Let me down slowly

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    Era quasi diventato un appuntamento fisso poteva dire. Quasi involontariamente o per affinità spontanea lui e Daphne dopo la loro prima chiacchierata approfondita si erano trovati spesso a lavorare o studiare assieme e non solo all'interno dell'accademia. Si erano trovati anche spesso nella Brithis Library per fare ricerche e anche per...conoscersi meglio. Daphne gli piaceva.
    La libreria di Londra era uno dei luoghi più ricchi di conoscenza del mondo, sia magica che babbana. Qui le persone potevano anche trascorrere intere giornate, tra leggere, studiare, lavorare e rilassarsi nelle zone di relax apposite dove era permesso parlare e fare anche salotti di condivisione.
    Aveva preso a frequentare spesso questa biblioteca concluse le lezioni in accademia. Preferiva nettamente venire qui che trascorrere il tempo nella libreria dell'accademia e aveva convinto anche Daphne a venire di tanto in tanto.
    Quello era uno di quei giorni, avevano passato la mattina a consultare documentazione e ripassare questioni storiche di altri tempi per analizzare l'evoluzione della legge in certi ambiti.
    Incredibilmente affascinante e anche utile alla sua causa, doveva capire come rimediare al torto subito, come poter fare nuovamente appello per l'omicidio della madre e scovare vecchi casi vicini alla sua situazione potevano agevolare la sua richiesta con prove alla mano.
    Portare evidenza che un caso del genere era già successo dava man forte alle proprie intenzioni di fronte al giudice.
    Si bloccò improvvisamente però, sentendo un improvviso giramento di testa che gli face fare un passo indietro per non cadere riuscendo miracolosamente a non far cadere i documenti che aveva in mano.
    "Ho bisogno di una pausa adesso... Quanto tempo fa abbiamo iniziato?"
    Si era sentito improvvisamente sopraffatto. Questo era uno dei suoi...difetti, se proprio doveva chiamarlo così. Si era trovato spesso, soprattutto il periodo in cui stava cercando di risolvere la situazione di Rosalie, a superare i limiti fisici del suo corpo andando oltre il sopportabile. La bramosia della conoscenza e del bisogno di risolvere i suoi problemi lo portavano a esagerare, sperando di incanalare nel suo cervello ogni nozione possibile.
    Non era la sua mente a essere stanca, ma proprio il fisico.
    E l'organizzazione del matrimonio anche aggravava sul da farsi. Era felice, ogni volta che si metteva con la sua fidanzata a parlare di ciò che era necessario per renderlo un giorno indimenticabile era entusiasta, ma al contempo era stressante il pensiero di non riuscire per tempo ad avere tutto ciò che voleva.
    "V-vieni con me nel salotto?"
    Attese la sua risposta affermativa per poi massaggiarsi la tempia mentre camminava davanti a Daphne per raggiungere l'area relax più vicina. Non si era concesso una pausa come si doveva, tra tirocinio, matrimonio, conclusione della tesi. Era diverso durante la maledizione di Rose, il lusso di fermarsi così non c'era e l'adrenalina lo spingeva oltre il limite.
    Ora era come se il suo corpo avesse smesso di avere questa capacità e in parte poteva capire il perché.
    Si lasciò andare su una poltrona, chiudendo gli occhi qualche secondo per poi rendersi conto troppo tardi della maleducazione verso la sua collega.
    "Scusami...volevo prendere per entrambi il caffé, ma sono crollato."
    Questo era un altro segnale di come con Daphne si sentisse a suo agio, non avrebbe mai permesso di mostrarsi in questo modo di fronte a qualche altro suo compagno o collega. Non sapeva bene come prendere questa cosa, un po' lo infastidiva comunque, ma aveva perso il controllo sulla stanchezza del suo corpo in quegli istanti ed era un po' imbarazzato.
     
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    Le piaceva lavorare spalla a spalla con Sephirot Udinov. In effetti si trovava così bene che un po' era dispiaciuta al pensiero che le loro carriere avrebbero quasi certamente preso strade diverse, tanto che sarebbe stato molto più facile per loro ritrovarsi come rivali piuttosto che alleati. Tuttavia, quella prospettiva le appariva comunque stimolante: confrontarsi con avversari capaci sarebbe stato uno degli aspetti più interessanti del suo lavoro. Contava sul rispetto reciproco che già provavano l'una per l'altro e che certamente si sarebbe protratto anche in futuro, perché Sephirot non le sembrava il tipo che confondeva aula di tribunale e vita privata. Fatto stava che, ora come ora, potevano tenere da parte qualsiasi proposito conflittuale e percorrere insieme quella fase del cammino che li avrebbe portati a diventare due brillanti avvocati, o qualunque ruolo il sistema legale avrebbe riservato loro.
