of the ashes.

privata

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    Nonostante il passare del tempo, Raelle non poteva fare a meno di pensare all'incontro con Damien. Quel ragazzo le aveva messo addosso una sensazione di agitazione che la spaventava e l'affascinava. S'erano lasciati con la velata promessa di approfondire quel discorso... un Villaggio di Natale non era decisamente il posto più appropriato. Lo era stato nel momento in cui bisognava capire con chi si aveva a che fare, lo era ai fini di una precisa strategia... ma presto aveva capito che tutta la gioia che li circondava, per il semplice fatto della loro presenza, rischiava di trasformarsi in una tragedia. Ed era strano e insopportabile come quel sospetto, reso terribilmente reale dall'incidente della renna, si fosse piantato in lei mettendo fin da subito radici profonde. Aveva l'oscuro timore che quella potesse essere ben più di una sensazione.
    Ma non avrebbe lasciato che la paura le impedisse di trovare delle risposte, di ricercare la verità. Qualsiasi rischio sarebbe stata disposta a correrlo, perchè dentro se stessa Raelle non riusciva a vedere nient'altro che il bisogno spasmodico di scoprire la verità. Era solita ripetersi che lo doveva a se stessa, ma soprattutto a sua madre; al ricordo che stava sbiadendo, annerito dalla rabbia le bruciava dentro.
    C'era altro però che le occupava la mente in quei giorni. Qualcosa di meno oscuro e tuttavia non meno perturbante. «Quando due persone governate da Marte si incontrano, è come l’incontro di due soldati sul campo di battaglia: o sono alleati o nemici mortali.» Storse un angolo della bocca in un sorriso beffardo, un po' amaro, lasciandosi ricadere seduta su tutto quello che restava della torre crollata nella battaglia di Hogwarts. L'ultima, quella che decretò la fine del Ministero Oscuro e la fuga dei Mangiamorte. Nulla era casuale. Tutto rispondeva ad un chiaro disegno, quello che ognuno ha nella sua mente. E Raelle aveva deciso che quello sarebbe stato un ottimo terreno per poter iniziare a vederci chiaro. Capire. Conoscere. Certo che, in fin dei conti, non era molto lontana dalla casata blu-rame... Ed era proprio un membro della casata di Corvonero ad occuparle parte dei pensieri. La ragazza dai capelli scuri e dagli occhi blu le aveva lasciato una insistente, pericolosa curiosità. Oh, Raelle sapeva quanto pericolosa potesse essere la curiosità, ma aveva bisogno di un diversivo. Qualcosa che le tenesse la testa occupata, lontana dal focalizzarsi soltanto sulla parte più oscura delle sue ricerche. Dal proprio abisso. Perchè, iniziava ad essere abbastanza chiaro... “ se tu scruterai a lungo dentro l'abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.”
    E siccome nulla era lasciato al caso, Raelle aveva fatto recapitare all'interessata un piccolo messaggio: Ti aspetto lì, dove le ceneri della fenice l'han riportata a vita nuova. R.W. Chiaro, ma non troppo, dopotutto i corvonero erano famosi per il loro intelletto.
    Chiuse per un istante gli occhi e, senza rendersene conto, prese a giocherellare con un sasso, spostandolo con la punta del piede sinistro. La pazienza era una cosa fondamentale, ma a Raelle non era mai stata particolarmente simpatica. Forse fu per questo che quando vide arrivare la sua invitata, scattò immediatamente in piedi. ~ Ce ne hai messo di tempo, Noisy. la prese in giro, scendendo dalle macerie sulle quali s'era arrampicata nell'attesa. Una volta giù, Raelle battè le mani l'una contro l'altra per pulirle dalla polvere. ~ L'indovinello non era abbastanza semplice ? oppure aveva tentennato all'idea di raggiungerla lì?
     
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    Hogwarts e le sue lezioni erano più impegnative di quanto non mi aspettassi. Negli ultimi mesi, in particolare, le lezioni sembravano essersi intensificate, la mole di nozioni da studiare si erano moltiplicate e tutto a discapito della mia socialità. La solitudine, in fondo, non mi aveva mai spaventata e avevo riflettuto spesso su tutti i pro derivanti dal fatto di non aver trovato ancora nessuna compagna di stanza. Ciò nonostante, dovevo ammettere che era stato piacevole ricevere l'invito di Raelle.
    Raelle Warwitch.
    Era bastato punzecchiarla una volta per attirare la sua attenzione. Ne ero quasi lusingata e sebbene non avessi dimenticato quale fosse il mio obbiettivo, mi raccontai che passare del tempo con lei non poteva che favorire la causa. Impiegai del tempo prima di riuscire a comprendere il luogo dell'incontro, ma quando finalmente riuscii a risolvere l'indovinello, non esitai.
    Presi la strada lunga e camminai con un passo insopportabilmente lento. Mi ero precipitata fuori dalla mia camera, ma non volevo che Raelle ne fosse a conoscenza. Ci tenevo all'apparenza, così mi dicevo, ma la realtà era che stavo solo cercando di ingannare me stessa: la Warwitch mi incuriosiva più di quanto non avessi messo in conto.
    «Dubiti del mio intelletto, biondina le domandai, appoggiandomi ad una rovina per superare gli ostacoli che mi separavano da lei. Era un appellativo terribile quello che le avevo affibiato, provocatorio, ma non riuscivo a fare a meno di usarlo: la sua espressione era impagabile. «Ti sono mancata?» la provocai, sottolineando la parte della sua affermazione che aveva lasciato trasparire una certa impazienza. «O a cosa devo questo invito?» feci ancora, camminando lentamente tra le rovine e offrendole una via d'uscita alla domanda precedente. I miei interrogativi volevano essere provocatori, metterla con le spalle al muro mi avrebbe messa in una posizione di vantaggio, ma la realtà era che - da quando avevo sentito il suo sguardo addosso - non ero riuscita a smettere di sorridere.
     
