La storia che non abbiamo mai raccontato.

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    Soffice, dolce neve.
    Capitolo 3.


    La neve cadeva copiosa sui monti della Scozia e il Natale alle porte portó con esso la divisione dei ragazzi del castello, si dividevano tra quelli che tornavano a casa e quelli che rimanevano a scuola. Io avevo deciso di passare una settimana a casa, nel territorio inglese, per constatare i progressi di mamma e verificare come se la passavano i miei fratelli. Lavoravano già e ben presto anche io sarei stata indipendente. Si sapeva comunque che non navigavamo nell'oro, mio fratello piu grande si sarebbe sposato a momenti e mamma sarebbe rimasta a casa con quello più piccolo. La sua depressione, ogni volta che tornavo, sembrava definire erroneamente la sua età :quell ex modella appariva più anziana di quello che in realtà era. Nonostante ciò avevo intenzione di presentare Jonathan a casa, questo inverno. Forse la notizia l'avrebbe resa spensierata per un po'. Almeno era l'effetto che avevo visto in lei quando il piu grande si era fidanzato.
    In attesa di proporre a Jon di conoscere quella che era la mia famiglia, gli avevo chiesto di preparare una valigia e di trovarci alla stazione del treno St Pancras, a Londra. Non gli avevo anticipato niente volutamente perché volevo fargli una sorpresa coi fiocchi. Avevo organizzato tutto nella mia testa servendomi di fonti attendibili e di amicizie che mi avevano aiutata.
    Appena lo vidi arrivare il mio cuore iniziò a scalpitare, col giubbotto lungo e scuro era davvero bellissimo ai miei occhi. I suoi ricci ribelli erano una di quelle cose che del suo fisico amavo particolarmente.

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    Ci infilai le dita, abbandonando la maniglia delle valigia, assaporai le sue labbra. Pronto? Domandai tutta eccitata, lo presi per mano. Chiudi gli occhi. Mi impegnai tanto, ci smaterializzammo insieme e mentre i nostri corpi subivano lo stress della pratica, io pensai assiduamente a dove stavamo andando.

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    E dinanzi ai nostri sguardi un panorama mozzafiato si estendeva da destra a sinistra. La magnificenza delle montagne regnava sovrana così come il silenzio e il chiarore dovuto alla quantità di neve sparsa ovunque. Benvenuto a Tromsø! La mia voce vibró dalla contentezza. La Norvegia era bellissima, ma questo luogo era speciale: i tramonti assumevano un colore assurdo ed era possibile assistere al fenomeno dell'aurora boreale. Vedi.. Aggiunsi indicando un loft sulla destra, a duecento metri da dove eravamo. L'edificio era tutto in legno e il primo piano presentava un'enorme facciata in vetro in direzione dei picchi Tromsdalen. Alloggeremo là, é tutto già apposto ridacchiai incredula. Lo sai che Da entrambi i lati ci sono ponti che collegano il centro con le periferie, e anche un tunnel sottomarino verso Tromsdalen? Mi voltai verso di lui, gli occhi luminosi. I trolley erano fermi sulla neve con le rotelle tutte sporche. Intersecai la sua mano. Questo luogo veniva chiamato la Parigi del Nord spiegai stringendogliela. Raccontano tante storie su questa cittadina.. non le ricordo tutte però non siamo molto distanti dal Polo Nord. Il gelo cominciava a raffreddare i nostri indumenti. É la nostra prima vacanza insieme, Jonathan.
    Era la vigilia di Natale, il mio sguardo ricercó il suo. Chissà come sarebbero stati i giorni insieme.



    Edited by ZoyaVS - 25/2/2021, 16:14
     
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    Era così felice Jonathan di poter passare qualche giorno insieme alla sua corvonero preferita, aveva passato l'ultima settimana dai suoi genitori nel miglior modo possibile. I suoi genitori erano sempre esigenti di averlo a casa quando tornava dal Hogwarts per le vacanze, erano così affezionati al loro figlio unico che quando tornava a casa passava la stra grande maggioranza di tempo insieme a loro, evitava di vedere troppi amici quando c'erano le vacanze, si concentrava ad esempio nella pesca insieme a suo padre, oppure capitava di fare uscite fuori porta in posti stupendi. Ma questa volta nella sua vita c'era qualcun'altra: Zoya aveva un posto speciale e un paio di giorni insieme e lontani da tutti ci volevano. Era infatti la prima volta che si ritrovavano soli in un luogo lontano che non era la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. < Ciao! > Il cuore del tassorosso palpitava dalla gioia quando la vide arrivare in stazione, si lasciò addolcire dalle sue labbra e poi la prese per mano. Bastarono pochi passi per nascondersi, chiuse gli occhi.
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    < Prontissimo! > poi si smaterializzarono in un posto completamente diverso, e quando riaprì gli occhi non poté evitare uno sguardo meravigliato per così tanta bellezza intorno a loro. < Ma è stupendo!! Non ci ero mai venuto. > aggiunse con stupore mentre lei faceva vedere il bellissimo posto dove avrebbero preso posto in quei giorni di pace. < Non ci credo.. È così bella quella casa!! Come hai fatto a prendere la più bella? > la guardò ridacchiando anche lui, chiaramente era una battuta e mettendo le mani sui suoi fianchi la alzò da terra e girando su se stesso la fece praticamente volare, era così felice e stupito per ciò che aveva organizzato. Quando finirono di girare, la strinse a sé in un caloroso abbraccio. < Si, è la nostra prima vacanza insieme! E sarà bellissimo esplorare questo posto, vedo che anche a te piace esplorare il mondo.. Siamo d'accordo! > tutte le storie che lei racconta lui non le conosce, per questo la curiosità è immensa, e poi stare con lei in un posto del genere aumentava ancora di più il fascino che quel luogo aveva. Era tutto così stupendo. La prese per mano e insieme si avviarono verso l'edificio in legno. Si fece scappare altri complimenti quando videro il luogo dall'interno, era davvero tutto stupendo. Si ritrovarono affacciati alla terrazza e guardavano il panorama, Jonathan non smetteva di fare avanti e indietro per guardare il tutto da ogni angolatura. < È davvero bello.. Interessante.. > per sbaglio si trascinò la sedia a dondolo che cadde a terra facendo un rumore pazzesco. Lui impacciato la prese e la sistemò. < Oh per merlino, neanche l'avevo vista. Spero di non rompere nulla in questi giorni ahahah! > rise e si avvicinò a Zoya che lo guardava con un sorriso infinito. Avvolse lei con le sue braccia intorno alla vita e la guardò negli occhi < Grazie per questa bellissima sorpresa. > stampo' un bacio sulle sue labbra e sorrise < Dunque, sei tu l'esperta.. Dove andiamo?? > da lì a poco sarebbero partiti per cominciare davvero ad esplorare e a godersi quelle giornate tutte per loro.