    Quella mattinata si era rivelata piuttosto produttiva e probabilmente Daphne sarebbe stata ben lontana dall'idea di porre un freno alla loro operosità se non fosse stato per lo scombussolamento evidente dell'Udinov, un'improvvisa manifestazione di stanchezza che non passò inosservata allo sguardo attento della danese. Diede un'occhiata all'elegante orologio che portava al polso: uno degli oggetti sopravvissuti all'ultima selezione fatta tra gli accessori di valore che si era portata via quando aveva abbandonato villa Bachskov. Aveva dovuto vedere alcuni gioielli, diverse scarpe e persino qualche vestito negli ultimi due anni, ma quell'orologio figurava tra ciò che aveva resistito a quello che Daphne, sotto lo sguardo esasperato di Harumi, aveva drammaticamente definito un "orribile sacrificio".
    Circa tre ore fa. informò il russo, osservandolo di sottecchi e cercando di non apparire eccessivamente indiscreta Certo, direi che una pausa ce la meritiamo.
    Daphne, dal canto suo, non si sentiva affatto stanca. Ormai si divideva tra studio, tirocinio, lavoro al Fairy Tale e la fondazione Theresa, dunque non si poteva certo dire che non avesse ragioni per sentirsi affaticata e provata dal suo stile di vita. A dirla tutta, sarebbe probabilmente crollata da settimane se non fosse stato per l'aiuto chimico a cui ricorreva sempre più di frequente.
    Ci penso io, aspettami qui.
    Non poteva biasimare Sephirot dunque, considerato che la sua instancabile reattività, l'energia e la lucidità che sfoggiava quel giorno - malgrado avesse dormito quattro ore scarse la notte precedente - erano frutto delle innaturali risorse che l'Adderall le offriva. Lasciò il ragazzo nel salotto della libreria e si allontanò per il tempo necessario a procurarsi un paio di caffé. Ormai lavoravano insieme da un po', per questo il caffè che la rossa offrì all'altro corrispondeva ai gusti e alle abitudini di quest'ultimo.
    Ecco, tieni.. sembra che tu ne abbia davvero bisogno.
    Poteva facilmente immaginare le ragioni di quella stanchezza. Come lei, Sephirot era un perfezionista e il tipo di persona che non si tirava mai indietro di fronte ad impegni e sfide da affrontare, il che rendeva sicuramente le sue giornate parecchio intense. Daphne aveva a che fare con quel tipo di difficoltà praticamente da quando aveva memoria, motivo per cui di tanto in tanto faceva ricorso ad un aiuto farmacologico per riuscire a tenere il passo. Negli ultimi tempi.. un po' più di frequente.
    Dormi abbastanza la notte? Sembri piuttosto provato. osservò alzando un sopracciglio mentre sorseggiava il suo caffè seduta su una comoda poltrona Non nell'aspetto naturalmente, ma.. la stanchezza ti si legge negli occhi.
    Aveva ritenuto necessario aggiungere quella specifica, di cui magari altri non si sarebbero preoccupati considerato che ormai i due avevano superato le formalità ed instaurato una maggiore confidenza. Ma lei per prima non avrebbe tollerato l'idea che la stanchezza svilisse il suo aspetto, il suo modo di presentarsi al mondo, dunque era particolarmente attenta a certi dettagli. Il russo non appariva affatto trascurato, ma il suo sguardo ed il suo comportamento erano più esplicativi circa il suo stato psico-fisico.
     
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    Non era solito invidiare le persone Sephirot, così pieno e sicuro di sé trovava l'invidia per i deboli, gli inetti che perdevano tempo a invidiare le persone invece di fare effettivamente qualcosa per non avere modo di provare tale emozione. Era un'emozione umana, lo sapeva, non ne era stato esente, ma se sentiva di invidiare qualcosa non si perdeva in lagne e quindi raggiungeva i suoi obbiettivi, in quel momento invece... provò invidia per Daphne e gli veniva pure difficile pensare a come rimediare.
    Perché non sembrava per nulla stanca? Aveva un modo di lavorare diverso dal mio? Un tecnica di organizzazione specifica che impediva l'affaticamento? In casi estremi Udinov si era procurato delle pozioni rinvigorenti, ma era giusto per alleviare l'affaticamento e avere qualche forza in più, lei sembrava che non avesse fatto nulla finora quasi.
    Cosa stava sbagliando? Doveva forse organizzarsi meglio? Probabile. Magari un ciclo di sonno differente, qualche esercizio fisico per dar man forte non solo alla mente, ma anche al corpo. Effettivamente non dava molto spazio all'esercizio fisico, rimaneva in forma si, mangiando sano più che altro, ma il movimento? Forse era quello.
    Si stava scervellando troppo, proprio ora che doveva riposare.
    Si fece più retto quando Daphne tornò con il caffé, si era già fatto vedere abbastanza stanco, non poteva permettersi oltre. Una pausa e del caffé avrebbero aiutato sicuramente.
    "Ti ringrazio."
    Era quello il punto, mentre sorseggiava il caffè, si era sempre premurato di non peccare nell'aspetto, ci teneva particolarmente alla sua immagine e a come gli altri potevano vederlo, ma per gli occhi stanchi, poco ci poteva fare. Non tutti ovviamente avevano l'occhio attento per notarlo, ma la sua futura collega si e di certo non si sorprese.
    Era inutile far finta di niente e sviare il discorso, sarebbe stato inutile.
    "Ora dormo bene."
