calm waters stormy seas

privata

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  1. Walter Brown
     
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    "Non devi preoccuparti, me ne vado subito."

    Parlai alle spalle di Venus poco prima di vederla svoltare l'angolo e chiudersi in bagno.
    Regalai qualche carezza ad Arold che aveva preso a mordicchiarmi il gomito della camicia in attesa di considerazione, ed abbassando lo sguardo notai la pergamena abbandonata per terra.
    Prendendola ne lessi solo una parte, o meglio… Non riuscii a leggere un bel niente perché era pressoché incomprensibile. Tutta una serie di lettere messe in fila senza un reale senso compiuto. Un messaggio criptato.
    La curiosità fu più forte di me, srotolai la pergamena, osservando il resto. Soltanto l'ultimo rigo aveva un significato, ma i dubbi aumentavano. Chissà chi era il mittente? Forse Andrew? E perché doveva aver scritto in quel modo ben sapendo Venus vivesse da sola?
    Lasciai il messaggio sul tavolo, confuso ed assorto in varie domande, proprio quando Venus fece di nuovo la sua comparsa.
    Non potei fare a meno di restare sorpreso dal suo cambio di abito. Sostai diversi secondi più del dovuto ad osservarla, le labbra si aprivano e chiudevano come se cercassi di trovare le parole per esprimere un pensiero che non riuscivo a concretizzare.

    "Sì… Ok. Grazie."

    Andai automaticamente in direzione del bagno, senza voltarmi. L'idea di allontanarmi era l'unica che mi appariva sensata al momento, non avevo in realtà ascoltato le sue parole. Solo una volta aver chiuso la porta alle spalle vidi l'accappatoio in bella vista e ricollegai ciò che mi era stato appena detto.
    Poggiai le mani sul lavandino, alzando il viso sullo specchio di fronte a me. Ero fradicio, stanco e stordito dai vari eventi di quella serata inaspettata, ultimo ma non meno significativo il dover affrontare la mia ex compagna in accappatoio facendo finta di niente. Non ero bravo in queste cose.
    Mi diedi un'asciugata veloce con la magia, lasciando capelli ed abiti sempre umidi ma perlomeno non pregni d'acqua. Dopo averci rimuginato un bel po', tolsi cravatta e camicia per indossare l'accappatoio e coprire il petto scoperto. Non me la sentivo di togliermi anche i pantaloni. Sarebbe stato troppo… imbarazzante. Mi liberai anche di scarpe e calzini.
    Quando tornai in salotto trovai Venus china a raccogliere quello che sembrava essere l'ultimo foglio abbandonato per terra. Forse, dal formato, una foto.
    Mi fermai di fronte al camino, cercando di guardarla il meno possibile ed incantai i vestiti di modo che volteggiassero di fronte al fuoco per potersi asciugare prima.

    "Non mi voglio trattenere, aspetto giusto che si scaldino un po' e vado. Sei già stata fin troppo gentile."

    La mia attenzione era riservata alla camicia che lisciai di fronte al caminetto.
    Ci furono dei lunghi secondi di silenzio che non ero in grado di reggere senza sentirmi a disagio.

    "Se non sono invadente… che significa quel messaggio? L'ho visto prima raccogliendolo da terra."

    Non volevo sembrare un impiccione, anche se, dopo aver posto la domanda, mi ci sentivo proprio. Guardando le fiamme mi sentii veramente idiota.

    "Se non vuoi rispondere non farlo. È solo curiosità."

    I tuoni accompagnavano i nostri silenzi, il ticchettio dell'acqua sulle finestre le nostre parole. La pioggia, in un modo o nell'altro, era stata sempre nostra alleata, nonostante ora avesse creato un imprevisto magari non particolarmente desiderato.
     
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    Cosa fosse stato a far cambiare idea a Walter non mi fu proprio chiaro. Non potevo nemmeno permettermi di indagare e non avevo osato chiedere. Le parole di commiato dell’uomo andarono di fatto smentite dalle sue azioni. Lo vidi dirigersi verso la porta del bagno dibattuto ma solo quando rimasi sola avvertii una strana sensazione. Mi era venuto a mancare il calore che il suo sguardo mi aveva trasmesso ed ora avvertivo freddo. Mi strinsi addosso l’accappatoio cercando di scacciare brividi e pensieri e mi occupai di rimettere a posto la confusione causata da Harold.
    I primi a tornare sugli scaffali furono i documenti e la corrispondenza che sistemai nell’esatto ordine in cui ricordavo di averli messi il giorno del trasloco. Le lettere di Ebenezer, quelle di Nora, i messaggi di Claire che conservavo gelosamente. Cose intime che arrivano da persone che amavo. Seguitai l’opera sistemando i trattati di medimagia ed i libri a cui tenevo di più. Tenni per ultime le fotografie. Le raccolsi rimettendole fra le pagine dell’album con più di un sospiro.
    Alzando lo sguardo vidi Arold addormentarsi nella sua gabbia. Gli occhioni gialli si chiusero strappandomi un sorriso. Vederlo appisolarsi mi fece pensare ai bambini, avevano il sonno profondo ma non volevo fossero disturbati dalle nostre voci.
    Mi girai sentendo il rumore della porta chiudersi alle spalle di Walter mentre terminavo di castrare l’incanto Muffliato che avrebbe protetto il loro riposo.
    Il mio accappatoio gli stava un po’ corto ma in compenso era abbastanza largo da coprirlo ampliamente. Notai che non si era tolto i calzoni. Se non fossi stata così attratta ad osservare il resto e se …. C’erano diversi ‘se’ alcuni più importanti di altri ma ciò nonostante probabilmente un risolino fra l’imbarazzato e il divertito mi sfuggì.
    I nostri sguardi si incrociarono per alcuni istanti, curiosi, forse anche inopportuni. Quando mi rialzai gli diedi le spalle per rimettere l’album nella posizione che avevo scelto per lui. Agibile, a diposizione dei ragazzi che spesso sfogliavano quelle pagine cercando di riviere i loro ricordi più belli. La foto che avevo tenuta per ultima, forse per la fretta, scivolò a terra.
    Mi girai solo quando lo sentii parlare. Guardarlo mi imbarazzava, non guardarlo era una tentazione alla quale cedetti udendo la sua voce.
    Se non hai fretta ti posso offrire qualcosa da bere. Ti scalderai più fretta.
    Non feci caso, se non dopo averle pronunciate, alle mie parole. Non appena compresi che potevano avere un doppio senso arrossii e scappai in cucina dove, nello stipite più alto, sapevo di avere una bottiglia di whisky incendiario che mi era stata regalata da un paziente. Era impolverata ma intonsa, sigillata tanto bene che né al primo e neppure al secondo tentativo riuscii ad aprirla . Nella fretta di scappare mi ero dimenticata la bacchetta sul divano e nella confusione non ricordavo la formula dell’incanto verbale per sciogliere il sigillo. Presi un bicchiere e tornai in salotto sperando di essere tornata di un colorito accettabile.
    Reggendo fra le mani i due oggetti mi fermai oltre il divano che ora fungeva da barriera. Un labile scudo che non serviva a nascondere l’imbarazzo di trovarci, dopo tanto tempo, in una situazione che avevamo vissuto molte volte. A differenza del divano gli accappatoi non stavano aiutando a stemprare la tensione, non erano affatto un buono scudo. Tanti erano i ricordi legati all’indumento che era stato dapprima galeotto e poi una costante della nostra vita di coppia.
    Appoggiai il bicchiere sul tavolino. Il rumore, seppur lieve, aveva palesato il mio ritorno.
    Tenendo fra le mani la bottiglia parlai alle spalle di Walter. Stava facendo volteggiare la sua camicia davanti al fuoco per farla asciugare più fretta e pareva molto impegnato nel farlo.
    La domanda che pose però era diretta a me e non alle fiamme che stava così intensamente osservando. Walter non era curioso di natura. Non poneva mai domande se non era interessato alle risposte.
    Cercando con lo sguardo il messaggio recapitato da Harold e non tardai a trovarlo. Walter doveva averlo raccolto durante la mia assenza. Lo lasciai dov’era, non avevo bisogno di rileggerlo per sapere cosa c’era scritto.
    Allungando il braccio tesi la bottiglia in direzione del Mago e il mio sguardo, in quel momento, era pronto ad affrontare il suo.
    Ti dispiace? Temo di non riuscire ad aprirla.
    Quando si girò per adempiere al compito trovò i miei occhi intenti a fissare i suoi. Non ero mai stata brava a mentire, non a lui.
    Parla di una missione riuscita, è criptato per non essere leggibile in caso di incidente o intercettazione del gufo che lo trasporta.
    Se era solo curiosità la sua poteva ritenersi soddisfatto, non c’era molto altro nel messaggio, nulla che non potesse essere svelato con un colpo di bacchetta, nulla che attirasse la mia attenzione quanto l’uomo che avevo davanti in quella strana mise.
    Ora toglimi tu una curiosità, se non vuoi rispondere non farlo. E’ solo curiosità.
    Parafrasandolo indicai con l’indice i pantaloni che spuntavano da sotto l’accappatoio fissandoli con un sorrisino.
    Non penserai di sederti sul mio divano a bere l’ottimo whisky che mi ha regato Mr. Sanderson in quello stato? A giudicare dalla polvere quella bottiglia dovrebbe avere circa la sua età e lui è quasi centenario.
    Non mi intendevo affatto di alcolici ma avvertivo la necessità di stemperare, almeno in parte, l’imbarazzo che sentivo fra noi. Prima o poi avremmo dovuto uscire da quella fase di stallo che rischiava di minare anche i momenti più piacevoli.
    Le pausa che ne seguì fu forse la più imbarazzante di tutta la serata. Non sapevo se il tentativo di alleggerire l’atmosfera sarebbe servito a qualcosa o se avrebbe solo irritato il mio ex compagno. Mi sentivo vulnerabile protetta solo dall’indumento che indossavo e sentivo i suoi occhi scrutarmi come se…come se stesse pensando a tutt’altro che alla bottiglia che era riuscito a stappare.
    Mi concentrai ad ascoltare il rumore della pioggia. Il suono dell’acqua che scrosciava oltre i vetri era uno dei suoni che più amavo insieme a quello delle mareggiate. A ben pensarci era stata una costante della mia vita amare le manifestazioni selvagge della natura, non ero mai stata il tipo delle mezze misure. Avevo amato la mia vita, avevo odiato perderla ma ora, in quella stanza, non avrei saputo dire nemmeno chi ero, chi ero diventata.
    Mi strinsi addosso la spugna morbida facendola aderire al corpo che cercava di non tremare, con la destra sollevai il colletto appoggiando al viso per provare a dare consistenza a me stessa e lo guardai. Senza pensare a chi ero stata e chi ero diventata. Forse lui avrebbe saputo capirlo meglio di me, era sempre stato bravo a decifrarmi, gli avevo dato il codice molti anni prima. All’ennesimo fragore del tuono chiusi gli occhi.
     
