affection.

Synni.

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    Il venerdì era il giorno preferito di Gwain, sanciva la fine delle lezioni e l’inizio del week and. Era così da poco, solo da quando aveva trovato una vittima sacrificale con cui passare quel tempo libero. Synnove era l’amica perfetta, non glielo avrebbe mai detto in faccia, ma la vedeva esattamente così. Era diversa dalle altre ragazze, carina, ma senza lasciarsi distrarre da vestiti e trucchi. Non era vittima del fascino di Gwain e gli voleva bene pur conoscendo il suo passato. Certo, non conosceva la parte brutta del suo passato, ma sapeva quanto faceva schifo la sua famiglia e non ne aveva paura. Poi era simpatica, con la risposta pronta e in grado di saper stare allo scherzo. A conti fatti Gwain non avrebbe saputo scegliere un amica migliore per quegli ultimi mesi a scuola. Grazie alle sue conoscenze, era riuscito ad ottenere un oggetto babbano ibrido, in grado di leggere quelli che i non maghi chiamavano film. Non gli era costato molto, ma era molto fiero di quel acquisto. Per questo era corso a mostrarlo a Synnove, indicandole così anche i suoi piani per la serata. Avrebbero visto Hannibal, la storia di un serial killer con la passione per la carne umana. Arrivato alla stanza della ragazza, bussò un paio di volte, per poi intrufolarsi senza essere invitato. - Ehi Scricciola! - aveva alzato un po’ il tono della voce cercandola nei vari angoli della stanza, per poi trovarla di fronte ad uno specchio intenta a litigare con il trucco. - Che fai? - le domandò incuriosito, notando che i suoi vestiti erano molto diversi dal solito. - Dove vai? - non ricordava di averla mai vista così, ne che quella sera si fossero organizzati per uscire. Le passò un dito sulle guance ritrovandoselo sporco di una polvere rosea e brillantinata. - Da quando usi questa roba? - l’aveva vista spesso sul viso delle ragazze che provavano a portarselo a letto, ma mai su quelle di Synni. C’era qualcosa che lei non gli aveva detto e sentiva il forte desiderio di scoprire cosa fosse. - Guarda che così potrebbero rendersi conto che sei una ragazza… - aveva aggrottato le sopracciglia con fare serioso - Non credi di essere troppo scollata? - probabilmente avrebbe ricevuto un ceffone da un momento all’altro, ma preferiva rischiare che lasciarla andare in giro in quel modo che a lui - e solo a lui - non pareva consono.
     
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    Finalmente era arrivato il fine settimana, il suo giorno preferito perché poteva smettere di studiare e dedicare del tempo a se stessa e alle cose che amava. Da quando aveva conosciuto Gwain, passava tutti i fine settimana con lui. Le piaceva la sua compagnia, passare del tempo con lui, finalmente aveva trovato un amico leale con cui sopravvivere a quelle giornate noiose. Ma quella sera sarebbe stato diverso perché un ragazzo le aveva chiesto di uscire. Si chiamava Tyler e l'aveva conosciuto durante una lezione di divinazione, si erano visti un paio di volte per studiare insieme e, in quelle occasioni, avevano scoperto di avere molte cose in comune.
    Anche a lui piaceva leggere, suonare la chitarra così, di tanto in tanto, si vedevano per scambiarsi pareri sui libri o per comporre qualche canzone. Qualche giorno fa le aveva proposto di uscire insieme, di andare a mangiare qualcosa e poi di andare a fare una passeggiata. Aveva accettato molto volentieri quell'invito, lui sembrava un ragazzo a posto e gentile e non le sarebbe dispiaciuto vederlo in un contesto diverso. Gwain! Sobbalzò quando lui entrò nella sua stanza mentre lei era intenta a prepararsi. Di lì a qualche minuto, il ragazzo sarebbe venuto a prenderla e lei non era ancora pronta. Aveva litigato con il suo armadio mentre sceglieva cosa indossare e, infatti, molti dei suoi vestiti erano buttati per terra. Alla fine aveva optato per un vestito nero a fiori, sopra del quale avrebbe messo una giacca di pelle perché le temperature non permettevano di uscire ancora senza giacca. Penso sia evidente, mi sto truccando. Rispose alla sua domanda mentre cercava di terminare il trucco agli occhi. Non voleva esagerare, non era abituata a truccarsi, di solito si limitava a un lucidalabbra o al mascara ma nulla di più. Un ragazzo mi ha chiesto di uscire e andremo insieme a mangiare qualcosa. Si voltò verso di lui con un ampio sorriso sul volto. Era davvero contenta di poter uscire con Tyler e non vedeva l'ora che arrivasse, era un po' agitata perché era da molto che non usciva con un ragazzo. Se hai finito con l'interrogatorio, mi aiuti a scegliere il rossetto? Alzò un sopracciglio e si voltò per cercare i due rossetti, non sapeva quale si adattasse meglio al suo incarnato e aveva bisogno di un parere. Credo che correrò il rischio. Si era abituata alle continue provocazioni di Gwain che ormai non le infastidivano più, era il loro modo di scherzare. Allora rosso o bordeaux? Prese dalla sua pochette due rossetti e gli avvicinò al suo volto. Sei geloso? Lo prese in giro mentre si guardava allo specchio, il vestito non era troppo scollato, era solo la sua impressione. Potresti farmelo un complimento, ogni tanto.
     