    Si morse brevemente il labbro inferiore, forse sarebbe stato meglio non dire "ora", la stanchezza mentale gli impediva di essere perfettamente controllato, non gli piaceva questa situazione, era come se in un certo senso cambiando, crescendo, rivalutando i suoi valori si fosse...rammollito? Percepiva di essere più emotivo, meno composto, più esposto e si sentiva frustrato per questo perché così facendo aveva meno controllo sulla situazione.
    Fece un respiro profondo, non doveva esagerare ora con queste riflessioni. Era meglio approfondirle con Rosalie.
    "Stavo riflettendo che forse potrei integrare dell'esercizio fisico. Per quanto io alleni più che altro la mente, il corpo va altrettanto seguito. Non sono esattamente un uomo d'azione, ma potrebbe farmi bene."
    Fece un leggero sorriso, nonostante la prospettiva non l'allettasse particolarmente, non gli piaceva molto allenarsi in tal senso, ma se avrebbe dato dei benefici probabilmente gli toccava.
    "Qual è il tuo segreto invece eh? Non posso mica farmi già battere da te. E' ancora presto."
    Si concesse la battuta, sperando che magari Daphne se ne uscisse con chissà che metodologia sperimentale che portava benefici.
    Intanto questo poteva essere un ottimo momento per darle l'invito. Rosalie era d'accordo per cui questa pausa era l'idea.
    "Poi c'è anche un altro motivo che mi fa stancare, seppur in positivo."
    Tirò fuori quindi dalla giacca la busta con dentro l'invito del Matrimonio, per lei e un eventuale +1, e glielo porse attendendo una sua reazione.
    "Saremmo lieti di invitarti al nostro matrimonio. In caso anche per un eventuale compagno."
     
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    Lasciò a Sephirot il tempo di riprendersi mentre lei sorseggiava il suo caffè in silenzio. Annuì appena quando lo sentì affermare che ora dormiva bene, implicito riferimento al fatto che il suo sonno fosse stato invece più disturbato in un passato più o meno recente. Di ciclo del sonno alterato, Daphne ne sapeva qualcosa: l'Adderall sfasava completamente il suo ciclo sonno-veglia, riducendo considerevolmente il suo bisogno di dormire, talvolta addirittura prosciugando quella necessità fisiologica e tenendola vigile in modo del tutto innaturale, compromettendo così i suoi nervi, con qualche ripercussione sulla sua gestione dell'ansia se esagerava con il dosaggio. Per questo la rossa aveva sempre cercato di farne un uso abbastanza moderato, tuttavia la sua vita attuale aveva reso quel supporto chimico ancor più necessario di quanto già non fosse stato in passato: studio, tirocinio, lavoro al Fairy Tale, energie dedicate a Theresa, alla sua vita sociale e all'attività fisica.. era impossibile gestire tutto solo con le naturali risorse psico-fisiche di un essere umano. Poteva dunque comprendere la fatica che stava accusando Sephirot, riconoscendo sé stessa nella necessità di dare il massimo che senza dubbio lei ed Udinov condividevano.
    Sicuramente aiuta a tenerti in forma sotto ogni punto di vista. per questo lei non aveva mai rinunciato ai suoi allenamenti ed esercizi, nonostante il tempo e le energie che le portavano via Nemmeno io sono una sportiva, ma vado in palestra da sempre unicamente per questa ragione.
    Mantenersi in forma. Presentarsi al meglio a sé stessa e agli altri, naturalmente, ma anche avere più adrenalina in circolo, sentirsi e vedersi tonica, energica. Il suo corpo era un tempio, un luogo sacro che racchiudeva la sua persona e che Daphne voleva perfetto ed impeccabile persino quando l'anima che custodiva era più fragile, sofferente, esausta. Era un impegno a tempo pieno, una delle tante battaglie che la danese conduceva per e contro sé stessa, imponendosi continui obbiettivi che non poteva evitare di perseguire tenacemente, a dispetto di tutto e tutti.
    Figurati, sei solo un po' stanco. Mi aspetto che tu mi dia parecchio filo da torcere..
    Lo rassicurò con un sorriso, facendo ricorso all'ironia perché l'altro non avesse l'errata percezione di essere compatito o trattato con accondiscendenza. Era raro per lei mostrare tanta delicatezza verso qualcuno che non rientrava tra i suoi legami più stretti, ma il suo rapporto con il russo si stava piano piano evolvendo, progredendo lentamente ma con costanza e - dettaglio ancor più importante - avvertiva una sintonia tutt'altro che indifferente nei confronti dell'evidente esigenza di Udinov di brillare.
    Io tengo tutto sotto controllo: palestra, quantità di liquidi assunti, alimentazione.. sono una specie di Generale di me stessa.
    Era tutto vero, al punto da essere stata talvolta ragione di benevola presa in giro e leggera preoccupazione per coloro che tenevano a lei. Daphne era il Generale di sé stessa da molti anni ormai: aveva iniziato da bambina, non appena aveva compreso che le aspettative che Soren aveva verso sua figlia erano più alte rispetto a ciò che avrebbe potuto soddisfare essendo semplicemente sé stessa. Era stato facile - necessario - interpretare i giudizi positivi e l'orgoglio mostrato dal padre per i suoi risultati come manifestazioni d'affetto, essendo in effetti l'unica sfumatura comunicativa del giudice Bachskov a poter essere da lei interpretata - forzatamente, ora se ne rendeva conto - come amore.