     
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    Il fracasso della sedia mi fece sobbalzare, ero così incantata in quel momento alla vista che si vedeva dalla finestra e dalla presenza di Jon che non avevo controllato ogni suo movimento. Il cuore mi andò a mille in un secondo, ma lui con i suoi occhi riusciva decisamente a fare di meglio. Mi avvicinai a lui, posando una mano sulla sua che teneva fermo lo schienale che dondolava ancora. Il suo bacio arrivò leggero, sulle mie labbra. Mi scaldò all'istante e mandò via qualsiasi tremolio generato dallo spavento improvviso. A ridosso delle sue labbra comparve un sorriso, appoggiai ancora le mie sulle sueOvunque tu voglia, Jon. La voce è carica di sentimento, non ho bisogno di andare da nessuna parte a dire la verità, tu sei il mio luogo preferito. Ma questo panorama non possiamo perdercelo, mi voltai verso la vetrata pulita che faceva vedere le acque sottostanti, le montagne bianche ed enormi. Guarda! Indicai la vista trascinandolo con me a ridosso. L'alito delineò un piccolo cerchio con un dito tracciai un cuore sullo stesso. Ridacchiai e dondolandogli la mano tutta eccitata dissi. Andiamo! Passeggiata sulla neve, andiamo là sopra! Con un cenno di mano feci segno di mettere gli scarponi e cogliere quella piccola tormenta che avrebbe reso tutto più magico.



    Poco dopo fummo fuori, una scia di peste delineava il nostro passaggio. A tratti lo guardavo, di fianco a me i suoi ricci scuri erano punteggiati da piccoli fiocchi ghiacciati. Arrossivo vistosamente. Camminammo correndo, intersecando le mani e indicando ogni particolare che ci piaceva. Ben presto trovammo un sentiero in mezzo ad un boschetto, la strada era un po' ripida ma portava ad un'altura percorribile. Avanti, ci siamo quasi lo esordii. Mi ero informata su cosa vedere, una volta arrivati nella piazzola avremmo visto il lago dall'alto molto da vicino. Sarebbe stato bello conservare una foto magica di noi. Che ne dici di creare un album fotografico? Possiamo creare una cronologia di dove andiamo per il mondo! Il lago si presentò sotto di noi, la natura taceva, la neve cadeva copiosa. Il berretto mi teneva coperte le orecchie, il naso era rosso e il vapore usciva come nuvolette ribelli dalle mie labbra. Gli occhi azzurri brillavano. Secondo te è ghiacciato? Sai pattinare Jon?


     
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    Jon sentì un calore avvolgere ogni singola parte del suo corpo, rimase a fissare gli occhi chiari di Zoya e la faccia di lui era serena, avrebbe voluto congelare quel momento per sempre, stamparlo completamente nel suo cuore. Il loro bacio alla vista di quel panorama stupendo, non era un sogno ma una solida realtà. Jonathan sorrise alle sue parole poco dopo aver assaggiato di nuovo le sue labbra, poi si voltò per guardare il panorama insieme a lei che disegnò un cuore, e per farlo in bellezza lui ci aggiunse una freccia che andava a conficcarsi nel cuore. Si perché lui si sentiva esattamente così, trafitto completamente da quell'amore così puro, così bello e così innocente. Avrebbe voluto conservare per sempre ciò che stava provando in quel momento, un'immensa felicità. Insieme si dirissero fuori e andarono a passeggiare sulla neve, arrivarono in un boschetto che sembrava davvero incantato, Jonathan teneva stretta la mano della corvonero per aiutarla a salire perché la strada si era fatta ripida. < Wow sai che ho portato proprio la macchina fotografica? Certo che dobbiamo fare tante foto! Faremo un bellissimo album. > la prese da dentro il suo grande cappotto nero, aveva delle tasche enormi all'interno dove praticamente ci entrava tutto. Quando arrivarono di fronte al lago rimasero entrambi stupiti. < È stupendo!! Certo che so pattinare, proviamo?? > esclamò, poi la invitò a voltarsi < Facciamo una foto su! Voltati. > avevano il lago alle spalle, Jon tese il braccio per dare una prospettiva alla foto e si servi dell'autoscatto < Ciiiis! > la foto scattò e la polaroid uscì la foto fresca fresca, il tassorosso agitò la foto per asciugarla per bene, dopo di che la passò a Zoya con una faccia perplessa < Ma tu sai mica chi è questa qui? > indicò Zoya sulla foto scherzando, poi la prese per mano e insieme scesero fino al lago ghiacciato. Fu a quel punto che da un'altra tasca uscì fuori un piccolo sacchetto magico, lo fece diventare a misura normale e lo passò prima a Zoya che ne estrasse dei pattini per lei, poi per lui. < Pronta?? > la prese per mano e insieme scivolarono sul lago ghiacciato, lui teneva forte la mano di lei come fosse davvero la cosa più preziosa al mondo, aprí il suo cappotto che svolazzava qua e là, ogni tanto si guardavano, tutto intorno a loro era candido e veloce, erano in sintonia persino quando pattinavano. I fiocchi di neve ricadevano sui loro corpi facendoli brillare, i loro sorrisi erano contagiosi e solo le loro voci si udivano in quell'angolo di paradiso. < Facciamo una cosa, prendi le mie mani. > incrociarono le braccia e si diedero le mani, iniziarono a girare, erano uno di fronte all'altro e tutto intorno a loro iniziò a girare forte, risero forte per tutto il tempo fin quando Jonathan cadde in modo buffo, ma si portò con sé anche Zoya, insieme caddero a terra ma fece in modo che finisse lui con le spalle sul ghiaccio, prese la corvonero dai fianchi e se la portò completamente addosso, ora erano occhi negli occhi, Jonathan avvolse Zoya con tutto il cappotto, la richiuse all'interno insieme a lui, se lei lo avesse voluto, non poteva scappare. Lui la guardò intensamente negli occhi, il silenzio della natura lì avvolgeva, tutto era stupendamente magico. Bisbigliò solo due parole, un semplice ma intenso < Ti amo. > poi non riuscì a resistere e tornò ancora una volta ad assaporare le sue labbra.

