Your fake smile

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    La quotidianità di un prefetto era assai divertente, potevo unire l'utile al dilettevole e nel farlo ricevevo addirittura dei privilegi, tipo quello di girovagare nel cuore della notte per tutta Hogwarts. Avevo perso il conto di quante ronde notturne avessi già fatto nel corso di quelle poche settimane dall'inizio della scuola. Passeggiare indisturbata per i bui corridoi del castello era divertente e quando non c'era nessun'altro prefetto al mio fianco era il silenzio a farmi compagnia, era una sensazione famigliare, ci ero ormai abituata a rimanere da sola e in silenzio per tante ore. Durante la mia infanzia solitaria era normale e forse con il mio arrivo ad Hogwarts avevo sfogato tutta la parlantina repressa nel corso degli anni, forse era per questo che ora non stavo mai zitta, o forse era perché avevo riscoperto il piacere di conversare con le persone, non con tutte ovviamente, ero piuttosto selettiva, ma con quelle che etichettavo come valide, non stavo zitta nemmeno un momento. Probabilmente ogni tanto avrebbero preferito imbavagliarmi per avere un po' di pace, ma non era ancora mai accaduto, il che era un buon segno, o almeno così speravo. Oltre alle ronde notturne vi erano altri compiti che un prefetto doveva adempiere, come ad esempio il supporto ai nuovi arrivati. Dovevamo aiutare i primini a integrarsi all'interno del castello e cercare di farli sentire a proprio agio, il che non era sempre facile, ognuno di loro era diverso e aveva passioni e interessi differenti, per non parlare delle differenze di età, a volte mi capitava di avere a che fare con ragazzini di undici anni, altre con maggiorenni fatti e finiti in arrivo da altre scuole o semplicemente in ritardo con i loro studi per motivi riservati e personali. Non era facile ma cercavo sempre di fare del mio meglio e di non lasciare mai nessuno in disparte, anche se alle volte certi studenti mi rendevano il compito piuttosto impossibile. Una ragazza in particolare mi stava facendo diventare matta, avevo tentato più volte un approccio ma prima che riuscissi a rivolgerle la parola prendeva e se ne andava, lasciandomi come un pesce lesso con la bocca socchiusa e le parole a morirmi in bocca. Era ormai diventata una questione di principio, ero una prefetta dopotutto, non poteva semplicemente girare i tacchi e andarsene ogni volta, meritavo un minimo di rispetto e se non voleva darmelo con i modi convenzionali, avrei optato per quelli diciamo... più creativi, tipo lo stalking. Era così che la mia caccia al topo aveva avuto inizio. Avevo cominciato con ľosservarla durante i pasti, stava tendenzialmente sola e difficilmente interagiva con gli altri studenti. Ogni tanto battibeccava con Corinne, la mia compagna di corso non che sua compagna di stanza, ma addirittura con lei sembrava cercare di mantenere le distanze, il che mi portava a pensare che non volesse stringere amicizia con nessuno. Inaccettabile. Per integrarsi e passare in maniera appagante i suoi anni di studi doveva per forza stringere dei legami, non avrebbe potuto rimanere zitta e sola per sette lunghi anni, non glielo avrei permesso e poco importava se avevo davvero il diritto di imporle di socializzare o meno, lo avrei fatto in ogni caso. Quel giorno decisi di seguirla dopo le lezioni, ero curiosa di scoprire cosa facesse nel suo tempo libero e con grande sorpresa mi ero ritrovata a varcare la soglia della piscina. A quanto pareva le piaceva lo sport, o forse gradiva farsi una nuotata rigenerante a fine giornata, era comunque un valido modo di impegnare il proprio tempo, ma volete mettere? Farlo con degli amici è mille volte più appagante e magari avrebbe potuto unirsi alla squadra di quidditch, se davvero le piaceva lo sport, lì si che avrebbe potuto fare nuove conoscenze. Decisi finalmente di approciarla, ero stufa di seguirla nell'ombra, volevo capire meglio come fosse fatta e per farlo dovevo per forza trovare un modo per parlarle. «Catturata» Esclamai dopo averla raggiunta a bordo piscina e averle appoggiato entrambe le mani sulle spalle. «Non ti azzardare a scappare di nuovo o giuro che ti lancio un'amichevole fattura a questo giro» Ma nemmeno troppo amichevole vista la sua bravura nel dileguarsi ovunque si trovasse a gran velocità. Sembrava una saponetta, ogni volta che credevi di averla finalmente presa ti scivolava via dalle mani e non importava quante volte tentassi di afferrarla, ogni volta diventava sempre più scivolosa e impossibile da trattenere. «Sei una ragazza sfuggente, te lo hanno mai detto?» Le chiesi sorridendole prima di sedermi al suo fianco. «Vengo in pace, lo giuro, sto solo cercando di portare a termine i miei compiti, sai... a noi prefetti è affidato l'onere di far integrare i nuovi studenti e aiutarli ad ambientarsi» E te mi stai rendendo tale compito davvero difficile. «Non ti ho mai vista ai gruppi di studio, né tantomeno alle iniziative per conoscere gli studenti delle altre casate. Non ti interessa proprio per niente stringere delle amicizie? Guarda che sette anni sono lunghi da passare da soli» Lo dico per esperienza personale, visto che io, seppur non per scelta ne ho passati ben di più senza alcun amico o conoscente con cui confidarmi e posso assicurare a chiunque che non è per nulla piacevole. «Quasi dimenticavo» Mi diedi una pacca sulla fronte con fare scenico e rilassato. «Io sono Skylee, non ho mai avuto il piacere di presentarmi. Tu devi essere Marsilda, giusto?» Certo che sì, come se potessi non conoscere il nome della ragazza a cui ho fatto da stalker per circa una settimana. Ah... che fatica questi primini.
     
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    Mi piace nuotare sott'acqua, sentirmi immersa nel silenzio e totalmente avvolta da quella specie di sospensione gravitazionale che ti fa sentire come se stessi navigando nello spazio più profondo... Ad occhi chiusi poi, posso meglio immaginarmi le stelle ed i pianeti che mi roteano attorno mentre io procedo dritta per la mia strada, senza una meta precisa.
    Qui sotto, nessuno può darmi fastidio o farmi male, ed io posso sentirmi serena.
    Gli eventi delle prime settimane scolastiche sono stati caotici a dir poco, tra battibecchi con la mia fastidiosa compagna di stanza e lezioni al limite dell'anarchia in cui mi è toccato uccidere un ragno gigante e nascondermi in un bunker improvvisato per sfuggire ad alcuni scherzi idioti fatti da persone che si credono particolarmente ilari...
    In ogni caso, nella piscina del castello ho trovato un altro piccolo luogo sicuro in cui rifugiarmi, oltre alle sponde del Lago Nero e la Torre di Astronomia.