    E la skincare non ha segreti per me, non puoi immaginare quanto tempo trascorro in bagno prima di andare a letto e appena sveglia. Ho il coinquilino più paziente del mondo.
    Bram era un santo e le lamentele di Harumi - nelle occasioni in cui lei e Daphne dormivano insieme - ne erano un'ulteriore conferma. Il francese era forse l'unico a poter sopportare abbastanza stoicamente il dominio che la rossa esercitava sull'unico bagno del loro appartamento. In definitiva era stata quasi del tutto sincera con Sephirot, tralasciando solo il notevole aiuto fornitole dall'Adderall nei periodi peggiori, quelli più ricchi di impegni e performance. Ma la Morrow non avrebbe mai condiviso un'informazione simile, né con Sephirot né con nessun altro: in primo luogo perché era consapevole degli aspetti negativi dell'utilizzo improprio di un farmaco senza la prescrizione di un medimago e non voleva rischiare di suggerirlo ad altri, in seconda battuta perché infondo si vergognava non poco della sua necessità di ricorrere a quella scorciatoia chimica per contrastare la stanchezza e tenere sempre alti i livelli di attenzione ed energia.
    Però.. anch'io a volte mi sento sopraffatta: credo che sia normale, soprattutto per quelli che come noi tengono così tanto a dare il massimo.
    Si concesse quell'ammissione, spinta dal desiderio di mostrare la propria comprensione a colui che la stava accompagnando lungo il suo percorso professionale. Voleva che Sephirot si sentisse capito nelle sue difficoltà, che sapesse che potevano confrontarsi al riguardo, forse voleva anche lasciargli intendere che sarebbe sempre stato così.. anche quando quel mondo avrebbe alimentato la competizione tra loro.
    Ti sposi! Allora i tuoi impegni devono essersi davvero centuplicati in questi giorni, non mi sorprende che tu sia stravolto.
    La dichiarazione di Udinov l'aveva colta di sorpresa, più che altro perché giunta in quel momento ed in modo del tutto inaspettato, non per l'evento in sé. Sapeva che Sephirot aveva una relazione decisamente seria con una giovane Indicibile di nome Rosalie - conosceva anche la storia della famiglia di quella ragazza, riusciva a ricordare con precisione e disgusto i commenti fatti da Soren su "quelle donne malate" - ed inoltre non aveva dubbi sul fatto che l'Udinov fosse il tipo di uomo che aveva a cuore l'importanza delle tradizioni ed il valore di determinati vincoli. Poteva già visualizzare dei "piccoli Sephirot" che se ne andavano in giro con delle adorabili camicie su misura formato bambino.
    Adoro i matrimoni e verrò molto volentieri al tuo.
    Accettò senza alcuna esitazione. Le faceva piacere sapere che anche per Sephirot il loro rapporto si era evoluto in una nuova amicizia e non aveva affatto esagerato nel sostenere di adorare i matrimoni: aveva immaginato il suo primo abito da sposa all'età di cinque anni e a sette aveva chiari tutti i dettagli del matrimonio dei suoi sogni. A farla esitare, invece, era un altro dettaglio. Un dettaglio non di poco conto.
    Io.. beh.. si schiarì la voce Credi che potrei portare.. la mia ragazza?
    Aveva raccolto il coraggio per il coming out svariate volte, ormai. Harumi, Bram, Jerome, Helena, Jasper, Sayuri. Era una veterana del coming out. Per questo stavolta non ci aveva messo molto e aveva sputato fuori la verità tutto d'un fiato. Tuttavia, quella era anche la prima occasione in cui ammetteva la sua omosessualità davanti ad una persona che rispondeva così accuratamente a quelli che erano i valori di una società tradizionale etero-normata. Magari non era come fare coming out con una Daphne Mikkelsen di qualche anno prima, ma c'era il concreto rischio che quella confessione creasse del disagio tra loro.
    Se è un problema lo capisco, sul serio.
    Un po' si vergognava di averlo detto. Sapeva esattamente cosa le avrebbero rimproverato Haru, Bram, Jer.. sapeva che non avrebbe dovuto lasciare spazio al prossimo per farla sentire giudicata e rifiutata. Ma si rendeva anche conto di quanto una simile richiesta potesse infastidire persone cresciute con un certo tipo di educazione. Era sbagliato e razionalmente lo sapeva: emotivamente, tuttavia, c'era ancora una parte di lei che a volte metteva in dubbio la legittimità della persona che era, dei suoi desideri e dei sentimenti che provava.
     
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    "Più che andare in palestra, forse potrei assumere un personal trainer...mmmh."
    A dimostrazione di quanto poco gradiva l'idea di andare in un luogo con altre persone per svolgere esercizi che non gradiva. L'idea di assumere qualcuno che venisse direttamente a casa sembrava una prospettiva decisamente migliore e forse poteva davvero fare al caso suo e dargli quindi la giusta motivazione per la costanza di questi esercizi.
