Somewhere over the rainbow

◘ Hel

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    Steso sulla schiena osservo i giochi di luce sul soffitto dati dai raggi del sole che entrano pigri attraverso la tenda socchiusa.
    Sto cercando di riprendere fiato, con il volto accaldato, ed Hel accoccolata contro la mia spalla non aiuta con l’afa che oggi ha colpito Londra, ma potrei mai rifiutarle coccole post-sesso? Ovviamente no, soprattutto quando lei è in balia degli ormoni che potrebbero trasformarla in Freddie Krueger se solo le dicessi la cosa sbagliata, per cui va benissimo se sto qui a sciogliermi mentre le passo distrattamente le dita sulla testa, tra le ciocche scure.
    Io in realtà non volevo fare sesso. A dirla tutta negli ultimi tempi ho faticato a riconoscermi perché sono state più le volte che è stata Hel a prendere l’iniziativa che il contrario.
    Il fatto è che adesso che sembra sul punto di scoppiare da un momento all’altro, arrivata ormai quasi al termine, l’idea di fare sesso mi sembra quasi sbagliata.
    Non perché lei non mi piaccia, assolutamente no! La trovo ancora bellissima ed ancora attraente, ma ammetto che l’ansia di far andare qualcosa storto con la gravidanza non è proprio un eccitante incentivo.
    Oggi ha dovuto fare leva su parecchie cose per convincermi, tra cui “non ci sarà sesso per due mesi dopo che il bambino è nato”. Insomma, due mesi sono lunghi quindi ho dovuto approfittarne finché posso, in più era il momento giusto, visto che River sta facendo il riposino nella sua camera, non avevo molto tempo per pensarci su. - Mi sto squagliando - dico dopo un po’ tirandomi su e passandomi una mano tra i capelli. - Penso che andrò a farmi una doccia. O magari possiamo farci il bagno insieme - le rivolgo un sorrisino mentre mi alzo e mi chino per darle un bacio sulle labbra.
    Non faccio nemmeno in tempo a sfiorarle, Hel si piega in avanti, mollandomi quasi una testata sulla faccia, con un gemito lieve. - Che succede?! - Merlino, perché sono già così allarmato? - Che cos’è? Senti dolore da qualche parte? Qualcosa non va?!
    Qualunque cosa sia sembra passare in pochi secondi, ma adesso sono ovviamente in allerta e teso. Non ho intenzione di starmene qui con le mani in mano, per cui faccio il giro del letto e vado dal suo lato per aiutarla ad alzarsi e le passo i vestiti. - Ok, andiamo dal medico. Non venirmi a dire che era qualcosa di passeggero perché non mi interessa, quindi vestiti e…
    La voce mi muore in gola, la mia espressione si tramuta in orrore quando noto il liquido che ora le sta colando sulle gambe e penso di essere rimasto a fissarla con questa faccia sconvolta per parecchi secondi, pallido in faccia, e se mi sta dicendo qualcosa non riesco nemmeno a sentirla. - NO! - urlo poi - MANCANO DUE SETTIMANE!
    Non è il momento di andare nel panico, ne sono perfettamente consapevole, ma penso di essere sul punto di dare di matto. Raccolgo freneticamente i miei vestiti in giro per la stanza, indossandoli più veloce che posso e rischiando di cadere nell’indossare i pantaloni.
    È così inaspettato, credevo avessimo ancora qualche giorno prima di questo momento E NON SONO PSICOLOGICAMENTE PRONTO! Mentre cerco di controllare il mio respiro, la trascino fino al bagno, cercando di non perdere conoscenza strada facendo. - Ecco, visto?! Il sesso è male! È.ma.le!
    Sto vaneggiando, ma me ne rendo conto a fatica, continuo a blaterare qualcosa sul fatto che avessi ragione io, che non avremmo dovuto avere rapporti e la mollo davanti alla vasca. - Ce la fai a lavarti e vestirti da sola? - certo che ce la fa, che domande, lei può tutto - Vado a svegliare River, la portiamo dai miei e poi andiamo diretti in ospedale.
    Mi sembra la cosa più logica da fare, ho tutto sotto controllo, posso farcela! Lascio Hel in bagno e recupero dal nostro armadio la borsa già pronta per l’ospedale. Fin qui tutto bene.
