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    Erano trascorsi alcuni giorni da quando avevo preso accordi con la donna del bosco. Così l’avevo definita anche perché era l’unica persona che abitava in mezzo al verde con praticamente nessuno per diversi chilometri vicino. Non sarei di certo venuto meno alla parola data, anche perché quei semi che erano stati piantati avevano assolutamente bisogno di un terreno migliore e più adatto dove crescere. Avrei dovuto anticipare molte cose che avevo pensato di fare più avanti ma purtroppo questo inconveniente aveva rovinato i miei piani. La serra magica che avevo fatto vicino al mio capanno ad Hogwarts avrebbe dovuto ospitare tutte queste nuove piantine. Come da accordi con Debbie, questo era il suo nome, mi sarei fatto trovato il sabato subito dopo pranzo per iniziare i lavori. Prima avrei tolto le piantine, mettendole nei vasi che mi ero portato, poi avrei sistemato al meglio il terreno, decidendo così con quali piante iniziare. Era il momento di quelle invernali, quelle che non avrebbero patito nulla. Così quando il giorno arrivò mi armai di attrezzi, vasi e utilizzando un borsone incantato, portai praticamente tutto il necessario fino alla casa della donna. Conoscevo molto bene la strada l’avevo fatto un numero di volte talmente alto da essermene dimenticato. Che poi a pensarci bene, era pure una bella donna, se non avesse solamente fatto quel dannato errore di toccare le mie cose. Sfortuna Can, sfortuna. Pensai tra me e me mentre ormai ero arrivato in quello che potevo definire il “giardino” di casa. Provai così a bussare come la scorsa volta, però con molta più calma, non ricevendo alcuna risposta dall’interno. Che si sia dimenticata del nostro appuntamento di oggi? Poteva essere, non ci conoscevamo così bene da sapere quanto l’altra persona fosse precisa o puntuale o altro. Dovendo lavorare all’esterno decisi di mettermi all’opera, anche perché prima finivo e sicuramente prima era felice. Posai così il borsone a terra, aprendolo e tirando fuori ogni singolo vaso. Mi ero fatto spiegare per bene dove fossero stati piantati i semi, così misi un vaso vicino ad ognuno. Indossai i guanti da lavoro ed iniziai a travasare così ogni singola piantina, forse nel frattempo la padrona di casa si sarebbe palesata.

     
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    Sabato mattina, dopo una serata in giro per Londra, aveva messo la sveglia presto comunque, aveva un turno al lavoro.
    C'erano stati degli imprevisti e dunque avevano chiamato lei per una sostituzione, nonostante avesse già coperto i suoi turni. Un pò di straordinario, e poi il cambio denaro babbano-galeoni era praticamente in pari, per cui, tanto di guadagnato.
    Le piaceva quell'ambiente di lavoro, poi al momento le andava bene stare in una scuola babbana. Le piaceva tanto lavorare con i bambini stranieri, e credeva di essere abbastanza brava con loro, dato che le sue classi erano piene, e c'era richiesta da parte dei genitori per far capitare i ragazzini in classe con lei.
    Insegnava inglese come madrelingua a bambini di ogni nazionalità, provenienti da ogni parte del mondo, nella cosmopolita Londra, il centro del mondo o quasi, per molti. Tante famiglie erano perfettamente integrate da anni, tanti babbani continuavano ad arrivare in Inghilterra nonostante la politica negli ultimi anni fosse cambiata. E per integrarsi, sapere perfettamente la lingua era un requisito fondamentale.
    Non era stato complicato farsi assumere, per cui ormai lavorava lì da quando era tornata in Inghilterra.
    Quel sabato dunque aveva dovuto sostituire una collega, e passò la mattinata a scuola. Il pomeriggio doveva venire quell'uomo, Can, il guardiacaccia, col quale avevano stretto quel patto di non belligeranza praticamente, lui provava a salvare le sue piante che lei aveva piantato a quanto pare sbagliando, avendo tra le mani erbe preziose. Lui però le aveva lasciate abbandonate in un posto che non era suo, da lei acquistato.
    Non era programmato che andasse a lavoro, il suo orario era fino all'ora pomeridiana, e non aveva avuto modo di avvisare Can perchè il mondo dei babbani aveva i cellulari, quello maghi no o ad ogni modo, se pure lui lo aveva, lei non conosceva il suo numero telefonico, ne sapeva benissimo dove viveva, immaginava vivesse ad Hogwarts ma non poteva andare all'ufficio postale e spedire il gufo, non aveva tempo.
    Per cui, gli aveva lasciato un bigliettino sulla porta, sperando resistesse al vento e al freddo di quei giorni.

