Jealousy is just the price i pay

14 gennaio

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    Dai, fai la brava. Tra poco torniamo in camera, ok?
    La coniglietta grigia continua ad emettere dei versetti poco chiari dentro la borsa a tracolla lasciata aperta, la testolina fa capolino di tanto in tanto per sbirciare il mondo esterno ma torna costantemente al proprio posto non appena si rende conto che attorno a lei vi sono troppe persone.
    In questo io ed Altair ci somigliamo e non so quanto questo potrebbe rendere felice Daisy, specialmente visto il nome che le aveva appioppato nel regalarmela. Sorriso non sta affatto bene su un coniglio misantropo, specialmente se viene donato a me.
    Prima di lei non ho mai avuto un'animaletto domestico ed in parte avrei preferito che, insieme all'esserino peloso, vi fosse stato anche un libretto d'istruzioni, ma pian piano ci sto prendendo la mano e comunque più che darle da mangiare, coccolarla e pulire dove lascia i bisogni non devo fare.
    Certo, potrei perdere tempo tentando d'insegnarle qualche trucchetto, ma non mi va di renderla ridicola di fronte agli altri, tanto più che non avrei comunque chissà che gran quantità di persone vicine a cui mostrare le sue prodezze.
    Comunque tolleriamo l'una la presenza dell'altra, anzi, se devo dire la verità ammetto di essermi parecchio affezionata alla mia coniglia e quando mi si accoccola sulle gambe mentre leggo in camera la trovo molto dolce ed è parecchio rilassante carezzarle le orecchie o farle boop sul nasino. Vorrei tanto che Daisy fosse qui per vedermi sciolta a causa di un altro essere vivente, sicuramente direbbe che sto diventando sempre più una bambina vera, o qualcosa di simile.
    Chissà, magari Altair e il suo coniglio potrebbero andare d'accordo e giocherellare insieme mentre noi chiacchieriamo in cortile... Sarebbe carino avere compagnia in quei momenti, ma la mia amica sta male e la sua mancanza durante le lezioni sta iniziando a pesarmi un pochino.
    Via lettera la piccola Tassorosso non mi dice molto e la cosa mi frustra abbastanza, ma se sta male e non riesce a scrivere più di tanto non è nemmeno colpa sua, giusto? Devo persino evitare di andare a trovarla al San Mungo perchè pare sia qualcosa di molto contagioso e non posso permettermi di portare un virus a scuola e venire additata come appestata solo perchè mi sento sola, giusto?
    Quando in lontananza vedo una chioma rossa entrare in bagno però, qualcosa mi scatta in testa ed inizio a sentire questa strana sensazione fastidiosa mordermi il petto... E se lei sapesse qualcosa di più? In fondo sono molto legate ed io sono l'ultima arrivata, la coda del carro, quindi perchè perdere tempo con me quando si ha un'amica migliore a cui confidare tutto?
    Sono solo sciocchezze da ragazzina, ne sono consapevole, e pur scuotendo la testa non riesco a scacciare via del tutto il pensiero che, forse, quella maledetta irlandese sappia più di quanto si meriti.
    E così, senza perdere troppo tempo a rifletterci sopra, guidata solo dall'istinto, mi dirigo a passo di marcia verso il bagno con una Altair che emette squittii contrariati.
    Tanto torneremo presto sulla rotta prestabilita, non preoccuparti, dubito che la Cavanaugh voglia intrattenersi troppo con noi due e si, lo so che in teoria tu sei anche un suo regalo ma non voglio ricordarlo, va bene?
    Sto parlando alla mia coniglia come se fosse in grado di capirmi, e non capisco quanto sia normale e quanto in realtà il segno di un possibile crollo nervoso.
    Una volta nel bagno aspetto appoggiata contro un muro che la rossa finisca di fare le sue cose dentro ad un cubicolo, e quando esce la guardo con tutta la calma di cui sono capace nonostante i nostri passati dissapori ed il germe della gelosia che mi tarla il buonsenso.
    Ciao, irlandese. Vorrei parlarti di Daisy.
    Dritta al punto, non è mia intenzione perdere tempo.
    Siete molto amiche, quindi immagino tu sappia più informazioni rispetto a me. Potresti raccontarmele?
    Alla fine forse il tono mi esce persino più acido di come avrei voluto, ma immaginarle felici a chiacchierare via gufo mentre io sono qui da sola in compagnia di libri ed una coniglia con problemi di socialità mi fa più male di quanto vorrei ammettere. Dovrei farmi guidare dalla razionalità perchè so di poter essere più matura di così, ma in questo contesto non ci riesco ed il fastidio che provo è raddoppiato dalla faccia da schiaffi di quella terribile piantagrane.


