Posts written by shadow;

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    NAAAAAAAAAAAAAAA *___________________* Corvetta!
    Oh che bello rivederti *_________* <3 io ti leggo solo ora, ma spero di essere ancora in tempo per darti il bentornata :***
    (ps, sono Artemide/Chiaru :***)
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    Sul serio, credete che io lasci l'aula di Cura delle Creature magiche, piena di creature, aperta, alla mercé di qualsiasi individuo? Soprattutto con il rischio che studenti del primo anno ci finiscano dentro e combinino il finimondo? Sul serio, quale assurda convinzione vi ha fatto arrivare a questa conclusione?
    Forse il fatto che ero stato richiamato dal custode, che mi avvisava di aver trovato dei Chizpurfle nella sua bacchetta, e con una certa urgenza mi aveva chiesto di rimuoverli e farli secchi? Io l'avevo fatto, ma durante la mia assenza, la porta dell'aula era rimasta aperta. E mai, dico, mai, mi sarei aspettato di vedere ciò che trovai al mio ritorno.
    Avevo appena aperto la porta, quando riconobbi i doxy sfrecciare per l'aula. "Cosa cazzo..." E perdonate il francesismo di fronte a due studentessi, ma non era nelle mie previsioni trovare nella stanza e soprattutto ritrovarmi quelle creature a piede libero. Una aveva appena immobilizzato un Doxy - forse cercava di rimediare al danno? E l'altra... forse doveva ancora decidere.
    "Non voglio sapere cosa ci fate qui dentro..." Feci fluttuare una gabbia sulla testa del Doxy immobilizzato dalla Serpeverde, in cui lo richiusi. "Flipendo! Flipendo! Confundus! Flipendo!" Tutta la serie di incantesimi che seguì, servì per immobilizzare e stordire le creaturine, che, una ad una riuscii a rimettere nella propria gabbia. "Anzi sì. Cosa stavate facendo?" Con il respiro irregolare per i movimenti veloci che avevo dovuto fare per rimettere tutto al proprio posto, le redarguii.
    C'erano le tende mezze rotte, i tomi che fino a poco prima erano sulla cattedra, erano sparsi per tutta la stanza. Era un disastro... "Non siete state morse, vero? Altrimenti vi devo portare in infermeria." Dopo il rimprovero, la preoccupazione. Non era da sottovalutare affatto, il veleno di Doxy. "Beh, se non siete state morse aiutatemi a sistemare quei libri, e il casino che hanno fatto i Doxy... mentre mi date delle spiegazioni. Lo sapete, che non si può stare nelle aule fuori dall'orario di lezione, previa autorizzazione, vero?" Su certe regole ero intransigente, dal momento che potevano accadere casini come... quello.
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    In quei momenti di semi-lucidità mi sentivo il verme più schifoso della dimensione magica - sì, più di DeSade. Mi stavo strusciando addosso a qualsiasi cosa respirasse, e ogni cosa che aveva forma rotondeggiante o aveva un buco, entrava automaticamente nelle mie lussuriose e perverse fantasie. Arrivato a quel punto, non le avrei di certo fermate se avessero tentato di buttarmi dalla finestra.
    E lo Stupeficium di Jamie sarebbe stata la soluzione perfetta ai miei problemi: e invece no, Fannie con un protego lasciò che l'incantesimo non andasse a segno. Era pazza! Avrei continuato a molestarle all'infinito! Cosa che feci con il corpo accasciato a terra del custode per, almeno, i successivi due minuti, prima di ricevere le direttive dalla guaritrice. Il tono era tremendamente perentorio, e se in un primo momento mi indusse ad eseguire gli ordini, una volta seduto sul lettino, ritornai a guardarla in quel modo allupato e da maniaco cui ero solito fare negli ultimi minuti. "Se no che fa signorina dottoressa? Mi sculaccia?" Il tono era provocatorio e invadente, e l'espressione, potete immaginarla. Da perfetto lussurioso. "Non vedo l'ora!" Continuai con l'intruglio nella mano destra.
    Lo stavo per versare a terra. L'avrei fatto, molto stupidamente, lo giuro, non fosse stata per l'ennesima fitta alla mandibola, nel punto dove Dylan mi aveva colpito.
    Quel sottile dolore mi fece rinvenire abbastanza da farmi riaddrizzare l'ampolla con la pozione. Un attimo solo di lucidità, di cui approfittai per buttare giù lungo la gola il liquido. Deglutii, strizzando gli occhi. Poi mi buttai disteso lungo il lettino, con ancora, l'erezione ben visibile a fare da alzabandiera. Se ne sarebbe andata anche quella. O almeno lo speravo. "La prego Fannie, quando tutto sarà finito... mi cancelli la memoria." Avevo fatto troppe cazzate.
    Come diamine avrei fatto a svolgere ancora lezioni, con la Lindey in classe?!
  4. .
    "Vedi? Non siamo qui per farti del male. Al contrario." Parlare con l'ippogrifo, guardandolo in quel modo rassicurante che riuscivo a fare solo con le creature, era la cosa migliore che potevo fare, mentre Penny risanava le sue ali con il dittamo. Doveva essere uno scambio di fiducia, qualcosa che tra persone, raramente si imparava. I sentimenti degli animali, erano più genuini e forti di parecchi individui che si consideravano umani. Loro non sapevano mentire.
    Il guardiacaccia piuttosto trafelato - come biasimarlo? - mi aveva raggiunto per chiedermi aiuto. Annuii all'uomo - "Certo, ci penso io. Per l'Herbivicus, credo che possa funzionare, se le fiamme hanno risparmiato le radici dell'erba… bisogna provare!" Aveva detto Thestral, e in quel preciso istante mi tornò in mente Death. Stava bene, doveva stare bene.
    L'unico Thestral ritrovato era uno delle cucciolate. Gli altri avevano trovato il modo di mettersi in salvo oppure, intelligentemente, non si erano fatti prendere dal panico. Lanciai uno sguardo alla Lane, dovevo ancora risponderle e mi ero fatto prendere dalla preoccupazione per Death. "Usalo tutto il dittamo, dovrebbero rimanere ferite superficiali, che non ci metteranno molto a rimarginarsi autonomamente. Vado a dare disposizioni agli altri ragazzi, nel frattempo… tieni buono l'ippogrifo, non appena ci sarà possibile lo riporteremo insieme alle altre creature nel recinto."
    Mi fidavo di Penny, aveva dato prova di saperci fare con gli ippogrifi, se solo lo avesse voluto, chissà cos'altro era in grado di fare!
    Raggiunsi gli altri studenti poco distanti, richiamando la loro attenzione. "Hawthorne e Russo, che cosa state facendo con ago e filo?" Per la Morgana, gli Unicorni NON AVEVANO LE ALI. Che cosa stavano cercando di ricucire?! E poi che cazzo - scusate il francesismo -, ci faceva uno studente con ago e filo? Indicai loro come a tutti i compagni la posizione di Ted, sperando che smettessero di torturare l'animale e ricucire ali immaginarie. Non volevo sapere quali altri danni avessero combinato. "I ragazzi del I, II e III anno raggiungano il guardiacaccia, ha bisogno di voi. Gli altri, vengano con me insieme alle creature." A rigore di logica, dovevano rimanere: Blackwood e la Serizawa con i due unicorni, la Lane con un ippogrifo e, l'altro ippogrifo con me -che andai a recuperare, lasciando andare in infermeria la Carter in compagnia di Grindelwald-, la McKenzie con il Clabbert, l'Augurey dei due Serpeverde che recuperai insieme all'ippogrifo, il cucciolo di Thestral e le fate che erano con Sonia. "Sonia, perdonami, riesci ad accompagnare anche l'ippogrifo insieme alle fate?" Avevo recuperato il cucciolo di Thestral, insicuro se la docente fosse stata in grado di vederlo o meno, e un Augurey, non sarei riuscito a portare nei recinti anche l'ippogrifo.
    Tutti gli altri studenti dovevano aver raggiunto il guardiacaccia. "Chi ha Ippogrifi o Unicorni al seguito li riconduca ai recinti." Avrei riportato anche il cucciolo di Thestral insieme ai suoi simili e poi, avrei liberato l'Augurey nella foresta.
    Riportati i cavalli al loro posto, feci in cenno a Sonia.
    Nel cielo aveva appena sfrecciato una richiesta d'aiuto, un sottile e fumo rosso. "Guarda. C'è qualcuno in pericolo. Andiamo!" Così avremmo anche riportato le fate e l'Augurey al loro posto. Che poi, doveva già stare meglio il rapace, visto il modo in cui guardava le fate volare. Doveva iniziare a sentire un certo languore.
    "Ragazzi, io e la Murray andiamo a cercare chi ha lanciato quell'incantesimo, voi rimanete qui. E se vedete altre creature in pericolo, sapete cosa fare!" Dopo un cenno del capo mi immersi nella foresta.
    Non c'era più il fuoco, ma era comunque inquietante quello che era rimasto della foresta. "Non dovremmo essere lontani…" Guardai verso il cielo, ritrovando, mano a mano, il tragitto per trovare il punto esatto da cui era stata lanciata la richiesta d'aiuto.
    Ci vollero diversi minuti, prima di ritrovarla. Era la Primrose. "Signorina Primrose, sta bene? E' ferita? …si è persa?" E quelle che le volteggiavano intorno erano fate? "Direi che abbiamo trovato le vostre compagne!" Mi rivolsi alla nuvola di fate che erano con la Murray. "E tu non ti agitare… ora libero anche te…" L'augurey stava andando in visibilio alla vista di tutte quelle fate! Dovevo solo trovare un cespuglio di rosa canina. Non del tutto bruciato almeno. Mi allontanai il tempo di riconoscere un cespuglio adatto a lui, che feci rinvigorire con un colpo di bacchetta. Cercai di nasconderlo all'interno, così come un Augurey in completa autonomia avrebbe deciso di fare. "Arrivederci bello!"
    Tornai dalla professoressa Murray e dalla Corvonero Primrose. "Torniamo dagli altri… coraggio." Dovevo anche sincerarmi delle condizioni della giovane Carter!
  5. .
    Le gambe della Lindey erano così invitanti, e anche il suo profumo, e le sue labbra? Sapete quante cose ci avrebbe potuto fare con quella bocca? No, non urlare, così mi stava rincoglionendo! "Che c'è, Lindey, non vuoi? Eppure non sembrava, sai, una che va in giro mezza nuda se la cerca..." Che cose assurde stavo dicendo? Se avessi avuto un minimo il controllo di me e delle mie sensazioni mi sarei gettato dalla finestra per quello che avevo detto, e invece mi stavo strusciando alla Serpeverde e le stavo infilando le mani ovunque.
    Finché la provvidenziale Xena non arrivò a salvare Jamie. E porca Morgana, sul serio, non avrei più avuto il coraggio di farmi vedere da lei, dopo quell'esperienza. Si aggrappò alle mie spalle, togliendomi da addosso alla Lindey, per poi, inaspettatamente, colpirmi con un gancio in volto. Uno dei punti più dolorosi dopo la carotide e lo sterno: la mandibola. Mi beccai anche del maiale, che udii a stento, visto che il dolore mi aveva stordito. Mi ero allontanato, mentre lui si preoccupava della studentessa. Mi reggevo la mandibola e mugugnavo di dolore - il lato positivo era che non stavo pensando a dove pucciare il biscotto. Almeno finché non tornò Fannie - . La mia tazza tornò ad essere lei, e quello che nascondeva sotto la divisa. Allupato e stralunato guardavo la donna esercitare il suo lavoro, prima con Jamie, che aveva tutte le sue buone ragioni se mi guardava terrorizzata o arrabbiata, poi con l'uomo, che dovette pietrificare ad un suo urlo poco mascolino.
    "Qualcosa che mi faccia andare a letto con lei andrà benissimo." Dovetti chiudere gli occhi per smettere di avere fantasie sessuali sul suo fondoschiena, e anche mordermi la lingua, possibilmente. "Volevo dire dormire. Dormire mentre lei si assicura che non faccia altre idiozie." In fondo doveva pur avere una durata quell'effetto, no? "E se prendessi entrambe le pozioni?"
    Poi Fannie si azzardò a chiedere aiuto e, mai poteva fare cosa più sbagliata. Riaprii gli occhi di scatto e, puntando la donna che cercava di reggere Dylan, mi avvicinai. "Vengo io!" Anticipai il mio arrivo e, con una mano cercai di reggere l'uomo e, con l'altra, andai ad abbracciare l'infermiera. Una serie di abbracci molesti, durante i quali toccai i due fondoschiena senza ritegno. Sia quello di Dylan, sia quello di Fannie, che strizzai a mano piena. "Così va bene? Lo sto reggendo abbastanza bene? O devo fare più forte?" Perversione livello massimo, rifilai alla donna una poderosa pacca sul sedere e mi strusciai al suo corpo e a quello semisvenuto dell'uomo.
    "Porca Morgana mi scusi, miscusi non volevo! Mi addormenti, la prego!" Momento di lucidità, per rendermi conto di quello che avevo appena fatto.
  6. .
    Forrest vai ad occuparti dei Thestral, per favore. Io non li vedo, lo sai.. Quelle parole mi avevano agitato e non poco. Mi ero chiesto per tutto il tempo se Death si fosse trovato tra loro, per poi arrivare alla conclusione che lui, probabilmente, era l'unico Thestral che non amava stare nel branco, quindi doveva essere in giro, lontano da quella confusione, da quell'inferno.
    Oppure ero solo bravo a mentirmi, proprio come facevo con Melinda. Lei stava bene, era al sicuro, l'avrei trovata e salvata.
