what comes around goes around

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    Non sovrastimava mai le proprie abilità. Reagiva sempre in modo oculato perchè gli eccessi non avrebbero potuto aiutarlo a percorrere la strada verso il successo. Calcolava sempre ogni variabile, valutando le possibilità di incorrere in insuccessi. Gli capitava di rado ma erano possibilità a cui doveva tenersi aperto. Eppure, quella sera, nulla di quel che era accaduto avrebbe potuto prevederlo.
    Essere preda da predatore che era sempre stato, era qualcosa a cui non poteva dirsi abituato. Fu sorpreso e forse non avrebbe dovuto esserlo. Non lo fu in definitiva quando scoprì chi aveva tratto una trappola per lui. Ricordava il ragazzo che anni prima lui ed il suo gruppo avevano spinto a lasciare quella vita. Poca memoria aveva invece della famiglia e del fratello in particolar modo. Per anni, in seguito ai lunghi tempi burocratici erano stati costretti alla distanza. Ritrovarsi entrambi a Londra, doveva aver alimentato orribili ricordi nella mente del ragazzo che aveva sfogato con ferocia il suo rammarico per una giustizia lenta, e per lui ingiusta.
    Aveva provato ad opporsi. Aveva lottato. La rabbia contro cui si era scontrato era però troppo forte per lui. Se avesse avuto suo fratello o i suoi vecchi amici con lui sarebbe andata presumibilmente in modo diverso, ma era solo e quando le cose peggiorarono fece l'unica cosa saggia da fare: scappare.
    Aveva richiamato l'attenzione di suo fratello, non ottenendo risposta e di altre poche persone su cui era ancora convinto di avere un'ascendente, ma nessuno sembrava avere un po' di tempo per lui. Piegato in avanti, il braccio a coprire la ferita sanguinante all'addome, provò un ultimo patronus verso Cassandra mentre il buio della notte lo avvolgeva e lui trovava riparo e ristoro su una panchina isolata.
    Quando la vide arrivare, pallido e sudato, non potette non dirsi sorpreso. “Ehi Rocha.” La sua voce apparve tremula. Lo era il suo sorriso stirato su quel volto provato.
    “So che sono l'ultima persona che vorresti vedere.” Gli disse restando seduto in quella posizione sulla panchina di quel parco. Poi, lentamente si mise dritto, discostando la mano della ferita per mostrarle il reale motivo per cui aveva deciso di contattarla. “Non posso andare in ospedale.” Le disse senza andare nei dettagli. Non avrebbe voluto farlo. Lì gli avrebbero poste domande a cui non voleva rispondere, né voleva tracce scritte di quell'evento. Lui non era un debole. “Nessun altro avrebbe risposto.” La sua voce si assottigliò a quella rivelazione, mentre tornava a poggiare la mano sulla ferita per bloccare il copioso flusso di sangue. “Vedi? Anche io ho un cuore che batte.” Si fece scappare uno sbuffo amaro mentre il sangue scivolava via dalle sue dita.


     
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    Gli errori di Cassandra erano sempre gli stessi. Reiterazione. Se anche quello poteva dirsi un peccato, di certo andava considerato come un peccato di stupidità. Ma la stupidità, talvolta, era solo un nome diverso da dare all'ira. Hyram Price aveva la capacità di accendere in lei la miccia di una furia indomabile e sembrava determinato ad esercitare questo potere ad oltranza. In sua difesa, Cassandra cercava ogni volta di opporsi a quell'escalation di rabbia che puntava a declinarsi in violenza, ma si trattava di una bomba impossibile da disinnescare.. o almeno, lei non vi era mai riuscita. Gli atteggiamenti del Price, i suoi sguardi e le sue parole, nutrivano il demone che Cassandra sentiva dentro di sé, l'avevano fatto sin dal loro primo incontro.
    C'era stato sì un arco temporale nel corso del quale la Rocha aveva creduto che la consapevolezza vi fosse una ferita profonda all'origine del sadismo dell'altro potesse permetterle di riconoscerlo come un suo simile, ma non era durato a lungo. L'idea che lei e il Price si assomigliassero ora la turbava profondamente. Li accomunava il bisogno di restituire odio al mondo, un bisogno che Cassandra cercava di controllare ma a cui Hyram, invece, si abbandonava con voluttuosa perdizione. Era questo che odiava di più in lui: la paura che quel ragazzo rappresentasse in qualche modo una sua degenerazione, un livello che era destinata a raggiungere. Questo.. e la sua ostinazione nel ferire le persone a cui la veggente era più legata. Era venuto il turno di Roy e adesso sembrava essere giunto il turno di Luis, solo che questa volta le conseguenze rischiavano di rivelarsi devastanti.
    Così eccola lì, pronta a reiterare la sua più grande debolezza: cedere alla rabbia. Perché persino nel primo istante in cui si era proposta di non cercare il Price per aggredirlo si era resa conto di quanto poco credesse nella propria capacità di tenere fede a quel proposito. E dal momento che il soggetto in questione arrivava addirittura a contattarla inviandole un patronus, lasciare correre era automaticamente fuori questione.
    Quando raggiunse Hyde Park e individuò la panchina su cui Hyram si era abbandonato in una posizione abbastanza disordinata da restituirle l'impressione di una tranquillità ostentata, gli occhi azzurri della brasiliana si accesero come stralci di un cielo in tempesta.
    Volevo proprio vedere te invece, razza di stronzo! sbottò aggressiva, prima di estrarre la bacchetta Cosa non ti è chiaro del fatto che devi smetterla di perseguitarmi come un fottuto stalker ossessivo?!
    Il "Bombarda" saettò nell'aria quasi prima che la riccia si rendesse conto di averlo pronunciato e colpì in pieno il bersaglio contro cui era stato diretto. La piccola fontanella di acqua potabile, distante un paio di metri dalla panchina, esplose in un saettare di grossi frammenti di pietra, metallo e in un turbinio convulso d'acqua. Forse qualcosa aveva colpito il Price, Cassandra non poteva esserne certa perché quest'ultimo si era raddrizzato solo un istante prima ma non si era sollevato dalla panchina, mostrando una mancanza di riflessi che, in un primo momento, la sorprese non poco. Se qualcuno fosse passato per quel vialetto del parco, Cassandra avrebbe forse rischiato un processo diretto per uso della magia davanti a babbani ma quell'eventualità era quanto di più distante dalle attuali considerazioni della Rocha. Il cuore le batteva furiosamente dentro al petto mentre si preparava ad un secondo attacco, questa volta più diretto, ma solo allora si rese conto di ciò che la mano del ragazzo aveva appena rivelato e delle parole che quest'ultimo le aveva rivolto un istante prima che lei scagliasse l'incantesimo. Come un messaggio rimasto in attesa di essere registrato, le parole dell'altro raggiunsero finalmente la sua razionalità, o quantomeno il barlume che al momento ne era rimasto.
    Cosa ti è successo?!
    Sbottò, allibita dalla vista di quella ferita profonda. Il braccio che reggeva la bacchetta le ricadde inerme lungo il fianco mentre Cassandra cercava di venire a patti con il fatto che qualcuno avesse già provveduto ad infliggere ad Hyram tutto il dolore che quel giorno si era proposta di provocargli lei. A chi aveva fatto perdere il senno, questa volta?
    Non ci posso credere.. scosse la testa avvicinandosi di qualche passo e dando un'occhiata alla ferita, pur continuando a mantenere una certa distanza: il sangue sgorgava copiosamente macchiando i vestiti del Price e il volto di quest'ultimo era sufficientemente pallido da lasciarle intuire che doveva averne già perso parecchio Non vuoi andare in ospedale?! E cosa pensi di fare.. morire dissanguato su questa panchina? Hai il coraggio di chiedermi aiuto?
    Oltre ai loro turbolenti trascorsi, Hyram aveva recentemente trasformato Luis in una bomba ad orologeria. Se quella bomba fosse esplosa avrebbe fatto guadagnare a suo fratello una condanna per aggressione o addirittura per omicidio, considerato ciò che quest'ultimo aveva appreso dal Price. Ed ora, accasciato su quella panchina con le mani premute nel tentativo di bloccare un'emorragia, Hyram Price aveva trovato un nuovo folle modo di perseguitarla.
     