    Il nuoto mi è stato utile nel primo periodo di riabilitazione dopo... dopo che mio padre ha dovuto rimettermi in riga a causa del mio voler uscire dal seminato, e nonostante all'inizio facesse un male cane ho continuato perchè sapevo che prima o poi ne avrei tratto dei benefici, in primis il mantenimento della massa muscolare acquisita con la danza.
    Col tempo ho ripreso a camminare meglio, e non ho abbandonato del tutto gli esercizi, anche se so che non potrò mai partecipare a delle gare o... o tornare a ballare come un tempo, ma fa niente. Ho imparato la lezione la prima volta, non ricapiterà più. L'ho promesso a mio padre, e a me stessa.
    Seduta a bordo piscina dopo svariate vasche che mi hanno stancata, riprendo fiato muovendo distrattamente i piedi su e giù nell'acqua, lo sguardo perso nelle piccole onde che vanno a formarsi sotto le dita dei piedi.
    La mano sinistra è stretta sul ginocchio in una morsa che va a coprire la grande cicatrice a forma di mezzaluna; devono vederla meno persone possibile, non voglio domande indiscrete a riguardo, o insinuazioni che non hanno ne capo ne coda, ed è per questo che cerco sempre di frequentare la piscina in orari in cui la maggior parte delle persone sono impegnate in attività ricreative o sociali.
    Pensavo che sarei stata sola e tranquilla per un po', ma evidentemente mi sbagliavo.
    La voce femminile, seguita da delle mani che mi si poggiano sulle spalle, mi fanno sobbalzare sul posto dallo spavento. Volto lo sguardo verso l'intrusa, e nel suo viso apparentemente affabile e dolce riconosco la prefetta Corvonero a cui piace darmi il tormento, per qualche strana ragione... O meglio, capisco che debba fare il suo lavoro e controllare noi primini, ma pensavo che il mio sfuggirle ad ogni buona occasione avesse mandato il giusto messaggio: lasciami stare, ti prego.
    Esibisco un sorriso tirato quando si siede accanto a me, e nel mentre mi appunto di non alzare mai la mano dal mio dannato ginocchio sinistro in sua presenza, deve starsene lì, incollata.
    Parla parecchio, la prefetta, non che io voglia veramente insinuarmi nel suo monologo, ma con curiosità mi chiedo dove lo trovi il tempo di respirare, tra una sillaba e l'altra... Ok, Marsilda, puoi farcela ad essere cordiale con una persona come lei, no? A vederla non pare cattiva, solo molto impicciona, ma è pur sempre una prefetta e tu sei una che rispetta l'autorità, quindi sorridi e annuisci, andrà tutto bene.
    Si, è il mio nome. Ciao, Skylee.
    Potrebbe percepire il mio disagio da come irrigidisco i muscoli di tutto il corpo, e per un istante mi dico che potrei salvarmi se mi lanciassi in acqua ed iniziassi a nuotare in direzione dello scarico...
    Non credo di avere il carattere giusto per fare amicizia, tutto qui.
    Bugiarda. A scuola di danza parlavi con le persone, eri persino riuscita a trovarti un... No, meglio non pensare a lui.
    La maggior parte degli studenti mi sembra molto sciocca e immatura, si comportano come se l'autorità non contasse nulla e non hanno paura delle conseguenze e...
    Un po' li invidio, ma non lo dico ad alta voce. Mi mordo il labbro inferiore mentre con la mano destra inizio ad arrotolarmi una ciocca di capelli umidi sull'indice.
    Preferisco stare sola a guardare le stelle e studiare, si rischiano meno problemi. Anche se a volte nemmeno quello serve... A lezione di trasfigurazione un idiota mi ha lanciato in testa un ragno enorme, ti pare possibile?
    Arriccio il naso con disgusto al ricordo di quel grosso corpo panciuto e peloso che mi camminava tra i capelli, e quasi mi pento di non aver fatto mangiare il cadavere con la forza a quello spilungone che me l'ha mandato contro.
    Non sarà sempre così, vero?
    Alzo lo sguardo verso la bionda dalla chioma leonina come a chiederle conferma di... nemmeno io so di cosa, in realtà, se solo l'andamento delle lezioni, o la mia intera vita sociale.
     
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    Che buono l'odore del disagio misto a fastidio che percepisco nell'aria. Ho ottenuto ciò che volevo, finalmente ho catturato la tanto sfuggente preda da me designata e ora, mi pare il minimo che si senta almeno un po' a disagio, me lo deve dopotutto, nemmeno immagina quanto sia stato faticoso seguirla per tanti giorni in attesa del momento più opportuno per sopraffarla. «Tutti hanno il carattere giusto per fare amicizia, basta soltanto trovare qualcuno disposto a sopportarlo» E se addirittura io, con il mio carattere tanto complicato quanto strano ci ero riuscita, non era impossibile per nessuno ed ero certa che presto o tardi pure lei avrebbe trovato un'anima affine. «Questo è vero, te lo concedo» La scarsa maturità di certi individui infastidiva pure me, detestavo le persona che sputavano senza alcuna logica sulle regole, prima ancora di aver tentato di capire se fossero giuste o sbagliate, le infrangevano per partito preso e non si ponevano alcun problema a fare ciò che più li aggradava. Semplicemente infantili, così li reputavo, ma non per questo erano da evitare come la peste. Vanja ad esempio rientrava a pennello in tale descrizione, eppure era una brava amica, una sorella impeccabile, la maggior parte delle volte e una persona con la quale era bello passare del tempo. Per tali motivi non era giusto evitare a priori certe persone, così facendo si rischiava solamente di rimanere soli e privarsi di ottime amicizie. «Sai, a volte bisogna solo lasciarsi scivolare addosso certi comportamenti. Non serve a nulla soffermarsi alla prima impressione, alcune volte le persona vanno capite, accettate e amate aldilà dei loro pregi, che a volte possono essere pochi e dei loro difetti, che altre volte possono essere troppi» Faccio spallucce sistemandomi più comodamente sul bordo della piscina. «So che può sembrare difficile. Prendi me ad esempio. Sono una rompipalle, parlo un mondo, non sono capace di farmi gli affari miei e basta pochissimo per farmi saltare i nervi, ma dopotutto ho pure dei difetti» La mia espressione divertita è accompagnata da una fragorosa risata. So di non essere perfetta, non l'ho mai creduto per quanto io ci abbia tentato per lunghi anni. Nonostante i miei molteplici difetti però, ho pure molte qualità positive: sono brava ad ascoltare le persone, aiutarle a superare i loro problemi, per quanto con i miei io sia un totale