xoxo, dear Ralph

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    Corvonero
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    Le prime trentasei ore dal ritorno al castello di Corinne Miller trascorsero in modo straordinariamente tranquillo. Credeva che tornando ad Hogwarts si sarebbe sentita avvolta da una sensazione di calore familiare, ed invece l’impressione che ebbe fu quella di varcare la porta di una casa di riposo abbandonata. I visi dei suoi compagni le sembrarono spenti ed annoiati, simili a quelli dei fantasmi millenari che vagavano tra le mura in pietra. Poche persone sarebbero state in grado di darle un solare bentornata a casa, e tra queste poche persone sicuramente rientrava l’unico e inimitabile Ralph Finnick. Nei mesi antecedenti alla partenza, la bella Corvonero e l’impavido Grifondoro avevano consolidato un rapporto fatto prevalentemente di punzecchiamenti e prese per il culo, ma anche di consigli spassionati e commenti sportivi. Insomma, per quanto la Miller potesse negarlo si era comunque in qualche modo affezionata al buffo grifo, e per questo motivo una parte di lei si sentiva in difetto nei suoi riguardi per essersene andata senza dire nulla non facendosi più sentire. Essendo che a parer suo sarebbe stato fin troppo banale presentarsi davanti la porta della sua stanza annunciando così il proprio ritorno, la mora ritenne molto più consono organizzargli un piccolo scherzetto. Niente di eclatante né tantomeno di pericoloso, una sciocchezzuola che sarebbe andata ad imporre il proprio status di “rompicoglioni patentata nuovamente a bordo”. Tuttavia, conoscendo la rapidità con cui le informazioni viaggiavano ad Hogwarts, Corinne non potette fare completo affidamento sul fatto che il ragazzo non avesse sentito alcuna voce di corridoio sul proprio ritorno in patria, anche se un’ipotesi del genere non era da escludere a priori considerato quanto il Finnick fosse il più delle volte svampito e totalmente fuori dal mondo. Ciò in cui la Miller confidava era la scarsa capacità di correlazione del rosso-oro, per cui quando decise di recapitargli una lettera da parte di un’ammiratrice segreta sperò che non collegasse immediatamente i due avvenimenti.

    Caro Ralph,
    forse ti sembrerà strano ricevere questa lettera, o forse no perché sei bello come il sole quindi sarai abituato a gesti come questi.
    Non so da dove iniziare, quindi te lo scrivo e basta: SONO INNAMORATA DI TE RALPH FINNICK.
    Ogni volta che ti guardo mi sento vibrare tutta per l’emozione! Mi piace guardarti mentre mangi e ti sbrodoli tutto, mi piace guardarti mentre ti alleni a Quidditch e colpisci i bolidi con tutta la forza che hai in quelle braccia mingherline e virili insieme, mi piace guardarti mentre impari nuovi incantesimi ed imprechi perché non ti riescono. Insomma, mi piace tutto di te!
    Il motivo per cui te lo sto scrivendo è la troppa timidezza, ogni volta che parliamo (perché sì, ci conosciamo) penso che potrebbe essere il momento giusto per farmi avanti, ma poi il coraggio viene meno.
    Se però queste poche righe hanno suscitato la tua curiosità ti prego di venire questa notte nel bagno dei prefetti alle 2 in punto, io sarò lì ad aspettarti.
    Con amore.


    Ci si era impegnata anche tanto per mettere giù quelle poche melense righe, ma nonostante lo sforzo la mora non riuscì a non condire il tutto con del velato sarcasmo. Per certe cose la Miller non era proprio tagliata, e tra queste rientrava senza dubbio il romanticismo. A metà mattinata la lettera venne recapitata al destinatario, e a quel punto non restava altro che attendere l’orario dell’appuntamento. Se il Finnick non si fosse presentato l’avrebbe presa come una sconfitta personale, ma Corinne era sicura che il grifo non si sarebbe tirato indietro dinnanzi ad un’occasione del genere, anche solo per la semplice curiosità.