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    Non saltò o si mosse quando la riccia lasciò esplodere la fontanella poco lontano. Si chinò appena, per evitare o provare a farlo, la traiettoria delle scheggie e dei detriti che il bombarda aveva causato. Non fu turbato da quella reazione, né se ne sentí sorpreso. Dopo l'ultimo loro incontro e in seguito a ciò che Hyram aveva instillato nell'animo del fratello, una reazione simile era quasi scontata. Non la canzonó, né fece leva sulla sua debolezza, evidentemente lo era in quel punto. Attese.
    “Mi era abbastanza chiaro.” Indicò il guizzo d'acqua che fluiva dal pavimento. Non era uno sprovveduto. Era chiaro Cassandra provasse a tenere le distanze da lui. Gli era anche chiaro però che tra tutte le persone con cui aveva un legame, la Rocha era l'unica che gli avrebbe risposto. Infatti, era lì.
    Sospirò stancamente. Il volto pallido e sudato mentre stringeva i denti per trattenere un gemito. Lasciarsi vedere debole, era qualcosa che solitamente non concedeva a nessuno. Anche in quel momento, evidentemente provato, cercava di mostrarsi forte.
    “Mi stai facendo troppe domande.” Biascicó, riaprendo gli occhi lentamente e solo dopo aver represso il forte senso di nausea provato.
    Allungò un braccio contro lo schienale, facendo leva su quello per tirarsi in piedi. Lo fece piano ed in modo incerto ma riuscì a farlo. Quando provò a fare un passo però, la cadenza insicuro lo costrinse a posare una mano sulla spalla dell'altra. Attese qualche attimo, prima di liberarla dalla sua presa. Il suo sguardo però non lasciò quello dell'altra.
    “Hai il coraggio di lasciarmi a morire?” Le chiese, il tono roco ma chiaro. Non la supplicava. In definitiva la sua era una domanda retorica. Non credeva nel buon cuore della Rocha, non gli sembrava affatto una buona samaritana. Eppure era convinto che in fondo un legame di qualche tipo di fosse creato. Era certo che non l'avrebbe abbandonato.
    “Ho immaginato fossi l'unica persona che non l'avrebbe fatto.” Le confidò poco dopo, reprimendo un nuovo conato.
    “E poi ora hai lasciato una traccia. L'omissione di soccorso è comunque un reato.” Con un cenno del capo indicò la fontana saltata in aria. Non avrebbe voluto minacciarla, ma immaginò che una spinta in più potesse aiutarla a convincersi e a non avere remore.
    “Ti lascerò in pace poi. Te lo giuro.”

     
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    Se non fosse stato del tutto superfluo, considerato lo stato del Price, Cassandra gli avrebbe messo le mani al collo. Il suo modo di ostentare spavalderia persino in quelle condizioni era uno degli aspetti del ragazzo che personalmente trovava più insopportabili, forse persino più delle azioni negative di cui si macchiava. Infondo, lei non si sentiva meno macchiata di Hyram. Se quell'ostinazione manipolatoria poteva almeno trovare una sua origine che, pur non rendendola più tollerabile, almeno la spiegava.. la strafottenza di cui si ammantava ogni volta era capace di mettere a dura prova l'autocontrollo della brasiliana, già labile di per sé. Sentiva montare dentro di sé una rabbia cupa e borbottante, come se si trattasse di una pozione esplosiva sul punto di dare il peggio di sé. E Cassandra Rocha era davvero brava a dare il peggio di sé.
    Hai ragione, dovrei già essermene andata perché non mi interessano le tue risposte.
    Ma mentiva. Mentiva con una consapevolezza piena e totale. Certo, non le interessava realmente quale ragione avesse spinto qualcuno ad attaccare Hyram in quel modo - le motivazioni potevano essere infinite, a suo avviso, poiché con il Price niente poteva essere escluso - ma voleva delle risposte circa la conversazione avvenuta tra quest'ultimo e Luis. Voleva informazioni più dettagliate di quelle che le aveva riportato il gemello, troppo arrabbiato con lei per spiegarsi meglio. In particolare, c'erano degli elementi di cui Luis con ogni probabilità non era neanche a conoscenza: ciò che più le premeva capire, infatti, era cosa Hyram sperasse di ottenere riferendo ad uno degli irascibili gemelli Rocha il male che qualcuno aveva cercato di fare all'altro. Che le conseguenze sarebbero state pericolose Price doveva immaginarlo, ma lui cosa ci guadagnava in tutto questo?
    Il bisogno di ottenere quelle risposte l'avrebbe trattenuta? Forse. O magari no. Infondo, il fatto che Hyram Price morisse dissanguato in quel parco poteva essere il prezzo della liberazione di Cassandra dall'ossessione immotivata che quel ragazzo aveva nei suoi confronti. Forse vederlo morire l'avrebbe addirittura fatta sentire libera, come mai si era sentita fino a quel momento. Era già dannata, certi peccati non potevano essere rimossi: soprattutto se il peccato te lo portavi dentro fin dalla nascita.
    Credi che non potrei farlo, Hyram? Credi di conoscermi così bene?
    Abbandonarlo avrebbe avuto un inevitabile significato per lei. Sarebbe equivalso ad ucciderlo. Di certo sarebbe stato l'atto più vicino all'omicidio da lei commesso finora, persino più dello scontro con il capo dei prigionieri di Roeim che l'aveva vista ad un passo dallo strappare una vita. In quel caso non l'aveva fatto perché non sarebbe sopravvissuta, ma in questo caso la situazione era ben diversa. Lo spettro del ricordo di Hyram Price si sarebbe aggiunto ai demoni che già la perseguitavano. Ma forse poteva sopportarlo.
    Mi stai minacciando? Che novità, non ti smentisci mai.
    Quasi ringhiò quelle parole serrando poi la mascella di fronte alla consapevolezza di essersi incastrata con le sue mani. Se lo avesse lasciato morire poi avrebbe dovuto pensare a ripulire le tracce magiche lasciate: non aveva mai fatto nulla del genere, il rischio di essere scoperta era piuttosto alto. Hyram stava cercando di metterla con le spalle al muro, anche se almeno questa volta lo faceva per salvarsi la pelle e non per gioco. Questo non diminuiva in lei il rancore provato nei suoi confronti, ma forse le permetteva di valutare meglio la situazione.
    No. Io ti salvo la vita e tu rispondi alle mie domande. E poi.. sì, mi starai alla larga per il resto dei tuoi giorni.
    Pose le sue condizioni, muovendo un passo verso di lui e sollevando di nuovo la bacchetta. Avrebbe voluto optare per una smaterializzazione congiunta, fregandosene del rifiuto che Price aveva mostrato verso il San Mungo o altri ospedali. Se voleva sopravvivere, si sarebbe dovuto adeguare. Il problema era che la ferita era un enorme squarcio rosso, pulsante e vibrante di un moto inarrestabile: sanguinava come se fosse destinata a smettere solo una volta esaurito tutto il sangue presente in quel giovane corpo. Una smaterializzazione l'avrebbe quasi sicuramente spezzato.
    Come dovrei fare ad aiutarti? La Medimagia non è il mio forte e non ho Dittamo né niente del genere con me. Conosci qualcuno che i tuoi soldi possano far venire qui all'istante?
    Esistevano medimaghi e guaritori che lavoravano al di fuori delle istituzioni. Erano la risorsa principale per gente che in ospedale non poteva presentarsi e quella gente.. era la risorsa principale di tali professionisti: permetteva loro di assicurarsi un cospicuo guadagno. Cassandra aveva imparato queste cose durante il breve periodo che l'aveva vista avere a che fare con i Mangiamorte, ma era abbastanza sicura che per Hyram niente di tutto ciò suonasse sconosciuto.
     
