La rivelazione del Quidditch.

Partita di terzo turno: TRANSILVANIA - GIAPPONE

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    Toshiki Sazamura, battitore del Giappone, era la rivelazione di quei mondiali.
    O, almeno, questo era il giudizio che si era andato a formare nella mente della Thornton dopo l'ascesa della squadra nipponica, sempre più lanciata ai mondiali spagnoli.
    Aveva saputo con un misto di rabbia e dispiacere che la Scozia - la sua adorata Scozia maledetta - era stata battuta dagli Irlandesi amanti delle capre, e aveva dovuto sopportare lo sguardo soddisfatto di Zach, vendicativo di fronte alla propria ragazza che non aveva perso modo, nei giorni precedenti, di percularlo sull'uscita dell'Inghilterra.
    Ma tant'è.
    Lo aveva lasciato insieme a Leodegrance - aveva bisogno di una balia, in quei giorni, talmente era affranto per la sua nazione - riferendogli solo la propria destinazione: se avesse voluto raggiungerla non avrebbe faticato a trovarla.
    Con le gambe appoggiate sul sedile davanti al proprio, si sporgeva quel tanto per credere di poter vedere ciò che sarebbe accaduto in campo, di lì a poco. Alcuni, accanto a lei, avevano già deciso di librarsi in aria, ma sentiva che ancora non era il momento.
    Non prima di aver dato una bella boccata alle sue menta e cioccolato.
    Batteva nervosamente un piede, mentre si accendeva la prima sigaretta della giornata, ed era così concentrata su se stessa che non si accorgeva delle figure che le passavano dietro o davanti.
    Gruppetti di giovani nipponici esagitati per la partita imminente.
    Una coppia di maghi tedeschi con dei sandali improponibili - ma che aveva sentito fossero dotati di un potente Impervius.
    Due vampiri in compagnia di altrettanti umani da non lasciar dubbio su quale fosse il ruolo di questi ultimi.
    E un Ezekiel Blackwood con tanto di sorrisino strafottente che la fissava di sotto in sù, in piedi davanti alla seggiola di fianco alla sua.
    Quanto tempo era passato, dalla loro conversazione nei giardini di Hogwarts, dopo l'incidente con la Anderson? Sembrava passata una vita. In un certo senso, lo era davvero.
    Si disse che non doveva più avere paura di lui. Erano altri tempi, altre persone. Quello che lui era stato, ciò che lui aveva rappresentato, quanta importanza aveva in un campo di Quidditch, durante le vacanze estive, lontano dal mondo che li aveva visti uno di fronte all'altra a fumarsi una sigaretta?
    "E' libero, se vuoi.
    Nessuna, appunto.


    Ho inventato il nome di un battitore, Toshiki Sazamura. Spero non sia un problema :3
     
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    - Dai ragazzi, la partita inizia tra poco! E alla fine sicuramente gli sarebbe toccato andarci da solo. La partita della Scandinavia il giorno prima era durata più di 15 ore, i ragazzi di Durmstrang avevano dato il massimo per tifare per il Nord. Ioan era ancora k.o. per la mitica sbronza che era riuscito a prendersi e gli altri non è che stessero meglio. Jerome aveva due occhi rossi che facevano concorrenza ai capelli, per non parlare di quelli di Thecla che ormai sembravano diventati stranamente dello stesso colore.
    - Io vado, se cambiate idea mi trovate là. Ci si vede belli!

    Il fatto che lui fosse l'unico ancora in piedi aveva una motivazione ben precisa. A dirla tutta come stava, il giorno prima era già talmente sbronzo dal pomeriggio che per ben mezzo incontro aveva dormito sotto i sedili degli spalti mentre gli altri urlavano e facevano il tifo sopra di lui. Si era svegliato solo quando Ioan, per errore o meno, gli aveva versato in testa tutto un boccale di birra ghiacciata. Poi, alla fine della partita, per non dover fare la fila al bagno per la doccia se ne era andato direttamente a lavarsi con un tuffo al mare, svegliandosi del tutto tra le onde. Ecco svelato perchè era così riposato rispetto agli altri.

    Gli spalti erano già gremiti quando riuscì a raggiungere lo stadio ma almeno non si era perso il fischio di inizio. - Permesso... permesso! E' libero? Niente da fare, la fila migliore era già occupata. Quando per caso scorse un posto libero accanto a una ragazza bionda dall'aria familiare. Sgomitò fino alla sua fila e solo quando le fu abbastanza vicino da riconoscerla si fermò, fissandola con un sorriso sghembo sulle labbra senza riuscire a dire nulla. L'aroma della menta e del cioccolato delle sigarette che ben conosceva permeava l'aria in una scia di fumo fino a lui. Merlino buono, gli sembrava passato un secolo da quando aveva lasciato Hogwarts!
    "E' libero, se vuoi." Era proprio la Thornton. - Speravo che me lo avresti detto. Le rispose con un pizzico di sfacciataggine prendendo posto accanto a lei. - Transilvania o Giappone? Così a freddo, senza pensarci dai! Le chiese subito facendo roteare tra le dita una moneta d'oro che aveva appena tirato fuori dalla tasca. Dopo lo scatenarsi col tifo fare scommesse sulle partite con gli altri spettatori era la parte più divertente del Mondiale!
    - Allora che mi racconti? Si sente la mia mancanza nella Sala Comune Serpe, eh? Ma tu forse non sei la persona adatta a cui chiedere. Se ben ricordo passavi più tempo in quella dei Corvi... Un modo come l'altro per chiedere: stai ancora con quello sfigato di Grindelwald? Un modo come l'altro per fare conversazione.
     
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    "Giappone, senza ombra di dubbio"
    A domanda di getto, risposte di getto, tirando fuori un galeone dalla tasca dei pantaloncini. "Hanno il miglior battitore dei mondiali. Un ruolo sottovalutato, anche se mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il braccio fratturato del cercatore messicano"
    Le magie della lontananza.
    Spesso ci si dimenticava quale Casata Daphne rappresentasse. Lo faceva chi vedeva in lei la Vigilantes che aveva scelto un mezzosangue, l'amica dei Corvonero, una Purosangue tollerante.
    Daphne era, in realtà, profondamente Serpeverde, e Blackwood era stato l'unico in grado di vederne i colori, in una fredda mattina di troppo tempo prima. Non era la sfacciataggine, né la strafottenza, il nido degli Slytherin: era lo spirito di adattamento, la costante e mutabile capacità di sopravvivere, sempre e comunque, agli eventi.
    Banderuole, li chiamavano.
    Lei preferiva sopravvissuti.
    Per questo motivo, dunque, non le sembrava per niente strano sedere accanto all'ex re delle Serpi, altrimenti conosciuto come Satana, quasi fossero vecchi amici che non si vedevano da troppo tempo.
    "Ne vuoi una?" gli domandò, offrendo una delle sue sigarette con un sorriso: sapeva perfettamente quanto lui le trovasse odiose.
    Aspirò.
    "Da quando te ne sei andato non c'è più nessuno che abbia le palle di rifornirci di roba veramente buona. Fra la tua dipartita e l'angosciante condizione di infelicità di Russell Carter, siamo diventati un branco di bravi bambini che alle dieci sono tutti a nanna."
    Doveva sapere come stavano realmente le cose, si disse.
    Il triste ricordo del divieto alcolico all'ultimo ballo scolastico ne era una prova: aveva finito di ubriacarsi con il succo di mirtillo.
    "Non è successo veramente niente di che, in realtà. Lezioni, balli, gente che va, gente che viene, il solito."
    Si strinse nelle spalle, nuvole di fumo a coprirle il viso. Una signora dai capelli giallo canarino si portò una mano al naso, visibilmente infastidita. Daphne riportò la sigaretta alle labbra.
    "Beh, direi che ora di tempo ce ne passo pure di più"
    Colpita e affondata, Blacky Boy.
    "Tu invece...? Durmstrang, eh? Non era famosa per le feste, almeno da come me ne parlava il mio" ex "amico."
     