    Era lì ad attenderlo nella penombra dello sfavillante bagno dei prefetti da una decina di minuti, quando sentì la porta cigolare nell’aprirsi e nel richiudersi subito dopo. Era lui. La mora si tappò la bocca con una mano per smorzare la risata che prepotentemente le distorse gli angoli della bocca. «Sei arrivato, non posso credere che tu sia qui!» il timbro della sua voce era stato modificato da un apposito incantesimo e suonava dolce e acuto, completamente diverso da quello reale. Le finestre erano state per l'occasione coperte da dei lunghi e pesanti drappi, in modo tale da lasciare la stanza nel buio pesto. «Ti prego, abbassa la bacchetta. Non sono ancora pronta per farmi guardare dai tuoi bellissimi occhi» disse quando lo sentì avanzare nella sua direzione, esortandolo quindi a spegnere il suo Lumos. A quel punto fu lei ad avvicinarglisi di qualche passo, in modo tale che lui potesse in qualche modo percepire la sua vicinanza attraverso il proprio respiro ed il profumo. «Allora, hai una vaga idea di chi io sia?» gli domandò con voce vellutata, avvalendosi del buio che nel frattempo celava agli occhi di lui il ghigno malefico che le dipingeva le labbra.
    Quanto sarebbe durata prima di scoppiargli a ridere in faccia?

     
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    Inutile stare a specificare che quel gufo mi mandò nella paranoia più totale. Insomma in qualche modo era una paranoia anche positiva perché non era esattamente una minaccia di morte o un braccio marcio in pacco regalo ma.. non mi ero mai reso conto di quanto potesse essere inquietante l'anonimato. Ovviamente, di nuovo, sempre nell'ottica relativistica delle cose. Se poi relativistica vuole effettivamente dire quello che penso voglia dire.. cosa di cui non sono granché sicuro... comunque.. la questione di Vanya ancora mi bruciava particolarmente. Se da un lato potevo mettermi il cuore in pace perché, essendo gay, non c'era assolutamente nulla di me che potessi cambiare o fare diversamente per cambiare la situazione.. dall'altra voleva dire che non potevo cambiare la situazione. Non c'era modo, non ci sarebbe mai stato modo. Non c'era spazio alla speranza, al lavorarci su, all'inventarsi qualcosa affinché le piacessi, ad aspettare di crescere e ridurre in qualche modo la differenza di età.. niente. Stare con lei era qualcosa che non avrei mai avuto, nemmeno a livello ipotetico, mai. E per qualche motivo era strano da mandare giù. Per qualche motivo non mi era mai piaciuto qualcuno così tanto da renderlo.. difficile. Fu quindi con fare quasi scocciato che lessi per la seconda volta quella lettera, cercando di pensare per un secondo che l'avesse scritta lei.. per poi sbuffare, innervosito da me stesso e appallottolarla buttandola nello zaino.
    La giornata al castello però si tramutò in una involontaria scansione delle studentesse, alla ricerca di una possibile artefice di quella strana ed insolita lettera. Non avevo piste. Zero indizi, non avevo la più pallida idea di chi potesse essere. Per un attimo avevo pensato all'amica di Karen, la Tassorosso che sembrava avere una passione sfrenata per biglietti e simili.. ma non ci parlavamo. Quindi no. Inoltre aveva fatto una faccia non poco perplessa quando l'avevo superata in Sala Grande dicendole "Senza offesa ma: NO, mai e poi mai. Niente di personale. NO". La sua amica con le bocce giganti che la accompagnava sempre poi... idem, si limitava a fissarmi con perenne disgusto le ascelle pezzate come se avesse il fiuto di un'aquila.. cioè.. il fiuto come la vista di un'aquila.. insomma.. avete capito. Con chi cazzo parlavo io? Parlavo con tanta gente, perché parlavo con tanta gente? Non potevo starmene zitto?
    A pranzo mi ritrovai comunque a mangiare impettito come mai prima d'ora, come neanche a Natale con i miei e il loro servito buono e le innumerevoli bacchettate sull'essere composti e non farli vergognare davanti alla bisnonna Lilian. Come se non fosse lei la prima che senza dentiera sbrocciolava ogni cosa.