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    “Devo andare via di qui.” Il suo tono ormai era poco più che un sussurro. Si sforzava di aggrapparsi ad uno stato di coscienza ma per quanto si sforzasse il suo corpo non sembrava rigido come la sua mente in quel momento. Voleva cedere, era chiaro. Convincersi che non glielo avrebbe permesso, non lo avrebbe aiutato ad essere lucido a se stesso, non se il sangue continuava a fluire così velocemente da quella dannata ferita.
    Si costrinse ad alzare lo sguardo per indirizzarlo in quello di Cassandra. Percepiva l'odio nei suoi confronti e non ne era sorpreso. Leggeva però anche la resa dinanzi alle minacce che le aveva posto. Che fosse buon cuore o meno, poco importava. Lo avrebbe aiutato. Si aggrappò a lei, quando le gambe sembrarono cedere. Odiava farsi vedere in quelle condizioni da qualcuno, ed il fastidio era ben palese sul suo volto sudato. “Non lo farei se non fosse necessario.” Era necessario minacciarla. Necessario avere una leva in più sulla sua psiche. Morire non era una considerazione che era pronto a prendere in considerazione.
    Sentirla acconsentire, seppur per disperazione, lo sollevò. Strinse i denti mentre faceva un passo avanti, trascinandola con sé. Ora aveva fretta di andare. Era il suo corpo a pretendere che si desse una mossa. “C'è uno studio qui accanto. È un magizoologo.” Le disse, incamminandosi lungo il viale di quel parco. Non parlarono molto, anzi non parlarono affatto. Hyram conservava le forze, stringendo i denti e la presa su di lei quando sentiva il dolore diventare insostenibile e le gambe troppo pesanti. “Non ti ho mai torto un solo capello.” Glielo disse a denti stretti, dopo averle indicato il punto preciso dove trovare lo studio una volta voltato l'angolo. E per quanto fosse ben conscio non essere quello il momento adatto per simili rivelazioni, non potette fare a meno di parlarle. Chiederle il motivo di quell'immotivato astio. Perchè con lei ci aveva provato in tutti i modi e non era mai riuscito a scalfirla, anche quando credeva di esserci riuscito. Era il suo primo fallimento e forse, in qualche modo che non sarebbe mai stato pronto ad ammettere, qualcosa in più. “Ho lasciato che mi conoscessi più di quanto avrei concesso ad altri.” Continuò, ansimando dolorante verso la meta. “Mi spieghi perchè continui ad odiarmi?”

     
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    Se permetti ho qualche dubbio al riguardo.
    Come se minacciarla fosse una novità, poi. Magari non l'aveva mai fatto in modo diretto ma Price l'aveva minacciata sin dal loro primo incontro: in generale, ogni volta che aveva a che fare con lui la Rocha si sentiva minacciata.. a prescindere dalla presenza o meno di intenzionalità da parte del ragazzo. Il concetto di "necessità" in quel caso aveva un valore, dal momento che Hyram lottava per la propria vita, ma più di una volta il suo incombere su di lei e farla sentire messa alle strette era stato tutt'altro che necessario. La parola che Cassandra avrebbe usato, piuttosto, era "ossessivo". Si irrigidì istintivamente quando il Price si appoggiò a lei cercando sostegno per poter camminare, sebbene tale dinamica fosse prevedibile e inevitabile. L'aveva sempre resa nervosa sentirsi fisicamente in balia di qualcuno altro, avere qualcuno così vicino era il giusto stimolo ad innalzare al massimo le sue difese. Ovviamente, tutto ciò veniva esasperato dall'assenza di fiducia che nutriva nei confronti di Hyram. Diffidente per natura, Cassandra aveva avuto più di una volta prova di potersi aspettare iniziative a tradimento da parte dell'altro.
    Allora sarà abituato ad avere a che fare con creature decisamente meno pericolose di te.
    Una stoccata di pungente sarcasmo nell'apprendere che si stavano recando da una magizoologo. Forse riusciva a sorreggere Hyram e camminare con lui perché l'esperienza le aveva insegnato a non temere aggressioni fisiche da parte di una persona che, tendenzialmente, sembrava incline a ferire il prossimo usando altre vie. Ciò non toglieva che fosse del tutto convinta di avere accanto un individuo più pericoloso di un'acromantula o di un kappa. Anche per questo la presunta innocenza che lui si ostinava a sostenere la faceva ribollire di rabbia.
    Che cosa? Vuoi scherzare? sbottò, spazientita, trascinandolo con sé in un movimento più brusco dei precedenti e rischiando così di infierire sulla ferita. Nemmeno se ne accorse, troppo infervorata per prestarvi attenzione Hai umiliato mio fratello a quella stupida festa. Hai mentito al mio ragazzo, cercando di manipolarlo per farci lasciare.. e ci sei quasi riuscito. Per finire, hai raccontato a Luis che quel viscido della tua confraternita mi ha aggredita.
    Quello per la brasiliana era stato il colpo basso peggiore. Quando si era infuriata con Hyram credendolo il mandante di quel tentato stupro era stata eccessivamente frettolosa nell'accusarlo, ma quel confronto le aveva anche permesso di rivalutare parzialmente la persona che aveva davanti, al punto che dopo quel giorno si era ritrovata persino ad accettare la sua presenza condividendo piccoli momenti di quotidianità come un caffè nella caffetteria del campus o un'ora di studio in biblioteca. Era proprio il fatto di essersi leggermente aperta nei suoi confronti a rendere tutto ciò che era venuto dopo fonte di maggior rancore. Gli aveva chiesto di non parlare a nessuno di quello che le era successo e lui era andato dritto dritto dalla persona che, più di qualunque altra, avrebbe dovuto rimanerne all'oscuro.
    Sai che tipo è Luis, ti rendi conto dei rischi a cui lo hai esposto? Per non parlare del fatto che ora è arrabbiato perché non gli avevo raccontato niente. Tu l'hai allontanato da me.
    Lo aveva fatto, aveva alimentato la voragine tra lei e il gemello. Luis era stato per molti anni l'unica persona che contasse veramente per la veggente, ma da quando erano arrivati in accademia tutto aveva iniziato a precipitare: prima gradualmente, poi con i primi e burrascosi litigi, infine con la freddezza che Luis aveva posto tra loro, quella distanza di cui sapeva bene di non poter incolpare esclusivamente Hyram Price. Era pur vero, tuttavia, che Hyram aveva creato l'ennesima crepa in un rapporto che ormai la Rocha non riusciva più a considerare inviolabile e indistruttibile.
    Perché è questo che fai: cerchi di isolarmi. aggiunse a denti stretti, sentendo la rabbia risalire e animarle lo sguardo Forse è vero che hai lasciato che ti conoscessi, almeno in parte. E io ho scoperto che in qualche modo ci assomigliamo.
    Tenne a bada la frustrazione perché voleva solo raggiungere quel dannato studio il prima possibile. Ma non riuscì a trattenere quella verità, una verità che la rendeva furiosa perché non faceva che ricordarle quanta oscurità doveva celarsi dentro di lei.
    Questo è ciò che odio di più.
     
