In fondo se vi si faceva attento caso, si poteva scorgere ogni giorno una fila infinita di studenti che facevano a botte fuori dalla biblioteca per rubare temi lasciati incustoditi. Era risaputo. «Supponi bene» Ammisi compiaciuta incrociando una gamba sull'altra per assumere una postura composta. Che il tema esistesse o meno la punizione non gliel'avrebbe tolta nessuno. Lui aveva infranto il regolamento scolastico e si era dato all'esplorazione nel cuore della notte e ciò era più che sufficiente per rifilargli una bella punizione. «Ora supponi male invece. Anche se volessi e vedi bene, non voglio di certo. Se solo provassi a intrufolarti nel dormitorio delle ragazze di una qualsiasi casata verresti sorpreso da uno scivolo che ti impedirebbe di raggiungerlo» Feci spallucce con aria di superiorità per quell'informazione che fino a quel momento il ragazzo ignorava, non conoscendone probabilmente ľesistenza. «Ah e le anguille vengono servite di martedì solitamente...» Abbozzai una battuta non troppo esplicita atta a dargli senza troppo giri di parole del viscido. Se davvero pensava che avrei lasciato avvicinare al mio dormitorio o ancora peggio alla mia biancheria intima uno sconosciuto quale era lui, si sbagliava di grosso. Era accaduto solo una volta, volta che si era poi ripetuta nel tempo con la medesima persona, che in ogni caso non avrei propriamente potuto definire estranea, quanto più sconveniente, ma non sarebbe di certo mai più accaduto. Mi era bastata come esperienza di vita. «Esattamente cosa ti fa credere di poter abbaiare condizioni in questo modo?» Domandai afferrandogli con un repentino movimento della mano il dito con il quale aveva urtato la spilla appuntata al mio petto. «L'unica in condizioni di dettare legge al momento sono io e non me ne faccio nulla di uno stupido favore da riscuotere» Affermai gelida lasciando malamente la presa che avevo sul suo dito per restituirlo al suo legittimo proprietario. «Dovrai fare di meglio se vuoi convincermi a non farti nulla» Sibilai seriosa sbattendo più volte le lunghe ciglia che incorniciavano i miei occhi bicolore. Se davvero credeva che sarebbe bastato così poco per evitarsi una punizione, si sbagliava di grosso. Mi aveva beccato in un periodo già di suo difficile e stressante e non avevo di certo bisogno che un ragazzino dall'ego pompato si permettesse di fare il gradasso con me. Non aveva idea quanto odiosa e ostica potessi rivelarmi.
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    I miei occhi rotearono verso il soffitto. Quante storie per una richiesta tanto semplice come quella di consegnare la sua bacchetta magica. Non gliela avrei di certo trattenuta per sempre, né tanto meno gliela avrei rotta. La mia era una richiesta unicamente atta ad evitare al Serpeverde di cedere alla tentazione di usare la magia per richiamare a se un tema utile a provare la veridicità delle sue parole. Nulla di più. Ma visto che il biondino sembrava intransigente su tale punto, decisi di lasciar perdere, concedendogli il beneficio del dubbio e sperando che non tentasse di compiere atti tanto stupidi come quelli che mi erano balenati in testa. «Ebbene tienila pure, ma se solo vedo fuoriuscire da essa una sola scintilla, questa serata si concluderà in presidenza» Sorrisi glaciale chiudendo il discorso. Lasciai che il ragazzo aprisse la strada e lo seguii a soli pochi passi di distanza puntando i miei occhi fissi sulle sue mani in cerca del minimo pretesto per trascinarlo fuori di lì. Non credevo a una sola parola di ciò che diceva, temi, dimenticanze, insufficienze tanto temute, tutte cazzate. Dalla sua il presunto Serpeverde aveva una buona parlantina e un autocontrollo tale da permettergli di restare calmo e fingersi totalmente convinto di ciò che diceva, ma io stessa ero un'abile bugiarda e sapevo bene che le migliori menzogne erano quelle semplici e potenzialmente plausibili, come di fatto l'essersi dimenticato un tema in biblioteca. Chi gli avrebbe creduto se come Christian, qualche settimana