    Serrai la mandibola e assottigliai lo sguardo, cercando di far capire all'Ippogrifo accovacciato a terra che non c'era motivo di agitarsi. Ted - da quel giorno credo che gli avrei cambiato il nome in Salvatore -, arrivò con del dittamo. Di certo non sarebbe bastato per tutte le sue ferite, ma per quelle più dolorose sarebbe stato sufficiente.
    "Eccomi prof, cosa vuole che faccia?" - "Lane! Vieni pure… sai come fare, e credo che al momento sia troppo esausto per rifiutarti. Credo anche che abbia capito che il pericolo non siamo noi…" Ma i Draghi e il loro fuoco. Penny riuscì appena in tempo a chinarsi ed avvicinarsi, che un nuovo e profondo ruggito scosse le creature dal loro stato di apparente calma dopo la tempesta. L'ippogrifo si agitò, stridendo con il becco affilato e, cercando di rimettersi in piedi. Muoveva le zampe e piegava le ali, ma ad ogni movimento, le escoriazioni gli procuravano fitte lancinanti di dolore e un lamento straziante gli usciva dalla gola. Feci allontanare Penny. Non era sicuro stare vicino al suo becco in quel momento. "Calmati bello, non verranno qui, sei lontano dal pericolo." Le parole non avrebbero funzionato granché, dovevo escogitare un metodo più valido per calmarlo. Presa la bacchetta e, cercando sempre di non pensare a Death in pericolo, gli lanciai un Confundus. In quel modo avrebbe perso per un attimo la cognizione di quanto era successo e avrebbe smesso di scalciare imbizzarrito rischiando di lacerare qualsiasi cosa e persona con i suoi artigli e il suo becco.
    "Prendi un po' di dittamo Penny, cerchiamo di risanargli per prima cosa le zampe… sono quelle più bruciate e che gli fanno più male. Poi con quello che rimane, passiamo alle ali e al collo… Fagli capire che lo vuoi aiutare, e che non gli farai del male e non ti vedrà come una minaccia." E lo so che era facile da dire, ma se non agivamo in quel modo, le ferite si sarebbero sporcate ancora di più, infettate e peggiorate.
    Cercai di infondergli tranquillità e sicurezza, mentre gli accarezzavo la testa con la mano destra, con la sinistra cercavo di prendergli la zampa anteriore. "Buono bello, adesso guariamo queste bruciature, così poi starai meglio." Cercai anche di attirare la sua attenzione, in modo che se si fosse imbizzarrito se la sarebbe presa con me e non con la Lane. Non me lo sarei perdonato.
    L'ippogrifo era steso e nonostante i muscoli in tensione, collaborò. Misi più gocce sulle ferite più profonde e, qualcuna in meno su quelle più superficiali. "Il resto mettilo sulle bruciature sulle ali." Passai la boccetta a Penny, continuando ad accarezzare l'ippogrifo. Le sorrisi, incoraggiandola. Ormai doveva averne abbastanza di Ippogrifi, dedussi. "Stai già meglio, vero?" Gli occhi di quella creatura erano qualcosa di strabiliante, anche paralizzati dal terrore. Si stavano calmando però, così come l'agitato battito cardiaco.
    Parecchie ferite e bruciature si erano risanate.
  7. .
    Ero affacciato dalla finestra dell'ufficio quando le fiamme lambirono parte della foresta. La cosa strana era che stavo guardando proprio in quella direzione, attratto e incuriosito dalle figure dei draghi. Di tanto in tanto avevo notato spuntare le ali, a volte le lunghe code, dagli alberi.
    Poi il fuoco.
    Maledetto Moon e la sua geniale idea di far pascolare lucertole cresciute e sputafiamme nella foresta. Le creature avevano timore del fuoco, si sarebbero spaventate, agitate… sarebbero state in pericolo. Automaticamente avevo chiuso la finestra ed ero corso fuori, percorrendo con foga i corridoi e le scale, fino a raggiungere il portone che mi avrebbe condotto alla foresta.
    Non ero evidentemente l'unico ad aver assistito alla scena, perché mentre un denso fumo danzava in cielo, ad arrivare insieme a me furono la docente di Incantesimi, Sonia, e il secondo guardiacaccia, Forrest. Arrivò perentorio l'ordine del primo, che ci indicò il fulcro dell'incendio. Ubbidii, strinsi la bacchetta tra le dita e richiamai il Patronus. Quello sarebbe servito per chiedere ancora aiuto, e l'argenteo orso polare dalla mole possente corse fino al castello. In seguito a suon di aguamenti, acqua eructo e glacius, cercai di spegnere le fiamme e di prevenire l'estensione dell'incendio, congelando le parti interessate. "Ci vorrebbe una meteofattura." Quella ci avrebbe aiutato parecchio.
    L'odore nell'aria era acre. Tra arbusti fumanti, lamenti di creature in lontananza e quelle che ci sfilavano accanto, la situazione cominciava a farsi tragica. Passarono minuti che sembrarono interminabili, fino a che non ci raggiunsero i rinforzi. L'aria era rovente, il fumo stordiva e avvelenava i polmoni, facendo tossire fino ad avere l'impressione di sentirli uscire fuori. "Chi lo sa fare, usi il testabolla, gli altri studenti qui!" Stando ai programmi, erano i ragazzi del secondo anno che avevano bisogno di aiuto con quell'incanto. "Vi permetterà di respirare anche nel fumo… Testabolla!" Aiutai qualche ragazzo, poi, senza perdere altro tempo tornai a spegnere le fiamme a suon d'incantesimi.
    Speravo davvero che dalle fiamme non fossero nati Ashwinder, o sarebbe stata la fine.
    La scena che rimase quando le fiamme vennero arrestate, gelò il sangue nelle vene, nonostante la temperatura rovente che ancora si respirava. Anapneo. La creatura su cui era chinato Ted era un Unicorno. Corsi da lui, riconoscendo all'altezza della sua coscia il sangue argenteo brillare e scendere fino al terreno. "Non siamo propriamente delle vergini, spero che non si agiti troppo per questo..." Più che una battuta, era un auspicio.
    Aiutai i due a trasportare la creatura fuori dalla foresta, cercando di non incespicare nelle radici degli alberi. Poi, il panico. Death. Death ci andava a caccia nella foresta. Dov'era il Thestral? La sentii: la disperazione premeva sul mio corpo facendolo fremere. Fischiai a lungo, osservando il cielo. Sarebbe comparso, l'avrei visto arrivare in volo da tutt'altra direzione. Non poteva essere stato coinvolto nell'incendio. Non poteva.
    Eppure, una possibilità c'era che fosse stato coinvolto. Tornai nella foresta, cercando. Cercavo lui, ma quello che vedevo non erano Thestral. Non era Death. Erano creature in pericolo, soccorse dai ragazzi e dagli altri adulti presenti. Lì Death non c'era.
    Continuai a cercarlo, finchè uno stridio e uno schiocco di becco attirò la mia attenzione. Era un ippogrifo, lo intravidi tra due arbusti completamente bruciata, faticava a stare sulle zampe, aveva le piume delle stesse incenerite e si intravedeva la pelle lezionata. Sanguinava. Doveva aver corso tra le fiamme e, in quel momento ci feci caso, anche le piume delle ali erano bruciate. Non riuscì a reggersi più in piedi, si lasciò cadere a terra. Dovevo portarlo fuori di lì.
    Mi mostrai, superando gli alberi dietro i quali mi trovavo, mi inchinai fin dal principio, osservandolo negli occhi. Era agitato, spaventato. Non sarebbe stato facile avvicinarlo. Mi fermai non appena lo vidi schioccare per la seconda volta il becco, ancora più allarmato. Rimasi ad osservarlo, pregando che facesse in fretta. Bisognava agire immediatamente su quelle bruciature.
    Coraggio. Fidati. Mi scrutò negli occhi, poi, impercettibilmente, piegò il capo verso il terreno. Il massimo dell'inchino che riuscì a fare.
    Era andata. Lo raggiunsi, senza fare movimenti bruschi. Non poteva camminare, era evidente, così, dopo aver rinfrescato con un getto d'acqua le sue ferite, mi applicai in un Wingardium Leviosa particolarmente impegnativo. Dovevo far fluttuare un Ippogrifo fino all'esterno della foresta, e non sarebbe stato facile. "Calmo... andrà tutto bene." La stessa identica cosa che mi ripetevo ogni momento, quando mesi prima mi ero trovato ad Azkaban.
    Sarebbe andato tutto bene.
    Riuscìì a portarlo fuori, dopodichè alzai la voce verso i presenti. "Qualcuno qui! Ho bisogno di aiuto per questo ippogrifo."
  8. .
    Mantenere la faccia premuta contro il cuscino con il rischio di soffocare era l'unica cosa che mi impediva di avere fantasie sessuali su qualsiasi cosa avessi visto in quella stanza. Avrei trovato un uso sessuale per qualsiasi oggetto lì dentro, anche per un laccio emostatico.
    "Lindey! Magari il problema fosse la faccia!" Ruggi dal cuscino, che ovattò la voce. Non feci tempo a risponderle che quella si mise a piangere. Mi ero imposto di non vedere, non di non udire. *E adesso che ho detto di sbagliato?!* Madornale errore, spinto dalla curiosità di constatare se era colpa mia, mi voltai. Il tempo necessario per vedere volare una ciambella, vedere la Lindey essere schivata per magia di Merlino, la sexy Fannie, e un moro ricciolino dagli occhi scuri in assetto di guerra. Idiota rantolante? Ma io l'avrei sodomizzato a quello, altroché. «Xena, è stata colpita, insieme a… questi altri ragazzi, da un potente maleficio. Vi ho condotti qui per assicurarmi che non vi sia stato fatto nulla di male» Ero decisamente finito in un covo di pazzi, e io lì dentro ero il più sano.
    Il più sano, che fissando la ciambella finita per terra, cominciava a fare fantasie perverse sul suo buco. "Quella ciambella ha un buco…" Rantolai, sentendo di nuovo il muscolo là in basso spingere verso l'alto. Perché mi ero girato? Perché?! Mi costrinsi a non guardare la ciambella, ma l'occhio finì sulla principessa guerriera, e mi sorpresi a fissargli la linea delle spalle, i pettorali contratti e l'espressione minacciosa. Da quando avevo pensieri omosessuali? "Senti principessa guerriera con il pisello, idiota rantolante te lo dici davanti allo specchio!" Mi ero quasi alzato in piedi, quando per ascoltare la voce di Fannie che cercava di calmarmi, spostai gli occhi verso sinistra, incontrando la Lindey.
    E non avevo mai fatto caso a quelle divise, con quella gonna così corta. …la camicia bianca, talmente trasparente che potevo immaginare tutto… E chissà se avevano le autoreggenti le studentesse di Hogwarts! «Professor Lafferty, cerchi di chiudere gli occhi e di rilassarsi, pensi ad una spiaggia tropicale o ad un luogo che la rilassa, in cui è completamente solo » Vacca Morgana, Fannie aveva ragione, dovevo chiudere gli occhi. Stare calmo, non pensare.
    Cazzo, la Lindey era una studentessa! Andava contro ogni mia etica morale!
    Con uno scatto portai le mani al volto a coprire gli occhi. Dovevo rilassarmi, pensare ad una spiaggia tropicale, un luogo che mi rilassava… allora era meglio una foresta nel cuore dell'Amazzonia. Il rumore dell'acqua che sgorga, della fauna endemica… ero solo.
    Solo… Certo, solo finché acquattata e con movenze feline non mi raggiunse un'amazzone dai capelli fluenti e fulvi, insieme ad un bel moro riccioluto che giocava con il suo dito nel buco di una ciambella. Quella era una tortura. Una tortura di pessimo gusto. - "Infermiera Fannie, non funziona!" Allarmato riaprii gli occhi quasi sbarrandoli. La scena che si presentò non fu comunque molto diversa: la rossa c'era e anche il moro ricciolone. L'unica che era sparita era proprio Fannie!
    "Lindey per favore, copra quelle cosce." Rantolai, trattenendo a stento la voglia di alzarmi da quel lettino e avventarmi sulla rossa. Deviai l'attenzione da lei al ricciolino che si atteggiava ancora da principessa guerriera, ancheggiando e guardando tutti con la sua espressione severa. "E tu… tu…" Stavo per dire una cosa non ripetibile. Mi morsi la lingua appena in tempo abbassando lo sguardo.
    Errore madornale, rividi la ciambella. Beh, meglio la ciambella di una propria studentessa o del custode della scuola! Così non riuscii più a resistere, mi alzai e raggiunsi il dolciume, lo raccolsi e cominciai a girarci dentro l'indice, guardandolo come se fosse un'incantevole Veela. Vola fantasia, vola.
    Mi fissai su quella, girando per la stanza senza guardare realmente dove mettevo i piedi, tant'è che andai a cozzare contro quello della Lindey. O meglio, contro le sue gambe affusolate. E io le avevo detto di coprirle, quelle cosce. "Hai visto com'è bello il buco di questa ciambella Jamie?" Soffiai con voce roca, prendendole la mano e infilando anche il suo indice nell'appiccicoso e zuccherato pertugio. "E la tua ciambella com'è?" Mi accostai con il corpo, - Morgana mi perdoni per quello che feci -, premendo il bacino contro di lei. "Me la fai provare?" Rantolai. Strinsi troppo forte la ciambella nella mano - quella si frantumò, spargendosi sulle gambe della rossa - e mi buttai su di lei, sul lettino, andando a toccare le cosce della Serpeverde in una lussuriosa risalita fatta di carezze, diretto verso la sua ciambella. E chi l'avrebbe immaginato che quella che avevo appena distrutto non era una banale ciambella ma il disco rotante di Dylan Xena Principessa custode guerriera?
  9. .
    Chi la fa l'aspetti, mi avevano insegnato, peccato che dopo aver ripagato Dafne con la stessa moneta, avevo ritenuto chiuso il discorso. Errore madornale.