    "Ciao Can,
    io sono stata chiamata per un'emergenza a lavoro,
    arriverò più tardi, nel frattempo inizia a lavorare.
    Ciao!"


    Si era comunque affrettata a tornare a casa non appena avesse finito, poichè non voleva che quell'uomo arrivasse e non la trovasse o dovesse aspettarla, anche se praticamente doveva fare tutto fuori casa, non era poi così necessaria la sua presenza, anche se lei voleva comunque stare nei paraggi.
    Infatti, tornò appena finita la lezione, non aveva pranzato ma poco le importava, voleva tornare a casa a dare un'occhiata. Anche perchè forse era maleducato non farsi trovare in casa, ma non era riuscita ad arrivare per tempo.
    Mentre iniziava a passeggiare nei dintorni di casa sua, intravide la sua sagoma in lontananza. Beh, non si era dimenticato, per un momento lo aveva sperato... e invece no, era lì, puntuale pure.
    "Ehi, ciao!" Debbie comparì a fianco a lui, con dei passi quasi silenziosi. Era diversa probabilmente dalla prima volta in cui si erano visti, oggi era vestita come una persona normale, adeguata al clima e anche al lavoro che faceva, un minimo di attenzione ed eleganza, con cappotto e i capelli biondi sistemati in una treccia.
    "Hai già cominciato? Io scusami ho fatto tardi, ho dovuto sostituire una collega al lavoro e me l'hanno detto all'ultimo momento, non sapevo come avvisare. Ho lasciato un bigliettino sulla porta..." Si guardò intorno, e vide in direzione della porta, sulla quale sembrava non essere appeso alcun biglietto. Forse era caduto, sarà bastata una folata di vento.
    "E allora...Come...come va?"
    Non sapeva se avessero degli argomenti di conversazione in comune."Passate buone feste?" gli chiese, domanda di rito ormai in quel periodo. E andava bene così, salvava molto dal fatto che lei e Can si conoscessero veramente a malapena, si erano parlati mezz'ora in totale forse, e adesso lui avrebbe avuto l'abitudine di recarsi da lei molto spesso.
    Non sapeva, poi, se avesse bisogno di una mano o se lei correva il rischio di combinare ulteriori disastri, o se non la volesse tra i piedi, il che sarebbe stata comunque una scelta di tutto rispetto.
     
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    Dopo il nostro primo incontro dovevo ammettere che mi sarei aspettato di vederla non appena arrivato a casa sua. Così però non era stato e da un lato mi sorprese molto, ricordando molto bene com’era stata la nostra prima impressione, perché immagino che anche la sua non era stata tra le migliori. Del resto poco mi importava, ero venuto per un motivo soltanto e questo era mettere a posto questo luogo in cambio dei miei preziosi semi. Non vedendola e soprattutto non notando alcun avviso di ritardo o altro, mi ero messo all’opera, posando ciò che mi ero portato dietro e rimanendo giusto con l’abbigliamento che avevo scelto, ovvero camicia di jeans blu e giacca sopra leggermente aperta. Sapevo che faceva fresco, ma sapevo anche che dopo un po’ di lavoro sicuramente mi sarei scaldato parecchio, quindi non mi ero vestito in maniera eccessiva. Non so bene neanche quanto tempo passò prima di sentire la sua voce al mio fianco, dunque era tornata a casa. Voltai così lo sguardo in sua direzione, notando un deciso cambio di abbigliamento rispetto alla volta scorsa, molto più attinente alla stagione in cui eravamo. Ciao Debbie. Risposi solamente prima di posare un attimo un attrezzo che avevo in mano per ascoltare ciò che aveva da dirmi. Si, non mi piace rimanere senza fare nulla, così ho già iniziato a organizzarmi. Nessun problema, gli imprevisti ci stanno, anche se inizialmente avevo pensato che ti fossi dimenticata dell’appuntamento di oggi. Vederla sotto questo punto di vista era decisamente più attraente rispetto alla scorsa volta. Scossi così il capo per far andare via quel pensiero dalla testa, prima di sentire la sua domanda su come andava e se avevo passato bene le feste. Non male, di certo ad Hogwarts non ci si annoia mai, nemmeno un guardiacaccia. Risposi così alla sua prima domanda, prima di passare alla prossima. Le feste sono volate, ho fatto diversi lavori con il fatto che le lezioni erano sospese, prima di prendermi un permesso per un viaggio veloce, staccando così la spina. Invece a te come sono andate? Un po’ di curiosità c’era anche perché venire a vivere nella foresta in mezzo al nulla era di certo particolare e non conoscendola non sapevo se aveva amici con cui passare il tempo, così come proprio le feste di natale e capodanno. Passarono alcuni minuti prima che mi misi a pensare ad una possibile idea, non sapevo bene quanto fattibile, ma tanto bastava solamente chiedere. Vuoi unirti a me, così come se fosse un ripasso di quando eri ad Hogwarts, anche se molto più pratico. Era chiaro che quell’abbigliamento non avrebbe di certo fatto al caso, non sapevo neanche se avesse qualcosa di adatto per la situazione ma avendo tutto quel terreno intorno speravo per lei che qualcosa possedesse in casa.