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    Strinse i denti aggrappandosi a lei. Ogni passo sembrava acuire il suo tormento ma provò a tener duro. Fu difficile farlo in ogni caso con la Rocha al suo fianco che sembrava non voler smettere a riversargli contro tutte le colpe circa il male della sua esistenza. Per quanto il Price adorasse prendersi certi meriti, molte delle sue note negative Cassandra le aveva create da solo. Hyram aveva soltanto predisposto le pedine sulla scacchiera ma aveva lasciato a lei il gioco. Poteva sul serio incolparlo di tutto? Se avesse deciso di giocare diversamente, molte delle cose di cui lo incolpava non sarebbero accadute affatto.
    “Il tuo ragazzo ha preferito credere ad uno sconosciuto piuttosto che a te ed il cattivo sarei io?” Sbuffò roteando gli occhi, trattenendo a stento un nuovo gemito. Sudava, pallido e dovette reggersi a lei per evitare di rovinare a terra. La nausea chiariva quanto poco bene gli stesse facendo quella passeggiata. Il sangue continuava a fluire, lo sentiva bagnargli gli indumenti e la strada che li separava dalla meta sembrava allungarsi ad ogni passo. “Se tu e tuo fratello vi siete allontanati, non è certo per merito mio. Il sangue è un legame che nessuno può scindere.” Le spiegò convinto di quel che diceva. Il motivo per cui il rapporto tra lui e Luther si era incrinato, non era certo un elemento esterno. Le loro divergenze li avevano condotti a quegli eccessi. Lo stesso doveva essere stato per i Rocha. Si fermò, stringendo i denti ed imprecando quando Cassandra si mosse bruscamente. “Cazzo.” Il dolore provocatogli gli tolse il fiato e dovette faticare non poco per riuscire a restare in piedi e vigile. Ne approfittò per sciogliere quella presa, poggiando la schiena contro il muro di mattoni alle sue spalle. Ansante la guardò per qualche istante, sputando poco lontano un rivolo di sangue. “Quindi continui ad allontanarmi perchè odi te stessa?” Le disse leggermente piegato, il braccio che premeva contro la ferita ormai zuppo di sangue. “Non te lo meriti. E non lo dico per un tornaconto personale.” Aggiunse poco dopo, non trattenendo un verso di dolore mentre riprovava a rimettersi dritto e ad avanzare verso l'altra. Giusto qualche passo per poterla fronteggiare. Ad una spanna da lei si fermò, fissando il proprio sguardo in quello dell'altra. “Sei diversa da tutti e vai bene così. Impegnarti ad omologarti non ti farà mai sentire del tutto integrato.” Annuì lentamente, sicuro di quel che diceva. Le sue parole non facevano parte di un copione già scritto. Per la prima volta, le riservava la verità. Il suo reale punto di vista. “Ti farà sentire solo di più la solitudine.” Concluse poco dopo, indicando poi con un cenno del capo una porta comparsa dal nulla sulla parete alle sue spalle. “E' qui.”

     
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    Il corpo di Hyram aveva un peso non indifferente. Era molto più alto di lei e non si poteva dire che avesse un fisico gracile, tanto più che la sua muscolatura non era di nessun aiuto in quel momento rappresentando solamente un peso per la brasiliana. Tuttavia, Cassandra era ben determinata a non lasciarsi sfuggire nemmeno un lamento. Non lo faceva certo per delicatezza, ma il suo orgoglio le impediva di mostrarsi debole in tal senso: soprattutto di fronte a qualcuno che più di una volta aveva cercato di spingerla ad esporre le proprie fragilità, anche se su un altro piano. Seppur non particolarmente allenata a livello fisico, la Rocha possedeva una decisione spaventosamente vicina alla ferocia sia quando si arrabbiava che quando puntava ad un obbiettivo che le era caro.. come la tutela del proprio orgoglio. Per questo motivo le sarebbe stato molto più utile non parlare, risparmiare fiato durante quel breve ma faticoso cammino, ma non aveva alcuna intenzione di mostrarsi in difficoltà e non sarebbe comunque stata in grado di trattenersi dal rispondergli a tono.
    Il fatto che Roy abbia sbagliato non rende te una persona migliore.
    Sibilò quella risposta in un moto di stizza, quasi fosse il verso di un animale colpito a tradimento. Anche se credeva fermamente nelle parole appena pronunciate, era pur vero che la mancanza di fiducia che Roy le aveva dimostrato rimaneva un tasto dolente. Una ferita impossibile da rimarginare con scuse e ammissioni di colpa, poiché per la Rocha tale avvenimento parlava molto più di lei che dell'Hellstrom. Se Roy era stato così pronto a credere nella sua malafede, la spiegazione era rintracciabile nel tipo di persona che era Cassandra, nella sua incapacità di trasmettere certezze o qualunque altra forma di positività all'interno di un rapporto di coppia.
    Dal momento che era stata lei per prima a citare Roy e poi Luis, non c'era da stupirsi che il Price avesse di che replicare al riguardo. Aveva quasi sempre una risposta pronta per tutto, la veggente aveva avuto modo di rendersene ampiamente conto conoscendolo ormai da più di due anni. E quando Hyram non aveva risposte, se le inventava di sana pianta. Ma purtroppo, non era quello il caso.
    A quanto pare Luis può farlo, invece.
    In quel caso le parole del Price sottolineavano una certezza che la stessa Cassandra aveva posseduto per molti anni. Una certezza che aveva iniziato ad incrinarsi da quando era arrivata in accademia e che ormai stava miseramente crollando. Dopotutto, Luis aveva scoperto che sua sorella aveva subito un'aggressione e ciò che gli era venuto più spontaneo fare era stato attaccarla a sua volta, riversandole contro tutto il rancore provato nel sapersi all'oscuro di quell'evento. Amore e appartenenza reciproca erano stati il pilastro del loro rapporto per anni, due realtà inscindibili, ma ormai sembrava viaggiassero invece su due linee parallele. Di amore Cassandra riusciva a vederne sempre meno e l'appartenenza che li aveva legati aveva assunto la forma di un ossessivo risentimento, condito di recriminazioni ed incomprensione reciproca. Quasi le venne da ridere, a quel punto, nel dover confermare ad Hyram ciò che provava verso sé stessa. Al punto che la soddisfazione di aver zittito la sua lingua lunga, strattonando abbastanza bruscamente da strappargli un gemito di dolore, si spense rapidamente in una smorfia amareggiata, mentre osservava l'altro staccarsi da lei ed appoggiarsi contro un muro in mattoni, privo di forze e talmente pallido da sembrare il fantasma del ragazzo spavaldo e arrogante con cui si era abituata ad avere a che fare.
    Ma certo che odio me stessa, Hyram. Per te non è così? Quello che.. esitò, scuotendo poi la testa in un moto di esasperazione che le agitò la lunga criniera castano ramata .. lascia perdere. L'ultima volta che ne abbiamo parlato ti sei incazzato.
    Non aveva alcuna voglia di avere a che fare nuovamente con l'astio che lui le aveva riservato mesi prima, quando Cassandra aveva provato ad alludere al passato di dolore e atrocità che le aveva confessato durante una notte di Halloween di due anni prima. Probabilmente il Price si era pentito di averne parlato con lei e su un tema così delicato la brasiliana non voleva infierire, sebbene fosse effettivamente l'unico vero spunto di confronto le avesse mai offerto l'occasione di comprenderlo meglio. Quell'origine del Male che, suo malgrado, li accomunava.
    Non l'ho mai fatto. Per questo ho a malapena un paio di amici. e se qualcuno le avesse chiesto come se li era fatti, non avrebbe saputo formulare una risposta che ai suoi occhi apparisse sensata. Di sicuro non omologandosi, considerato che molti in accademia la guardavano come un caso umano, l'inquietante ragazza descritta nell'articolo di quel giornale scolastico Ma non tutti amano la propria oscurità.
    E questo era un fatto. Sapeva di essere diversa e non faceva niente per cambiare, ma questo non significava che amasse sé stessa. Per Hyram sembrava vero il contrario. La brasiliana fissò la porta apparsa alle spalle del ragazzo, poi spostò nuovamente lo sguardo su di lui e poté dirsi quasi certa che sarebbe svenuto da un momento all'altro.
    Beh, datti una mossa.
    Lo afferrò di nuovo, bruscamente, per trascinarlo dentro con sé.