    Non c'era motivo di imbarazzarsi: Astrid non poteva vedere i Thestral, quindi era anche normale non conoscere la loro posizione.
    In seguito annuii alla sua domanda, ricordando il motivo per cui avevo chiamato Death in quel modo.
    Anche io, come alcuni di loro, da ragazzo ci avevo messo tanto ad accettare la morte, e avevo voluto ricordarlo così. La morte non doveva essere vista come il nemico. Non era una cosa evitabile. Era così e basta, non si poteva odiarla. Si poteva odiarne le cause, il destino, i fautori, ma non la morte in sé.
    "In fondo, la morte, è una delle poche certezza che abbiamo nella vita." E lui era una delle mie certezze, ecco perché gli avevo dato quel nome.
    Non strinsi il polso di Astrid quando si ritrasse, ma anzi, le diedi tutto il tempo per abituarsi mentalmente a quel contatto e riprovarci. "Dev'essere strano toccare qualcosa che non puoi vedere." Più che un commento sembrava un'ammissione. Potevo solo immaginare quello che lei poteva provare.
    «Potrei carezzargli il costato? Sono curiosa di come potrebbe essere ma non saprei nemmeno dove mettere le mani...» "Certo." Le sorrisi, spostandomi lateralmente di qualche passo, fino a finire proprio di fronte all'ossuto torace del Thestral. Lui, dal canto suo, con i grandi occhi vitrei ci lasciava fare, piegando il collo e guardandoci incuriosito. "Segui la mia mano. Qui, sono le costole… Senti sotto la pelle?" Non poteva di certo essere definito un animale morbido spigoloso com'era. Feci scorrere la mano sulla cassa toracica, per poi staccarla e spostarla leggermente più in alto, e più verso Astrid. "Queste invece, sono le ali. Sono come quelle dei pipistrelli…"
    «Professore? Avrei una domanda...perchè i Thestral sono invisibili? Invisibili per chi non ha visto la morte intendo... Non c'è un qualche tipo di leggenda o una tesi in merito? E perchè proprio questo evento, l'aver visto la morte, ti permette di vederli? Cos'è che cambia?» - "Leggende non ne conosco. Credo sia la magia del Thestral, che si lascia vedere solo da chi ha elaborato il concetto di morte, accettandola come parte della vita, dopo un'esperienza così diretta come l'aver visto morire qualcuno.
    Sai, ci sono stati casi di persone che anche giorni dopo aver visto morire qualcuno, non sono riusciti a vedere i Thestral. Solo dopo aver elaborato il lutto sono riusciti a vederli. Quindi credo sia una cosa che scatta a livello… mentale.
    "