     
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    Lei si stava guardando in giro, cercando di mantenere la calma. Non era abituata a veder qualcuno che stava nei dintorni di casa sua, che maneggiava il suo terreno, ed attrezzi. Ma lui era lì perchè avevano fatto un accordo, non poteva tirarsi indietro e poi nemmeno voleva farlo. Doveva solo abituarsi alla sua presenza.
    Anche lui la salutò, un pò più cordiale rispetto alla volta in cui si erano conosciuti.
    Si, non mi piace rimanere senza fare nulla, così ho già iniziato a organizzarmi. Nessun problema, gli imprevisti ci stanno, anche se inizialmente avevo pensato che ti fossi dimenticata dell’appuntamento di oggi
    Diede un'occhiata alla porta e con un cenno di bacchetta fece arrivare fino a lei il biglietto che si era sepolto tra le foglie del portico.
    "Oh no no, non mi ero dimenticata. Dovevo fare questa sostituzione, avevo lasciato questo bigliettino ma mi sa che ha deciso di non svolgere il suo compito" lo fece vedere a lui sventolandolo, poi guardò quel foglietto con espressione contrariata. Lo appallottolò e mise in tasca. Quel vizio di metter duecento cose in tasca pure lo doveva togliere prima o poi, trovava cose vecchissime sempre nelle tasche di ogni cosa.
    Le feste sono volate, ho fatto diversi lavori con il fatto che le lezioni erano sospese, prima di prendermi un permesso per un viaggio veloce, staccando così la spina. Invece a te come sono andate?
    "Immagino sia stati più facile lavorare senza gli alunni che scorrazzavano in giro. E' bello che tu sia stato in viaggio, dove sei andato?" gli chiese, un pò per fare conversazione un pò perche' davvero voleva sapere dei suoi viaggi. Chissà se aveva comprato qualcosa di nuovo, nei suoi fantasmagorici viaggi in cui aveva preso tutta quella roba che adesso era sepolta nel suo terreno. Fantasmagorici semi per cui se lo ritrovava lì nel suo giardino, adesso. Resistette alla tentazione di fare dell'ironia su quella cosa, meglio evitare, non era partiti proprio bene e a lei non piaceva prendere in giro le persone.
    "So che c'è stato un gran ballo ad Hogwarts, Sei riuscito ad andarci?
    Le mie feste tutto bene, a Natale ho dato una festa qui a casa con il mio fratellastro, sua moglie, i bambini di ciascuno, diversi amici, si ognuno poteva portare chi gli pareva...C'era anche Rya, la preside"