    Edited by étoile - 4/2/2022, 17:49
     
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    -Non si fa! Caaaattivo!- Sbirro inclinò la testa di lato guardando la sua padrona a orecchie basse, come ogni volta quando si sentiva mortificato per aver appena ricevuto un rimprovero, mentre tra le zampe giacevano ancora i resti del corpo del reato. Vani furono i tentativi di riassestarla con un incantesimo di riparazione: la relazione di Erbologia per la professoressa Westwood era perduta per sempre nei meandri dell’intestino del roditore.
    -Grandissimo figlio di una coniglia mannara. Siamo entrambi in un mare di guai!-, Karen lo afferrò in braccio e gli assestò un ceffone sul culo perché recepisse la lezione, poi lo infilò nell’oblò dello zainetto. Raccolse da terra i resti di pergamena e si chiuse in bagno per sbarazzarsi del cadavere, imprecando per l’imprevisto. La giornata non era cominciata nel migliore dei modi ma poteva sempre peggiorare, e di fatto una volta uscita dal cubicolo fu Mercoledì Addams ad accoglierla in tutto il suo tetro metro e sessanta di altezza. La Corvonero stringeva tra le braccia il suo piccolo amico a quattro zampe con la stessa veemenza con la quale Don Vito Corleone accarezzava il suo gatto mentre ascoltava il guastafeste di turno rompergli i coglioni proprio nel bel mezzo del matrimonio della figlia: di fatto fu con il medesimo sguardo truce che Marsilda le si avvicinò, minacciosa più che mai. Karen si domandò se non fosse il caso di darsela a gambe: che avesse scoperto che la piccola porzione di pelo assente all’altezza della coda di Sorriso fosse dovuta a un tentativo malriuscito di Sbirro di mettere su famiglia? A quanto pareva no, si trattava di… Didi. Karen corrugò la fronte in un’espressione accigliata e incrociò le braccia al petto.
    -Immagini bene-, la loro amicizia era molto stretta: superato il malinteso di Samhain le due erano diventate più legate di prima nella stessa misura in cui era aumentata l’antipatia di Marsilda nei suoi confronti. Il coniglio avrebbe dovuto rappresentare un’offerta di pace eppure Marsilda si comportava quasi come se il regalo fosse stato fatto soltanto da Daisy, atteggiamento che la indispettiva non poco.
    -Ne so più o meno quanto te: è al San Mungo, ma non può ricevere visite. L’hanno isolata nel reparto malattie infettive…- Didi non sembrava passarsela bene nell’ultimo periodo, era da diverse settimane che si era assentata da scuola…
    -Soffio di Erumpent, a detta dei medi maghi che la curano-, qualsiasi diavoleria volesse dire: aveva fatto una ricerca in biblioteca senza trovare niente di utile, ma si sarebbe guardata ben lontana dal dirlo alla corvonero.
    -Mi ha scritto due giorni fa, la guarigione è lenta ma pare stia procedendo. Didi sta meglio, ancora poco ed è finita la pacchia-, la rossa si limitò a riportare l’essenziale, tenendo per sé i suoi dubbi: la storia della malattia infettiva puzzava lontano chilometri, ma non aveva senso parlarne con Miss Saponetta.
    -Ti serve il numero della stanza?-, le costò uno sforzo considerevole soprassedere sulla sua ostilità ma Didi le era parsa parecchio giù di corda…
    -Stavo pensando di andare a trovarla. Non possiamo accedere al reparto ma forse possiamo salutarla dall’oblò o dal citofono… credo che le farebbe piacere vederci. Ma lascerei Sbirro e Sorriso in dormitorio, non ce li farebbero portare. Quindi… ? Ti unisci a me?-
     
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    Arriccio il naso a sentire quel "immagini bene" detto con quella che immagino essere spocchia. Il mio è un riflesso naturale che nasce dinnanzi al modo con cui l'irlandese sfoggia il suo privilegio nei confronti della nostra comune amica... O almeno, questo è quanto colgo a causa del moto di gelosia che mi brucia la bocca dello stomaco.
    In realtà, se non avessi i paraocchi, prenderei nota di come Karen mi stia comunque parlando nonostante i nostri incontri poco piacevoli e la mia decisione d'ignorare la sua partecipazione nel regalarmi la coniglia che stringo tra le braccia. Al posto suo io probabilmente me la sarei data a gambe levate col mento bene in alto per sottolineare di più il mio sdegno.
    Peccato che vi sia l'invidia a tingere il mondo attorno a me di una pungente sfumatura di verde, ed il modo in cui distorce parole o azioni è degno del miglior diavoletto da spalla che sia mai stato rappresentato nei cartoni animati.
