Posts written by *moony

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    Luna Lynch
    mi isolo dove mi si può trovare;
    Per quanto fosse caotica, Luna ha sempre reputato Londra una bellissima città. Ama perdersi per le sue vie e rimanere incantata a guardare le sue peculiarità, immergersi negli odori e nelle stranezze dei posti, sembrare quasi un alieno in mezzo a quell'ammasso di gente che spinge, corre, va. Tutti persi nella loro testa, tutti persi nei loro pensieri. Ma è incredibilmente bello come anche con Blackwood al suo fianco, loro, che non si vedono da anni, riescano a godersi quegli attimi, riescano a prendersi un momento per loro e far riaffiorare dei vecchi ricordi.
    Loro due non sono mai stati grandi amici. Sì, qualche chiacchiera o qualche battutina qua e là, qualche avanches gentilmente declinata e qualche lezione seguita assieme. Quel che più li ha avvicinati è stato il loro lavoro da Vigilantes ma, ad esser sinceri, nessuno si è mai aperto nei confronti dell'altro. Non sono mai entrati in intimità. La loro conoscenza risultava essere superficiale, blanda. Luna se lo ricorda come un ragazzo intelligente ma un po' scansafatiche. Uno di quelli che afferra subito le cose ma si annoia a studiarle o ripeterle. Se lo ricorda come un tipo d'azione piuttosto che come un topo da biblioteca. Ed è per questo che è rimasta stupefatta nel vederlo in un ambiente come quello. Lui risponde al suo stupore con una chiara delucidazione sul suo cambiamento. L'aver cambiato scuola, l'ha cambiato e l'ha spinto più alla riflessione.
    «Oddio, non ricordavo ti fossi trasferito a Durm. Sarà che non ti cagavo di striscio!»
    Abbozza una linguaccia, guardandolo di sfuggita. Strano come, nonostante non fossero poi tanto amici ai tempi della scuola, si stessero comportando come se in realtà lo fossero. Forse la maturità acquisita negli anni, forse la curiosità o magari qualche rimpianto per non essere mai entrati in intimità. E credo che abbiate capito cosa intendo. Ma alla fine stiamo parlando della piccola Lynch, quindi forse mi sto facendo troppi film mentali.
    Ma ritorniamo ai nostri due baldi giovani che, intanto, avevano cambiato argomento. L'oggetto di discussione diventa improvvisamente un orologio da taschino, di gusto alquanto opinabile. Ma in fondo non sono io a dover giudicare.
    «Ah, niente, niente!» Alza le mani, in maniera innocente, rispondendo alla provocazione scherzosa del ragazzo. Scoppia poi in una risata leggera e lui le rivolge un complimento, complimento al quale lei risponde con uno sguardo e un sorriso abbozzato.
    «Be' sai...» Si passa la mano nei capelli, togliendoseli dal viso. «Ai tempi della scuola sorridevo poco perché sapevo che se l'avrei fatto tutti si sarebbero innamorati di me.» Dice, scherzosa, girando leggermente il capo, come a darsi improvvisamente delle arie. «Vedi? Tu già mi corteggiavi senza che ti sorridessi. Pensa se lo avessi fatto! E poi, insomma...» Prende una pausa, cercando di farsi leggermente più seria. «Dovevo costruirmi una certa reputazione. Darmi un certo contegno. Prefetta e Caposcuola Corvonero. Insomma, gli studenti dovevano strisciare ai miei piedi.» Ed è con questa affermazione che ha mostrato gran parte del suo lato da 'slyth. Lo diceva sempre il suo Hayden, il suo grande amore ai tempi della scuola: mente Corvonero, anima serpeverde.
    A quel punto, poi, la Lynch chiede se lui abbia ancora rapporti con altri loro compagni. All'inizio lui fa un po' di ironia e ridicolizza la ragazza sul fatto che non avesse più contatti con altra gente. Lo scherzo non la infastidisce affatto ma, dopo un po', la sua pazienza arriva ad un limite e finisce per darle uno schiaffetto sul braccio. «Ehi!» Ride, poi, di gusto. Intanto lo ascolta mentre parla delle sue conoscenze finché una rivelazione non la colpisce.