    Così poteva spiegargli bene di cosa avesse bisogno e che non aveva intenzione di sviluppare chissà quali muscoli prestanti, il suo corpo gli piaceva così com'era, lui voleva solamente sentire più energie e stancarsi meno.
    "Quello è certo. Sono molto competitivo, qualcuno direbbe anche troppo, ma davvero esiste un troppo nella competizione?"
    Per lui. Per lui tutto era una competizione, mostrarsi sempre migliore in qualsiasi cosa ci si imbatteva era fondamentale per dare anche un'immagine forte di sé.
    Io tengo tutto sotto controllo: palestra, quantità di liquidi assunti, alimentazione.. sono una specie di Generale di me stessa.
    "Pure io....mi piace "Generale di me stesso". Si è proprio così, per cui momenti di cedimento come questo pesano anche di più. Devo capire dove sto sbagliando."
    L'ambizione alla perfezione esisteva, ma doveva anche essere controllata. Si era reso conto crescendo che dagli sbagli aveva imparato più di quanto aveva imparato semplicemente riuscendo al primo colpo a fare qualcosa. Non si faceva abbattere dai suoi errori, ma quando era un ragazzino quegli errori lo facevano sentire più frustrato. Ora era più motivato, certo non privo di frustrazione, ma meno controllato da essa.
    Fece un breve sorriso, non era certo esperto di skincare, si limitava a tenere idratata la pelle, Rosalie gli aveva dato qualche leggera dritta in tal senso, per quello bastava così.
    "Stai vivendo ancora negli appartamenti dell'accademia?"
    In realtà ci aveva pensato anche lui a rimanere li, anche per comodità durante gli anni di studio, ma poi aveva optato che tornarsene ogni volta a casa sua o da Rosalie era decisamente migliore, anche perché sfortunato com'era in queste situazioni poteva persino capitargli Hyram come coinquilino. Un incubo.
    "Probabilmente accettare che è normale cedere a volte risolverebbe metà dei nostri problemi."
    Si concesse una mezza risata, effettivamente era consapevole di quanto il suo non accettare i limiti umani lo portasse ad aggravare i suoi problemi. Si era ridimensionato nel tempo, ma non abbastanza ancora.
    Tornò comunque a sorridere mostrando una felicità non indifferente all'idea del matrimonio, certo era faticoso, ma non stava facendo tutto lui, c'era Rosalie e c'erano gli organizzatori li aiutavano.
    "Mi fa molto piacere che tu voglia venire."
    E poi, beh, ci fu una confessione decisamente inaspettata che fece piombare il russo nel silenzio per diversi secondi, tanto da spingere Daphne a dire che se era un problema l'avrebbe capito.
    Fece un respiro profondo, ormai totalmente incredulo di come ogni sua conoscenza si stesse rivelando con tendenze sessuali diverse dalla sua, da quella che fino a un anno fa riteneva l'unica normale e accettata.
    "Non è più un problema."
    Da quel che aveva appurato, in pochi avrebbero detto che lo avrebbero capito, anzi si sarebbero indignati piuttosto. Questa affermazione lo incuriosì, d'altronde per lui questo era ancora un argomento molto "Ignoto" per certi punti di vista. Poteva forse approfittarne per parlarne?
    "Il mio testimone è bisessuale, il cugino della mia fidanzata è il professore di Legilimanzia, che sta insieme al professore di Duelli. Direi che non è più un problema."
    Rise, sorprendentemente rise, perché dicendolo così faceva davvero ridere. Non sapeva se stava risultando indiscreto, ma era anche un modo per farla sentire "accettata" in un certo senso.
    Rosalie avrebbe appresso questa notizia con piacere probabilmente, Rose aveva notato la sintonia che Sephirot aveva con Daphne e non sapeva quanto la cosa le andasse a genio. Pericolo inesistente totalmente ora.
    "Famiglie come le nostre tendenzialmente seguono una tradizione non più al passo con i progressi attuali non pensi? Per diverso tempo ho seguito quella stessa tradizione, quei valori legati a una concezione che ho capito essere ristretta e basata fondamentalmente su cosa? Sul nulla...mi sono sentito così....stupido, per esserci stato dietro così a lungo."
     
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    Daphne annuì, sorseggiando il suo caffé, convenendo che anche la scelta del personal trainer era un'alternativa praticabile. Non che una cosa escludesse l'altra: personalmente, se avesse avuto le possibilità economiche per scegliere, avrebbe continuato a frequentare palestre extralusso provviste di tutto l'occorrente e in grado di fornirle anche un personal trainer che non staccasse gli occhi da lei. Purtroppo non poteva più concedersi simili privilegi e per mantenersi in forma doveva accontentarsi di opzioni più economiche sebbene altrettanto efficaci.
