Posts written by Maxence

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    E' evidente dalla smorfia che fa subito dopo che il nostro Max è alquanto deluso dal fatto di non essere riuscito a far ridere il suo ospite. Eppure di solito la sua risata è contagiosa, ma Morrow è un cliente difficile. Sbuffa, un pò per le allusioni che ha fatto poco prima riguardo le sue défaillance scolastiche alle quali preferisce non pensare, un pò per quello che ha scelto di bere tra tutto quello che l'appartamento aveva da offrire. Se proprio ci si deve intossicare meglio farlo con la roba migliore, no? Così la pensa lui e si decide quindi a cercare tra la baraonda che li circonda una particolare bottiglia ed avvicinarsi all'altro. Lascia perdere quella roba... Gli dice sfilandogli direttamente il bicchiere dalla mano e sostituendolo con una bottiglia quasi piena di Mezcal. Bleah! Puzzi già come il disinfettante che usiamo per i tavoli dell'obitorio... Commenta tagliente allontanando con una smorfia il viso dall'alito dell'altro. Prova questo. Spieghiamo un attimo per chi non lo sa cos’è il Mezcal: un distillato messicano realizzato dalla pianta dell’Agave. Quindi la Tequila è Mezcal? Sì. Il Mezcal è semplice Tequila? No, è mille volte meglio. Sempre se non ci si fa impressionare dalla larva di gusano che giace morta sul fondo della bottiglia... ma è proprio quello il bello, ciò che conferisce al liquore poteri afrodisiaci e anche un pò allucinogeni, almeno così dicono: la realtà è probabilmente che quella roba sbronza terribilmente e basta. Ma con un certo gusto.
    “Che palle. Metto un po' di musica.” Max fa spallucce. Fai pure. Come se fossi a casa tua. Lui ama la musica, non può certo dispiacersi. Mentre il Morrow sceglie il disco sbircia in giro per la stanza in cerca di una sigaretta. Non trovando il pacchetto opta per ripescare da un posacenere una cicca già mezza fumata e se la ficca tra le labbra. Lo sguardo ora è fisso sul roscio che comincia ad ondeggiare a ritmo. E' di spalle quindi non può vederlo, ma in quel momento il francese gli sorride: guardare il Morrow ancheggiare è sempre uno spettacolo, che in qual caso gli fa tornare in mente il locale del loro primo incontro dopo Durmstrang. Ed è buffo, perchè sembra che i loro pensieri siano sincronizzati quando la domanda che gli pone spezza il ritmo di quel ballo: “Perchè hai scelto me quella sera?” Max ci pensa prima di rispondergli. Si domanda per un attimo cosa l'altro speri di sentire, dove voglia arrivare soddisfacendo quella particolare curiosità. Non sarebbe difficile accontentarlo, dirgli che quando lo ha riconosciuto quella sera sulle sue labbra è affiorato un sorriso trionfante: eccolo là, quello che un tempo saliva sui tavoli del pranzo a Durm per protestare contro l'autorità per il cibo scarso, su un piedistallo del tutto diverso a dimenare il culo per un gruppetto di allupati, incartato in mutandine dorate come un Ferrero Rocher. Un bel cambiamento da aizzatore di animi ad aizzatore di cazzi. E Max, che a scuola era quello che osservava da lontano, seduto da solo nel fondo della tavolata sentendosi inferiore a quei ragazzi così forti e sprezzanti delle punizioni, quella sera si era sentito vendicato, rendendosi conto che Morrow è quelli come lui non erano poi così migliori come aveva pensato a quei tempi. E che lui, con la sicurezza di carattere che si era duramente conquistato e con tutti i suoi soldi che possedeva poteva averlo e fare di Morrow il suo gioco a piacimento. Non era più così irraggiungibile. E questa era la verità sul perchè lo avesse scelto, ma era solo una delle verità, quella che si raccontava per giustificare quel suo tornare costantemente a lui. Ce n'era anche un'altra però, perchè ci sono sempre verità diverse e non solo una, ed è quella che ad un certo punto decide di propinare al Morrow, stanco per una volta di infierire su di lui o semplicemente di tornare ancora sul discorso di quel che era stato tra loro a Durmstrang. Certi capitoli della propria vita ad un certo punto vanno chiusi e basta. Si va avanti come è giusto che sia. E avanti si fa Max, avvicinandosi alle spalle del roscio e cominciando a dondolarsi a ritmo con lui, seguendo la musica e la leggerezza di testa -mix tra fumo e alcool- che si ritrova. Vuoi sapere perchè ti ho scelto? Indugia ancora un attimo ma poi gli risponde sul serio. Perchè quando ti ho visto muoverti su quel cubo... ...con le luci strobo addosso, che facevano sembrare la sua pelle lucida come marmo... ...prima ancora di capire che eri tu... ...se ne era accorto dopo in effetti, è sincero... ...ho pensato che fossi così figo che dovevo averti... ...glielo aveva fatto diventare duro, è chiaro... ...je te désirais. Ed anche questo è vero quindi va bene come risposta no? Non aggiunge soffiandogli questa verità nell'orecchio che per aggiudicarsi il suo tempo quella sera aveva dovuto anche pagare un paio di tizi che scalpitavano rompendo le palle col fatto che erano arrivati prima di lui, ma per quanto gli fosse costato in galeoni erano stati soldi spesi bene senza dubbio. Si allontana un poco al termine di quella confessione, si rende conto che gli è venuta la pelle d'oca ma non sono solo i peli delle braccia ad esser sull'attenti in quel momento il che con tutto quello che gli gira in corpo si può considerare anche una specie di miracolo. Ora però è il suo turno di fare una domanda, è così che funziona giusto? Una per uno. Adesso me la togli tu una curiosità. Max non sa da quanto tempo Morrow si venda, se ha cominciato subito dopo Durmstrang o se è una cosa recente. Lo ha rincontrato così e via. Ma una cosa da quella sera gli ronza per la testa: Ricordi ancora com'è quando non c'è una fila di sconosciuti che ti vogliono tra cui sceglierne uno a caso? Si riavvicina a lui, per spiegarsi meglio. La pelle d'oca è meno evidente ma la sua smania forse lo è ancora di più. Incrociare lo sguardo di un ragazzo in un locale... Continua fissando lo sguardo nel suo. ...pensare: wow che figo! ...quello si che me lo farei! Continua ancora propinandogli uno dei suoi sguardi da sexy stronzo migliori immerso in pieno nella parte del figo desiderabile in quella storiella. ...il gioco della seduzione che ne consegue, la paura del due di picche che si tenta di ignorare, e poi alla fine la conquista... quando l'altro ci sta... Si muove di nuovo con lui, con la musica che fa da sottofondo alla scenetta che cerca di far immaginare all'altro, o di fargli vivere. Quando si vive al limite, la normalità può essere una trasgressione Morrow... Sussurra, soffiandogli ad un palmo da viso. La mano che lentamente sfiora il braccio del roscio. I brividi che cerca di trasmettergli con quel gesto. La paura del due di picche che si tenta di ignorare. (cit.) E' eccitazione anche quello.

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    Cortile interno dell'ospedale di Yggdrasil, di fronte all'entrata per i dipendenti: un gruppetto di ragazzi in camice verde si gode la pausa pranzo prima del turno pomeridiano. Chiacchierano tra loro, fumano, si perculano a vicenda ricordando i loro momenti peggiori per riderci su e intanto già pianificano il weekend ormai vicino e lo sballo che ne conseguirà. Giovani semplici e allegri come tanti altri, o forse no. Non tutti almeno. Anche il nostro Maxence fa parte di questo gruppo ma non sembra come tutti gli altri. Di lui nessuno ride, a lui si rivolgono con un certo rispetto. Ok, diciamo anche timore. Lui è quello che chiamano il becchino lì, le croque-mort, quello che parla con le salme mentre le lava e le prepara per il loro ultimo viaggio, quello che fa le cose strane con i cadaveri insomma. Ma è anche quello che rimorchia più di tutti tra loro e che rimedia sempre la roba migliore per fare festa. Un idolo praticamente. Abbiamo prenotato un tavolo a quel nuovo locale burlesque per domani sera, sei dei nostri Max? Il francese ci pensa, fa un lungo tiro dalla sigaretta prendendosi tutto il tempo per rispondere. E alla fine nemmeno lo fa. Hei, Tom. Hai visto Morrow per caso su in reparto oggi? Non aveva il turno con te? Il roscio non si ferma mai con loro durante la pausa, ma tutti lo conoscono all'ospedale, sia anche solo perchè con quei capelli color fuoco e la pelle diafana punteggiata di lentiggini non passa certo inosservato. No amico, non è venuto. Sono giorni che salta i turni. Ma come mai ti interessa tanto? Max solleva il mento e caccia fuori il fumo che tratteneva nei polmoni. Cazzi miei. La sua risposta secca. Ma come sempre, quando si mostra interesse per qualcuno, la cosa stuzzica la curiosità del gruppetto di colleghi. A quanto pare Houdin è nel suo... "periodo rosso"!! Scherza il ragazzo sottolineando la battuta con un gesto eloquentemente spinto. Non è un mistero per nessuno che Max frequenti sia ragazze che ragazzi, vivi o trapassati che siano. Anzi come detto è famoso in ospedale per le sue conquiste. Cosa che fa parecchia invidia agli altri che vorrebbero tanto carpire i suoi segreti in merito, oltre al fatto che è obiettivamente un figo. Ad ogni modo il nostro eroe non risponde in alcun modo alla provocazione, il suo interesse per il Morrow sarebbe comunque impossibile da spiegare agli altri. Fa un altro tiro dalla sigaretta fino al filtro, gettandolo via proprio prima di bruciarsi le dita e non dice nulla. Lascialo perdere quello! Continua un altro sempre rivolto a Max riferendosi al Morrow. Guarda là invece... non è abbastanza rosso per te quel altro? Gli indica un ragazzo appena uscito da uno degli ambulatori, un tipetto alto, fisico asciutto, una bella zazzera biondiccia tendente al roscio. Carino!!! Gli fa eco l'altro compagno cercando di attirare l'attenzione di Max sul tipo. E il francese, che inizialmente da loro poco retta, si lascia irretire alla fine, spostando lo sguardo sul ragazzo che gli indicano: Putain! Che non è una vera imprecazione ma più un intercalare per il nostro Max. Lui? A questo punto lo guardano alquanto spaesati. Niente... lo vuole più rosso... Continua a scherzare uno. Ma se avesse osservato bene lo sguardo che Max ha riservato al tipo avrebbe intuito facilmente che così rosso in realtà bastava ed avanzava. Ci vediamo dopo, ora ho da fare. Adieu. Si alza, mette le sigarette in tasca e si passa una mano tra i capelli che quel giorno ha lasciato un pò più liberi del solito di esplodere come meglio vogliono. Eccolo che parte ragazzi... Vai Max, poi ci racconti tutti eh! Non lo farà e lo sanno, non parla mai delle sue conquiste. In questo caso però non si sta muovendo per andare a rimorchio, il fatto è che quel ragazzo lui lo conosce, ma ha preferito non dire nulla agli altri. In fondo, al pari del Morrow, anche questi sono cazzi suoi.
    Intercetta il tipo mentre prende il vialetto per lasciare l'ospedale. Con un'occhiata vede che è uscito da uno degli ambulatori dove fanno le visite mediche per il certificato di idoneità che richiede l'Accademia. Che si sia iscritto anche lui ai F.A.T.A.? Müller? Lo chiama attirando la sua attenzione, ma subito si corregge: Teddy!? Theodore Müller è stato uno dei suoi compagni di scuola a Durmstrang, uno dei pochi che non lo infastidiva, anzi gli stava simpatico. Gli piaceva fare scherzi, anche se Max non ha mai capito come a qualcuno rinchiuso in quel istituto potesse venire voglia di scherzare. E gli piacevano molto gli animali. Fu proprio durante una punizione che per puro caso toccò ad entrambi che avevano avuto modo di legare, si trattava di ripulire la torre dei corvi e Teddy si accorse che uno aveva un'ala malandata. Da allora si poteva dire che fossero diventati amici o per lo meno stavano bene con la reciproca compagnia. Solo che poi presi i M.A.G.O. si erano salutati con il classico "teniamoci in contatto" ed invece non si erano più sentiti. Max era andato dritto in Accademia per seguire le volontà della sua famiglia, Teddy invece aveva deciso di girare il mondo. Certo non avrebbe mai pensato di rivederlo là ad Yggdrasil. Sei davvero tu!? Quasi non crede ai suoi occhi. Ha un aspetto più maturo da quando l'ha visto l'ultima volta, ha un aspetto più... da figo. E' evidente che non è l'unico lui ad essere fiorito dopo Durmstrang. Che ci fai da queste parti? Si liscia il camice addosso sottolineando agli occhi dell'altro che per quanto riguarda lui invece il motivo è semplice da intuire. Ha così tante cose da raccontargli... e da farsi raccontare anche di sicuro!