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  3. Walter Brown
     
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    Ascoltavo Venus trafficare in cucina, dopo avermi offerto da bere era fuggita dal soggiorno come se si fosse appena ricordata di aver dimenticato qualcosa sui fornelli. Il che non era possibile, eravamo rientrati da poco dopo una lunga, sfiancante abbuffata ad un matrimonio, non avevamo nessuna voglia di mangiare ancora. Mi sentivo scoppiare, l'idea di bere qualcosa di forte non mi dispiaceva neppure per quello, magari mi avrebbe aiutato a digerire non solo la cena, ma anche quello che era stato detto e fatto nelle ultime ore.
    Non mi voltai ancora quando la sentii tornare, finché non giunse sua chiara diretta richiesta di avere una mano per aprire la bottiglia. Non mi interrogai sul perché non avesse usato la bacchetta, i miei pensieri erano altrove, rimbalzavano da rimembranze sulle cerimonia appena passata, al messaggio non compreso, alla visione, da cui cercavo di sottrarmi, di Venus in accappatoio, alla camicia ancora troppo umida.
    Fui costretto comunque a voltarmi verso di lei e lo feci con disinvoltura, andando a cercare il suo sguardo prendendo la bottiglia tra le mani. Non dissi nulla, guardai l'etichetta del Whisky come se mi interessasse davvero e rialzai gli occhi sul volto della donna ascoltando prima la sua risposta, che mi soddisfó solo per metà ed in seguito la sua curiosità.
    L'espressione dei miei occhi restò impassibile, non volevo farle capire quanto quel suo velato invito mi prendesse alla sprovvista, arrivando pure a confondermi. Stappata la bottiglia senza difficoltà, ero abituato a farlo d'altronde, versai la bevanda nel bicchiere per poi prenderlo in mano.
    Restammo a guardarci per diversi, intensi secondi, senza dire nulla. Ci studiavamo a vicenda. Io cercavo di capire cosa le stesse passando per la testa, a che gioco stesse giocando. Lei… non ne avevo idea. Forse voleva solo capire fino a che punto ero disposto a spingermi, a sbloccarmi. Forse, per un motivo che non capivo, avrebbe voluto vedermi più a mio agio. Venus lo era già davvero a tal punto? L'imbarazzo che avevo sentito in alcuni frangenti era stato solo nella mia testa?
    Diedi un assaggio veloce al liquore.

    "Lo Whisky di Mr. Sanderson resta ottimo anche sorseggiato in piedi con dei pantaloni bagnati addosso."

    Continuavo a guardarla, era difficile per me tenere gli occhi fermi sul suo viso resistendo alla tentazione di farli scivolare lungo l'accappatoio. Circa due anni prima sarebbe stata la normalità. La nostra normalità. Sarebbe stato il preludio di qualche ora piacevole da passare insieme.
    Ed era impossibile non pensarci ora. Nonostante fosse sbagliato, nonostante la situazione fosse strana. Nonostante tutto.

    "Non intendo rovinare il tuo bel divano, in realtà trovo ancora più piacevole bere un eccellente alcolico per terra di fronte al caminetto acceso. Vuoi provare?"

    Ora che vagamente ci pensavo, non ricordavo una volta in cui noi due, negli anni trascorsi insieme, ci eravamo presi un po' di tempo per bere vino et similia al calore di un fuoco scoppiettante.
    Se fosse stata d'accordo avrei aspettato mi affiancasse e ci saremmo seduti entrambi con il divano alle spalle ed il camino davanti.
    Avrei bevuto ancora un sorso prima di offrire il bicchiere alla donna, mettendomi allora comodo, con una gamba piegata ed il braccio destro appoggiato sul ginocchio.
    Venus non era abituata all'alcool, non ne aveva mai apprezzato il sapore deciso ed intenso.

    "Di che missione si trattava? Quella del messaggio."