addietro, avesse puntato tutto sul sonnambulismo? Nessuno. Era una scusa talmente tanto campata per aria che nemmeno alla persona più ingenua del castello sarebbe sembrata vera. Per cui, l'idea del tema era tutto sommato da elogiare, se non fosse che era stata pensata per ingannarmi e convincermi a non far valere i miei diritti, non che dovrei, da prefetta. «Che fortuna, essere la perfetta preferita di qualcuno era proprio l'ambizione della mia vita...» Confessai con tono serioso senza preoccuparmi di risultare sincera. Non lo degnai nemmeno di uno sguardo e anzi, continuai silente la nostra passeggiata notturna e mi guardai attorno per scorgere eventuali pergamene fluttuanti. La corsa del ragazzo si arrestò improvvisamente e colta alla sprovvista mi ritrovai a sbatterci contro. «Non te l'ho chiesto, comunque» Sibilai infastidita scostandomi da lui. Che diamine di bisogno c'era di bloccarsi sul posto e girarsi per fornirmi un'informazione non richiesta. Non mi interessava conoscere il nome delle persone prossime a una punizione e se me ne fossi mai interessata, sarebbe stato unicamente per conoscere e riferire l'identità del trasgressore al primo professore o capocasata utile. «Skylee» Mi presentai più per educazione che per altro. «Ora che conosciamo i nostri rispettivi nomi possiamo continuare la ricerca? Grazie» Lo intimai di proseguire senza troppa grazia nei movimenti e ripresi a camminargli a qualche centimetro di distanza in più rispetto a poco prima. Se davvero avevo creduto che l'intrusione in biblioteca da parte del ragazzo potesse rianimare la mia serata, mi sbagliavo di grosso. Erano passati ormai svariati minuti e l'unica cosa che continuavamo a fare era camminare avanti e indietro per le sale della biblioteca, alla ricerca di quella pergamena ormai evidentemente inesistente. «Senti parliamoci chiaro, sono piuttosto sicura che la tua bellezza da divinità Greca non mi abbia distratto e a meno che tu stesso non sia rimasto vittima del tuo fascino, distraendoti da solo, mi pare ormai evidente che qui non ci sia alcun compito abbandonato» Sbottai improvvisamente incrociando seccata le braccia al petto. Attesi che l'attenzione del ragazzo si posasse su di me, poi proseguii. «Perché non ammetti semplicemente di aver mentito così posso punirti e cessiamo di perdere tempo con questa farsa? Sto iniziando ad annoiarmi, non mi diverte più tenerti il gioco fingendo di credere alle tue parole» Ammisi in fine il mio bluff durato fin troppo tempo e appoggiando il fondoschiena sul bordo di uno dei tanti tavoli vicino a noi, iniziai a fissarlo con sufficienza in attesa di una risposta. «Se mi fai la cortesia di dirmi la verità potrei darti pure una punizione divertente...» Feci spallucce abbozzando un sorrisetto sghembo. «Giusto perché come scusa mi è sembrata piuttosto buona» Esclamai ammiccando e producendo uno schiocco secco con le labbra. «Che so, potrei farti fare un tema che elogi il tuo talento nel mentire e il mio nello scoprirti, oppure ancora farmi portare un muffin caldo alla mattina per evitare di scendere a fare colazione...» Sorrisi divertita. Come se un solo muffin potesse placare la mia fame mattutina e farmi cominciare la giornata col sorriso. Impossibile. Ne sarebbero serviti almeno sei e pure a quel punto, probabilmente, mi sarebbe rimasto un buchino nello stomaco per il settimo. Amavo mangiare, non era un segreto e ormai molteplici studenti erano rimasti scioccati dalla quantità di cibo che riuscivo a ingurgitare pur mantenendo una forma fisica impeccabile. Il caso aveva deciso di donarmi un metabolismo invidiabile e le occhiatacce di diverse adolescenti brufolose e un po' pienotte non mi passavano inosservate, tuttavia non era colpa mia, non era un talento coltivabile, era una qualità con la quale si nasceva e chi poteva saperlo, magari un giorno il karma si sarebbe abbattuto su di me e avrei iniziato a ingrassare a vista d'occhio, pagando così tutti gli sgarri alimentari fatti fino a quel momento. Chi poteva saperlo.