    Daisy andrebbe fiera di questa mia associazione d'idee, direbbe che sto finalmente espandendo i miei orizzonti, o qualcosa di simile. E sono anche sicura che quella megera della Cavanaugh mi correggerebbe dicendo che no, sto sicuramente sbagliando a mettere in bocca alla Tassorosso frasi che non direbbe mai.
    In ogni caso, ciò che dice non è nulla di nuovo per me, e per un momento credo di aver effettivamente esagerato a lasciarmi andare a tanto astio. Solitamente preferisco ragionare, prendere tempo per pensare... Perchè tutto d'un tratto queste emozioni mi devono investire? Che sia forse il prezzo da pagare per avere accanto un'amica? O forse sono semplicemente meno adulta di quello che mi piacerebbe credere.
    Dove diavolo è andata a cacciarsi per finire in quello stato?
    Sovrappensiero faccio questa domanda più a me stessa che a Karen, con le dita passo pigramente sul capo peloso e morbido di Altair quasi mi aiutasse a concentrarmi di più.
    Ho letto che l'Erumpent somiglia ad un rinoceronte e si usano alcune parti del suo corpo per delle pozioni, ma non ricordo di aver sentito d'incidenti in aula ad inizio anno, e dubito che nella sua casa totalmente babbana sia pieno di oggetti magici... Quindi dove accidenti ha infilato quel suo naso curioso?
    Forse l'irlandese sa davvero più di quanto voglia lasciar credere, e Daisy le ha detto di tenermene all'oscuro perchè... Non lo so il motivo, in realtà, ma la mia parte irrazionale e paranoica ormai sta pensando al peggio: scenari tristi e terribili dove le due se ne vanno mano nella mano mentre ridono di me, ed io rimango indietro, sola come sono sempre stata.
    Eppure Karen sembra così gentile e bendisposta a farmela incontrare, perchè mai dovrebbe esserci qualcosa sotto? Non può sempre comportarsi da bambina dispettosa, giusto? Potrei prendere in considerazione l'idea di prendere la mano che mi porge, stando attenta alle spine.
    Lei si chiama Altair, non Sorriso.
    Acida e precisa come mio solito, metto bene in chiaro il vero nome della mia coniglia giusto per cancellare ogni possibile collegamento tra lei e la rossa che ho di fronte.
    E se Daisy è così contagiosa dubito ci farebbero stare dietro ad un'oblò per salutarla. Forse con un parente ad accompagnarci, ma credo che i nostri genitori siano troppo impegnati per assecondarci.
    In realtà mia madre ha smesso di lavorare prima della mia nascita e con papà non voglio parlare delle mie frequentazioni perchè ho paura di domande e conseguenze, ma a lei non serve saperlo.
    Lo so che probabilmente sei abituata ad intrufolarti ovunque, ma questa volta ti consiglio di evitare, d'accordo? Non è una gara a chi fa il gesto più speciale per conquistare il cuore della nostra amica.
    Dovrei stare zitta, ed invece l'accuso senza motivo subito dopo aver preso in minima considerazione l'idea di fare la brava. Mi piacerebbe dare la totale colpa alla sfiducia che nutro nei confronti di una persona che non ha fatto altro che darmi fastidio, vorrei dire che è solo merito dell'irlandese se la sto guardando con tanta supponenza, ma il peso della gelosia è impossibile da non sentire sulle mie gracili spalle.
    Aspetteremo il suo ritorno insieme, fine del discorso.


    Edited by étoile - 16/2/2022, 15:48
     
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    Karen scrollò le spalle, troppo distratta per capire che Marsilda le aveva posto una domanda retorica.
    -E chi lo sa… l’ultima volta che l’ho vista è stata a Natale, ma il massimo che puoi trovare nel suo giardino sono fagiani e galline. Niente rinoceronti, figuriamoci rinoceronti magici-, più ci pensava e più trovava quella faccenda… strana. Era da un po’ che Karen condivideva gli stessi dubbi della Corvonero, aggiungendone altri: se era una malattia tanto infettiva da impedir loro di farle visita, non avrebbe dovuto essere autorizzata neanche a mandare loro lettere. Era pur sempre un contatto che poteva diventare veicolo di contagio, no? Non erano stati gli infermieri di turno a trascriverle: la calligrafia era proprio quella di Daisy, senza alcun dubbio.
    La rossa storse il naso nel sentir l’altra puntualizzare il vero nome della coniglietta.