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    - Giappone eh? Non ne fu molto sorpreso, non da come la ragazza arricciava il naso man mano che i giocatori della Transilvania facevano il loro ingresso in campo sorvolando in volo di scopa gli spalti. Alcuni di loro erano vampiri non era un segreto per nessuno, e che fosse votata contro quelle creature era evidente. - E sia, tiferò per i zannuti allora. Scherzò mostrando i denti con il labbro inferiore all'indietro per imitare i succhiasangue in modo poco elegante magari, ma d'effetto.
    - Vedo che sei una che se ne intende! Commentò invece poi ascoltando la sua perfetta cronaca sportiva e rendendosi conto che la Thornton era stata molto più attenta ed interessata alle partite di quanto lo fossero stati lui e i suoi colleghi di Durmstrang nonostante fossero maschi. Evidentemente non erano tutti lì solo per sbronzarsi e fare casino col tifo come pensava lui!
    - No grazie, ho le mie. Tirò fuori il suo pacchetto di sigarette e se ne accese una, anche solo per contrastare l'odore micidiale di quelle di lei. - Vedo che non hai cambiato gusti. Mi fa piacere, se una delle poche persone che conosco che non si smentisce. Eh si, stava lì con lei da pochi minuti eppure quella che aveva accanto era la solita Daphne che ricordava, un pensiero che in quel momento gli sembrò confortante, come ritrovare un pezzettino del proprio passato così come lo si ricordava, senza dover per forza diventare nostalgici. Ad Ezekiel i punti fermi piacevano molto.
    Non fu molto sorpreso nemmeno di sentire da lei le condizioni in cui versava la casata Verde-Argento, c'era da aspettarselo dopo che la Lindey si era diplomata e che alcuni degli elementi migliori si erano trasferiti al Nord. Non si poteva certo fare affidamento su tipi come Deschenel per tenere alto il nome delle Serpi... Ma quello che lo colpì di più fu di certo il commento della bionda su Carter: - Non dirmelo. Il cocco del nonno sta ancora piagnucolando in giro perchè i maghi oscuri sono stati cattivi con lui? Sghignazzò. Non era la prima volta che sentiva parlare del "trauma" che affliggeva gli studenti di Hogwarts dopo il periodo di regime oscuro. Ad Ezekiel veniva solo da ridere: avevano fatto tanto i fighi non volendo abbassare la testa davanti al potere di De Sade e i suoi e poi una volta che se ne erano andati erano crollati tutti a piangere come dei bambocci? Ridicoli. - Te lo dico sinceramente, non mi pento affatto della scelta di lasciare quella scuola e le tue parole non fanno che darmi una conferma. I tempi d'oro dei figli di Salazar sono finiti. Il suo cadavere si starà rigirando nella tomba per la vergogna guardando che fine sta facendo la sua nobile casata. Ma magari è giusto così, i tempi sono cambiati in fondo. Non ci sono più i maghi di una volta, avrebbe detto il caro Ministro Moon e tutto sommato non aveva affatto torto.
    Le fece un mezzo sorriso quando ebbe la conferma che la sua tresca col Corvo continuava ma non commentò oltre, dopotutto lui era stato un anno con una Tassorosso, chi era per giudicare?
    - Durmstrang è diversa. Si limitò a dire osservando i giocatori che finalmente si schieravano pronti al fischio di inizio. - Non ci sono feste ma onestamente non ne se ne sente la mancanza. Non abbiamo tempo per pensarci in effetti. Troppo impegnati nello studio e negli esercizi fisici o molto più probabilmente troppo intorpiditi dal freddo. - I racconti di seconda mano non credo che rendano giustizia alla scuola, dipende molto da persona a persona sai, da come ci si ambienta. E non solo. Lui aveva l'esempio di suo cugino Marshall che aveva detestato Durmstrang in ogni modo ma che poi alla fine ci era tornato e non certo per masochismo. - Se non si ha timore di essere messi alla prova di continuo è un'esperienza che può dare molto, aiuta a crescere. Io per esempio mi ci sono trovato benissimo, ho imparato a riconoscere i miei limiti e a superarli ma... ripeto, qualunque cosa io dica non renderà mai bene l'idea. Quello che posso dirti di sicuro è che non è adatta agli spiriti deboli... Si voltò verso di lei fissandola in viso: - Ma noi serpi non lo siamo, giusto? Ammiccò sorridendole in modo sghembo. - E poi Carradine è un Preside con le palle. Te lo ricordi vero? Ha fatto alcune lezioni anche ad Hogwarts... E intanto la partita era cominciata.
     
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    "Maledetti zannuti" mormorò mordicchiandosi il labbro inferiore, nervosa. Tanti vampiri in un luogo solo, non ci aveva minimamente pensato. A saperlo, sarebbe rimasta in tenda.
    Anzi, meglio di no, visto l'umore che aleggiava da qualche tempo a quella parte. "Andata allora. Chi perde paga da bere" e poco importava che di quei mondiali ormai stava ricordando le infinite pinte di sangria e vino rosso.
    Esalò l'ultima boccata di menta e cioccolato, facendo evanescere il mozzicone così da non bruciare la testa della persona sotto di lei. "Il quidditch non mi piace giocarlo. Le scope non sono sicure come i Thestral, ecco"
    Si sistemò gli occhiali da sole sul capo, dal momento che la partita stava per iniziare: prima del tramonto sarebbe stato impossibile per le sanguisughe anche solo mettere sul campo l'alluce destro.
    Si voltò a guardarlo quel tento che bastava per osservarne l'ironia del profilo, mai veramente rilassato nemmeno quando fumava una sigaretta.
    "Mi piace essere coerente." commentò, stringendo le mani sopra le ginocchia. "Mi sembra di ricordare fosse una cosa che piaceva anche a te."
    Lasciò cadere la testa all'indietro, i lunghi capelli biondi a sfiorarle la schiena. "Non è stato un anno semplice. Ma non lo è stato per nessuno, immagino."
    Quello che ci voleva era un po' di sano equilibrio. Rimettere ordine nel caos che le loro vite erano diventate. Lei ci stava provando. Si sentiva come su una barca a cui si cercava di tappare un buco dimenticandosi di quello a fianco, continuando ad imbarcare acqua.
    Sarebbe affogata, se non avesse abbandonato la maledetta nave.
    Si voltò, infine, a guardarlo. Era sempre stata circondata da persone per le quali le parole Moon, De Sade e Ministro erano diventate quasi bestemmie, e sentirli citare con naturalezza fu probabilmente la cosa più strana che potesse capitarle, quella sera.
    Non era un problema, in ogni caso. Le sembrava che l'intera faccenda - il governo, la sua caduta, ciò che di giusto o di sbagliato avsse compiuto - non la toccasse, e in fondo era stato così: la sua coerenza risiedeva nello scegliere sempre ciò che fosse meglio per lei.
    Anche se quel meglio, in tempi recenti, le stesse presentando il conto.
    Durmstrang era un mistero, per gli studenti di Hogwarts: circondata dall'austera fama di essere culla della magia oscura, Daphne aveva solo scoperto del corso più pericoloso e interessante che le sarebbe mai piaciuto frequentare.
    Veleni.
    Si era detta che studiarli l'avrebbe aiutata a studiare, imparare e creare antidoti, ma la realtà era che voleva saperne di più, abbastanza per ricrearli, abbastanza per essere pronta.
    A cosa, non lo sapeva nemmeno lei.
    "Stai cercando di convincermi?" domandò, infine, un sopracciglio inarcato, mentre si sporgeva, la testa protesa verso l'alto, mentre le squadre finalmente facevano il loro ingresso in campo. Sazamura stava già facendo roteare la mazza e sul volto di Daphne si aprì il primo vero sorriso della giornata.
    Se fosse andato tutto bene, qualcuno si sarebbe fatto male. Molto male.
    "Ogni tanto ci penso, sai?" continuò distogliendo lo sguardo dal campo e riportandolo su Blackwood. "Di venire a Durmstrang. Lasciare Hogwarts. Ricominciare. Studiare altre cose. Cose diverse."
    E non stava mentendo. Ci aveva pensato e continuava a pensarci, soprattutto in quegli ultimi giorni. Si era detta che poteva, per una volta, mollare la presa e lasciare tutti. Lasciare lui.
    Le mancavano le palle, in realtà. Ma questo ad uno come Ezekiel Blackwood doveva essere chiaro. "E Carradine lo conosco più che altro di fama. E sai com'è, la fama di alcuni, a scuola. Non l'ho mai conosciuto direttamente. E' esattamente quel mostro che dipingono tutti? Ho bisogno di certezze, nella vita" ironizzò, accendendosi un'altra sigaretta e rilassandosi contro il suo odore.
    "PASSA QUELLA CAZZO DI PALLA!!!" gridò lanciando un braccio quando il cacciatore di sinistra nipponico decise di fare la prima donna.
    "Hai finito o ti manca ancora un anno, comunque?" domandò di seguito, curiosa. Era la prima volta che realizzava concretamente che la persona seduta al suo fianco era uno studente, e che magari pensava pure al suo futuro. Che futuro si immaginava, l'ex principe dei bastardi Serpeverde?
     