    Feci un lieve cenno del capo verso la pergamena abbandonata sul tavolo. Se non avesse voluto spiegare di più lo avrei capito, ma già che aveva accennato alla cosa immaginavo non si sarebbe fatta problemi a parlarne.

    "Non esagerare con quello, per stasera faccio volentieri a meno di altri incidenti."

    Ero ironico fino ad un certo punto. L'avevo vista tentare un secondo assaggio dal bicchiere, ancora non avevo avuto l'onore di conoscere la Venus ubriaca ed ero abbastanza sicuro quella non sarebbe stata la serata adatta, non dopo tutto quello che ci era già capitato. Le stelle non erano a nostro favore.
     
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    Era indubbio che ci fosse tensione nell’aria, l’elettricità del temporale l’accentuava. Avevamo trascorso una serata a dir poco impegnativa piena di imprevisti e di momenti imbarazzanti. Forse proprio per quello i miei nervi chiedevano aiuto inducendomi ad abbassare le difese. Rispetto all’inizio della serata apparivo più tranquilla e sicura di me ma dentro avevo tanta confusione.
    Per quanto strana potesse essere la situazione non era con un estraneo che mi stavo rapportando per cui non fui affatto sorpresa quando, riaprendo gli occhi dopo essermi goduta l’amato rombo del tuono, potei notare che i pantaloni di Walter erano esattamente dove ricordavo fossero.
    Ci scambiammo sguardi intensi, muti e attenti. Il divano era ancora fra noi e la distanza era tale da permetterci di poterci studiare senza essere invadere l’uno lo spazio dell’altro. Capire cosa poteva passare per la sua testa era difficile se non impossibile, capire cosa passava per la mia lo era altrettanto.
    Mr. Sanderson non si offenderà
    Ribattei con senza la minima traccia di risentimento. Non gliene volevo per aver risparmiato il mio divano. Era la prima volta che rimanevamo soli tanto a lungo dopo la nostra separazione. Stranamente nessuno di noi due, quella sera, aveva messo in campo l’alibi dei figli, la nostra attenzione era tutta presa dallo studiarci a vicenda. Avvertivo, sia da parte mia che da parte sua, la curiosità o l’interesse di osservarci di nuovo come persone e non solo come genitori cosa che, fino a quella sera, avevamo evitato. Che fosse un progresso o un rischio nessuno dei due poteva saperlo. Entrambi eravamo cambiati durante quelli che io avevo vissuto come lunghissimi mesi ed era comprensibile cercassimo di rilevare i cenni di quelle che erano state le conseguenze e gli strascichi di ciò che avevamo passato.
    Interpretai la sua proposta di sederci a terra, davanti al camino, come uno spiraglio di apertura che accolsi annuendo col capo.
    Per girare attorno al divano ed andare a raggiungerlo ci impiegai parecchio tempo. I mie passi, silenziosi per via della mancanza di calzature, procedevano lenti mentre mi stringevo nel caldo abbraccio dell’accappatoio. Le braccia avvolgevano i miei fianchi tenendo serrato l’indumento, unica e spessa difesa per un corpo che esitava a muoversi con disinvoltura.
    Mi sedetti e piegai entrambe le ginocchia richiudendo i lembi della spugna su di esse. Le avvolsi con entrambe le braccia mentre lo sguardo si fissava sulle fiamme che saettavano alimentate dai ceppi incandescenti. Sentivo il piacevole calore del fuoco direttamente sul viso mentre il corpo ne percepiva il tepore. Appoggiai la schiena alla spalliera del divano assaporando un silenzio che solo il rumore della tempesta tentava di colmare. Dovevo ammettere che il tempo instabile e imprevedibile di Londra mi era mancato.
    Passarono minuti densi ed intensi, trascorsi senza parlare. Percepire la presenza del mio ex compagno e la sua vicinanza faceva un effetto che nessuna parola sarebbe servita ad esprimere così come nessuna espressione sarebbe riuscita a spiegare.
    Walter sapeva che non ero solita bere alcolici, non ero abituata a farlo e, se dovevo essere sincera, li temevo. Se era vero che in vino veritas chissà che c’era in un superalcolico di qualità come quello che lui stava bevendo.
    Quando lo vidi porgermi il bicchiere lo guardai inarcando le sopracciglia. Era sicuro di quello che faceva? Io no ma accettai ugualmente di assaggiarne un sorso. Mi sentivo un po’ temeraria nell’affrontare l’impresa. Il profumo dell’ambrato liquido raggiunse le mie narici aggredendole con la sua intensità; trattenendo il respiro con una smorfia e gli occhi stretti ingoiai il fuoco liquido che sentivo bruciare in gola.
    B…b…buono!
    Non nascondendo la contraddizione fra parole ed espressione sorrisi rendendogli il bicchiere. Nel farlo le nostre dita si sfiorarono facendo tornare lestamente il mio sguardo verso le fiamme. Forse sorridevo, non ne ero certa e non ebbi tempo di rendermene conto. La domanda dell’uomo mi fece girare il capo nella sua direzione. Il contenuto del messaggio criptato, se non era una scusa per riempire il silenzio, pareva interessarlo più che incuriosirlo.
    Ci misi qualche attimo prima di rispondergli ma quando parlai non abbassai lo sguardo.
    Non è ho idea. Ha scritto che è andata bene e che tornerà presto.
    Andrew non parlava dei suoi incarichi se non dopo averli portati a termine. Era molto rigoroso in proposito e dal canto mio non facevo domande.
    Ero fortemente tentata di chiedere a Walter il perché di tanto interesse ma sapevo bene che avrebbe usato tutta la sua diplomazia per non rispondermi. Solo lo sguardo tradiva la domanda inespressa. Mi sarebbe piaciuto tanto se, per una volta, avesse voluto esprimersi più chiaramente in merito ma avevo smesso di credere ai miracoli.
    Non credevo fino in fondo nemmeno a quelli che poteva produrre l’alcol ma le mie mani erano incapaci di trovare una posizione che apparisse rilassata mentre, forse, un secondo sorso di whisky avrebbe aiutato a rilassare le spalle che sentivo contratte. Provai a sciogliere i muscoli tesi del collo senza trarne beneficio.
    Allungai la mano verso il bicchiere e di nuovo le nostre dita si sfiorarono. Attesi che Walter mollasse la presa prima di impossessarmene. Attesi ancora, fissando l’ultimo sorso come a sfidarlo.
    Prima di bere schioccai le dita e la bottiglia prese a volteggiare dal tavolo sul quale era stata lasciata per atterrare con un tintinnio davanti a noi.
    Ci sono stati incidenti stasera? Non me ne sono accorta.
    L’ironia palese della mia voce e l’angolo delle labbra che si distendeva verso l’alto in uno strano tentativo di sorriso furono la risposta alla sua non domanda.
    Allungando il braccio lo tesi verso la bottiglia e riempii il bicchiere fino all’orlo tenendolo stretto con entrambe le mani.
    Che effetto ti ha fatto ?
    Non volli precisare di proposito a cosa mi riferivo, volevo sentire il suono della sua voce, trovare un modo per comunicare, per darci una possibilità di dialogare. Forse non era la serata giusta, forse non era nemmeno il momento giusto ma era come se fosse la prima volta che, per volontà o per caso, ci trovavamo in condizione di poterlo fare.
     