    Nel parlare di ambizione e competitività, la rossa ottenne un'ulteriore conferma delle somiglianze tra lei e l'Udinov sotto quel punto di vista. Forse, se avesse avuto a che fare con il russo negli anni in cui ostentava un'eterosessualità fittizia, Daphne avrebbe potuto trovarlo attraente sotto svariati punti di vista, ma quasi sicuramente tra loro non sarebbe durata. Si sarebbero pestati i piedi a vicenda litigando per il piedistallo e come studenti la loro competizione avrebbe, a lungo andare, inaridito ed esaurito il loro rapporto. Infondo si poteva dire che ci avessero guadagnato entrambi nel conoscersi in un'altra fase della loro vita.
    Non mi sono mai posta il problema.
    Forse era vero che la competizione poteva essere eccessiva, quantomeno per la salute psicologica del soggetto che la esercitava. Fatto stava che Daphne davvero non si era mai soffermata sulla questione considerandola come un problema, poiché non le era mai passato per la testa di rinunciare ad un tratto tanto distintivo di sé, né lo considerava possibile.
    Lo capirai, ne sono certa. E poi, una volta ultimati i preparativi per il matrimonio, avrai qualcosa in meno a cui pensare.
    Sicuramente l'organizzazione di un tale evento doveva risucchiare non poche energie all'Udinov. Fin da bambina la danese aveva immaginato per sé un matrimonio principesco, con tanto di cigni, orchestra di fama internazionale e almeno un paio di wedding planner per coordinare - insieme a lei e sotto le sue direttive, ovviamente - ogni minimo dettaglio. Non conosceva Rosalie, ma l'aveva inquadrata come una ragazza elegante quanto il suo futuro sposo e immaginava che anche il loro sarebbe stato un matrimonio in grande stile. Era davvero entusiasta all'idea di prendervi parte.
    No, convivo qui a Londra con Bram.. l'hai conosciuto, ricordi? Uno dei soci fondatori di Theresa. spiegò, ricordando che i due dovevano aver interagito almeno in occasione della raccolta fondi patrocinata dai Dubois Non ho mai pensato di poter sopportare un coinquilino, ma con lui è diverso.. ci conosciamo sin da quando eravamo bambini.
    Non poté fare a meno di sorridere di fronte all'osservazione del russo. Certo, non si poteva dargli torto: ma entrambi sapevano che accettare le proprie debolezze presentava non poche complicazioni per persone come loro.
    Probabilmente. Ma l'auto-accettazione è essa stessa un problema, dico bene?
    Non sarebbe mai stato facile per lei. Era consapevole di non provarci nemmeno, ma le poche volte che aveva fatto un vago tentativo di mollare la presa, di essere meno iper-controllante, meno ossessionata dalla performance e dal giudizio altrui, beh.. in quelle occasioni si era sentita troppo male per poter andare oltre. Il panico l'aveva sopraffatta all'istante.
    Oh, beh..
    Le parole le vennero a mancare e Daphne scoppiò in una risata improvvisa e del tutto spontanea. Mai si sarebbe aspettata di ritrovarsi a ridere in quel modo nel corso di una conversazione con Sephirot, uno dei ragazzi più seri che avesse mai conosciuto. E infondo lui non aveva fatto una vera e propria battuta - non volontariamente, quantomeno - eppure la sua osservazione aveva scatenato l'ilarità della rossa. In parte ciò era sicuramente dovuto al crollo della tensione che era inevitabilmente salita in lei nel confessare una verità di cui l'altro non era ancora a conoscenza.
    Sono dappertutto, non è vero? Voglio dire.. siamo dappertutto.
    Con chi altro poteva fare un commento simile? Harumi le avrebbe lanciato un'occhiataccia, Jerome l'avrebbe presa in giro e Bram e Jasper le avrebbe probabilmente spiegato che tanto stupore era fuori luogo, perché la comunità lgbtqia+ era sempre stata numerosa ma semplicemente costretta a stare nell'ombra e lei era la prima a poterlo costatare sulla propria pelle. La Morrow poteva già sentirli.. e avevano ragione, su tutta la linea. Ma tuttora, talvolta, si ritrovava esterrefatta e sconcertata come quando si ostinava a fingersi etero.
    Prima per me questo era un enorme problema, ad essere sincera. Sono stata.. davvero terribile con molte persone. ammise, inclinando la testa di lato mentre la sua risata si esauriva Persone che non lo meritavano, intendo dire. Con chi lo merita sono ancora terribile e lo sarò sempre.
    La sua natura era tutt'altro che pacata. Non poteva però negare di sentirsi in colpa nei confronti di coloro che avevano dovuto fare i conti con la sua omofobia e la sua incapacità di accettarsi per quella che era rifiutando, di conseguenza, anche gli altri. A farla sentire più colpevole c'era la sua estrema difficoltà nel chiedere scusa in modo "ufficiale" , pronunciando la magica parolina che per la rossa era sempre stata un tabù, se si escludevano le volte in cui si era scusata con suo padre, spesso ingiustamente.
    Ascoltare le riflessioni di Sephirot fu in qualche modo rassicurante. Lui era davvero la prima persona che, come lei, affermava di essersi sentito totalmente condizionato dall'educazione ricevuta dalla propria famiglia circa l'orientamento sessuale e la libertà al riguardo.