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    "Stai cercando di convincermi?" Ezekiel la fissò di rimando, imitando il suo stesso tipo di sguardo: - Se così fosse, avrei qualche possibilità? Poi fece un mezzo sorriso, tornando a guardare verso il campo. Non gli sarebbe dispiaciuto avere la Serpe tra i piedi a Durm, una delle poche studentesse di Hogwarts che non aveva mai disprezzato. E si contavano sulle dita di una mano. - Il fatto che ci pensi lo trovo positivo. Vuol dire che quella barzelletta di scuola di maghi dove stai non ti basta, che vuoi qualcosa di più. E' una buona cosa volere di più. Lo pensava sul serio, era ciò che spingeva lui a guardare sempre oltre, a studiare ancora quando altri al posto suo si erano fermati molto prima, soddisfatti di quel poco che avevano imparato. Ma la Magia era un argomento talmente vasto che quel poco che bastava alla maggior parte non era niente. Ezekiel lo sapeva, chissà che non se ne stesse rendendo conto anche Daphne. - Gli ignoranti pensano che il solo fatto di voler studiare la Magia Oscura sia qualcosa di ignobile, che ti macchi l'anima e altre stronzate del genere. Ma persino maghi come Albus Silente conoscevano la Magia Oscura eppure sono ancora osannati come eroi al Ministero di Londra. Silente era solo un esempio e come lui ce ne erano parecchi. Il brutto dei Ministeriali inglesi era proprio questo: tendevano a chiudere un occhio solo dove faceva loro comodo ed Ezekiel questo atteggiamento mal lo sopportava, in chiunque. - La conoscenza di per sè non è peccato. E' l'uso che se ne fa nemmeno. Io credo che sia lo scopo che faccia la differenza. Cosa si è disposti a fare per raggiungere un alto scopo? Persino maghi come il vecchio Carter avevano le mani sporche, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa. Buoni e cattivi era una distinzione troppo stretta, per chiunque.
    - Carradine un mostro? Può darsi che lo sia, non mi interessa. E' un ottimo insegnante questo ti posso dire. Non era lui a poterlo giudicare e non voleva nemmeno farlo. - I suoi metodi sono duri ma funzionano. Su di me hanno funzionato. Continuò dopo una piccola pausa per seguire un'azione del Giappone, che per fortuna della sua scommessa andò a vuoto. - Ho dato i M.A.G.O. quest'anno quindi no, non sono più uno studente. Hai davanti un mago adulto e diplomato! Si vantò facendo il gesto di lucidarsi le unghie sulla maglietta. - Ci ho messo undici anni invece che sette ma... l'importante è avercela fatta no? Per smorzare il vanto di poco prima e restare sincero. Sentiva di non aver alcun bisogno di farsi bello agli occhi della Thornton ed era fantastico così, essere sè stesso senza problemi. Non aveva nulla da dimostrare a nessuno ed era una sensazione bellissima. - Se posso chiedere... hai detto che ci stai pensando a Durm, dunque cos'è che ti frena? Quali sono le tue remore? Magari posso esserti d'aiuto. Azzardò dopo mentre la partita aveva subito una piccola pausa per poter soccorrere il portiere giapponese che aveva preso un bolide in piena faccia. Tanto perchè già al naturale non era schiacciata di suo... - Io per esempio anche se mi sono diplomato ho deciso di restare, un anno è troppo poco per imparare abbastanza. Questo credo che basti a farti capire quanto sia entusiasta dei miei studi lì, ma non voglio ingannarti: non sono la regola, ma l'eccezione. Con un motivo: Ezekiel voleva imparare tutto e di imparare non si smette mai.


    Edited by .Ezekiel. - 15/10/2015, 11:48
     
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    "DAI CAZZO!" gridò slanciandosi dalla seggiola quando il portiere del Giappone decise che era giunto il momento di farsi passare fra le braccia spalancate la prima pluffa. Non c'era niente di femminile e di aggraziato in lei, in quel momento, il pugno teso a inveire verso quel disgraziato strapagato, mannaggia a te!, il volto rosso per la foga del tifo, per poi accasciarsi sullo schienale, imbronciata.
    "Non gongolare, siamo solo all'inizio!" anticipò, puntando l'indice contro il muso soddisfatto di Blackwood.
    Sarebbe stato ipocrita, in ogni caso, rispondere , senza se e senza ma, alla domanda del ragazzo. Ci aveva pensato. Spesso. Soprattutto nelle lunghe serate in cui si era sentita egoisticamente sola, nei lunghi silenzi che aveva creduto di non riuscire ad affrontare.
    Sarebbe stato più semplice, forse, lasciare tutto e andarsene, scoprire lati della Magia che forse erano più affini a quella Daphne che lasciava accucciata dentro di sé.
    No, non più semplice. Sarebbe stato possibile.
    Si limitò ad ascoltarlo parlare, senza permettersi di lasciar trasparire alcuna emozione. Non era sempre stato così anche per lei, nel suo piccolo?
    Non aveva l'arroganza di credere che i propri propositi fossero paragonabili ai grandi piani di maghi più in gamba di lei, ma era esattamente come Ezekiel aveva appena affermato: non è importante il mezzo, ma lo scopo.
    Che non significava che il fine giustifica i mezzi, ma che certi mezzi non dovevano essere etichettati a priori.
    E allora ecco che usare i Vigilantes come copertura per proteggere un Mezzosangue era sembrata una buona idea, nella mente di una ragazzina preoccupata. Anche se era stata additata, anche se era stata isolata, anche se alla fine aveva dovuto fare una scelta.
    Si morse il labbro inferiore.
    Una delle tante cose che erano state apprezzate, sul momento, per poi venir dimenticate nel momento opportuno.
    Meschina.
    "Sono d'accordo con te." ammise, infine. Cosa si è disposti a fare per raggiungere un alto scopo? "Tutto il necessario."
    C'era forse una risposta diversa?
    La pluffa continuava a passare da un cacciatore all'altro, da una squadra all'altra, e la Transilvania segnò altre tre volte prima che il Giappone decidesse di darsi una svegliata. Si limitò ad osservare le acrobazie della squadra nipponica senza riuscire a pensare ad altro che agli scopi che aveva deciso di perseguire, e che le sembravano esserle scivolati dalle dita come acqua.
    "Solo undici? Ti è andata bene, io penso di non diplomarmi prima dei ventitre, ventiquattro anni. Fai tu. ironizzò, inarcando un sopracciglio di fronte al suo cipiglio soddisfatto. "Complimenti Blacky, te lo sei proprio meritato un bel diploma! "
    Sorrise. "Che cosa pensi di fare, dopo? Insegnare? Cioè, sei tipo associato a qualche cattedra, per imparare a insegnare quella materia?" Quale materia, poi?
    Lo aveva visto sincero, nel suo domandare. Non vedeva perchè non approfittare della batosta al portiere nipponico per riflettere su cosa rispondere, su come, per non sembrare un'emerita cretina.
    Ma, in fondo, non aveva mai mentito di fronte a lui nemmeno quando aveva creduto pericoloso ammettere la verità. Perchè avrebbe dovuto farlo ora.
    "E' abbastanza ovvio, in realtà." cominciò, stringendosi nelle spalle. "Zach."
    E i suoi amici, per quanto fosse difficile ammetterlo. Le persone che, alla fine, erano arrivate a popolare la sua quotidianità. Ma questo preferì tenerselo per sè.
    "Banale, vero?" si schermì, un ghigno ironico a deformarle le labbra screpolate. "Uno pensa...la fatica, le temperature, un nuovo ambiente. La paura del cambiamento."
    Sul boato di una nuova palla lanciata negli anelli nipponici, si lasciò andare ad una risata amara. "L'amore ti fotte, alla fine. Non credi?"