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    Jonathan mi stupì, non ci potevo davvero credere aveva davvero una macchina fotografica con sè. Sei incredibile! esclamai con gli occhi luccicanti in sua direzione e arrossendo un po'. Usò l'autoscatto e scattò quella che sarebbe stata la nostra prima foto dell'album. Oltre a quelle che gli altri ci avevano fatto finora del resto, alle feste della scuola e ad eventi. Questa aveva un altro valore, l'avevamo fatta insieme perché lo volevamo. Ci credevo tanto a questa raccolta, un giorno seduti sul divano avremmo magari sfogliato quelle pagine ingiallite in cui vedevamo noi giovanissimi e spensierati. Chissà dove avremo preso la prima casa, se saremmo riusciti ad avere una famiglia un giorno. Erano i sogni di una donna in crescita, che sentiva un sentimento vero con la persona che in questo momento rideva con lei.
    Scendemmo poi al lago e da un piccolo sacchetto comparvero dei pattini. Sai pattinare Jon? domandai incredula. Diciamo che le origini russe mi hanno un po' plasmato su questo sport, mi piaceva farlo da piccola, ci andavo con i miei due fratelli. Ridacchiai convinta che se non era capace in qualche modo avremmo fatto un giro lo stesso sulla superficie ghiacciata. Invece mi stupì, cominciammo a slittare insieme, mano nella mano e con lo stesso ritmo. Molte volte durante le curve incrociai il suo sguardo, la sciarpa mi teneva caldo il collo e i biondi capelli si ribellavano da essa e dal berretto. Wao Jon! Attenzione, curva a destra! urlai mentre con il mento indicavo la direzione. La neve continuava a cadere sulle nostre teste, il berretto scuro cominciò ad avere un velo di neve ghiacciata fra i ricami e il pon pon soffice.
    Presi le mani di Jon come mi consigliò, iniziammo a girare come una trottola e io gridai felice come lo ero stata gran poche volte in vita mia. Ad un tratto per il freddo o chissà quale cosa, Jonathan scivolò indietro e finì con la schiena parallela al ghiaccio che rivestiva il lago e io tirata dalla forza della caduta ci finii sopra.



    Eravamo stesi uno sull'altra, ridacchiammo come dei bambini. Mi trovai avvolta nel suo cappotto nero, come una coperta mi teneva stretta a se. Mischiai il mio sguardo col suo, vi era un reciproco studio e una sensazione aleggiava tra di noi. Le nuvolette di fumo si fondevano insieme, il mio naso rosso e ghiacciato andrò a posarsi sul suo, gli occhi si chiusero e udii una dedica che sciolse anche il brivido di freddo più ostinato. Le mie labbra si tirarono in un sorriso liberatorio: era ciò che stavo assiduamente pensando di dirgli nell'ultimo mese. Il cuore iniziò a tamburellarmi nel petto, appena aprii gli occhi vidi i suoi, grigi e striati di verde e blu, un colore dove mi ci perdevo ad ogni sguardo. Erano così vicini e belli, l'ambiente che ci circondava poteva definirsi solo magico. Magico come quello che ci stavamo scambiando e stavamo sentendo. Il mio cuore pulsava a ridosso della zona del petto dove a lui mancava, eravamo complementari e così ne fui certa. Ti amo anche io Jonathan Bennet. La mia voce era carica di sincerità e le mie labbra si intersecarono alle sue. La neve cadeva come un dolce velo sulla nostra figura immobile ma viva. Sembrava una carezza o un augurio per il futuro. Ero certa di averlo trovato, fra tutti, con una fortuna pazzesca, la persona che avrei amato per tutta la vita.
     