disastro, sono brava a farle sentire meglio e cerco sempre di non giudicare un libro dalla copertina, o per meglio dire, una persona dalla sua faccia da culo. «Anche io amo stare da sola ogni tanto, non fraintendermi. Come te amo guardare il cielo e le stelle, mi piace dipingere e suonare in solitaria, ma nonostante questo cerco sempre di ritagliarmi del tempo da passare con i miei amici. Non possiamo stare chine sui libri per tutta la vita. So che può sembrare un mondo sicuro e protetto da tutto, i libri sono in grado di farci sentire tranquille e comprese, ma non ci si può nascondere per sempre in un mondo fittizio» Sorrido amichevolmente. Ahh... come mi sento riflessiva e poetica oggi. Sono entrata quasi in una modalità zen, ma tutti questi discorsi profondi annoiano dopo un po', tocca fare qualcosa per rianimare l'atmosfera. «Tranquilla, non sarà sempre così, ti abituerai presto a questa nuova realtà» Idea. Le prendo le mani e gliele stringo forti avvicinandole a me. «Che ne dici di entrare nella squadra di quidditch? Puoi iniziare da un semplice gioco di squadra per poi finire a fare amicizie. Tra poco ci sono le selezioni, perché non tenti?» Mi pare un'ottima idea, eppure ho notato un cambiamento repentino nella sua espressione, è a disagio, molto più di prima, ma perché? Ha cambiato espressione non appena le ho stretto le mani, che le dia fastidio il contatto fisico? Gliele mollo subito ma prima che possa tornare a metterle dove erano prima la vedo. Sul suo ginocchio c'è una cicatrice piuttosto evidente e non posso fare a meno di domandarmi da cosa sia dipesa. Non farlo Skylee, non farlo. Ora è il mio volto ad essere contratto. Sto cercando in tutti i modi di mantenere la bocca chiusa e farmi gli affari miei, ma caspita, ora che l'ho vista sono così curiosa... No. Rispetta la sua privacy, stai cercando di essere cordiale e amichevole, ricordatelo. Cordiale e amichevole, non petulante e invadente. «Ouch» Il pizzicotto che mi sono appena tirata su un braccio per farmi tacere ha fatto male, volevo distrarmi col dolore ma forse ho esagerato un pelo. Almeno sembra aver funzionato. Non ho ancora fatto nessuna domanda indiscreta e sono sicura che nulla di invadente uscirà dalla mia bocca. O almeno lo spero.
     
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    A primo acchito, direi che la positività della prefetta è voluminosa quasi quanto i capelli che le avvolgono la testa.
    In passato ho avuto a che fare con persone simili a lei, a scuola di danza c'erano ragazze e ragazzi che non mollavano mai ed erano sempre disposti a tirar su il morale di chiunque si trovasse in bilico sull'orlo del panico a causa di un salto uscito male o semplicemente una di quelle brutte giornate in cui tutto di te ti sembra fare schifo e non riesci a trovare via d'uscita dal tunnel di odio per te stesso in cui ti sei ficcato.
    Lui era così, il ragazzo per cui persi la testa mandando all'aria per la prima volta tutta l'obbedienza che provavo per mio padre... E forse fu proprio questo suo lato buono e gentile, a farmi innamorare. O forse mi piaceva semplicemente l'idea di qualcuno che finalmente riusciva a vedermi oltre la coltre di freddezza e rigore che mettevo su per rimanere concentrata e ottenere il massimo risultato dal mio corpo.
    Lui mi sopportava, e guarda che fine ho fatto. Ne è valsa la pena, di farsi amare anche solo per un'istante? Potrei sopportare di perdere nuovamente tutto ciò che adoro e per cui mi batto, a causa di un'amore o un'amicizia simili? La verità è che non lo so, ed è per questo che mi tengo lontana da più persone possibili, prima che sia troppo tardi.
    Questo però a Skylee non lo dico, qualcosa mi suggerisce che, se le confidassi anche solo un minuscolo segreto, finirebbe con lo scoprirlo l'intera scuola e non ho voglia di sentirmi addosso gli occhi di tutti mentre cammino per i corridoi.
    Devo ammettere però che, nonostante il suo continuo dare aria alla bocca, quello che ne esce non è sbagliato, solo... Difficile. Sono abituata a guardare dapprima i difetti negli altri e poi, se ne ho voglia, i pregi; tutta colpa di questa mia mentalità da vecchia bisbetica che è cresciuta troppo in fretta e non capisce molto bene il mondo di suoi coetanei troppo occupati a commettere sciocchezze invece che pensare al proprio futuro.
    La Cavanaugh direbbe qualcosa tipo "Siamo giovani adesso, saponetta, quando dovremmo combinarle queste cazzate se no?", e odio ammettere che, molto alla lontana, ha ragione. Mi viene solo molto difficile sciogliermi a causa di... di tutta questa dannata paura che mi vive nel cuore e m'incatena a un padre che mai riuscirò a lasciar andare.
    Però, per un attimo, sorrido quando la prefetta scherza sul suo mare di difetti e percepisco dell'affinità quando parla di come anche lei ama guardare il cielo e le stelle. Non sta mentendo solo per farmi un piacere, perchè dovrebbe? Ha un viso gentile, complici anche i tratti delicati, ma negli occhi non le leggo malizia e, per un breve secondo, mi dico di aver sbagliato a giudicarla dalla copertina.
    Potrei chiederle se vuole vedere le stelle con me, una sera, e magari chiacchiereremo sdraiate sull'erba mentre sopra le nostre teste stelle cadenti viaggiano per chilometri e chilometri, bruciando nei loro ultimi istanti di vita e, chi lo sa, potrei finire col trovare divertente tutto questo suo parlare e finiremmo col divenire amiche.
    Potremmo fare tante cose, ma lei ha scelto di prendermi le mani senza permesso, e così il sogno si spezza mentre la guardo con occhi atterriti e sgranati dal panico a causa della cicatrice a forma di mezzaluna esposta al pubblico.
    Mi divincolo e lei mi molla, subito riporto la mano sinistra al suo posto e abbasso la testa aggrottando le sopracciglia in un'espressione infastidita. L'ha vista, deve averlo fatto per forza, no? E' impossibile che non se ne sia accorta... E allora perchè sta zitta?! Perchè non lascia andare quella sua linguaccia da vipera e non inizia a farmi domande curiose a cui non risponderò mai e poi mai, se non con bugie?
    Dovrei mandarla via, urlarle contro che non può permettersi di toccarmi mai più senza permesso... Però è un Prefetto e non posso comportarmi male o finirò in punizione e tutto andrà a farsi benedire di nuovo se la preside chiama mio padre e lui mi punirà e mi romperà qualcos'altro e...