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    Aveva un’aria diversa Synni, non era dovuto al vestito o al trucco, ma all’espressione che illuminava il suo volto. Era raggiante, emozionata per quella cosa che a lui appariva davvero banale. Anche lui era uscito con qualche ragazza, ma il suo viso era rimasto barboso come al solito, se non di più. - Ah… Chi è, lo conosco? - avrebbe volentieri aggiunto “sei sicura delle sue intenzioni, sicura che non voglia solo portarti a letto” ma da brava mamma chioccia tenne per se quel pensiero. Non voleva rovinarle il momento, anche se provava un forte fastidio nel sapere che non avrebbe trascorso la serata con lui. Aveva il giocattolo nuovo, sapere di non poterglielo mostrare lo infastidiva. Si lasciò cadere sul letto, i palmi appretti dietro la schiena e il viso infastidito. - Ti sembro il tipo che può dare consigli su certe cose? Mi hai scambiato per una checca? - Gwain non era sessista, ma aveva la pessima abitudine di doversi mostrare macho a tutti i costi. Faceva battute di pessimo gusto simili quelle, ma non capiva realmente quanto potessero essere offensive - Quello scuro… il rosso fa sempre pensare male e già sei mezza nuda. - Continuava a incalzare su quel vestitino, non aveva nulla di male, anzi era grazioso e adatto ad una serata del genere. - Guarda che se non ti arrabbi non mi diverto - fece roteare la mano in aria abbastanza scocciato. Da quando le sue battute avevano smesso di fargli rischiare la vita era diventato molto meno
    divertente farle. Adorava quando iniziava a rincorrerlo furibonda, ma quella sera non sembrava affatto interessata alle sue parole. - Ha ha ha. Di cosa dovrei essere geloso, sentiamo? - continuava ad avere su un espressione spocchiosa, senza dare cenno di volerla cambiare. Effettivamente era infastidito e obiettivamente non voleva che nessuno gliela portasse via, ma ammetterlo era davvero fuori questione. - Sei davvero uno spaventapasseri carino con questo vestito! Va bene? - sperava fosse contenta, non sarebbe riuscita a fargli dire qualcosa di più carino - Su alzati, fatti guardare meglio - La costrinse ad una specie di piroetta e non poté non ammettere a se stesso che senza la divisa era completamente un altra persona. Era davvero bella quella sera, tanto da spingersi a domandarsi come avesse fatto a non notarlo prima. Rimase un paio di secondi a bocca aperta, poi distolse lo sguardo - Metti una collana è poi sei perfetta - il tono restava un po’ irritato, ma non voleva dargliela di certo vinta. Si rimise in piedi, la osservò per un altro paio di secondi e poi le diede un bacino sulla guancia - Se non fai troppo tardi passa in dormitorio dopo. Sappi che sono arrabbiato, ti sei giocata il week and fuori con questo tipo. - dichiarò prima di prepararsi a lasciare la stanza. Non voleva rovinarle la festa, se il tipo l'avesse trovato lì avrebbe potuto pensare male.
     