    Magari questo tizio può farti un'iniezione che ti renda meno velenoso, chissà.
    Un borbottio simile ad un ringhio le uscì dalle labbra, mentre osservava il Price disteso sul lettino. Era ancora pallido e inerme, ma una pesante fasciatura copriva la ferita opportunamente curata con incantesimi ed erbe solitamente utilizzati su creature magiche dalla fisionomia non esattamente identica a quella umana. Il magizoologo che si era occupato di lui era momentaneamente sparito per prestare soccorso ad un'altra emergenza, ma presto sarebbe sicuramente tornato a reclamare la sua parcella. Doveva guadagnare abbastanza bene occupandosi di chiunque non volesse presentarsi al San Mungo. Non sembrava che gli mancassero pazienti, in una città in cui molti maghi avevano qualcosa da nascondere.
    La Rocha gettò uno sguardo fuori dalla finestra. A quel punto avrebbe potuto anche andarsene, voltare le spalle a Price e tornarsene in accademia. L'idea di entrare nella sua camera e incrociare il gemello, tuttavia, non faceva che ricordarle il motivo che l'aveva spinta a trattenersi tra quelle quattro mura. Malgrado fosse convinta che Hyram avrebbe evitato quell'argomento trovandolo sgradevole come i riferimenti alla sua infanzia, la ragazza decise comunque di fare un tentativo. Qualcosa che potesse aiutarla a capire ciò che stava succedendo a lei e Luis.
    Ti vedevo più spesso con tuo fratello, prima.
     
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    “Se non lo facessi, non lo saresti.” Una risposta secca alle sue parole. Criticava la sua oscurità, eppure ne era così irrimediabilmente assuefatta. Le sarebbe bastato decidere di voler lasciar la presa su quella parte di sé, per convincersi ad essere diversa. Fingere almeno. Ed invece, per quanto si sforzasse d'essere felice, sembrava non riuscire a smettere di tornare a quel punto.
    Seguì la ragazza all'interno dello studio, accomodandosi sul ripiano in metallo, su cui solitamente venivano poste creature di piccola e media taglia. Si lasciò accudire mentre si lasciava andare. Quando fu ricucito, avrebbe voluto trarre un sospiro, ma si sentiva ancora troppo debole anche solo per tornare a respirare. Lentamente però, si rimise a sedere, ricercando la sua maglia lì intorno. “Questo posto puzza di urina.” Biascicò tra sé, lanciandole uno sguardo di sbieco. “Non ne basterebbe una, Poison Rocha.” Rispose prendendola in giro, scuotendo il capo. Si tirò in piedi contro ogni buona raccomandazione, riafferrando la sua maglia per coprire le cicatrici sul suo corpo che solitamente evitava di mostrare. Per quanto impossibile da credere, nudo provava disagio. Quando finalmente ebbe coperto il suo corpo, si voltò. Un sopracciglio inarcato e l'espressione interrogativa. “Cosa vuoi chiedermi?” Le chiese, piegando il capo. Non sarebbe stato necessario però aggiungere altro. Scosse il capo, aggrappandosi a quel che aveva dinanzi, per raggiungere nuovamente il supporto su cui era stato disteso fino a poco prima. “Il sangue non perdona ogni cosa.” Si sedette lì, dinanzi a lei, guardando altrove per diversi attimi. Solitamente avrebbe inventato una storia strappalacrime, qualcosa che potesse indurre l'altra persone a cedere alle sue parole. In quel momento, evitò quella tattica. Le evitò tutte. “Luther è l'unica persona che io abbia mai amato.” Straordinariamente optò per la sincerità. Non chiarì che tipo d'amore avesse provato, non lo avrebbe ammesso mai nemmeno a se stesso. “Avere un'unica persona a cui tenere, è però pericoloso. Lasciare che una persona diventi tutto il tuo mondo, è deleterio.” Annuì, spingendo lo sguardo in quello dell'altra. Un contatto visivo che non mostrò di temere. Le diede, insomma, l'opportunità di guardarlo dentro. “Quando mi sono sentito ferito dalla sua voglia di vita lontano da me, l'ho ferito a mia volta.” Aggiunse poco dopo, facendo spallucce. Massaggiò il fianco fasciato, prendendosi qualche attimo.
    “Puoi pensare io sia un mostro, ma è la cosa più umana che io abbia mai fatto. E non è valso a nulla.” Le spiegò poco dopo, con un tono di voce appena più sommesso. Il motivo per cui aveva ferito Luther, non era da annoverare in uno spietato sadismo. Lo aveva fatto perchè aveva sofferto. Si era sentito debole. Scoperto. Questo lo aveva fatto sentire umano. Gli aveva fatto sentire dolore. “Puoi manipolare chiunque ma non le persone che ami, immagino. Era qualcosa che non conoscevo.”
     