    Alla fine, sopraffatta dal panico e la paranoia, mi butto in avanti e finisco in piscina, spingendomi più a fondo che posso. Lì mi accoccolo per un istante e grido, grido finchè non ho più aria nei polmoni e le bolle smettono di fuoriuscirmi dalle labbra divaricate.
    Andrà tutto bene. Ora risalirò, e andrà tutto bene.
    Quando riaffioro a pelo dell'acqua traggo un profondo respiro, e non mi stupisco del fatto che la bionda sia ancora lì a fissarmi. Ovviamente lo è, perchè mai avrebbe dovuto andarsene dopo questo spettacolino?
    Odio volare.
    Lo dico un po' ansando a causa dell'aria che sto ancora recuperando dopo l'urlo, ma riprendo il discorso lasciato a metà come se nulla fosse successo, sperando di risultare naturale nonostante le mie scarsissime doti di attrice.
    Mi fa stare male il pensiero di rimanere così in alto per così tanto tempo, e le scope sono dei trabiccoli del demonio e...
    Mi avvicino al bordo dove ero seduta, afferrandolo con le mani ma evitando di tirarmi su.
    E trovo il quidditch uno sport stupido, quindi no, non tenterò.
    Uso un tono duro mentre tamburello con le dita sulle piastrelle lisce e fredde, ed infine quando torno a guardare la ragazza in viso sono seria pur sorridendo, ma i miei occhi trasudano tutto l'astio ed i sentimenti negativi che sto accumulando a causa delle sue stupide maniere da ragazza stupida e sciocca e maleducata.
    Vedi perchè preferisco i libri e le stelle? Loro non ti toccano senza permesso. Credo che dovresti chiedermi scusa, prefetta.
     
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    Glielo leggevo in faccia che avevo fatto una stronzata. Non appena le mie mani avevano toccato le sue avevo già capito di averla indisposta, ma ormai era troppo tardi e non potevo porre rimedio a ciò che avevo fatto. Avevo capito solo in seguito il motivo di tanto disagio nei suoi occhi. Sul ginocchio una lunga cicatrice a mezza luna le segnava la pelle, dietro a essa, considerando la reazione che aveva avuto, doveva esserci una storia piuttosto dolorosa ed era chiaro che lei non volesse affatto che le venisse chiesto come se l'era procurata e io la capivo, come lei avevo avvenimenti della mia vita di cui non volevo parlare, avvenimenti di cui nemmeno le mie sorelle erano a conoscenza e che probabilmente mai nessuno avrebbe udito. Cercai di rispettare la sua privacy, feci fatica, la mia curiosità insaziabile voleva essere nutrita, ma non era giusto obbligarla e io mi sarei dovuta fare un sacchettino di cazzi miei. «Perdo...» Non feci in tempo a scusarmi che subito la da poco Corvonero si gettò in acqua, scese fino al fondo della piscina e iniziò a fare qualcosa che mi lasciò interdetta. Stava urlando? Un suono ovattato riusciva a superare la barriera formata dell'acqua, ma non ero certa fossero urla, tante bollicine d'aria ricoprivano la superficie e improvvisamente la sua testa tornò a sbucare fuori. Un sorriso tirato dipinto in faccia e una lingua più biforcuta di quella di una vipera. Aveva deciso di risalire in questo modo e non si era trattenuta un minimo dallo sputare veleno sopra tutto ciò che le avevo proposto per aiutarla a interagire con i suoi compagni di corso. «Ma vaffanculo, stronzetta» Sbottai improvvisamente alzandomi in piedi con le braccia incrociate al petto. Scuse? Ora voleva delle scuse? Brutta prepotente che non era altro. Io le scuse avevo pure provato a fargliele, non era stata colpa mia se invece di ascoltarle aveva deciso di lanciarsi in acqua schizzandomi tutti i vestiti. «Sai cosa? Le scuse dovresti farle tu a me. In primis per avermi schizzata tutta d'acqua, poi per avermi fatto perdere del gran tempo appresso a te, e per cosa? Per farmi parlare in questo modo solo per averti afferrato le mani senza permesso? Cresci un poco per favore» Il mio sguardo serio con occhi infuocati non smetteva di trafiggerla nemmeno per un secondo. Afferrai il catalizzatore magico dall'apposito supporto che nascondevo sotto la gonna della divisa e glielo puntai contro prima che potesse rintanarsi nuovamente sotto la superficie dell'acqua. «Levicorpus» Che poi non si dica che non sono corretta. Invece che abusare del mio sapere e della differenza di anni, avevo optato per un innocuo incantesimo del primo anno che l'avrebbe soltanto appesa per una caviglia a mezz'aria e solo allora, in quella posizione dalla quale non si sarebbe potuta liberare, avrei iniziato a farle un discorsetto. «Ti chiedo scusa per averti afferrato le mani lasciando visibile la cicatrice con le quali tentavi di nasconderla. Scusami davvero, non non era mia intenzione invadere la tua privacy, ma francamente non me ne frega nulla della tua cicatrice» Mentii. Un po' ero curiosa non potevo negarlo, ma non le avrei mai dato la soddisfazione di ammetterlo apertamente. «È solo una cicatrice e sai te come te la sei procurata, ne ho tante pure io, alcune come te cerco di nasconderle, ma non do certo di matto se qualcuno per sbaglio le vede» Mi riferivo alla stretta e lunga cicatrice verticale presente sulla mia caviglia. Cercavo quasi sempre di nasconderla con degli anfibi, non perché me ne vergognarsi, piuttosto perché se qualcuno l'avesse vista e mi avesse iniziato a fare domande in merito, mi sarebbero tornate alla mente immagini che volevo dimenticare. Me l'ero procurata ormai svariati anni prima, quando con i miei nonni materni eravamo dovuti fuggire dalla famiglia di mio padre in una frazione di secondo tramite la smaterializzazione, che, facilmente deducibile dalla mia cicatrice, non era andata del tutto a buon fine, perché sul finale, proprio mentre stavamo per raggiungere la meta, mi ero spezzata, provocandomi un lungo taglio dal quale aveva iniziato a zampillare tantissimo sangue. «E ora, stronzetta, aspetto pure le tue di scuse! Scusati per avermi evitato per fin troppi giorni mentre io cercavo solo di svolgere il mio dovere, poi scusati per avermi bagnato la divisa e infine, scusati cercando di apparire piuttosto risentita per la scenetta di poco fa. Non siamo a Hollywood, non serve fare tutto questo dramma per una cosa del genere» Solo dopo aver udito le sue scuse l'avrei liberata dall'incantesimo. Forse.
     
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    Tutta quella gentilezza e disponibilità, le parole dolci e sagge con cui ha cercato di tirarmi su di morale, convincendomi a provare ad uscire dal mio guscio... Tutto questo svanisce in un singolo istante in cui mi basta sbattere le ciglia per trovarmi davanti una ragazza completamente diversa.