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    Non penso che tu lo conosca, si chiama Tyler e segue le lezioni con me. Rispose alle domanda di Gwain con un sorriso. Tyler era un tipo interessante sotto diversi punti di vista, le era sembrato fin da subito un ragazzo con la testa sulle spalle, non parlava mai a sproposito e aveva delle teorie tutte sue riguardo alcuni argomenti, era dotato anche di un fascino particolare ma quello passava in secondo piano. La giovane Hoffmann dava poca importanza all’aspetto esteriore, quello che l’attraeva in una persona era la mentalità. Non ci si può fare niente con una persona di bell’aspetto se dentro era vuota, priva di cose da raccontare.
    Non ti sembra di esagerare? Ti ho solo chiesto un parere. Sbuffò infastidita da quella reazione. Non capiva perché si stesse comportando in quel modo, da quando era entrato nella sua stanza non aveva fatto altro rivolgersi a lei con quel tono. Alzò gli occhi al cielo quando continuò ad enfatizzare il fatto che, secondo lui, non fosse abbastanza coperta. Se continui a comportarti così, ci riuscirai alla grande. C’erano buone probabilità che, quella sera, Gwain riuscisse a farla arrabbiare sul serio. Il comportamento del ragazzo le sembrò differente da quello che aveva normalmente nei suoi confronti. Decise di ignorarlo fino a quando non avrebbe finito di prepararsi, non poteva farsi rovinare la serata in quel modo. Temo dovrò accontentarmi. Disse con una smorfia mentre si dava un’ultima occhiata attraverso lo specchio. Poteva ritenersi soddisfatta del risultato, per una che non si truccava quasi mai era stata davvero brava. Quando terminò di mettersi il rossetto si avvicinò a Gwain e lasciò che la facesse roteare su se stessa. Andiamo, è soltanto per questa sera e poi tornerò a romperti tutti i giorni. Lo prese in giro assumendo un’espressione stupida prima di salutarlo. Aveva cinque minuti per raggiungere l’ingresso del castello e doveva muoversi. Prese il giubbotto di pelle e uscì fuori dalla sua stanza, dirigendosi a grandi passi verso il luogo dell’appuntamento. Non stava più nella pelle e non vedeva l’ora di rivedere Tyler. Erano passati diversi minuti da quando Synnove era arrivata all'ingresso e ancora non aveva visto colui con il quale avrebbe dovuto passare la serata. Dopo quasi mezz'ora di attesa passata a pensare di aver sbagliato giorno o ora, le si avvicinò un ragazzo che le disse che Tyler non si sarebbe presentato. Gli rivolse un sorriso educato e se ne andò senza dire una parola, decisamente delusa dal comportamento del ragazzo. Mentre saliva le scale per tornarsene in stanza, incontrò Gwain a cui non riuscì a rivolgergli nemmeno uno sguardo. Quando arrivò davanti la porta della sua stanza, si sbrigò ad aprirla e ad entrarci dentro perché non voleva che qualcuno la guardasse. Chiuse la porta alle sue spalle e ci si poggiò contro, si sentiva davvero una cretina in quel momento e non aveva voglia di vedere nessuno per i prossimi due giorni.
     
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    Sentì il forte desiderio di farle il verso mentre con occhi sognanti prese a parlargli del ragazzo con cui sarebbe uscita. Tyler, era irritante a partire dal nome. Era la prima volta che sentiva un nome del genere eppure lo infastidiva. Trattenne anche il “gne-gne” che stava per uscirgli quando gli fece capire che era lei quella ad essere infastidita da sul atteggiamento. Non capiva il perché, non capiva cosa la spingesse a voler fare qualcosa di così stupido come uscire con un ragazzo. Di sicuro l’avrebbe delusa o peggio usata. La sua mente vagliava tutte le opzioni peggiori, ma la realtà era una e sola. Gwain era geloso, spaventato di ritrovarsi nuovamente solo. Era molto possessivo e Synni aveva un posto speciale nel suo minuscolo cuore. - Si certo - borbottò lasciando la stanza con le braccia dietro la testa.
    Era rimasto tra i corridoi del castello, bloccato da un paio di studenti più piccoli che sembravano aver bisogno di una mano. Non era mai gentile senza un secondo fine, in quel caso lo stava facendo per tenere d’occhio la sua amica. Con la coda dell’occhio la vide avvicinarsi al cancello e attendere molto più tempo del dovuto. Quando finalmente qualcuno le si avvicinò, li vide chiacchierare per poco più di due minuti, prima che lei se ne tornasse in camera correndo. Riuscì a squadrarla per meno di un secondo, ma l’espressione sul suo volto, la delusione che aveva preso il posto dell’entusiasmo di pochi minuti prima fece crescere una forte rabbia nel petto del serpeverde. Senza pensarci abbandonò gli studenti più piccoli, pronto a dirne quattro a quello stupido bellimbusto. Lui non poteva sapere che il ragazzo non fosse Tyler, ma solo il suo porta voce. Senza badare al detto “ambasciator non porta pena” lo colpì un paio di volte senza rivolgergli alcuna spiegazione. Stranamente il ragazzo si dimostrò più forte di quanto Gwain immaginasse e anche lui si ritrovò a subire un paio di colpi. Il tutto venne interrotto dal passaggio di un prefetto ed entrambi se ne tornarono nelle rispettive camere con la coda tra le gambe.