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    Le innumerevoli serre di Hogwarts erano sempre state una più interessante dell'altra. Ne avevo sempre colto ed elogiato la loro particolare bellezza. Ognuna di esse racchiudeva in sé molteplici esemplari di piante, da quelle babbane, poste nella prima serra che ci si trovava davanti una volta arrivati nell'apposita area, fino a quelle più pericolose e strane, protette dagli occhi curiosi degli studenti con apposite precauzioni. Alcune di essere erano presenti pure nelle serre aperte a tutti, ma i vari sentieri che portavano alla loro ubicazione apprivano solo e soltanto in seguito a un permesso scritto del personale scolastico o dinnanzi ai professori stessi. Ottima precauzione visto il talento innato di molti studenti nel cacciarsi nei guai per aver inseguito la via che la loro curiosità gli suggeriva di percorrere. Io per prima mi segnavo fra la lista degli studenti più curiosi e caparbi nel raggiungere e saziare la propria fame di conoscenza. Purtroppo per me però, da quando la spilla scintillante che ora tenevo sempre appuntata al petto era giunta per posta durante l'estate e un Ellie urlante aveva annunciato a gran voce il suo arrivo, le mie priorità erano dovute cambiare e ora, la mia fame di sapere andava saziata in maniera rispettosa delle regole. Quando quelle stesse regole però mi impedivano di farlo, essendo troppo rigide e limitanti, mi rivolgevo spesso ad Alex, il quale si era in fine convinto, dopo mie numerose richieste e svariati episodi in cui mi aveva dovuto letteralmente salvare le chiappe, a darmi una sorta di lezioni private che consistevano nella tortura, nel tartassare la mia psiche con continui stimoli mentale e fisici, e solo in fine nell'apprendere incantesimi di livello avanzato. Durante un pomeriggio particolarmente proficuo mi aveva addirittura comunicato che in un futuro non troppo lontano mi avrebbe voluto insegnare una delle maledizioni senza perdono. La maledizione cruciatus per l'esattezza, in modo da potermi difendere pure da sola in caso di pericolo, il quale durante le nostre missioni difficilmente mancava e che molto ironicamente sembrava avventarsi sempre proprio su di me, l'anello più debole e indifeso del trio meraviglia. Tale promessa si era dovuta però congelare nel tempo, perché da quando era successo quel tanto orribile avvenimento che mi sforzavo a fatica di allontanare dalla mia mente, con scarsi risultati fra l'altro, il solo pensiero di concentrarmi e apprendere un incantesimo di tale portata, mi metteva i brividi. Instabile com'ero al momento avrei rischiato di togliere un occhio a qualcuno, o peggio ancora finire per farmi rimbalzare addosso l'incantesimo stesso, il che, considerando quanti crucio mi lanciasse già Axel di suo, non mi entusiasmava per niente. «Dubois» Esclamai con scarso entusiamo socchiudendo gli occhi per cercare la sua figura ormai in avvicinamento. «Finalmente sei arrivato, mi stavo addormentando a forza di aspettarti» Mentii scherzando su un ritardo inesistente. Sapevo bene quanto fosse puntuale il Serpeverde. Quando ancora frequentavo Christian avevo avuto modo di conoscerlo almeno in minima parte e come me, avevo scoperto che difficilmente tardava a un appuntamento e a maggior ragione se tale appuntamento era in realtà una lezione. A differenza di molte Serpi di mia conoscenza amava studiare e molti suoi aspetti caratteriali richiamavano quelli della casata dei Corvonero, come d'altronde molti dei miei trovavano posto fra le file dei Serpeverde. Dopotutto eravamo esseri umani e come tali eravamo complicati, giudicare ed etichettare una persona unicamente in base alla sua casata di appartenenza era stupido, nessuno di noi si limitava a quei tre o quattro aspetti caratteriali che le varie casate millantavano tanto, ed era per quello che trovavo molto limitante tale suddivisione. Io amavo la mia casata e mi ci rispecchiavo molto, ma tal volta la percepivo un po' come un vestito stretto, noi corvi eravamo giudicati spesso come rigidi e fin troppo seriosi, caratteristiche nelle quali, solo in parte mi ci rivedevo, ma che nonostante tutto, mi venivano affibbiate da tanti studenti di casate differenti. «Sì, certo, certo, non ti tratterò più del dovuto, tranquillo» Tagliai corto minimizzando il tutto