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    Tu dici? Magari è qualcosa che non riesco a controllare.
    La teoria dell'oscurità abbracciata come conseguenza di una volontà effettiva - o addirittura una ricerca del piacere - calzava bene ad Hyram. Certo, era perfetta per lui che andava fiero del proprio talento manipolatorio, della crudeltà con cui agiva a discapito degli altri. Ma non si addiceva affatto a lei, che osservava con orrore l'abisso oscuro che, giorno dopo giorno, si apriva sempre di più nella sua anima, come una voragine pronta a risucchiarla completamente inglobandola dentro di sé. Cassandra era convinta che sia lei che Hyram fossero creature malsane, ma che il male che si celava in loro avesse sfumature differenti. In qualche modo, il ragazzo era persino oggetto di invidia ai suoi occhi: il modo in cui accoglieva la propria oscurità poteva risultare terribile, eppure gli permetteva di sentirsi più a suo agio con sé stesso. La veggente lo aveva definito "sociopatico" una volta, ma nonostante questo scorgeva in lui un equilibrio maggiore di quello che lei riteneva di possedere.
    Lo sospettavo, in effetti.
    Non ne sarebbero bastate nemmeno dieci, o cento. Il veleno che un essere vivente possedeva non poteva essere placato tanto facilmente. Nel caso di alcune creature, come i serpenti, poteva essere estratto: ma ciò violava l'identità stessa dell'animale, privandolo della sua maggior difesa. Quando il veleno era qualcosa di più incorporeo ed evanescente, come quello che scorreva nell'anima di Price, estrarlo senza uccidere l'ospite sarebbe stato impossibile. La Rocha presumeva che lo stesso valesse per lei. Forse nemmeno Dio, con tutto il suo potere, poteva rimediare a quel marchio nero impresso a fuoco.
    Si aspettava che la domanda rivolta ad Hyram non trovasse una risposta. L'aveva sentito parlare solo una volta della sua vita privata e da allora era trascorso parecchio tempo e molte cose erano cambiate. Per una volta, Cassandra poté dirsi certa che non lo avrebbe biasimato se avesse reagito male di fronte a quell'intrusione: così si limitò a distogliere lo sguardo dalle cicatrici che segnavano il torso nudo del ragazzo, aspettando con discrezione che lui le coprisse con la stoffa prima di tornare a guardarlo.
    Perché credi che volesse una vita lontano da te?
    Le aveva risposto, così un'altra domanda era inevitabilmente scivolata tra le sue labbra. Quell'interrogativo le vorticava in testa con troppa foga per rimanere inespresso, non riguardava solo il rapporto tra i gemelli Price, ma anche quello tra lei e Luis. Si chiese se la risposta a quella domanda avesse a che fare con il passato condiviso da Hyram e dal fratello, quel passato che aveva lasciato cicatrici evidenti sulla pelle, ma sicuramente anche solchi invisibili che avevano scavato ancor più in profondità. Non si scompose nell'ascoltare ciò che il Price aveva fatto al proprio gemello, non la sorprese affatto sapere che aveva cercato di controllare e manipolare anche la persona che gli era stata più vicina. A prenderla in contropiede, piuttosto, fu il sentirlo affermare di avere amato qualcuno e rendersi conto che gli credeva.
    Manipolare non fa parte di me. Ferisco in modo più diretto.
    Se dispensavano dolore, lo facevano percorrendo strade differenti. Per Cassandra, restituire al mondo tutto il dolore e l'odio che l'avevano schiacciata fin dalla più tenera età era un atto generato dal puro istinto. Un bisogno, un'urgenza. Come un animale seviziato a lungo, la brasiliana si sentiva continuamente sul punto di divorare ogni cosa, riversando la sua ferocia sul prossimo senza che ciò fosse frutto di un calcolo, senza premeditazione.
    Luis è diverso da Luther. Per mio fratello c'è posto solo per una persona alla volta nel suo cuore, solo che ora non sono più io.
    Non lo guardò, nel pronunciare quelle parole. Per la Rocha non era fonte di vergogna ammettere di essersi nutrita per tutta la vita dell'amore di suo fratello, di quel rapporto simbiotico, morboso e totalizzante. Le sembrava naturale, niente che potesse essere contaminato da un parere esterno. Tuttavia, parlare dell'abbandono di Luis le provocava un dolore tale da spingerla a bloccare ogni contatto, fosse anche solo visivo, nel momento in cui si ritrovava a farne accenno. Provava un rancore profondo verso il gemello: a questo non era ancora riuscita ad abituarsi.
    Forse la sua capacità di amare è danneggiata. Non quanto la mia, ma lo è.
     
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    Storse il muso, mordendosi l'interno di una guancia. Avrebbe potuto inventare una bugia per rispondere alla sua domanda. Non lo fece. Rimuginò sul serio sulle sue parole per cercare una risposta che potesse soddisfare lei, quanto se stesso. “Perchè a volte l'amore soffoca.” Fu quella l'unica grande verità di cui si fece portatore. Una che, suo malgrado, aveva scontato sulla propria pelle. Ne era rimasto scottato. Aveva patito quanto sadico potesse essere amore e quanto male facesse amare. Aveva sempre creduto d'avere e utilizzare ogni mezzo per far soffrire il prossimo ed invece l'unico vera arma era quella che aveva sempre rifiutato. “E tu vuoi lasciarti soffocare da questa mancanza?” Le chiese, piegando il capo nel guardarla. Un quesito dovuto. Una domanda retorica a cui avrebbe lasciato a lei la risposta. Avrebbe potuto raggirarla. Utilizzare quella leva per spingerla ad assecondare un suo volere. Non lo fece. Provò ad aiutarla e non certo per buon cuore. Forse solo perchè aiutando lei, immaginava di poter aiutare se stesso. Dopotutto, continuavano ad essere incredibilmente simili quanto diversi.
    “Non cambierà quello che provo per mio fratello. Non posso toglierlo dal mio passato o dal mio cuore.” Le confidò, grattando la nuca nel dissimulare il nervosismo provato dinanzi a quelle rivelazioni. Si palesò in quel momento, un Hyram quasi umano. “Ma se resto ancorato a quel che è stato, morirò.” Annuì tirando su il proprio sguardo per indirizzarlo verso quello dell'altra. Un'alternativa quella che le poneva, non considerabile. Restare nel passato ed in tutto quello che non era stato, sarebbe stato il modo migliore per smettere di esistere. Avrebbe continuato a vivere come spettro di sè, e non avrebbe più concluso nulla nella sua esistenza. Non erano quelli i suoi piani. “So che sarebbe la cosa migliore per alcuni ma non per me.” Aggiunse poco dopo con un mezzo sorriso. Avrebbe voluto poggiare una mano sulla sua spalla a quel punto ma ritrasse la mano. Immaginò non volesse essere toccata da lui, soprattutto dopo essere stata costretta a farlo fino a quel momento. “Non lasciarti morire. Va avanti.” Le consigliò, sperando potesse dargli ascolto almeno per una volta. “Fa di quella mancanza un punto da cui ripartire. Ricostruisciti.”
     