    Rimase tutta la notte a rigirarsi tra le coperte, per poi svegliarsi più presto del dovuto con un meraviglioso occhio nero. Lo sfiorò con la punta delle dita, aveva un aria terribile e faceva anche male. Non poteva dire che non ne fosse valsa la pena, era soddisfatto di averla fatta pagare a quel cretino. Nessuno poteva far del male a Synnove e poi passarla liscia. Era come se il torto fosse stato fatto a lui e la cosa non poteva essere lasciata impunita. Sciacquo un paio di volte il viso e senza pensarci si diresse al tavolo della colazione. Era sabato, i professori erano la metà di quelli solitamente presenti e sperava di trovarsi di fronte solo quelli meno svegli. Mise un paio di occhiali da sole, solo per un eccesso di sicurezza, conscio di dare comunque nell’occhio. Si sedette di fronte alla sua amica, notando quanto fosse ancora un po’ giù dalla sera prima - Scricciola! - La salutò con entusiasmo, passandole sotto al naso una barretta di cioccolata - L’ho trovata nel cassetto dell’erba, non è una delle mie marche preferite. La vuoi? - stava mentendo spudoratamente, ma era l’unico modo per mostrarsi premuroso senza sentirsi a disagio.
     
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    Dopo che era rientrata in stanza e dopo che era rimasta contro la porta per cinque minuti buoni, si decise a mettersi qualcosa di più comodo e a levarsi quella roba dalla faccia. Si distese sul letto e lasciò la sua mente libera di vagare. Non riusciva a credere che Tyler le avesse dato buca e che non avesse avuto nemmeno il coraggio di dirglielo di persona, aveva preferito mandare il suo amico a darle quella notizia. Si era costruita un’idea sbagliata di quel ragazzo, pensando che fossero bastati quei pochi incontri a farle capire che razza di persona era.
    Era stata davvero una stupida, si era fidata di lui e quello era stato il risultato. Ma non sarebbe finita lì, l’avrebbe affrontato perché non poteva permettere che la trattasse in quel modo. Meritava una spiegazione e Tyler gliel’avrebbe data o non si sarebbe liberato di Synnove così facilmente. Dopo ore passate a rigirarsi nel letto e a domandarsi se fosse lei quella sbagliata, quella inadatta, riuscì a prendere sonno. La mattina seguente la giovane Hoffmann era ancora ferma dell’idea che sarebbe rimasta chiusa nella sua stanza fino a lunedì, fino alla prima lezione. Purtroppo il suo stomaco non era dello stesso avviso, non aveva mangiato niente la sera prima e aveva bisogno di riempirsi lo stomaco. Purtroppo si era alzata prima del previsto e doveva aspettare ancora un po’ prima di poter scendere nella sala grande per fare colazione. Così si alzò e andò a prendere qualche libro da leggere, nella speranza che la distraessero dai suoi inutili pensieri. Prima di partire per Durmstrang aveva letteralmente svaligiato l’antica libreria della sua famiglia, con l’intento di riuscire a leggere tutto prima della fine dell’anno scolastico. Aveva tirato fuori uno dei suoi libri preferiti, Il castello errante di Howl, uno dei primi libri che aveva letto da ragazzina. Iniziò a leggerlo, quasi in maniera distratta, fino a quando i suoi occhi non si posarono su di una frase: “le idee formano dei vortici nella mia testa, o forse è la mia testa che ruota freneticamente attorno alle idee.”, era così che si sentiva. A volte si chiudeva completamente tra le barriere della sua mente e non capiva più se fosse la sua mente padrona dei suoi pensieri o se fossero i suoi pensieri padroni della sua mente. Troppe idee, troppe parole che non riusciva a dire che, prima o poi, l’avrebbero fatta scoppiare. All’ennesimo brontolio del suo stomaco, decise che era arrivato il momento di fare colazione. Si vestì in fretta, raccolse i suoi capelli in uno chignon e scese nella sala grande. Dato l’orario, non trovò quasi nessuno a parte qualche professore e studente mattiniero. Si sedette e iniziò a mangiare un po’ di frutta mantenendo sempre lo sguardo basso, per evitare di incrociare qualche sguardo indesiderato. Non voleva che la vedessero in quello stato e iniziassero a chiederle che cosa avesse, voleva solo gustarsi la sua colazione in silenzio prima di poter sparire nuovamente nella sua stanza. Rimase da sola, fino a quando non venne raggiunta da Gwain. Sì, grazie. Rispose prendendo la cioccolata dalle mani del ragazzo. Avrebbe voluto essere un po’ più loquace, rivolgergli un sorriso o qualcosa di simile ma era ancora abbastanza giù di morale, dopo il fallimento che si era rivelata la sera precedente. Poi alzò lo sguardo e notò qualcosa che la fece sorridere, Gwain portava gli occhiali. Mi dici perché porti gli occhiali se siamo al chiuso? Domandò continuando a scrutarlo. Levateli, sei ridicolo. Lo canzonò mentre si allungò verso di lui per provare a toglierli.
     