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  5. Walter Brown
     
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    Venus aveva accettato di assaggiare lo Whisky, ma per quanto ci mettesse impegno nell'apprezzare il liquore era ben chiaro quanto fosse ben lontano dai propri gusti.
    Il bicchiere veniva passato da mano a mano, le dita si sfioravano così come i nostri sguardi. Entrambi sembravamo impegnati a fare risultare normale una situazione che non lo era più da diverso tempo. Non distoglievamo gli occhi, non scostavamo le dita, non nascondevamo più di tanto le nostre emozioni. Eravamo intenti a studiarci, a provare a comprenderci di nuovo dopo molto tempo, dopo aver creduto di non essere più in grado di farlo.
    E sempre con naturalezza, alzai un sopracciglio apprendendo del contenuto del messaggio. Sempre più indizi mi portavano a pensare fosse proprio Andrew l'autore, il che non mi faceva piacere. Affatto.
    Avevo davvero sperato la partenza di Venus la allontanasse definitivamente da quell'individuo, avevo sperato di non sentirlo più nominare fino a dimenticarlo. Purtroppo invece c'era il rischio di ritrovarselo tra i piedi pure lì, a Londra.
    Preferii non commentare. Non volevo rischiare di rovinare i toni di una discussione tranquilla e pacifica per colpa di un idiota. Avevamo trovato il nostro angolo sereno di quiete e conciliazione, intendevo godermelo fin quando sarebbe durato.
    Osservai in silenzio la bottiglia riempire del tutto il bicchiere, fin quasi a traboccare e Venus impossersene con entrambe le mani, come se non avesse alcuna intenzione di cederlo.
    Girai appena la testa per poterla osservare. Mi chiesi, ancora, che intenzioni avesse. Se era quella di ubriacarsi forse io avrei fatto bene ad andarmene alla svelta. Se invece era quella di fare abbassare le difese a me… Beh, un bicchiere di Whisky non sarebbe bastato. Ma poi a pensarci bene, perché mai avrebbe voluto farlo? Non aveva senso, mi stavo sicuramente facendo più paranoie del necessario.
    Continuavo ad ascoltarla, il fuoco ci faceva da testimone, il temporale da sottofondo perfetto. Non accennava a diminuire, per fortuna i bambini non si erano ancora svegliati spaventati. Se mi avessero trovato lì a casa non mi avrebbero lasciato andar via tanto facilmente.
    Non smisi di fissarla dopo la sua domanda, aspettavo un seguito, una precisazione che non arrivò mai. Volutamente l'aveva lasciata aperta, potevo interpretarla come volevo. Si sarebbe potuta riferire a cento scenari: che effetto mi avesse fatto rivederla in un'occasione senza figli, oppure vicina ad un altro uomo, o sapere l'avesse baciato. O magari che effetto mi avesse fatto baciare quella pettegola di Chantal. Stava a me scegliere, lei era pronta ad ascoltarmi, il bicchiere sempre ben stretto tra le dita.
    Ancora silenzio prima di decidermi a dire qualcosa.

    "L'effetto di convincermi a non accettare più inviti ai matrimoni. Però devo ammettere che ci sono state anche delle parentesi divertenti."

    Il vino addosso alla camicia candida di Ivan per esempio. O quando avevo trascinato via Venus per un ballo lasciando sia lui, che Chantal stupiti ed indispettiti.
    Sogghignai di nuovo ricordando le loro facce.

    "Quando spiegherò ad Ivan come stanno le cose in realtà non mi parlerà più per un bel po'. Non che mi dispiaccia alla fine."

    Volevo bene a quell'uomo, potevo dire fossimo amici, ma gli atteggiamenti che aveva avuto con Venus ci avrei messo qualche settimana a digerirli. E pure il fatto di avermi voluto appioppare la riccia capricciosa.
    Parlando mi girai verso la donna e la sorpresi a tentare di fare un secondo assaggio del liquore. Appoggiò delicata le labbra sul bordo del vetro per poi buttare giù giusto un sorsino, quasi la bevanda fosse ustionante.

    "No no no, non si assapora in questo modo un ottimo Whisky. Mr Sanderson non approverebbe affatto, se lo sapesse verrebbe a riprendersi la sua bottiglia adesso, in camicia da notte sotto il diluvio."

    Allungai la mano per afferrare il bicchiere dopo aver lanciato un'occhiata di intesa a Venus. Guarda ed impara.
    Con il viso rivolto verso il calore del caminetto socchiusi gli occhi, schiusi le labbra sul bicchiere ed inclinando la testa all'indietro buttai giù una buona dose. Allora schioccai la lingua in segno di approvazione, per poi risucchiarla saggiando il sapore puro ed intenso. Squisito.
    Mi abbandonai contro lo schienale del divano, poggiando la nuca su di esso.
    Offrii il bicchiere alla donna.

    "Assaggialo prima con gli occhi, con il naso e le labbra. Sono certo imparerai ad apprezzarlo."

    L'aroma di quell'alcolico era un qualcosa di irripetibile ed unico, ma soltanto se ci si abbandonava totalmente ad esso nella sua totalità si poteva goderne del gusto.

    "Ed a te che effetto ha fatto?"

    Continuavo a guardarla, ero stato tentato di chiederle direttamente cosa fosse successo con Ivan dentro quel labirinto, ma poi avevo deciso non fosse importante. Contava molto di più quel preciso momento, solo noi due ed il nostro sentire.
     