con un cenno del capo. Non ero dell'umore per perdermi in troppe chiacchiere e non lo avrei fatto di certo con lui in ogni caso. Non avevo nulla contro Hugo ma sapevo bene quanto fosse amico di Christian e che tale particolare comportava un sostegno assoluto da parte del Serpeverde e andava bene così. Dopotutto Ellie e Vanja avevano fatto lo stesso con me. Era fisiologico. «Ho pensato a una lezione fuori dal comune oggi... vedi questi piccoli fiori che sembrano farfalle?» Indicai il cespuglio al mio fianco alzandomi poi per osservarlo dall'alto. «Bene, prendine uno per cortesia. Giuro che non è velenoso. Una volta che lo avrai colto chiudi gli occhi e trattieni per qualche secondo il respiro» Alzai i palmi davanti a me come a provare la mia innocenza. Velenoso non lo era, le mie parole erano vere, ma quel piccolo fiorellino dai quattro colorati e rotondeggianti petali, celava in sé un'enorme potere. Quando ne si percepiva la presenza con uno solo dei cinque sensi, tale fiore sprigionava poteri particolari e quello che riguardava il senso del tatto era molto divertente. Il malcapitato che lo tastava iniziava a sentire un incontrollabile bisogno di toccare tutto ciò che lo circondava per scoprirne la consistenza, la forma e le caratteristiche. L'effetto svaniva in pochi minuti, ma durante quel lasso di tempo la persona in questione sembra come mossa da una forza invisibile alla quale non si poteva opporre resistenza. «Mi raccomando non concentrarti sulla melodia che il frusciare del cespuglio produce, usa solo il tatto» Esclamai saltando dall'altra parte della sponda per evitare di finire involontariamente palpeggiata dal Serpeverde in seguito ai suoi movimenti fuori controllo.
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    Quella tanto noiosa serata aveva appena preso una piega piuttosto interesse. Dopo essermi introdotta all'interno della biblioteca, al seguito del ragazzo dai colori quasi albini, mi ero ritrovata davanti un volto mai visto prima. Gli studenti a Hogwarts andavano e venivano e non era raro che alcuni studenti arrivassero ad anno già inoltrato, io per prima ero stata una di quegli studenti ritardatari. Non per mia scelta sia chiaro, se davvero avessi potuto decidere in totale libertà della mia vita i miei studi sarebbero iniziati al compimento dei consueti undici anni, ma allora, visto che mi trovavo in Alaska, totalmente tagliata fuori dal mondo e celata dagli attenti occhi della famiglia di mio padre, che per la precisione erano letteralmente ovunque, non avevo avuto una reale scelta e i miei studi si erano limitati a quelli privati fra le mura di casa. Avevo imparato molto, questo era vero, non potevo lamentarmi in alcun modo dell'istruzione che mio padre era riuscito a darmi, bensì ciò di cui potevo lamentarmi era la totale assenza di contatti umani, oltre a lui, ai miei nonni e pochissimi insegnanti fidati, non avevo praticamente mai visto nessun altro nei primi dodici anni di vita e solo in seguito alla fuga dall'Alaska avevo avuto modo di conoscere persone nuove, ragazze della mia età e persone adulte, ma era durato poco e dopo circa un anno la famiglia di mio padre ci aveva ritrovati e dopo avermi obliviata, mi aveva costretta a seguirli, dando inizio alla mia seconda vita. Un altrettanto solitaria quanto più disgustosa vita all'insegna delle buone maniere, degli eventi di famiglia e degli obblighi morali che non desideravo. «La pensassero tutti come te...» Esclamai portando gli occhi al cielo. Praticamente ogni studente che sorprendevo fuori dal dormitorio tentava prima una fuga a gran velocità, poi un nascondiglio non troppo creativo e in fine scuse campate in aria atte a convincermi a chiudere un occhio, il che spesso succedeva, se nei loro occhi leggevo reale terrore nel dover affrontare il proprio caposcuola. Il ragazzo davanti a me sembrava però di diverso avviso e non tentò in alcun modo di scappare e anzi, sembrò quasi voler sfidare la mia già fragile e traballante pazienza con i suoi modi di fare presuntuosi. «Mh...» Mi grattai il mento fingendomi pensierosa. «Farsi beccare fuori dal proprio dormitorio oltre l'orario del coprifuoco è l'esatta definizione del: "star facendo qualcosa di male". Lo sai vero?» Una cristallina risata non troppo pacata mi sfuggì dalle labbra, tagliando