    ... io non mi sbrodolo..
    farfugliai a denti stretti poi, sollevando il calice con il mignolino alzato e sorseggiandolo nemmeno fossi in presenza della Regina.
    Uscito di doccia mi ritrovai a fissare il mio riflesso nello specchio, mettendomi di profilo e provando a stringere il bicipite..."mingherline"... mi girai di nuovo di fronte, muovendo entrambe le braccia...
    ...mingherline.. pff.. è la prospettiva.. un'illusione ottica..
    Non ero messo così male.. o forse sì ed era solo la perpetua presenza di Friday a farmi sentire più muscoloso. Comunque, chiunque fosse questa.. "ammiratrice" non avrebbe sortito il mio stesso infausto destino. Insomma se era brutta una persona che non mi interessava era bene lo sapesse subito. Sì, le avrei fatto un favore, di sicuro le avrei risparmiato mesi di illusioni. Sì. Avrei fatto così. Infondo era giusto così no? Non presentarsi sarebbe stato da stronzi e sarebbe stato ambiguo. Glielo avrei detto dritto in faccia... qualunque fosse la sua faccia. Non che ci fossero davvero tizie brutte a scuola ma.. non erano lei.
    Arrivata l'ora quindi mi alzai dal letto, ancora col pigiama: non avevo voglia di cambiarmi di nuovo, mi sarei tenuto il pigiama con i boccini almeno le avrei anche reso il palo più accettabile. Mi infilai quindi i calzettoni e le scarpe e una felpa, prima di lanciare uno sguardo a Friday colto da un dubbio.... non era lui no? Stava dormendo? O faceva finta? Proprio mentre lo stavo osservando, piegato in avanti sui lacci delle scarpe riuscii distintamente a sentire un peto, accompagnato da un movimento svolazzante della coperta e con espressione disgustata decisi che non me ne fregava un cazzo e che era un altro ottimo motivo per uscirmene da lì.
    Arrivato nel bagno dei prefetti mi accolse subito una voce che era vagamente familiare ma allo stesso tempo.. no.
    Si ehm.. senti.. chiunque tu sia in realtà... Cazzo c'è un buio di merda qua dentro.. Lumos!
    Nessuno, quel bagno era deserto. L'unico movimento visibile era quello della sirena figa sulle vetrate che... dio..
    ...cazzo pensano proprio a tutto in questo posto eh..
    Anche l'intrattenimento doccia... comunque.. sirene fighe a parte.. il fatto che non volesse farsi vedere buttava male. Sicuro era brutta. Non ci sarebbe stato altro motivo. Sospirai quindi grattandomi le sopracciglia mentre abbassavo la bacchetta, ormai deciso più che mai a dire quello che dovevo dire e fine. Forse era anche meglio così, le risparmiavo la botta del palo, lasciandola nell'anonimato. Spensi la bacchetta quindi.
    Senti a tal proposito non.. «Allora, hai una vaga idea di chi io sia?» ora io non riuscivo a vedere un cazzo, però gli occhi si stavano abituando all'assenza di luce e qualche sagoma la vedevo. Riuscii a vedere quindi la figura della tizia che si avvicinava e che sembrava abbastanza alta e smilza e aveva anche un buon odore. Meglio del mio o delle scorregge di Friday senza dubbio. Poi era sparita subito nel buio e se non avesse parlato non mi sarei reso conto che fosse vicina. Non sapevo dove di preciso e ... ripensandoci forse non era brutta.. ripensandoci forse eravamo al buio e tutto quanto e.. insomma avrei dovuto comunque perseguire il mio scopo ancora prima di vederla..?
    No, non ne ho idea ma comunque.. quello che vorrei dir..
    stavo gesticolando e nel gesticolare portai le mani in avanti con i palmi aperti e.. toccai qualcosa. Di morbido. E tondo. Ok, forse dovevo decisamente rivedere il mio piano perché non suonavano affatto male.