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    «Dubiti del mio intelletto, biondina?» Una continuo susseguirsi di provocazioni. Raelle ne era divertita e forse anche quell’elemento contribuiva a mantenere viva la curiosità che aveva nei confronti di quella ragazza. Come l’abisso di Nietzsche… qualcosa di non chiaro (oscuro), qualcosa di cui si aveva concreta consapevolezza del pericolo… eppure, qualcosa dalla quale non era possibile stare totalmente lontani. Sporgersi per dare un’occhiata era inevitabile. Cadere, una terribile possibilità. Riuscire a tenere l’equilibrio, una sfida avvincente. Ed era quello forse il punto? ~ Mi è stato insegnato a non dubitare solo di me stessa. le rispose sostenendo il suo sguardo e facendo eco al suo sorriso. «Ti sono mancata?» Raelle inarcò un sopracciglio, chiedendosi quanta sfrontata sicurezza dovesse avere quella ragazza per chiederle una cosa del genere. Se aveva avuto voglia di vederla? Non sarebbero state lì altrimenti. Ma il punto non era quello… Raelle non osava chiamarla a quel modo. Curiosità andava più che bene. «O a cosa devo questo invito?» Per un attimo aveva abbassato lo sguardo, pensosa. Quella seconda domanda le diede modo di dare un’unica risposta, quella più idonea alla loro superficiale conoscenza. Sorrise, sbuffando un po’ d’aria dall’angolo sinistro della bocca per togliersi il ciuffo di biondi capelli dagli occhi. Le si avvicinò, fino a starle ad un palmo, ~ Com’era quella cosa sui segni di fuoco che si incontrano? domandò, anche se in realtà ricordava perfettamente le parole della ragazza che le stava davanti e che sosteneva il suo sguardo. Le parve di vedere un tremito, un’increspatura nel blu di quegli occhi… come l’oceano. Si sporse poi, andando a sfilarle con un gesto fluido e lesto la bacchetta nascosta nella tasca della divisa. Gliela porse. ~ Alleati o nemici mortali? continuò aspettando che l’afferrasse, e quando lo fece, Raelle indietreggiò di qualche passo, attenta a non inciampare sulle rovine. Si morse il labbro inferiore, trattenendo a stento l’eccitazione che voleva sfociare in un sorriso, mentre l’azzurro chiarissimo dei suoi occhi s’accendeva della fiamma della sfida. ~ Ho un terribile difetto, Noisy… le disse improvvisamente prima di darle momentaneamente le spalle, sicura di non correre rischi. Sicura del sostegno del fattore sorpresa… Se lo sarebbe aspettata? Non credeva. ~ … per quanto ci porvi, non sempre riesco a zittire la curiosità. concluse arrampicandosi su un mucchio di macerie, fino a raggiungere l’interno delle mura. Un’arena. Diroccata, ma assolutamente utilizzabile. ~ Allora, sei pronta Noisy? le chiese girandosi di nuovo verso lei, allontanatasi sufficientemente. La guardò negli occhi e con un sorriso sghembo s’inchinò nel formale saluto che precede un duello.

     
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    Fu una scoperta interessante quella che seguì alla mia prima domanda: anche la Warwitch sapeva essere sfrontata. Interessante, pensai, senza mai abbassare lo sguardo. Piuttosto, mi gustai tutte quelle microespressioni facciali che l'altra faticava a nascondere. In fondo, è semplice controllare la parola, ma il linguaggio del corpo è tutto un altro discorso.
    La vidi farsi più vicina, tanto vicina, ed istintivamente schiusi le labbra, poi l'altra parlò ed i miei occhi saettarono nei suoi. Quando sentii la mano dell'altra accarezzarmi la divisa fino ad afferrare la mia bacchetta, inizialmente la bloccai. Come ci avevano insegnato a lezione di difesa contro le arti oscure, la bacchetta - oltre a semplificare la vita di ogni strega o mago che ne possedesse una - poteva, e doveva, essere usata come una vera e propria arma. Il ché, nelle mani di quella che avevo sempre considerato la mia nemesi, mi metteva non poco in allarme. Eppure, qualcosa mi suggerì di lasciarla fare. Per fortuna, l'intuizione si rivelò piuttosto corretta. Ne ebbi la prova qualche istante dopo, quando mi passò il mio legno, lasciandomi intendere - a seguito del suo discorso - quali fossero i suoi veri intenti. La vidi indietreggiare compiaciuta e raggiungere una sorta di arena che chiaramente voleva ospitare un duello.
    Piegai l'angolo delle labbra in un sorriso malizioso e la seguii, posizionandomi nel punto diametralmente opposto al suo. Avevo letto qualcosa a tal proposito, ma essendo ancora al primo anno non avevo avuto ancora modo di prendere parte ad un vero e proprio duello. Decisi, comunque, di non farmi cogliere impreparata e, stretta la presa sulla mia bacchetta, mi inchinai, senza mai perderla di vista. «Sono sempre pronta, biondina sussurrai e con una certa eleganza sollevai la bacchetta, pronta a parare. Sì, perché al contrario di molti, ero convinta che non ci fosse niente di più sbagliato del considerare l'attacco come la miglior difesa. Rimasi immobile, lo sguardo fisso sull'altra e l'espressione sfacciata di chi vuole inscenare un grandissimo bluff. «Allora, Warwitch? Non avrai mica cambiato idea?» ammiccai, in attesa. Curiosità e adrenalina avrebbero potuto uccidermi in qualsiasi momento.
     