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    Se solo esitava a soffermarsi un attimo su ciò che stava accadendo le risultava davvero difficile crederci. Capire come lei ed Hyram fossero arrivati a sostenere una conversazione senza che ciò assumesse connotazioni prettamente negative le sembrava fuori dalla sua portata: non perché si fosse persa qualcosa dell'evoluzione di quel dialogo, ma semplicemente perché il comportamento del Price nei suoi confronti era sempre lontano dalla sua comprensione. In generale capiva fin troppo bene alcuni suoi pensieri e ragionamenti, ma non aveva mai compreso davvero il suo modo di approcciarsi a lei: probabilmente anche perché, nel corso del tempo, aveva mutato forma più di una volta. Dopo l'ultima discussione che avevano avuto, la Rocha aveva immaginato che non ci sarebbe più stata alcuna occasione di confronto e sinceramente se ne era sentita sollevata.
    Si era presentata ad Hyde Park, quel giorno, con intenti aggressivi e mossa da una notevole dose di rabbia, ma ora la sua disposizione d'animo aveva subito una bizzarra variazione. Non che fosse incline a fidarsi di lui, a perdonargli determinati comportamenti o a considerare di nuovo l'idea di qualcosa di simile ad un'amicizia. Ma non voleva più portare quell'incontro al suo termine il prima possibile, perché ciò su cui si stavano confrontando toccava i suoi interessi e rispondeva ad interrogativi che sovente poneva a sé stessa. Sarebbe stato assurdo sostenere di non provare più ostilità nei confronti dell'altro, ma adesso una certa curiosità aveva preso il sopravvento su tutto il resto.
    Ci sono volte in cui non lo fa? L'amore che conosco io è sempre assoluto.
    La sua costatazione aveva un che di amaro e l'espressione sul suo volto era quasi tetra. In definitiva, per Cassandra, quella verità imprescindibile dell'amore non era che una drammatica condanna. Una delle tante che la vita sceglieva di imporre agli esseri umani. L'amore era assoluto, dunque era fonte di sofferenza e infondo era una punizione intrinseca alla sua stessa essenza. L'evoluzione del suo rapporto con Luis era la prova tangibile di quella verità, lo aveva sempre creduto.. ma il dolore che provava ora lo rendeva ancora più evidente ai suoi occhi. A volte si sentiva sopraffatta dall'assoluta certezza che quell'amore - che ormai considerava non ricambiato - avrebbe finito con l'annientarla.
    Ma credo non faccia per me, dopotutto.
    Si strinse nelle spalle, scuotendo appena la criniera di ricci ramati. Per anni aveva creduto che l'amore gemellare fosse l'unico che era in grado di provare, ma era riuscita a convivere senza problemi con quella convinzione. Accettare il fatto che l'amore non fosse qualcosa per lei, che la sua incapacità di meritarlo avrebbe finito per trasformarlo nel suo veleno, era molto più difficile. Estenuante.
    Se quello che provi per tuo fratello non è cambiato, significa che conti di poter convivere con questa mancanza perenne. Non so se il tuo è coraggio o presunzione.
    Gli offrì quella considerazione con una naturalezza priva di veli. Quello era esattamente l'interrogativo che si stava ponendo, una domanda a cui non riusciva a dare una risposta netta, pur avendo a che fare con il principe della presunzione. Lei, dal canto suo, non poteva dirsi presuntuosa e non si considerava particolarmente coraggiosa, di conseguenza immaginava che un simile approccio fosse lontano dalle sue possibilità.
    Tu ti sei ricostruito partendo da questa perdita?
    Lo squadrò di sottecchi, un'espressione seria dipinta sul volto. La curiosità ad animarle i grandi occhi azzurri. Non gli stava lanciando una provocazione, anche se forse uno sguardo disattento avrebbe potuto pensarlo. Ma lei, infondo, era molto più incline agli attacchi diretti e senza preamboli che ai giochetti provocatori. Voleva una risposta sincera, per quanto si rendesse conto che la formulazione di essa non fosse affatto semplice.
    E chi credi di essere diventato.. esattamente?
    Ancora una volta, era più che altro il suo tono stranamente pacato a rendere evidente la sincerità di quell'interrogativo. C'erano così tanti aspetti che non capiva circa il comportamento di Hyram, non solo quello nei suoi confronti. Ed era convinta che ciò dipendesse anche dalla sua difficoltà nell'inquadrare la reale percezione che quel ragazzo aveva di sé stesso. Un ostacolo che, in effetti, Cassandra aveva con molte persone.. ma che era particolarmente marcato con il Price.
    A volte mi capita davvero di pensare che io e te ci assomigliamo. azzardò dunque, cercando di esaminare quelle similarità senza soffermarsi su quanto facile le riusciva il detestarle Ma io non costruisco, Hyram. Spesso ho solo voglia di distruggere.
     
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    “Io non ne sono un esperto.”Rispose senza troppi giri di parole a quel quesito. Amore. Aveva sempre deriso chiunque ne parlasse o ne fosse assuefatto. Hyram Price dopotutto era immune a quel tipo di potere, o almeno così aveva sempre creduto. Quando però la sua mente aveva cominciato ad attorcigliarsi contro un'idea incessante ed un bisogno vitale, aveva dovuto ricredersi. Non aveva rivalutato l'amore e quel che significava. Riteneva ancora quel sentimento vile e terribile. Inutile come chiunque vi si adeguasse. Tuttavia, era grazie a quel sentimento, che probabilmente avrebbe provato per sempre a livello inconscio, che aveva capito quali fossero le sue potenzialità. I suoi punti deboli. In qualche modo, l'amore l'aveva reso forte. Addolorato sì, ma consapevole.
    Aveva imparato a convivere con l'idea della sua perdita. Con la consapevolezza che Luther non sarebbe mai più tornato indietro. Perdere la speranza, lo aveva reso forte. “La versione migliore di me.” Le rispose serenamente. Non comprendeva affatto il suo modo di vedere il mondo, né lo accettava. La visione distruttiva che aveva di sé, l'avrebbe sempre limitata lungo il suo percorso di grandezza. Non aveva bisogno di appigliarsi a nessuna delle persone di cui credeva di aver bisogno. Da sola sarebbe riuscita ad arrivare ben più in là di quanto credeva. “Quella che chiami distruzione, è solo un modo diverso di creare.” Le diede quindi la sua visione del mondo, quella che credeva essere una realtà incontrovertibile. “Pensa, il mondo è nata da una grande esplosione.” Aggiunse poco dopo, piegando il capo e mostrandole un sorriso. Pacato e non malizioso. Non la sfidava, né cercava di arrivare a secondi fini. Quelle parole gliele donava con sincerità cruda. “Con l'amore non crei nulla. Quelle sono favole. E' il conflitto a creare vita.” Era profondamente convinto di quelle parole. Immaginava per la Rocha fosse difficile accettare quella realtà. Il suo desiderio di conformarsi ad una realtà che altri avevano definito normale, avrebbe sempre scavato un lungo solco nella sua capacità di crescere e di credere in se stessa. Solo quando si sarebbe liberata dei meccanismi che le erano stati imposti, la sua vita avrebbe cominciato a cambiare.
    Poco dopo, il magizoologo tornò nello studio chiedendo loro di liberarlo. Hyram pagò il suo debito prima di venir fuori dallo studio con la ragazza. Una volta fuori, la guardò per qualche attimo.
    “Beh, quindi ora immagino di doverti lasciare in pace.” Fece spallucce, scrutandola nel voler percepire le sue reazioni. “Se è davvero quello che vuoi.”
     