    Era stata una bella serata, una volta mandati i bambini a dormire gli adulti avevano leggermente il gomito, e si era finiti a cantare e ballare. Fortuna che anche Ade crollò, la sua nipotina adolescente, nonostante i suoi buoni propositi di far nottata con loro, e sistemata insieme al bambino di Rya ed all'altra nipotina quasi neonata, erano liberi di darsi alla pazza gioia.
    Vuoi unirti a me, così come se fosse un ripasso di quando eri ad Hogwarts, anche se molto più pratico
    Era stupita di questa proposta. Non pensava volesse il suo aiuto, o quantomeno, non pensava che la volesse tra i piedi a fare qualunque cosa. Infatti, si era sognata tutta la mattinata la sua vasca da bagno bollente, starci ammollo un'ora, ad esempio, anche perché sapeva che non poteva, e non voleva, mettersi lì a sorvegliarlo, lei si sarebbe snervata e probabilmente anche lui.
    Però l'idea di essere coinvolta non le dispiaceva, di sicuro poteva tenerlo di più sott'occhio, poi lei amava stare a contatto con la natura, i profumi che sentiva, quella dimensione di calma.
    "Io...uh, wuau, non me lo aspettavo.
    Ti avverto, come ti dissi già non sono molto capace, ma ti ascolterò. Dammi 5 minuti che metto qualcosa di più comodo"
    Entrò in casa velocemente togliendosi il cappotto e posando la borsa, poi si cambiò al volo.
    Scelse un jeans a vita alta ed una t-shirt sopra. Era a mezze maniche, poi però pensò che fosse il caso di indossare anche una felpa, almeno per sembrare una persona con temperatura corporea normale.
    Uscì di casa e raggiunse Can dove era. "Eccomi, sono pronta. Hai bisogno di qualcosa per cominciare?" non aveva chiesto perchè immaginava che lui avesse già portato con sè tutto il necessario, ma aveva chiesto per sicurezza. Poi si rese conto di una cosa. "Oh, che maleducata, non ti ho nemmeno chiesto se volevi qualcosa, un bicchiere d'acqua, non so" si mise una mano in fronte, veramente aveva saltato tutti i convenevoli anche la più semplice ospitalità.
    Sperava non fosse uno che ci tenesse alle formalità...Ma non le sembrava proprio così. "Sei vuoi qualcosa dimmi, basta chiedere" gli fece un sorriso, sperando che questo la scusasse del fatto che non gli avesse offerto nulla.
     
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    C’era stato un totale cambio di atteggiamento, sia in me sia in Debbie, anche perché se dovevo venire qui diverse volte per sistemare il suo giardino non potevamo di certo beccarci ad ogni occasione. Poteva sembrare strano ma sapevo adattarmi meglio di quanto si potesse immaginare, anche perché mi trovavo a fare ciò che mi piaceva, ovvero a rimanere in contatto con la natura, anche se era solamente per un mio tornaconto, ovvero riprendermi i miei semi. Era sbagliato chiamarli così perché erano già diventate delle piccole piantine, ma per me rimanevano ancora tali. Ho fatto un salto in Sud America, nella foresta Amazzonica, un luogo che ricordo ancora molto bene dai miei ultimi viaggi. Natura, solitudine e libertà, era tutto quello che cercavo in quei pochi giorni di pausa che mi sono preso. Il ricordo di com’era la mia vita prima di accettare di diventare guardiacaccia ogni tanto ritornava a galla, portando alle volte un po’ di nostalgia, ma d’altronde sapevo che non era un capitolo chiuso perché un giorno sarei tornato nuovamente a vivere quella vita. Ogni persona decide che parte della sua esistenza la passa in un luogo, mettendoci le radici, forse la maggior parte, ma c’è ancora chi invece preferisce muoversi, spostarsi, viaggiando da un luogo all’altro sentendo dentro di sè di essere libero. Ho preferito lasciare il divertimento agli studenti, sono loro che devono divertirsi in queste occasioni. Sicuramente la musica si sentiva molto bene fino al mio capanno. Ho intravisto la preside ed altri professori, forse per controllare in parte gli studenti date le ultime feste che si sono tenute al castello. Non tutte erano state così ben riuscite, vuoi per i partecipanti, vuoi per altre ragioni che avevano portato a creare scompiglio e punizioni a chi ne aveva preso parte. C’erano diversi motivi per cui avevo deciso di renderla partecipe del lavoro che avrei fatto li fuori, la prima era soprattutto perché il giardino era suo e volevo capire se aveva un’idea oppure anche mezza di come lo voleva. La seconda riguardava più un aspetto di conoscenza, in quanto forse, approfondendo avremmo potuto passare in maniera tranquilla il tempo che questo lavoro ci portava a stare a contatto. Poi nonostante tutto era una bella presenza e non mi privavo mai di avere accanto una bella donna, anche quando le cose non andavano proprio secondo i piani. Rimase sorpresa della mia richiesta e si prese cinque minuti per cambiarsi, tornando con un abbigliamento decisamente più consono alla situazione. Ho tutto il necessario ma grazie per la domanda. Per quanto riguarda cosa possiamo fare ora, direi che c’è da ripulire tutto il terreno da pietre e erbacce, poi penseremo a come organizzarci. Se vuoi darmi una mano inizieremo da questo punto e proseguiamo, mettendo tutto ciò che togliamo in un posto, poi farò in modo di buttarlo una volta finito. Poco dopo mi chiese se volevo qualcosa da bere. Sono a posto per il momento, più tardi sicuramente te ne chiederò uno, grazie. Presi così il piccone, rastrello e pala, indicandole il posto da dove avremmo iniziato. Direi che è la zona più complessa, ci sono diverse cose da sradicare ma fatto questo il resto sarà sicuramente più semplice. Le dico prendendo in mano il piccone ed iniziando così a togliere le pietre più grosse.