    -Di questo passo la farai crescere con una doppia crisi di identità, di genere e di specie. Poi non ti meravigliare se un giorno dovesse lanciarsi dal tuo baldacchino convinta di essere un’aquila-
    Tra tanti nomi non poteva scegliere quello meno azzeccato per Sorriso: il capo della Gilda degli Assassini… che eredità infame. Vero che lei era l’ultima persona ad avere voce in capitolo, considerato il vero nome scelto per Sbirulì, ma era così che funzionava per principio divino: il bue doveva dare sempre del cornuto all’asino. Ed eccola che ricominciava con il suo tono e i suoi modi da maestrina, resi ancora più insopportabili da un ragionamento che non faceva nemmeno una piega. Karen incrociò le braccia al petto e sbuffò, esasperata. Mai una volta che le andasse bene una sua iniziativa! Prima cambiava il nome al coniglio, poi criticava il suo piano…
    Chi me lo ha fatto fare di coinvolgerla?!
    -Mio padre non può accompagnarci-, un assioma privo di fondamenta: Karen non glielo avrebbe chiesto. Non dopo quel che suo padre aveva combinato con Rya, illudendola di amarla, per poi lasciarla. Illudendo inoltre anche lei e la sua gemella di essere di nuovo una famiglia unita.
    -Ma non è indispensabile vederla. Farle sapere che siamo là per lei è quel che conta-, ribatté, scocciata. Era il gesto che contava: cosa c’era di così complicato da capire?
    -Quindi Daisy è questo per te? Una gara? Se credi che per me sia lo stesso sei totalmente fuori strada, saponetta-, lo sguardo che Karen le rivolse era di puro sdegno. Come si permetteva di mettere in dubbio l’autenticità dei sentimenti d’amicizia che la legavano alla tassorosso! Lei, che si comportava perennemente come se avesse davanti una figlia del demonio, al punto da ignorare che la coniglietta che stringeva tra le braccia fosse stata una sua idea!
    -Non mi faccio dare ordini da mio padre, figuriamoci da te-, sbottò infine, stizzita, muovendo un passo indietro come per difendersi.
    -Sai che ti dico? Fa’ un po’ come cazzo ti pare, io vado a trovarla. Non fartela troppo sotto mentre starò via… ti saluto! Alla prossima anche a te, Sorriso-, un buffetto sulla testolina della coniglietta, che fece le fusa manco fosse un gatto, poi Karen le diede le spalle, intenzionata ad andare avanti per la sua strada. Una subdola tattica per spronare Marsilda a muovere il culo: sapeva che non avrebbe resistito al richiamo della sfida, dopotutto era una sporcchiosa corvonero.
     
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    L'irlandese parla troppo, e dubito che da quella bocca larga possano uscire frasi di senso compiuto, se capita è per puro e semplice caso, un'allineamento dei pianeti che accade forse una volta ogni diciotto anni.
    Tanto stupida da pensare che i conigli siano abbastanza intelligenti da capire cosa diamine diciamo loro, ma in quel suo cervello da bambina deve essere pieno di arcobaleni e animaletti parlanti pronti a darti una zampa nel momento del bisogno... Ridicola. Il fatto che sappia collegare il nome di Altair alla costellazione dell'Aquila mi sorprende, ma dev'essere una di quelle nozioni che il suo cervello da oca ha scelto di tenersi dentro come puro e semplice passatempo, così, tanto per riempire gli spazi con qualcosa che non sia cattiveria o scempiaggine.
    Mi risulta ancora difficile capire cosa Daisy possa trovarci in lei, ed è pur vero che non è mai stata tanto crudele da farmi male come quell'idiota di Axel, ma una parte di me -quella gelosa che dovrei solo zittire- vorrebbe non doverle vedere più insieme a ridere e chiacchierare come se io fossi invisibile.
    Potrei fare uno sforzo, avvicinandomi a Karen con meno astio nel cuore e un po' più di visione in prospettiva, ma non ci riesco. Ho provato sulla pelle per pochi minuti com'era vivere senza pensieri e ansie, ho riso con lei addosso mentre la stanza che divido con la Miller era a soqquadro... Era stato bello, in un certo senso anche liberatorio, e forse è per questo che adesso la odio ancora di più.
    Ho assaggiato qualcosa che non avrò mai, il motivo per cui, nella mia testa, Daisy la preferisce a me, e ne sono invidiosa. Questo dovrebbe spronarmi a migliorare, a buttar giù un po' di muri e sorriderle nel darle una possibilità... Sarebbe la cosa più logica da fare, no?
    Eppure riesce sempre ad accendermi l'emotività, buttando carbone sul fuoco già di per se vivo e pungente.
    Corrugo la fronte in un'espressione rabbiosa quando mi accusa di ritenere Daisy una gara tra di noi, devo mordermi la lingua per evitare di urlarle in faccia quanto sia stupida e idiota perchè non ha capito una singola parola di ciò che ho detto, come al solito.
