sparks

Privata

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    'Magari sì.' Ribatte alla retorica altrui, il tono bugiardo che mente a lei, tanto quanto a se stesso. 'Dovremmo entrambi.' Andare avanti. Infischiarsene. E' la soluzione che continuano a propinarsi, la prospettiva che ponga fine alle note sofferenti che aleggiano attorno alla loro storia. Ma alla fine della fiera non ci riescono. Perché non ci credono a quel futuro alternativo, dove l'altro non è più presente come una figura vivida. Ai loro ricordi sbiaditi non possono cedere. E' la tangibilità che ricercano, ritrovandola nell'aggrapparsi agli istanti che si concedono, positivi e negativi. E' quando posano gli occhi l'uno sull'altro che il futuro prende forma. Uno che non si raccontano più, ma a cui l'indistruttibile filo della speranza li lega inesorabilmente. Anche quando sembra cedere, un nuovo intreccio lo fortifica. Ed è Helena adesso a tessere le trame di quelle possibilità, in un fiume di verità che c'entra ben poco con la puzza di erba intrappolata nella sua bocca; sono quelle verità taciute che si sospingono oltre, stanche di rimanere chiuse nella gabbia dei divieti. 'Non le cambia perché lo sappiamo già.' Deciso. Sicuro. Non riemergono che le inconsce consapevolezze che intersecano voleri falsati, i paradossi di cose dette a voce alta che si scontrano con ciò che il loro desiderio cela. "Vattene" dal sapore di un "resta". Si dicono di lasciarsi andare nascondendo sotto la lingua il non pronunciato desiderio di non mollare mai la presa. E le parole di Helena non fanno che confermarlo, permettendo alla realtà di riemergere dalla menzogna e marcando i contorni dell'insistenza del Chesterfield con tratti che la giustifichino, che rendano meno folle e molesto ciò che ad un occhio esterno lo sembra. La verità si attorciglia alle loro dita. Le loro menti ne custodiscono i silenziosi assensi. 'Darmi cosa, Helena?' Si volta adesso verso di lei, sbarazzandosi nervosamente del mozzicone della canna, quella particella di condivisione consumata dall'affidamento reciproco. 'Una storia ideale in cui i tuoi genitori non abbiano voglia di sbattermi in prigione? In cui ci teniamo per mano a fare passeggiate al chiaro di luna sognando un futuro tutto nostro come qualsiasi altro ragazzo normale?' Loro non lo sono. Normali. Non lo sono mai stati. Sono vie assurde quelle che li hanno guidati l'uno verso l'altra, niente di riconducibile ai rapporti che si raccontano nelle favole. E' forse ciò che li lega più di ogni altra cosa, il modo in cui persi nel proprio buco nero di ingiusti travagli hanno trovato appiglio nella mano dell'altro. Ad occhi chiusi, l'hanno afferrata; da allora, non hanno più mollato la presa. 'Io sto bene quando siamo insieme.' Gli basta. Non chiede altro. Nella rarità sempre più evidente con cui quegli attimi si stagliano tra loro, tutto torna ad avere un senso. Le pareti che lo circondano prendono colore, le scappatoie cui affidarsi tornano vivide. E' una devozione che nessuno riuscirà mai a darle. Una che Mason non riuscirà mai a rivolgere a nessun'altra. 'E non è una fottuta illusione solo perché dura poco.' Non si ferma a quello. Porta con sé strascichi di sensazioni che non si staccano dalla loro pelle, che con un singolo pensiero li catapultano dritti verso quel recinto di felicità. Istanti brevi ma intensi. Forti abbastanza da sconfiggere tutto il resto. 'Tu non devi darmi altro.' Afferma infine, completamente voltatosi verso di lei. La luce fievole della lampada investe il suo profilo, seduta sul letto testimone della sua disfatta. Freddo, vuoto, scombinato. Ma forse è un'altra la storia che potrà raccontare. Una che parla di occasioni mancate, del ritrovarsi ancora una volta in mezzo ad una distanza troppo prolissa, estenuante. 'Fanculo.' Si sospinge verso Helena, le labbra a rubarle un bacio vorace, le dita artigliate al fianco nudo sotto quella felpa troppo grande per lei. L'avvicendarsi di abitudini di cui non riesce a fare a meno a riempire quell'attimo della vita che eludono dalla propria esistenza.


     
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    Sospirò volgendo il proprio sguardo altrove. Avrebbe potuto replicare, fargli un elenco di tutti i motivi per cui avrebbero fatto meglio a stare lontano per non rivivere i loro errori, ma non lo fece. Non ne aveva la forza. Strinse le labbra, scuotendo debolmente il capo alle sue parole. Non servì a nulla.
    Quando Mason le si avvicinò d'un tratto, opporsi le fu impossibile. Inconsciamente non avrebbe voluto farlo. Si lasciò andare, ricambiando quel bacio e quel che accadde poco dopo fu quasi scontato. Si adeguarono a commettere gli stessi errori di sempre. Nudi dentro e senza vestiti. Si spogliarono vicendevolmente dei propri limiti, trovando nell'altro quel lido di cui si erano privati. Fu piacevole, fintanto che durò.
    Quando i loro sospiri riempirono quella stanza e la stanchezza ricoprì entrambi come le lenzuola setose di quel letto però, tornò l'angoscia. Il volto addormentato di Mason, apparve finalmente calmo. La Haugen invece non riuscì a chiudere occhio. Rimase, schiena contro il materasso a fissare il soffitto con gli occhi pieni di lacrime. Il cuore pesante.
    Ricadere in quella trappola, era dannoso per la propria psiche.
    Una parte di sé non avrebbe desiderato altro che essere lì, tra le sue braccia così come era ma l'idea di dover distaccarsene, la annientava. Diventava ogni volta più difficile. Il suo odore che l'avvolgeva come la presa delle sue braccia, non rappresentavano più un rifugio sicuro, ma un dolore a cui presto avrebbe dovuto sottoporsi ancora.
    Era quella la tortura che avrebbe voluto evitarsi.
    Scivolò via dalla sua presa per raggiungere il bagno quando la sua tristezza sembrò incontenibile e la sua mente tremò. Dinanzi a quello specchio, osservò il suo riflesso e tutte le bugie che si era raccontata. Si disse ancora una volta di poter riuscire a farcela da sola, senza nessuno, ma mentire le sembrò esser diventato impossibile. E pianse.
    Gocce di paura e solitudine scivolarono via sul suo volto pallido, mentre stringendo i denti sul labbro già rosso, provava a strapparsi via dalla pelle tracce di quel che era stato. Il ricordo del suo corpo, il suo profumo. I suoi baci e l'amore che vi era contenuto. Provò a sradicare ognuno di quei dettagli che le dilaniavano il petto, con graffi profondi sulle proprie cosce. Eppure non servì a nulla.
    Non si sentì meglio, solo stremata.
    Attese che l'adrenalina scemasse prima di andar nell'altra stanza per raccogliere le proprie cose ed andar via da quella casa in silenzio. Gocce vermiglie sul pavimento e sulle sue gambe. Lasciava indietro Mason, le sue parole, lacrime e sangue.
     
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16 replies since 10/5/2021, 13:02   255 views
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