    Spolch. Mi voltai di scatto, qualcosa mi aveva colpito. Non so, un siluro di un Abraxas era arrivato fin lì?
    Mi guardai la schiena, corrucciato. Era fango. Per Morgana! Ci avrei scommesso il dito medio che era stata la Monroe. Difatti eccola lì, con la sua aria da angelo, e la coda da diavolo che frustava l'aria colpevole, e si nascondeva dietro alla spiegazione del tour in sella ai cavalli. "L'hai vista, vero? Mi ha tirato una palla di fango." Oh sì, Astrid era la mia testimone! Questa, Miss simpatia Monroe, me l'avrebbe pagata. La squadrai in tralice, sfilare per il recinto fino a raggiungere il più irrequieto di carattere, dei Thestral. Quella era guèra.
    "Andiamo!" Feci capire alla Caposcuola di Grifondoro dove e come, doveva mettere i piedi per riuscire a salire in groppa a Death, che mansueto e docile si chinò piegandosi sulle zampe. La aiutai, e in seguito, montai a mia volta sul Thestral, davanti alla studentessa. "Cerca di reggerti, ora si rimetterà in piedi e partirà." Immaginai che Astrid non era abituata a stringersi a un professore, e poteva risultare in un qualche modo imbarazzante, così con una certa sicurezza le presi le mani e la tirai più vicino. Allacciandogliele all'altezza dell'addome. Il modo più facile per non farsi prendere dall'imbarazzo, era essere sicuri di quello che si stava facendo, che era tutto normale, perché quella era una lezione! Una lezione interattiva! "E' un po' spigoloso…" Quasi mi giustificai per la caratteristica di Death, che non era il massimo della comodità.
    Quello in tutta risposta si alzò e facendo da aprifila, cominciò a fare i primi passi per poi aprire le ali da pipistrello, cominciare a scuoterle e dopo uno slancio, alzarsi in volo. Una partenza turbolenta, per i passeggeri. Per lui era tutto normale, ma anche per il sottoscritto, visto che ormai ci avevo fatto l'abitudine. Per Astrid, però, essere sballottata qua e la, non doveva essere proprio divertente.
    Il bello arrivava dopo, quando sentivi solo il vento e il rumore delle ali di Death che sferzavano l'aria.
  10. .
    "Sto bene, davvero, non è niente. Solo un contraccolpo! Posso andare!" Cercai di allontanare l'infermiera della scuola con un braccio, spingendola verso l'esterno. Mi avevano accompagnato fino ad un lettino in infermeria e mi ci avevano piazzato sopra come se fossi stato in pericolo di morte. Ero solo stato investito dall'onda d'urto dell'esplosione e mi era anche andata bene, dedussi, dopo aver visto com'erano ridotti gli altri.
    Avevo semplicemente urtato la parete del corridoio al mio fianco e sbattuto un po' la testa. Starnutito dopo aver inalato il polverone colorato dell'esplosione e… niente. Finita lì. Non mi ero accorto di altro in particolare. Le mani erano al loro posto, le gambe anche, la faccia non era un'opera di Picasso, quindi… - "Sto benissimo!" Insistetti, cercando di mettere giù una gamba dal lettino. La signorina Fannie sapeva essere davvero insistente, e si era sporta fin troppo per cercare di bloccarmi. Talmente tanto che sentivo il respiro della donna sul viso.
    Talmente tanto che alzai lo sguardo e me la ritrovai ad un palmo dal naso, con quegli occhi grandi e preoccupati da riuscire a rapire l'attenzione di chiunque con un solo sguardo.
    Talmente tanto che gli occhi percorsero la divisa bianca, che si stringeva all'altezza della vita da un candido laccio bianco e ne disegnava le forme discrete. Non prorompenti come vuole le infermiere la perversa fantasia maschile, ma asciutte, giuste, lineari. Perfette.
    Talmente tanto perfette, che incominciai a stare stretto nei miei pantaloni e, con le gambe divaricate nel tentativo di balzare giù dal letto, si notava benissimo il rigonfiamento all'altezza del cavallo delle gambe.
    "Porco Merlino!" Scattai, ricomponendomi all'istante: mi rimisi sul lettino, seduto, e portai le ginocchia quasi al petto, abbracciandole. Che stava succedendo? Non mi era mai capitato.
    Chiusi gli occhi, strizzandoli con forza, ma quello che accadde nella mia mente fu quasi peggio. Si delineò perfettamente l'immagine dell'Infermiera che scioglieva il nodo del camice e lo lasciava scivolare a terra, dopo avergli fatto percorrere la linea elegante delle spalle e delle braccia, lasciando il corpo nudo in bella vista, di fronte a me. Mi prendeva le gambe, le stendeva, e saliva sul lettino, completamente nuda, e audace, con le movenze di un gatto mi saliva sopra percorrendo con le mani le gambe chiuse dai jeans, risalendo con carezze, guardandomi dritto negli occhi, voluttuosa, fino ad arrivare alla patta dei pantaloni, slacciarla e…
    "ALALLAAAALAAAAAAAAH!" Un urlo da principessa guerriera (con voce maschile) in quella stanza mi distolse da quel sogno del tutto pornografico ad occhi aperti. Non ero solo in infermeria.
    Ebbi timore di aprire gli occhi e con un gesto veloce all'Infermiera, cercai di congedarla. "Non sente? Hanno bisogno di lei!" e non appena sentii il rumore dei passi più lontani dalla mia posizione, mi sistemai a pancia in giù sul lettino, abbracciando il materassino per cercare di nascondere l'evidente erezione. Riaprii gli occhi solo in quell'istante e riconobbi anche la voce della Lindey. Non sembrava molto tranquilla nemmeno lei… ma… quel pappagallo che era sulla mensola. Merlino, aveva una forma tonda, perfetta, lineare… sensuale. Ci sarebbe entrato alla perfezione…
    "Oh vacca Morgana!" Un sussurro che sembrò quasi un gemito mi sfuggì dalle labbra e affondai la testa nel cuscino, dopo essere andato a reggermi il goldmember. The big goldmember.
    Tutto quello che stava accadendo non era normale. Non era affatto normale, fare pensieri sconci su una donna appena vista, ma ancora meno su un pappagallo per urinare.
    "No, non credo di stare per niente bene." Soffocai quelle parole nel cuscino, con la paura di alzare la testa da lì. Stavo combattendo di nuovo con l'immagine di Fannie senza camice…
  11. .
    Dopo l'incidente con i due Serpeverde, le mani porcelline di Brando e le battute che più porno non ce n'erano, arrivò la Peverell! Sì, proprio lei, che mi raggiunse con passo da chi non promette nulla di buono, strillando come una Dolores Umbridge a cui hanno appena distrutto l'intera collezione di gattini su piatto. Sventolava una pila di fogli che mi piazzò nelle mani non appena mi fu di fronte.
    Centosettantacinque pagine di rapporto di quanto era successo durante la mia assenza, e non so perché, ma a guardarla dritto negli occhi, non mi faceva immaginare che si trattasse proprio di una cosa che aveva fatto per gentilezza nei miei confronti. Anzi.
    "Grazie Peverell. Così potrò aggiornarmi in tutta calma." - "Se vuole posso anche passare per discuterne! Sarei felicissima di aggiornarla su quello che si è perso!" - "Apprezzo molto, direi però che è il caso di parlarne in un altro momento. Ora pensiamo alla lezione!" Oh sì, un altro momento. Più avanti. Molto più avanti.
    Ma non potevo delegare quei noiosi compiti da capocasa a qualcun altro? Che so… alla Monroe! No vero? Non era possibile? Porco Salazar, quella patata bollente era tutta per me, lo avevo capito.
    Con un sorriso, e una pacca sulla spalla lasciai che la cara Peverell tornasse ai suoi doveri accanto ai compagni.
    Ma a proposito di Monroe: Dafne si stava evidentemente divertendo un mondo, a continuare quella sua personale vendetta.
    - Ohhhoho, quanto amo il karma...- Stava scherzando? La guardai in tralice, senza riuscire ad elaborare una risposta a tono. Me l'aveva fatta, quella streghetta bionda, per le calze sporche di Morgana. …E non era finita lì!
    -Hai una cosina...- Indicò il naso, che istintivamente andai a guardare. In realtà non riuscii a fare niente se non ad incrociare gli occhi per qualche secondo. Me l'aveva fatta un'altra volta. Ma questa non l'avrebbe passata liscia! Quando meno se lo sarebbe aspettata… zac!
    Così, mansueto come un agnellino, le lasciai spiegare la lezione del giorno, ben protetta dallo sguardo degli studenti e dalle distanze che aumentò, raggiungendo i recinti dei cavalli alati. Era brava a spiegare. Troppo brava. Tant'è che specificò anche il piccolo particolare del mai stare dietro ad un cavallo. Sperai che quel particolare sfuggisse a Lee e Blackwood.
    Solo quando i ragazzi si avviarono verso i cavalli per l'esercitazione, mi avvicinai alla staccionata a cui era appoggiata Dafne, quella dei cavalli alati, che avrei dovuto sorpassare per raggiungere quello dei Thestral. Nel camminare, andai a recuperare con la mano destra una piccola quantità di fango che mi era rimasta sulla schiena, attaccata all'impermeabile militare e, nel passare di fronte alla bionda, le feci un regalino: una dispettosa carezza sulla guancia, sporcandola di fango.
    "Hai una cosina… lì…" Le feci eco con un sorrisetto, indicando la guancia per qualche istante. Subito dopo mi recai - finalmente realizzato - al recinto dei Thestral.
    "Professore? Prima ovviamente non voleva dirci di andare dietro i cavalli vero? E' stato un lapsus ù_ù?" Cos'avevo sperato poco prima? Devo ricordarmi di smettere di sperare, poiché nel mio caso le speranze sono sempre le prime a morire. Lanciai uno sguardo accigliato al Serpeverde, davvero stava mettendo in dubbio la mia integrità morale, con quella domanda? "Ovviamente Lee! Non metterei mai in pericolo la vita di due studenti diligenti come voi!" Non li avevo spediti la dietro con la speranza che i cavalli gli assestassero due belle zoccolate di rovescio, ma solo una puzzetta... O due!
    Abbozzai un sorrisetto in loro direzione, per poi raggiungere il recinto dei Thestral.
    C'era la Lestrange, che guardava un punto impreciso all'interno del recinto. Era evidente che non li vedeva, perché …"No, lì non c'è nulla, Astrid." Mi avvicinai alla studentessa, richiamando la sua attenzione. "Ti faccio conoscere Death. Vuoi?" Le rivolsi un breve sorriso mentre quello, sentendo il suo nome, superava gli altri Thestral e si fermava a qualche metro dal recinto, proprio di fronte a me e alla Lestrange. "Prendi un pezzo di carne. E stai tranquilla, non ti morderà. I Thestral sono buoni. Death in particolare…" L'affinità che avevo con quella creatura qualche volta mi disturbava. Lo guardavo negli occhi e rivedevo me stesso, non solo in un banale riflesso d'immagine, ma una sorta di riflesso dell'animo.
    "Coraggio, vieni." La precedetti, scavalcando il recinto. Placido e tranquillo, il Thestral osservò prima me, poi Astrid, puntando il trancio di carne che teneva nelle mani. "Alza il trancio, circa all'altezza della tua testa. Tieni il braccio teso." Le diedi quelle indicazioni, conscio del fatto che di li a poco se la sarebbe sentita tirare via dalla mano da una forza che non poteva vedere, e l'avrebbe vista fluttuare in aria, e, dilaniata poco a poco, fino a scomparire.
    "Alza l'altro braccio e apri la mano." Indugiai sul viso della ragazza, sperando che si fidasse. E lo sapevo che ero un poco di buono, come soggetto, ma nel mio lavoro qualche competenza ce l'avevo, no?
    Le afferrai il polso, e la feci spostare fino a mettersi di fronte al collo magro del Thestral. "Ora, toccherai il suo collo… Non è proprio come quello degli Abraxas, quindi, non spaventarti." Le dissi, facendole posare lentamente, la mano sul collo magro della creatura.
    Si sentivano i tendini, la muscolatura, le ossa…