    E poi ogni presunzione di buona volontà si sbriciola nel momento in cui mi volta le spalle dopo aver chiamato Altair col nome che non le appartiene, nonostante io le abbia precisato che quello è il modo errato, ma a quanto pare alla Cavanaugh piace provocare ed oggi ci è riuscita.
    La parte di me che ha paura di una punizione si spegne, soffocata dal fumo di una rabbia alimentata da troppe vessazioni che ho dovuto sopportare, quelle spalle voltate sono state l'ultimo affronto. Riesco giusto a mettere la coniglia grigia per terra, così da evitarle qualche eventuale spavento, prima di lanciarmi sulla chioma di Karen per afferrarla sulle punte e tirarla indietro, così che possa tornare a guardarmi in faccia.
    Ora ascoltami bene, stronza scema che non sei altro! Capisco che la comprensione del testo non sia il tuo forte, ma io non ho mai detto che per me Daisy è una gara, chiaro?! Le voglio bene e tu non la meriti!
    Questa non sono io, questa è la me adolescente che voglio seppellire e che ora sta venendo fuori dalla sua tomba con un dannatissimo zombie.
    Tu non andrai a trovarla col rischio di portare una malattia infettiva a scuola, chiaro?! L'aspetteremo qui e se fosse per me tu non dovresti vederla mai più, ma per qualche ragione a le piaci e io... io... Io dovrei dirle che mi hai picchiata come ha fatto Axel, almeno così ti starà lontana!
    Rossa in viso, le lascio andare i capelli di scatto e arretro di un paio di passi con quella bugia pronta in canna che mi brucia la lingua da quanto è velenosa, eppure non smetto di pensare quanto sia la cosa giusta da fare per salvare la Tassorosso a cui tengo così tanto.
    Perchè non sei in grado di lasciarmi in pace?!
     
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    Era fatta: Karen era riuscita a portarla a un punto di non ritorno, facendo finalmente esplodere una bomba che non si era mai innescata. Così accecata dalla rabbia, Marsilda non si era minimamente accorta di essere stata istigata perché attaccasse per prima; se le avesse messo una mano addosso qualsiasi fossero le sue motivazioni, pure ragionevoli, sarebbero passate in secondo piano: sarebbe finita dalla parte del torto. Allo strattone che seguì mugugnò di dolore ma la lasciò agire incassando il colpo e prima che il coniglietto potesse andarci di mezzo fece scivolare la tracolla giù per la spalla mettendo per terra lo zainetto che lo custodiva.
    -Mollami, pazza psicopatica che non sei altro!-, ringhiò a denti stretti a un soffio dalla sua faccia, ficcandole le unghie nel palmo per allentasse la presa sui capelli. Marsilda sembrava sorda perfino al dolore, tanto che cominciò a sputarle addosso tutto il risentimento che aveva spazzato sotto il tappeto, accumulato fino a formare un mucchietto troppo grande per continuare ad essere nascosto. Karen assimilò ogni parola, assecondando lo strattone per ammortizzare il dolore. Appena Marsilda la lasciò andare Karen la guardò di traverso, un fuoco distruttivo alimentava i suoi occhi chiari mentre la squadrava in volto. Poi non resistette più: una risata sprezzante proruppe dalle labbra, senza che potesse arrestarla.
    -Tu stai male. Devi farti vedere da uno bravo, così ti cura le manie di persecuzione e di protagonismo! Ti senti mentre parli?! Io me ne stavo per i cazzi miei, sei stata TU a rompermi i coglioni!-, Marsilda non faceva altro che offenderla di continuo dandole della stupida o della poco di buono in base al piede con cui scendeva dal letto la mattina e voleva pure passare per vittima? Allucinante. Vero che per un po’, un bel po’, l’aveva tormentata con qualche scherzo pesante, tuttavia negli ultimi tempi si era data una calmata. La Corvonero era ancora troppo fissata nello schema della studentessa perfetta per poterne apprezzare l’ingegno e l’alta qualità artistica, bisognava procedere per gradi!
    -“Fosse per me non dovresti vederla”. Oh, guarda-, mimò con tanto di virgolette, parafrasando in modo burlesco l’imperativo categorico che si era sentita rivolgere poco prima. Karen si chinò per terra fingendo di raccogliere qualcosa dal pavimento, e nuovamente finse di porgerglielo.