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    La Chopra appare una ragazza pratica e molto aperta. Max è perplesso del fatto che non trovi strano che lui si interessi alla Negromanzia ma... meglio così no? Annuisce e non approfondisce il discorso comunque, anche se non capisce bene la battuta sul suo "corpicino peloso" sulle prime e solo a scoppio ritardato sorride capendo che si tratti della sua forma di lupo. -E basta giocare con questa ampolla, dimmi a che serve e basta- Lei è nervosa è chiaro dal modo in cui gli parla e questo non va bene per quel che ha intenzione di fare Maxence. Sei ancora troppo tesa. Continua a respirare. Non è la prima volta che il francese spinge qualcuno verso l'uso di qualche aiuto farmaceutico, ovvero le droghe. Non si sarebbe mai aspettato di farlo un giorno proprio con Priyanka ma è evidente che la vita riserva sempre delle sorprese. -Oddio Maxence.. mi stai drogando?- La consapevolezza della ragazza si scioglie qualche istante dopo man mano che le sostanze inalate dai suoi polmoni si spandono per tutto il suo corpo. Deve essere in uno stato di debolezza perchè fanno effetto alquanto velocemente. Max in ogni caso non può che esserne contento. Non ti preoccupare di questo ora, respira e inspira, lo senti il flusso della tua coscienza? Seguilo. Lasciati andare. Le intenzioni del ragazzo sono buone, non le farebbe del male, vuole solo aiutarla. Ti senti meglio adesso, n'est pas? Ne è sicuro, sa bene come funziona la roba che le ha propinato. -Tu mi vuoi davvero male, se lo scoprono in Ministero mi cacciano dagli auror- Le sorride ancora e dopo un'ultima annusata a pieni polmoni le toglie l'ampolla da sotto il naso, non serve più per il momento. E chi lo direbbe al Ministero? Io di sicuro no! Tranquille, ma chère. Anche perchè quello che ha intenzione di fare non è proprio vietato ma nemmeno una pratica approvata dai ministeriali visto che implica l'utilizzo della magia nera. -Così hai conosciuto Jam... è bello vero? Fuori e dentro. Tutto quanto- Tutta un'altra ragazza rispetto a quella di pochi minuti prima, rilassata e di buon umore. Chissà da quanto non si sentiva così con quello che stava passando... Ohhhh! Il est très beau! Anche molto etero a occhio e croce. Come fa a dirlo non lo spiega, meglio non addentrarsi in come il francese ci provi con più o meno tutto ciò che respira o anche che non respira a dirla tutta. E decisamente cotto di te, se mai non te ne fossi accorta. Ma di certo lei lo sa, è qualcosa che non si riesce a non notare quando il Matthews parla di lei. Vuole salvarti a tutti i costi ed è stata una fortuna che non abbia trovato Aiden ma me, perchè per puro caso io posso aiutarvi. Le cose stanno così: Priyanka è vittima di una vecchia maledizione di famiglia, tutti i suoi avi a conoscenza della stessa sono morti. Matthews ha indagato su tutto l'albero genealogico dei Chopra, non ha trovato nulla, nemmeno un ritratto a cui rivolgersi, nessuno che possa dirgli qualcosa di più su come toglierle la maledizione. Il tuo bel ragazzo ha cercato tanto qualcuno in vita che potesse dirgli cosa fare per salvarti, ma gli unici a sapere sono morti. Ed ecco qua che arrivo io, che di morti ne conosco parecchi e... con me parlano. A questo punto per quanto la mente dell'indiana sia leggera e spensierata ha sicuramente capito dove vuole arrivare Maxence. Una seduta spiritica in pratica, per chiedere a chi lo sa come guarirla. Solo che non posso farlo senza di te, per questo ti ho fatta venire qui. Devi essere tu a chiedere quello che ti serve e... a pagare un piccolo pegno in cambio della risposta. Magia nera: non è mai gratis, c'è sempre qualcosa da dare in cambio.

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    L'open space che è il grande appartamento di Max è avvolto in una nuvola di fumo. Il francesino se ne sta spaparanzato su una poltrona, uno spinello in bocca, gli occhi cerchiati di rosso e l'espressione vacua. In una mano tiene un bicchiere di incendiario, l'altra fa la spola dal bracciolo alla bocca ogni volta che aspira ancora un pò di erballegra. Sul divano di fronte a lui una coppia di suoi amici più o meno nella stessa condizione iniziano un approccio più intimo tutto per i suoi occhi. Meglio di un cinema babbano a luci rosse. Dai... vieni Maxence, unisciti a noi... Lui continua a guardarli, sorride ma fa un cenno di diniego con la testa. E' troppo sfatto per accettare l'invito e sta bene dove sta, da semplice spettatore.
    In pratica un normale venerdì sera a casa Houdin, almeno fino a che qualcuno non inizia a bussare alla porta. Uhuuu è arrivata altra compagnia! Max non condivide lo stesso entusiasmo. A fatica si tira su e si trascina attraverso la grande stanza. Il cervello annebbiato dal fumo, gli arti pesanti. Sbircia con lo sguardo il letto alla sua sinistra sotto la finestra e gli viene voglia di buttarcisi sopra. Qualcuno però ha bussato, no? Magari è importante.
    Quando apre la porta rimane immobile a fissare il Morrow ma è difficile dire se lo vede realmente o no. Ha l'aria di qualcuno indeciso se quella che ha di fronte è un'allucinazione da droghe o la realtà. Il primo dei due a rompere il silenzio è il roscio. “Voglio provare la cosa più forte che hai.” Max invece continua a non dire nulla. Piega appena il capo di lato e continua a fissarlo. In modo più curioso però, soppesandolo. Ma è di nuovo il roscio a parlare per primo: “Ti posso pagare.” Il francese riconosce il sacchetto che Morrow gli porge ma non lo prende. Torna con lo sguardo sul suo viso. Mettilo via. La voce è appena strascicata ma un lampo ora sembra illuminargli gli occhi, come se l'arrivo dell'ospite abbia spazzato via la nebbia di fumo dalla sua mente. Almeno per un pò. Maxence!! Chi è?? Torna qui, non ci divertiremo senza di te! Scuote la testa infastidito ed accosta la porta dietro le sue spalle per affacciarsi sul pianerottolo. Quel momento di lucidità che sta vivendo fa emergere la sua naturale inclinazione da medimago. Allunga una mano verso il viso di Jerome pur sapendo già che lui cercherà di schivarlo ma non glielo permette. Forse è un pò troppo brusco nei movimenti ma solo per ridurre al minimo il contatto sicuramente non gradito all'altro. Gli controlla velocemente gli occhi, sollevando con un dito la pelle delle palpebre e poi un attimo dopo la lascia di nuovo andare e si riallontana. Rapido e indolore. E fastidioso come ogni medico. Perchè lo ha fatto direte? In fondo anche fosse sul punto di collassare a Max non dovrebbe importare, e invece si. E non perchè si tratta del Morrow, il motivo è un altro. Quando lo ha visto là, tremante e sfinito, non era il roscio che aveva davanti ma l'immagine che fin troppo spesso gli ripropone il suo stesso specchio. Il francesino è stato in quel posto brutto dove si trova l'altro ed ogni tanto lo visita ancora. Potrà pure non sapere il motivo che ha spinto Morrow così in basso ma ne conosce lo schifo. Se non può tirarlo fuori da lì, come minimo però può fargli compagnia.
    Vieni, entra. Ma non voglio i tuoi soldi, te li sei sudati quelli. Ci metteremo d'accordo in qualche altro modo di sicuro. Accogliente ma subdolo, come lo è sempre nei confronti dell'altro. In fondo non sono mica amici anche se gli passa un braccio oltre il collo per accompagnarlo dentro. Solo una cosa... Aggiunge prima di spalancare la porta e farlo procedere. Stai dietro di me. E il perchè è chiaro appena mettono piede nell'appartamento. E' un tuo amico Max? Ce lo presenti? E' carino! L'espressione del francese che nel giro di poco è passata da sballato a medimago previdente cambia di nuovo, con una sfumatura oscura. NO. Il tono perentorio, di chi non ammette repliche. Morrow è cosa sua. La festa è finita ragazzi, forza su, andate via. Tradotto: trovatevi un altro posto dove scopare, fuori dai piedi. Se nel giro di pochi secondi la coppia non raccoglierà le proprie cose ed uscirà da lì ci penserà lui a farli smammare, ma non faranno storie. Lo conoscono, sanno che quando Max dice che il divertimento è finito lo è, ed anche per questo che spesso gli danno dello stronzo. E a lui sta benissimo così. Sempre molto selettivo verso il prossimo: gentile, educato e persino dolce con chi sceglie lui, una merda con tutti gli altri.
    Ci vediamo in settimana al locale. Con queste parole li liquida e chiude la porta alle loro spalle. Ora sono soli. Max si volta a guardare di nuovo il suo ospite inatteso e poi afferra la bacchetta. Ma non vuole certo colpirlo. Lancia invece un incantesimo oltre le sue spalle, verso le finestre che si aprono per permettere all'aria viziata di uscire. Inizia un capitolo nuovo della serata.
    Accomodati. Fa come se fossi a casa tua. In effetti sarebbe potuto entrare anche senza bussare, è l'unico al mondo a poterlo fare, ma non sarebbe da lui, certo. Credo di avere proprio quello che fa per te. Una cosa nuova, che mi hanno portato qualche giorno fa. Sempre le sue amicizie piene di soldi, quelli in grado di procurarsi qualsiasi cosa.
    Max strascica i piedi fino al lavandino della cucina e si riempie un bicchier d'acqua. Ha la bocca impastata, quella brutta sensazione di aver masticato sabbia. Beve ma non cambia molto. Si rende conto però di non aver offerto nulla al Morrow e rimedia: Vuoi bere qualcosa? In caso ha l'imbarazzo della scelta, in giro per l'appartamento c'è di tutto. Oppure vuoi darti una rinfrescata? Se hai bisogno del bagno sai dov'è... E a proposito di rinfrescare... a un tratto si rende conto che la t-shirt che indossa ha un'enorme macchia sul davanti, dove si è versato addosso un bicchiere di incendiario poco prima. Tira la stoffa, la annusa. Si sfila la maglia e ne passa un angolo sotto il rubinetto per poi strofinarsi la parte bagnata sul petto appiccicoso per ripulirsi. Finito la lancia oltre il divano, su una pila di altri panni da lavare lasciati là su una sedia. Resta così a petto nudo, le braccia conserte, guarda l'altro. Non fraintendiamo però, non è che si stia mettendo in mostra con lui, non è abbastanza "fisicato" per farlo, solo non ha voglia di andare a cercare nell'armadio qualcos'altro da mettere. A quel punto comunque sa che il Morrow deve essere abbastanza ansioso di sballarsi completamente da non voler indugiare in altre chiacchiere, non con lui almeno, non è per questo che lo ha cercato e ne è conscio. Ma per un attimo si rivede in lui, come quando dopo Natale è arrivato completamente a terra dal suo miglior amico ed Aiden per lui c'è stato, e non può non domandarsi chi ci sia invece per il roscio. Ma se è arrivato fino a casa sua forse non c'è proprio nessuno in quel momento. Assurdo eh? Hai visto la lista delle lezioni di questa sessione? Facciamo una materia in comune, Pozioni curative. Gli viene in mente di dirgli che magari potrebbero prepararsi per l'esame di laboratorio insieme, darsi una mano a vicenda, ma non lo fa. Gli dice invece la prima cazzata che gli passa per la testa: Certo che se avessimo la voglia di studiare che abbiamo di sballarci o scopare ora saremmo già laureati. Due volte. E mentre lo dice è serio e guarda intensamente il Morrow e i suoi occhi segnati e crucciati, ma dura poco, è una posa. Un secondo appresso sbotta a ridere e lo fa con tutto il viso, con le labbra, con gli occhi, con ogni piega del volto sperando di innescare una reazione nell'altro, una risata anche in lui. Ma sarà ancora capace di ridere ad una battuta idiota il bel roscio? Forse in quel momento no, ma chi lo sa. La droga comunque è la, non scappa. Quello che vuole il Morrow lo avrà.