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    Walter non indagò oltre circa il messaggio che era rimasto abbandonato sul tavolo. Il suo interesse poteva essere scemato ma sapendo della sua antipatia verso l’Auror che gli avevo presentato durante le sue visite a Nevers avrei anche potuto dedurre che preferisse non toccare l’argomento. Se così fosse stato l’avrei compreso. In quella serata dove tutto appariva strano, fuori posto e fuori luogo qualcosa stava tornando a posto. Un piccolo, debole segnale di condivisione si intravvedeva e sciuparlo per un messaggio sarebbe stato come fare un passo indietro. Era già tanto, tantissimo, che riuscissimo a stare vicini senza avere bisogno di alibi o di erigere pesanti scudi.
    Pareva che entrambi stessimo camminando sopra una lastra di ghiaccio sottilissimo. Sarebbe bastato poco per incrinarla e farla cedere sotto il peso di un passato importante quale era il nostro.
    I suoni amati del temporale che continuava ad abbattersi su Londra erano la perfetta colonna sonora di quel passato, la rappresentavano sotto molti punti di vista. Erano anche la miglior musica per me, il temporale mi elettrizzava, mi dava energia e nel contempo mi rilassava. Goderselo davanti al fuoco era quanto di meglio avessi sperato di fare quella sera. Quello che mai avrei immaginato era di trovarmi accanto al mio ex compagno in accappatoio con un bicchiere di whisky fra le mani e relativa bottiglia davanti. Fino a qualche ora prima quello scenario era inimmaginabile ed ora, fra silenzi imbarazzati e sguardi dalle mille sfumature riuscivamo perfino a sorriderci.
    Sono perfettamente d’accordo con te per il matrimonio ma, al posto tuo, mi preoccuperei più della reazione di Chantal che di quella di Ivan se saprà come stanno le cose. Potrebbe non volerti parlare MAI più.
    Non ne ero molto certa. Era apparsa così soddisfatta e fiera del suo trofeo all’uscita dal labirinto che avrebbe anche potuto tornare alla carica. Dopo l’assaggio che aveva avuto probabilmente si aspettava di poter trascorre un interessante fine settimana alla SPA in ottima compagnia.
    Forse, quella sera, non eravamo gli unici ad aver visto disattese le aspettative e tutto sommato a noi era andata meglio che ai due amici che avevamo lasciato senza nemmeno preoccuparci di salutare.
    Al calduccio, davanti al fuoco, un po’ della sgradita sensazione di tensione si stava sciogliendo ed accolsi con un’altra smorfia la reprimenda di Walter che mi indicava il modo giusto per gustare l’alcol.
    Va bene, va bene! Preferisco seguire il tuo consiglio piuttosto che evocare l’ immagine di Sanderson in camicia da notte. Potrei avere gli incubi.
    Non ci potevo pensare ma purtroppo lo feci e mi venne da ridere.
    Da esperto intenditore quale era Walter mise in pratica la sua teoria mostrandomi con quanto appagamento gradiva il regalo dell’anziano e rinsecchito signore.
    Con un rituale degno del più fine dei sommelier mi mostrò la tecnica indicandomi, punto per punto, le sequenze da adottare.
    Guardandolo il sorriso un po’ si spense. Dovermi concentrare sulle sue labbra per la mia mente era complicato ma i miei occhi non parevano d’accordo.
    Distolsi lo sguardo solo quando lo vidi rilassarsi ed offrirmi il bicchiere.
    Avevo memorizzato la tecnica, dovevo solo metterla in pratica. Non doveva essere poi così difficile.
    Per prima cosa guardai il contenuto del bicchiere, lo feci roteare fra le mani come avevo visto fare agli esperti; il colore, illuminato dalla luce del fuoco, assomigliava molto a quello del tè ma tenni per me il paragone limitandomi a dare un parere che poteva voler dire tutto e nulla.
    Colore ambrato
    Proseguii con il secondo step, un po’ più invasivo del primo. L’aroma intenso del distillato riempì le narici che istintivamente si arricciarono non appena avvicinai il bicchiere al naso.
    Profumo intenso e speziato. Potrebbe esserci cannella, miele e qualcosa di affumicato.
    Non andai oltre, non ero certa nemmeno di aver riconosciuto i pochi ingredienti citati per cui pensai fosse meglio non eccedere.
    Annusando cominciavo a comprendere il motivo per cui bisognava ingollare tutto d’un sorso. Il profumo era così intenso da dare alla testa.
    Trattenni il respiro e poi giù. Sollevai il mento per deglutire più in fretta e chiusi gli occhi. Sentivo le labbra arricciate e il fuoco in gola ma fu meno peggio di quel che pensavo. Il sapore era terribile ma il gusto che aveva lasciato la scia incandescente su lingua e palato non era poi tanto male.
    Riaprendo gli occhi mi aspettavo di vedere doppio, temevo mi girasse la testa o che qualche altro strano effetto venisse a colpire pensieri o parola e invece mi sentivo bene. Stranamente bene. La testa non girava ma fluttuava leggera leggera. Una bella sensazione che meravigliò per prima me stessa.
    Guardandolo con la coda dell’occhio e un sorrisino compiaciuto mi sorse spontaneo un interrogativo.
    Sei sicuro che sia….genuino?
    Walter era un ottimo pozionista. Non mi avrebbe mai indotta a bere qualcosa di contraffatto ed essendo un conoscitore di alcolici avrebbe riconosciuto l’aggiunta di qualcosa di non lecito.
    Sperando nella buona fede e nelle oneste intenzioni di Mr. Sanderson allungai le gambe verso il camino e appoggiai la schiena al divano pronta, o quasi, a rispondere alla sua domanda.
    Non saprei dirti l’effetto che mi ha fatto. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto volare via ed altri che ho apprezzato e che non mi aspettavo.
    Di certo non mi aspettavo visioni e mollicci ma non mi aspettavo neppure di incontrare Walter alla cerimonia. In realtà mi aspettavo ben poco di tutto ciò che era successo.
    Non mi sono annoiata, questo è sicuro.
    Strizzando l’occhio ammisi che se c’era stata una sensazione che non avevo provato era la noia. Spesso e nostro malgrado avevamo rubato la scena agli sposi che ci avevano messo tutto l’impegno per metterci in imbarazzo.
    Trascorsero alcuni minuti di silenzio, le immagini del ballo, quelle della vincita del premio e l’uscita dal labirinto mi scorsero davanti come se fossero sequenze di un film diretto da un regista ubriaco.
    Mi sollevai dalla comoda posizione quasi distesa per allungare il braccio e tenderlo verso la bottiglia. Riempii di nuovo il bicchiere e lo porsi a Walter.
    Nel farlo i nostri sguardi si incrociarono e solo Merlino sa come e perché non abbassai le ciglia.
    Un momento da ricordare e uno da dimenticare. Comincia tu.
    C’era un’ampia gamma di scelta per entrambi. Decidere il migliore e il peggiore della serata comportava vagliarli un po’ tutti ma forse non era poi così difficile individuarli e sarebbe stato interessante confrontarli
    E non barare.
    Con un sorrisino sghembo lasciai il bicchiere nelle sue mani riprendendo posto accanto a lui. Nel muovermi l’accappatoio era scivolato di lato e non appena me ne accorsi coprii la porzione di gamba rimasta scoperta.
     
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  7. Walter Brown
     
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    "Lo spero!"

    Commentai, senza pensarci due volte. Non potevo neppure prendere in considerazione l'eventualità che Chantal mi venisse a cercare, ancora, nonostante le avessi fatto intendere in ogni modo e maniera non fossi minimamente interessato.
    E poi chissà perché Venus aveva parlato in quel modo. Non erano stati abbastanza palesi e chiari pure per lei tutti i miei tentativi di tenere la riccia a distanza? Forse era stata solo troppo presa dall'evitare gli assalti di Ivan per accorgersene.
    Non importava, se tutto andava bene non avremmo più dovuto tirare in causa quei due, adesso potevamo goderci quel piccolo angolo di paradiso che eravamo stati parecchio bravi a crearci.
    La osservai assorto mettere in pratica tutti i consigli per poter assaporare al meglio l'alcolico, sulle labbra avevo un mezzo sorrisetto mentre studiavo le sue reazioni. Annuivo ai vari commenti, senza aggiungere altro a quelle che non solo erano valutazioni oggettive ma anche personali. Ogni palato era diverso, in grado di percepire aromi e spezie che magari per altri, abituati ad altri sapori od intorpiditi da gusti troppo forti, non erano in grado di apprendere.
    Continuai a studiarla anche dopo aver completato l'assaggio, ma la domanda tanto spontanea e posta in tono serio mi prese alla sprovvista. Risi, sinceramente divertito dall'idea che un paziente avrebbe potuto avere davvero l'intenzionalità di drogare la propria Guaritrice con una bottiglia contraffatta di Whisky.

    "Niente che sia percepibile all'olfatto ed al gusto, almeno. Ma in ogni caso lo scopriremo presto."

