Lupus in fabula

“Se dovessi finire prima del previsto mi trovi alla testa di porco express. Non divertirti troppo senza di me”, Audrey abbozzò un sorriso ironico verso AJ, che si avviò nella sala tattica con lo stesso entusiasmo di un condannato all’ergastolo a Numengard. Il Capo Auror aveva indetto quella riunione straordinaria per soli capi squadra, a cui erano state interdette le reclute. Non avendo ricevuto altra disposizione che attenderne la fine prima di cominciare il servizio vero e proprio al fianco del suo superiore, Audrey ne aveva approfittato per allontanarsi momentaneamente dal quartier generale per fare una breve pausa. Era da almeno un paio d’ore che anelava a un caffè e a una sigaretta: ogni volta che lavorava diventava complicato mettere a tacere il bisogno di fumare, era diventato un tarlo fisso che non ne voleva sapere in alcun modo di darle tregua, rendendole talvolta complicato mantenere la concentrazione sui suoi doveri. Jamie stava lavorando ininterrottamente a un modo per spezzare l’ultima runa: nonostante i progressi fatti fino a quel momento la meta sembrava ancora lontana, per non dire irraggiungibile, e la strega aveva cominciato ad alternare giorni in cui era fiduciosa ad altri in cui ad avere la meglio era lo sconforto totale. Quel giorno non era di pessimo umore ma non si poteva neanche dire che fosse al meglio della sua forma fisica: la settimana che precedeva la luna piena era sempre sfiancante in tal senso, sentiva le energie gradualmente venir meno e il bisogno di stare da sola. Per fortuna si trattava di resistere ancora un paio di giorni e avrebbe avuto il permesso di assentarsi fino alla fine della fase lunare. Ringraziò il barman dietro il bancone e aggiunse dello zucchero al caffè prima di sorseggiarlo dalla tazzina. Non si aspettava compagnia, per questo quando sentì una voce maschile fare il suo nome la prima reazione che ebbe fu di sorpresa. Non riconobbe subito il suo interlocutore: fu quando vi si ritrovò faccia a faccia che capì di avere davanti uno dei dipendenti del reparto di regolazione e controllo creature, era stato lui a registrare la sua nuova residenza quando si era recata nell’ufficio per aggiornare i dati che la riguardavano. Non si aspettò nemmeno che attaccasse bottone, soprattutto con una domanda che sembrava una provocazione.
“Le è stato riferito male. Dovrebbe valutare seriamente l’idea di cambiare fonte, è evidente quanto questa “regia” non sia attendibile”, Audrey aggrottò un sopracciglio, perplessa. Non aveva idea di quanto fosse serio, né di come fosse giunto a una conclusione del genere, nel dubbio preferì replicare con a metà tra l'indifferenza e l'ironia.
“Non ho idea di cosa stia parlando” non colse neanche le insinuazioni, né le piacquero: lei e Pryianka non avevano fatto altro che tenere il corso estivo per le creature, niente di più. Dunque, qual era il problema che sembrava bruciare così tanto al signor Matei?

“Sarebbe più semplice se entrasse nel merito della questione senza girarci attorno… non crede?”, non era una stupida tanto meno una sprovveduta, indirettamente il messaggio del responsabile dell’altro reparto era stato recepito forte e chiaro: a qualcuno era andato storto qualcosa del modo in cui poteva aver gestito il corso estivo delle creature magiche. Restava solo da capire cosa, nello specifico, non avesse rispecchiato le aspettative. Quando le chiese se preferiva le desse del lei esitò, a disagio.
“Come preferisce”, commentò, indifferente. Non erano in confidenza; per quel che le premeva finché la conversazione si sarebbe tenuta su toni rispettosi poteva rivolgersi a lei come meglio credeva, per quanto la riguardava anche se li separavano pochi anni Matei restava un collega di un altro reparto, forse nella scala gerarchica perfino con mansioni più di rilievo se confrontato con gli altri, dargli del lei non era solo un modo per mantenere le distanze ma anche per mostrare rispetto. Un sorriso ironico le curvò le labbra quando l’altro giustificò il suo approccio con il pretesto di attaccare bottone, seguendo subito dopo con quello che con tutta probabilità intendeva essere un consiglio amichevole. Andromeda picchiettò l’unghia contro il pacchetto di sigarette, avvertendo l’urgenza di uscire per fumarne una; interrompere la conversazione di botto per soddisfare quell’impulso sarebbe stato oltremodo scortese, così cercò di resistere nella speranza di riuscire a fare un toccata e fuga prima del ritorno del suo caposquadra.
“Infatti non è il mio caso”, confermò, assottigliando lo sguardo. “Come non lo è violare il protocollo. Ho ben chiaro quale sia il mio ruolo qui dentro e quali i limiti da non scavalcare, ma la ringrazio per il promemoria”, non erano in pochi quelli che le ricordavano, davanti o alle spalle, che essere la sorella del capo auror non le conferiva nessun vantaggio. Era perfettamente consapevole di camminare tra le uova la dentro, non solo perché non doveva in nessun caso permettere che circolassero voci che la vedevano in qualche modo favorita per la parentela che la legava a Dell, ma soprattutto perché era da anni che non capitava un mannaro tra le fila degli auror.
“Non bene”, fu la risposta lapidaria quando l’attenzione verté sul corso per mannari e lycan.
“C’è stato un miglioramento rispetto all’inizio ma è stato soltanto un palliativo. Del resto non vedo come ci si sarebbe potuto aspettare diversamente, con due sole settimane di corso”, commentò, distogliendo lo sguardo.
“Io non credo che il loro problema riguardi il controllo. Per quello basta l’antilupo… e tuttavia non è abbastanza… nemmeno adesso che è gratuita”, era un punto di partenza, ma non risolveva tutto.
“Se lei fosse un mannaro… di cosa riterrebbe di aver bisogno per sentirsi allo stesso livello di un mago?”