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    «Sono sempre pronta, biondina.» Raelle non nascose il sorriso compiaciuto che le venne spontaneo, una volta ascoltato la risposta sfacciata che le aveva dato, dopo un attimo di esitazione, la sua avversaria. La osservò posizionarsi e ricambiare il saluto della sfida. Un tremito le percorse la schiena, era da tempo che non ingaggiava un duello. Non aveva intenzione di replicare la versione di duello che conosceva grazie alla vita a Fort Warwitch. Sebbene fosse curiosa di capire quanto fosse veritiero il parere delle stelle che Scylla le aveva esplicato quella notte all'osservatorio di Astronomia, non era certo intenzionata a finire in infermeria, o peggio... al San Mungo. No, Raelle voleva soltanto staccare i pensieri che correvano veloci lungo il chiodo fisso della sua esistenza. Lasciare per un attimo da parte ansie, dubbi e il contrasto caravaggiano – nel quale lo scuro pareva primeggiare ed avere la meglio sul chiaro- che le tormentava l'animo. Non c'era modo migliore che concentrare la mente ed il corpo in qualcosa che non lasciasse spazio alla distrazione.
    «Allora, Warwitch? Non avrai mica cambiato idea?» Inarcò un sopracciglio, sorpresa. Warwitch. L'aveva chiamata per cognome, ma Raelle ricordava benissimo di non aver aggiunto quel - non trascurabile- dettaglio alla loro presentazione. Evidentemente era stata troppo ottimista a credere di poter tenere nascosto quel dettaglio fintantoché non l'avesse rivelato ella stessa. Si massaggiò il mento con una mano, mordendosi il labbro inferiore allo stesso tempo. Un modo per dissimulare la sorpresa, celarla dietro quei gesti ed un sorriso che si fece rapidamente ironico. ~ Vedo che hai fatto ricerche... disse poi con un cenno del capo, lasciando che una gamba scivolasse piano davanti all'altra. Una piccola torsione del bacino,
    ~ Allora sono io ad esserti mancata, Noisy. ~ Oppure sei semplicemente curiosa quanto me. e quindi le spalle che si allineano ad esso, oltre al sorriso che le riservò con quella piccola provocazione. Non ammise, ma lo sentì chiaramente, che se così fosse stato, una parte di sé ne era lusingata. Lasciò che quelle parole, miste al contatto visivo che mantenne, continuando a guardarla negli occhi, fungessero da diversivo. Poi, da soldato qual era, lasciò che il movimento che avrebbe richiamato l'incantesimo fosse rapido. Fluido, ma preciso.
    ~ Ventus! evocò così un vortice di vento che dalla bacchetta s'ingrossò, finendo poi al centro dell'arena, iniziando ad attirare a sé piccoli resti delle macerie grazie alla sua forza centripeta.