    Edited by Maxence - 18/3/2021, 18:50
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    Gli esami mettono ansia a tutti, persino a un mezzo secchione come il nostro Max. Se lo incontrate nei giorni che lo precedono non farete fatica a capirlo. Quando è tutto preso dallo studio matto e disperato persino il suo ciuffo di capelli maledetto è più maledetto del solito e poi ha quello sguardo spiritato inconfondibile di chi ha preso troppa Pozione Aguzzaingegno, che se è vero che aumenta le capacità intellettive e la concentrazione di chi la beve ha anche delle controindicazioni. Avete mai letto le avvertenze? Attenzione: un consumo eccessivo e prolungato può causare turbe psichiche. Se poi ci si mette anche un tremendo raffreddore quello che incontrerete per i corridoi non sarà il solito ragazzo figo a cui siete abituati ma qualcosa a metà tra uno zombie e un barbone. Un barbone rivestito di abiti firmati però.
    Finito l'esame poi le cose migliorano e Max torna alla normalità, la "sua" normalità insomma, che è ben diversa da quella degli altri ma per questo lo si ama no? O lo si odia. Comunque tutto a posto, ha preso anche questa volta il massimo dei voti, solo il raffreddore ancora non è guarito ed avendo sforzato molto la gola per la parte orale dell'esame quando esce dall'aula si ritrova praticamente senza voce, ma, per fortuna di chi lo incontra, decisamente di buon umore. Adesso ci vuole proprio una pozione pepata e uno spinello. Pensa. Ma non necessariamente in quel ordine. E poi magari una bella scopata. Per chiudere in bellezza la giornata. Si dirige dunque a passo svelto verso il dormitorio, come suo solito senza guardare in faccia nessuno, almeno fino a che non viene fermato da quello che è in tutto e per tutto un agguato alle spalle. Due mani piccole e delicate gli tappano gli occhi facendolo bloccare di colpo. O sono quelle morbide tette che sente premergli contro la schiena a fermarlo realmente? Con Max non è mai detto. O si? - Indovina? - Non riconosce quella voce, ma non è una cosa strana. Non frequenta molte ragazze, non per più di una sera almeno. Tranne Nova, ma non sente accento francese. Così, curioso come è, si volta per guardare in faccia la tipa che a quanto pare dovrebbe conoscere. Solo che quando ci si trova faccia a faccia non gli si sblocca nessun ricordo. Non che sia strano per uno come lui. - Da quando hai fatto pace con la spazzola? - Lei però evidentemente lo conosce bene perchè sa del suo problema di capelli. Solleva una mano di istinto, tirandosi indietro la frangia laccata, che per via dello scompiglio gli è scivolata davanti agli occhi. Il mio compagno di stanza mi ha comprato un gel speciale... Questo almeno è quello che tenta di dire aprendo la bocca e dandogli fiato, ma quello che esce dalla sua gola è un suono gracchiante e difficilmente comprensibile. Non si può dire cosa abbia capito o non capito la biondina, quella che ora lo fissa in modo insistente, come se gli stesse facendo una lastra. Oh si, anche questo succede spesso a Max, ma perchè è molto carino più che altro. Scusa, ho preso un brutto raffreddore. Si aiuta anche con i gesti, indicando la gola, scusandosi come può con i suoi occhioni azzurri. Insomma si capisce che non riesce a parlare no? Quello che ancora non è chiaro invece è chi sia questa tipa che pare conoscerlo tanto bene! - Credevo avessi il turno al locale oggi - Max annuisce ed indica di nuovo naso e gola con la mano. Troppo raffreddato per andare. Ovvio, come poteva suonare o cantare in quelle condizioni? Ma quindi lei sapeva del locale e del concerto che aveva con la sua band? Magari si erano conosciuti così e non ricordava. Anche se poi, osservandola meglio, una piccola lampadina gli si accese. Dopotutto Max è un ragazzo molto intelligente anche se non si direbbe. Grace...!!?? E' più un sussurro, a metà tra un'affermazione e una domanda in cerca di conforma. Si è appena ricordato infatti dove l'ha vista: Nova gli ha mostrato delle foto di una serata tra amiche fatta prima di Natale ed oltre a Link che già conosceva c'era anche la biondina in questione. Quindi ecco risolto il mistero, deve avere parlato di lui alle ragazze! Tutto a posto. - Vabbè, meglio che sei qui. Ho dato l’ultimo esame della settimana e ho una cannetta appena rollata. Ti va di andare sul tetto per festeggiare? E qui ecco che si possono notare gli occhi di Max illuminarsi come le luminarie di Natale perchè la tipa a quanto pare è in perfetta sintonia con lui, e non può che ringraziare mentalmente Nova per averle parlato così bene di lui. Annuisce pesantemente col capo, le labbra allargate in un sorriso, gli occhi che si strizzano di gioia. Mi hai letto nel pensiero! Le dice sforzando la voce un pò di più per farsi capire, ma visto che più ci prova più gli fa male opta per un'altra soluzione, tira fuori la bacchetta e comincia a far apparire parole nell'aria per comunicare con lei, mentre si dirigono fianco a fianco verso le scale che portano al tetto. Dal tuo buonumore deduco che l'esame ti è andato bene. Certo col fatto che lei deve leggere non è un tipo di conversazione semplice, ma si può fare. Anche il mio! Casomai le interessi. Tu che hai dato? Non ricorda se Nova gli ha detto quale corso frequenti così pone la domanda in modo vago in modo che sia Grace a parlargli un pò più di lei. Certo è un pò bizzarro anche per lui che una che non lo ha mai visto e conosciuto lo fermi così e gli proponga di andare a fumare sul tetto solo perchè conosce una sua amica ma un pò di compagnia dopo l'esame non la disdegna e quindi ne approfitta. Però come faceva lei a sapere che Max la avrebbe riconosciuta? Forse era sempre per le foto?? Una cosa da indagare. Sai che ho visto le foto della gita con Nova e Link? Ve la siete spassata alla grande tu e le tue amiche... fate sempre così quando non ci sono i maschietti in giro? Così, per ravvivare la conversazione e anche per capire cosa sapesse di lui. Intanto sono arrivati sul tetto. Tira un pò di arietta ma il cielo è limpido e le scritte dorate della conversazione di Max spiccano contro il buio della sera. E' bellissimo vero? Le dice, pardon, scrive, indicando con la punta della bacchetta le stelle. Anche il nostro Max ogni tanto ha l'animo romantico.

