Posts written by galway girl.

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    Coraline infilò un pesante golfino nella piccola valigia, finendo così di preparare i bagagli. Aveva posticipato fino all’ultimo momento la sua partenza per Londra, ma alla fine aveva dovuto cedere ed accettare semplicemente l’idea di partire. Era un breve viaggio che faceva ogni anno per controllare che gli affari di famiglia procedessero senza intoppi anche Londra, ma tornare nella sua città natale era sempre fonte di ansia per lei perché temeva sempre di incontrare James e ciò avrebbe mandato all’aria tutti i suoi tentativi di tenerli al sicuro. In quei diciotto anni si era privata di momenti e ricordi che nessuno le avrebbe mai restituito, tornare a Londra non faceva altro che alimentare questo suo senso di perdita e di colpevolezza. Si smaterializzò abilmente fino ad atterrare di fronte all’ingresso del maniero dei Selwyn, attualmente abitato solamente dai domestici. I tacchi risuonavano lungo i pavimenti in marmo, finemente lucidati, Cora non fece in tempo a raggiungere lo studio che subito venne raggiunta dalla governante. «Signorina Selwyn che piacere rivederla, il segretario di vostro padre ha preparato tutte le carte sulla vostra scrivania.» Coraline sorrise affettuosamente alla donna davanti a sé che per anni si era occupata di lei mentre i suoi genitori avevano altre priorità a cui badare. «Grazie mille Martha.» Appoggiò la piccola valigia all’interno del suo ufficio e si tolse il pesante soprabito nero, che venne accuratamente affidato a Martha. Sulla scrivania erano riposti in maniera ordinata i registri di pagamento, le lettere di credito e tutti i documenti che avrebbe dovuto controllare. Odiava occuparsi degli affari di famiglia, l’unico motivo per cui continuava a farlo era perché così poteva assicurarsi che suo padre e suo fratello rimanessero al nord; lontani a Londra, ma soprattutto lontani da Sam e James. Rintanata in quello studio controllava abilmente tutte le cifre, cercando di far quadrare i pagamenti con le entrate della Gringott, ma ogni tanto le capitava di trovare qualche buco o qualche incongruenza che andavano verificate di persona. «Martha avrei bisogno del mio soprabito, devo andare alla Gringott.» Raccolse velocemente tutti i documenti di cui aveva bisogno e accettò l’aiuto della governante per indossare il soprabito. Si raccomandò con la signora di non far preparare nessun pranzo, non appena avesse controllato i registri della Gringott si sarebbe nuovamente smaterializzata al Nord. Alla Gringott veniva sempre ricevuta velocemente, non appena nominava il cognome dei Selwyn i folletti diventavano meno scontrosi e molto più collaborativi. «Buongiorno, avrei bisogno dei registri della camera blindata 9765.» In base ai suoi controlli c’era un piccolo buco nella liquidità che Coraline sperava di risolvere velocemente grazie agli ordinati e meticolosi registri tenuti dai folletti. La creatura, bassa e tarchiata, appoggiò di fronte ai suoi occhi un voluminoso registro, finemente rilegato; al suo interno le cifre erano tutte segnate con ordine maniacale e rendevano i controlli di Cora veloci e assolutamente indolori. Controllò i due registri mettendoli a confronto, fino a quando sul registro della banca trovò un’uscita che non era stata assolutamente segnata sui loro registri personali. Si appuntò il giorno, la data, l’ora e l’importo del prelievo e si promise di indagare più a fondo una volta tornata a casa; quell’ammanco poteva essere semplicemente frutto di un errore umano e prima di comunicarlo al padre voleva sincerarsene. L’elegante orologio al suo polso batteva mezzogiorno in punto e la strega non aveva alcuna voglia di tornare subito nelle fredde e desolate terre del Nord. Si rifugiò in un piccolo bistrot, poco distante dalla gringott, in cui si concesse un bicchiere di vino rosso e una zuppa calda. Seduta da sola, dal suo tavolino aveva un’ottima visuale su tutta la sala e poteva osservare attentamente gli altri clienti. Una coppia teneva le mani giunte sul tavolo, lei non faceva che parlare e sorridere mentre lui la guardava trasognato; come se fosse un angelo sceso in terra e Coraline non poteva fare a meno di pensare che tanto tempo fa un uomo la guardava esattamente in quel modo. Alla sua sinistra invece una madre cercava di far mangiare il proprio bambino, troppo impegnato a giocare con piccoli animaletti, ed entrambi erano sorvegliati dallo sguardo attento del padre che non li abbandonava mai. Un piccolo quadretto che le fece pensare come sarebbe potuta essere la sua vita se solo non avesse abbandonato l’amore della sua vita e il frutto di quell’amore. Presa dallo sconforto prese un lungo sorso di vino rosso e si
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    concentrò sull’uomo seduto dal lato opposto della sala; era impegnato a leggere e compilare scartoffie, ogni tanto si concedeva di bere un sorso da una tazza che poteva contenere caffè oppure tè. Non appena l’uomo sollevò il viso verso la cameriera Coraline ebbe un tuffo al cuore, l’uomo seduto dall’altra parte della sala era James e nonostante fossero passati diciotto anni lei non aveva alcun dubbio, perché il suo cuore lo riconosceva. Sembrava che qualcuno le avesse risucchiato tutta l’aria dai polmoni perché faceva fatica a respirare, dubitava anche di ricordarsi come si respirasse. L’uomo che amava con tutta sé stessa era proprio di fronte a lei, per la prima volta dopo tanti anni poteva raggiungerlo e toccarlo, ma ciò avrebbe significato scontrarsi con il suo disprezzo e forse fare i conti con il fatto che lui si fosse rifatto una vita; un’eventualità che l’avrebbe sicuramente uccisa. Solamente l’arrivo della cameriera la fece tornare vigile e presente, doveva andarsene perché li stava mettendo in pericolo; se lui l’avesse vista avrebbe preteso risposto e tutti i suoi sacrifici per proteggerli sarebbero stati vani. Agitata e spaventata raccolse tutte le sue cose, era talmente agitata che rovesciò il bicchiere di vino rosso sul tavolo che rotolò velocemente fino ad infrangersi sul pavimento. Il trambusto aveva attirato gli occhi di molte persone e in una frazione di secondo i suoi occhi incontrarono quelli di James. Se gli sguardi avessero potuto uccidere in quel momento Coraline si sarebbe trovata riversa sul pavimento senza vita. Uscì velocemente dopo aver lasciato cadere dei galeoni sul tavolino per pagare il conto. Fuori dal bistrot cercò furiosamente la bacchetta per smaterializzarsi, ma evidentemente l’aveva dimenticata all’interno perché nella sua borsa non c’era. Doveva tornare indietro e velocemente, doveva assolutamente scappare da lì. Quando si voltò per rientrare si scontrò con un petto solido e un profumo fin troppo famigliare per lei, sicuramente più adulto, ma sempre inconfondibile. «James…» Lui era di fronte a lei e la stava fissando, per la prima volta dopo diciotto anni lui era in carne ed ossa davanti a lei e Coraline non poteva scappare.
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