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    Anche in quel momento Jonathan avrebbe voluto avere il potere di fermare il tempo, tutto ciò che provava dentro il suo cuore era perfettamente rispecchiato tutto intorno a loro, la pace regnava sia dentro che fuori e sembrava di essere in paradiso. Avrebbe voluto rimanere per sempre abbracciato a lei, il suo sguardo era fisso negli occhi chiari della ragazza, era completamente perso nei suoi occhi quando lei rispose alla sua breve frase con un sorriso, con una frase che a Jon aprì completamente il cuore, ma la ferita che aveva appena ricevuto era tutt'altro che dolorosa, era come una lama tagliente che fece fiorire fiori da quell'apertura invisibile nel suo cuore, quello era il momento in cui decise di farvi entrare per sempre Zoya, perché Jonathan credeva e crede ancora adesso, che una persona importante ti rimane per sempre dentro aldilà di come le cose possono poi andare. Sorrise al Ti amo della corvonero, la strinse ancora più a sé e la baciò. Era tutto incredibilmente bello, stavano vivendo in pieno uno dei periodi più belli della loro vita. Dopo che stettero un paio di minuti in quella posizione, finalmente decisero di rimettersi in piedi, mano nella mano proseguirono la passeggiata sulla neve ancora più felici di prima, col naso rosso per il freddo, i vestiti un po' umidi. Jonathan si abbassò per prendersi una palla di neve < Che ne dici se adesso facciamo un po' di guerra? > e senza pensarci due volte gliela lanciò e scappò via, perché sapeva benissimo che Zoya si sarebbe vendicata in fretta, infatti subito dopo riuscì ad acchiapparlo. Si divertirono parecchio e poi andarono a mangiare in uno di quei ristoranti rustici e montagnoli, poi tornarono a casa inzuppati di neve perché aveva nevicato molto sulla strada del ritorno. Zoya si era ritrovata in bagno ad asciugare i suoi capelli con l'aria calda del phon quando Jonathan entrò mettendosi dietro alle sue spalle, guardandola attraverso lo specchio. I suoi capelli ricci erano spettinati, la sua maglietta bianca s'intonava con la carnagione chiara del suo viso esaltando gli occhi e il sorriso che aveva in quel momento. < Faccio io. > Tolse il phon dalle mani della ragazza e continuò lui ad asciugare i capelli di lei, con delicatezza, guardandola di volta in volta negli occhi attraverso lo specchio. Spense il phon e si preoccupò di pettinargli i capelli, sapeva quanto fosse rilassante farsi fare i capelli da un'altra persona, tante volte sua madre aveva toccato i suoi capelli ricci, a volte si era persino addormentato. Iniziò bisbigliare una canzone mentre le sue mani si intersecavano tra i capelli biondi di lei < When the night has come
    And the land is dark
    And the moon is the only light we'll see
    > avvolse le sue braccia intorno alla sua vita e posò un bacio sulla sua guancia, la voltò e cinse la sua vita con le mani, < No I won't be afraid
    Oh, I won't be afraid
    Just as long as you stand, stand by me
    > facevano finta che ci fosse la musica,
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    la fece dondolare solo un po' prima di baciarla con passione fino a stringerla con le spalle contro la parete del bagno, la guardò intensamente negli occhi mentre la sua mano prendeva la bretella della sua canottiera e l'abbassava facendola cadere lungo il braccio. Rimase a fissarla negli occhi a pochi centimetri dalle sue labbra mandando segnali di intesa, cercando di fargli comprendere quanto la voleva, quanto la desiderava.

    sto cantando Stand by me di Ben E. King click!

    Quando cadrà la notte
    e la terra sarà buia
    E la Luna è l'unica luce che vedremo
    no, non avrò paura
    oh, non avrò paura
    finché tu sarai con me, sarai con me


    Edited by ;dr.strange - 10/3/2021, 13:54
     
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    Nooo! Ma davvero? schiamazzai in sua direzione, mi mancava il fiato dal ridere quando la sua palla di neve mi colpì sul fianco. Mi faceva male la pancia dal divertimento e senza pensarci molto mentre lui se la dava a gambe mi chinai e con le mani feci una piccola piramide di neve per poi schiacciarla e fare quella che sembrava una palla più grossa del normale. Cominciai a correre con quella in mano, dovetti tenermi durante una curva fatta troppo in fretta, rischiando di andare a terra quindi gliela lanciai dritta sulla schiena. Lui accusò il colpo in modo teatrale. La sua risata mi mandava in subbuglio lo stomaco, quanto amavo quelle farfalle che schizzavano sulle pieghe interne e dio, quanto calore mi faceva sentire la sua voce. La sua voce. Ne conoscevo le sfumature, ogni piccola cadenza, spesso la sentivo anzi la bramavo prima di addormentarmi nel baldacchino della torre ovest. In questa mini vacanza finalmente avremmo potuto dormire insieme. La prima di molte altre volte, speravo. Avevo voglia di svegliarmi di fianco a quel ragazzo riccioluto, intrufolare le mie dita fra quei ribelli capelli, sentire il lenzuolo caldo avvolgerci e rimanere lì, anche senza dire molto. Mi bastava la sua presenza. Lo raggiunsi e tirai il cappotto da dietro facendolo voltare, quindi mi addossai a lui puntando le iridi sulle sue Sapevo che saresti arrivato sussurrai. Ti ho aspettato tutto questo tempo. Sei tu la persona giusta. Tu, nella mia vita, prima o poi. gli rubai le labbra per poi schizzare via con un urlo di estrema felicità.
    La sera mangiammo insieme, i piatti tipici del posto, una neve fitta ci accompagnò fino al nostro nido perfetto. I miei capelli erano tutti bagnati e poichè avevo paura di ammalarmi mi infilai nel bagno per lavarmi e compormi. Avevo in mente di guardare il cielo attraverso la vetrata immensa, la luna specchiarsi su quel manto acquoso, seguire con la punta del naso i fiocchi che cadevano imperterriti a terra. O chissà che altro, come prendere una tazza di thè bollente con mezzo corpo nascosto fra le lenzuola pesanti. Jon comparì dietro di me, lo vidi attraverso lo specchio, prese in mano il phon e cominciò a pettinare i miei capelli lunghissimi. Socchiusi gli occhi, la sua dolcezza sembrava una coccola. Le mie gote presero fuoco quando la sua voce cominciò a cantare un pezzo di canzone. Le parole erano bellissime e sapevo che non le stava dicendo con banalità. Era bravo e soprattutto dolcissimo, mi incantai sul suo viso riflesso, mentre le sue gesta mi parevano sempre più lente e cortesi. Infine il phon fu messo da parte, le sue braccia mi cinsero e con un gesto veloce ma rispettoso mi ritrovai voltata verso di lui. Lentamente mi soffermai sul suo dorso coperto solamente da una t-shirt bianca. Un brivido mi percorse mentre il suo fiato soffiava sulla mia pelle, le sue mani appoggiate ai fianchi. Mi facevano sentire sua. I versi della canzone sciolsero ogni parte di me, più di come lo ero già. Mi lasciai andare a quel movimento perfetto, pensai al suono degli strumenti che potevano andare bene per quelle strofe. Cantata da lui la canzone era già perfetta.