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    Ascolta la risposta della ragazza con attenzione il nostro Max. Certo le ha chiesto delle droghe per curiosità personale visto che è inguaiato pure lui, ma mentre parla la sua indole "medimagica" si fa avanti soppesando bene la storia clinica di Link. Lui non è mai stato tipi da mischioni ma capisce bene in che situazione si sia andata ad infilare lei tra pillole per dormire, droghe per stare su e alcool per innaffiare il tutto a fare da narcotico alle emozioni. Non la giudica, anzi la capisce e si sente in qualche modo più vicino a lei. Se nemmeno un'ora prima era solo un'estranea che l'aveva avvicinato per chiedere un favore, ora pian piano sta diventando qualcosa di più, una compagnia piacevole e inaspettata. E non è poco per uno come l'Houdin che conta le persone che lo garbano davvero sulle dita di una mano. Con l'avanzo di due.
    Ti stai impegnando per non ricaderci, questo ti fa onore. So bene che non è facile e che è una lotta continua, giorno dopo giorno... Commenta con lo sguardo perso nelle vie che stanno attraversando, camminandole al fianco. Anche lui è impegnato nella stessa battaglia ogni giorno, ma perde fin troppo spesso arrendendosi più facilmente di quanto la sua terapista si aspetti da lui. In questo Link apparentemente è molto più brava e quindi degna di stima. Lui invece è la solita merda, ma questo lo sa bene. Non si fa sconti nel giudicare sè stesso, come non li fa agli altri.
    Mentre ci rimugina continuando a procedere nel loro cammino ad un certo punto la ragazza lo sorprende con un'esternazione fuori contesto ma gradita, che proprio non si sarebbe aspettato in quel momento. Non è vero che mi disgusti. Si volta a fissarla, rallentando il passo fin quasi a fermarsi. Lei non ricambia il suo sguardo, tutta presa dal gustarsi la crepe e la cosa lo fa sorridere. Gli piacciono le persone golose come lui, quelle che sanno godersi le cose buone della vita. Ah no? Quindi ti piaccio? Incalza con fare malizioso. Mentre Link si spende nella spiegazione di quanto appena detto, Max prende a camminarle davanti, ma all'indietro come un gambero, per non dover spostare lo sguardo azzurro da lei. E' decisamente molto interessato, dopotutto si parla di quanto non sia disgustoso! Peccato che dopo avergli detto che è carino il discorso vira su di lei, ma non si mostra interdetto anzi, gli piace il fatto che si stia aprendo, vuol dire che non è il solo che si sta trovando bene dopotutto, no? Un altro punto per Max il conquistatore. Sei buffa sai? Le risponde continuando a sorriderle. Pensi che dovrebbero invidiare te perchè ti ho palpato le tette ma non tieni conto di quanti invidierebbero me per lo stesso motivo. Se vuoi ti passo il recapito di tutti i ragazzi che conosco e che farebbero a gare per strizzartele un pò anche loro! Piega la testa di lato fermandosi in mezzo alla strada, e per impedire che Link gli finisca addosso allunga le braccia e le posa le mani sulle spalle. Non che gli sarebbe spiaciuto essere investito da quegli airbag che si ritrova come ammortizzatori, ma non vuole metterla in ulteriore imbarazzo visto quanto si sta sforzando di essere sincera con lui e si vede. Se ti dico una cosa adesso tu non mi crederai e penserai che lo dico per essere gentile, ma io non sono gentile con tutti e quindi te la dico lo stesso. Una premessa per chiarirle chi ha davanti. Anche io mi faccio schifo. E per tante ragioni che ci vorrebbe una giornata a farle la lista. Tu mi vedi così... - sposta per un attimo lo sguardo su sè stesso come a intendere "figo" - ...ma in realtà sono incasinato a bestia. E poi dovevi vedermi qualche anno fa, tutto pelle, ossa e naso, con i capelli cortissimi e l'autostima sotto la suola delle scarpe... Non me le avresti mai fatte toccare le tette credimi! Ci aveva messo tanto ad imparare a piacersi, si era impegnato, aveva cominciato a prendersi cura del proprio corpo per migliorare, aveva cercato il look giusto. E poi era semplicemente cresciuto e imparato come funzionava il mondo e che se sei il primo a considerarti uno schifo è così che ti vedono anche gli altri. Ma non aveva fatto tutto da solo e doveva ammetterlo. Se posso darti un consiglio... circondati di persone che ti fanno sentire bene. Con me ha funzionato. Con una mossa repentina del capo le schiocca un bacetto sulla guancia, anche per ringraziarla delle sue parole di gratitudine, non obbligatorie ma sempre gradite. Uno scambio di sorrisi e riprendono a camminare, giungendo poco dopo davanti al cancello del cimitero di Père-Lachaise. E' chiuso visto l'ora tarda ma questo sembra non sorprendere in alcun modo il ragazzo.
    E quindi è questo il tuo posto preferito? Cazzo Max, sei un adorabile giovanotto pieno di sorprese! fa spallucce in modo divertito e le afferra una mano: Pensa che la maggior parte delle persone mi dicono che sono uno stronzo... Quelli che non si prendono la briga di conoscerlo ovviamente. Ma è facile cadere nell'errore quando si ha davanti un ricco rampollo di una importante famiglia, abituato agli agi ed ad avere tutto quello che vuole, fissato con gli strumenti musicali più costosi e gli abiti firmati e con il pallino per la morte. Il punto è che forse non è solo quella la vera natura di Max, ma bisogna grattare la superficie per capirlo e non sempre le persone hanno voglia di farlo. Vieni. Entriamo dalla porta laterale. Quella del custode, di cui Max ha una copia che porta sempre con sè. Fanno il giro dunque costeggiando il cimitero per un pezzo fino a che non arrivano a un piccolo cancello dietro al quale c'è una casetta immersa tra il verde e tra le tombe. Max fa strada a Link ed entrano. Ci vengo da anni qui. Mi è sempre piaciuto passeggiare tra le tombe delle persone famose e mentre lo facevo stavo tutto concentrato, sperando che qualcuno di loro fosse ancora in giro da queste parti e mi parlasse. Intende i loro fantasmi ovviamente.
    Questo per me non è un luogo dove si respira la morte ma i ricordi di grandi vite vissute... Il custode è un mio vecchio amico comunque, ecco perchè possiamo stare qui oltre la chiusura. A proposito dell'anziano custode, Max si guarda un pò intorno cercandolo con gli occhi ma niente. Ha bisogno di lui per aiutare Link nel suo intento. Forse so dove trovarlo. Tenendole ancora la mano imboccano uno dei viali principali, dirigendosi verso una delle tombe più famose di quel luogo. La tomba di Victor Noir. E' qui da una vita... - continua parlandole del custode - Negli anni mi ha raccontato tutte le storie di queste tombe una per una, ma quella che mi ha sempre affascinato è quella di Victor Noir... E' evidente che il nostro Max era affascinato dal sesso fin da bambino anche se solo negli ultimi anni ha iniziato a dare sfogo alle sue voglie. Con estrema malizia torna a guardare Link e di nuovo a camminarle davanti all'indietro, accompagnando con la luce leziosa nei suoi occhi il proprio racconto: Si dice che "fare sesso" con la statua a dimensioni reali posta sulla sua tomba garantisca alle donzelle nubili di trovare un compagno entro la fine dell'anno, caso mai tu stia cercando un fidanzato! Link avrebbe capito quando l'avrebbe vista da vicino, le dimensioni reali di quella statua a quanto pareva comprendevano un enorme pacco in evidenza oltre che più parti del bronzo talmente consumate e lucide da far capire anche ai meno maliziosi l'uso che se ne era fatto nei secoli. Ma ecco Sebastien! Ti lascio un attimo qui, devo scambiare due parole con lui. Non avrai mica paura vero? E' il tramonto in effetti, la luce del giorno lascia il posto a quella dei lampioni che man mano si accendono ma farà buio presto. Non tutti si trovano a proprio agio in un cimitero mentre si fa buio ma Max si. Lascia Link in buona compagnia con Victor Noir e si allontana di una decina di metri raggiungendo il custode che sta pulendo alcune tombe più in là. Intanto man mano che la luce scende l'atmosfera si fa più rarefatta e a quell'ora per i maghi è più facile vedere ciò che i babbani ignorano, ovvero che il Père-Lachaise è popolato di decine di fantasmi che non sono riusciti ad abbandonare del tutto la vita terrena. Un paio si avvicinano alle spalle di Link mentre il ragazzo spiega a Sebastien di cosa ha bisogno. Lei deve liberarsi da un trauma e pensa che un altro trauma la possa aiutare... vuole vedere un morto che torna in vita. Tu sai quello che devi fare... prepara la cappella per me ok? Grazie. Un sacchetto di galeoni passa dalla tasca di Max a quella del custode, perchè amici si, ma i favori vanno sempre pagati. Per lui non è un problema comunque, di soldi ne ha fin troppi ed ogni cifra vale la pena se può aiutare Link col suo problema. Mentre Sebastien prende le sue cose e si dirige alla cappella di cui gli ha parlato, lui torna da lei, alle prese con i nuovi arrivati. Ha bisogno ancora di sapere un paio di cose, tipo perchè proprio un morto che torna in vita? Così può regolarsi meglio sul da farsi.



    Ovviamente la storia della statua di Victor Noir è vera e l'ho voluta citare perchè l'ha raccontata a me la prima volta che ho visitato il cimitero lo scopino che puliva le tombe là vicino :D



    Edited by Maxence - 17/3/2021, 14:32
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    -Dovevi scrivermi- Aiden ha ragione. Ma non è stato facile per Max allontanarsi da lui. Ci ho provato sai? Ma dopo rileggevo quello che avevo scritto e pensavo che ti saresti solo preoccupato... e non potevi fare nulla per me comunque. E dunque ha desistito, provando a cavarsela da solo. Anche se non era andata benissimo almeno era vivo. Adesso però siamo di nuovo insieme no? E' questo quello che conta. Aiden continua a parlare e lo raggiunge. Max non si volta a guardarlo ma lo sente avvicinarsi. Già solo questo lo conforta. A volte non c'è bisogno di troppe parole, basta esserci per qualcuno o sapere che qualcuno c'è per te. Arrabbiato con me? Lo dice e il suo sguardo si ammanta di malizia più che di paura. Solo allora si volta a guardarlo di nuovo. Non vorrai mica tirar fuori gli artigli vero? Per come lo dice però sembra quasi invitarlo a farlo. Lo ha sempre trovato eccitante, il modo in cui l'amico era in grado di trasformare il suo corpo. I primi tempi quando si erano appena conosciuti gli faceva paura ma poi ci si era abituato. Ricordava ancora una volta che Max aveva preso un febbrone terribile ma non voleva andare in infermeria: Aiden si era trasformato in lupo e lo aveva fatto dormire nel suo letto per tenerlo caldo. Ancora ricordava la sensazione di tenersi stretto a quella pelliccia, ma non gli aveva mai detto in realtà quanto gli fosse piaciuto.
    Virare il discorso sul sesso e i vari commenti tra ragazzi in proposito rendeva l'atmosfera molto più leggera, quello che ci voleva dopo tutte quelle confessioni tristissime. Uno solo? Davvero, mon ami? Questo bastò a far decidere a Max che non gli avrebbe mai detto quanti invece se ne era fatti lui. Però mica gli dispiaceva, si sentiva un pizzico invidioso anche di quel "uno". Ti preoccupi troppo degli altri tu. Sei tutto ringhi e artigli ma alla fine hai un bon coeur. Anche troppo. Si avvicinò e gli sfiorò con la punta del dito il petto, là dove batteva il suo cuore forte e tenero. Tenere il conto io? Naaaaa! Sarebbe stato impossibile tra le altre cose. Volevo solo sapere se lo tenevi tu per poi poterti sfottere un pò. Più o meno. Ma dimenticavo che bravo ragazzo fossi. A quel punto rimane lì a fissarlo, con una gran voglia di buttargli le braccia al collo ed abbracciarlo, che ricacciò in fondo allo stomaco ingoiando quel poco di saliva che gli restava in bocca.
    Alors, visto che siamo totalmente liberi per oggi... Che ti va di fare adesso? Forse restare ancora soli nel suo appartamento non è una buona idea per Max ma avrebbe lasciato decidere all'amico.