    Azz. Blackwood ha un figlio con la Serizawa!
    Ma, visto che il suo tono era calato nel pronunciare questa affermazione, la Lynch pensa bene di soprassedere sull'argomento e dedicare successivamente più tempo a quel capitolo.
    Intanto, l'uno sottobraccio all'altro, arrivano a destinazione. Ed era ora, visto che lo stomaco della ragazza non faceva altro che aprirsi sempre più ad ogni passo che faceva! In maniera molto carina ed elegante, in tutto stile Blackwood, lui si ferma per farla passare per prima da quella porta dove l'insegna indica la presenza di un garage. In un primo momento Luna rimane un po' interdetta ma dopo alcuni secondi si ricorda che nel mondo magico non si deve mai dare nulla per scontato. Si trattava di un posto che doveva rimanere celato agli occhi dei babbani. E quello era un modo fantastico per farlo.
    La ragazza inclina leggermente il capo e il corpo, quasi a ringraziarlo per quella carineria. Entra nel locale e si ferma un po' ad osservarlo. «Be', lo ammetto. Questa volta mi hai davvero stupita, Blackwood.» Il locale è completamente arredato in stile anni '50. «Da come sei conciato...» Lo guarda dal basso all'alto, soppesando il suo abbigliamento. «...direi di sì. Ma ammetto che preferisco posti del genere. Mi ci sento più a mio agio.» Intanto la cameriera sfrecciante sui pattini, fa loro strada e li conduce a quello che sembra essere il tavolo riservato ad Ezekiel o, per lo meno, quello dove lui di solito consuma i suoi lauti pasti. «Sai, non so se ricordi che sono un po' camionista inside.» Abbozza una risatina, prendendo il menu che al giovane donna le porge.
    «Allora, allora, allora. Vediamo un po'...» Mormora, leggendo con calma tutte le pietanze e guardando, di tanto in tanto, anche i prezzi. Purtroppo la Lynch è anche fatta un po' così. Una che si fa mille problemi. Una che pensa che, semmai dovesse pagar lui, non vorrebbe che il conto sia troppo salato. E che nel dubbio, cercherà di coniugare la bontà alla spesa.
    Ah, maledetta me che mi devo far sempre troppi problemi!
    «Visto che sei veterano da queste parti...cosa mi consigli?»
    Intanto, spulciando il menu, legge tre o quattro piatti che attirano la sua attenzione, insieme ai loro nomi.
    «Che fighi 'sti nomi. Sono in tema con il locale!»
    Ad un certo punto, stufa di leggere, chiude il foglietto e guarda il suo amico negli occhi. «Facciamo un gioco. Ordina tu per me. Non leggo nemmeno cosa contiene. Ti do solo un piccolo indizio: odio tutti i sottaceti.» Rischioso, da parte sua ma alla fine, perché no? In questa maniera si toglie da tutti gli impicci che possono derivare dal prezzo ma soprattutto dalla scelta visto che, si sa, la Lynch ci mette sempre dieci secoli a prendere una decisione. Se non soppesa con calma tutti i pro e i contro derivanti da una certa situazione (sì, anche da un panino!), non riesce ad emettere il suo verdetto.
    A quel punto, incrociando lo sguardo della cameriera, alza un indice per chiamarla a sé, in modo tale da poter finalmente ordinare. Una volta sistemate le comande, i due finalmente possono iniziare a parlare con più calma.
    «Allora, mi dicevi. Hai un figlio con la Serizawa?»
    Lo guarda fisso negli occhi, sorpresa ma anche curiosa. Diretta come poche cose, lo coglie impreparato, desiderosa di carpire la sua reazione ma soprattutto i suoi sentimenti riguardo a questa faccenda. In che modo risulta esserne coinvolto? A quel punto lei avrebbe accennato una battuta pessima sull'uso dei preservativi ma ci ripensa, temendo che possa ferirlo in qualche modo.