    -Ti è caduto il ventaglio, principessa.-, un modo di dire che vista la sua intelligenza era certa avrebbe colto al volo: il ventaglio era simbolo di mistero, aveva un suo linguaggio segreto che trasmetteva messaggi ben precisi in base al modo in cui era mosso. A corte era usato dalle dame per celarsi agli sguardi esterni durante una conversazione, sul campo di battaglia i generali lo muovevano per impartire ordini. Nel “perderlo” Marsilda aveva lasciato cadere tutta l’apparenza che si era costruita, rivelandosi per chi era realmente. Davanti a sé l’irlandese non aveva più la Corvonero posata e ligia al dovere che sedeva in prima fila a lezione, sempre pronta a bacchettare chiunque e a richiamare all’ordine, bensì una coetanea, una compagna di scuola con lo stesso bagaglio di emozioni e contraddizioni di qualsiasi adolescente in quella scuola. Quando Karen le fu abbastanza vicina le assestò uno spintone. Se doveva passare per stronza che almeno fosse per un motivo vero e non per una bugia.
    -Vai! Ti sfido a dirglielo, sempre che tu ne abbia il fegato.-, un altro spintone, questa volta più forte. Non voleva farla cadere a terra né ferirla, nonostante tutto non la considerava realmente una minaccia. Ma di certo non sarebbe rimasta immobile a guardare mentre Marsilda la offendeva e la minacciava di distruggere la sua amicizia con Daisy.
    -Contro quel coglione di Axel non ti ci metti, con me però riesci a tirare fuori gli artigli! Invece di offendermi di continuo dovresti chiederti chi tra noi due sia davvero la stupida.-, sputò con rabbia, rimarcando quella parola non solo per ferirla ma per spronarla a darsi una svegliata.
    -Chi altro lo sa? A Daisy lo hai detto?-
     
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    Ride, lei. Dopo tutto quello che mi ha fatto trova ancora il coraggio di prendermi in giro con quella sua voce gracchiante che rimbomba per tutto il bagno.
    La faccia tosta di questa stupida non ha limiti, ed alimenta quel fuoco di rabbia che mi brucia dentro. I segni che mi ha lasciato sulla mano con le unghie nemmeno li sento, non sono nulla a confronto del dolore provato al ginocchio quando papà me lo spezzò e voglio che l'irlandese veda quanto poco m'importa del dolore che tenta di rifilarmi.
    Oh, ma per quello emotivo è tutta un'altra storia, non è così? Il male fisico lo posso sopportare, mi fa piangere e digrignare i denti si, ma non è nulla se messo a confronto col profondo fastidio che mi punge le viscere nell'ascoltare ogni singola parola che esce dalla bocca della rossa.
    Dovrebbe imparare a tacere quando è necessario, e a chiedere scusa quando gli errori commessi le vengono sbattuti in faccia... E invece no, continua a dare aria alla bocca!
    Ed io dovrei fingere che non m'importa nulla di ciò che mi butta addosso, ma ormai sono arrivata ad un limite di sopportazione che ho superato con un grande balzo e credo sia impossibile tornare indietro.
    La guardo con tutto l'odio che merita, le sopracciglia accartocciate e gli occhi azzurri che brillano dal desiderio di tirarle ancora i capelli. Per ora mi tiene ferma una piccola catena di raziocinio legata ad un polso, mi sussurra quanto potrebbe essere un'errore picchiarla lasciandomi andare totalmente a questi sentimenti adolescenziali che tanto detesto.
    Eppure con una manata scaccio il finto ventaglio che mi porge, allontanando lei e quelle accuse che mi ha lanciato con tutta quella falsa eleganza.
    Dovresti comprarti uno specchio migliore, quelli che hai non riflettono bene quanto sei tu la falsa tra le due!
    E' lei quella che con Daisy fa tutta la carina e gentile e poi con me è solo scherzi, incantesimi e battute di basso gusto, non io! E' solo un mostro cattivo che merita la solitudine, e quei due spintoni che mi assesta ne sono la prova.
    Li incasso come meglio posso, finendo però contro il muro dopo il secondo. Chissà cosa penserebbe la gente se ci vedesse così, intente a litigare come le ragazzine che siamo... Io però, a differenza sua, sento di essere diversa. Mi piace credere di essere migliore, nonostante tutti i graffi e cicatrici.
    Poco importa se le ho appena detto che sarei disposta a mentire pur di allontanarla dalla nostra amica, ora non ho tempo per darmi dell'ipocrita.
    E a te cosa importa di chi lo sa? Cos'è, vuoi fare l'eroina adesso?! Andrai dalla preside per difendere il mio onore?
    Questa volta sono io che rido, mi sembra tutto così assurdo.
    Certo che l'ho detto a Daisy, non avrei mai potuto vederla un minuto di più in compagnia di quel dannato violento. Scommetto che anche tu vorresti farmi male come ha fatto lui, non è così?!
    Avanzo di un passo per avvicinarmi al suo viso e ricambiare le spinte di poco fa, ci metto tutta la rabbia e la paura che il ricordo di quel giorno al Lago Nero mi provocano. Avrei dovuto mettermi contro Axel, dice lei, ma scommetto che non ha la minima idea di cosa significhi essere solo una ragazzina che si trova ad avere a che fare con qualcuno di così pericolo e più grande di lei.