     
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    La osservai sistemarsi difronte a me, ad una distanza che ci avrebbe permesso di duellare senza farci del male. I suoi movimenti sicuri davano l'impressione ch'ella avesse familiarità con quel mondo, ma non poteva essere altrimenti. Forte Warwitch, quella sottospecie di accademia militare dove dei semplici maghi venivano trasformati in carne da macello, dopotutto, era casa sua. Mi chiedevo se anche lei fosse a conoscenza dei metodi brutali riservati a coloro che venivano definiti dissertori. L'ultima discendente della nobilissima casata delle Warwitch, l'erede di tutto quel sistema di maghi-soldato, sapeva quanto sangue scorreva sulle mani delle persone che lei considerava "care"?
    Quando avevo ricevuto il suo invito, non avevo immaginato che l'altra avesse intenzione di duellare, ma l'idea di mettermi finalmente alla prova era eccitante. Non conoscevo poi molti incantesimi, Raelle - al contrario - doveva essere preparata sicuramente più di quanto non lo fossi io, eppure non avevo paura. Ero piuttosto elettrizzata.
    «Forse dissi, sbottonandomi più di quanto non fossi intenzionata a fare. «Magari potrei dirti la verità, se riuscissi a dimostrarmi di meritartela.» Insomma, avrebbe dovuto impegnarsi per avere la sua risposta. E magari, il mio non era nemmeno il piano più intelligente della storia, sicuramente non lo era, ma Raelle aveva il potere di distrarmi dal mio obiettivo. Un potere da non sottovalutare.
    Puntata la bacchetta dritta difronte a me, portai l'altra mano, quella libera, a mezz'aria. Se la bacchetta non era che un catalizzatore, come ci avevano insegnato a lezione, aiutarla a compiere il suo dovere era compito mio e del mio corpo. Inspirai profondamente e, davanti al suo incantesimo, alzai un sopracciglio. Vidi il vortice farsi sempre più consistente e mi morsi il labbro, pensierosa. Era stata abile e anche piuttosto furba nell'evocare qualcosa di così difficile da contrastare, ma riuscii ugualmente a trovare una soluzione. Così, mossi la bacchetta a formare delle onde a mezz'aria e pronunciai «Avis. Lo stormo di uccelli era piuttosto piccolo, a qualcuno di loro mancava qualche piuma, ma tutto sommato poteva andare. Fu dopo un breve ghigno che scagliai la mia creazione contro Raelle, in modo da farle perdere il controllo del vortice che - senza la sua concentrazione - si sarebbe disperso nel giro di poco. «Dovresti impegnarti di più, biondina.» gridai, senza mai distogliere lo sguardo dalla figura dell'altra. Il contatto visivo era fondamentale, se volevo che i miei piccoli mostriciattoli sortissero l'effetto sperato.
     
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    «Forse.» Raelle inarcò un sopracciglio e si lasciò sfuggire l'ombra di un sorriso, soddisfatta da quella specie di ammissione. Si domandò il perchè poi, ritornando ad assumere l'atteggiamento di sempre. Lasciare spazi, seppur stretti come spirargli, era il più imperdonabile degli errori. «Magari potrei dirti la verità, se riuscissi a dimostrarmi di meritartela.» Sbuffò una smorfia divertita, accompagnando il tutto con un cenno della testa, ~ Mh, sei fortunata. disse guardandola negli occhi, poi si umettò l'angolo della bocca dove passava la sua cicatrice ed aggiunse ironica: ~ Mi piacciono i giochi a premi. Dopotutto era da sempre nella logica delle cose che meglio conosceva, fare bene, fare molto più che bene ed essere “premiata”; o meglio, sbagliare ed essere punita.
    Fu un attimo di distrazione che si concesse non per superbia, ma perchè si lasciò distrarre dal ricordo di una vita che per lei era stata banalmente normale, ma che aveva capito non esserlo affatto. Crescere a Fort Warwitch non poteva essere stato normale, sotto molti aspetti... eppure era stata la sua normalità,. Sicura. Certa.
    «Avis...» Raelle si riscosse sentendo la voce della sua avversaria. La guardò evocare un piccolo stormo di uccelli e la trovò quella scelta molto interessante. Non era una stormo imponente, anzi, e non doveva essere nemmeno troppo pericoloso. Volendo avrebbe potuto risucchiarlo nella tromba d'aria che stava tenendo al centro dell'arena con grande concentrazione... improvvisamente lo stormo di uccelli la circondò. Perse per un attimo il contatto con il suo incantesimo, che parve destabilizzarsi, come un'interferenza. Lampeggiò pericolosamente l'energia nella furia dell'elemento che aveva scatenato. Raelle non dovette attendere di essere beccata da quei maledetti uccellacci, per intuire finalmente l'astuzia della corvonero. Per quanto miserevole fosse quello stormo, restava comunque un ottimo modo per farle perdere la concentrazione. Tentò di mandarli via con un braccio, ma questo non le risparmiò beccate e qualche graffio. «Dovresti impegnarti di più, biondina.» Nel caos attorno a lei, riuscì comunque ad indirizzare alla corvonero uno sguardo sprezzante, seppur non propriamente iracondo. Raelle non era arrabbiata, né sepazientita. Al contrario... se la ragazza che le stava di fronte si fosse rivelata una degna avversaria, sarebbe stato solo più avvincente. Pensò poi, intuendo che non sarebbe riuscita a mantenere ancora per molto la concentrazione di cui necessitava per governare l'incantesimo, che se quel vento avrebbe dovuto fermarsi, bisognava comunque che non fosse stato evocato inutilmente. Fu così che Raelle sollevò la mano che non stringeva la bacchetta, tenendola aperta e ben tesa verso l'alto. Poi dalla sua bocca uscì un vocalizzo insolito. Un suono a metà fra un canto ed un lamento. Sembrò quasi fosse entrata in uno stato catatonico, mentre lo stormo di uccelli si fermò immediatamente sopra la sua testa. Accadde tutto in una frazione d'istanti. Raelle abbassò la mano e fu come se l'energia evocata con quella nenia, si fosse scontrata abbastanza violentemente col vortice d'aria, provocando un'esplosione d'energia la cui onda d'urto si preparò a ripercuotersi su entrambe. Fu quel pericolo a spingere ad evocare un protego che riparasse anche Scylla.
    ~ Così va meglio, Noisy? le chiese in tono di sfida, pulendosi con la manica della divisa, il sangue che usciva dal graffio lungo il sopracciglio, regalino dell'attacco originale della corvonero.