    E' come se fino a poco fa avesse portato addosso una maschera di affabilità ed il mio tuffo in acqua forse ha contribuito ad incrinarne la superficie, ma credo siano state le parole fuoriuscitomi dalle labbra a romperla del tutto. Mi dico che, se chinassi lo sguardo, forse ai suoi piedi potrei trovare i cocci del suo passato volto di ceramica, e per un secondo penso che mi dispiace davvero di quello che le ho detto, perchè adesso vorrei solo poter uscire da questa piscina e tentare di rimetterla insieme con un'incanto.
    La Skylee che mi si era avvicinata dopo innumerevoli tentativi non era poi così male, nonostante la lingua lunga, ma quella che mi sputa addosso risentimento da pochi metri al di sopra della mia testa, fa quasi paura.
    Strabuzzo gli occhi dalla sorpresa, quando mi offende in quel modo, specialmente per come mi dice di crescere. Va a colpire nel segno, la prefetta, laddove sento una mia sicurezza minata nel profondo. Non sono forse io quella che si crede più adulta degli altri studenti, che siano essi coetanei o più anziani? L'immaturità è sempre stata qualcosa da cui tenersi bene a distanza, perchè papà non l'avrebbe mai accettata ed io non potevo permettermi di deluderlo, dare il massimo era la prerogativa, così come il sentirsi migliore nel proprio campo.
    Eppure, secondo questa ragazza, sono stata solo una ragazzina sciocca e cattiva a trattarla così, e mi chiedo quanto sia vero e quanto dettato dal fastidio del momento.
    Vorrei parlare, in realtà senza nemmeno sapere bene cosa dire, ma lei decide per entrambe come dovrà andare la conversazione ed un secondo dopo mi trovo appesa per aria a testa in giù, un grido mi sfugge dal petto e muovo le braccia annaspando come se mi trovassi ancora sott'acqua, ma tutto va a vuoto.
    Fammi scendere! Mettimi giù!
    Odio volare, gliel'ho pure detto! Però per lei evidentemente è la giusta punizione per averle bagnato la divisa, come se un po' di vapore dalla bacchetta non possa asciugarla in meno di un secondo.
    Il mondo è al contrario, e a me viene un po' da vomitare ma trattengo la nausea ed ulteriori strepiti mentre lei ricomincia a snocciolare una frase dietro l'altra, riuscendo persino a chiedermi scusa per come ha violato la mia privacy. Dubito che in realtà non le freghi niente della mia cicatrice a mezzaluna, poco fa mi guardava con gli occhi di un gufo che ha puntato il topolino di campagna tra le sterpaglie e non vede l'ora di saltargli addosso... E, soprattutto, dubito che le sue dannatissime cicatrici abbiano una storia come la mia.
    Poi chissà, forse è una mannara con un morso di lupo sulla chiappa, ma ormai il mondo sta imparando ad accettare quel genere di creature ed esistono pozioni per tenere a bada anche i più crudeli e testardi, ma come si fa a spiegare a tutti che è stato tuo padre ad impedirti d'inseguire il tuo sogno? E come puoi guardare negli occhi il prossimo e dire che pensi di esserti meritata, tutto questo dolore?
    Non puoi, ecco cosa, ed è per questo che reputo la mia sceneggiata del tutto plausibile, ma questo la prefetta prepotente non lo saprà mai.
    Se il mio era un dramma allora questo cos'è?! Mi hai appesa a testa in giù per due gocce d'acqua e una richiesta di scuse, ti rendi conto che è un'abuso di potere?!
    Il cuore mi batte fortissimo nel petto mentre le grido addosso con voce strozzata dal panico, le braccia ancora in movimento per trovare un equilibrio inesistente. Non voglio vomitare qui dentro, non posso vomitare qui dentro perchè se questa storia finisce su quel giornalino idiota potrei morire dall'imbarazzo e... Che fastidio!
    Ti prego, fammi scendere! Mi dispiace, va bene?! Per averti evitato e per la divisa e tutto il resto, scusami! Ora fammi scendere, odio volare! Ti prego, ho paura!
     
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    Appesa a testa in giù e con gli occhi carichi di panico la Corvonero iniziava a sembrare molto più docile. Un pochino mi sentivo in colpa per aver fatto ciò che avevo fatto, ma d'altra parte un po' se l'era cercata, nessuno l'aveva obbligata ad essere tanto presuntuosa e scortese, nessuno, e ora era giusto che ne pagasse le conseguenze. Aveva paura di volare? Oh che peccato. Forse non avevo prestato l'adeguata attenzione in ciò che mi diceva, o magari l'avevo fatto ed era proprio per questo che ora era appesa per una caviglia invece che legata come un salame a bordo piscina. Chi poteva saperlo. «Cercavo solo di mettermi al tuo stesso livello...» Dramma per dramma, no? «Mh...» Mi finsi pensierosa roteando gli occhi verso il soffitto. «Suppongo dipenda dai punti di vista... c'è chi lo definirebbe abuso di potere e chi invece la considererebbe una punizione assai divertente» Feci spallucce. «Dipende» Il tempo continuava a scorrere e mentre noi discutevamo su chi fosse la vera drama queen della casata dei Corvonero, la ragazza continuava a fluttuare a mezz'aria e la sua faccia iniziava ad assumere sfumature verdastre che non promettevano nulla di buono. «Mh... e va bene, ti lascio scendere» Sibilai dopo aver ascoltate le sue scuse non del tutto soddisfacenti. Con un movimento lesto del polso inclinai la bacchetta e rigirandomela fra le mani posi fine all'incantesimo che la teneva sospesa per aria. Non appena l'incanto cessò di funzionare la Corvonero si ritrovò libera... di cadere in acqua con un sonoro tonfo accompagnato da svariati schizzi. Per questo spettacolino sarebbe valsa la pena bagnarsi nuovamente la divisa, dopotutto il vero problema non era mai stato quello. Io adoravo l'acqua, adoravo fare il bagno e stare a contatto con essa e mai prima d'ora mi aveva infastidito sentirmi i vestiti bagnati addosso, ma era stato piuttosto divertente rinfacciarglielo. «Bel tuffo! Si merita un otto e mezzo, complimenti» Iniziai ad applaudire divertita non appena la ragazza spuntò nuovamente fuori dalla superficie dell'acqua. «Ora che entrambe ci siamo fatte le doverose scuse, dimmi un po'... non sono la perfetta che ogni studente sognerebbe di avere?» Chiesi pungente e sarcastica. Normalmente evitavo di pormi con modi tanto poco educati alle persone, ma complice la lunga ed estenuante giornata con la testa china sui libri e i pensieri che vagavano verso questioni che non ero ancora pronta a digerire, alla Corvonero davanti a me era capitato di incontrarmi in un giornata proprio NO. «Spero che da ora in avanti eviterai di scappare ogni qual volta che incrocerai il mio sguardo e che al bisogno sarai felice di chiedermi aiuto per qualsiasi problema. Non sono una psicopatica, né tantomeno una stronza, ma le persone che cercano di prendermi per i fondelli mi indispongono parecchio» Conclusi porgendole una mano per aiutarla ad uscire dall'acqua e allungandole l'asciugamano con l'altra. «Tregua?» Non avevo voglia di ritrovarmi alle spalle ragazzine inviperite nei miei confronti, né tantomeno perdere tempo a litigare con ulteriori persone, non ne avevo le forze. «Dato che il volo non ti piace» Affermai con un mezzo sorrisetto sulle labbra. «Che ne diresti di partecipare al prossimo incontro di studio collettivo? Noi ragazze e ragazzi degli anni superiori ne teniamo uno ogni due settimane e cerchiamo di aiutare i più piccoli a rimanere in pari con lo studio e i più intelligenti a mettersi avanti con le materie che più preferiscono, è interessante, te lo assicuro» La mia era una vera e propria proposta di pace, le sarebbe bastato fare un passettino piccolo piccolo verso di me per evitare ulteriori screzi. Mi sembrava una proposta fin troppo allettante per essere rifiutata, chi mai avrebbe preferito avere gli occhi di un prefetto costantemente puntati verso di sé? Nessuno. Perché se mi ci impegnavo potevo diventare veramente odiosa.