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    Synni aveva un assurda espressione da funerale, la cosa lo feriva, quasi come se a subire quel torto fosse stato lui. Era sua amica, l’unica con cui riusciva a parlare quasi di tutto e del quale gli interessava. Fare del male a lei, era come farne a lui. Prima di allora non si era mai ritrovato a ritrovato a pensare una cosa del genere, ma in quel momento sentiva effettivamente che fosse così. Era fiero di aver spaccato la faccia a quel tipo, in quel modo non era Synni l’unica a starci male. - Ti sto offrendo della cioccolata, non merda - delicato, lo era sin troppo spesso. Era quasi tentato di abbracciarla, di romperle le scatole fin quando non si sarebbe decisa a sorridergli di nuovo, ma sapeva che sarebbe parso tutto molto strano. Stano come indossare gli occhiali da sole al chiuso in un posto in cui il sole non c’era mai. - Oggi mi infastidisce la luce. A te non capita mai? - era un ottimo bugiardo, ma in quel momento ne aveva sparata una davvero poco credibile. Non sapeva come avrebbe reagito lei a quel suo occhio nero, ma lo avrebbe scoperto di lì a poco. Quella sua manina impertinente si era avvicinata al suo viso tirandogli via gli occhiali. - Io non sono mai ridicolo - le disse ritirando le lenti al loro posto. - Dovresti tenere le mani apposto, sai? - ma notò l’espressione di lei mutare e si calmò. - Tranquilla, sono finito contro l’armadio - credibile, meno della bugia di prima. E come se non bastasse il tipo con il quale aveva fatto a botte era appena passato accanto a loro. Era di certo combinato peggio di Gwain. Anche lui aveva un occhio nero e a completare il quadro c’era il labbro inferiore spaccato. Non ci erano andati giù leggeri e se non fosse passato il prefetto chissà per quanto avrebbero continuato. - Oh, un altro distratto - aveva fatto un primo sorso di caffè quando il tipo gli si era avvicinato per minacciarlo - Schmidt, ieri ti è andata bene. Se non fosse passato il prefetto non saresti qui a sorridere con la tua faccia di culo - se non ci fosse stata la Hoffman ad assistere a quel pessimo spettacolo, Gwain gli avrebbe dimostrato che la sua non era stata fortuna. Lasciò perdere le sue minacce vuote e lo lasciò andare senza badare a cosa facesse. - Allora… oggi cosa ti va di fare?
     