     
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    Non riuscivo ad evitare il suo sguardo e la sua espressione aveva un qualcosa di ipnotico che mi spingeva a non guardare nient'altro che lei. Mi morsi le labbra nell'istante in cui la sentii parlare di giochi a premi e sorrisi maliziosa, provocatoria, consapevole di non essere totalmente indifesa davanti alla sua bellezza. «Vuoi dirmi che sei ambiziosa, biondina?» la punzecchiai, mentre il mio incanto prendeva forma, più lentamente di quanto sperassi. La totale privazione di magia alla quale ero stata costretta per anni era un limite che volevo superare ad ogni costo, ma quello che accadde di lì a momenti, riuscii a scoraggiarmi e sorprendermi allo stesso tempo: il contro incantesimo che lanciò Raelle fu davvero singolare. Mai avevo visto la magia impiegata in quel modo: la sua voce si trasformò in un suono sottile ma potente e si tramutò presto in una sorta di canto che elettrizzò tutto l'ambiente circostante. Mi coprii gli occhi con un braccio, inerme, quando una sorta di scudo d'aria mi si parò davanti, impedendo all'incanto prodotto da Raelle di colpirmi.
    Quando tutto intorno a noi si esaurì, alzai lo sguardo in cerca di quello della Serpeverde e, a bocca aperta, mi guardai intorno. Ancora incerta, mossi dei passi in direzione dell'altra e mi indicai alle spalle con una mano. «Ti sei davvero impegnata.» notai soltanto, sorridendo ora più tranquilla. Sebbene i miei genitori non fossero vissuti abbastanza per addestrarmi a quel tipo di magia, il diario della madre era un'esauribile fonte di informazioni a tal proposito. «Aspetta...» sussurrai, quando fui più vicina alla mia valorosa avversaria. Le sfiorai la pelle lungo la quale vi era del sangue incrostato e «Epismendo» dissi, in un soffio. Nutrivo, da sempre, un certo fascino per gli incantesimi curativi, d'altronde chi non desidera salvare le persone che ama?
    Sfiorai delicatamente il suo profilo con i polpastrelli e, dopo essermi assicurata che non avesse altre ferite visibili, feci per fare un passo indietro. Non eravamo mai state così vicine.
     
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    Raelle barcollò un istante, quando tentò di muovere un passo. L'antico canto che aveva usato aveva richiesto una discreta dose di forza, ma cercò di dissimulare alla meglio quel leggero giramento di testa. Si fermò, chiudendo gli occhi solo per un istante. «Ti sei davvero impegnata.» Li riaprì dopo aver storto la bocca in un sorrisetto soddisfatto ascoltando le parole della corvonero, ~ Le aspettative sul mio conto sono alte. rispose. Un'amara verità, che poteva passare, e sarebbe passata, per una totale mancanza di umiltà. Di quello che diceva Raelle, bisognava prestare attenzione agli incisi. Era lì che nascondeva le verità importanti, camuffandole da cose da poco, da frasette ironiche e prive di spessore. Faceva tutto parte del modo migliore che conosceva per difendersi... difendersi da qualcosa di molto più letale di un potenziale nemico. In diciotto anni, era stata addestrata ad attaccare e difendersi nei modi più sottili, potenti ed efficaci. Eppure questi modi erano unilaterali. Esisteva un solo tipo di pericolo, all'interno della logica di Fort Warwitch. Emozioni ed impulsi potevano essere usati solo al fine della guerra, quando questi diventavano scomodi ostacoli al raggiungimento di obiettivi ben definiti, allora andavano messe da parte senza esitazioni. Eppure dei suoi genitori lei aveva conosciuto l'amore incondizionato... «Aspetta...» D'improvviso fu troppo vicina. Estremamente vicina. Il primo impulso di Raelle fu quello di scattare a bloccarle il polso. Ma al tocco della mano di Scylla sul graffio che aveva riportato, si ritrovò ad allentare la presa, fino a lasciarla andare del tutto. Ad abbassare la guardia. «Epismendo» , la ferita venne così nascosta dalle bende dell'incantesimo curativo. Gli occhi di Raelle seguirono lo sguardo di Scylla, la quale lasciò scivolare il tocco della propria mano lungo il suo viso. Raelle sentì una strana sensazione... come quella che da piccole si poteva avvertire girando troppo velocemente su di una giostra. Doveva aver avvertito qualcosa di simile anche la Corvonero, perchè fece per arretrare. Per sottrarsi a quella vicinanza. ~ E poi... , ma Raelle l'afferrò per il polso, bloccando la sua ritirata. Lo stesso polso che prima aveva lasciato andare, e riprese le file di un discorso che non stava più seguendo il filo dei suoi pensieri. I suoi pensieri... Non pensò nemmeno un istante fosse una buona idea, anzi, era certa che non lo fosse. Tuttavia, c'era qualcosa... quella stessa cosa che l'aveva spinta a a seguirla fino alla Torre di Astronomia, che le aveva impresso la sua voce come un tarlo nel cervello e l'aveva spinta a cercarla con quella strana, pericolosa, smania di rivederla. Quindi, Raelle era certa che non fosse una buona idea, cedere all'impulsività non è mai una buona idea. Il problema era che Raelle, per quanto si sforzasse, non poteva annoverarsi fra le persone riflessive. Era una ragazza maledettamente impulsiva. Pregio ed enorme difetto per chi, come lei, era destinato all'arte magimilitare. Ma in quel momento, riusciva soltanto a spostare lo sguardo dagli occhi... ~ Mi piace vincere... E così concludendo Raelle la tirò a sé, le prese il viso fra le mani e la baciò.
    Non avrebbe saputo dire cosa le fosse preso. Ma con certezza prepotente sentì che era quello che voleva.