    Giappone 10 - Transilvania 40


    Edited by .DaphneSophie. - 16/9/2015, 13:10
     
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    La squadra della Transilvania si rivelò nettamente superiore al Giappone. Ezekiel se la rideva sotto i baffi guardando il tabellone e poi la Thornton con fare compiaciuto. Non gli interessava certo dei soldi, ma vincere una scommessa dava sempre una certa soddisfazione.
    Così come una buona conversazione come quella che stava avendo con la ragazza... - Insegnare io? Davvero, mi ci vedi? Ghignò alla sua solita maniera mettendosi dritto sul seggiolino come un fuso, a mò di Carradine durante le sue lezioni. Lui no, non ci si vedeva affatto, ma era lusinghiero che la Serpe lo avesse pensato. Se c'era ironia nelle sue parole non l'aveva colta. Secondo Carradine dovrei fare l'avvocato, ma per ora credo che il mio ruolo a Durmstrang sarà quello di tuttofare... Non la vedeva molto bene. Il preside non era stato chiaro sui compiti che avrebbe avuto ma Ezekiel si era reso conto da solo, anche se troppo tardi, di non essere stato molto furbo quando era andato a parlare con lui per chiedergli di restare a scuola. - Ho fatto il madornale errore di dirgli che pur di restare a studiare lì avrei fatto qualunque cosa, e visto quanto è sadico... escludo che mi affiancherà a qualche prof. Probabilmente lo avrebbe affiancato a un bidello, ma questo suo timore alla bionda non lo esternò. Era troppo umiliante. - Per ora comunque penso solo di continuare a studiare. Ho chiesto un tirocinio al Ministero su al Nord per poter diventare un Indicibile, vedremo come va. Indagare sui misteri più misteriosi della magia mi alletta. Tutto, voleva sapere tutto. - E tu? Sai già cosa vuoi fare quando... tra quanti anni hai detto che ti diplomi? Sorrise deridendola un pò per quel che gli aveva detto poco prima. - Ma si, quando sarà... insomma hai già dei progetti?
    Sempre che l'amore nel frattempo non l'avesse fregata del tutto. Un pò ci rimase deluso nel sentire che il motivo per cui restava legata a una scuola che non poteva darle più di tanto era l'amore per il Corvo. Lo trovava troppo limitante e poco intelligente per una Serpeverde. Dove era finita tutta l'ambizione dei colori verde e argento che portava addosso??
    - Non è l'amore a fotterci. Siamo noi a farlo, da soli. Le rispose molto convinto. - Diamo a quel sentimento più potere di quanto non abbia, ma siamo noi a scegliere di darglielo. L'amore in sè non è altro che uno scombussolamento dei sensi, così la vedeva Zek. Al pari di una droga. Capace di farti sentire maledettamente bene o maledettamente male, o tutte e due insieme. Non gli era ancora molto chiaro perchè tutti ci tenessero tanto. Lui preferiva avere il controllo delle proprie emozioni e quando i sentimenti glielo impedivano finiva sempre per odiarsi, non essere più sè stesso, quasi manipolato da quello che provava. La cosa più saggia da fare era non innamorarsi.
    - Qual è il vero problema? Hai paura di perderlo a causa della lontananza? E nel frattempo che fai? Perdi tempo, perdi te stessa. L'amore a un certo punto finisce, non può durare per sempre. E dopo che ti resterà? Il rimpianto di una vita sprecata a rincorrere un'utopia? Anche lui avrebbe potuto scegliere di prendersi meno impegni, di trascorrere più tempo con Layla e i bambini, ma aveva deciso di mettere al primo posto la propria carriera e non si pentiva affatto di quella scelta. - Dovresti pensare più con la testa che con il cuore. Proteggere i tuoi interessi. Insomma, qualcosa più da Serpe o magari anche più di Corva... Fece pungolandola con un dito sulla tempia. - Fai discorsi troppo da Tassogrifa con queste cose sull'amore... Ecco quella poteva essere anche una grossa offesa.
    Non la stava giudicando, di cazzate ne aveva fatte tante pure lui per via dell'affetto riposto in determinate persone, ma quando si trattava di dare un consiglio preferiva essere pratico e onesto. D'altra parte non le stava consigliando altro che quello che aveva scelto lui stesso.
     