    Avanti, lanciami un Elettro anche tu! Fammi crescere dei bubboni purulenti sulla faccia! Ci sono già passata, non mi fanno più paura!
    Non è vero. La scarica che mi ha attraversato il corpo ha fatto molto male e vorrei evitare di provare nuovamente quella sensazione, ma all'irlandese non serve saperlo.
    Mentre alzo la voce sento di voler solo che lei mi attacchi, così da dimostrare a Daisy e tutta la scuola quanto sia realmente malvagia, quanto non si meriti l'affetto che la circonda.
    Sei stata cattiva con me fin dal primo istante e senza un vero motivo, ora prendi la bacchetta e completa l'opera! Lo so che lo vuoi! Lo so che... Altair! Cosa state facendo?!
    Un movimento color grigio e marrone sul pavimento attrae la mia attenzione, quel tanto che basta per distrarmi da Karen e il nostro litigio. Con orrore mi rendo conto di ciò che sta combinando Sbirro ai danni della mia coniglia, ed è con disgusto che torno a voltarmi verso la rossa puntandole un'indice contro.
    Ora persino la tua bestia ci si mette! Oltre al danno la beffa, accidenti a voi! Staccalo subito dalla mia coniglia o giuro che vi darò in pasto agli ippogrifi!
     
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    -Poi te lo presto, magari riesce a rivelarti la trave che si è incastrata nel tuo occhio… anche tu non hai mai fatto altro che offendermi, eppure non l'ho mai fatta tanto lunga.-, Marsilda non faceva altro che partire prevenuta con lei e quel pomeriggio non si stava smentendo. Era arrivata perfino a metterle le mani addosso quando la rossa non aveva fatto assolutamente nulla di male contro di lei, non in quell’occasione per lo meno. Karen non riusciva a spiegarsi un atteggiamento tanto aggressivo: quando si era resa conto di aver esagerato con gli scherzi, e che l’altra li interpretava tutto fuorché un approccio amichevole, aveva smesso di prenderla di mira. Non si era mai scusata principalmente perché non riteneva di doverlo fare, e in secondo luogo perché era certa che l’altra avrebbe colto la palla al balzo per rimpettirsi come un pavone; già normalmente era di una arroganza mostruosa, chi sarebbe più riuscito a sopportarla se si fosse sentita pure legittimata?
    -Perché dovrei? Tu per me non muoveresti un dito, gongoleresti nel vedere qualcuno darmi una lezione-, sputò con rabbia, fulminandola con lo sguardo. Una bugia bella e buona: se Axel in quel momento avesse aperto la porta per attaccarle la Grifondoro non avrebbe esitato a mettersi in mezzo per difendere entrambe. Ma non le avrebbe dato la soddisfazione di saperlo, a maggior ragione se la Corvonero continuava a dipingerla come un mostro. A farle ancora più rabbia però non era Marsilda, quanto più che Daisy avesse continuato a vedere e frequentare quel bullo prepotente nonostante sapesse perfettamente di cosa era capace, e nonostante avesse già ferito una sua amica. Che cazzo le diceva il cervello?
    -Avresti dovuto denunciarlo tu. Invece hai preferito nasconderti con la coda tra le gambe… vigliacca. Non c’è nessun cazzo di vanto nel sopportare queste merdate-, normalmente non avrebbe affrontato la situazione in quel modo: si sarebbe adoperata per incoraggiarla a parlarne con Rya o con il vicepreside, l’avrebbe capita perché Axel era più grande di loro, faceva paura non solo per la quantità di incantesimi che conosceva ma anche l’esperienza scorretta della quale si avvaleva, senza provare alcun tipo di rimorso… quel ragazzo le aveva sempre dato l’impressione di essere una minaccia, e quanto Marsilda aveva subito non faceva altro che rafforzare la convinzione che uno come lui non avrebbe dovuto restare tra di loro.
    -Se pensi che io sia della sua stessa pasta non hai capito un cazzo di me-, sapere che Marsilda la riteneva capace di cose tanto brutte la feriva. Non l’aveva mai stuzzicata per sadismo, era soltanto il suo modo, per quanto discutibile, di “sondare il terreno” per fare amicizia: in quei due anni al castello la rossa era riuscita ad uscire dal guscio, ma per quanto sembrasse spigliata e amichevole restava tremendamente impacciata e le sue buoni intenzioni finivano per essere travisate e mal interpretate, come stava succedendo con la Corvonero. Se non ci fosse stato un movimento losco tra i conigli a salvarla in calcio d’angolo era certa che Marsilda l’avrebbe buttata giù per le scale: fu con sorpresa che Karen osservò Sbirro fare avances romantiche verso Sorriso, che tutto sembrava fuorché sgradirle.