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    Le aspettative sul mio conto sono alte. Oh, non avevo dubbio che lo fossero: la piccola di Forte Warwitch doveva essere stata addestrata a dovere per il ruolo che avrebbe sicuramente ereditato, una volta raggiunta la giusta età. Le cure che lei aveva ricevuto, però, erano le stesse che mi aveva portato via la sua gente. Per un breve momento, il vero motivo per cui mi trovavo lì, insieme a lei, tornò a farsi vivo, mi si accese in petto. Eppure, man mano che la distanza tra noi si esauriva, mi domandavo perché starle così vicina fosse tanto semplice. Perché ogni volta che il suo corpo si accostava al mio, non desideravo altro che mandare all'aria ogni mio piano? Stavo davvero fingendo, o mi prendevo forse in giro da sola?
    Quando Raelle mi bloccò il polso in una morsa, esitai. Cercai il suo sguardo e in quei suoi occhi di ghiaccio vi lessi la stessa bramosia che viveva dentro di me ogni maledetta volta che la Serpeverde ed io passavamo del tempo insieme. «E poi?...» la incalzai, in un sussurro, mentre sentivo la presa dell'altra farsi sicura e attirarmi a sé. Fu un attimo e mi ritrovai le sue sue mani sul viso e le sue labbra tra le mie. Avrei dovuto respingerla, allontanarla e farmi desiderare, solo così avrei potuto vincere quella che era diventata ormai una crociata personale. Avrei dovuto essere più prudente e farla cascare nella mia trappola nel momento più opportuno. Avrei potuto fare tantissime cose, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu quella di rispondere al bacio, senza riflettere su nient'altro che non fossero le sue labbra. Lasciai scivolare entrambe le mani sulle sue spalle e poi ai lati del suo collo. «Cos'altro ti piace, Raelle Warwitch?» le domandai sulle labbra, sfuggendo da un bacio per riuscire ad intrappolare il suo labbro inferiore in una leggera morsa. Per una sera, tutto il resto avrebbe atteso. Per una sera, mi sarei concessa il lusso di essere semplicemente me stessa.
     
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    Non dovette attendere molto per sentirla rispondere. Raelle sorrise continuando a baciare quella che le si era presentata come una possibile nemica. «Quando due persone governate da Marte si incontrano, è come l’incontro di due soldati sul campo di battaglia: o sono alleati o nemici mortali.» Quindi? Qual era, adesso, l'esito di quella previsione? C'era davvero un'ipotesi che escludeva l'altra, oppure fra le due avrebbe potuto esserci un delicato, pericoloso equilibrio? In verità Raelle non si lasciò molto spazio per riflettere sulla faccenda in quel preciso momento. Conscia di star commettendo un errore imperdonabile, s'affidò alle sue sensazioni, assecondando quel bisogno di azzerare le voci nella sua testa. Quella di sua nonna, di sua madre che cominciava a svanire... quella di Damien, una voce che la faceva rabbrividire nello stesso terrificante modo che aveva causato la morte di quella renna. No. Raelle non voleva ascoltarle, voleva zittirle. Tutto ciò che voleva ascoltare, sentire, in quel momento era il suo corpo e quello della ragazza che stava stringendo. Perchè la presa di Raelle si fece più salda, sentendo il tocco di Scylla su di sé, sentendola rispondere al bacio con un'intensità inaspettata. «Cos'altro ti piace, Raelle Warwitch?» Quella domanda, arrivata con la necessità di respirare, affannata come il cuore che sentiva le batteva il petto e che picchiava altrettanto prepotente contro la gabbia del suo torace. Quella domanda provocatoria ed avida, avida come i loro polmoni furono dell'ossigeno che era mancato. Avida di una risposta, della soddisfazione di essere riuscita nell'intento di provocare. Raelle sorrise. Zitte le voci nella sua testa, che da pesante si fece improvvisamente leggera. Sorrise spostando lo sguardo dalle labbra rosee agli occhi blu di Scylla, e poi di nuovo alle labbra. ~ Tutta questa curiosità Noisy... le sussurrò, continuando a far saettare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, senza nascondere la bramosia del proprio desiderio.
    Fu lesta. Un movimento secco. Spostò una gamba dietro quella di Scylla e, evitando che la caduta fosse rude, la fece ritrovare con la schiena contro il polveroso pavimento. Il tutto senza osare mettere distanza fra loro. No. Raelle non si spostò di un millimetro. Adesso, sopra Scylla, schiacciandola appena col proprio corpo, tornò a sorridere furba, gongolante e tronfia. ~ Finirà per metterti in guai seri... concluse, riprendendo a baciarla immediatamente. Un bacio più famelico di prima , forte del consenso che il primo aveva ricevuto.

