Whisky breath.

Privata; Aleksej.

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    Solito posto, solita ora. Erano state quelle le uniche parole che mio fratello Aleksej aveva scritto sulla pergamena che mi era stata recapitata quella mattina. Non c'era bisogno di altro perché comprendessi il luogo e l'ora dell'appuntamento: era una sorta di rituale che non capitava più tanto spesso come quando eravamo appena maggiorenni, ma quando succedeva non c'era impegno che tenesse. Nulla era più importante della famiglia.
    Erano le 22 e mi ero fatto riservare il solito tavolo, al Pandemonium: immerso nella penombra del locale, lontano dall'entrata, ma con un'ottima visuale su tutto l'ambiente circostante. Un whisky incendiario, per il momento. Aspetto una persona. mi limitai a dire alla cameriera, prima che questa andasse via. Stavo giusto lisciandomi la camicia, quando il rumore cadenzato di alcuni passi, insieme all'inconfondibile odore di tabacco misto ad un profumo legnoso e muschiato tipico di mio fratello mi costrinsero ad alzare lo sguardo. Non attesi nemmeno il tempo che lui prendesse posto difronte a me che domandai alla cameriera - la quale mi aveva portato l'ordinazione - di duplicare. Finalmente tra noi, lavori troppo, Alek. lo beffeggiai, portando il bicchiere tumbler in falso cristallo alle labbra.

     
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    Chiave, gas, frizione.
    La notte per Alek è una coperta troppo piccola da utilizzare.
    Scivola lungo le strade con una guida nervosa e la mano leggera, mentre il piede preme a fondo sull’acceleratore.
    Non riesce a stare rilassato nemmeno sul sedile, col piantone dello sterzo perfettamente allineato alle gambe, nella distanza di due braccia ad angolo che tengono il controllo - lui lo sa come si fa.
    Per quella giornata, pensa, ha già dato tutto; il tempo scorre veloce quando sai come divertirti, e gira lo sterzo fra le dita – pelle contro pelle in una frizione che sembra quasi una carezza.

    Il pollice preme sul pulsante e il cicalino suona: la macchina è chiusa, l’allarme installato. Chi vuoi che si fotta una macchina – la sua macchina - dentro una radura. Tira su col naso e mette giù il cappuccio prima di varcare la soglia del locale.
    Non sembra stanco né infastidito, né reduce da una lunga giornata passata a sistemare le cazzate degli altri: la sua faccia, priva di un qualsivoglia contesto, potrebbe quasi avere la stessa espressione. Fa parte della regola numero tre, Tieni un profilo basso.
    Lancia lo sguardo al tavolo più in ombra e nota che qualcuno lo sta già aspettando con un bicchiere in mano. Ehi., dice, e il palmo batte contro quello di Luk mentre la bocca si apre in riso. Il giusto, per permettermi posti migliori di questo, gli dice guardandosi intorno. Fa ancora schifo come l’ultima volta, sì? Ma almeno ci sono bei culi da guardare., e batte il fondo del suo tumbler contro quello del fratello. Allora, sentiamo. Com’è che te la passi?

    Edited by huntress. - 20/5/2020, 16:19
     
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    Il Pandemonium aveva sempre ospitato creature di ogni tipo e non tutti si vedevano di buon occhio, tra loro, ma ci si aspettava che tutti rispettassero, per quanto possibile, lo spazio altrui. Una rissa - lì dentro - poteva trasformarsi in un mattatoio. Cosa ci aveva attratti la prima volta? La curiosità? La necessità di sentirci slegati da ogni pregiudizio? L'idea di essere trattati con rispetto da chi - come noi - conosceva quanto poco bastava per perdere la pazienza e combinare un casino? Forse. Eravamo piccoli, desiderosi di conoscere ogni aspetto della nostra natura. Stava di fatto che era un posto dove ogni tanto gradivo tornare, con Alek in particolar modo.
    Quando la cameriera servì mio fratello, finalmente parlai. La tua pergamena parlava chiaro. ammiccai brevemente, facendo riferimento alla sua scelta di vederci proprio lì. Ci piaceva stare qui. aggiunsi, dando uno sguardo veloce tutto intorno. C'erano tanti uomini e poche ragazze, che peccato. Un brindisi silenzioso e faccio un secondo sorso che finisce per ripulire il bicchiere dal liquido ambrato. Quel cazzo di bambino non smette di piangere, non so che farmene. L'ho lasciato ad una fottuta balia. Fissai una cameriera e alzai due dita. Dire che mi sentivo un idiota da quando quel piccolo mostro era entrato nella mia vita era un eufemismo. Incastrato da una donna. Afferrato il nuovo bicchiere, parlai di nuovo. Sto consegnando per Igor. dissi, dopo un po', nel tentativo di allontanare il pensiero di quella pulce che poco assomigliava a me.