    -Sei a quota due reati più aggravanti, doppio cognome, con questa fanno tre-, le contò sulle dita, mostrando di non prendere affatto sul serio le sue minacce da nemica di cartone.
    -Mettigli le mani addosso e aumentano a quattro. Alla tua coniglietta non sembra neanche dispiacere, se non gradisse le effusioni gli staccherebbe il collo a morsi… se c’è una cosa che mi hanno insegnato Montecchi e Capuleti, è che non sarò io a separare due cuori innamorati. Cazzi suoi se dovrà sopportarsi una suocera bisbetica…-

     
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    L'irlandese meriterebbe si una lezione, ma nonostante tutto quello che sta accadendo tra noi non riderei nel vederla subire quello che Axel ha fatto a me. Se fosse stata lei al posto mio, ed io fossi passata in quel momento sulle rive del Lago Nero, mi sarei mossa in suo soccorso, magari senza mettermi direttamente in mezzo perchè non ho la stoffa dell'eroina, ma sicuramente sarei corsa a chiamare qualche professore.
    Mi ferisce quindi scoprire che mi vede in questo modo, come una serpe crudele, e sicuramente aiuta poco il mio averla presa per i capelli e tutta questa cattiveria che le sto buttando addosso, ma non sono mai stata brava ad evitare di comportarmi da ipocrita.
    Non darmi della vigliacca! Non sai niente di me!
    Le tuono a poca distanza dal suo viso con una rabbia che nasce da sentimenti imbottigliati a causa di anni di doveri da seguire e sguardi giudicanti da evitare.
    Lei non capisce quanto può essere spaventosa la reazione di un padre che da te si aspetta il massimo ed in cambio riceve solo bugie e tradimenti. Ho sopportato la sua punizione perchè era quanto di più giusto mi sarebbe potuto accadere dopo averlo offeso, e la cicatrice sul ginocchio mi ricorda ogni giorno di quanto io debba prestare attenzione a come mi muovo perchè ricevere un altro monito è quanto di meno voglio a questo mondo.
    Potrei vantarmi ad alta voce del dolore che ho sopportato a denti stretti e delle lacrime che non ho cercato di versare, ma lei non capirebbe perchè è troppo occupata a vivere la sua vita come meglio crede, ed io la detesto per questo.
    Sono sicura che il suo papà non le spezzerebbe mai una gamba per temprarla, quindi si merita tutta la mia invidia.
    Con Alex mi sono comportata da bambina spaventata e non avrei dovuto, eppure so che posso essere ben più forte di così e se mai dovesse ricapitarmi una situazione simile allora la farò vedere a quel bullo, o a chiunque altro dovesse osare farmi piangere. Karen sta vivendo il mio raggiungere il limite, e forse nessuna delle due ne è pienamente consapevole.
    La sto usando come valvola di sfogo perchè la voce della paranoia mi dice che Daisy le vuole più bene che a me e per qualche motivo non riesco a pensare logicamente per poter credere il contrario. Probabilmente tra qualche giorno mi darò della stupida ragazzina per questo, ma adesso ho solo bisogno di puntarle il dito contro per convincerla a colpirmi, dimostrandomi così quanto la parte invidiosa di me sia nel giusto.
    Fortunatamente i nostri due conigli interrompono il flusso di parole, e pochi istanti dopo mi pento di aver minacciato di far del male a Sbirro, in fondo la povera bestia non ha fatto nulla di male. Si può notare la vergogna sul mio viso e da come mi muovo per allontanarmi da Karen con il labbro inferiore stretto tra i denti.
    La temperatura della stanza pare essere diminuita di un paio di gradi, ma le guance mi rimangono comunque rosse a causa della marea di emozioni da cui mi sono lasciata cullare.
    Mi dispiace. N-non gli farei mai del male. Io...
    Perchè tutto d'un tratto mi sto scusando con lei? Non lo merita, così come non merita l'amicizia della Tassorosso o qualsiasi altra cosa bella le sia mai capitata.
    Il momento romantico tra le due bestie finisce abbastanza in fretta, e quando Altair non ha più addosso l'altro coniglio ne approfitto per correre da lei, afferrarla e fuggire via da quel bagno maledetto. Caccio indietro il pizzicore che mi brucia gli occhi perchè non voglio prove del fatto che quella maledetta è riuscita a farmi piangere... O forse non è del tutto colpa sua, ma è più facile incolpare gli altri piuttosto che puntare il dito sulle proprie mancanze, giusto?
     
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