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    Quando finalmente Priyanka lo raggiunge la prima cosa che nota Max è che la ragazza è molto affaticata, ha addirittura il fiatone. Il suo istinto di medimago in formazione si mette subito in allerta ma non vuole nè spaventarla nè fare la parte dell'ansioso rompiballe quindi tiene i suoi pensieri per sè. In ogni caso saprebbe cosa fare se la ragazza dovesse veramente aver bisogno di aiuto quindi per come la vede lui è tutto sotto controllo. Sorride dunque alla sua battuta ma non risponde, altrimenti dovrebbe dirle che una ragazza per stare con lui potrebbe affrontare quello e altro, ne varrebbe comunque la pena. Non deve fare il piacione proprio con lei però, quindi evita. Risponde invece alla domanda che segue: Perchè c'è un tempo per ogni cosa è questo è il momento giusto per noi di rivederci. Criptico ma nemmeno così tanto. Non ha avuto motivo primo di quel giorno di cercarla perchè tra loro non c'è mai stata nè una grande amicizia nè altro tipo di interesse. Ma se le loro strade si incrociano adesso per Max non è un caso. Il destino non ci mette gli altri davanti senza motivo. Siediti qui accanto a me. Abbiamo molto di cui parlare. Le indica il posticino accanto a lui sul muretto davanti al quale ha acchittato un altarino di candele. Le fiamme tremano nell'aria fresca della sera tarda ma non si spengono. Sono magiche e non sono lì solo per illuminarli. Ho avuto modo di incontrare un tuo amico oggi. Comincia a spiegare mentre traffica con delle cose prese dal suo zaino. Biondo, muscoloso, sexy... hai presente? Si volta verso di lei e le sorride con un pizzico di malizia. Non sa se la Chopra sia al corrente della sua completa apertura sessualmente parlando, ma non si fa certo un problema di far capire al prossimo che gli piacciono i bei ragazzi. Il suo problema con l'omofobia l'ha risolto ormai anni prima e ora non se ne preoccupa più. Se qualcuno ha da ridire sul suo comportamento il problema non è di Max ma di chi ne sparla. Dopo una fitta conversazione riguardo vari argomenti di cui sono particolarmente edotto si è aperto un pò di più e mi ha raccontato... Esita per un istante e torna a guardarla. Ora in mano ha una specie di ampolla piena di erbe, a cosa servirà? ...del tuo problema. Confessa infine. Spero non ti dispiaccia. Ma è molto preoccupato per te sai? Farebbe di tutto per aiutarti, persino rivolgersi a un Negromante a quanto pare. Solleva l'ampolla e le sorride ancora. Questa cosa che a lui piaccia avere a che fare con un certo tipo di magia non la sanno in molti. A differenza delle sue inclinazione sessuali, quelle magiche sono ancora cosa da tenere nascosta nel loro mondo. Se ti può consolare... io adesso so il tuo segreto ma anche tu sai il mio. Quindi siamo pari. Le fa l'occhiolino e con un colpo di bacchetta scalda le erbe contenute nell'ampolla, dalla quale inizia ad uscire un fumo denso. Lo annusa, inspirando profondamente. Poi allunga l'ampolla verso la ragazza: Respira, riempi i polmoni e respira ancora. Ti sarà di aiuto. Rilassati. Erbe che aprono la mente, che rilassano le persone, che stimolano il terzo occhio e chissà cosa altro. A Max in fondo piace fumare un pò di tutto e questa sera gli serve che Pry sia completamente bendisposta verso quello che le sta per proporre.

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    Il ragazzo bussa alla stanza del campus con insistenza. Max è appena rientrato e gli apre con aria irritata, per poi cambiare espressione però non appena lo vede bene in faccia e vede anche tutto il resto. Mon prince charmant? C'est toi? Peccato che il biondo non capisca una parola di francese e che cerchi Aiden e non lui. Ma Max è il tipo che si da per vinto? Decisamente no. Entra, forse Aiden rientrerà presto. O forse no. Accomodati dove vuoi. Ti dispiace se intanto mi cambio? Sono appena tornato da un turno infernale all'ospedale. Non che gli importi qualcosa di scandalizzare il biondino, infatti inizia a spogliarsi davanti a lui senza farsene alcun problema. Come conosci Aiden? Solo con i boxer addosso inizia a tirare fuori dallo zaino libri su libri e posarli sulla scrivania, dove si è seduto l'ospite inatteso. Non gli sfugge che gli occhi multicolore del ragazzo si soffermano su uno dei suoi libri in particolare. Non che sperasse si soffermassero sui suoi aitanti muscoli, inesistenti quanto il suo pudore. Ed è così che tra i due comincia una conversazione che non staremo qui a riportare, tra chiacchiere vaghe ed altre più approfondite, tra una sigaretta ed una birra rinfrescata con un incantesimo. Passano ore ed ore prima che il biondo esca di lì e non appena lo fa Max ha una sola priorità in testa: contattare Priyanka Chopra.

    E' in un posto insolito che le da appuntamento, esattamente sul tetto del campus, dove ogni tanto qualcuno organizza qualche festa clandestina ma che di solito ospita solo chi vuole farsi una canna di nascosto. Non questa sera però, Max si è premurato che non ci sia nessuno perchè ha tutto un altro programma. Quassù ma chère. E' tanto che non ci si vede, ah? Come se non avesse fatto in modo di evitarla accuratamente fino a questa sera.







    Edited by Maxence - 14/2/2021, 22:24
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    Aiden si preoccupa per il bene di Max, basta guardarlo per capirlo. Per contro Max ha proprio bisogno di qualcuno che si preoccupi per lui, anche se non lo ammetterebbe mai per orgoglio. L'affetto tra loro è quasi qualcosa di solido che si riesce a palpare. E' sempre stato così fin da quando sono diventati amici, anche se han sempre cercato di sminuire la cosa facendo i cazzoni tra loro, perchè volersi così tanto bene, si sa, è poco macho. L'ascensore? Dici sul serio? Gli viene da ridere, chiaramente l'amico non ha frequentato troppi palazzi regali o residenze di pregio a differenza di Max che ci è cresciuto. Simplement parce que... non fa chic! E non c'è spazio per metterlo in questo tipo di architettura, ma poi proprio uno atletico come Aiden se ne lamenta?
    -Esiste un incanto che ti mette tutto apposto in un attimo, anche qua mi chiedo cosa ne hai a lasciare tutto in giro- Ride Max mentre fruga nell'armadio. Ascoltare l'amico che lo riprende per l'ordine è un pò come riavere sua mamma. Ma in un formato più figo, lupo e sexy. Non è disordinato. E' solo diversamente ordinato... io trovo tutto quello che mi serve sempre, non basta? E' che gli piace così, con tutte le sue cose intorno a portata di mano, il caos che ha dentro che si riflette anche al di fuori in un'accozzaglia generale di oggetti e colori. Come un'opera d'arte astratta, no?
    -Quanti anni ha questa? Dieci?- Si volta dalla cucina a guardare l'amico che sbircia tra le foto, sorride ai suoi commenti. Gli piacerebbe tornare alla spensieratezza di quei giorni, quando solo fare un tiro di erballegra era il massimo del proibito. Quando abbracciare stretto Aiden a sè era la cosa più naturale del mondo perchè non conosceva la malizia dei grandi ma solo la pura innocenza dei ragazzini. -Ma guardati, sempre piccolo oh, ma vedi come ti mangio le foglie?- Torna da lui con due caffè caldi e dall'aroma forte. Gliene porge uno guardando la foto che tiene in mano. Questa è una delle poche cose che non è cambiata. Fortuna che siamo amici o mi avresti spezzato in due sia allora che oggi. Solo che allora non gli veniva così tanto da pensare come sarebbe sentirsi il suo peso addosso per qualcosa che non sia picchiarsi. Non ci pensare troppo però Max, ti fa solo male.
    Fortuna del francese l'altro si lancia in una passeggiata nel viale dei ricordi e, mentre sorseggia il caffè, ricorda tutto insieme a lui, standogli seduto accanto sul divano. Priyanka... la belle indienne. Come scordarsela? Mi ha sempre messo in soggezione quella ragazza. Ti ricordi quella volta che a una festa volevo chiederle ballare? Lei si è voltata all'improvviso e il ponch che tenevo in mano mi si è versato addosso. Quando ha abbassato lo sguardo sui miei pantaloni mi è presa una paralisi. Sembrava che mi fossi pisciato sotto... e lei è scoppiata a ridere... e io sono dovuto scappare... e sono andato a nascondermi al bagno. E non sarebbe più uscito se Aiden non fosse andato a tirarlo fuori con la forza. Letteralmente. L'ho incrociata qualche volta per i corridoi ma non mi sono mai fermato a parlarci. Mi sembra sempre che quando mi incontra stia per ridere di me per qualcosa ed io ancora abbasso gli occhi a vedere se ho i pantaloni bagnati o la lampo aperta... Un trauma praticamente. Jenkins invece lo becco qualche volta a lezione ma... è sempre fuori di testa quello là! Senti chi viene il pulpito. (cit.) Certe volte sembra quasi mi scambi per qualcun altro, dice cose senza senso. Non si ricorda nemmeno come mi chiamo! Poi quello sballato sono io... Si, principalmente è lui. Però è quasi certo che qualche volta Leroy lo abbia chiamato Elijah o qualche altro nome che non è il suo, il che è bizzarro. Anche se a dire il vero non è l'unico in Accademia che a volte si rivolge a lui come se abbiano qualcosa a che spartire mentre Max non lo ha mai visto prima. Possibile che abbia un aspetto così comune? Proprio lui che si sente unico. Comunque è per questo non ci lego con Jenkins, mi limito a un cenno di saluto. Fa spallucce ed annuisce. Capisce quel che vuol dire Aiden quando parla di conoscenze e basta. Pure per lui è così, non è facile trovare un amico vero, non come lui. Ma di amici come loro ce ne sono uno su un milione.
    -Raccontami di te, come ci sei finito a Durm?- Bella domanda. Max soppesa come rispondere. Dirgli che il padre dopo l'incidente e l'espulsione degli Harrison abbia voluto allontanarlo da loro non ci sembra carino. Schifa suo padre, l'ha odiato ancor di più per avergli fatto perdere tutti i suoi amici, ma non vuole assolutamente che Aiden possa sentirsi in colpa per il fatto che lui sia finito a Durmstrang e per tutte le conseguenze che questo ha avuto su di lui. Per questo gli risponde non scendendo nei particolari. Mio padre a un certo punto ha pensato che mi avrebbe fatto bene un pò di educazione di quella data con la mano pesante, capisci? E a Durm erano proprio bastonate. E' chiaro che non ci ha mai capito un cazzo di me nè di quello di cui ho bisogno. Non lo ha mai conosciuto veramente, non gli ha mai chiesto una volta come la pensi su qualcosa, o cosa desideri. Max non è uno di quelli che pensano che un padre debba essere un amico, per carità, lui voleva un padre e basta eppure... ha sempre avuto l'impressione che il suo non lo considerasse veramente un figlio. Ovvio, Max non sa di essere stato adottato. Non sa che è stata la madre a volerlo e che dopo che è morta il padre non si è più nemmeno sforzato di dimostrare che gli facesse piacere avere un figlio. Se lo sapesse capirebbe molte cose. Ed anche perchè in Accademia lo scambiano spesso per qualcun altro. Non è stato facile per me adattarmi, sono sincero. Il freddo, le privazioni. Tutto quel esercizio fisico per il quale non sono portato. Durmstrang invece di renderlo più forte come credeva suo padre lo aveva spezzato. Non sono riuscito a farmi amico nessuno là. L'ho visto molto come un ambiente dove lupo mangia lupo e io ero una delle pecorelle, troppo magro, troppo debole, nemmeno così portato per la magia oscura. Sai che cazzo me ne può fregare di imparare a torturare qualcuno? Lui è sempre stato destinato a fare il medimago, il suo istinto è di salvarle le persone non di farle fuori. Però dovevo sopravvivere in qualche modo no? Mi sono avvicinato alla Necromanzia, altrettanto oscura come arte, ma almeno non presuppone che si debba far secca la gente per praticarla, visto che sono già morti. E i morti non possono torturare te, non fisicamente almeno, e anche questo era consolante. Solo che la parte fisica era troppo estenuante con me. Il freddo di quella scuola mi è entrato nelle ossa, a volte pensavo di impazzire... sono caduto in depressione ed è stato uno schifo, mon ami. Uno schifo vero. Sospira Max ricordando quel periodo per lui così buio. Poi si alza e va a versarsi un altro pò di caffè anche se è freddo. Un pò si vergogna a raccontare di quelle sue debolezze ad Aiden, ma con chi altro potrebbe aprirsi così se non con il suo migliore amico? Non si riavvicina al divano, continua a parlargli dall'isola della cucina però: E così ho iniziato con le pillole e tutto quello che è venuto dopo te lo puoi immaginare. Dopo un pò non erano abbastanza, avevo bisogno sempre di qualcosa di più forte. Non è facile come può sembrare uscirne, soprattutto se ti convinci che non si possa farlo. Lui è migliorato. Dopo il primo collasso in cui ha rischiato di lasciarci le penne si è ridimensionato. Ma quando diventi dipendente da qualcosa non ne sei mai veramente fuori. Sei dipendente per sempre, solo che ti sforzi di non toccare più il fondo. Si, lo so. Non è un bel racconto da ascoltare. Non volevo angosciarti. Prende da uno stipo una busta di biscotti al cioccolato e li svuota in un piatto. La cioccolata anche è una specie di droga, un pò tira su. Parliamo di qualcosa di meno sfracassa palle dai, altrimenti mi sento lo sfigato di turno. Addenta un biscotto e offre il piattino ad Aiden.
    Tipo che so... quante te ne sei fatte in questi ultimi anni eh? O fatti... Aggiunge con un tocco di malizia nella voce. Se mi dici il tuo numero ti dico il mio! Ehm ehm... una calcolatrice l'abbiamo??? Non sono calcoli che si possono fare a mente quelli di Max. Ci vorrebbe un contabile!