     
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    Ascoltò interessata il racconto del suo viaggio. Le sembrava di sognare, quando ascoltava quelle parole. Le mancava la vita in viaggio, forse doveva programmare qualcosa nel breve termine, una piccola parentesi di fuga nel mentre che aveva ripreso una vita più regolare. Si rese conto, ascoltando le parole di Can, di quanto le mancasse.
    Ho fatto un salto in Sud America, nella foresta Amazzonica, un luogo che ricordo ancora molto bene dai miei ultimi viaggi. Natura, solitudine e libertà, era tutto quello che cercavo in quei pochi giorni di pausa che mi sono preso
    Sorrise a quelle parole. "Che meraviglia. Mi vien voglia di andar via di nuovo. Non per tanto tempo, ma di fare un bel viaggio, nonostante tutti gli anni costantemente in giro ci sono ancora così tanti posti che non ho visto!" Si, doveva decidere la sua prossima meta.
    Continuarono a parlare delle feste passate, lui le raccontò che non aveva partecipato alle celebrazioni a scuola, ma aveva sentito tutto dal suo capanno. Ancora oggi i guardiacaccia vivevano in quel capanno? Non potevano dar loro una stanza nel castello, come per i professori? Forse però il capanno era utile date tutte le attività che svolgevano...
    Ah si? Beh ricordo che effettivamente, quando ero professoressa lì, ad ogni festa ne capitava una, o quasi. Da studentessa non me ne rendevo conto, ma da insegnante che in un certo qual modo doveva comunque assicurare l'incolumità degli studenti, la serata passava tranquilla, ma sempre all'erta!"
    L'importante era che nessuno si facesse male, una cosa non proprio facile da garantire in fin dei conti.
    Ascoltò le sue istruzioni rispetto al da farsi, dovevano sradicare erbacce e spostare pietre, ripulire il terreno, indicando il punto da cui cominciare.
    Per quanto riguarda cosa possiamo fare ora, direi che c’è da ripulire tutto il terreno da pietre e erbacce, poi penseremo a come organizzarci. Se vuoi darmi una mano inizieremo da questo punto e proseguiamo, mettendo tutto ciò che togliamo in un posto, poi farò in modo di buttarlo una volta finito.
    Avrebbe potuto sollevare quelle pietre una ad una senza fatica, lui iniziò ad imbracciare un piccone...e lei non lo contraddisse.
    Iniziarono il lavoro, Can al momento non voleva niente, lei pensava che forse avrebbero fatto pausa più tardi.
    Lui si muoveva velocemente con quel piccone, lei lo osservava.
    Si accovacciò sul terreno e iniziò a sradicare a mano tutti i fasci di erbacce che trovava. Il contatto con il terreno era rigenerante, infatti amava la sensazione del terreno umidiccio, mentre rimuoveva quelle erbacce si faceva scorrere la terra tra le mani, assaporandone l'odore e la sensazione piacevole. Sorrideva con dolcezza mentre stava facendo quello, la riportava a qualche ricordo infantile, in cui giocava nel cortile di casa. Le erano sempre piaciuti i giochi all'aria aperta, sin da bambina, per lei era sempre stata una sensazione piacevole.
    Iniziava ad ammucchiare un pò di erbe strappate al suo fianco. "Ah, aspetta, dove le metto?" chiese indicazioni a Cam.
     
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5 replies since 5/1/2022, 11:07   157 views
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