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    Lo so, hai ragione. Scusa. Disse sforzandosi di sorridere ma proprio non ci riusciva, il suo umore non era dei migliori e tutta per colpa di uno stupido ragazzo che le aveva dato buca. Vedere Gwain con indosso quegli occhiali, però, le risollevò il morale anche se non le era ben chiaro il motivo che lo portava ad indossare gli occhiali al chiuso. No, non mi capita mai. E dubitava fortemente che fosse quello il motivo per il quale il ragazzo aveva deciso di indossarli. C’è una prima volta per tutto e oggi è arrivato il giorno in cui, anche tu, sembri ridicolo. Lo prese in giro, sorridendo sinceramente per la prima volta quella mattina ma la sua espressione cambiò quando vide l’occhio nero. Che hai combinato?Gli domandò preoccupata.
    E gli avrebbe creduto quando disse che era finito contro l’armadio, se non fosse passato di lì l’amico di Tyler. Notò che era ridotto peggio di Gwain e non le fu difficile capire cosa fosse successo. Vedi che la faccia di culo ce l'hai accanto. Si stava riferendo a Tyler che non l’aveva degnata di uno sguardo, così dicendo aveva ammesso davanti a Gwain che aveva picchiato il ragazzo sbagliato. Lo guardò, sperando che non si alzasse e iniziasse a colpire anche l'altro ragazzo. Quando spostò lo sguardo su Tyler, si rese conto che non poteva star male per un ragazzo del genere. Anzi, doveva ritenersi fortunata che fosse finita prima ancora che cominciasse. Scusami un secondo, torno subito. Si rivolse a Gwain mentre si alzava e camminava, a passo spedito, in direzione del tavolo dove c’erano Tyler e i suoi amici. Non poteva permettere che venisse trattata in quel modo e che, tanto meno, il suo amico si comportasse così nei confronti di Gwain. Sei soltanto un codardo, mandi il tuo stupido amico a dirmi che non puoi più uscire con me e poi non vieni nemmeno a scusarti? Gli puntò il dito contro, chiaramente offesa dal comportamento della sera precedente. Synn potresti abbassare la voce? Continuava a non guardarla e fu in quel momento che ebbe un’idea, stupida ma era pur sempre qualcosa. Hai ragione, non vorrei rovinarti la piazza. Disse fingendosi dispiaciuta e senza pensarci due volte, prese la spremuta d’arancia che stava bevendo e gliela rovesciò in testa, sotto gli occhi di tutti i presenti che si erano girati per guardare la scena. Probabilmente si sarebbe beccata una punizione per quello che aveva fatto ma non le importava, nessuno aveva il diritto di trattarla così. Il rispetto per lei era una questione importante e lo pretendeva da tutti, non poteva lasciare impunita una cosa del genere. Tornò da Gwain, lo prese per mano e lo trascinò fuori dalla sala grande. Si sentiva molto meglio. Mi dici perché l'hai picchiato? Gli domandò quando entrarono nella sua stanza, non le era piaciuto nemmeno il suo comportamento e non capiva perché avesse agito in quel modo. Si allontanò da lui, andando a recuperare qualcosa che potesse aiutare Gwain a star meglio. Da qualche parte doveva avere una boccettina con un liquido che serviva per far passare tutte le ferite, avrebbe funzionato anche per l’occhio del ragazzo. Ci sperava. Siediti. Gli disse quando trovò quello che le serviva e gli si parò davanti.
     
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    Capire di aver pestato il tipo sbagliato diede un leggero senso di noia a Gwain, come poteva aver commesso un errore così banale? Semplice, non credeva che quel Tyler potesse essere così codardo da inviare un amico a parlare al posto suo. Lui aveva tante caratteristiche negative, ma una cosa del genere non si sarebbe mai sognato di farla, almeno era quello che credeva. In passato anche lui era comportato in quel modo, ma non ne aveva alcuna memoria. Lui e Youth trattavano le ragazze come tappetini per i piedi, ma non ricordandosene, si sentiva in diritto di giudicare l’altro. A dirla tutta lo avrebbe fatto comunque, aveva toccato qualcuno a cui lui teneva molto. Era un gesto imperdonabile. La scena che seguì l’arrivo dell’amico del cretino fu esilarante, una Synni così decisa non si era mai vista. Lo sguardo del ex-serpeverde era rimasto rapito tutto il tempo, finendo per applaudire rumorosamente quando la ragazza ebbe finito. Il succo d’arancia donava davvero molto all’acconciatura di quel tipo. Gwain era pronto ad alzarsi, pronto a dare man forte alla sua amica quando si ritrovò fuori dalla sala senza neanche sapere come. La bruna lo aveva trascinato in camera sua e lo aveva piazzato su una sedia come si fa
    ibnwYRX
    con i bimbi piccoli. - Mi ha guardato storto nei corridoi - disse continuando a tenere gli occhiali sul naso con il viso imbronciato. Non voleva darle chissà quali spiegazioni, aveva una reputazione da salvare, soprattutto di fronte a lei. - Non tollero i tipi come lui - si voltò con le braccia incrociate sul petto e l’espressione più offesa che avesse mai potuto trovare - Sei stata grande al tavolo della colazione - non sapeva bene cosa aggiungere a quell’affermazione. - Quindi quel cretino ieri ti ha dato buca? - le aveva afferrato una mano, costringendola a sedersi proprio di fronte a lui, tralasciando quello stupido occhio nero che ormai non gli faceva neanche male. - È davvero un coglione - le accarezzò un paio di volte il dorso, era il gesto più dolce che riusciva a concederle in un momento del genere. Si sentì però fortemente in imbarazzo per quello che stava facendo, tanto da dover trovare un modo per far scivolare via tutta quella tenerezza - Non lo sa che i maschiacci come te sono merce rara? Insomma, mica si trova tutti i giorni una che sa suonare il violino ed è sgraziata come una giraffa ceca. - le diede un buffetto affettuoso, sentendosi come al solito tentato di abbracciarla, ma senza riuscire a farlo. - Se vuoi glielo spiego io quello che si è perso, si mangerà le mani.
     