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    Ci sono giornate storte e poi ci sono giornate proprio di merda. Per Max oggi è una di quest'ultime. Tutto è cominciato stamattina, quando pronto per andare a lezione si è messo lo zaino colmo di libri in spalla e.... sbam! all'improvviso si è spezzata la cinghia ed è caduto tutto a terra. Ok, può succedere direte voi, niente che un buon caffè non possa sistemare. Quindi si è diretto al bar del Campus per prendere il suo solito con tre cucchiaini di zucchero. Esce col suo bel bicchiere da asporto, lo porta alle labbra e... sbam! “Scusa amico non ti ho visto. Vado di corsa che mi inizia la lezione... scusa ancora eh!” Giaccone da buttare, pantaloni che sembra si sia pisciato sotto. “Mais merde! Fils de pute! Che Merlino ti si inculi... ma che cazzo!” E poi cos'altro? Ah si, la sua lezione è rimandata per indisposizione del prof, allora va ad Yggdrasil per portarsi avanti col lavoro del tirocino: “Bella Max! Hanno appena scaricato cinque salme giù all'obitorio, te ne occupi tu? ” Poco male direte, a lui essere circondato da cadaveri piace. Ma non sempre è una passeggiata di salute: Oh però... non sono messi proprio in buone condizioni... sarà un lavoro di merda. Appunto.
    Finalmente arriva sera e Max torna in Accademia avvolto da un alone persistente di olezzo di putrefazione. Anche se si è fatto una doccia veloce all'ospedale se la sente ancora addosso, incollata alla pelle, nemmeno una boccetta intera di profumo potrebbe farci qualcosa. Non vede l'ora di arrivare in camera sua, togliersi i vestiti e magari bruciarli, ed andarsi a ficcare per un paio d'ore sotto il getto dell'acqua calda. Quando arriva davanti alla sua stanza però nota subito uno dei calzini sportivi di Aiden sulla maniglia. “Ma mi prendete in giro? C'est des conneries!” Ma poi perchè? Aiden e Sophie scopavano? Nel dubbio decide comunque di non disturbare, lascia lo zaino dietro la porta a segno che è rientrato e torna indietro scendendo le scale del dormitorio. Esce a prendere un pò d'aria prima di infestare tutto con il suo puzzo pungente.
    A quel ora non c'è in giro quasi più nessuno, sono quasi tutti nelle loro stanze a studiare o farsi i cazzi loro. Max si siede sulle scale, cerca nella tasca dei pantaloni la scatolina dove tiene tabacco e cartine e... appunto, ce ne è al massimo per una sigaretta. Spera che Aiden si sbrighi. Insieme al fumo aspira il suo desiderio di lavarsi a fondo e buttarsi nel letto. Fa tiri piccoli per far durare il tabacco di più ma sa già che non gli basta. Ha voglia di qualcosa di più... forte. Ultimamente è sempre così, ha preso di nuovo una brutta china, come due anni prima a Durmstrang quando tutto è cominciato. Era convinto di poterla controllare questa cosa, di potersi controllare lui, ma non è stato mai così. Si è illuso nell'ultimo anno di avere tutto sotto controllo: mi faccio quando voglio, smetto quando voglio. E' bastato un piccolo contraccolpo nella sua vita, l'ennisima litigata con suo padre, un paio di volte che si è detto "è solo una pasticca, che vuoi che faccia...", "è solo uno spinello...", "è solo morfina"... Morrow? Voleva dare la colpa a lui anche di questo? Biasimare lui per ogni sua discesa all'inferno? Gli aveva detto "Ti odio" il roscio, e faceva bene, perchè Max meritava solo di essere odiato. Lui stesso si odiava. Si odia. In questo momento poi tantissimo.
    Alcuni ragazzi che rientrano tardi gli passano accanto per salire nei dormitori. Lo guardano buttato lì con l'espressione persa nel vuoto, deve sembrar loro un barbone. Max solleva il dito medio, si becca un paio di parolacce e se ne frega. Inizia a sentire freddo però e si rende conto di aver lasciato su lo zaino con la felpa. Trema e si stringe le ginocchia al petto. Potrebbe andare peggio però Max, potrebbe piovere...
    Un lampo in lontananza squarcia il buio della sera, seguito dal rombo di un tuono. “Vaffanculo!” Urla rabbioso al cielo. Cos'altro può succedergli? Infila le mani nelle tasche dei jeans per scaldarle e sfiora qualcosa con le dita. Una bustina che aveva dimenticato di avere lì. La tasta coi polpastrelli, anche se non la vede con gli occhi sa bene di cosa si tratta. E' piccola e tonda. E' tentato, chissà quando potrà tornare in stanza, potrebbe aiutarlo a sentirsi meglio e sentire meno freddo. Ma resiste, non vuole cedere di nuovo, lo ha fatto già troppe volte questa settimana. “Fanculo... on s'en fout!” Tutti quanti nessuno escluso.
    Chiude gli occhi e aspetta che il tempo passi. Ma come ogni volta che desideriamo corra sembra fermarsi del tutto per dispetto. “Ehi, hai una sigaretta?” Lo chiede a un ragazzo che gli è appena passato di fronte. Un tipo smilzo, tutto vestito di nero, pallido come un cencio. Se non fosse lucido Max si domanderebbe se non si tratti di uno spirito errante. Lui è molto magro, ma quel tipo lo batte. Quando gli si avvicina nota i suoi piercing. L'argento di quei cerchietti spicca sul suo viso ossuto. Deve avere proprio il cervello fottuto perchè in quel momento gli viene da pensare di farsene uno pure lui. “Dì un pò, fa male quando lo fai?” Come se il dolore per lui fosse un problema. Un altro lampo in lontananza ma per fortuna la pioggia ancora non è arrivata. Ma il vento si, si alza in una folata fredda. Max trema ancora di più e si stringe nelle spalle. “Che cazzo di freddo...” Parlare del tempo per intavolare una conversazione. Un classico.

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    Avete presente quelle persone tranquille, che si fanno i cazzi propri, che non danno fastidio a nessuno? Si? Ecco, Max non è una di quelle. E pensare invece che quando sono gli altri a rompere le balle a lui si incazza come una bestia ovviamente, altrimenti non sarebbe una contraddizione vivente no? E invece Max, soprattutto quando gli capitano di quelle giornate apatiche, che non ha voglia di studiare o fare altro, ci prova proprio gusto a cagare il cazzo agli altri per sport. E visto che ultimamente il suo passatempo preferito sembra essere martellare le palle a quel povero cristo di Jerome dove pensate che stia andando in questa bella giornata di sole invece di farsi un giro per il parco come tutti gli altri? Oh, senti tu... è questa la stanza di Morrow? Ah la facilità con cui si ottengono informazione all'accademia! Diciamocelo, al Campus girano più chiacchiere che in una piazza di paese piena di vedove e zitelle. Alcune cose però per fortuna restano segreti, altrimenti il giovane francesino non se ne andrebbe in giro così tranquillo.
    Toc-toc? Bussa. Chi lo avrebbe detto che è il tipo che bussa. Non risponde nessuno però e allora prova ad aprire la porta. Ecco si, questo è il Max che conosciamo. E' aperta, che strano. Dovrebbe aspettare che arrivi qualcuno invece no, si guarda intorno ed entra, come se fosse camera sua.
    Dentro non c'è nessuno, dovrebbe uscire e tornare dopo e invece no, osserva i due letti, le scrivanie, le cose lasciate in giro per la stanza. Riconosce lo zaino di Morrow su una sedia e da quello indovina quale sia la sua parte della stanza. Anche lui ha il suo zaino con sè, ma oggi non ci sono pesanti libri dentro. Lo posa sul letto che immagina sia del roscio, ne tira fuori una felpa sgualcita. La annusa. E' ancora intrisa del suo profumo. No no, non quello di Morrow, del proprio profumo. L'ha trovata sotto una pila di vestiti suoi quando pensava fosse andata distrutta insieme al resto dei vestiti. Non se ne ricordava nemmeno più. Avrebbe potuto farla lavare con tutto il resto e restituirla al legittimo proprietario pulita e stirata ma poi si era detto: perchè privare il roscio di un souvenir di quella giornata insieme? La avrebbe odiata quella felpa per ciò che ricordava, ne era quasi certo, ed era quello il bello. L'arte di rompere i coglioni al prossimo è un'arte sottile e maligna.
    Sono trascorsi alcuni minuti e ancora non arriva nessuno. Di nuovo dovrebbe andar via ma non lo fa. Si siede invece sul letto accanto allo zaino, tira fuori fumo e cartine ed inizia a rollarsi uno spinello. Le gambe incrociate, la felpa posata sul suo grembo. E' così che lo trova il ragazzo biondo che entra qualche minuto dopo. Non lo conosce anche se è quasi sicuro di averlo già visto in giro. Non sa dire nemmeno se sia più sorpreso di trovarlo lì o più irritato, magari entrambe le cose. Non ci fa comunque caso più di tanto. “Ciao. ” Gli sorride, non si direbbe in questo frangente ma chi lo conosce sa che Max è un ragazzo molto garbato, educato bene, a cui piace fare dello spirito anche se non viene sempre compreso, a cui piace fare bisboccia. Come amico non è per niente male quindi. Il problema è quando si mette in fissa di odiare qualcuno, come il roscio. “Sto aspettando Morrow...” Come se questo giustifica tutto. Il fatto che sia entrato in camera loro non invitato, che sia messo comodo sul letto come fosse nella propria stanza. “La porta non era chiusa a chiave... tu sais si ça vient bientôt? Oh, pardon... Credi che stia arrivando?” In tutto ciò non sembra comunque avere affatto l'intenzione di andarsene.