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    Che cosa significasse essere esperti d'amore, Cassandra non avrebbe saputo dirlo con certezza. Indicativamente pensava di poter definire tali quelle persone che amavano senza paura, che avevano abbracciato quel sentimento più volte e lo consideravano come un fenomeno naturale e una parte integrante della loro vita, del loro essere in quanto individui. Quanto di più distante da lei, in tal caso. Ma forse.. anche quanto di più distante dal Price. Infondo Hyram parlava come chi aveva amato solo il sangue del proprio sangue, di un amore ossessivo e doloroso come quello che aveva legato la veggente a Luis: un sentimento che dunque custodiva in sé la costante paura della perdita e non poteva portare alcuna serenità. Ma se l'amore era un tormento anche per Hyram, quest'ultimo dimostrava ancora una volta di saper convivere meglio di lei con i propri demoni. Di saperli accettare. Persino abbracciare.
    La tua autostima è sempre così snervante.
    Un'osservazione diretta e decisamente sincera, seppure priva di aggressività. In quel caso le sue parole non erano altro che una considerazione su uno degli aspetti più eclatanti della personalità del Price. Cassandra non aveva mai conosciuto un individuo del genere, sebbene ne avesse incontrati molti che trasudavano sicurezza e non si peritavano a sfoggiarla. Ma Hyram era un caso a parte: era come se persino ciò che altri avrebbero considerato difetti, debolezze o condanne fossero per lui fonte di autocelebrazione. Come se ogni minima parte di sé, anche le più oscure o difficili da gestire, gli apparissero come una risorsa.
    Ma, sai.. a volte ti invidio.
    Le capitava realmente, seppure non con frequenza assidua. Per la maggior parte del tempo non avrebbe voluto essere come Hyram Price, ma era pur vero che in alcuni momenti lo avrebbe preferito di gran lunga all'essere.. sé stessa. Infondo l'approccio del ragazzo gli permetteva di vivere gli eventi in modo molto meno catastrofico di come li viveva la Rocha: non perché lui non conoscesse il dolore, al contrario, ma perché sapeva come trarne energia e farsi fortificare da esso, anche se spesso a discapito degli altri. La brasiliana non aggiunse altro, rimanendo in silenzio mentre il magizoologo riceveva dal suo paziente improvvisato il compenso che si era guadagnato rimettendolo in sesto. Tornò a parlare solo quando la porta dello studio si richiuse alle loro spalle.
    Lascia in pace Roy.
    Lo ammonì con fermezza, poiché era quello a premerle di più: non tollerava il fatto che Price gettasse zizzania tra loro, ma ancor più che turbasse Roy o che lo portasse a scorgere i lati più oscuri della strana ragazza di cui si era innamorato. Prima o poi l'Hellstrom avrebbe scorto la sua natura più torbida, certo, ma Cassandra non voleva che fosse a causa di un intervento esterno.
    E non sottovalutare più i tuoi nemici.
    Alluse con lo sguardo alla ferita appena ricucita. Non aveva idea di chi fosse il responsabile di quell'aggressione ma, considerato che anche lei era stata ad un passo dal mettergli le mani addosso per l'ennesima volta, era abbastanza sicura che tale attacco fosse una "risposta", più che un'iniziativa venuta dal nulla. Gli diede le spalle pronta ad andarsene, ma le parole di Hyram a cui si era sforzata di non prestare attenzione le piombarono sulle spalle, aggrappandosi alla sua figura per trattenerla con forza impedendole di allontanarsi. Temeva che sarebbe accaduto, dunque il suo sospiro fu un misto di rassegnazione e malumore.
    Credi davvero che sia stata un'esplosione e non Dio a creare il mondo?
    La naturalezza con cui le persone riuscivano ad adeguarsi alle spiegazioni scientifiche l'aveva sempre spiazzata. Era cresciuta in una comunità chiusa in cui le risposte erano ben altre e il mondo che aveva conosciuto al di fuori di quella comunità le era parso assurdo fin da subito: la quantità di persone che non credevano nell'esistenza di un disegno divino la sconcertava. Tutti loro non temevano alcun tipo di forza superiore. Non temevano le conseguenze delle loro azioni né vivevano nella prospettiva di un aldilà che potesse destinare loro grazia o dannazione.
    Tu.. non ne avverti la presenza?
     
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    Non era solito aprirsi a nessuno. Non ne aveva mai sentito la necessità, né in effetti la provava adesso. Farlo però le sembrò l'unico modo con cui potesse ripagare l'aiuto di Cassandra. Ed in qualche modo inaspettato, sentiva avesse funzionato. La Rocha, da sempre diffidente nei suoi riguardi, aveva preso a parlargli non più come nemico ma quasi come suo pari. Era troppo aspettarsi che di lì in avanti il loro rapporto sarebbe cambiato, evoluto, ma sentì un legame che immaginava sarebbe stato difficile da ignorare anche da parte dell'altra. Quel che fece a quel punto fu allora battere il ferro finchè era caldo. Cercare, ancora, nuovi punti d'unione. Quasi non gli importava confidare a quel che era in fin dei conti una sconosciuta parti di sé, e no, non era solo la convinzione d'essere intoccabile a spingerlo verso quel gesto. Era la sensazione di poter creare con quel nuovo scambio empatico, qualcosa di forte. “Se tu non sei più un suo problema, lui non dovrebbe essere il tuo.” La cosa era chiara, semplice. Porre dei limiti era il modo migliore per avere potere. La Rocha sembrava averne perso, soprattutto nei confronti del fratello. Hyram avrebbe potuto insegnare come fare a recuperarlo. Come imparare a sentirsi infallibile anche se da sola. “L'amore non corrisposto è per libri d'altri tempi.” Aggiunse poco dopo, piegando il capo, osservandola. “Ti riempie la mente di limiti. Distorce la tua realtà.” Un rifiuto costringeva la mente ad una condizione di sofferenza che cambiava la visione di se stessi. Ogni convinzione avuta, si perdeva. Ci si perdeva. Non ne valeva pena. Dare così tanto potere al prossimo era qualcosa che Hyram non avrebbe più concesso. Nemmeno lei avrebbe dovuto farlo. Non ne valeva la pena. Non con le sue capacità. “Non sei la persona che è stata dimenticata dal proprio fratello. Sei altro. Devi solo capire cosa sei.”
    Indugiò appena sulla sua domanda, guardandola pensoso prima di distogliere lo sguardo. Celó la portata dei suoi pensieri, e quel che realmente pensava di tutto ciò che era intangibile, non verificabile. Riteneva l'affidarsi a simili fandonie un ulteriore limite per la propria grandezza. Qualunque tipo di dio esistente insinuava nelle persone l'idea di sottomissione e colpa. Lui non si sarebbe mai omologati a quel pensiero limitativo. "È il caos a generare vita. L'entropia ispira le particelle a muoversi come altrimenti non farebbero. Non c'è un marionettista a guidarci. Sono le molecole del nostro corpo e le nostre ambizioni."



    Edited by freckle` - 1/4/2022, 09:46
     
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15 replies since 1/9/2021, 21:50   323 views
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