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    Dondolava un piede nervosamente, per i maledetti risvolti che la partita stava prendendo. Non sopportava l'idea di vedere i succhiasangue vincere contro una squadra come quella nipponica, ma non tanto per la naturale avversione che poteva avere contro di loro, quanto per il gioco spesso aggressivo che si ritrovavano a mettere in atto.
    Blackwood era, in caso, una compagnia piacevole, sportivamente parlando. Anche se di lì a poco l'avrebbe sbeffeggiata con una serie di epiteti tali da farla indignare più di quanto si sarebbe mai aspettata.
    "Perchè no?" commentò, scrollando le spalle. "Plasmare giovani menti secondi i propri insegnamenti. Non ti sembra una cosa fantastica?" ironizzò, portandosi alle labbra l'ennesima sigaretta, nonostante la signora nella poltroncina davanti cominciasse a stizzirsi. Poco male, si sarebbe spostata, in caso. Lei si limitò a continuare ad ascoltare il filo del discorso dell'ex Serpeverde al suo fianco.
    "Indicibile?" domandò, quando la conversazione prese una piega per lei inaspettata.
    Campanellini d'attenzione che la richiamavano, facendole distogliere gli occhi da quello che stava succedendo in campo.
    "...Il" mio ex " Un mio amico è entrato nell'ufficio Misteri. Credo sia Indicibile da più di un anno, ormai. Potresti chiedere di lui, in caso"
    Poteva nascondere meglio il nervosismo, probabilmente. Anche se era difficile, soprattutto quando si parlava di William. Suo padre, di tanto in tanto, inseriva anche il suo nome nelle lettere che le spediva, ma Daphne preferiva soprassedere. Non che ci fosse ancora qualcosa, in realtà. Forse era anche quello il problema.
    La facilità con cui le persone escono dalle vita altrui, in fondo, era qualcosa che non riusciva pienamente ad accettare.
    Come difficile erano da accettare le parole di Ezekiel, nonostante ne apprezzasse la sincerità di fondo.
    Lei si fotteva da sola, perchè niente, se non lei stessa, la teneva legata a ciò che aveva decisio di rimanere incatenata.
    Non era la distanza - e allora non poteva esimersi dal negare con cenni del capo - nè la paura di essa. E nemmeno la consapevolezza di poter rimanere sola.
    Era già sola. Lo era ogni notte di luna piena.
    Si limitò a gridare indignata un "EHI!" quando la paragonò ad una creatura spaventosamente mitologica come quella dei Tassogrifi. Se poi avesse aggiunto Più tassa che Grifa, i Carter avrebbero passato i mesi successivi a domandarle come diavolo avesse fatto a riuscire ove loro avevano fallito: l'omicidio di Ezekiel Blackwood.
    Respirò fumo e ne esalò altrettanto.
    "Non ho paura di perderlo per la distanza. Sarebbe ridicolo."
    Agitò le dita della mano destra per rafforzare le parole.
    "Non lo faccio per lui. Lo faccio per me. Come ho sempre fatto tutto, per me. "
    Era complicato. Ed era inspiegabile, dove iniziasse ciò che era giusto per Zach, ciò che era giusto per lei, e ciò che era giusto per loro.
    "Non pretendo di essere capita, ti dirò che non mi interessa nemmeno. Finchè sarò coerente con me stessa, andrà bene."
    Anche se Zach avesse deciso che era giusto terminare ciò che c'era fra loro.
    "E in ogni caso, anche per quello che voglio fare. Rimango. La Rheon ha uno dei corsi di Pozioni più interessante che si siano mai visti ad Hogwarts in tanti anni. E per quello che voglio fare io è fondamentale."
    E non vedeva l'ora di vederla, di lì a pochi giorni.
    "Sto valutando Parigi, dopo il diploma. L'accademia di Pozioni e Veleni francese è...veramente all'avanguardia. Spero di imparare ciò in cui sono carente, ovvero proprio i Veleni. Ma ammetto che anche il mondo della Magifarmacologia e Magicosmetica mi interessa molto. "
     
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    - Magicosmetica??? Ripetè quella parola come se ne sentisse lo schifo in bocca ad ogni sillaba. La sua espressione diceva "robe da donne" e non la nascose di certo alla ragazza continuando a cavalcare l'onda della perfetta onestà con lei. Era quello il bello, non sentiva di doverle piacere, non aveva la necessità che spesso hanno le persone di farsi trovare simpatico, erano solo due persone che parlavano senza nessuna maschera davanti a una partita di quidditch. In qualche modo Ezekiel riusciva a ricavarne una bellissima sensazione, quella di sentirsi libero. Era questo l'effetto che faceva essere un ragazzo adulto e diplomato? Un uomo che non aveva alcun bisogno dell'approvazione degli altri? La smorfia di disgusto si trasformò in un sorriso soddisfatto. - Ne ho sentito parlare di quest'Accademia francese, è un'ottima scuola. Disse tornando con lo sguardo all'azione in campo, trovandosi per una volta in accordo con la scelta della Thornton. Almeno in quello. Di contro non era affatto d'accordo sulla competenza della Rheon come professoressa, ed aveva i suoi motivi: - Sempre che non pensi che sia una passeggiata come il corso di Pozioni di Hogwarts... I veleni lì non erano nemmeno nel programma, avrebbe dovuto cominciare da zero, mentre lui grazie all'ultimo anno di lezioni a Durmstrang aveva potuto ampliare le proprie conoscenze anche in quel campo e sapeva bene quanto potesse essere difficile come materia. - La Rheon è di sicuro competente nel "suo" campo. E sottolineò quel "suo" come a voler intendere una parte molto ristretta del vasto arsenale in mano a un pozionista davvero esperto. -...ma non ti insegnerà mai nulla di ciò che esula dal programma sottoscritto dal Ministero inglese e devi ammettere che questo è limitante. A cosa serviva veramente imparare una Pozione Cambiacolore quando un buon mago poteva ottenere lo stesso risultato con la bacchetta? La Pozionistica andava ben oltre le poche formule permesse agli studenti di Hogwarts, ma la bionda se ne sarebbe accorta da sola se avesse davvero inseguito il suo sogno francese. - Una volta un paio di anni fa le ho chiesto aiuto per un antidoto, qualcosa che sui nostri libri di testo non c'era. Ovviamente. - Me l'ha rifiutato. Ovviamente anche questo. - E solo perchè temeva che troppa conoscenza per uno come me fosse... pericolosa. Uno come lui, un Vigilantes. - Quando le ho fatto presente che chiudendomi la sua porta in faccia mi costringeva a rivolgermi ad altri, che a differenza di lei non si sarebbero posti nessun limite, nessuno scrupolo, che avrebbero davvero potuto rendere il mio interesse davvero pericoloso, se ne è lavata le mani, perchè in quel caso non sarebbe stata una responsabilità sua. Il Ponzio Pilato del Ministero inglese. Ancora ricordava quel giorno nel suo ufficio, la delusione bruciante che provò davanti a quel rifiuto dettato solo dal pregiudizio e dalla paura di macchiare il proprio curriculum. Non le interessava dare in pasto uno dei suoi studenti alle forze oscure ma solo di non esserne additata come responsabile. Quale stima poteva avere per una donna di quel genere? E quale guida poteva essere per dei giovani studenti? Un buon professore non dovrebbe essere imparziale ed aiutare le giovani menti a prendere la via giusta piuttosto che lasciarli al proprio destino per vigliaccheria? - Tu, come tutti gli altri lì ad Hogwarts, non dico che sia colpa tua... vi lasciate ingannare dalle false moine che vi propinano e dall'ipocrisia di personaggi che guardano solo al proprio interesse. Non credere che gli importi davvero di insegnarvi qualcosa, la maggior parte di loro lo fanno solo per tenersi il posto di prestigio che hanno e fino a che vi basta quello che vi insegnano va bene, ma guai a chiedere di più, guai a essere curiosi a voler sperimentare. Nessuno vuole avere sulla coscienza un nuovo Tom Riddle. Ma d'altra parte nessuno di loro era anche solo lontanamente paragonabile a uno come Albus Silente e quindi tutto quel discorso fatto alla Thornton lasciava il tempo che trovava, era solamente uno sfogo.
    - Scusa, mi sono lasciato andare a discorsi che di certo non ti interessano. E si era lasciato andare davvero, se ne rese conto dal dolore che ora provava alla mano, dove per tutto il tempo della sua tirata aveva tenuto così stretti i pantaloni quasi da bucare la stoffa con le dita. - Non voglio minare la tua stima verso la Rheon, pensa di lei quello che vuoi, per quanto mi riguarda non è più un mio problema. Lasciando Hogsmeade aveva dovuto anche lasciare il suo laboratorio e gli esperimenti con le pozioni. Nicholas si era occupato di far sparire tutte le sue cavie dal sotterraneo e di sigillare il tutto. A ripensarci era un peccato perchè si trovava a buon punto con i suoi esperimenti sui mannari ma nel suo futuro non vedeva quello di un pozionista. - Un giorno, quando sarai all'Accademia, magari riprenderemo il discorso. Ho degli appunti interessanti che potrei passarti su qualcosa che stavo provando... chissà, magari passerai alla storia per qualche scoperta eccezionale, ma non nella Magiestetica, su quella non posso aiutarti. Le fece l'occhiolino, tornando di un umore più normale. Chi lo conosceva bene sapeva quanto fosse facile per lui durante una semplice conversazione mutare di atteggiamento più volte, dall'affabilità alla rabbia, dal risentimento alla simpatia. Leggendo il suo viso e i suoi atteggiamenti era chiaro il marasma che Ezekiel si portava dentro, come se ci fosse sempre qualcosa di mostruoso sotto la superficie pronto a prendere il sopravvento e il ragazzo fosse sempre lì a cercare di tenerlo a bada. Ed effettivamente c'era. Ma la Thornton forse non lo conosceva abbastanza per rendersene conto, probabilmente lo avrebbe etichettato come facevano tutti e se ne sarebbe fregata. La Rheon invece doveva averlo visto e di quello aveva avuto paura.
    - Piuttosto, tornando a quanto dicevamo prima, tu invece dovresti darmi il nome di quel tuo amico. Sicuramente avrò modo di conoscerlo e sarebbe divertente rompere il ghiaccio sparlando un pò di te! Tornò a scherzare, nel suo modo certo, con il suo ghigno sulle labbra capace di rendere il suo sorriso inquietante, ma per il giovane Blackwood era normale, così come tante altre cose che per gli altri non lo erano affatto.
     