    Scherzavo ovviamente, non avevo dubbi fossimo al sicuro. Se ci fosse stato qualcosa di strano sarebbe già saltato fuori dopo poche gocce.
    Ancora con il sorriso sulle labbra, ascoltai l'effetto provocatole dalla serata e non potei non concordare. Era stato come andare sulle montagne russe, momenti di noia assoluta, altri paradossali, alcuni addirittura con picchi di adrenalina. Non lo avremmo dimenticato facilmente.
    Seguendo i suoi movimenti per riprendere la bottiglia e riempire il bicchiere i miei occhi scivolarono sulla gamba scoperta lasciata nuda dall'accappatoio, ma distolsi immediatamente lo sguardo non appena Venus si rimise comoda seduta vicino a me. Ecco, era in questi momenti che faticavo a fare l'indifferente, a fingere la sua presenza non mi turbasse. Non potevo evitare certi pensieri, non potevo evitare di continuare a provare attrazione nei suoi confronti.
    Fu con gioia che ripresi in mano il bicchiere colmo di Whisky. Quello mi avrebbe aiutato a distendere i nervi.
    Pur tenendo gli occhi fissi sulle fiamme sinuose nel caminetto, l'ascoltai attento.
    Un'altra curiosità che non mi aspettavo, alzai appena le sopracciglia sbattendo le palpebre. Per una non avevo dubbi, per l'altra avevo bisogno di ripercorrere velocemente la serata in cerca della risposta più adeguata.
    Bevvi d'un fiato metà della mia dose, prendendo tempo.

    "Da dimenticare… Beh sì, direi il labirinto con Chantal. È stato un supplizio."

    Ritrovarmi da solo con lei in un luogo dove dovevamo per forza unire le nostre capacità per uscirne non era stato affatto divertente. Erano state tutte prove che avevano richiesto la nostra vicinanza fisica, finché non eravamo arrivati al culmine con la Sfinge.

    "Da ricordare… Il qui ed ora. Non si sta male, no?"

    La guardai senza aver dubbi avrebbe concordato con me. Nonostante la stranezza della situazione si era creata un'atmosfera piacevole, la voglia di goderci il calore, il rumore del temporale, il sapore del Whisky e forse pure la compagnia, aveva superato di gran lunga l'imbarazzo.
    Adesso avrei potuto rimpallare la domanda, per conoscere il suo punto di vista. Ma perché essere banali se avevo possibilità di variare?

    "Un momento di questa serata che vorresti rivivere?"

    Le passai il bicchiere, sinceramente curioso di conoscere la risposta.
     
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    Al momento non sarei stata in grado di valutare. Ancora non realizzavo appieno come avessimo fatto ad uscire indenni dal quello che doveva essere un semplice e banale matrimonio di conoscenti che si era rivelato fonte di continui colpi di scena. Non mi rendevo conto nemmeno di cosa fosse cambiato durane quella sera per far si che Walter ed io trovassimo non solo per le parole per comunicare ma anche la voglia e il coraggio per farlo. Anche se ci avessi pensato non sarei forse stata in grado di dire se c’era stato un momento, una particolare situazione, una frase od un gesto che ci avesse indotti a fare quello che io avvertivo essere un passo avanti . Non sarei stata in grado nemmeno di capire in che direzione stavamo andando ma probabilmente quella sera poco mi importava.
    L’esclamazione che fece riguardo a Chantal era sorta spontanea. Non si era nemmeno soffermato a pensarci e questo contribuì a rilassarmi ulteriormente oltre che a strapparmi un sorrisino.
    L’alcol stava probabilmente producendo i suoi effetti ma al contrario di quello che avevo immaginato continuavo a vederci benissimo e mi sentivo lucida. L’unico effetto che potevo notare, al momento, era un rallentamento delle reazioni. I gesti più lenti, le parole forse meno ponderate ma pronunciate con più tranquillità. Che io fossi strana non era una novità per nessuno in quella stanza.
    Conoscendo Mr Sanderson direi che possiamo stare tranquilli ma…si conoscono mai veramente le persone?
    Quesito rivolto al fuoco, domanda alla quale dare una risposta a quell’ora e in quella situazione sarebbe stato impegnativo se l’avessi rivolta direttamente a Walter. Così non era. Il tono della mia voce non reclamava una replica ma se ci fosse stata avrei apprezzato l’impegno.
    Dopo la chiara idea che mi ero fatta su ciò che Walter pensava di Chantal non rimasi stupita nel sentire la sua risposta e mi venne quasi istantaneo rispondere di rimando.
    Io ero sola nel labirinto
    Non avevamo vissuto la stessa esperienza fra le siepi incantate, la magia aveva fatto si che ognuno di noi affrontasse la prova, o il gioco, in maniera diversa affrontando desideri o timori. Probabilmente il desiderio di Chantal aveva avuto la meglio su quello di Walter.
    Quello che mi stupì e che mi lasciò ammutolita fu la risposta successiva. Avrei immaginato citasse un’aneddoto relativo alla serata, un momento divertente o la fuga strategica che ci aveva visto complici. Pensavo addirittura potesse dire che tutta la serata era da dimenticare.
    Mi accorsi di arrossire, forse senza averne l’intenzione la sua risposta mi gratificava, mi faceva sentire bene.
    Abbassai lo sguardo abbracciando le ginocchia e sulle quali posai il mento rivolgendo il viso verso le fiamme. Dalla sua posizione avrebbe visto il mio profilo distendersi ed il capo annuire.
    No, non si sta male, affatto.
    Surreale ma vero. Il sussurro diretto al fuoco che parve apprezzare lanciando qualche scintilla verso l’alto.
    Dopo tanti imprevisti e tante soprese più o meno gradite non stava succedendo nulla. Ora che la tensione era diminuita fra noi non c’erano più diversivi che ci distraessero o tenessero impegnata altrove al nostra attenzione, nessun imprevisto che venisse a distoglierci dall’assaporare quel prezioso momento di quiete. Eravamo solo noi, in accappatoio, davanti al fuoco mentre fuori imperversava la bufera. Si sentiva il vento fischiare oltre le imposte e immaginavo le strade deserte, spazzate dalla tempesta, lucide di pioggia. Evocarle faceva apprezzare ancora di più il calduccio del focolare.
    Passarono alcuni minuti di intenso silenzio prima che riuscissi a rispondergli. Non avrei dimenticato un solo attimo di quella sera, non una sola parola. Nel bene e nel male era tutto ben impresso nella mie mente.
    Presi dalle sue mani il bicchiere già dimentica del rituale da seguire e bevvi un sorso di incoraggiamento. Visto l’effetto che mi faceva pensai di averne bisogno. Nel renderglielo affrontai i suoi occhi senza abbassare i miei.
    Il nostro ballo insieme.
    Non solo mi aveva strappata dalle braccia insidiose di Ivan in quella occasione ma per un attimo, per un solo istante avevo avuto la netta sensazione di avvertire una sorta di gelosia in quel gesto e solo ora, dovendoci pensare, mi rendevo conto di quanto mi avesse fatto piacere rivivere quella sensazione oltre allo stupore di apprendere che potevamo ancora, dopo tanto tempo, scoprire di poter avere prime volte.
    Tendendo la mano gli resi quel che restava del whisky ma il mio braccio si soffermò a mezz’aria e le mie parole uscirono prima che giungesse a destinazione.
    E' stata la prima volta.
    Non aggiunsi che speravo non fosse l’ultima e sentii lo sguardo non tradirmi mentre il mio pensiero era già oltre e le parole lo accompagnarono.
    Non volevo scadere di nuovo nei ricordi, non in quel momento. Ne avevamo tantissimi, alcuni stupendi e mi trovai a pensare non a ciò che avevamo passato ma a ciò che avremmo voluto. Potevano esserci altre prime volte o altre seconde da ripassare in caso le prime non fossero state sufficienti.
    Mi stavo chiedendo come possa essere la serata ideale, la giornata ideale, di vita ideale. Per Astrid e il suo neo marito la giornata ideale potrebbe essere quella che hanno appena vissuto e auguro loro di poter avere anche una vita ideale insieme ma ognuno ha il suo concetto di ideale. Il tuo qual è?
    Anche in questo caso, se avesse voluto rispondere, la domanda era aperta all’interpretazione. Una risposta che poteva essere leggera e scherzosa ma che poteva anche essere più seria e comportare l’impegno di una riflessione.
    Ritraendo la mano ingoiai il resto del contenuto del bicchiere e tornai a riempirlo fino all’orlo porgendolo al mio ex compagno senza dare l’impressione di dar peso a quanto stavo dicendo. In attesa di poter risentire la sua voce allargai le braccia e le ripiegai dietro alla nuca appoggiando la schiena al divano.
     