    La mia schiena toccò il muro, spinta da un suo bacio affamato, non opposi resistenza, la mia lingua intersecò la sua mentre una vampata si impadronì di me. Rabbrividii quando le sue dita armeggiarono con la spallina della canotta. Per un breve lasso di tempo lessi i suoi occhi, trovandoci tutto quello che anche io desideravo, bruciai la distanza fra noi, i nasi si sfiorarono e le labbra si assaporarono con una velocità più alta. Ti voglio. Uniti in quello che era un bacio appassionato venato da una nota corporea, ci dirigemmo automaticamente fuori dal bagno verso il letto, le mie mani sfioravano il suo petto, trovandovi superfluo il tessuto. Non servivano parole, ci capivamo vista l'intesa pazzesca che alleggiava tra di noi, le sue gambe si addossarono al mobile del letto, volutamente lo spinsi indietro delicatamente. Staccandosi da me cadde di schiena sul materasso e con una risata calda lo raggiunsi. Mi sedetti a cavalcioni su di lui, in mutande visto che non avevo terminato di sistemarmi prima, gli sorrisi dolcemente e ricercai di nuovo un suo bacio. Dentro alla stanza cominciava a fare veramente caldo, cosa che di certo non dipendeva dalla regolazione interna del locale. Il naso sfiorò il suo lobo, gli occhi socchiusi. Cosa mi fai, Jonathan mi mandi fuori di testa. Vi era tanta bramosia nella mia voce ma anche tanta dolcezza e sentimento.

     
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    capitolo 4


    Jonathan aveva passato le ultime settimane a riflettere molto sul suo futuro, l'anno scolastico era ormai a più di metà e i giorni sembravano correre veloce verso una fine che un po' lo faceva star male. Era molto attaccato a quella scuola in cui aveva vissuto sette anni della sua vita, lasciarla per continuare oltre gli metteva un po' di nostalgia, anche se era felice di aver fatto finalmente una scelta definitiva.
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    Tutto questo grazie ad un esperienza che aveva avuto qualche settimana prima, quando un suo caro compagno di casata aveva rischiato di morire ucciso dal platano picchiatore, ancora prima quando aveva salvato Zoya dalle acque del lago nero. Insomma, quella vicenda era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, aveva finalmente scelto che cosa fare nella vita e così aveva cominciato a mandare le varie lettere di iscrizione nelle più prestigiose università magiche. Aveva promesso a Zoya che sarebbero andati a vedere il bosco delle farvalle, lui stesso non era sicuro che esistesse davvero, ma in ogni caso presero al volo la prima occasione per andarsi a fare una passeggiata insieme e lontani dalla scuola. Il loro rapporto era diventato molto stretto, il viaggio insieme nel periodo Natalizio aveva contribuito ad unirli ancora di più. < Eccoci! > disse mentre teneva stretta la mano della ragazza e insieme camminavano dentro il fitto bosco ai margini di Hogsmeade. < Mi hanno detto che le farfalle dovrebbero proprio essere a cinque minuti di cammino.. Tu ci credi? > lui forse era un po' scettico anche se voleva davvero crederci, sarebbe stato meraviglioso se la leggenda fosse stata vera, avrebbero trovato un altro momento bellissimo da condividere insieme, un ricordo in più tra le loro numerose foto, l'album cresceva e parlava di felicità. Arrivarono in un punto dove gli alberi coprivano in modo fitto la zona circostante e i raggi del sole sbucavano dall'alto con eleganza e magia. Jonathan uscì fuori dalla sua tasca espandibile un piccolo stereo babbano, lo appoggiò ai piedi di un albero e una musica di quelle che sembravano davvero magiche uscì fuori dalle piccole casse dallo stereo. < Dicono che la musica attiri questa specie di farfalle, tu hai mai letto qualcosa che parli di questa strana cosa? > disse avvicinandosi alla ragazza, poi puntò lo sguardo in alto e sospirò < dobbiamo aspettare Zo'> sorrise e abbassò lo sguardo sulla corvonero < Spero sia vero! > se fosse stato vero, avrebbe di sicuro fatto una marea di foto.