    Aiutato Astrid! :3
  12. .
    E così avevo fatto l'errore più grande che potevo fare con Dafne. Più di quando me ne ero andato, perché me l'aveva fatta pesare molto meno in quel caso: Non le avevo detto di Death.
    Era tutta la mattina che ciarlava per farmi sentire in colpa, eppure, non mi ci sentivo. Insomma, il proprio animale da compagnia, tra virgolette, non era un particolare così importante della propria vita da sentirsi in dovere di farlo sapere a chiunque, no? Così la lasciai parlare, combattendo contro la voglia di sperimentare lo Juten su di lei, facendo lunghi e controllati respiri. - Comunque se te lo stai chiedendo, non ho una manticora -
    "In realtà mi sto chiedendo quanto ancora devo ascoltarti per guadagnarmi il perdono… " Distolsi lo sguardo dall'orizzonte, per posarlo su di lei, con un'espressione totalmente innocente. Poi adocchiai i primi studenti arrivare e abbassai il tono della voce "…e a quanto sei permalosa, Monroe."
    "Lindey! Buongiorno! Mi sarebbe sembrato strano non sentirla lamentarsi per una volta!" Un saluto fugace, per fingere di avere una buona motivazione per ignorare lo sguardo pungente della bionda che mi stava perforando da parte a parte.
    La pioggerellina leggera e fastidiosa scivolava addosso al mio impermeabile verde mimetico, e tanto per essere sicuro di non bagnarmi, avevo anche usato l'Impervius. Poco distante, vi era il recinto con le varie specie, gli imponenti Abraxas, i bruni Etoni e i grigi: i velocissimi Grani. Stiracchiavano le ali e qualche volta, scalpitavano scuotendo il capo per liberarsi dalle fastidiose gocce, che gli solleticavano il capo fin giù, lungo il massiccio ed elegante collo.
    I Thestral, tutt'altro che eleganti, sembravano più abituati a quel tempo grigio. D'altronde dovevano trainare le carrozze ogni inizio anno, indipendentemente dal tempo, quindi per forza di cose erano più abituati. Il placido Death, dal canto suo, se ne stava tranquillo nel recinto insieme agli altri esemplari. In sequenza, arrivarono anche gli altri studenti, la Tassorosso Barton, in un completo che richiamava perfettamente i colori della casata - "Bell'impermeabile Barton!" Lee e Blackwood… a cavalluccio… "Aveva paura di sporcarsi le scarpe, Blackwood?" Avanzai la battuta, trovandomi quasi sollevato nel vedere che c'era ancora chi aveva voglia e coraggio di scherzare e divertirsi in quel castello, nonostante il nuovo regime. Perché ancora non sapevo quanto c'era immerso, in quel regime, lo stesso Blackwood. Stava arrivando anche la Caposcuola De Masi, la vidi in lontananza scendere per il sentiero e superare i due, ma qualche secondo dopo mi ritrovai di fronte ad una serie di sfortunati eventi: l'ombrello che sfuggiva di mano ad Ezekiel che di conseguenza si agitava per cercare di riprenderlo, Brando che scivolava in avanti dopo aver perso l'equilibrio. I due che mi finivano addosso con tutto il peso facendomi finire a terra, lì, bello steso tra l'erba bagnata e il fango. "Porco Merlino, ragazzi!" E altro che porco Merlino e basta, nella mia testa la sfilza di parolacce stava continuando periodicamente. Oltretutto ridevano come se nulla fosse. Tanto quello ad aver attutito il colpo, ed aver avuto un incontro diretto con il fango ero stato io! "Forza, alzatevi." Grugnii mal celando tutta la disapprovazione che avevo in corpo. Non che avessi avuto una particolare fobia per il fango… ma finirci per idiozie simili?
    - Scusi davvero prof, non era nostra intenzione investirla... è stato un... incidente. "Lo credo bene… spero che non andiate in giro ad investire docenti. Fossi stata una bella donna, l'avrei anche capito… " Ok, stavo ritrovando la calma. Più o meno… Con calma.
    Accettai di buon grado l'aiuto di Blackwood, afferrando la sua mano e aiutandomi a tirarmi su. Non pensai a ripulirmi - grazie a Morgana si era sporcato l'impermeabile e parte dei pantaloni, potevo sopportarlo. Chissà se Dafne avrebbe detto lo stesso per gli schizzi di fango finiti sulle sue scarpe.
    - Non è che ora non ci permetterà di fare un giro sul Thestral per punizione vero?? "Farò di più Blackwood! Vorrei che tu e Lee andaste all'interno del recinto… Non dalla parte dei Thestral, ma dietro gli altri cavalli alati." Gli Abraxas sganciavano delle puzze da far svenire un Troll. Per non parlare dei Grani, cacavano pallottole moribonde! "Per voi lezione interattiva, sarà uno spasso, vedrete!" E gli Eneri? Quando la facevano agitavano furiosamente la coda bruna, dividendo il loro prodotto e lanciandolo a distanza di metri.
    E che non si dica che Lafferty è un tipo vendicativo!