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    "Magicosmetica, già" rispose a tono, un ghigno ironico a piegarle le labbra sottili. "E' un settore parecchio redditizio,decisamente in espansione. Anche per quanto riguarda il pubblico maschile"
    Avrebbe potuto dare un buffetto alla guancia glabra di Blackwood, se non fosse stata memore del suo odio per il contatto fisico, speculare al proprio. "Mai pensato ad un po' di cipria risplendi naso, Balckiiiiiiiprendiquelcazzodiboccino!!!!!"
    Niente riscaldava il sangue degli appassionati di Quidditch come due cercatori che si lanciavano all'inseguimento del piccolo globo dorato, e Daphne non fu da meno, mentre agitava il pugno quasi avesse la facoltà di far accelerare il giocatore nipponico.
    E niente, ovviamente, poteva strappare gemiti di delusione come un'azione mancata.
    "Che palle!" si lamentò la Thornton tornando ad appoggiare la schiena contro il sedile, il volto rivolto verso la figura dell'ex Serpeverde al proprio fianco.
    Aveva sempre considerato Elena Rheon come la migliore insegnante che avesse avuto il piacere di incontrare, ad Hogwarts, ritrovandosi tuttavia d'accordo su un punto, che era poi quello che più la preoccupata: la scuola inglese non prevedeva lo studio dei Veleni.
    Ed Ezekiel aveva ragione. Era limitante.
    "Già..."
    Già.
    Si morse il labbro inferiore dubbiosa, mentre con le dita cominciava a giocherellare con i lacci delle scarpe da tennis. "Dici...dici che dopo la scuola potrei fare come hai fatto tu? Cioè, chiedere a Durmstrang una sorta di tirocinio per imparare anche quello che non so?"
    Limitante.
    Lei non voleva limiti, per il proprio futuro. Ne aveva già abbastanza, causati dalla maledetta condizione dettata dalla licantropia. E poteva capire - poteva sentire - la frustrazione di un altro studente nel vedersi rifiutare una conoscenza che era lì, a portata di mano, ma frenata dai pregiudizi e dalle circostanze.
    Lo lasciò parlare, e si permise di ascoltarlo, in silenzio, quasi si trovassero in un luogo astratto e non fossero due ragazzi, poco più che maggiorenni, ad una partita di Quidditch. Quasi lei non fosse più Daphne, succube dei proprio errori, alla costante ricerca di un briciolo di pace e comprensione, e lui non fosse più Ezekiel Blackwood, l'anima oscura che aveva messo sottosopra la scuola alla quale non riusciva a rinunciare.
    C'era stato un momento in cui aveva avuto paura di lui e un altro in cui aveva smesso di provarne. Un momento in cui aveva capito che non era fatta per il bianco, o per il nero, ma che la sua mente vacillava annegando in una scala di grigi che difficilmente riusciva ad incasellare.
    "Tipo?"
    Si riscosse, scuotendo la testa, solo quando le parlò di vecchi appunti.
    "Ovviamente passerò alla storia per qualcosa di fenomenale" continuò, quasi volendo stemperare l'atmosfera. Non ce n'era bisogno, in realtà: era da parecchio che non si sentiva così rilassata. "Sarò io ad inventare l'Antilupo Permanente, cosa credi?!"
    Il modo migliore per nascondere la verità è velarla di ironia. A cosa serviva il suo viaggio, in fondo, se non a scoprire sempre più cose sugli altri mannari e sulla propria condizione?
    Anche se ciò che andava delineandosi davanti ai suoi occhi non le piaceva, era sempre più semplice trovare uno schema basilare sotto una moltitudine di varianti.
    "Comunque..." - scosse il capo, riacquistando le fila della loro conversazione. "Ti darò quel nome e la possibilità di farmi prendere per il culo - No battute sconce, GRAZIE!" continuò, cercando di non sorridere. Mantenere un cipiglio serio quando si parlava di William era qualcosa che sfuggiva al suo controllo. "Se tu metterai una buona parola per un eventuale tirocinio o...che so, vedi tu, per quanto riguarda i veleni. Può andare?"
    Non ci sperava molto, in realtà.
    "William Shelby" si lasciò sfuggire, poi. "Non ho ben capito dove abiti adesso, ma dovrebbe essere a un tiro di gufo. E' un..." - come si poteva descrivere qualcuno che aveva rappresentato tutto, per lei? "...un cazzone. Rende l'idea? Ti piacerà da matti, vedrai."
     