     
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    Sì beh, che vuoi che ti dica accenna mentre un ghigno sottile gli taglia le labbra, beffardo. Sono un tipo sentimentale - una breve sorsata, prima di poggiare con pesantezza il bicchiere sul tavolo.
    Osserva il minore buttare giù quello stesso liquido e malcelare, nel tempo breve di una bevuta, qualcosa che sulla sua fronte prende la forma di una ruga corrucciata. Ma Alek non è fatto per quel tipo di stronzate, fratello grande e fratello piccolo, quindi tiene gli occhi fissi sul bordo sbeccato del cristallo e aspetta che sia l'altro a fare la sua mossa.
    Ci piaceva anche la birra calda, amico lo deride in un soffio, ricordando i suoi sedici anni, le bevute gratis e l'odore insostenibile di latrina mentre la ragazza della settimana, dentro il primo bagno, si chinava per prenderglielo in bocca.
    Bei tempi, davvero.
    Quel cazzo di bambino non sarebbe mai stato un problema se lo avessi lasciato fuori dalla porta. E comunque la prossima volta che scopi vedi di imbustartelo, lo ammonisce appena più cupo.
    Non sai nemmeno se è il tuo, a chi vuoi che importi?.
    Se qualcuno dovesse esimersi dal dispensare consigli, quello è proprio Alek. C'è qualcosa nella sua anima di infinitamente corrotto, in un uomo di trent'anni che non si farebbe alcun problema a rivendere un bambino al primo trafficante di organi che conosce. Non che lo abbia detto ad alta voce, non ancora, solo che non capisce il motivo assurdo che abbia spinto suo fratello a tenerselo.
    Andiamo bello, dico solo che se devi addirittura pagargli una balia tanto vale rimetterlo dove l'hai trovato. No? I bambini sono fatti per piangere, e onestamente il tuo sta diventando d'intralcio per tutti termina, lui non è tanto un tipo che va per il sottile e anche se ha usato un eufemismo - dire intralcio in effetti lo è, se quello che pensi invece è una rottura di coglioni - questo non lo esula dal dispensare la sua opinione non richiesta.
    Sorseggia ancora, l'aquila sul pomo sembra muoversi per seguire il flusso dell'alcol che gli scende giù per la gola, e quando il suo interlocutore svia verso il nuovo argomento un sopracciglio puntuto svetta rapido in alto.
    Lo so sostiene, fissando i suoi occhi in quelli del minore. Prendila come una sorta di... regalo da parte mia chiarisce, con chiara allusione non al cosa, bensì al chi.
    Quella strega in fin dei conti faceva delle magie affatto male, peccato non averlo scoperto prima.
     
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    Accennai un sorriso quando Aleksej si definì "sentimentale": non conoscevo persona più meschina e opportunista di lui; difficile credere che sarebbe mai cambiato. E, di sicuro, non lo era quel giorno, mentre si lasciava scivolare il liquido ambrato dritto in gola.
    Hai sempre avuto gusti più rustici dei miei, fratello. replicai, piegando le labbra in un ghigno. Non che io fossi poi tanto diverso da lui, ma mi era sempre piaciuto pensare di avere un senso del gusto più spiccato, rispetto ad Alek. Ad ogni modo, Igor aveva fatto la sua parte nel cercare di infonderci una certa attenzione per il bello estetico, cosa che tutti noi Chernyvolk - Scott escluso - ci impegnavamo ad esercitare nella vita quotidiana.
    Alzai le spalle, pensieroso. Il ragionamento di mio fratello non era poi così sbagliato. Me lo domandavo spesso perché avessi lasciato entrare quel marmocchio nella mia vita e, fino a quel momento, l'unica ragione che mi sembrava plausibile riguardava la possibilità di dimostrare a me stesso di poter essere un buon padre, o uno diverso dal mio, comunque.
    Farò un test di paternità, o qualcosa del genere. Non lascerò che un Chernyvolk affamato, arrabbiato e assetato di sangue scorazzi senza meta per le strade di Londra. feci, distrattamente, mentre richiamavo l'attenzione della cameriera alzando indice e pollice a mezz'aria. Posso contare su di te, dovessi scoprire che quella puttana mi ha mentito? gli domandai, senza nemmeno guardarlo. Sapevo di essere stato debole a cedere e Alek amava ricordarmi quanto fossi dipendente dalle donne e suscettibile al loro fascino.
    Un cenno alla cameriera e i miei occhi tornarono su quelli scuri dell'altro. Un regalo? Alzai un sopracciglio. E' stata una tua idea? Avrei dovuto capirlo, pensai. Allora, propongo un brindisi. suggerii, alzando il calice. Alla famiglia. lo provocai, mentre l'angolo delle mie labbra si muoveva vertiginosamente verso l'alto. Quella di Ophelia sembra essere stata parecchio generosa. soffiai, sporgendomi sul tavolo, prima di concludere il brindisi con una sincera risata.