    Edited by .Randall - 15/5/2013, 22:59
  13. .
    L'invito al matrimonio di Melinda mi aveva procurato lunghe notti insonni e una trentina di bottiglie vuote di Whiskey incendiario tutte buttate intorno al letto, oltre che a sguardi indiscreti e commenti poco carini sull'alito da ubriacone da parte degli studenti di Hogwarts quando mi vedevano - e sentivano - passare per i corridoi.
    Quella stramaledetta donna era riuscita a rendermi la vita un inferno. Si sposava veramente, e non c'era cosa più brutta del vedere quella che si crede la propria metà, il proprio futuro, scegliere qualcun'altro al posto tuo.
    Ma non era finita li: non so come era potuto succedere ma era arrivato un'invito anche per l'addio al Nubilato. Ovviamente non ero un invito normale a partecipare ma uno per andare li, e fare il buffone, ovvero lo spogliarellista... Mi ero chiesto più volte come avevano fatto a trovarmi e perché proprio me ex della Gordon. L'avevo trovato uno scherzo di cattivo gusto ed ero fermo e irremovibile nella decisione di non andarci, e anzi, inviare persino una lettera di risposta con insulti e macumbe.
    A mente un po' più lucida, però, avevo capito che non sarebbe stata poi un'idea così malvagia. Se non altro l'avrei rivista e le avrei sconvolto un altro po' l'esistenza.
    Sì, intendevo farlo di proposito e sì, avrei preso a pugni in faccia chiunque l'avesse toccata più del consentito - e il livello del consentito lo stabilivo io.
    Pantaloni neri con strisce catarifrangenti, stivali con la punta arrotondata in ferro, impermeabile inifugo slacciato indosso e il nulla sotto! Imbracciai una sottospecie di pompa che al posto di spruzzare acqua o polvere per spegnere gli incendi, spruzzava... Panna!
    Non chiedetemi da che antro del cervello mi era uscita quest'idea, e nemmeno dove avessi trovato il coraggio e la faccia tosta di fare quello che avrei fatto! Me ne restavo comunque in attesa di uscire dallo stanzino con una squallida musica di sottofondo con gli ordini di muovermi sensualmente - Io sensualmente?! - E avvicinarmi alla Gordon per farla divertire - se la situazione continuava così, gliel'avrei ficcato in gola il tubo, altroché!