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    Luna Lynch
    mi isolo dove mi si può trovare;
    La Lynch non è mai stata un tipa che passa inosservata, nemmeno ai tempi di Hogwarts. Sebbene non sia di molte parole, non dia molta confidenza e non ama granché socializzare e passare le sue giornate in posti affollati, dovunque lei vada nessuno può fare a meno di notarla.
    Ciò che colpisce di lei, è sicuramente il suo sguardo. Quegli occhi azzurro ghiaccio che sembrano penetrarti e trapassarti l'anima.
    Quegli occhi che cercano di entrare nella tua testa per scavarci dentro e metterla sottosopra in un batter d'occhio.
    Quella pretesa di capire chi le sta di fronte da semplici e precise valutazioni, date da sguardi e occhiate ben precise.
    Ai tempi di Hogwarts, la Lynch era una sorta di leggenda.
    Conosciuta come Prefetta e poi successivamente Caposcuola Corvonero, non mancava di farsi riconoscere per la sua insolenza e per la sua acidità.
    Nel corso di tutti quegli anni, Luna aveva certamente stretto dei legami, legami sinceri.
    Persone con cui allietare il suo tempo, persone che le rendessero meno spiacevole la sua permanenza in quelle mura.
    Tra queste, sicuramente spiccava il nome di Ezekiel Blackwood, anche lui uno dei più famosi della scuola.
    Certo, non può dire che la loro fosse una grande amicizia. Qualche parola scambiata nei corridoi, qualcuna a mensa e magari qualcun'altra mentre complottavano per distruggere il clima di terrore che si era instaurato ad Hogwarts. Ma niente di importante.
    Non si erano mai conosciuti a fondo ma il ragazzo non aveva mai mancato di farle qualche battutina e qualche complimento.
    Ma come biasimarlo, in fondo la Lynch, sebbene si trascurasse un po' di più nel periodo della scuola, è sempre stata una bella ragazza.
    Ma ritorniamo al presente, in quella biblioteca babbana dove è avvenuto il fatale incontro.
    Dopo averlo punzecchiato con una frase sarcastica, Luna arretra leggermente, dando al suo interlocutore lo spazio vitale per potersi girare e capire chi è che lo sta disturbando.
    «Questo può voler dire solo che in passato hai rifiutato un mio invito. Ti sei finalmente resa conto del tremendo errore?» Risponde, lui, mettendola a fuoco.
    Da come parla e soprattutto da come la osserva, sicuramente si può intuire che non abbia ancora capito con chi sta parlando.
    «Be', qualche anno fa ero un po' frigidella in effetti.»
    Come dimenticare l'appellativo con cui la maggior parte dei ragazzi la chiamavano? Non molto incline alle relazioni sociali ed essendo sempre pronta a tagliare in due con la sua lingua biforcuta le parole di chiunque si avvicinasse a lei, non è stato difficile far pensare loro che non fosse un tipo molto socievole. Decine di ragazzi sono stati brutalmente respinti. Alcuni sono perfino scappati via piangendo per il rifiuto che hanno ricevuto. Un po' pessima, forse, e dico forse, lo è stata. Ma amen, acqua passata ormai.
    «Ah, vedo che non sei cambiato molto, sbruffoncello.»
    Si tira una ciocca dei capelli all'indietro, mostrando, così, i suoi scintillanti orecchini. Essi catturano prontamente l'attenzione del suo interlocutore che, di tutta risposta, le rivolge un complimento. Lei sorride, aspettando che la riconosca. Si vede benissimo sia dallo sguardo che dal suo comportamento che non ha ancora capito chi lei sia.
    «Andiamo, Blackwood. Seriamente non mi riconosci?»