    Mi ci vuole un po’ per svegliare River che non sembra essere molto contenta della cosa, ma fortunatamente non piange e decide solamente di mettere su il broncio. Cercando di mantenere la calma le spiego che passerà un po’ di tempo con i nonni perché il fratellino sta per nascere - IL FRATELLINO STA PER NASCERE CRISTO SANTO - e non sono certo che mi stia ascoltando o abbia capito, ma sembra che il vestito giallo sole che le ho fatto indossare le abbia tolto il broncio dalla faccia e questo va benissimo. Nel suo zainetto c’è un cambio e dei giochi, pronti da un mese appunto per questa eventualità, nel caso le cose vadano per le lunghe e debba passare la notte dai miei. Io spero che non vadano troppo per le lunghe perché l’attesa mi ucciderebbe.
    Ancora in preda all’agitazione, controllo di avere tutto con me - borsa ospedale, cambio per River e River tra le mie braccia - e non so come riesco a smaterializzarmi senza spaccarmi o perdermi la bambina nel nulla cosmico.
    Il cuore mi è arrivato ormai dritto in gola nel momento in cui busso con foga alla porta dei miei e mi muovo irrequieto spostando il peso da una gamba all’altra. Mi rendo conto solo ora di non averli nemmeno avvertiti del nostro arrivo e spero che siano a casa o potrei mettermi a piangere. Il sollievo mi pervade quando la porta si apre ed il volto di mia madre fa capolino da dietro essa. Sembra sorpresa, ma il suo volto si apre in un sorriso quando vede River.
    Da quando i documenti dell’adozione sono stati ufficializzati e River è diventata mia figlia a tutti gli effetti, mia madre è diventata automaticamente nonna Iris e non riesco nemmeno a spiegare quanto sia stata felice di questo. Adorava già River, ma averla come nipote deve averle fatto toccare il cielo con un dito o qualcosa del genere. - Il bambino. Sta nascendo. Ti lascio River - è tutto quello che riesco a buttare fuori mentre le passo bambina e zainetto. - Oh mio Dio! - esclama mia madre in preda all’entusiasmo - Jack, hai sentito?! - urla poi voltandosi verso l’interno della casa.
    Vorrei avere avuto la sua stessa reazione, ma ho il panico che continua ad urlarmi nella testa e quindi cedere alla felicità è davvero difficile in questo momento. - Vi tengo aggiornati, adesso devo portare Hel in ospe…
    Impallidisco guardando prima mia madre, poi attorno rendendomi conto solo ora che Hel non è con noi. - Ho dimenticato Hel a casa! - urlo mettendomi le mani nei capelli, probabilmente sull’orlo di una crisi isterica o di identità o nevrotica. - Oh Shiloh… - mamma allunga una mano sulla mia spalla in un tentativo di rassicurarmi. - Andrà tutto bene, cerca di stare calmo. Ora vai a recuperare Hel.
    Sono un totale fallimento, come ho potuto dimenticarmela a casa? E se nel frattempo è scivolata nella doccia e ha bisogno di aiuto ed io non sono lì?! Naturalmente inizio a figurarmi subito tutti gli scenari peggiori e ormai ad un passo dal crollo totale, mi smaterializzo di nuovo a casa.
    A dispetto di tutte le mie paranoie, Hel siede tranquillamente sul divano, vestita e pronta ad andare. Sta smanettando con il suo cellulare e si comporta come se non stesse per sputare un cocomero fuori dalla vagina. - Scusa, scusa! - mi fiondo da lei e le afferro il viso tra le mani - Stai bene?! Hai avuto altre contrazioni?! Mi dispiace, sono un idiota, ma almeno sono riuscito a lasciare River a casa con i miei, ora possiamo andare.
     
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    Con questo corpicino che mi ritrovo la pancia sembra ancora più grossa, svetta all'orizzonte come una collina da cui ogni tanto fanno capolino un piedino o una mano di Hudson, il nostro piccolo Chickpea. Quando Shiloh mi ha proposto il nome sono scoppiata a ridere, il suo stupido senso dell'umorismo è adorabile ed effettivamente è geniale aver scelto il nome di un fiume quando la nostra primogenita si chiama River. Quando i bambini saranno grandi e capiranno probabilmente ci odieranno, ma quello sarà un problema per i noi del futuro.
    Da quando Carotina ha preso il suo cognome e ci siamo trasferite da lui la vita ha iniziato a prendere una piega decisamente positiva, anche se ammetto di sentire la mancanza di una casa attaccata al mio luogo di lavoro ma Doug si dice pronto a perdonarmi eventuali ritardi ora che i figli a carico stanno per diventare due.