     
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    Almeno io scelgo bene le mie prede sostiene, ridendo tra sè e sè. Ci sono altri sei stronzi brandizzati Chernyvolk, ma Lukyan è quello che gli si avvicina di più. Lo studia ogni tanto, è ormai un uomo fatto e finito con il piccolo dettaglio di starsene ancora incollato al culo di Igor. Ma non importa, pensa mentre lo osserva fare un gesto in direzione della cameriera, col tempo lo capirà.
    Non sa bene che cazzo sia successo poi, nella vita di suo fratello, per un certo periodo di tempo gli è sembrato quasi... pulito tanto da sospettare avesse una ragazza stabile. Ma queste cose vanno a finire sempre così: le donne passano, le sbronze restano e i soldi, quando possibile, aumentano. Non diventi il figlio di Chernyvolk Senior da un giorno all'altro, e il loro padre non sembra intenzionato a regalare niente.
    Adesso Alek ride di nuovo. Un test di paternità? Questa non me la voglio proprio perdere. sfotte. Ah, le donne! Strumenti diabolici.
    Devi capire, Luk, che certe cose sono più importanti di altre. E vanno fatte prima. Se avessi raccolto ogni bambino di quelle che mi sono fatto a quest'ora avrei dilapidato il patrimonio in pannolini. gli spiega, e sfrega adesso i palmi delle mani l'uno contro l'altro, il bicchiere ormai vuoto e ben stabile sul tavolo e la pistola sbattuta senza ritegno poco più in là, a trenta centimetri dal suo naso. Ma sono sempre pronto a dare il mio contributo, bello. Zio Alek poi sistema tutto. gli conferma, tirando su col naso.
    Il bicchiere viene riempito di nuovo e adesso l'argomento di discussione è un'altra donna, tanto per cambiare. Ophelia però non è una donna qualunque, Aleksej lo sa.
    Che posso dire? Sono l'unico che capisce i tuoi bisogni in questa famiglia! fa sbrigativo. La strega è decisamente un bel punto da segnare, se riesci a non farti incastrare dall'impressione che sia lei a fottere te.
    Alla famiglia. beve, e si ripulisce la bocca col dorso della destra.
    Allora? Ti ha già fatto vedere qualcuno dei suoi giochetti? Una vera figlia di puttana, ti dico domanda con una vena d'interesse.
     
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    Sorrisi e alzai le mani. Alek aveva ragione: era risaputo che avessi la tendenza di farmi incastrare in situazioni e relazioni che finivano per sfinirmi, o rovinarmi e quel dannato marmocchio ne era la prova. Ciò nonostante, non avevo intenzione di farlo sparire, non nel modo che consigliava Alek. Avrei trovato una soluzione, ma a modo mio.
    Vidi Alek ridere e alzai il medio, senza nemmeno guardarlo. Vaffanculo, fratello. Meritavo di essere deriso, su quello non c'erano dubbi, ma non lo avrei mai detto apertamente, né a lui, né a nessun altro. Osservai la pistola di Alek sfiorarmi le mani e ghignai tra me e me. Mio fratello proprio non riusciva a fare a meno di quegli accessori babbani, inutili, ma scenici quanto bastava perché lo rispettassero anche fuori dal mondo magico.
    Mi lasciai scivolare il liquido ambrato in gola e mi godetti la sensazione di essere avvolto dalle fiamme dell'inferno per qualche secondo. Era di una qualità così scarsa che se mi avessero sfiorato con una fiamma, sarei andato a fuoco in un attimo, ma avevo imparato a godermi persino l'alcol più scadente. Ancora mi chiedo se volesse mangiarmi o uccidermi, l'ultima volta. Ophelia era un vero e proprio mistero, aveva qualcosa di fottutamente ammaliante, e questo mio fratello lo sapeva. Scommettevo che ne sapesse molto più di quanto non volesse ammettere. Non c'è niente che non farei per avere le sue labbra sul mio... dissi, eloquente. Cazzo, non posso pensarci. Mi passai una mano sul volto, cercando di ignorare il lupo che mi scalpitava nel petto. O giù di lì, insomma.
    La bellezza di Ophelia aveva qualcosa di divino e continuavo a pensare che, di fatto, non fosse completamente umana, ma non avevo alcuna certezza che i miei sospetti fossero fondati. Sai qualcosa che non so? domandai all'altro, subito dopo aver ordinato una grigliata di carne al sangue. Tutto quel parlare di donne, mi aveva messo fame.

     
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