    Scese a baciarle il collo, nel frattempo lasciò che la mano trovasse la strada per slacciarle con furia i pantaloni. Avrebbe dovuto fermarsi. Non avrebbe proprio dovuto dare avvio a quel fuoco che non avrebbe trovato domo fino a quando non fosse divampato bruciandole. Lo sapeva. Eppure in quel momento, non le importava davvero. Il profumo della pelle di Scylla, le sue labbra ed il calore umido ed intenso che trovò fra le sue gambe, zittirono ogni lume di ragione. Lasciando la parola solo all'istinto.

     
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    C'erano almeno un milione di motivi per fermare Raelle, ma seguire la ragione, in quel momento, mi sembrò un compito tanto arduo quanto impossibile. Non avevo mai avuto dubbi riguardo alla supremazia dell'intelletto sul sentimento, ciò nonostante ebbi non poche difficoltà a controllare il mio desiderio nel momento in cui il suo corpo si impose sul mio.
    «Cosa...?» domandai affannata sulle sue labbra che non smettevano di sfiorarmi e poi sfuggirmi. Una dolce tortura alla quale non mi sarei mai sottratta. Mentre Raelle mi baciava, non sentivo più nemmeno il bisogno di mantenere il controllo della situazione, anche perché era palese che non fossi io ad averlo, ma non mi importava. Non riuscivo a fare a meno di rincorrere ogni suo bacio e, come mai prima di allora, sentivo la passione ardermi nel petto.
    Non risposi alla sua seconda affermazione, non a parole almeno. Quando sentii il tocco delle sue labbra sul collo e percepii una sua mano trafficare con la cintura dei miei pantaloni, senza darmi davvero il tempo di realizzare quanto a fondo stesse andando Raelle, quella sera, l'unica cosa che riuscii ad emettere fu un sospiro. Al primo, poi, ne seguirono altri e a quel punto la conversazione ero certa potesse considerarsi conclusa.
    Lasciai scivolare entrambe le mani sotto alla sua maglietta e non opposi resistenza, ma anzi, approfittando della posizione e della sua inclinazione a cedere alle provocazioni, piegai una mia gamba sul suo fianco. «Potrei essere... brava a mettermi...nei guai.» sussurrai, tra un sospiro e l'altro, mentre con una mano le stringevo l'avambraccio puntato sul terreno. Avrei voluto che quella notte non finisse mai.
     
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    C'era una linea sottile fra il sesso ed il combattimento. Così sottile che a volte l'uno sfociava nell'altro indistinto, mantenendo un'intensità in grado di creare o distruggere, o entrambe le cose. Era l'unico vezzo consentito per lasciarsi andare.
    La sentì fremere sotto si sé. La sentì gemere. Ralle lasciò che il profumo della sua pelle la inebriasse, così come i sospiri che infransero il silenzio religioso di quel posto. Fu terribilmente facile scivolare nel vortice degli impulsi, così come nessuna resistenza fu opposta allo scivolare della mano sul desiderio caldo della ragazza che ora era sotto di sè. Si ritrovò a contrarre i muscoli dell'addome e a lasciar andare un respiro ansimante, quando sentì le mani di Scylla sotto la maglia, sopra la pelle della schiena. Contro il collo il bacio che le stava dando si fece morso. Fra le sensazioni che la stavano assordando in un modo insolito, forse pericoloso, Raelle non potè non sentire la stretta della gamba di Scylla contro il fianco. «Potrei essere... brava a mettermi...nei guai.» Pericoloso, ciò che stava accadendo. Lo sapevano entrambe probabilmente, perchè era certa di non trovarsi in compagnia di una stupida, tutt'altro. Ma nessuna delle sue sembrò sufficientemente lucida da porre fine a quell'impulsiva passione che... risultò essere come acqua per un assetato. Sorrise ascoltando quella provocazione, assai più marcata perchè la sua voce interrotta dai sospiri e dai sussulti, fu per Raelle estremamente inebriante. Non le rispose a parole, non c'era spazio per i discorsi in quel momento, non voleva nemmeno concederlo. Scavalcò la gamba che la corvonero aveva lasciato distesa sul pavimento, ritrovò le sue labbra in un bacio che era impeto e bramosia e spinse il bacino contro di lei. Intensa fu così l'irruzione al centro di quel calore che fin ora aveva solo carezzato.
    E i loro respiri crebbero. Crebbero fino ad esplodere, restituendo poi il silenzio che avevano sottratto a quel luogo.


    ~ Alleati o nemici mortali... sussurrò. Lo sguardo di Raelle era rivolto alle stelle. Una notte non particolarmente chiara quella, ma sufficientemente limpida da poter vedere la luna, in una delle sue ultime fasi discendenti, e le stelle.
    Riversa con la schiena sul pavimento, ascoltando il respiro di Scylla, poggiata contro la spalla, giocando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli. Distrattamente nemmeno tanto, perchè nonostante la quiete di quel momento, Raelle era tornata coi piedi per terra- lì dove dovrebbe stare, avrebbe detto Wanda.
    ~ Direi che i tuoi amici astri hanno omesso qualche opzione. aggiunse poco dopo sogghignando, prima di tirarsi su a sedere.