    Shiloh sta bene, occhio cieco a parte, studia come un dannato e mi rende fiera. Ogni tanto mi capita di sognarlo in ospedale, mezzo morto e disperato, ma ormai capita sempre più raramente ed ogni volta che mi sveglio e lui è accanto a me tiro un sospiro di sollievo e lo stringo fino a togliergli il fiato.
    Ci amiamo, siamo una bella famiglia ed è tutto ciò che conta. Ansie a parte. Le sue, ovviamente.
    Mai avrei pensato di dover insistere così tanto per fare sesso, ma a quanto pare il signorino ha veramente un sacco di paura di combinare chissà quale immenso disastro col suo pene. Adoro prenderlo in giro, mi piace declamare ad alta voce il numero di volte in cui non ci sono stati incidenti durante l'atto e guardarlo mettere su una delle sue faccette infastidite.
    A quanto pare però il karma ha deciso di punirmi nel modo peggiore di tutti, donandomi una fitta talmente dolorosa da farmi piegare in due. E io che volevo solo farmi un bagno con l'amore della mia vita sperando in un secondo round...
    S-sto bene. Va tutto bene.
    Ci sono già passata con River, e da quel che ricordo potrebbe non essere un buon segno ma in caso di parto anticipato siamo preparati con borsoni e familiari all'erta. Mi piace che sia così preoccupato per me, ma vorrei dirgli di respirare prima di rischiare un collasso perchè se sviene non potrà aiutare ne me ne suo figlio e si ok, sono abbastanza sveglia da poter far nascere Hudson da sola in casa, ma preferirei avere degli esperti intorno se possibile.
    Le prospettive di tenere Shiloh calmo vanno a puttane nel momento in cui sento del liquido colarmi tra le gambe e lancio un'imprecazione a denti stretti, più per la prospettiva di dovermi sentir dire che aveva ragione lui che per una mia ansia.
    Ed infatti eccolo lì che sclera, il futuro padre modello. Devo mordermi la lingua per non scoppiare a ridergli in faccia quando dice che il sesso è male, e comunque so già che qualsiasi cosa dovessi provare a dirgli per tranquillizzarlo non servirebbe a niente perchè ormai è partito per la tangente ed è una fottuta trottola che non ha intenzione di fermarsi.
    Prima d'infilarmi nella vasca sollevo un sopracciglio in modo molto eloquente in un'espressione che dice "Certo che ce la faccio, stupido. Con chi cazzo credi di stare parlando?". Insomma, ho già partorito una volta e le contrazioni sono una bella rottura di coglioni, ma una volta che il bambino è fuori passa tutto. E poi questa volta mi metteranno in un ospedale magico dove mi riempiranno di pozioni bellissime che non mi faranno sentire niente o quasi, quindi evviva.
    Rimango poco sotto l'acqua, giusto il tempo di levarmi di dosso il sudore e carezzarmi la pancia per calmare il bimbo. Sorrido e gli dico che presto conoscerà mamma e papà e la sua sorellona gli vorrà tanto bene e lo proteggerà sempre da ogni pericolo.
    Nel frattempo mi sembra che Shiloh stia passando come un tornado da una stanza all'altra, o forse è una mia impressione, fatto sta che, quando ormai sono vestita a metà, mi rendo conto dell'improvviso silenzio che regna in casa. Lo chiamo ad alta voce un paio di volte e... Non ci credo, mi ha lasciata qui! Sarà una storia super divertente da raccontare!
    Canticchio un motivetto felice mentre finisco di prepararmi e poi mi piazzo tutta tranquilla sul divano di fianco ai gatti, nella speranza che il mio compagno si accorga di essersi dimenticato di un pezzo importante del puzzle prima di entrare in ospedale.
    Scrivo a papà e Morgan di quello che sta per accadere, la biondina mi risponde praticamente all'istante ed è super felice all'idea di diventare zia acquisita per la seconda volta. Ren ci metterà un po' di più perchè è ancora un po' imbranato con la tecnologia e nonostante lo scontento iniziale so che non vede l'ora di sentirsi chiamare nonno da qualcun altro.
    Ehilà, bentornato.
    Saluto Shiloh non appena mi si smaterializza davanti con la faccia di chi sta per morire di sensi di colpa e infarto. Alla fine non ce la faccio e una risata mi scappa, è più forte di me.
    Sei adorabile, sai? Secondo te cosa dirà Hudson quando gli spiegheremo come mai è nato in anticipo?
    Non ho veramente intenzione di creare incubi e scompensi a nostro figlio, questa storia del sesso rimarrà strettamente privata -circa- ma è bello far saltare i nervi al mio uomo. Il karma però colpisce nuovamente e una seconda fitta mi fa gemere, è più forte dell'altra e quando finisce tiro un lungo sospiro di sollievo.