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  9. Walter Brown
     
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    Come ci si poteva aspettare di conoscere bene una persona, se non si finiva mai di conoscere neppure noi stessi?
    Così avrei risposto all'osservazione di Venus se avessi avuto voglia di affrontare un discorso tanto serio e complicato in quel momento. Convenni però non fossimo né dell'umore, né totalmente sobri per metterci a ragionare a riguardo.
    Avevo notato le gote della donna prendere colore ed arrossarsi, se fosse per il calore del caminetto o effetto del Whisky non avrei saputo dirlo, certo era che cominciavo quasi a preoccuparmi della velocità con cui svuotava quel bicchiere. Per una persona che non era abituata, una gradazione del genere arrivava subito alla testa. Che ci stesse prendendo davvero gusto a seguito della mia piccola lezioncina?
    Le sorrisi, ascoltando la sua risposta. Il ballo, il nostro primo ballo, era stata una parentesi piacevole, molto più piacevole di quanto mi fossi mai immaginato. Venus mi aveva chiesto più volte di ballare insieme, ma io mi ero sempre tirato indietro non ritenendomi all'altezza, né apprezzando quel tipo di intrattenimento. Ora, mi ritrovavo a pentirmene.

    "Magari ci saranno altre occasioni."

    Non lo avevo detto solo per farle piacere, lo pensavo e speravo seriamente adesso che, tra l'altro, avevo scoperto come la donna non avesse dovuto affrontare le mie medesime prove del labirinto in compagnia di Ivan, qualsiasi prospettiva mi appariva più rosea migliorando l'umore. Sì perché, comunque sarebbe mai stato il nostro rapporto, anche quando fossero passati anni, non mi sarei mai potuto abituare all'immagine di Venus al fianco di un altro uomo. Non ero stupido, sapevo potesse accadere da un momento all'altro ed, anzi, lei meritava di avere qualcuno che la amasse, rispettasse e le facesse vivere una vita felice e piena. Non avrei potuto impedirlo, non avrei mai cercato di farlo, ma il fastidio, se così era giusto definirlo, non si sarebbe mai cancellato.
    Tornai serio riflettendo sulla sua domanda. Complicata. Interessante, ma complicata.
    Ripresi il bicchiere tornato colmo e sorseggiai, cercando con lo sguardo suggerimenti dal focolare.

    "Credo che il mio ideale al momento sia non far soffrire più le persone a cui tengo."

    Agii senza pensare. Posai il bicchiere a terra per alzarmi in piedi e porsi una mano a Venus affinché la afferrasse e potessi aiutarla a tirarsi su. Quando ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra, presi qualche secondo per osservarla meglio, in silenzio. Con il vestito turchese al matrimonio era bellissima, però pure così, coperta da un solo semplice accappatoio, era semplicemente incantevole.
    Le presi anche l'altra mano, accompagnando i suoi passi per improvvisare un ballo. Lo spazio a disposizione era limitato, perciò ci muovevamo il minimo simulando un ballo lento, molto lento, e senza musica.
    Mi abbassai un po' su di lei, sfiorandole l'orecchio con le labbra.

    "... E renderle felici ogni volta che mi è possibile."

    Sussurrai riprendendo il discorso. Aveva detto di desiderare di rivivere quel momento, ebbene io ero solo felice di poterla accontentare anche se le circostanze erano ben diverse ed a dir poco improvvisate, a partire dal nostro abbigliamento non proprio consono.
    La guardai, sulle labbra un accenno di sorriso, mentre la nostra colonna sonora di tuoni, pioggia e scoppiettio dal focolare accompagnava i nostri passi.
     