    Quello era il segnale. Corrucciato e incazzatissimo esco per secondo dallo stanzino - prima ha fatto la sua comparsa un tizio vestito da poliziotto - imbracciando la pompa della panna trascinandomi dietro il tubo. La musica era assordante e subito le luci soffuse mi fanno comprendere che sono attorniato di donne allupate e mezze ubriache.
    Che pena!

    "...Vi sento calde!" A voce alta attiro la loro attenzione e mi sento un coglione. Mi hanno detto di fare così, e di essere parecchio allusivo "...molto calde!" La sensazione aumenta.
    "Qualcuna qui sta andando a fuoco?! Niente paura, sta arrivando il poooompieereeeee!" Merlino, fa che nessuno in quella stanza, e dico nessuno, mi conosca oltre a Melinda Gordon! Melinda Gordon che individuo tra tutte quelle coscie e quei tacchi alti. Ha appena strusciato quello entrato prima di me, vestito da poliziotto. Monta la rabbia, sento che sta montando...
    Stringo la mascella tanto da sentire i rumori attutiti. Mi avvicino brandendo pericolosamente la pompa. Melinda mi guarda ed è... spiazzata? Ok, la faccenda inizia a divertirmi! La scanso per un attimo dal poliziotto, era il mio turno!
    "Esattamente, proprio tu, Miss Gordon, sei tutta un fuoco, me lo sento! Devo spegnerti!" - A modo mio però!
    Mi avvicino, facendo come mi hanno detto, in modo seducente, non le stacco gli occhi di dosso e con la mano libera le sfioro il collo scendendo fino al fianco. Non le lascio il tempo di capire le mie intenzione, che facendo scivolare le dita dietro la schiena, la tengo ferma mentre con l'altra mano, alzo la pompa e gliela punto addosso, all'altezza del viso, delle labbra, poi sul petto fino a scendere al ventre.
    Fiumi di panna escono immediatamente, imbiancandola. Tiè, raffreddata anche la Gordon! Prima che possa mettersi ad urlare e sbraitare le lecco via parte della panna finita sulle sue labbra per poi - con estrema naturalezza - allontanarmi per godermi la reazione. Peccato che i miei occhi intercettarono lunghe gambe da Preside Holsen, e se non fossi stato così spiazzato, avrei notato anche poco distante una studentessa degli anni superiori conosciuta come Serizawa.
    Mi avvicinai alla bionda Holsen, con la minacciosa pompa-spara-panna ballando - più o meno, era forse meglio definibile uno strusciamento non proprio consono con il proprio datore di lavoro - "Lei non farà parola con nessuno di questo vero? Nel senso che... Lei non mi conosce e io non la conosco... Altrimenti..." Quella che le puntai in pieno viso era la pompa e quella che le avevo appena fatto era una minaccia in piena regola!

    Ci sono diversi Orrori ed è una schifezz, pardon :quo:
  14. .
    Da quando le segretarie si concedevano il lusso di rispondere acidamente? Certo ero leggermente in ritardo - di un mesetto - ma questo non giustificava la reazione. Mi accigliai, lanciandole un'occhiata di sbieco. Ecco che cambiai atteggiamento. Come avevo avvertito una certa ostilità, reagivo ad egual maniera, sempre.
    Non mancavo comunque di rispetto, aspettando un suo accenno per prendere posto sulla poltroncina proprio di fronte alla sua, con tanto di elegante ed elaborato mobile da studio in legno.

    "Grazie." Solo non riuscivo a capire per quale strano motivo, la bionda donna dallo stizzito cipiglio si avvicinava pericolosamente alla sedia dove avrebbe dovuto sedersi il Preside stesso e, appollaiarcisi con tanta grazia e snocciolare una speranza che sembrava più un'accusa.
    Flashback: Merlino! Ecco cosa andava ciarlando Chrystal in merito al Preside di Hogwarts, che era una donna!
    Ora che ricollegavo tutto, si che capivo il perché di quell'acida risposta poco prima. Solo non lo accettavo, una Preside così giovane, e per giunta, donna! Lo stupore si palesava percettibilmente grazie agli occhi che si spalancavano ed evadevano lo sguardo della bionda.
    E' uno scherzo?
    Avrei voluto domandarle. Chi era che l'aveva messa su quella poltrona? Uno sprovveduto nonnino con gli ormoni risvegliati all'improvviso da due lunghe e dritte gambe come le sue? Quelle che per l'appunto accavallava con tanta sfacciataggine proprio sotto il mio sguardo?

    "Al giorno d'oggi non mi stupisco più di nulla. Voglio dire... Poltrebbe anche essere che al di la dell'apparenza, di un bel viso e due belle gambe..." Lei non è altri che un travestito... Numi! Cosa andavo blaterando! Mi ero inutilmente lasciato prendere dal fatto che era una lei dimenticandomi che era anche la persona che mi aveva offerto un posto di lavoro e che, teoricamente, sarebbe diventata il mio superiore a cui avrei dovuto portare rispetto e chinare sempre il capo ad ogni sua richiesta.
    Mi spiace ma non sono il tipo. Quello che penso, io, lo dico in direttissima! Come l'indubbio fatto che avesse un bel viso e delle belle gambe, anche se ci avrei scommesso, non ci avrebbe dato poi molto peso, considerando quello che le avevo lasciato intendere. Meglio correre ai ripari.