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    Se qualcuno li vedesse così, stesi uno accanto all'altro sul pavimento a fissare il soffitto non potrebbe non domandarsi cosa il realtà stiano guardando quei due. Max non può parlare per Morrow, ma lui sta fissando un cielo spaventosamente azzurro, puntellato da nuvole soffici, bianche a rosa, dalle forme tutte particolari, le forme delle cose che lui ama di più. Ogni tanto allunga un mano come a volerle afferrare e sorride come un ebete stringendo le dita vuote. E' lui ad aver creato quel cielo? Allucinazione o magia? Gli sembra tutto così reale, come i fiori che iniziano a spuntare tutti intorno a loro. Così reali da poterne sentire anche il profumo. I due ragazzi sono sul parquet dell'appartamento di Maxence e allo stesso tempo sono in un prato fatato ed è tutto così rilassante, persino il leggero venticello che ora li accarezza. C'è solo pace.
    La voce di Morrow sembra arrivare da lontano, sospinta del vento, ma quando Max apre gli occhi è così vicino, vicinissimo, un viso gigante. Ha sempre avuto tutte quelle lentiggini? “Ti odio...” Gli sorride o immagina di farlo. “Lo so.” Veramente gli ha risposto o lo ha solo pensato? La realtà ha perso i suoi contorni, intrecciando i fili del suo tessuto con l'immaginazione e la magia. Sente le dita del roscio sul suo collo, stringono ma non prova dolore. Continuano a stringere, sempre più forte. Non riesce quasi a respirare e più gli manca il fiato più si sente sprofondare in quel prato, in un buco profondo e oscuro di cui non si vede la fine. Ma è una sensazione così piacevole anche quella. Cadere e continuare a cadere.
    Di nuovo però vuole portare con sè anche l'altro, rotola su di lui. Morrow molla la presa sul suo collo, Max respira di nuovo, apre gli occhi. I loro vestiti ora sono erba e terra. Si stende su di lui, le sue mani lo cercano avidamente. L'altro inizialmente si ritrae, cerca di scivolare via ma poi si arrende, alle carezze e al tocco delicato di Max su di lui. I loro corpi inzaccherati incastrati tra loro in modo perfetto si muovono in armonia con il tutto che li circonda. Le labbra del roscio scottano come fiamme quando vi poggia sopra le sue. Ed ora sprofondano insieme e la sensazione di benessere si amplifica, nutrita da nuova linfa, produce altri fiori fino ad esplodere in un tripudio di petali.
    “Sei entrata nella tana del Bianconiglio, Alice... Lo hai voluto tu.” E lui non l'ha fermato, non l'ha avvertito del pericolo. Max sapeva ma non gli importava. Voleva solo dividere quel paradiso con lui, ma alla fine del paradiso ci sono ad attenderli le porte dell'inferno. Max lo sa ed ha taciuto. Voleva che i loro personali Demoni si incontrassero e danzassero insieme.
    “Canta con me.” Si siedono di nuovo vicini al pianoforte, dove tutto è iniziato e tutto finisce. “La musica è tutto.” Le dita di Max si muovono veloci e sicure sui tasti come sospinte da vita propria. La canzone si diffonde nell'aria. I due ragazzi iniziano il loro duetto, le loro voci sono perfette.


    Quando la musica finisce Max si sveglia. E' sul pavimento, nudo e sporco di terra, il capo posato sul grembo di Morrow a fargli da cuscino, un braccio a cingergli il fianco. Si solleva, sfrega il volto con una mano, gli occhi sono incollati, la bocca arida come chi ha masticato sabbia. Quando riesce a mettersi seduto si rende conto che intorno a loro è un disastro, ciuffi d'erba e fiori sradicati sparsi ovunque, dei loro vestiti nessuna traccia. Si solleva a fatica, si mette su aggrappandosi al pianoforte. I tasti bianchi sono sporchi di terra anch'essi, come le sue mani, come lo spartito di una canzone che non suonava da tanto tempo ma che rimbomba insistente nella sua testa. Una testa completamente vuota.
    A fatica si trascina fino al bagno, apre l'acqua. La doccia lo ripulisce solo all'esterno, dentro resta tutto un casino, dentro rimane sporco. Solleva il viso e spalanca la bocca per sciacquare anche la gola. Gli duole, come dopo aver cantato a squarciagola per ore o come se il collo fosse stato stretto da una morsa.
    I ricordi di quanto è successo si sovrappongono a quelle che è sicuro siano allucinazioni, non saprebbe mai dire cosa sia vero e cosa non lo è. Non lo vorrebbe mai dire.
    Quando torna nella stanza principale cerca la bacchetta e sforzandosi di non far rumore per non svegliare Morrow rimette a posto quello che può. Dorme come un angelo il roscio e lui sa che ne ha bisogno. Dormirebbe anche lui ancora e ancora ma non può. I fiori ormai appassiti evanescono e tutta la terra e l'erba con loro, aspirate dalla punta della bacchetta dal pavimento e dal corpo del ragazzo. Alla bella e meglio almeno. Non è in condizioni di fare di più.
    Prende il piumone dal letto e ricopre Morrow. Recupera dei jeans, una maglietta e una felpa puliti dall'armadio e li mette piegati accanto a lui. Hanno la stessa taglia più o meno.
    Il sole è tramontato, dai vetri delle enormi finestre si scorgono le luci di Londra perse nel buio. Si è scolato un'intera bottiglia d'acqua ma la sete non è placata. Avvolto nella sua vestaglia di seta e nella grossa sciarpa che ha messo attorno al collo ritorna a sedersi al pianoforte e comincia a suonare. Una musica triste.


    “Non avrei voluto svegliarti ma si è fatto tardi.” Parla a fatica, la gola raschia. Continua a suonare ma i rumori alle sue spalle gli dicono che Morrow è sveglio. Non si volta a guardarlo, non ci riesce. “Ti ho messo dei vestiti puliti lì di lato. Nel bagno c'è acqua calda e asciugamani se vuoi.” Spera proprio non chieda dove siano finiti i suoi vestiti, non saprebbe come rispondere. Se davvero è stato lui a trasfigurarli non potrebbe farli tornare indietro, è una pippa in Trasfigurazione. “Le altre tue cose sono sul mobile accanto alla porta. Ci sono anche altri cento galeoni, per... " Per cosa Max? Cosa credi che sia successo e quanto è l'attuale prezzo di mercato per quello? “...per il tuo tempo. Se non bastano dillo pure.” La musica si fa ancora più intensa, le dita si muovono senza sosta sui tasti. Ancora non riesce a guardarlo e la gola invece brucia sempre di più. “C'è anche dell'acqua e qualcosa da mangiare.” Suona e suona ancora, come se volesse scomparire in quella musica. Ma non era scomparso, era ancora là. “Puoi andare quando vuoi. Quando te la senti. Quando ti pare. La parola d'ordine che sblocca l'incantesimo che chiude la porta è... "connard"... "coglione". ” E non era un insulto questa volta, era proprio la parola d'ordine.

    Quando resta finalmente solo si alza dal piano, si trascina con andamento altalenante fino a un grosso specchio, si toglie la sciarpa. I segni delle dita di Morrow sul suo collo sono macchie nere contro la pelle chiara. Le odia. E le ama. Come qualcosa che desideri ma non puoi avere o alla fine sei solo troppo codardo per averlo. “Avrebbe dovuto stringere più forte... fiotte! Fighetta.
    Quello che succede a casa di Maxence resta a casa di Maxence.