     
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    Alla battutina sulle sirene Corinne sorrise d’istinto senza però emettere alcun suono, evitando in calcio d’angolo il proprio stesso tradimento. Per quanto l’incantesimo fosse efficace era certa che il compare avrebbe riconosciuto il suono della sua risata, distinguibile tra mille per le orecchie di chi era abituato a sentirne il ritmo leggero ma incalzante. Le era mancato Ralph, sul serio. E se ne rese realmente conto solo in quel momento, avendolo lì davanti a sé senza però poter guardarlo in volto. Avrebbe voluto osservare la sua espressione, da come suggeriva il tono di voce, scocciata e quasi infastidita da quel teatrino. C’era una parte di lei che avrebbe persino voluto abbracciarlo, nonostante di abbracci i due non se ne fossero mai dati. Come volevasi dimostrare, il Grifo non aveva affatto intuito chi lei fosse, e questo significava avere campo libero su tutti i fronti. In quella piccola scatola cranica ricoperta da folti capelli castani, la cacciatrice iniziò a macinare idee su idee per scovare quella che più avrebbe potuto divertirla. Era sul punto di rispondergli quando si sentì più che sfiorare, palpare una tetta. Una Corinne Miller normale gli avrebbe tirato una cinquina lampo, ma in quel momento stava recitando una parte quindi si trattenne. «OH. Vedo che non perdi tempo, ma ti dico già da subito che non è dalla forma del mio seno che capirai chi sono. Non sono una delle tante con cui sei già stato» precisò prima dolce e poi fintamente piccata, come se davvero fosse stata gelosa delle tante avventure e conquiste del giovane rosso e oro. Era da stupidi voler ridere delle proprie stesse stronzate? Forse. Restava il fatto che Corinne davvero stava impiegando uno sforzo immane per non scoppiare a ridere mentre si rivolgeva a lui come un Don Giovanni, visto e considerato che conosceva le sventure in amore dell’amico. Gli afferrò delicatamente prima il polso con cui era stata toccata e poi anche l’altro, facendo scivolare le proprie mani sulle sue ed incastrando la presa stringendo le dita attorno a quelle di lui. L’obiettivo del momento era quello di metterlo in difficoltà, e anche se non le era possibile leggergli l’imbarazzo negli occhi avrebbe comunque potuto fare affidamento sulla sudorazione delle mani e sul timbro di voce. «Giorno e notte ho sognato il momento in cui ti avrei preso per mano. Sono proprio come le avevo immaginate, un po’ appiccicaticce ma grandi e forti come quelle di un vero battitore» disse con fare rapito, come se quel contatto l’avesse seriamente mandata in estasi. Che attrice nata, altro che radio Rospo, avrebbe dovuto fondare un club di recitazione. Con le mani ancora intrecciate alle sue gli avvicinò le labbra all’orecchio di cui sfiorò il lobo, consapevole di star oltrepassando il limite con quelle provocazioni. «Ho sognato questo e tante altre cose» soffiò con astuta malizia, lasciando la presa delle sue mani ed indietreggiando lentamente. Dio, avrebbe pagato per possedere il dono di vedere al buio, perché diamine non ci aveva pensato prima? Si riavvicinò a lui, e poggiandogli una mano sulla spalla prese a girargli attorno come uno sciacallo che circonda la propria preda. «So che muori dalla voglia di scoprire chi io sia, ma sono ancora molto tesa… magari un bagno caldo mi metterebbe più a mio agio, che ne pensi?» domandò con finta ingenuità. Da innocente ammiratrice segreta si era tramutata in mangiatrice di uomini in modo repentino, quell’azzardo forse avrebbe potuto compromettere la riuscita dello scherzo. Arrivati a quel punto Ralph aveva quasi tutti gli indizi per iniziare seriamente a sospettare della sua credibilità, ma magari andando a colpire l’ormone adolescenziale Corinne era riuscita a trarlo in inganno. «Se ti spogli tu, mi spoglio anch’io» aggiunse, sperando così di stuzzicare l’immaginazione dell’amico e scacciare qualsiasi tipo di titubanza. Cosa avrebbe fatto se Ralph si fosse davvero spogliato ancora non lo sapeva, quello di cui era certa però era che più l’avrebbe portata alle lunghe e più grande sarebbe stata poi l’incazzatura del Grifondoro.