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    Ad Ezekiel piaceva parlare, non lo aveva mai nascosto. Non però perchè amasse la propria voce o per mettersi in mostra, come molti credevano. Ad Ezekiel piaceva soprattutto condividere i propri pensieri con gli altri, non con tutti ovviamente ma con chi sapeva ascoltare, e non ne aveva incontrati molti capaci in vita sua, questo doveva ammetterlo. La Thornton a dispetto delle apparenze in quel momento gli sembrò proprio una di quelle rare eccezioni, lo stava ascoltando veramente o per lo meno gli dava questa sensazione e ciò non poteva che fargli piacere e fargli venire anche voglia di parlare ancora. Era da tanto che non riusciva ad aprirsi così con qualcuno al di fuori della sua stretta cerchia e la cosa stupefacente era che gli stava sembrando così semplice.
    Sorrise alla ragazza che annuiva a tutta la sua tirata sulla professoressa Rheon, poteva non essere d'accordo con lui e Zek non pretendeva il contrario, ma almeno aveva ascoltato il suo punto di vista senza dare la sensazione di voler giudicare, senza schierarsi. Il che era già chiedere tanto ad uno studente di Hogwarts. Sorrise ancora, in un certo qual modo contento di averla incontrata, di aver avuto quell'opportunità.
    - Durmstrang non chiude le sue porte a chi ha desiderio di imparare. Sono certo che non sarà un problema ottenere un tirocinio. La rassicurò schioccando le dita al termine della frase, come a sottolineare quanto fosse facile, quanto bastasse solo chiedere. Nessuno a Durmstrang si sarebbe interrogato sul perchè volesse imparare, su cosa avrebbe potuto fare di quella conoscenza dopo. Tutti hanno diritto di poter accrescere le proprie conoscenze e decidere di propria coscienza come sfruttarle.
    - Tipo... se ti interessa potremmo parlarne, dopo che ti sarai diplomata. Nulla che ad Hogwarts avrebbero apprezzato, questo voleva dire. Nulla di cui avrebbe potuto parlarle fino a che occupava un banco in quel castello di leccalulo ministeriali. - Antilupo eh? Ripetè assottigliando lo sguardo con interesse. - Allora sono ancora più sicuro che i miei appunti ti interesseranno. Fece una smorfia sorniona senza però aggiungere altro. Anzi, il suo sguardo diceva proprio qualcosa tipo "discorso chiuso" almeno per il momento. Ma un discorso che in futuro sarebbe stato interessantissimo approfondire e sperava che Daphne gliene avrebbe data davvero l'opportunità.
    Intanto la partita continuava, ma era evidente che ormai l'attenzione del ragazzo fosse tutta per la sua interlocutrice, così preso da lei da avvertire gli strepiti dello stadio come rumori ovattati di sottofondo, quasi del tutto esclusi dal suo udito. Le lezioni di rafforzamento della concentrazione fatte con Carradine a Durmstrang aiutavano anche in situazioni come queste, era diventato maledettamente bravo ad escludere dalla sua testa i contorni meno interessanti.
    - Ehi un attimo, no battute sconce? Non mi piace avere limiti, sono pur sempre un Blackwood! E ai Blackwood in generale e a lui in particolare non piaceva proprio accettare delle condizioni e così, anche se scherzosamente, ci tenne a sottolinearlo. Ormai che erano in confidenza. - La buona parola per il tirocinio la metterò lo stesso, i favori li faccio gratis per chi... se lo merita. Strizzò l'occhio. Per il giovane era qualcosa di molto importante quella affermazione, non poneva la sua stima in molte persone. Sperò che la biondina se ne rendesse conto e lo apprezzasse.
    - Un cazzone eh? Fece come per pensarci su, assorto nell'osservare il cielo dove i giocatori continuavano a rincorrersi sulle scope, senza in realtà vederli. - Se è così hai ragione, potrebbe davvero piacermi. Rise. Di cuore. E con quella risata accettava il fatto che la Thornton probabilmente stava implicitamente dando del cazzone pure a lui. Non era così superbo da non ammettere che in fondo a volte lo era, ci si sentiva lui stesso. L'unica cosa particolare era che lo accettasse dalla sua ex compagna di casata, ma anche quello nella sua personale visione delle cose era un'ammissione della stima che le riservava. E se tanto dava tanto già il fatto che fosse amico della Thornton era un punto a favore di questo Shelby, cazzonaggine a parte. - Ti farò sapere quando lo incontro. Aggiunse tornando a guardare lei. - Se ti fa piacere potrei scriverti ogni tanto, tenerti aggiornata. Se ti va... Continuò quasi timidamente, anche se timido lui non era proprio. Più che altro piedi di piombo, perchè non si poteva mai sapere, poteva non andarle e lui non era facile a digerire rifiuti. Di qualsiasi genere. - Preferisco parlare che scrivere lo ammetto, ma se dico una cosa poi la faccio. Sempre, anche solo per puro orgoglio. E anche perchè detestava che gli altri non mantenessero la parola con lui, quindi cercava in ogni modo di evitare di farlo lui stesso con gli altri.
    Intanto, mentre attendeva una risposta da Daphne, tutto lo stadio esplose in un boato, ed il cielo assunse un profondo color ruggine che si trasformò man mano in un rosso purpureo inquietante. Un cielo rosso sangue. La Transilvania era in netto vantaggio.
    - Spiacente per te, ma credo che quei piccoletti dagli occhi a mandorla stasera avranno bisogno di una trasfusione. Sbeffeggiò la squadra giapponese ridendosela sotto i baffi. Si sentiva già in tasca la vittoria della loro scommessa. - Serio, scorrerà rimpolpasangue a barili se i giocatori della Transilvania decideranno di festeggiare a modo loro. E questa non era propriamente una battuta ma più una reale possibilità viste le zanne in bella vista persino dalla loro postazione sugli spalti. - Onestamente, non penso di volermi trovare nei dintorni in quel caso... Ammise iniziando a sentirsi scomodo sul sedile. Un chiaro segnale che probabilmente a dispetto della piacevole compagnia non sarebbe rimasto a guardare la fine della partita viste le poche possibilità che a quel punto la squadra nipponica mostrava di potersi accaparrare il boccino. Fissò per un attimo la Thornton cercando di leggere nel suo sguardo un cenno di assenso e, curiosamente, gli parve di cogliere la stessa sensazione davanti all'eventualità di trovarsi a fronteggiare un orda di vampiri in vena di festeggiamenti. Curioso si. - Tu che dici? E già chiedendolo era quasi sicuro di trovarla d'accordo nella risposta.
     
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    Antilupo, già.


    Si voltò a guardarlo senza più prestare attenzione alla partita, e si domandò cosa ci fosse dietro quelle iridi scure. Quali segreti celasse, quali magie riuscisse a compiere che ancora a lei erano sconosciuti.
    E allora che interesse poteva avere, in quel momento, una partita da Quidditch, quando Blackwood le offriva qualcosa di ben più importante?
    Gli sorrise, inconsciamente, quando le strizzò l'occhio, scostandosi una ciocca di capelli biondi da davanti al viso, trattenendo a stendo una mezza risata. "Non dire così, finirò per montarmi la testa. E già sono a buon punto in quanto rappresentate dei Serpeverde e nuova reginetta della scuola"
    Sventolò una mano con fare teatrale.
    "Sono una vip, mica cazzi" , una vip in piena crisi adolescenziale, con un piccolo problema peloso non indifferente, ma poteva permettersi di non pensarci, in quel momento, anche se era assurdo che a farle passare il primo momento veramente piacevole di quella tappa spagnola fosse l'ex principe delle Serpi.
    "Certo che mi fa piacere" e non c'era il tempo per stupirsi di quella sincerità. "Io sono più un tipo da ascolto...ma mi piacerebbe ricevere notizie da Durmstrang e sul tuo tirocinio e sui tuoi studi e su quello che fai. Davvero"
    Sotto il limpido cielo spagnolo, entrambi in maniche corte e con l'aria rilassata di chi si sente tranquillo anche fuori dalle mura scolastiche, non sembravano tanto diversi da due normali ragazzi, anche quando entrambi si alzarono per allontanarsi in fretta dagli spalti, uno al fianco dell'altra, e Daphne si domandò quanto si potesse spingere in confidenze, con qualcuno che aveva sempre osservato con una sorta di timore.
    Eppure Ezekiel aveva smesso di essere qualcuno di cui dubitare quando aveva candidamente ammesso che ucciderla non sarebbe servito a niente, e aveva avuto ragione.
    Era stata un'onestà brutale, difficile per chiunque da accettare, ma non per lei. Aveva sempre apprezzato la sua coerenza ed era quello che cercava di fare lei ogni giorni, in ogni sua minima scelta, seguendo solo ciò che sentiva necessario per se stessa.
    Non c'era giusto, o sbagliato, c'era solo lei e che il suo egoismo la portasse a fare anche il bene altrui era solo un caso fortuito.
    "Non sarei potuta rimanere a lungo, comunque" cominciò, spinta da qualcosa che non sapeva definire se non balia degli eventi.
    C'era lui, e c'era lei, e le piaceva pensare che fossero solo due persone in mezzo alla folla festante e che non avrebbe dovuto affrontare occhiate ricolme di pietà perchè lui non sembrava proprio il tipo.
    "...Sai, l'odore dei vampiri non è il massimo per quelli come me." continuò, stringendosi nelle spalle e sorridendo appena, mentre gli camminava a fianco, senza prestare attenzione ai maghi e alle streghe che festeggiavano o cenavano fuori dalle loro tende.
    "Ma nemmeno il mio per loro, magari nei tuoi appunti c'è qualcosa che spiega anche questo?"
     