    Va bene, basta stronzate, andiamo in ospedale. Ah, giuro che se non ti dai una calmata ti faccio sedare.
    Sono dannatamente seria, ma so già che durante il parto più che tenere lui la mano a me sarà il contrario. Ok, sta pur sempre per diventare padre per la prima volta, ma che cazzo.
    Mi stringo al suo fianco e lascio che ci smaterializzi appena fuori dall'ospedale, se non ci fosse un'infermiera pronta ad accogliermi all'ingresso con una sedia a rotelle sono sicura che mi avrebbe portata lui in braccio fino alla stanza. Spiego che per ora si sono solo rotte le acque ed ho avuto un paio di contrazioni, ma mentre mi sistemano sul letto ne arriva una terza e non so se è solo una percezione mia, ma credo stiano aumentando di velocità.
    Quante volte mi ripeterai che il sesso è sbagliato, signor Goodwin? Secondo me è solo il bimbo ad aver fretta di uscire perchè non vede l'ora di conoscerti ma cazzo, spero davvero non abbia il tuo temperamento altrimenti siamo veramente fottuti.
     
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    Ed eccomi qui, ad angustiarmi e a sentirmi un totale idiota per essermi dimenticato di Hel mentre lei mi ride in faccia. Immagino di meritarmelo un po’, so di essere troppo agitato ma è la prima volta nella mia vita che devo affrontare una situazione del genere e non so proprio cosa aspettarmi. Lei ha il vantaggio di esserci già passata e soprattutto di essere una persona decisamente più rilassata rispetto a me, quindi vince facile diciamo.
    Certo, mi chiedo comunque come faccia ad essere così tanto tranquilla e a ridersela, ma ci sono misteri che non ci sono dati di sapere e amen. - N-non ridere. Ero preoccupato a morte - balbetto a disagio - Pensavo fossi caduta nella vasca o avessi perso l’equilibrio per vestirti.
    E tante altre cose orribili e sicuramente improbabili di cui non le parlerò ovviamente se non voglio sentire prese in giro da qui fino alla fine dei miei giorni. - Hudson non saprà mai perché è nato in anticipo! - urlo poi con sconcerto, prima di rendermi conto che ancora una volta si sta prendendo gioco di me.
    La guardo quasi offeso per poi mutare totalmente espressione quando la sento lamentarsi ed il suo volto si contrae per il dolore.
    Non posso fare altro che tenerle la mano finché la contrazione non passa e mi rendo conto di quanto sia impotente: Hel dovrà farsi il culo per le prossime ore e tutto quello che io potrò fare sarà stringerle la mano e dirle parole di incoraggiamento. Mi sembra una cosa un po’ ingiusta, soprattutto dopo che è stata lei a farsi quasi nove mesi tra nausee, mal di schiena e piedi gonfi e lo so che è stata la natura a decidere così, ma non posso fare a meno di sentirmi un po’ in colpa. - Sarò calmissimo - dico in risposta alla sua minaccia.
    Sappiamo entrambi che è una bugia, una bugia enorme, ma cercherò di contenermi il più possibile.
    L’aiuto ad alzarsi e la stringo a me con fare iper mega protettivo, assicurandomi di non perdere la presa su di lei mentre ci smaterializziamo. Arriviamo al San Mungo senza grossi incidenti e meno male dire, perché avrei potuto dare di matto altrimenti.
    È Hel a parlare con l’infermiera che ci accompagna in stanza e da una parte è meglio così, io avrei solamente urlato parole sconnesse e non voglio essere sedato mentre mio figlio nasce.
    Comunque contribuisco anche io, riempiendo una manciata di fogli che ci portano e restituendoli all’infermiera.
    Dopo un po’ qualcuno ci porta dei braccialetti di plastica, uno per Hel ed uno per me. C’è il mio cognome su entrambi e fa uno strano effetto vederlo sapendo che ce ne è un altro più piccolo che finirà sul braccino minuscolo di Hudson. Improvvisamente è tutto maledettamente reale e potrei iniziare ad urlare a caso se non fosse che Hel viene colta da un’altra contrazione ed io entro subito in azione offrendole la mia mano.
    Quando finisce, l’aiuto a cambiarsi nella camicia da notte che abbiamo portato da casa - sono fiero di me per non essermi dimenticato della borsa dell’ospedale - e a mettersi sul letto.