     
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    Finalmente è giunto il momento di vedere se il bosco delle farfalle esiste davvero! dissi tutta entusiasta quando mi incontrai con Jonathan e ci sedemmo sul treno diretto al villaggio magico. Pensavo te ne fossi dimenticato! Ridacchiai. Lo presi per mano, gliela strinsi e infine gli baciai il dorso. Ci dirigemmo verso una zona laterale, io seguivo lui perchè sembrava avere un'idea di dove andare. Io voglio crederci! affermai annuendo con convinzione. E' folle non credere alle cose belle! Insomma che senso avrebbe? lo tirai correndo in avanti e bruciando la strada più velocemente. Hai portato la macchina fotografica? dissi voltando lo sguardo verso di lui. Mi sono dimenticata di ricordartelo! Sono così sbadata ultimamente. Quando si è innamorati si ha la testa altrove non è così? Vidi estrarre un oggetto dalle sue tasche, erano delle casse musicali. Mi spiegò che così potevano essere attirate. Mio dio, sarebbe fantastico se funzionasse! esclamai e rimasi in attesa. Sognavo che uno sciame di coloratissime farfalle sbucasse d'un tratto e che spandessero polvere colorata dalle ali.
    Annuii quando disse che dovevamo essere pazienti. Osservai le nuvole biancastre sopra di noi e il cielo azzurrino. La musica continuò a inondare l'aria e noi rimanemmo in silenzio, tesi ad ogni cosa che potesse muoversi. Ad un certo punto da un cespuglio si unì un ronzio e una farfalla dalle ali rosa spuntò ondeggiando. Aveva un moto bellissimo, sembrava disegnare grandi cerchi nell'aria, si avvicinò allo strumento che riproduceva la musica a mentre i miei occhi erano puntati su di lei, mi avvicinai automaticamente al tassorosso tirando un lembo della sua manica. Non volevo spaventarla e prima di dire qualcosa dagli alberi vicini si riversarono una grande quantità di farfalle di diverse tipologie e dimensioni. Alcune di esser andavano veloce, quasi si scontravano con le altre. Alcune facevano delle grandi piroette e in particolare una specie più piccola spargeva nella traiettoria della polvere luccicante. Sembravano glitter colorati, la luce si rifletteva e rendeva tutto così surreale. Dimmi che non sto sognano Jon! esclamai in un sussurro arrossendo. Il bosco delle farfalle esiste davvero! conclusi. Indicai con un gesto leggero una di quelle bianche, con le ali arrotondate e striate di giallo, che volava sempre in coppia con una identica ma striata di blu. Guarda.. quelle due vanno una di fianco all'altra, non si separano mai pur stando nell'insieme delle altre. Appoggiai la testa sulla sua spalla, dondolandomi appena. Sembriamo noi. Proprio così, pensai, non avevamo paura ne vergogna a far vedere la nostra relazione fra le mura. Stavamo bene ed eravamo felici e non ci curavamo degli invidiosi nè dei commenti altrui. Vorrei incatenare questa visione nella mia mente e non dimenticarla mai aggiunsi, quindi socchiusi gli occhi concentrandomi sullo sfarfallio che non era altro che un leggero e piacevole fruscio appena udibile causa musica. La traccia terminò e ne iniziò un'altra. Lo sciame mutò il movimento, formando quasi un'onda marina. Non potevo crederci, le farfalle sembravano danzare.
     
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    Jonathan non aveva mai dimenticato quella promessa di portarla nel bosco delle farfalle, aveva fatto passare tanto tempo perché si era informato accuratamente oltre che aspettare un tempo meno impegnativo, ultimamente erano sommersi di studio e finalmente ora che la scuola aveva concesso qualche giorno di pausa prima delle lezioni finali più impegnative, lui ne aveva approfittato per portarsi la corvonero fuori dalla routine. < Hai ragione è folle non credere ai sogni che si avverano! > rispose alla ragazza sorridendo, ed era proprio vero. Lui ci aveva creduto fino in fondo che il loro rapporto era qualcosa di veramente speciale, il sogno reale era la loro stessa storia e poteva dire al mondo di non aver mai vissuto una cosa così intensa e meravigliosa, quando stava con lei si sentiva il ragazzo più felice del mondo, eppure un dubbio da qualche settimana era ormai entrato nella sua testa e non se ne sarebbe uscito facilmente: cosa sarebbe successo dopo Hogwarts con la decisione che aveva preso sul suo futuro da medico? Non sapeva darsi delle risposte esatte, per questo doveva parlarne con lei al più presto.
    < Certo che l'ho portata! Appena spuntano le f.. > non fece in tempo a parlare che tante farfalle spuntarono e non ci poteva credere, era tutto reale e tutto così incredibilmente magico. Sul suo viso spuntò un sorriso simile a quello di un bambino quando vede per la prima volta il mare. Rimase silenzioso mentre la ragazza lo tirava dalla manica, lui si avvicinò insieme a lei al piccolo stereo che ben presto attirò tantissime farfalle di molteplici colori. Rimase con il naso all'insù a fissarle. Due farfalle bianche volavano vicine e a poca distanza da loro. < Si Zo' sembriamo proprio noi! > avvolse le spalle della ragazza con il braccio, poi baciò la testa di Zoya continuando a guardare quel meraviglioso spettacolo, solo dopo pochi secondi si ricordò che doveva assolutamente scattare una foto. La prese dal suo tascone e la puntò su di loro. < Sorridiii! > e un'altra foto si stampò, pronta per essere inserita nel loro album personale. < Guarda, seguimi! > prese la sua mano e la trascinò con lui mentre inseguiva una farfalla rossa fiammante che aveva tutta l'impressione di illuminare, era davvero particolare. Appena passarono un grosso albero arrivarono in una zona più fitta e più buia, la musica si sentiva ancora in sottofondo, davanti ai loro occhi si aprí uno scenario completamente inaspettato da spezzare il fiato. < oh merlino.. ma cos.. > fecero qualche passo in avanti e vennero avvolti da migliaia di lucciole che illuminavano quella fitta zona scura del bosco, l'erba era leggermente alta e sembrava di camminare su un altro pianeta. Nello stupore generale Jonathan non fece altro che mettersi davanti a Zoya e invitarla a ballare, fece un inchino profondo davanti a lei e tese la mano alla sua dama, la guardò negli occhi mentre aspettava il suo consenso. < Me lo concede un ballo principessa delle lucciole? > chiese mentre lo stereo continuava a suonare e le lucciole li avvolgevano in un manto di luce incantevole.