     
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    Un castello pieno di sadici, ecco dove mi aveva spedita papà.
    Prima o poi impazzirò in mezzo a tutti questi individui che non la piantano di darmi il tormento: l'irlandese, Corinne Dannatissima Miller, il bastardo che mi ha rubato il binocolo astronomico e ora lei, una prefetta! Mi sembra di vivere un'incubo mentre lei mi tiene bloccata a testa in giù, sospesa sopra il pelo dell'acqua come una sorta di copia derisoria dell'atto battesimale... Solo che io non sono un bebè e il suo sorriso beffardo non starebbe bene sul viso di un sacerdote.
    Ormai sto per mettermi il cuore in pace ed arrendermi all'idea di rimanere bloccata qui per un po' e consequenzialmente vomitare tutto ciò che ho mangiato nel corso della giornata, ma la prefetta infine sceglie di liberarmi da questo tormento e con un movimento di polso mi ritrovo sott'acqua. Il colpo improvviso non mi ha fatto male, ma per un momento soppeso l'idea di rimanere qui per sempre a cacciare grida di frustrazione, ma non essendo una sirena prima o poi l'aria finisce e torno in superficie dopo essermi raddrizzata ed annaspo alla ricerca di un po' d'ossigeno solo per trovarmi davanti l'espressione beffarda e divertita della bionda.
    Arriccio il naso quando mi chiede che ne penso delle sue doti da prefetta, in testa mi appare una lunghissima sequela d'insulti e appunti riguardo i suoi metodi che non potrei mai ripetere ad alta voce se non voglio che mi faccia di peggio.
    Le ho solo chiesto delle scuse per avermi preso le mani senza permesso, è davvero così terribile?! Una spilletta sul petto ti manda davvero così tanto in pappa il cervello da renderti ubriaco di potere nei confronti dei più piccoli? Spero di non doverlo mai scoprire in prima persona, perchè preferisco rimanere una studentessa qualunque piuttosto che starmene a bullizzare i primini tutto il giorno.
    Però c'è da dire che anche lei, a modo suo, mi ha chiesto perdono per quello che ha fatto, ed ora che è tutto finito mi porge pure la mano per aiutarmi a risalire dall'acqua. Se ci fosse stata l'irlandese al posto suo l'avrei afferrata e tirata giù con me, come feci nel bagno durante l'attacco di rane, ma se c'è una cosa che ho imparato dalla Cavanaugh è che non è così terribile e crudele come sembra, nonostante tutto... E Skylee è pur sempre una prefetta, ed il mio senso di obbedienza nei confronti delle autorità non mi permetterebbe mai di rischiare tanto con lei.
    Quindi, con un grugnito, mi tiro su grazie alla mano che mi tende ed inizio ad avvolgermi il corpo pallido attorno all'asciugamano. Non so se avrò mai il coraggio di chiederle aiuto per qualcosa dopo quello che è accaduto, e avrei degli appunti riguardo il suo non ritenersi una stronza... Ma c'è da dire che io per prima non ho un carattere facile e quando tendo ad uscire dal seminato poi finisco sempre con la faccia piena di foruncoli o a testa in giù.
    Sono quei piccoli sprazzi di libertà che devo tagliare definitivamente dal mio essere, minuscoli fili dove la paura non ha ancora attecchito e tirano fuori il peggio dei miei modi, slanci adolescenziali di cui mi vergogno e pento, e che negli altri critico tanto aspramente.
    La guardo di sottecchi quando mi propone di prendere ad un'incontro di studio collettivo, e per quanto l'idea di dover avere a che fare con altri studenti idioti quanto quel Morgan mi terrorizzi, dall'altra parte la Marsilda che si sente sola m'incita a fare un passettino verso di lei, anche solo per provare.
    Posso... Posso venire, ma tu devi promettermi che se non mi piace non mi appenderai più a testa in giù! Ti prego...
    Sono disposta a sforzarmi, se ne va della mia salute psicofisica, e in realtà non mi piace nemmeno troppo giudicare il libro dalla copertina, ma fino ad ora davanti agli occhi mi si sono parati solo esempi di completi deficienti, quindi mi perdonerà se non parto col sorriso a trentadue denti all'idea di dover socializzare.
    Non volevo prenderti per i fondelli, però te l'avevo detto che non credo di avere il carattere giusto per fare amicizia. A volte mi chiedo come ho fatto a piacere ad alcune persone, quando vivevo a Londra.
    Mormoro mentre mi massaggio i capelli umidi, gli occhi velati di ricordi provenienti da un luogo ed un tempo in cui ero serena e decisamente più felice. Io ed il ragazzo che baciai avevamo in comune il corso di danza e i saggi, ma oltre alla passione per il ballo lui era in grado di farmi ridere e mi faceva sentire speciale, era lì con me anche senza far sentire per forza la sua presenza accanto al mio corpo, ed io mi ero ritenuta così fortunata delle sue attenzioni, tanto da rischiare tutto pur di provare emozioni nuove.
    A lui piacevo tanto, e ora l'ho perso... Forse è per questo che temo di avvicinarmi ad altri, lasciarmi andare. Sento gli occhi di mio padre ovunque, persino oltre lo specchio d'acqua ai nostri piedi.