di netto il silenzio che riempiva la stanza. Le mie parole erano sarcastiche e il sorrisetto sghembo che mi piegava le labbra ne era la prova, ma a differenza mia il ragazzo sembrava molto serioso e convinto delle sue parole, il che mi portò a credere che forse fosse realmente convinto di non trovarsi nel torto. Lo trovai stranamente divertente, dopotutto tanta sfacciataggine era quasi ammirabile e potevo affermare con quasi assoluta certezza che tali caratteristiche non potevano che appartenere all'ennesimo studente della casata con la quale forse avevo stretto più rapporti in generale. Il ragazzo si avvicinò di svariati centimetri alla mia esile figura slanciata, ma prima che potesse entrare nel mio spazio personale fu il mio affusolato dito indice ad arrestare la sua corsa, obbligandolo a bloccarsi sul posto. Il mio viso si alzò appena per poterlo osservare meglio e il mio sguardo bicolore cercò di carpire ogni più piccola informazione che il suo viso e la sua criptica espressione potevano rivelarmi. Mi ero sempre considerata una persona attenta ai dettagli, amavo studiare chi avevi difronte e qualvolta non mi dispiaceva tentare di mettere il mio interlocutore in difficoltà, gli scontri verbali mi avevano sempre affascinato, ma fra quelle mura sembravano essere veramente pochi gli studenti e le studentesse in grado di tenere testa alla mia lingua biforcuta. «Temo tu abbia ragione, divinazione non è il mio forte, sono troppo realista per credere ciecamente al fondo di una tazzina del caffè, preferisco dilettarmi in altre materie...» Constatai senza variare minimamente la mia fredda espressione. Indietreggiai di qualche passo abbassando finalmente l'indice che per tutto il tempo avevo tenuto puntato contro il suo petto e guardandolo di sottecchi ascoltai il modo creativo in cui stava tentando di giustificare la sua presenza lì. «Oh ma certo...» Mi finsi comprensiva sbattendo più volte le mie lunghe ciglia da cerbiatta con fare preoccupato. «Sarebbe davvero una disgrazia se finisse nelle mani di qualche sprovveduto» Contunuai a fingere di credergli portandomi una mano al metto in segno di sincera preoccupazione. «Ti aiuto volentieri a cercarlo, ma prima... bacchetta prego» Intimai con tono intransigente tendendo il palmo della mano davanti a lui per farmi consegnare il suo catalizzatore. Ok fingersi collaborative, ma così stupide da lasciargli materializzare una pergamena su un qualche tavolo di studio, anche no. Percepii il corpo dello studente avvicinarsi ulteriormente, fin quasi a sfiorarmi il lobo dell'orecchio con le labbra, in un pietoso tentativo di provocazione. «Innanzitutto se avvicini di un solo altro centimetro le tue sudice labbra al mio viso giuro che te le diffindo di netto, secondo... se avessi paura del buio e di incontrare sconosciuti dubito potrei adempiere ai miei compiti da prefetta, visto che passeggiare al buio è proprio una delle nostre principali mansioni» Sibilai velenosa voltando il mio viso per fissare i miei occhi su di lui per l'ennesima volta, incurante che il suo viso fosse a soli pochi centimetri dal mio. Pure volendo non avrebbe potuto compiere alcuna strana o malintenzionata anzione, non ne avrebbe avuto il tempo, perché per farlo se la sarebbe dovuta vedere prima con i miei impeccabili riflessi, che in meno di un secondo gli avrebbero potuto far ritrovare le palle sul pavimento, in seguito a un offensivo quanto subdolo attacco preventivo. Era raro che io temessi realmente qualcuno, mi ero trovata spesso in situazioni difficili, pericolose e al limite (e oltre) del legale ed ogni volta mi ci gettavo a capofitto senza farmi troppi problemi, ma mai senza un buon piano d'azione. Non sarebbe stato di certo un primino presuntuoso a farmi temere il peggio, non dopo aver avuto a che fare con maghi oscuri e soggetti senza un minimo scrupolo a dettare le loro azioni. «Tranquillo, finché ci sarò qui io nemmeno tu dovrai temere il buio» Mi sbeffevgiai divertita di lui riservandogli un premuroso buffetto sulla spalla. «Prego, fammi strada... o preferisci vada avanti io per difenderti da eventuali mostri nascosti dietro agli scaffali?» Sibilai nuovamente acida e pungente, facendogli cenno di proseguire lungo il corridoio della biblioteca per iniziare la ricerca del suo fantomatico tema perduto.