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    E ti sembra un motivo valido per ridurre qualcuno in quel modo? Non tollerava la violenza, per lei era davvero inconcepibile che due persone non riuscissero a parlare tranquillamente senza arrivare alle mani. Non fare quella faccia, hai sbagliato. Se Gwain non aveva un comportamento corretto, lei non era da meno. Si era lasciata trasportare dalla rabbia di quel momento e aveva agito d'istinto. Non era cosí che si era immaginata il suo incontro con Tyler, avrebbe voluto parlargi e non riempirlo di succo. Credi che mi puniranno per quello che ho fatto? Domandó al ragazzo mentre ripensava a quello che aveva fatto.
    Voleva ritenersi soddisfatta per come aveva reagito ma, in quel momento, i sensi di colpa stavano iniziando ad affiorare. Non si era mai comportata in quel modo, aveva sempre cercato di risolvere i problemi nella maniera piú pacifica possibile. Pensó che fosse stata la delusione ad averla portata a quella reazione, chiunque si sarebbe comportato in quel modo. Sí e mi domando il perchè. Abbassó leggermente lo sguardo, facendosi trasportare nuovamente dalle sensazioni negative che non volevano ancora abbandonarla. Non le sarebbe passata cosí velocemente quella delusione, non usciva con un ragazzo da un po' di tempo e il fatto che fosse stata rifiutata, l'aveva resa inspiegabilmente triste. Pensavo che fosse interessato a me ma evidentemente, mi sbagliavo. Sono una stupida. Avevano passato molto tempo insieme, ridendo, scherzando, condividendo le passioni che gli accumunavano. Tutto questo aveva portato Synnove a farsi un'idea totalmente sbagliata del ragazzo e delle sue intenzioni. Come scusa? Io non sono sgraziata. Lo colpí scherzosamente sul braccio. E smettila di chiamarmi maschiaccio, mi da fastidio. Mise su l'espressione piú offesa che conosceva. Non le piaceva quando la chiamava in quel modo, sapeva di non essere ancora matura nelle sue forme e di essere diversa dalle altre ragazze ma non al punto di essere definita tale. Rimangia subito quello che hai detto. Un sorriso divertito le spuntó sul viso. Nonostante tutto, Gwain sapeva come fare per tirarle su il morale. Cosa dovresti dirgli? Che sono un maschiaccio? Non penso che funzionerebbe.
     
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    - Andiamo… non è combinato male come sembra. Gli ho dato un paio di pugni. Niente di che. - si giustificò, sapendo che di giustificabile c’era ben poco. La violenza risolveva ben poco, ma per Gwain non era sempre così. Il suo unico rimpianto era quello di aver picchiato il tipo sbagliato. - No, se vuoi vado a dirgli di non denunciare l’accaduto. Posso essere molto convincente - Synni non sarebbe stata molto d’accordo con i suoi metodi, ma convincenti lo erano di sicuro. Del resto era a lui che avrebbe dovuto spaccare la faccia, non all’altro. - Beh, non dovrei dirtelo. Noi maschi siamo dei cretini. - era il tipico discorso da fratello maggiore che non credeva si sarebbe mai trovato a fare. Non era un fratello maggiore, non aveva il carattere di un ragazzo maturo, ma teneva così tanto a quella ragazza da voler fare tutto quello che era in suo potere per non farla stare male - A volte ci piace qualcuno e facciamo cazzate, altre non sappiamo come occupare il tempo e rompiamo le scatole alla prima mal capitata di turno. Non a tutti interessa come possa rimanerci l’altra, e … - le situazioni che si creavano erano pessime, ragazze giustamente isteriche che diventavano
    stronze. C’era bisogno di più empatia nel mondo, ma erano in pochi a capirlo. - Si che lo sei. Dovevi vedere come ondeggiano in modo assurdo le tue gambe ieri sera. Se non mi sono strozzato ridendo è solo un caso - sembrava serio, ma non lo era. Non era di certo una ragazza appariscente la sua amica, ma aveva una bellezza tutta sua che iniziava ad apprezzare pian piano - Non essere violenta ora - mise su un espressione offesa - Ok, non lo farò per una settimana, due. Dipende tutto da quanto sei triste. - Le tirò indietro una cioca di capelli, specchiandosi un po’ nei suoi occhi. Non aveva mai fatto caso a quanto fossero verdi. - No, che è un cretino e che se ti si avvicina di nuovo quello che ho fatto al suo amico gli sembreranno carezze.
     