    "...Scherzavo, ovviamente." A quel punto avrebbe commentato in malo modo la mia ironia, ci avrei scommesso.

    "Effettivamente non sono arrivato fino alla fine, mia sorella esuberante com'è, me l'ha strappata di mano." Era più o meno una scusa, anche se avevo omesso il fatto che Chrystal, la particolarità di quel Preside me l'aveva fatto notare a gran voce, peccato che non le avevo dato il giusto peso.
    C'era un problema: non riuscivo ad essere così rispettoso come avrei sicuramente fatto con un mago la cui esperienza si percepiva già dall'aspetto fisico. Il fatto che Lei, Miss Olsen chiedesse del Tu, non faceva altro che peggiorare la situazione.

    "Come vuoi." Ribattei spiccio con un cenno d'assenso del capo. Tenevo posato lo sguardo nei suoi occhi e le braccia ben distese sui comodi ed imbottiti braccioli della poltrona. Sembravo rilassato all'apparenza, quando avrei voluto rendere pubblica tutta la mia disapprovazione sulla carica che lei impegnava. Sicuramene non ne era degna!

    "Ci ho pensato bene, sì. Un mese se non hai notato..." Così tanto per fare, calcai il tempo che, da brava persona importante qual'ero, avevo lasciato trascorrere e, durante il quale ci avevo rimuginato su.

    "...E sono giunto alla conclusione che gli studenti di Hogwarts, un insegnante migliore di me per una materia come Cura delle Creature Magiche, non lo potranno mai avere." Sollevo un sopracciglio, distendo l'angolo destro delle labbra in un sorriso ironico ed inclino un poco il capo, verso sinistra.

    "Ma sì, direi che accetto l'incarico. Il futuro del Mondo Magico è nelle mani anche di questi giovani e non voglio un branco d'ignoranti a capitanare la dimensione. Senza offesa per tutti i, come immagino, qualificatissimi Docenti di Hogwarts!" Sollevo le braccia, e ricongiungo le mani intrecciando le dita dopo essermi allontanato dallo schienale e sporto verso di lei. Dopo questo intervento, sì, sono sicuro che mi sbatterà fuori dal suo ufficio a calci nel sedere. Senza considerare che non mi sono nemmeno scusato per non l'averla nemmeno presa in considerazione come possibile Preside!
  15. .
    Era mia sorella, che mi aveva allungato sbracciandosi dalla finestra della cucina, una lettera chiusa con lo stemma di Hogwarts in ceralacca scarlatta.

    lettera



    "E questa, che cos'è?" Ero sorpreso ed oltremodo disorientato, rigiravo la lettera tra le mani non capendo.
    "Non lo so, Dun! Dovresti saperlo che non apro mai la tua posta... E lì, c'è il tuo nome." La voce leggera di mia sorella sbucò nuovamente fuori dalla finestra, insieme alla sua testa. Sorrideva.
    "Sì, ma viene da Hogwarts! E ho finito quella scuola da quasi dodici anni, cosa vorranno ancora?" Mi vorticavano un centinaio di domande in testa, e neanche ad una di quelle avrebbe potuto rispondere lei, eppure continuavo a fargliele.
    "Vorranno farti rifare l'esame..." Le sue labbra si arricciarono in un sorrisetto dispettoso, e trillò in una risata. Quello era uno dei miei incubi più grandi.
    "Andiamo non scherzare, lo sai che non..." Neanche il tempo di rispondere che lei saltò dalla finestra - era al piano terra - mi prendeva la lettera dalle mani e la apriva.
    "Per Melino Duncan, quante storie fai per una lettera: la apri e leggi, no?" Ok, ok, non aveva tutti i torti. Rimasi a sbirciare da sopra la sua spalla, mentre Chrystal si schiariva la voce e iniziava a leggere, ovviamente scimmiottando ogni parola, dandogli un tono canzonatorio.
    "Gentilissimo Signor Lafferty, la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è intenzionata a voler visionare e prendere in considerazione la sua conoscenza ed abilità con le Creature Magiche per una possibile collaborazione di tipo lavorativo. La cattedra di Cura delle Creature Magiche è infatti vacante, nel caso di un suo possibile interesse, la invitiamo gentilmente a presentarsi presso i cancelli della Scuola. Si prenda tutto il tempo necessario per pensarci, la preghiamo comunque di darci una risposta in merito.
    Saluti e blablabla... Duncan!
    " Aveva spalancato gli occhi, mi aveva guardato qualche secondo e poi, Chrystal, era scoppiata a ridere.
    "Tu, Professore!" Un altro fiotto di risate convulse riecheggiò nell'aria facendomi stizzire inevitabilmente. Le strappai di mano la lettera e con passo spedito ed offeso mi andai a rifugiare in casa.
    "Cosa c'è da ridere Chrystal? Probabilmente nessuno ne sa quanto me sulle creature che popolano il mondo magico..." Sbraitai, chiudendomi la porta finestra alle spalle.
    "Avrai a che fare con degli studenti, Professor Lafferty, ops, mocciosi, come li chiami tu." °_°, non aveva tutti i torti, ma al momento ero offeso e quindi non potevo assolutamente darle ragione.
    "Li darò in pasto a Gobbye il gigante se mi faranno arrabbiare, e tra poco prenderò in seria considerazione anche di dare te in pasto a Gobbye, ok?" Mi ero accasciato sul divano, seduto, con il muso lungo, e le braccia incrociate. Odiavo avere torto.
    "Jer - spuntò con la bionda testolina dalla porta, sorridendomi ora più gentile, ruffiana! Mi chiamava anche per secondo nome! - Lo sai che non volevo farti arrabbiare. Volevo solo dirti... Pensaci, è una cosa bellissima, ma richiederà molto impegno e tantissima pazienza."
    "...lo so. Ci sto pensando infatti, non vedi? E poi ancora, non so neanche se andrò!" Le risposi di tutto punto, con l'intenzione di chiudere lì il discorso, quella giornata. Lanciai uno sguardo preoccupato alla lettera, prima di sentire la mano di Chrys scompigliarmi i capelli e sentirla trillare che andava a preparare qualcosa da mangiare e blaterare qualcosa su una Preside donna, a cui non diedi tanta importanza. Le volevo bene, forse troppo, ma quando faceva così, mi faceva imbestialire! Poco male, un paio d'ore e mi sarebbe passata.

    ***

    Budino alle more.
    Castai la parola segreta, datami da uno dei custodi che mi aveva accolto ai cancelli, Holsen mi stava aspettando. Holsen, chissà che persona era. Un uomo elegante sulla quarantina oppure un barbuto e vecchio Professore che aveva preso nelle mani le redini della scuola?
    Rimasi in attesa che il passaggio si aprisse. Mi ero dimenticato l'effetto che faceva sentire quel rumore di pietra scorrere. Erano passati una trentina di giorni dal ricevimento della lettera ed ora, ora mi trovavo con i piedi a tre centimetri dall'entrata a quell'ufficio. Feci un passo, e la porta mi chiuse dentro per portarmi qualche metro più in alto e lasciarmi rivedere la Presidenza in tutto il suo splendore.
    Una cascata di biondi capelli, viso pulito dai lineamenti dolci, occhi azzurrissimi.

    "Buongiorno, sto cercando il Preside Holsen, sono Duncan Jeremy Lafferty. Pensavo mi stesse aspettando..." Perché sì, quella doveva per forza essere una custode al momento sbagliato nel posto sbagliato o una segretaria del Preside. Ma da quando avevano le segretarie i Presidi di Hogwarts? Cercai di tirare le labbra in un sorriso quanto mai naturale, mentre osservavo a tratti quella figura e, a tratti la Presidenza. Allora Holsen? Quando sbuchi?

    Edited by shadow; - 13/9/2011, 13:11
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