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    Poche mattinate prima avevo scoperto che avrei dovuto tenere una lezione di recupero per uno studente. Solo in seguito avevo appreso si trattasse di Hugo, il compagno di stanza non che miglior amico di Christian. Era strano e non avrei potuto affermare con assoluta sincerità che la cosa non mi mettesse in difficoltà e in lieve imbarazzo, ma oltre alle mie tanto amate ronde notturne quello di dare ripetizioni era un altro compito di noi prefetti e come tale non mi sarei mai rifiutata di aiutare uno studente in difficoltà. Nel corso della settimana mi ero premurata di mandar lui un gufo, con annesso orario e luogo di quella sorta di lezione, niente convenevoli o farsi amichevoli, solo un normale promemoria per evitare che mi desse buca. Mancava ancora un giorno al weekend, il che significava che ancora tante ore mi dividevano dal riabbracciare mia sorella. Ormai era diventata un'abitudine quella di recarci in Alaska nel fine settimana, da quando Vanja aveva perso la bambina non se l'era sentita di tornare a scuola, come poi pure io ed Ellie avevamo fatto durante la prima settimana, quando sotto permesso scritto del vicepreside ci eravamo concesse qualche giorno per riprenderci al meglio dall'accaduto. Abigail non era nostra figlia, ma in pratica era come se lo fosse e la sua prematura mancanza ci aveva non poco destabilizzato, regalando a entrambe incubi, notti insonni e un discreto quantitativo di stress misto a tristezza. Ellie l'aveva presa in maniera più razionale, sapeva che in seguito a complicazioni non era raro che una madre perdesse il proprio bambino anche solo a pochi mesi dalla nascita, ma ciò non toglieva che soffrisse ugualmente quanto noi. Per quanto riguardava me invece non c'era tisana o pozione magica che reggesse, il mio stato d'animo era sotto i piedi e faticavo a trovare sollievo, nulla sembrava darmi conforto e la cosa peggiore era dover fingere che tutto andasse bene per evitare che per i corridoi della scuola si diffondessero voci strane. I doveri da prefetta mi aiutavano a mantenermi occupata e non mi lasciavamo tempo per pensare, tutto sommato era stato un bene dover tenere quella lezione pomeridiana, seppur a Hugo, perché mi avrebbe aiutato a passare più velocemente le ore che mi dividevano da mia sorella, il che era ottimo. Il tema del recupero si sarebbe incentrato su una pianta particolare, il cui potere era in grado di confondere la mente umana e indurre le persone a compiere gesti strani. Si trattava del cespuglio farfallino e per quanto potesse apparire innocuo, nascondeva in sé un grande potere ed i suoi fiori erano utili ingredienti per svariate pozioni. Mi ero recata con largo anticipo alla serra numero otto e dopo aver superato la cascata adiacente all'ingresso, mi ero diretta verso il fiumiciattolo che divideva in due la stanza circondata da ampie vetrate con vista lago. Sulle sue sponde vi erano svariati cespugli farfallini che coloravano la serra con accesi colori dalle tonalità calde. Ne affiancai uno dai fiori rosa e mi ci sedetti di fianco a occhi chiusi, lasciando che il suo profumo recasse calma e tranquillità alla mia psiche. Quella era una delle sue proprietà e nel mentre che attendevo l'arrivo di Hugo, me la sarei goduta appieno.