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    Niente di che. Ripetette cauta. Quindi per te va bene il modo in cui ti sei comportato? Lo rimproveró ancora una volta. Era convinta di avere ragione, Gwain non si era comportato nel migliore dei modi. Da dove gli era venuto in mente di picchiare quel ragazzo? No, non riusciva proprio ad accettarlo. Hai già fatto abbastanza. Voleva evitare che se ne andasse in giro a picchiare tutti quelli che le avevano fatto un torto. Non aveva bisogno del suo aiuto, della sua protezione, avrebbe accettato le conseguenze delle sue azioni. Si sarebbe presa la punizione che meritava e non avrebbe fatto storie.
    I suoi non l'avrebbero presa bene, Synnove non si era mai comportata in quel modo con nessuno. Avrebbe causato un ulteriore delusione ai suoi genitori, non grave quanto l'aver preso un'insufficienza ma era pur sempre qualcosa che avrebbe recato dispiacere ai suoi. Se aveva agito cosí non era stato solo perchè si era sentitata ferita ma anche per il modo in cui il ragazzo si era rivolto a Gwain. Non poteva permettere che se ne andasse in giro a fare lo spavaldo, senza ricevere quello che meritava. Avrei voluto saperlo prima di perdere tempo con uno del genere. Abbazzó un sorriso, ironica. Non capiva perchè le stesse facendo quel discorso ma gli era grata. Si sentiva meglio da quando Gwain l'aveva raggiunta nella sala grande, lui non poteva saperlo ma era davvero contenta di averlo di nuovo con lei. La lontanza degli ultimi anni non aveva cancellato dalla mente della giovane Hoffmann i ricordi che aveva di lui. Vedi che se non la finisci, utilizzeró le mie gambe per tirarti un calcio. Incroció le braccia al petto chiaramente ferita per quello che le aveva detto. Tu non dovresti proprio parlare che con quell'occhio nero sei inguardabile. Non lo pensava davvero, era consapevole dell'effetto che aveva sulle ragazze. Era sicura che anche conciato cosí, avrebbe suscitato l'interesse di molte delle sue coetanee. Fortuna che non ti comporti cosí anche con le altre ragazze o moriresti da solo. Sorrise divertita mentre lo prendeva in giro. Scommetto che non dureresti un giorno senza chiamarmi in quel modo. Gwain la chiamava spesso e volentieri cosí nonostante sapesse che le dava fastidio. Alcune si chiedeva se lo pensava davvero o se era un modo come un altro per cercare di infastidirla, era difficile capire cosa gli passasse per la mente, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di scoprirlo. Oltre a prendermi in giro, vorresti fare qualcosa questa mattina?
     
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    - Niente di che - espresse nuovamente il concetto. Per lui era normale risolvere certe situazioni con la violenza, del resto era in questo modo che era stato cresciuto e pur non ricordandosene, era così che continuava a comportarsi. Pareva che per Synni non fosse così, ma a lui non interessava. Solitamente teneva molto al suo giudizio, pur non dandolo a vedere, ma in quel caso riteneva di essere nel giusto. Non accettava che quel senza palle le avesse fatto del male e non poteva lasciarlo impunito. - Io te lo avevo detto di non andarci - provò a mettere su un espressione seria, ma gli riuscì davvero male con l’occhio pesto che si ritrovava. Fece una smorfia di dolore. - Sono davvero terrorizzato, poi picchieresti un ragazzo già infortunato? - litigavano in quel modo in continuazione, ma per quanto lei ci provasse, non era mai riuscito a fargli del male. Era piccolina, molto in confronto a lui e i suoi colpi equivalevano a carezze. - Ricordati che io sono sempre bellissimo, stamattina ho già avuto una nuova proposta per uscire - e non scherzava, i suoi occhiali da sole avevano fatto colpo e una ragazza del quarto anno gli aveva chiesto se quella sera fosse libero. Aveva rifiutato, quella giornata l’avrebbe dedicata a Synni, come del resto faceva quasi ogni fine settimana. Sapeva quanto potesse aver bisogno di distrarsi in quel momento e lui era disponibile ad essere il suo rompiscatole personale. - Posso farlo quanto mi pare, scricciola. Ho tanti altri nomignoli più carini in mente - le fece la lingua e arricciò il naso, voleva davvero tornasse a sorridere. - Quello che ti va, dal fatto che non sei uscita ieri possiamo andarci a sbronzare in paese. Facciamo che chi si ubriaca perde, ho già la vittoria in pugno.
     
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