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    Jonathan scattò una foto, alla fine stava tenendo davvero una cronologia dei nostri momenti più belli. Quando eravamo stati sulla neve ne aveva fatte alcune e anche il giorno seguente quando facemmo colazione osservando il luccichio della neve illuminata dal sole. Le incollava su quell.e pagine giallastre dell'album e spesso ci mettevamo nel giardino della scuola a ricordarci del giorno dello scatto. Io ne avevo fatta una di sfuggita, quando mi ero svegliata prima di lui durante la pausa natalizia, non aveva la bava alla bocca ma era bellissimo ai miei occhi, con i capelli arruffati più del solito e la faccia semi nascosta dal cuscino.
    Anche secondo lui quella coppia di farfalle era curiosa e si muoveva diversamente, ad un tratto una vistosamente rossa attirò la sua attenzione tanto da trascinarmi con lui al suo inseguimento. Svolazzava a destra e a manca come impazzita e si allontanava dal gruppo delle altre. Ci trovammo accompagnati dalla musica leggermente più bassa a causa della lontananza, in una zona in cui l'erba era più folta e qualche albero spuntava qua e là. La luce del sole filtrava meno e sembrava quasi sera. CI guardammo intorno proprio mentre una serie di piccole luci sembrava avvolgerci e spuntare dai fili erbosi. Rimasi stupita e dubbiosa e poi riconobbi una miriade di lucciole. Erano rare ed era inspiegabile come ce ne fossero così tante in questo punto. Jon si allungò verso di me, dopo un inchino cavalleresco e io sorrisi deliziata da quella vista. Allungai la mano dolcemente e gliela strinsi, unendomi a lui, addossandomi al suo corpo e mimando un paio di passi lenti ma ben delineati. I nostri corpi roteavano su una zona in cui l'erba era più rada, facemmo un paio di cerchi, nessuno era un esperto ballerino ma il tutto ci rendeva coordinati. Ci guardavamo a tratti negli occhi e a tratti puntavamo lo sguardo su quel luccichio magico. Mi feci sfuggire una risata, ero divertita ma soprattutto felice. L'atmosfera era una cosa che non avrei mai visto ancora, era improbabile tornarci e ritrovare tutti questi insetti. Balla come me Jonathan! sibilai mentre lo tiravo verso sinistra, mi staccai un attimo con una mano e feci una specie di passo allungato dall'altra parte. La mia figura in quel momento fu contornata dalle lucciole, sembravano in qualche modo coinvolte. Per tutte le fate, guarda Jon! Alzai il mento rallentando i passi, appoggiai quindi i palmi delle mani sul suo petto, uno sciame di lucciole si stava unendo formando un piccolo mulinello sopra le nostre teste e vista dalla nostra angolazione sembrava una spirale in movimento. Ci stava ipnotizzando la sua maestosità.

     
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    Jonathan seguiva ogni passo della corvonero che sicuramente era più brava di lui a ballare, di solito non era mai stato un gran ballerino ma amava improvvisare, rideva persino di se stesso se necessario. Era così il tassorosso, sincero con sé stesso, ammetteva anche quelle piccole cose che lui non era bravo a fare, ma nello stesso tempo ci provava lo stesso, soprattutto se a fargli compagnia c'era una persona così importante.. Era il momento perfetto per ballare, ma quando le lucciole formarono una specie di cerchio su di loro, prima alzò lo sguardo e sorrise, poi guardò Zoya e disse convinto. < Bisogna baciarsi adesso, l'ho letto sul libro delle lucciole. > ovviamente era una cosa inventata sul momento, era il momento magico per eccellenza quindi bisognava timbrarlo con un bel bacio che arrivò subito, la ragazza non si oppose minimamente e i due finirono per baciarsi talmente tanto da cadere sull'erba fresca di quel bosco così particolare.
    Ormai il sole stava calando ed erano di ritorno verso il treno, Jonathan e Zoya stavano camminando mano nella mano quando lui prese coraggio e gli rivelò quel che voleva dirgli da un po'. < Devo dirti una cosa.. Importante. > inziò così guadagnandosi tutta l'attenzione della ragazza, mise l'altra mano libera dentro la tasca dei suoi pantaloni, sospirò un attimo e butto fuori tutto. < Ho deciso Zoya, farò il guaritore.. Ho inviato diverse iscrizioni, in accademia, in Germania e anche in America, in pratica ho provato in tutte le migliori università del mondo. > poi la guardò < Se tutto va bene una di queste università mi prenderà.. Sei contenta? > non ci voleva pensare troppo, come sarebbero andate le cose da lì a poco? Quale sarebbe stato il loro destino? Portò lo sguardo in avanti mentre ancora camminavano. < Tu allora.. Studierai? Dove andrai? > era una domanda che aveva fatto centinaia di volte, tuttavia visto che si trattava di una decisione importante è probabile che una persona cambi idea, che faccia una cosa piuttosto che un altra. Dopo un breve lasso di tempo a star zitto proseguì con le sue motivazioni. < La settimana scorsa Mark ha rischiato di morire, adesso è al San Mungo ma ha rischiato grosso.. A scuola nessuno lo sa al di fuori dei professori, hanno tenuto segreta la vicenda che ci ha coinvolti. Il platano picchiatore lo ha quasi ucciso.. Sono riuscito ad intervenire per poco e.. Proprio quella sera ho capito che la mia strada è quella di aiutare il prossimo con le mie mani, sono sicuro adesso. >
     