    Mi dispiace, prefetta. Mi comporterò meglio.
    Non le sto sorridendo, ma sono sincera nel dirglielo e nel rispettare la sua autorità. Certo, i suoi metodi sono oltremodo discutibili, ma se devo cercare il lato positivo allora debbo pensare che stava solo cercando di tirarmi fuori dal mio guscio e rimettermi al mio posto. Sono abituata a questo, ed è sempre meglio che trovarsi con una gamba rotta.
    Io... Quali... Quali stelle ti piacciono?
    Un piccolo e timido speranzoso passo in avanti, la malta con cui tento di rimettere insieme questi cocci rotti. Mi è sempre risultato facile parlare degli astri, chissà che lei non apprezzi questo mio tentativo.
     
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    «Va bene, dopotutto mi pare una proposta equa» Sorrisi appena alla sua richiesta. Non farsi più appendere a testa in giù mi pareva una condizione più che accettabile e se ciò significava che avrebbe fatto un passettino verso di me acconsentendo a ciò che le proponevo, ne sarebbe sicuramente valsa la pena. «Mi pare evidente che entrambe abbiamo caratteri difficili da digerire, eppure io piaccio a tante persone, il che significa che le persone a cui piacevi a Londra non saranno difficili da rimpiazzare. Troverai altri ragazzi e altre ragazze a cui piacere, tranquilla» Questa volta sorrisi più spontaneamente. Senza le persone di cui mi ero circondata non sarei mai stata la stessa, sarebbe stato tutto diverso, io sarei stata diversa, loro mi rendevano migliore e io avevo una necessità pazzesca di avere al mio fianco persone del genere. «Mi comporterò meglio pure io, promesso» Alzai il palmo della mano verso di lei per stringere le nostre mani in una presa, questa volta non obbligata, che avrebbe sancito una sorta di tacita tregua fra di noi. «Potrà sembrarti scontato ma la mia preferita è sirio, la stella più brillante del cielo» Poteva sembrare una scelta ovvia, ma per me non lo era affatto, quella stella aveva sempre significato molto per me. La sua luminosità mi aveva sempre fornito conforto nelle notti più buie, anche e soprattutto, durante quelle in cui avevo pianto più e più volte la scomparsa dei miei genitori. Mi confidavo a ella e le dicevo quanto mi sentissi sola. Avevo trovato in lei un'amica silenziosa e paziente, una figura astratta sulla quale fare affidamento e tuttora, quando mi sembrava di star perdendo la via, i miei occhi guardavano istintivamente al cielo e cercavano la stella più luminosa, certi che alla sola vista di essa, tutto sarebbe divenuto più chiaro. «La tua qual è invece?» Domandai con sincera curiosità. Mi interessava sul serio conoscere meglio la ragazza che avevo davanti, scoprire cosa le piaceva e cosa invece detestava. Sarebbe stato bello riuscire a stabilire una sorta di legame con lei, pur non essendo stato il nostro il più normale degli incontri. «Come mai ti piace tanto guardare le stelle?» Non conoscevo molti studenti con tale passione, di solito erano tutti troppo presi dalle loro vite e dai loro drammi per alzare il naso verso il cielo e ammirare la vastità e la bellezza di ciò che ci circondava.
     
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    La maschera di affabilità torna a ricomporsi sul viso della prefetta, che ora si mostra disponibile e gentile, persino sorridente, come se nulla di quello appena accaduto fosse mai esistito.
    Un po' mi turba questo cambiamento repentino d'umore, e mentalmente mi appunto di stare attenta in futuro su quanto avrò da dirle, così da evitarmi altre levitazioni non richieste. Chissà se è pienamente consapevole della sua situazione evidentemente instabile a livello emotivo, o per lei è tutto normale, così è nata e così morirà... Sarebbe interessante approfondire, ma credo che una domanda in merito potrebbe infastidire chiunque, lei specialmente, quindi mi mordo la lingua limitandomi a guardarla di sottecchi.
    Forse si comporta così a causa della sua età, in fondo sono molti gli adolescenti ad essere definiti instabili a causa degli ormoni e persino io riconosco di comportarmi da ipocrita di tanto in tanto, e sicuramente non sono affabile quanto potrebbe esserlo un Tassorosso... Oh, avanti Marsilda, smettila di pensarci, ok? Ha detto che la tua proposta ha senso e ora ti sta persino sorridendo, quindi accontentati di questo.
    Trovo comunque stramba l'idea che io possa piacere a tante persone tra queste mura, e in realtà nemmeno m'interessa, piacere a tutta quella gente... Due o tre, persino una sola andrebbe bene, se ben combinabile al mio carattere. Troppo caos non fa per me, così come i rapporti interpersonali complessi in cui si gioca a "lei ha detto, lui ha fatto", voglio sincerità e vedere le cose come stanno, è troppo da chiedere?
    Non so se le voglio... Oh, non importa.
    Con un gesto della mano chiudo il discorso dei rimpiazzi evitando di entrare in dettagli, e spero che la prefetta si eviti domande scomode perchè voglio evitarmi di ricordare ciò che ho lasciato indietro. Però prima o poi dovrò far pace con la testa, magari quando avrò terminato la scuola con dei bei voti e papà mi dirà che sono stata brava... Si, allora in quel momento potrò permettermi d'innamorarmi di qualcun altro e smetterla di pensare al passato. Scommetto che lui è andato già avanti, deve averlo fatto per forza dopo quello che gli ha combinato papà alla testa...
    Esito un momento quando Skylee allunga la mano verso di me, ma alla fine la stringo per sancire il nostro piccolo accordo chiedendomi allo stesso tempo se sarà in grado di mantenerlo nonostante il suo caratterino burrascoso.
    A me piace il Procione, la stella più brillante del Cane Minore. Trovo che i procioni siano molto carini e mi faceva ridere l'idea di una piccola bestiola come quella in giro per il cielo... Sai che Sirio fa parte del Cane Maggiore? Quindi è un po' come se le nostre stelle fossero lontane cugine.
    Mi si illuminano gli occhi quando parlo degli astri, ed il viso mostra tutta la giovinezza dei miei quindici anni che, chissà, forse grazie all'entusiasmo sembrano ancora meno.
    Trovo piacevole condividere un'interesse simile con qualcuno, anche se mi ha appena fatto un torto, ma, a ben pensarci, la prefetta potrebbe non essere poi così male e quello che ha compiuto è stato solo la conseguenza delle mie azioni e... E per me è facile, prendermi la colpa, dimenticandomi di quelle altrui.