     
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    «O magari tutto ciò che sta nel mezzo.» commentai, lasciandomi sfuggire un lieve sorriso. D'altronde, pensai, sarebbe stato piuttosto semplicistico ridurre la vita a due poli opposti, senza riconoscere che - tra le due estremità - esiste un mondo di possibilità. Bene e male, bianco e nero, alleati e nemici: tutte facce di una stessa medaglia. E, alle volte, non si tratta nemmeno di decidere da che parte stare.
    Con lo sguardo perso nel cielo stellato, allungai una mano in direzione di una costellazione e la ripassai mentalmente, fingendo di unire i puntini in quella che - se evidenziata - sarebbe stata una perfetta Orsa Maggiore. Non potei fare a meno di notare l'analogia che - quella notte - mi aveva legata proprio all'Orsa Madre, Callisto. Il mito raccontava proprio di una ninfa votata alla dea della caccia, Artemide, che - da cacciatrice - fu trasformata in preda dall'iraconda Giunone, consorte di Giove, dopo aver scoperto l'ennesimo tradimento del consorte. Allo stesso modo, anche io avevo passato anni ed anni della mia vita a nutrire un profondo sentimento di odio nei confronti dei Warwitch. Avevo studiato Raelle per mesi, prima di combinare quel primo incontro con lei e, da quel momento, avevo messo in atto il mio piano che - però - non prevedeva di finire a letto col nemico. Un errore del genere sarebbe potuto costarmi molto caro. Ero sicura che avrei pagato il prezzo di quella disattenzione.
    Ripassai nella mente ogni bacio e ogni morso, ogni gemito ed ogni sospiro in balia dei quali ci eravamo lasciate trasportare in una dimensione che non prevedeva avessimo un ruolo da rispettare, ma fossimo solo noi. Mi morsi il labbro inferiore e mi ritrovai ad arrossire, cosa che Raelle non avrebbe notato - per fortuna - per via dell'oscurità, spezzata solo dalle luci che avevamo lasciato ci volteggiassero intorno.
    «Dicevi che la curiosità avrebbe potuto uccidermi ricordai ad alta voce, piegando l'angolo delle labbra in un sorriso malizioso. «Era di questo che parlavi?» la punzecchiai, cercando il suo sguardo. «Sarebbe interessante scoprire quanti altri modi di uccidermi conosci.» scherzai, pur consapevole in cuor mio che non mi sarei sottratta nemmeno una volta.
     
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    «O magari tutto ciò che sta nel mezzo.» Fra i due estremi? Raelle le rivolse un sorriso scettico e divertito al contempo. Certo, sfumature e variabili erano molteplici e la loro relatività infinita, ma... quelle sfumature vivevano grazie all'esistenza di due poli che si fronteggiavano. Millenari motori immobili di tutto ciò che concerne l'esistenza. Quindi magari si, loro, così come svariate altre cose, si trovavano nel mezzo. In tutto ciò che sta nel mezzo.
    ~ Tutto ciò che sta nel mezzo è molto generico. commentò. Troppo generico per chi, come lei, era cresciuto fra il bianco ed il nero, il bene ed il male, la vita e la morte. Fort Warwitch era l'avamposto dell'antico pensiero parmenideo, fra quelle mura non c'era spazio per le sfumature.
    Relle si tirò su e sentire il contatto della suola degli scarponi con il terreno le regalò una sensazione di ritrovata stabilità. Chiuse per un attimo gli occhi, lasciando che l'aria fredda della notte le accarezzasse il viso, poi si voltò a guardare Scylla, sentendone la voce «Dicevi che la curiosità avrebbe potuto uccidermi.» inarcò un sopracciglio, facendole l'implicita richiesta di chiarire l'affermazione che aveva appena fatto. «Era di questo che parlavi?» non riuscì a nascondere un sorriso divertito, presa un po' di sorpresa da quell'allusione. Sfacciata, quella seconda caratteristica della corvonero che assieme alla curiosità era venuta immediatamente fuori. Sfacciata e curiosa, due elementi che avevano in comune il denominatore della sfida. Si perchè, in un modo diverso da quello di un duello, e nemmeno poi tanto diverso come poteva credersi, era proprio il brivido che dava la sfida a far vibrare i sensi di Raelle. Era quello ad attrarla così pericolosamente verso quegli occhi intensamente blu... e non era un bene. Divertente, ma altrettanto pericoloso. ~ Beh, sembri piuttosto viva. le rispose dopo un po' strizzandole l'occhio.«Sarebbe interessante scoprire quanti altri modi di uccidermi conosci.» Si sistemò la maglia dentro i pantaloni, poi le porse la mano invitandola a rialzasi. Quando le fu nuovamente di fronte, Raelle si umettò l'angolo della bocca con la lingua e, stringendo la presa sulla sua mano disse semplicemente: ~ Ci vediamo, Noisy.
    Raelle lasciò la mano di Scylla e fece qualche passo all'indietro, prima di voltarsi e andare via. Ciò che era successo non l'aveva previsto, era successo e basta. L'aveva voluto? Non era quello che importava, ma sapeva che riuscire ad evitare il ripetersi di quella distrazione sarebbe stato arduo.

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