    Quando ero bambina, avrò avuto sette o otto anni, ho letto "Le Mille e una Notte". La principessa Shahrazād era bellissima, scaltra: intelligente abbastanza da sfuggire alla morte ogni notte, un attimo prima dell'alba. Credo che sia stata la mia prima cotta. confessò, arrossendo appena nel confessare un'infatuazione tanto infantile e legata ad un mondo immaginario Quindi.. se tu ti sei sentito stupido, immaginati quanto posso essermi sentita stupida io. Ancora adesso non vivo la mia relazione liberamente, lo sanno solo i miei amici. In effetti il tuo matrimonio potrebbe essere la mia prima "apparizione pubblica" con Harumi.
     
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    Trovava piacevole la compagnia di Daphne, ma al contempo si rendeva conto di saperne ancora molto poco su di lei. Come se gli aspetti della sua vita non li palesasse mai del tutto. Perché conviveva con quello che si presumeva un suo amico di infanzia? Che stile di vita aveva? Incredibilmente in questo rapporto quello più scoperto era lui e solitamente non era solito "aprirsi" in questo mondo con qualcuno, non in un tempo così relativamente breve. Lei era un'eccezione o era lui a essere davvero così stanco da aver perso un po' del suo mordente?
    Forse erano vere entrambe chissà.
    Fatto stava che il suo coinquilino non gli era rimasto particolarmente impresso, ma ricordava che era uno dei soci della fondazione e tanto bastava, non gli interessava sapere altro.
    "Mh, non concepisco la convivenza tra amici."
    Si limitò a rispondere così, ma un ragazzo come lui, cresciuto nel lusso, come poteva anche solo concepire il condividere un'abituazione che non fosse con la famiglia o la compagna? Non trovava alcun vantaggio nel convivere con un amico, troppe divergenze e non confidenza a sufficienza.
    Solo con Rosalie aveva raggiunto tale confidenza, da ufficializzare la loro convivenza solodopo che la maledizione era stata spezzata del tutto.
    Il suo comunque non era stato un giudizio per offendere in qualche modo Daphne, era semplicemente sincero sul fatto di non trovarla un vantaggio o utile in qualche modo.
    "Oh beh dipende. Non è mai stato un problema per me accettarmi, anzi. Mi ritengo piuttosto capace e prestante, ma crescendo non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Mettiamola così."
    Non era di certo un problema per il russo ostentare la fiducia che aveva in se stesso dimostrando un'autostima quasi intaccabile. Poteva risultare fastidioso ai più probabilmente, ma d'altronde lui non doveva avere a che fare con l'invidia, quindi era un problema loro.
    Ma a proposito di aspetti personali di Daphne, la sua sessualità era uno di quelli che aveva tenuto celati e che aveva persino scatenato delle risate sincere di fronte a una realizzazione con la quale ormai Sephirot ci aveva fatto il callo.
    Erano dappertutto...si.
    "Ci siete sempre stati, ma esistevano troppe persone come me che non tolleravano la cosa. O che come te non si accettavano."
    Ed esistevano ancora ovviamente, il suo ambiente ne era pieno e le persone faticavano a vedere oltre il loro naso e le loro credenze e lui poteva capire quelle persone. Che alle volte era più per questione di ammettere di aver commesso un errore più che non aver accettato la cosa.
    "Il tuo trattar male gli altri immagino però che sia stato più che altro una conseguenza del tuo dolore. Io...ero semplicemente uno stronzo."
    Il festival delle ammissioni di colpa, ma d'altronde purtroppo non aveva avuto altro motivo per comportarsi così se non perché era uno stronzo convinto della sua unica visione. E per certi argomenti era ancora così ovviamente, non era diventato tutto d'un tratto un Santo che accoglieva a braccia aperte qualsiasi tipo di persona, ma almeno si limitava ad accettarne l'esistenza.
    "Oh beh, non ho messo in dubbio che tu possa essere brutale."
    Alzò l'angolo della bocca, curioso in parte di poterla vedere in quella veste, magari non contro di lui, ma sarebbe potuto essere uno spettacolo interessante.
    Rimasi poi in religioso silenzio ad ascoltarla riguardo a come, fin da piccola, si trovò ad affrontare una problematica più grande di lei, realizzare già così piccoli qualcosa che va contro a ciò che si conosceva e si riteneva giusto non doveva essere stato per niente semplice.
    "Non mi sento di ritenerti stupida, solo...spaventata immagino. Non sono emozioni che posso del tutto capire, neanche riesco a immaginare cosa voglia dire sentirsi "diverso". Hai trovato però qualcuno in grado di assisterti in questo percorso, è questo l'importante."
    D'altronde anche lui vedeva Rosalie come una persona che poteva assisterlo e viceversa. Avevano problemi diversi da dover affrontare, ma comunque non erano soli.
    "Allora sarà per me un onore offrirti un'occasione, piuttosto degna oserei dire, per farti fare un altro passo in avanti nel tuo percorso."