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    Il rientro a scuola era stato devastante, ancora non riuscivo ad accettare l'idea che Abigail, la bambina che portava in grembo Vanja, fosse morta, lasciando di se solo un amaro ricordo acerbo. Non appena io e Ellie avevamo scoperto della gravidanza di nostra sorella, non eravamo state esattamente contente, Vanja era giovane e ancora troppo immatura per una responsabilità del genere, eppure alla fine ce ne eravamo affezionate, io più di tutte, tanto da considerarla come una figlia propria. Non avrei mai permesso che Vanja la crescesse tutta da sola, avrei sempre provveduto a entrambe nel miglior modo possibile, perché era a questo che servivano le famiglie. O almeno questo valeva per le famiglie degne di quel nome, perché ve ne erano pure di un altro tipo, come quella orribile e spietata in cui ero nata. Della quale potevi fare parte solo se prima ti strappavi il cuore dal petto e lo lanciavi nelle profondità degli abissi marini e io non sarei mai stata disposta a farlo. Sicuramente non dopo ciò che avevano fatto a mia madre e in seguito a mio padre, non dopo che si erano presi la vita delle persone alle quali volevo veramente bene e di certo non dopo che avevano tentato di cancellare dalla mia memoria ogni briciolo di ricordo legato alle loro barbariche azioni. L'unica cosa che sarei stata ben disposta a dimenticare in quel momento era l'insopportabile dolore che non abbandonava mai il posto che si era preso nel mio cuore, come un macigno troppo pesante da spostare o un vaso infranto talmente tanto in piccoli pezzi da non poterlo riparare in alcun modo. Così mi sentivo in ogni momento della giornata da lì a due settimane, un vaso infranto che tentava in tutti i modi di fingere che tutto andasse bene, che i suoi cocci fossero ancora ben saldi fra loro e che nulla potesse anche solo scalfirlo. Nascondendomi dietro a quelle menzogne avevo trovato la forza di tornare a scuola dopo il permesso di una settimana che il vicepreside mi aveva concesso, visto che nello stato in cui versavo le mie magie involontarie legate all'elemento dell'acqua si sarebbero potute presentare molto più spesso e in maniera molto più violenta del normale, rischiando di fare del male a me stessa o a un qualche ignaro studente presente durante un mio momento di debolezza. L'idea di lasciare Vanja da sola in Alaska non mi piaceva per nulla, ma sapevo di non poter rimanere a casa con lei per sempre, rischiando di perde l'anno e tutto ciò per il quale avevo tanto duramente lavorato. Lei stessa era stata intransigente su tale punto, io ed Ellie dovevamo tornare a scuola e procedere con le nostre vite, per quanto difficile fosse, anche se poi, nei weekend o nei pomeriggi con svariate ore buche avevamo pattuito che l'avremmo raggiunta per accertarci che stesse bene e per farle compagnia cercando di tirarle anche solo di poco su il morale. Non era passato molto dal nostro rientro a Hogwarts e da allora, quando non ero a lezione o con la testa china sui libri, cercavo di coprire quanti più turni di ronda notturna possibili. Mi aiutava a non pensare e visto che di dormire non se ne parlava affatto, considerato che non appena chiudevo gli occhi pensieri orribili si materializzavano nella mia mente, occupare il mio tempo per qualcosa di utile mi pareva una buona idea. Dopo una cena appena assaggiata e un veloce bagno per evitare di doverlo fare a notte fonda, mi ero messa nuovamente addosso la divisa invernale ed ero scesa veloce giù dalla torre dei Corvonero per iniziare il mio doppio turno di ronda. Le prime due ore erano passate svelte e senza nessuno studente sorpreso a infrangere il coprifuoco ed ero addirittura riuscita a leggere qualche capitolo del libro che mi ero infilata in una piccola borsetta a tracolla in cuoio, per leggerlo in caso di assoluta noia mentre facevo avanti e indietro per i corridoi. Leggere e camminare allo stesso tempo senza andare a sbattere da nessuna parte era una capacità molto utile in casi simili e quella sera si era rivelata un salva vita, visto che tutti gli studenti del castello sembravano essersi messi d'accordo per dormire sogni tranquilli sotto le loro calde e soffici coperte. L'unico studente che avrei potuto trovare fuori dalla sua stanza sembrava essere Axel, ma non ero per nulla dell'umore adatto a vederlo e quindi mi ero ben guardata dal passare davanti al portone d'ingresso, posto in cui era solito sostare mentre si fumava le sue sigarette notturne, optando invece per proseguire lungo il corridoio che portava dritto alla biblioteca del castello. Meta molto gettonata dagli studenti così assetati di sapere che non potevano fare altro che tentare di raggiungere il tanto ambito reparto proibito. Fu proprio mentre imboccai tale corridoio che alle mie orecchie giunse un rumore sospetto, lo seguii curiosa correndo e una volta raggiunta la fonte del suono, lo vidi. Un ragazzo dalla chioma chiara come la mia stava oltrepassando il portone della biblioteca, ma prima che potesse chiuderselo dietro alle spalle lo bloccai con un piede per tenerlo socchiuso ed entrai subito dopo di lui. «Io mi fermerei fossi in te, dubito ci siano tanti posti in cui nascondersi in una biblioteca» In realtà ce ne erano abbastanza se sapevi dove cercarli, ma la mia presunzione mi faceva credere che ne conoscessi più io di lui, il che significava che lo avrei trovato in ogni caso. «Lasciami indovinare, sei venuto qui nel cuore della notte perché sentivi un bisogno irrefrenabile di prendere e leggere un qualche manuale babbano dalla corsia C, dico bene?» Esclamai sarcastica avvicinandomi al ragazzo con un sorrisetto tirato dipinto sul volto. «Ho indovinato?» Domandai glaciale fissandolo severamente con i miei occhi bicolore.