     
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    Grifondoro
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    Questo doveva essere un chiaro risarcimento che l'universo mi stava mandando per l'enorme palo con contorno di rivelazioni di merda. Questa signori miei era la prova inequivocabile che Dio era un uomo: dovevo avergli fatto pena, non c'era assolutamente altra spiegazione logica per la situazione paradossale in cui mi stavo ritrovando.
    A parte certo qualche dettaglio che continuava a perplimermi: prima di tutto l'allusione all'essere stato con "tante" ragazze. Secondo l'allusione alle braccia mingherline, allo sbrodolio e alle mani appiccicaticce. Giuro, non avevo idea di chi cazzo fosse: io quella voce non l'avevo mai sentita.. ma stava dicendo che ci parlavamo e già qua c'era un problema. Secondo non potevo riconoscerla dalle bocce... quindi che voleva dire? Che aveva prevalentemente un bel culo e quindi nessuno gliele guardava?
    E forse avrei dovuto davvero infischiarmene di tutto, abboccare come un tonno alle avance della figura misteriosa con le bocce invisibili ma palpabili e la sagoma figa ma... ma i miei sensi di ragno avvertivano una inculata.
    Il disagio era giustappunto sulla rampa di lancio sentendo la voce soffiare all'orecchio quando.. quando.. l'odore familiare riaprì un cassettino della memoria e a stento trattenni un'imprecazione a denti stretti. Io lo conoscevo questo odore.. e in quel momento TUTTO acquistò improvvisamente senso e fui colpito da una realizzazione: che Dio era inequivocabilmente una donna e mi stava prendendo per il culo come se fosse specializzata in proctologia, mandandomi come cavaliere dell'apocalisse nientedimeno che Corinne Miller.
    Dovetti ringraziare le tenebre perché in quel momento avrei solo voluto spintonarla chiedendole che cazzo di scherzi di merda le venissero in mente... poi però.. mi ricordai che eravamo al buio.. e che neanche lei poteva vedermi... e nella mia mente iniziò a farsi largo un impulso poco nobile: la vendetta.
    Io.. sono molto molto... lusingato dalla proposta ma.. ecco.. devo... declinare.
    Mi schiarii la voce, cercando di pensare in fretta.
    Io ecco sono venuto qua proprio per dirti che non.. si può fare. Chiunque tu sia..
    Ok, Ralph, più in fretta...
    Insomma non prendertela a male io.. sono sicuro che tu sia.. molto carina e simpatica... probabilmente.. è solo che mi piace un'altra ragazza. E.. lei ancora non l'ha capito ma.. siamo fatti per stare insieme, di sicuro.
    Ok, Corinne sapeva di Vanya, fin qua non c'era niente che avrebbe potuto rigirare la frittata a mio vantaggio. A meno che..
    Ci piacciono le stesse cose, giochiamo a Quidditch, abbiamo questo nostro modo di scherzare, il nostro rapporto dove io fingo che mi piacciano altre ragazze per farmi dare consigli e lei finge che io le faccia un po' schifo ma.. questa cosa non potrebbe esserci con nessun'altra quindi.. mi dispiace.
    a meno che non le facessi credere che non c'era nessuna Vanya: al ballo la Miller non c'era, non l'aveva vista. Era la vendetta perfetta. Vanya non esisteva, esisteva solo Corinne Miller e i tentativi disperati di un Grifondoro pavido di conquistarla imparando la tecnica dalla diretta interessata. Doveva essere sicuro la trama di un teenmovie che adorava mia sorella.. non mi sovveniva il titolo ma sicuro una stronzata così articolata era già stata monetizzata dal lato capitalistico babbano..
     
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