    Alzo le spalle, quando mi chiede come mai mi piace così tanto guardare le stelle. Non c'è una vera risposta, non credo vi sia mai stata: erano lì da sempre, in ogni momento della mia vita, e per scoprirle mi è semplicemente bastato alzare la testa.
    Sono belle e sempiterne, rimarranno lì anche quando la Terra morirà e la Galassia nasconde così tanti segreti da esplorare. Da bambina sognavo di danzare su una stella cadente o sugli anelli di Saturno.
    Mi stringo l'asciugamano contro, quasi mi vergognassi di questo sprazzo di passato che le ho donato, il desiderio sciocco di una bambina che deve ancora sbattere per bene contro la realtà.
    E poi lassù c'è silenzio e a me piace la tranquillità. Si, si... Non passerò sette anni da sola, te lo prometto.
    Metto subito le mani avanti, prima che si metta a guardarmi di nuovo storto, anche se non riesco a nascondere del tutto un accenno di sorriso divertito dalla mia stessa provocazione.
     
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    «Ma smettila» Scossi con pacatezza il capo guardandola di sottecchi. «Tutti vogliono qualcuno al loro fianco con cui condividere le giornate» Chi diceva che non era così mentiva. Io per prima, sempre convita di saper stare bene da sola e fin troppo abituata a starci, dovevo ammettere che avere qualcuno al mio fianco con cui ridere e scherzare mi rallegrava le giornate. Ci stringemmo le mani da brave concasate e tale gesto portava con sé una tacita promessa di tregua che intendevo mantenere. Dopotutto la neo Corvonero sembrava essere una brava ragazza, forse un po' chiusa e fredda ma pur sempre una brava ragazza. «Certo che lo so» Sorrisi divertita cercando di non rabbrividire troppo alla storia del procione. Quelle creaturine pulciose mi riportavano alla mente un episodio assai spiacevole, durante il quale, dopo essermi trasformata in un vero e proprio procione grassoccio per via di una pozione avariata, ero stata catapultata contro un muro, svenuta, quasi affogata e infine risvegliata mezza nuda in una camera di un qualche studente Serpeverde. Per fuggire dal dormitorio io e Karen avevamo dovuto rubar loro dei vestiti e fingerci studentesse della casata verde-argento indignate per il caos creato in realtà da noi stesse, o meglio, da Karen, io era stata semplicemente un'ignara spettatrice ritrovarsi in mezzo al tutto senza volerlo. Scossi le spalle e mandai via quei ricordi strani, non era il momento di rivangare certe cose, stavo avendo una conversazione quasi piacevole con la ragazza difronte a me dopotutto. «Ti piace anche danzare quindi?» Sorrisi teneramente in risposta al suo aneddoto sui suoi sogni da bambina. «Io sono totalmente negata, anzi, quasi pericolosa oserei dire» Scherzai sul mio per nulla grazioso o meritevole modo di ballare. Ero davvero una frana in quello e nonostante tutte le lezioni che avevo preso in passato, non avevo mai appreso nulla e continuavo a sembrare una foca drogata e instabile mentre mi dimenavo nel tentativo di danzare. «Dovresti andare alla torre di astronomia se non lo hai ancora fatto. Se ti piace la tranquillità, il silenzio e ammirare la vastità del cielo, quello è il luogo perfetto per te. Hanno pure attrezzature in grado di superare di gran lunga la visibilità dei normali telescopi babbani. Una volta ci hanno fatto fotografare dei buchi neri addirittura» Esclamai felice di aver trovato qualcuno che si entusiasmasse almeno quanto me per l'astronomia.
     
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    Crede che il mio commento fosse rivolto al non voler trovare qualcuno con cui passare le giornate, piuttosto che al desiderio di evitare di rimpiazzare ciò che ho perso, ed io non commento in merito perchè è più facile lasciarle credere che sia così piuttosto che trovarmi con delle domande scomode riguardo quanto ho lasciato a Londra.
    Ed è vero che trovare qualcuno con cui condividere le giornate è piacevole, ma nel mio caso lo trovo anche estremamente complicato e faticoso. A volte credo di non sapere come parlare alla gente senza risultare acida, ma evidentemente qualcuno in passato è riuscito a vedere oltre tutto questo ed ha tirato fuori una parte di me che nemmeno io credevo di possedere. E poi la prefetta è più grande ed in teoria più esperta di me riguardo le faccende della vita, no? Cambio di personalità a parte dovrebbe essere in grado di trattare con le persone, altrimenti non le avrebbero mai dato la spilletta.
    Annuisco timidamente quando mi chiede se sono interessata anche alla danza, ma quando dice di essere totalmente negata nei movimenti mi prende un lampo di ansia all'idea che possa chiedermi di darle lezioni in merito, quindi scelgo di mettere subito le mani avanti esponendo solo in parte un lato della storia che ha già visto coi suoi occhi.
    Non posso più farlo però, colpa della... della gamba.
    Abbasso appena lo sguardo verso la cicatrice sul ginocchio ormai coperta dall'asciugamano che mi avvolge. In realtà le ho detto una mezza bugia: potrei ballare, ma per pochissimo tempo e non bene come un tempo perchè l'articolazione rotta reclamerebbe subito il suo tributo di dolore, però a lei non serve saperlo, si è già immischiata abbastanza col mio passato.
    Ci sono già stata alla torre, è bellissima. Un giorno mi piacerebbe possedere attrezzature simili per poter ammirare il cielo.
    Certo, la compagnia della Miller e le sue iniziali intenzioni di buttar giù nel lago il mio telescopio non hanno favorito molto all'esperienza che ho vissuto l'ultima volta che ci ho messo piede dentro, ma nel complesso è davvero un luogo magico, più di tutta la scuola e le sue creature messe insieme.
    Chissà, magari un giorno mi troverò di nuovo tra queste mura a fare da insegnante agli studenti, non sono in molti a trovare le stelle affascinanti e... Oh, ma chi voglio prendere in giro? Non possiedo la giusta pazienza per star dietro a delle eventuali teste calde, e poi papà ha altri piani per me, disegni di un destino che mi provoca malessere fisico solo a pensarci.
    Arretro di un paio di passi dal corpo della prefetta, gli occhi si spostano verso gli spogliatoi e poi di nuovo su di lei, come alla ricerca di un permesso per potermene andare a sciacquarmi via un po' di questo rinnovato malessere.
    Vorrei andarmi a cambiare, se possibile. Manterrò la mia promessa.
    La rassicuro per l'ennesima volta, come se avessi timore di trovarmi appesa o con l'acqua nei polmoni da un momento all'altro. Quando lei acconsente le sorriso, un piccolo innalzamento degli angoli della bocca, quel tanto che basta per farle capire che, nonostante tutto, questo dialogo non mi è poi così dispiaciuto.
    Grazie, prefetta. Ci vediamo presto.
     
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