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    Chissà cosa altro narra questo libro sulle lucciole dissi appoggiando a mia volta le labbra sulle sue. Soffocai anche un sorriso leggero e liberatorio , nessuno aveva mia fatto una cosa simile per me: portarmi letteralmente in un posto magico in cui dovevo sforzarmi davvero a credere di non stare a sognare. Rotolammo sull'erba e io mi levai di qualche centimetro, staccandomi da lui e poggiando i palmi delle mani sul suo petto, acchiappai un filo d'erba da dietro i suoi ricci e con fare giocoso gli accarezzai il mento con quello. Una leggera brezza mi scompigliò i capelli e nessuno di noi aggiunse altro poichè non vi era altro da dire, era meglio lasciarci sprofondare l'uno negli occhi dell'altro.
    Poco dopo erano diretti alla stazione, mano nella mano, stretti nei giubbotti lunghi e al riparo del vento che si era formato dall'ora del tramonto. C'era qualcosa nel suo viso che mi spingeva a pensare doveva raccontare qualcosa, era serio e per una manciata di minuti stette muto. Quindi tirai leggermente la mano verso di me ponendo forza sul mio braccio. Hei.. lo richiamai, la voce era calda e tranquilla, volevo fargli capire che qualsiasi cosa dovesse dire non doveva minimamente porsi dei problemi. Iniziò quindi a parlare. Il guaritore? domandai mentre i miei occhi si illuminavano dallo stupore. Sapevo che era un Tassorosso che apprendeva in fretta ed era determinato: se desiderava arrivare ad un punto ci arrivava mettendoci tanto impegno e niente lo avrebbe fermato. E' una bella responsabilità ed è un lavoro di tutto rispetto risposi. Sospirai sentendo che aveva fatto richiesta nelle più rinomate università. Insegui i tuoi sogni Jon gli risposi dandogli tutto il mio appoggio. Ovunque andrai diventerai un grande guaritore, ne sono certa gli sorrisi, sicura di quello che stavo dicendo. Certo la Germania non sarebbe stata poi così lontana, lo avrei visto di sicuro spesso se sceglieva di studiare a Berlino, del resto le mie idee non si allontanavano molto da dove già eravamo. Un po' perchè l'Accademia era nei pressi, un po' perchè mia madre aveva bisogno di me e dei miei fratelli. Andare oltre oceano era impensabile per me, ero l'unica figlia femmina e avevo giurato che dopo l'uscita di scena di mio padre mi sarei presa cura di lei. Come figlia e come donna. Se Jonathan avesse scelto un giorno di studiare in America ne avremo parlato a tempo debito dopo l'accettazione di avvenuta candidatura, sarebbe stato complicato, ma non ero di certo una ragazza che imponeva o mutava i desideri altrui distruggendoli. L'unica cosa che volevo era che fosse felice e nient'altro. Certo la scuola medica della Cornell University, un'università privata delle Ivy League, nell'Upper East Side di Manhattan a New York è una delle più famose per il percorso di studi. Ovunque ti accetteranno vedrai che sarà magnifico! Ti immagino già con il camice bianco! Infilai le dita fra i suoi ricci prima di sentire il resto che aveva da dire. Studierò di certo dopo Hogwarts gli risposi sorridendo, Voglio diventare un'abile pozionista, come sai quando traffico con un calderone non mi accorgo nemmeno che il tempo passa, mi piacerebbe mettermi improprio dopo studi inerenti. Probabilmente sceglierò l'Accademia. In quel momento abbassai lo sguardo, la verità è che una piccolissima parte di me aveva sempre fantasticato di viaggiare in lungo e in largo, studiare con l'odore di salsedine nell'aria nelle più grandi città del mondo. Con la situazione famigliare non potevo farlo. Un giorno quando sarei cresciuta speravo che la situazione fosse più stabile per potermi muovere con più libertà.
    Lui conosceva la mia situazione a casa, glielo avevo raccontato nel dettaglio e sapeva anche quanto io ci tenessi a mantenere le promesse.
    Cosa? chiesi retorica quando mi raccontò dell'incidente. Ma come è successo? Anche se era passato ed era tutto intero di fronte a me non riuscii a non preoccuparmi. Era più forte di me. Cosa dicono i medici, si riprenderà presto? Il platano era parecchio pericoloso e non era il primo incidente nella storia di quella pianta. In quel momento capii cosa lo aveva spinto ad essere così deciso nel suo futuro percorso di studi. Sì, Jon, quella è la tua strada. Annuii sicura di quello che stavo dicendo. Lo sarebbe diventato e si sarebbe sentito un giorno realizzato e utile.
     
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    Si sentì molto alleggerito quando sentì la risposta pacata e convinta di Zoya, lui aveva fatto la cosa giusta, poi non credeva di essere chiamato proprio a New York , c'erano un'infinite possibilità di poter entrare in Germania o in accademia piuttosto che in America. La verità però era un'altra dentro Jonathan, sapeva che le parole della ragazza erano vere, non esisteva università migliore di quella nominata, gli Americani erano sempre stati molto particolari ed esigenti, proprio per questo l'università di New York era la migliore in assoluto. Non avevo dubbi, tu sarai una grande pozionista! ne era assolutamente certo, l'aveva visto dalla sua manualità con le pozioni, Jonathan era un grande osservatore e difficilmente gli sfuggivano i dettagli. Quando tornarono verso il treno lui raccontò tutto ciò che era successo. Non so di preciso che cosa sia successo, ho sentito lui urlare e quando sono arrivato aveva una grossa ferita al braccio e un polmone perforato, sono intervenuto tempestivamente con le manovre di primo soccorso.. ho fermato l'emorragia e chiamato subito aiuto. Credo che stesse cercando qualcosa, non so di preciso cosa.. era sembrato piuttosto vago, ma pensava si trattasse della botta ricevuta, aveva quasi perso i sensi dal dolore. I medici hanno detto che si riprenderà, ci vogliono un bel paio di settimane prima di riprendere le lezioni per lui.. spero non debba ripetere l'anno perchè è un bravo studente. Sarebbe un peccato. eppure la sua conoscenza non aveva aiutato la sua vita, ma Jonathan aveva fatto un intervento tempestivo e importante per la vita del suo compagno di casata. Dopo aver raccontato tutto si diressero verso Hogwarts, da lì a poco avrebbero cominciato a studiare follemente per gli esami finali, ormai la fine del settimo anno si avvicinava sempre di più.
     
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