    Ora dobbiamo aspettare. E l’idea di aspettare mi rende ancora più nervoso. - Oh dai, sai cosa intendevo. Il sesso non è sbagliato… ma in questo caso potrebbe esserlo stato! Sapevo che sarebbe successo prima o poi… - borbotto quasi tra me e me più che rivolgendomi a lei - Bel tentativo di convincermi che abbia fretta lui, ormai crederò per sempre che siamo stati noi a causare le contrazioni. Avresti dovuto ascoltarmi!
    Siedo accanto a letto, dondolandomi un po’ nervosamente con i gomiti appoggiati alle gambe. Inspiro a fondo ed espiro lentamente. Sono tesissimo e penso che sia abbastanza evidente. Mi sento stupido ed inutile, visto che l’unica cosa che posso fare è esserle di supporto, dovrei essere quello più calmo dei due non il contrario. - Come ti senti? Voglio dire… non sei nemmeno un po’ nervosa? Zero?
    La guardo non capacitandomi di come continui a sembrare tranquilla, imperturbata. Io potrei implodere da un momento all’altro.
    Un’infermiera che sembra aver visto parecchie donne incinte nella sua vita - non dirò che sembri avere cent’anni, perché sono educato - arriva con il sorriso e ci saluta con un cinguettio.
    Dice che è qui per prendere i parametri vitali di mamma e bebè e si mette all’opera. Tutto pare essere a posto e quando il battito di Hudson riempie la stanza, forte e veloce, per un attimo mi manca il respiro.
    L’ho sentito altre volte ed ogni singola volta è un’emozione unica. Fatico ancora a credere che quel cuoricino che batte è mio figlio, che io ed Hel abbiamo creato ciò. E fatico a credere che tra non molto sarà qui, presente, che potrò stringerlo e… ho una paura fottuta. Ma sono anche emozionato ed impaziente.
    La donna centenaria se ne va, al suo posto arriva qualche minuto dopo una guaritrice. Sbircia tra le gambe di Hel, dice che è dilatata di soli tre centimetri e che c’è ancora un po’ di strada da fare. Va via anche lei, dicendo di tenere d’occhio le contrazioni e di chiamare se dovessero aumentare.
    Mi abbandono sulla sedia con fare quasi rassegnato, ma ancora chiaramente nervoso, e muovo una gamba in modo agitato. - Bene, sembra che passeremo qui parecchio tempo - dico mordendomi le labbra e atteggiandomi in modo calmo. - Le attese mi rendono un po’ nervoso. Figurati in questo caso…
    Passo le dita tra i capelli, inspirando forse per l’ennesima volta. - Però non vedo l’ora di conoscerlo - afferro la mano di Hel, non sapendo bene se lo stia facendo per lei o per me stesso. Magari entrambi.
    Le ore che seguono sono scandite dai miei respiri pesanti, il mio camminare avanti ed indietro per la stanza - un'infermiera mi chiede se ho bisogno di qualcosa per calmarmi - troppi caffè ed il mio blaterare senza senso.
    Più passa il tempo, più mi sembra difficile ragionare lucidamente. Più aumentano le contrazioni di Hel, più io divento nervoso.
    Quando raggiungiamo i fatidici dieci centimetri - e ce ne è voluto per arrivare a questo punto - la guaritrice rientra in gioco piazzandosi su uno sgabello davanti ad Hel, accompagnata da un paio di infermiere.
    L’ostetrica ispeziona per bene tra le gambe di Hel, poi ci guarda e con tutta la calma del mondo annuncia - Il bambino è podalico.
    È come se mi avesse appena detto che il bambino è in pericolo di vita, la mia reazione è immediata… ed isterica. - Podalico! - esclamo con il panico negli occhi - Come podalico?! Sta uscendo al contrario?! È pericoloso? Può morire?! Vuol dire che escono prima i piedi?
    La donna lancia uno sguardo carico di comprensione e supporto ad Hel, prima di sospirare e cercare di rispondere pazientemente. - In realtà sembra proprio che sarà il sederino ad uscire per primo.
    Apro la bocca per avere un altro breakdown in diretta davanti a tutte queste donne che a differenza mia stanno mantenendo una calma invidiabile, ma la guaritrice prosegue impedendomi di parlare e direi che è meglio così. - Ci sono dei rischi, ma penso si possa fare un tentativo -. Si rivolge poi ad Hel - Ci sarà da spingere un bel po’, tesoro.
    E con questa notizia terrificante, mi aggrappo alla mano di Hel più forte che mai.
     
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