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    «Cosa diamine dovrebbe cambiare? Non potevi semplicemente venirmi a parlare come una persona normale?» Domandai sbigottita inarcando entrambe le sopracciglia verso l'alto. In che modo avrebbe dovuto cambiare o rendere meno stupido ciò che aveva fatto? Perché poi fingersi sonnambuli e prendermi per il culo se ciò che voleva fare era solo parlarmi? Io non ero un mostro e mai gli avrei impedito di avere un confronto o qualsiasi cosa volesse avere con me. Per quanto ne soffrissi avrei addirittura acconsentito a mantenere una sorta di amicizia con lui, dopotutto lo avevo fatto con Rose e non era giusto che non riservassi lo stesso trattamento pure a lui, anche e soprattutto, perché a quel deficiente ci tenevo e per quando faticassi ad ammetterlo a me stessa, i sentimenti che provavo per lui non si erano di certo dissolti da quando mi aveva rivelato di avere una fidanzata, cosa fra l'altro, che mi rimproveravo ogni singolo giorno, perché sapevo che non era giusto e che avrei dovuto solo cercare di dimenticarlo per lasciargli vivere sereno la sua vita. Eppure lui con queste sue uscite prive di senso me lo rendeva così dannatamente impossibile che alle volte credevo di rischiare l'esaurimento nervoso. «Cosa vorrebbe dire?» Piegai il capo stringendomi nelle spalle. Ero sempre la solita... la solita stupida che cede alle emozioni? O la solita sfigata che per quanto venga trattata male non riesce a non vedere il buono nelle persone e finisce per provare sentimenti nei confronti di persone che non li meriterebbero affatto? Me lo domandavo seriamente, cosa voleva mai dire essere sempre la solita? Aveva mille significati e al tempo stesso non ne aveva nessuno, era così criptica come frase che poteva nascondere in sé tantissime cose, eppure non ero certa che il Serpeverde lo avesse detto per un reale motivo, forse era solo una frase buttata lì per ridere e sperare di farmi cambiare il mio umore già nero come la pece. 《Sai come staresti meglio? In acqua, accanto a questo bel muso, che non aiuta per nulla a farti rilassare》 «Smettila, per favore» Sibilai con tono supplichevole stringendomi ulteriormente nelle spalle. «Non puoi fare così, devi smetterla, davvero» Il mio tono si fece più duro, ma la mia voce ebbe un leggero tremolio e dovetti fare un respiro profondo per non cedere totalmente alle mie emozioni e straripare come un fiume in piena. «Come fai a non capirlo?» Mi misi entrambe le mani sopra al volto per coprirlo e nascondere la mia espressione delusa e addolorata.«Sei fidanzato Christian, non puoi chiedere a un'altra ragazza di farsi il bagno con te! Diamine! Davvero non ci arrivi? È per questi tuoi comportamenti che ho deciso di rompere con te. Non puoi comportarti in questo modo e poi dire di tenere a qualcuno » Esplosi in fine sbattendo con forza il pugno sinistro contro la porta in legno dello spogliatoio, causando un forte rumore che rimbombò nel silenzio della notte. Nel momento stesso in cui cedetti alla rabbia me ne pentii amaramente. Dovevo imparare a restare più calma, altrimenti sarebbe stato un problema che mi sarei trascinata con me per tutta la vita. Diamine. Nemmeno volevo pensare a quante esplosioni di rabbia avessi ceduto, causando problemi o fratture a rapporti già precari di loro. Mi sentivo un mostro quando lo facevo, come se un'altra persona si impossessase del mio corpo e guidasse le mie azioni senza darmi possibilità di scelta, ma in realtà l'avrei avuta, l'avrei avuta eccome, eppure decidevo di agire in quel modo permettendo alla parte peggiore di me di uscire alla luce, rivelando così quanto instabile fossi.
317 replies since 27/3/2020
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