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    Sapere che il Morrow ha una preferenza per le Anfetamine non lo sorprende. Lui stesso ne ha fatto e ne fa uso e abuso in momenti diversi: per aiutarsi nello studio quando il padre lo mette troppo sotto pressione, per restare concentrato, per sentirsi alla grande. Ha diminuito un pò solo quando sono arrivati gli effetti collaterali, quando si è reso conto che aveva bisogno di prenderne sempre di più perchè le mani gli tremavano troppo per eseguire un perfetto incantesimo di guarigione. Gioie e dolori delle sostanze che danno assuefazione. Per fortuna la Ketamina non è tra queste, non per l'uso che ne fa Max almeno. “Io si. Ho provato più volte ed è stato fighissimo!” Ma subito il suo entusiasmo si smorza e sul volto del giovane francesino passa un'ombra più oscura: “Un paio di quelle volte però ho rischiato grosso di non tornare indietro. Da allora da solo non ci ho più provato. Dovrei farlo con un gancio, qualcuno di fidato che abbia voglia di sperimentare assieme a me.” E non era una cosa che poteva chiedere ad Aiden o qualcun altro dei suoi amici, tutti contrari alle sue sperimentazioni alchemiche. Chissà se invece Morrow... Lo guardò, cercando una risposta scrutando il suo viso. Forse si, era abbastanza folle per farsi coinvolgere e da come guardava tutte quelle sostanze era chiaro che avrebbe voluto provarle tutte, come un goloso davanti a una scatola di cioccolatini di tutti i gusti: ma si poteva fidare di lui? Non è proprio perchè lo ritiene un tipo inaffidabile che lo detesta? Eppure in quel momento, quel giorno, tutti e due a scegliere come sballarsi chinati sul tavolo della cucina, sembrano tutto tranne due nemici. Sembrano in realtà quello che sono, due ragazzi con qualcosa in comune, due tossici per i quali lo sballo viene prima di tutto. Anche dell'odio.
    “Dove le hai prese?” La domanda del Morrow lo lascia interdetto per un istante. Pensa che non dovrebbe dirglielo, che non è lì per fare conversazione e che gli ha detto fin troppe cose di sè. Ma pensa anche che il roscio adesso per lui è innocuo, che non può toccarlo più di quanto abbia già fatto. Solleva le spalle: “Non dovrei dirtelo...” Esordisce. “Ma immagino che andare a parlare in giro dei fatti miei non ti porterebbe alcun vantaggio se anche io poi andassi a parlare dei tuoi... quindi potremmo fare un patto tipo Las Vegas, n'est pas? Quello che succede a casa di Maxence resta a casa di Maxence.” Lo guarda, attendendo una sua conferma a quel patto che fa comodo ad entrambi, prima di proseguire. “Per lo più le ho prese in ospedale. E' facile farsi una prescrizione fasulla o trovare altri modi per rimediare quello che vuoi.” Non gli spiega proprio tutto ma basta e avanza. “Non avrei problemi a prenderle fuori, non mi mancano certo i soldi, ma non mi fido. Se proprio devo imbottirmi di veleno voglio essere sicuro che sia di quello davvero buono. Niente roba di seconda scelta, tu comprends... O tagliata male o di dubbia provenienza. A questo punto ci manca che gli parli delle sue pene d'amore ed al roscio tanto biasimato ha detto davvero tutto, ma se ne frega. Patto di Las Vegas a parte a chi potrebbe mai andare a raccontarli i fatti suoi? Troverebbe cortese però, quanto meno, se anche l'altro fosse sincero allo stesso modo con lui, ma Morrow proprio non ce la fa a quanto pare... “Io non mi drogo.” Sbuffa e ride a quella rivelazione. “Mais oui. Chi dice il contrario? Ed io sono la reincarnazione di Marie Antoinette, non vedi? Ironizza prendendo da un cestino un paio di croissant confezionati e tirandoglieli appresso. "Qu'ils mangent de la brioche!" Per rendere la presa per il culo ancora più realistica si mette anche il cestino ormai vuoto in testa a mo' di corona, ma il roscio non è un tipo scherzoso come lui. "Grincheux." Mugugna a labbra strette prima di bere il suo caffè. L'ultima speranza per Max è che almeno si decida su cosa voglia farsi ed il suo umore da Grinch migliori, altrimenti quello sarebbe lo sballo più palloso della vita.
    "Ullalà, Morphine." A quanto pare il Morrow ha fatto la sua scelta e Max sembra gradire. "Ti piacerà." Anche se con quella roba c'era un alto rischio che gli piacesse fin troppo. Ma perchè fasciarsi la testa prima che sia rotta? Ritira indietro la lingua, niente pasticche ma non c'è problema, ha tutto l'occorrente per iniettare la morfina ad entrambi. Gira intorno all'isola della cucina per prenderlo ma il Morrow tiene ancora la fiala stretta in mano e sembra non voglia mollarla. “Chi mi dice che non mi ritroverò fottuto quando sarà abbastanza fatto da non capire nulla?” Max senza troppi complimenti gliela sfila dalle dita. "Ed io che pensavo di essere quello con maggiori problemi di fiducia. Tu mi batti Morrow." Gli mostrò allora le due siringhe prima di riempirle. "Sarò fatto quanto te per allora. Cosa vuoi che ti possa fare?" Per fare lo spiritoso però si atteggia a lupo cattivo, altro scherzo che l'altro non sembra apprezzare. "Mettiamola così, più fottuto di quanto già sei mi sembra difficile. Con questa..." Indica la siringa dalla quale fa uscire l'aria, pronta per essere iniettata. "...le cose non potranno che andare meglio. Vedrai, fra qualche minuto tutta quest'ansia ti sarà passata." E si sarà dimenticato persino di chi sia Max perso in una nuvola di benessere. Non era per quello che lo faceva? Che lo facevano? Per sentirsi finalmente bene, anche se per poco, anche se una volta passata l'euforia sarebbe solo andata peggio.
    "Alors? Si va?" Fa per porgere la siringa preparata al roscio ma il volto del ragazzo alla vista diventa più bianco di quanto non sia normalmente. Max scoppia a ridere. "Non ci credo! Tirocinante all'ospedale con la fobia degli aghi?" E quello pieno di contraddizioni poi era lui! "Non l'hai mai fatto prima, non è così?" Strano. Eppure sembra non sia il tipo da tirarsi indietro. Forse nessuno glielo ha mai proposto, forse Max è il primo con cui può condividere nuove esperienze. "Eh bien, quelle chance! Fortunato che io sia bravo in questo. Ho anche la mano fermissima..." E di nuovo a perculare, muove quella che stringe la siringa a zig zag fino al Morrow. "Il più delle volte." E scoppia a ridere. Assurdo come il ragazzo che odi di più sia anche quello con cui si stia divertendo come non gli capitava da tempo. I casi della vita riescono ancora a sorprenderlo dopo tutto. "Dai vieni qui, non ti farò male. Je te le promets..." Sbatte la mano per un paio di volte sul panchetto del pianoforte facendolo sedere lì assieme a lui, ma prima che lo faccia gli si avvicina e, delicatamente, gli sfila la felpa che indossa. Nel farlo ne percepisce il profumo, che non è quello del roscio ma il proprio. "Spero per te che non ci sia nessun tipo geloso nella tua vita, altrimenti non dovresti andare in giro con questa." Ironizza e lancia l'indumento verso il divano, su una pila di altri vestiti suoi. Intrisi dello stesso profumo del quale Max non fa certo economia. Quando alla fine si siede sul panchetto accanto a lui lo incita a stendere il braccio. "Più morbido. Non è questo il momento di fare il duro no? E guarda dall'altra parte se preferisci, non te ne accorgerai nemmeno e dopo... te ne dimenticherai del tutto." Tiene il braccio pallido del Morrow con una mano ed osserva incantato la venatura dell'avambraccio cercando il punto esatto dove spingere l'ago. Il verde delle vene spicca su quel rosa acceso. "Hai delle vene bellissime." Un complimento ambiguo ma Max ha dei gusti particolari, si sa.
    Ci mette un attimo a fargli la siringa dopo aver trovato la vena perfetta, è sicuro che il roscio non abbia sentito nulla. Una piccola goccia di sangue sgorga dall'impercettibile foro di ago ed allora fa qualcosa di ancora più ambiguo leccandola con la lingua prima di rilasciare del tutto il braccio dell'altro. "La senti già scorrere, n'est pas? Arriva presto così..." E visto che non vuole che il Morrow si diverta prima di lui si sbriga a fare la stessa operazione su sè stesso, mettendoci molto meno grazia, ma per lui non è la prima volta. Poi se ne resta lì, qualche secondo in attesa, seduto vicino al roscio a fissarlo, con sguardo ansioso, pregustando già le sensazioni paradisiache che sarebbero venute per entrambi. E poi niente, non ci pensa più, tutto diventa così tranquillo. La sente nella pancia, gli scuote i lombi prima di risalire e a quel punto niente ha più importanza, Morrow, lui, il mondo. Perde l'equilibrio e cade all'indietro dal panchetto del piano, per fortuna su un ammasso confuso di cuscini dei quali è piena tutta la casa. Ma non vuole cadere da solo e si porta dietro Morrow con sè. Gli afferra la mano, forse troppo forte ma il dolore non fa più parte del loro universo. Crede anche di aver sbattuto malamente la schiena nonostante i cuscini ma non sente nulla. Niente di niente, sta solo fottutamente bene. E il roscio?

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    Non può dare del tutto torto al Morrow, non può certo riversare tutti i suoi problemi su di lui e nemmeno vuole farlo. Come tutti i dipendenti da qualcosa però ha bisogno anche lui di un alibi, una spiegazione il più possibile logica al perchè gli è successo quello che gli è successo ed è diventato quello che è diventato. Qualcuno da incolpare per non dover biasimare solo sè stesso e il roscio è il capro espiatorio perfetto. Almeno lui lo crede.
    Quello che gli da fastidio però è che nonostante si sia aperto, abbia dato delle spiegazioni che poteva tenersi per sè, si sia scoperto molto oltre l'esser senza abiti davanti a lui, ecco nonostante tutto il Morrow non ha capito che in fondo l'unica cosa che vuole da lui non è nè la sua pietà nè la sua compassione ma delle semplici scuse. Perchè lo stronzo lo ha fatto davvero, magari senza rendersene conto, va bene, ma adesso Max glielo ha fatto notare. E allora? Niente, quella è l'unica cosa che non gli concede e così la gara a chi è più merda dei due che si sarebbe potuta chiudere qui, resta aperta. “Se sei quello che sei, non è di certo merito mio.” Davvero Morrow? Nemmeno un pochino? Sei così sicuro che quello che fai solo per te stesso non abbia effetto sugli altri? O non ti interessa e basta? “Da te non voglio altro che quello che mi spetta.” E il pensiero di Max è solo uno: ...Anche io... E se non è questo il giorno pazienza, ha atteso tanto ed attenderà ancora. Non ha fretto il francese, è abituato ai morti che l'unico problema di cui non soffrono è proprio quello di avere ancora fretta. Quella finisce con la vita.
    Finalmente riesce ad andare in bagno e darsi una veloce rinfrescata, non sta via molto ma quando torna da Jerome il caffè ancora non è fatto e il ragazzo è là che fissa la "scatola magica" della scorta di pillole in dispensa. “Cosa vuoi?” L'unica cosa che lui non gli ha ancora dato, certo, ma magari anche qualcos'altro. "Qualcosa che mi tiri su. Mi sento come uno dei miei amici giù all'obitorio stamattina." E per amici intendeva i cadaveri, ovviamente. “Tu di cosa ti fai di solito? Ieri notte abbiamo mischiato talmente tanta roba che non ricordo nemmeno cosa abbiamo preso.” Almeno lui. Di Jerome non è sicuro, non è stato là a controllare. Avvicinatosi all'altro afferra il barattolo e ne riversa il contenuto sul tavolo spargendo bustine, blister e fialette per guardare meglio. Tra tutto spicca una fiala di Special K. La prende tra le dita: “L'hai mai provata questa? Ketamine. E' un anestetico lo so ma ha lo stesso effetto dell'ecstasy o dell'lsd. Almeno all'inizio... un'ondata di energia pazzesca.” Poi però ci si sente abbastanza male, forse non è indicata per una domenica mattina. Anche se... “In dosi più massicce però... Hai mai provato l'esperienza di sentirti separato da te stesso? Dal tuo corpo. Di fluttuare in un'altra dimensione?” E che a volte a Max questa dimensione va stretta e tutto quello che vuole e scappare per un pò, ma no, è sempre troppo per una domenica mattina. “Lascia stare, a volte straparlo. Magari una volta si potrebbe... ma... Una cosa qualsiasi va bene, scegli tu. Cosa ti fa stare bene?” Non che andrà bene anche a lui, la droga è una scelta più personale anche di un profumo. Ma in questo momento non ha la testa per scegliere, deve schiarirsi le idee. Si scosta di nuovo da Jerome e fa il giro della cucina. Alla fine quel caffè tocca farlo a lui, ed è anche bravo a detta di chi lo ha bevuto. Mentre attende che la moka si scaldi cerca in un cassetto fino a che non ne tira fuori una canna già rollata, pronta per tutte le evenienze o per lo più per quando le mani gli tremano troppo per farla al meglio. La accende e ne aspira profondamente, sperando che lo rilassi, che gli faccia capire cosa deve fare a questo punto. Quando se la toglie dalle labbra la allunga verso il roscio ma non è certo che accetterà, in fondo i suoi gusti non li conosce, non conosce lui, ma ci sarà tempo anche per questo. “Solo se non sei uno di quelli a cui prende a male però. La depressione oggi è bandita da questa casa.” Domani chissà.
    Il caffè alla fine è pronto e spande per tutto l'open space un gradevole odore. Per chi non soffre di nausea almeno. Ne versa due generose tazze senza nemmeno chiedere a Jerome se gli va, non gli importa, lo ha fatto più che altro per sè. Come tutto quello che fa. Non lo sorseggia il suo, lo butta giù quasi in un sorso prima di dare un'altra tirata dalla cicca. Poi si rivolge di nuovo al suo particolare ospite: “Alors, hai deciso?” E tira fuori la punta della lingua, per sbeffeggiarlo forse o per essere servito.

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