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    Avevo sempre dubitato che Walter sapesse leggermi nel pensiero. A volte quella sua presunta dote mi infastidiva, c’erano pensieri che non avrei voluto o dovuto condividere ma altre volte era piacevole. La sua diplomazia spesso gli permetteva di svicolare a domande dirette ma era quasi incredibile come, in quella circostanza, avesse risposto non ad una domanda ma addirittura ad una speranza ipotizzando potessero esserci altre occasioni.
    Non mi pareva di essere brilla. La quantità di alcol che avevo ingerito era modesta per un abitué e per me che non lo ero mi faceva strano non sentirmi strana. Mi venne perfino il dubbio che l’alcol avesse pregiudicato il mio udito. Alzando il sopracciglio mi girai a guardarlo indecisa se prenderlo sul serio o meno.
    Ci hai preso gusto?
    Si riferiva ovviamente al ballo ma la risposta non avrebbe potuto essere più gradita sapendo bene quanto si fosse sempre dimostrato poco disponibile verso l’argomento.
    Forse quella sera entrambi stavamo rivalutando qualcosa. Lui il ballo, io l’alcol. Singolare che prima di allora non ci avessimo mai provato. Ci era voluto un matrimonio eccentrico ed un dopo cena a dir poco imprevisto. Forse era proprio così che succedevano le cose migliori, per caso, senza programmarle e senza farsi troppe pare. Lasciarsi andare, non pensarci troppo.
    Pensieri che probabilmente il mattino dopo avrei rivisto e corretto ma in quel momento la sensazione che fosse tutto a posto pareva accompagnasse ogni mio gesto ed ogni mia parola. Forse era l’alcol a dare quella sensazione di rilassamento. Dopo aver tanto evitato e temuto quel momento lo stavamo affrontando con spontaneità. La cautela continuava ad aleggiare ed era inevitabile ma non sentivo più la tensione di inizio serata. Non mi sentivo nemmeno più così fuori luogo in accappatoio, forse non era normale ma cominciava ad essere accettabile.
    Potrei prenderti in parola.
    Riabbassando il sopracciglio gli sorrisi. Probabilmente stava scherzando ma perché sottovalutare un’intenzione che aveva tutto l’aspetto di essere sincera.
    Percepii estremamente serio e sincero anche il suo concetto di ideale.
    Non gli avrei chiesto a chi o a cosa si riferiva. In parte potevo immaginarlo senza dover ricorrere alla fantasia. Pensare ai nostri figli era inevitabile. L’amore di Walter per i bambini non era mai stato messo in discussione e immaginavo potesse sentirsi in colpa nei loro confronti anche se cercava di essere sempre presente e disponibile per loro.
    Abbassai il viso lasciando che i capelli scivolassero fin sul petto nascondendo sguardo ed espressione.
    Fissando le mani che avevo posate in grembo ed attorcigliando le dita feci un profondo sospiro. Avrei veramente voluto limitarmi ad annuire rimando in silenzio ma qualcosa dentro di me mi spinse a rispondere. Lo feci senza pensarci troppo su. Lo feci perché lo sentivo e con le difese abbassate era difficile trattenerlo.
    Un concetto nobile. Se trovi l’incanto giusto…fammelo sapere.
    Forse era più un’utopia che un concetto. Avevo sofferto e solo Merlino sapeva quanto ma avevo anche fallito e ferito. A volte avevo fatto del male senza rendermene conto, per leggerezza e superficialità ma a volte lo avevo fatto consapevolmente, di proposito. La rabbia e il rancore, se scaturiscono dal dolore, fanno commettere gesti che al momento sembrano giusti.
    Probabilmente avrei continuato a rimuginare su quelle parole per chissà quanto tempo se il movimento di Walter non mi avesse distratta. Con gli occhi ancora velati di tristezza girai il busto e lo vidi alzarsi per porgermi la mano. Subito non afferrai le sue intenzioni. L’istinto più che la consapevolezza, sciolse il groviglio delle mie dita e la mano destra si posò nella sua. Sentii la sua presa che invitava ad alzarmi, le gambe fecero una leggera resistenza e il busto dovette protendersi per acquistare la posizione eretta.
    Cambiando stato cambiò anche la visuale. Non vedevo doppio, non vedevo nemmeno sfuocato ma vedevo diverso. Non sarei riuscita a descrivere l’effetto che facevano i due occhi scuri che mi fissavano. Solo qualche ora prima mi avrebbero fatto stringere l’accappatoio attorno ad un corpo incerto che non sapeva se e come muoversi, solo qualche ora prima non sarei riuscita a sostenere quello sguardo. Rimanemmo a fissarci in silenzio ascoltando il suono dei nostri respiri fino a quando non ci trovammo allacciati in lentissimo ballo. Non c’era musica ma c’era molto di meglio a guidare i nostri passi. C’era l’ululare del vento, lo scrosciare della pioggia che si abbatteva contro i vetri, il rombo del tuono e il suono tranquillizzante del fuoco che ardeva ma oltre a tutto questo avvertivo ci fosse una bella sintonia.
    Una sintonia che mi spinse ad appoggiare il capo sulla sua spalla ed abbandonarmi fra le sue braccia. Respirando potevo sentire il suo profumo, il suo odore un tempo così famigliare per il mio olfatto. Chiusi gli occhi lasciando che i movimenti mi cullassero. La mente vuota di ogni altra immagine o momento che non quello che stavo vivendo. Non volevo pensare, non volevo riflettere, volevo solo che il tempo potesse rallentare il suo trascorrere.
    Mi appoggiai a lui, il busto contro il suo divisi solo dagli accappatoi che indossavamo. Non avevo aspettative, mi pareva di aver già avuto molto più di quello che non avevo osato confessare sperare nemmeno a me stessa ma quando le labbra di Walter sfiorano il mio collo sussurrando quelle parole ne percepii chiaramente l’intensità e definirne l’effetto era così arduo che non ci provai nemmeno.
    Ci vuole molto di più di incanto o molto di meno. A volte basta…un ballo.
    Erano le piccole che cose le migliori a mio avviso. Uno sguardo, un gesto, un proposito, una intenzione potevano essere più potenti di un incanto se venivano da qualcuno a cui si teneva davvero. Scelsi quel modo per farglielo sapere perché anche se non stavamo più insieme avvertivo, in quel momento più che mai, che saremmo sempre stati importanti l’uno per l’altra. Probabilmente non saremmo mai stati amici e non potevo sapere, non mi chiedevo nemmeno cosa eravamo o cosa avremmo potuto diventare ma in quel momento mi era chiaro che avevo provato e che avrei potuto provare sentimento e risentimento nei suoi riguardi ma non sarei mai stata in grado di provare vero odio nei suoi confronti.
    L'alcol mi rendeva difficile l'agire. Mi sentivo bene. Troppo bene per pensare di essere completamente sobria. Se lo fossi stata avrei agito diversamente ma non ero abbastanza lucida per capire cosa fosse meglio fare o evitare e in fondo non mi importava. Di cose giuste forse ne avevo fatte qualcuna ma avevo fatto, anche pensandoci, tanti errori.
    Il suo sorriso interruppe il ballo ma non la magia. Rimanemmo fermi a guardarci senza proferire parola ma sulle nostre labbra c'era il sorriso.
    Prendendo la sua mano andai verso il divano. Dapprima mi sedetti, sentivo il desiderio di chiudere gli occhi . Forse per colpa dell'alcol o per fissare quei momenti nella mente. ma l'accappatoio continuava ad aprirsi in quella posizione così mi sdraiai e continuando a tenere la sua mano chiusi gli occhi.
    Rimani ancora un po' se vuoi
    Probabilmente mi sarei addormentata o forse no ma sarebbero stati bei sogni quelli che avrei fatto.
    Avrei…
    Voluto renderti felice. Le ultime parole morirono sulle mie labbra che si schiusero per iniziare una frase che non avrei finito e si richiusero con un sospiro perché ammettere un fallimento, anche da non sobri, era dura.
     
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  11. Walter Brown
     
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    Era la prima volta dopo tanto tempo che io e Venus ci guardavamo senza fare altro. Nessuna parola, nessun elemento esterno che ci forzasse a farlo. Niente di niente. Solo, ci stavamo guardando.
    Non avevo idea di cosa le passasse per la testa, a dirla tutta non avrei saputo dare un senso neppure ai miei di pensieri.
    L'unica evidenza era quanto stavamo bene in quell'istante solo nostro e forse ce ne stupivamo. Tutto quello che avevamo passato, le delusioni, le liti, le ferite, tutto in quel momento sembrava non avere importanza.
    Non avevo idea di cosa sarebbe successo, se Venus ad un certo punto non si fosse ritratta raggiungendo il divano. Teneva la mia mano perciò la seguii in silenzio, guardandola cercare una posizione comoda fino a stendersi con gli occhi chiusi.
    Forse l'alcool le stava iniziando a fare effetto adesso, in modo però abbastanza soft. Non stava male, era solo parecchio stanca. Potevo capirla, avevamo trascorso delle ore non poco movimentate, lo Whisky aveva solo dato il colpo di grazia.
    Mi misi in ginocchio di fianco a lei, scostandole una ciocca di capelli dalla guancia.

    "Riposa. Aspetto che ti addormenti e poi vado."

    Avevo capito dalle sue parole le avrebbe fatto piacere sentirmi vicino. Non avevo fretta di andarmene, potevo benissimo trattenermi ancora per qualche minuto.
    Sarei rimasto a guardarla per un po' mentre prendeva sonno, evidentemente rilassata e tranquilla. Aveva un'espressione serena, da tanto, troppo tempo non la vedevo così. Mi fece sentire bene, trasmettendomi la medesima serenità.
    Dopo aver sorseggiato ancora un po' di Whisky restando sempre seduto vicino a lei, le avrei messo addosso una coperta di lana adagiata sullo schienale del divano, mi sarei rivestito dei miei indumenti oramai quasi del tutto asciutti ed, in seguito ad un ultimo sguardo e mezzo sorriso guardando la donna immersa in un sonno profondo me ne sarei andato chiudendo piano la porta.
    Venus, la mattina seguente alzandosi avrebbe trovato un bigliettino sul tavolo vicino alla busta con i biglietti per la spa.

    Tienili tu intanto, io davvero non so che farmene. Potresti andarci con Nora.
    Grazie per la bella chiacchierata.
    W.

     
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25 replies since 29/9/2020, 21:36   368 views
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