     
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    La considerazione di Sephirot la fece sorridere, il che rappresentò ai suoi occhi un buon segno. Nel periodo immediatamente successivo al suo allontanamento da casa era stata decisamente più suscettibile ad osservazioni che andassero a sottolineare il suo stato di indigenza economica, o meglio.. lo sarebbe stata se non si fosse, guarda caso, premurata di tenere tale novità celata il più a lungo possibile. Ora, malgrado le parole del russo non fossero particolarmente delicate, Daphne riusciva solo a dirsi divertita nel riflettere su come lei stessa - in un passato neanche troppo lontano - avrebbe probabilmente espresso quella medesima osservazione, del tutto incurante delle sue implicazioni.
    Ero del tuo stesso parere, quando mio padre pagava tutti i conti.
    Non era nella posizione di fare la morale all'Udinov circa l'essere viziati e privilegiati. Era disposta a tornare sotto la supervisione di suo padre per riconquistare tutto quello che aveva perso? Assolutamente no. Ma sarebbe stato assurdo negare che privilegi e comodità le mancassero. Come ripeteva spesso ad Harumi - talvolta facendola sbuffare e roteare gli occhi, altre volte facendola ridere - essere poveri faceva davvero schifo. Era stato semplicemente terribile per Daphne ritrovarsi a fare i conti con il fatto che ciò che desiderava non coincideva più con ciò che poteva avere, che nessun progetto era più scontato nella sua realizzazione, che non esistevano acquisti o viaggi a cui potersi abbandonare senza un'attenta valutazione. Poteva quindi immaginare che per Sephirot una simile condizione non fosse nemmeno immaginabile.. e gli augurava che non lo diventasse mai.
    Quindi ti capisco.. ma la necessità mi ha portato a prendere questa decisione e devo dire che non me ne pento, ho scelto il coinquilino giusto.
    Questo sicuramente l'aveva aiutata. Condividere una stanza in accademia era stata un'esperienza breve e fastidiosa: quella Jackson non era nemmeno antipatica, ma aveva un.. dannato serpente, come animale domestico. Bijou aveva sfiorato la crisi di nervi e lei, d'altro canto, si era sentita decisamente limitata nella sua privacy. Convivere con Bram era tutta un'altra cosa: non solo perché aveva di nuovo una camera tutta per sé, ma anche perché il Dubois era tra le sue persone preferite, senza contare che era molto paziente rispetto alla questione "bagno occupato".
    Già, di solito non lo fanno.
    Arricciò il naso, mostrando tutto il suo disappunto. C'era stato un tempo in cui aveva creduto di poter far andare ogni cosa esattamente come desiderava che andasse, ma a posteriori si rendeva conto che non aveva mai posseduto una simile onnipotenza. Si era lasciata cullare da una graziosa e comoda illusione, incapace di accettare quanto poco controllo avesse in realtà sugli eventi e sulla sua vita. Ora, in un certo senso, aveva assunto il comando della sua esistenza - strappandolo alle mani paterne - ma ciò non la rendeva comunque infallibile e onnisciente quanto avrebbe voluto, il che non smetteva di risultare terribilmente frustrante per una maniaca del controllo come lei.
    Annuì poi, quando Sephirot evidenziò quanto fosse stata la società ad oscurare qualsiasi orientamento sessuale si distinguesse da quello etero-normato. La Morrow si rendeva conto che era quella la verità, ma si era impegnata così a lungo a negarla che l'impatto con essa era stato particolarmente traumatico.
    Oh sì, credimi: a posteriori ho provato ad usarla come giustificazione.. ma non funziona un granché.
    Scosse invece la testa, un sorriso sardonico sulle labbra, quando il russo le suggerì una "scusa" che lei aveva già provato a rifilare al suo prossimo pur di non chiedere perdono in modo diretto. Ad alcuni era valsa come spiegazione, ma a nessuno come giustificazione: quali che fossero state le sue ragioni di mancata auto-accettazione, era stata una vera stronza con persone che non lo meritavano. Finora si era scusata in modo chiaro solo con Jerome e le era costato una fatica immensa. Non era certo disposta a farsi un giro infinito di scuse stile ex alcolista, al massimo poteva impegnarsi a pronunciare la terribile parolina magica anche con Bram.
    Ho trovato qualcuno che sa starmi accanto e che si impegna a rendere legittimo ai miei occhi ciò che di me trovavo inaccettabile.
    Le sembrava una definizione più completa per spiegare ciò che Harumi aveva fatto e continuava a fare per lei. Parlare di "assistenza" sarebbe stato improprio anche perché la Wàng l'aveva più volte messa in difficoltà invece che appoggiata, l'aveva sfidata e provocata, era stata abbastanza brutale nella prima fase del loro reciproco interessamento.
    Ma sai, la comprensione reciproca è talmente.. labile. Capirsi l'un l'altro è complicato.
    Adesso sì, Haru era più in fase supportiva.. ma Daphne sapeva che non si sarebbe mai posta con la docile pazienza di Bram. E forse questo era un bene per entrambe: se Harumi non le avesse tenuto testa, lei di certo avrebbe assunto il totale controllo della coppia e il suo dispotismo non avrebbe lasciato spazio ad un rapporto reale. Le relazioni della rossa con i ragazzi avevano sempre avuto quel decorso, senza eccezioni.
    Tu credi che l'amore presupponga una comprensione totale? Hai trovato anche questo in Rosalie?
     
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