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    Quando si alzò da quel sedile seguito a ruota dalla ragazza, Ezekiel Blackwood si sentiva leggero, tranquillo, come raramente gli era capitato negli ultimi tempi se non dopo essersi scolato diverse bottiglie con Nick. Era strano provare quella stessa sensazione da sobrio, ma per niente spiacevole.
    Si infilarono tra la gente per sgattaiolare via, un'operazione più facile a dirsi che a farsi visto che erano controcorrente rispetto alla massa, ma Zek, da perfetto cavaliere quale cercava sempre di essere, fece in modo che la Thornton fosse al sicuro dalle gomitate, scansando lui come poteva le altre persone, creando con il braccio una specie di barriera intorno alle spalle della bionda pur senza toccarla. Come avrebbe fatto un bodyguard, per dire.
    Se lei nel frattempo stesse parlando lui non la sentì, non era possibile in quella condizione. Solo quando riuscirono ad uscire finalmente dallo stadio l'atmosfera si fece più tranquilla pur restando festosa, e lui potè riprendere a camminare al suo fianco. E fu allora che la sentì di nuovo parlare, anche se gli fu difficile comprenderla. "...Sai, l'odore dei vampiri non è il massimo per quelli come me." Doveva essersi perso qualcosa, una parte del discorso. Voltò la testa a scrutare sul suo profilo, ora basso, guardingo. Stretta così nelle sue spalle da ragazza in quel momento sembrava molto più piccola, più fragile di quella che pochi minuti prima si era vantata di essere la nuova regina dei Serpeverde. - L'odore... dei vampiri? Non capiva a cosa si riferisse. Lui aveva incontrato dei vampiri, anzi, nel caso di Spencer quel incontrare si poteva definire molto intimo. Anche troppo. Tutto quello che sapeva sull'odore dei vampiri era che fosse buono, talmente piacevole da non resistere, più sballante dei fumi dell'oppio. Che la Thornton fosse in qualche modo allergica? La faccenda lo incuriosì. E parecchio. Stava giusto per chiederle spiegazioni quando fu lei però a continuare, lasciandolo ancora più basito. "Ma nemmeno il mio per loro, magari nei tuoi appunti c'è qualcosa che spiega anche questo?"
    Si fermò, di colpo, in mezzo alla scia di gente che si muoveva come un'onda verso il bar. Un giovane mago mezzo sbronzo gli finì addosso ma bastò uno sguardo accigliato di Ezekiel per farlo scappare via come un coniglio. Non aveva tempo per le zuffe in quel momento, tutta la sua attenzione era per la ragazza. Non era stupido, anzi il contrario, e non fu complicato da sobrio quale era fare due più due. Era solo l'incredulità di quello che pensava di aver capito a lasciargli il dubbio. Odori... appunti... vampiri... la conclusione era scontata: - Mi stai dicendo che... che tu... Si bloccò prima di continuare, si guardò intorno in modo sospettoso ed abbassò la voce di diverse ottave: - ...Che tu sei un... licantropo? Lo sguardo sempre curioso del giovane Blackwood si affilò ancora di più in attesa di quella conferma, ma dagli occhi della Thornton capì già che era superflua. - Diamine! Questo si che è... Pensò bene a che parola usare. -... Inaspettato.
    Ora, essendo Ezekiel alquanto razzista verso un certo genere di creature, ci si sarebbe aspettati da lui una reazione di disgusto magari, e forse se fosse stata un'altra la persona che aveva di fronte sarebbe stato così. I vampiri li poteva capire, erano maledetti, ma erano anche bellissimi, potentissimi e immortali, senza contare gli orgasmi da paura che potevano farti provare... Una volta esclusa la possibilità del dissanguamento gli stavano pure bene, era per il vivi e lascia vivere o morire in pace. I licantropi li apprezzava un pò meno, quando si trasformavano con loro non c'era niente da divertirsi e poi erano contagiosi: da un morso di vampiro potevi uscire persino più felice, da quello di un licantropo no. E questo per lui faceva una bella differenza. Ma stavamo parlando della Thornton e non di un lurido lupo qualsiasi, e lei... beh lei era solo una grossa sorpresa. - Spostiamoci da qui, andiamo in un posto più tranquillo. Mi devi raccontare tutto. Tutto! Così fu la curiosità del ricercatore ad avere la meglio anche sulle sue normali paturnie da purosangue. Velocemente inquadrò un posto dove avrebbero potuto continuare a parlare in pace ed indirizzò Daphne da quella parte. Solo quando il rumore intorno a loro diventò più un brusio di sottofondo e trovarono due posti liberi a un tavolino di un piccolo chiosco un pò defilato tornò a parlare: - Un licantropo, chi lo avrebbe mai detto. Riprese allora scuotendo la testa ancora incredulo. - Non ti devi preoccupare, se è un segreto il tuo con me è al sicuro. Croce sul cuore, detto fatto. - In fondo me lo sarei dovuto aspettare, chissà perchè non l'ho capito prima. Questa affinità che sento con te, ci avrei dovuto pensare, non poteva essere casuale. Di cosa stesse parlando e il perchè di tutto quel entusiasmo probabilmente la ragazza non lo avrebbe capito, nessuno avrebbe potuto senza essere nella testa di Ezekiel. Per lui invece sembrava essere tutto così logico, il suo ragionamento: entrambi erano dei predatori in fondo, lei aveva bisogno dell'antilupo per non trasformarsi, lui delle sue medicine. Non avevano altro modo per sopire la propria sete di sangue. Erano proprio due spiriti affini.
     
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    Si fermò con lui, lo sguardo fisso su un punto in fondo alla strada che li avrebbe ricondotti al campeggio, senza in realtà vedere molto.
    Cos'ho fatto. Cos'ho fatto. Coshofatto continuava a ripetersi, respirando profondamente mentre la consapevolezza si faceva strada nello sguardo del ragazzo al proprio fianco. Affondò le unghie nelle braccia così a fondo da lasciarsi dei solchi rossi una volta che ebbe allentato la presa, riportando gli occhi di smeraldo sul profilo spigoloso dell'ex Serpeverde.
    "Un Lupo Mannaro, per l'esattezza. Già" confermò, inarcando un sopracciglio di fronte alla sua sorpresa difficile da nascondere.
    "Inaspettato?" domandò, sorridendo suo malgrado per quella mancanza di parole. Anche se non ce n'erano mai di giuste, appropriate, per rivelazioni come quella di cui si era resa artefice la Thornton.
    "Ammetto che il sole della Spagna ha aiutato, ma ti assicuro che sotto quest'abbronzatura ci sono due occhiaie da paura" ironizzò mentre si lasciava trasportare dalla curiosità di Ezekiel e dal suo andamento frettoloso, sedendosi pesantamente al tavolino logoro del chioschetto.
    "E' un segreto, già..." confermò, tamburellando le dita dalle unghie mangiucchiate sul tavolino ricoperto di petali del grosso albero che troneggiava su di loro. "Affinità...? Tu...non sei, cioè, non mi sembri...l'odore..."
    Farfugliare non sembrava un'ottima idea, comunque, anche perchè la persona che le stava di fronte tutto sembrava tranne che un licantropo. "Sai...la cosa dell'odore, no? Alcuni di noi riescono a riconoscersi così. Con i Lycan è più semplice. Quelli puzzano da morire, di salvaggio, tipo. Non so se hai presente, la carne cotta..." e qualcosa di primordiale che risvegliava ogni senso, anche quelli che per gli esseri umani erano sopiti in angoli reconditi della propria condizione.
    "E' per questo che sto viaggiando, quest'estate. Sto incontrando altri licantropi. Voglio capire come vivono..."
    Suonava stupido ogni volta che lo ripeteva a qualcuno. Stupido e privo di un qualunque fondamento. Come se avere un campione generico sui licantropi l'aiutasse a riempire le insicurezze che costantemente aveva su se stessa.
    "Se vivono in gruppo o in solitudine..." E se si sentono soli come me. "Sembra stupido. Lo so. Parlami dei tuoi appunti" e non voleva sembrare sbrigativa, ma l'inconsistenza del suo viaggiare le si palesava davanti agli occhi ogni volta che cercava un confronto.
     
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