    Arcua un sopracciglio, quasi infastidita. Davvero si è scordato di lei? Ok che non sono mai stati grandi amici ma la Lynch non è una di cui ci si scorda facilmente, suvvia. Non appena pronuncia queste parole, il ragazzo sembra iniziare a ricordare, fin quando non dà prova di aver capito di chi si tratti. L'avevo detto io che la Lynch non è una tipa di cui ci si dimentica!
    «Ah, ce l'hai fatta, per Giove!»
    Sorride, andandogli incontro per salutarlo per bene. Ora che ce l'ha di fronte può finalmente analizzarlo nel dettaglio.
    «Quanto tempo... anni... Ti trovo benissimo.»
    «Grazie. Be', tu, vedo che vuoi proprio passare inosservato!»
    Fa una risatina, mostrando tutta la sua bellezza, facendo riferimento all'abbigliamento alquanto bizzarro e sgargiante di Ezekiel.
    L'entusiasmo del loro incontro li aveva un po' isolati dal posto in cui si trovavano, portandoli ad usare un tono di voce piuttosto alto a quello che si conviene per una biblioteca. E' per questo che agli sguardi omicidi che gli vengono diretti, i due non possono far altro che scusarsi e tentare ,in un modo o nell'altro di abbassare la voce. Be', se vogliono continuare la loro conversazione dovranno pur uscire di lì o sarebbe leggermente difficile comunicare bisbigliando. Perciò, Blackwood le propone una scappatoia: un aperitivo.
    «Mbah, per questa volta credo che ti concederò questo onore!»
    Strizza un occhio e tira fuori leggermente la lingua, a mo' di pernacchia. Sicuramente la Lynch era cresciuta in questi anni, era cambiata e si era anche un po' più aperta al mondo. Viveva molto diversamente dal passato e si concedeva di essere un po' più simpatica, a volte.
    «Dammi solo un attimo. Metto a posto questo e prendo il cappotto.»
    Intanto che pronuncia la frase, alza il tomo che regge ancora in una mano, tentando ancora di tenere il segno, per fargli capire a cosa si riferisce. Dopodiché, si allontana, andando alla sua postazione per sistemare le sue cose. Mette il libro a posto, prende il quadernino e lo ripone nella sua borsa e poi si infila la giacca, facendo attenzione a liberare i capelli dall'indumento in un gesto che potrebbe risultare perfino sensuale. Borsa sulla spalla destra, falcata sicura e femminile, la Lynch si avvicina al giovane uomo.
    «Allora, andiamo?»
    Escono dalla biblioteca, salutando il personale di servizio, uscendo allo scoperto di quell'ormai flebile sole.
    «Assurdo comunque, Blackwood in una biblioteca. Mi sa che mi sono persa qualche passaggio in questi anni...»
    Certo, la loro non era stata un'intima conoscenza ma stando a quel che ricordava, il ragazzo non era mai stato un grandissimo studioso. Non erano state frequenti le volte in cui lo aveva trovato in biblioteca nel corso dei suoi anni di studio e state pur certi che Luna ne era un'assidua frequentatrice di quel posto.
    «Per il resto, però, mi sembri pressocché uguale...»
    Lo soppesa con lo sguardo, facendo un po' più attenzione ai dettagli. Ezekiel non è mai stato un brutto ragazzo, anzi. Bei lineamenti, begli occhi e, perché no, anche un fisico abbastanza attraente. Magari, a pensarci bene, qualche avanches avrebbe potuta anche accettarla.
    Fa spallucce, scuotendosi dai suoi pensieri. «...a parte l'orologio da taschino!»
    Ride, portandosi una mano alla bocca per imbarazzo. Non era poi così frequente che ridesse, in fondo. Chissà se Ezekiel l'aveva mai vista ridere.
    L'aria di quel pomeriggio inizia a rinfrescarsi, portando Luna a stringersi nel suo cappotto color cammello.
    «Allora, dove mi porti gentiluomo?»
    Gli passa un braccio sotto il suo, avvicinandosi al suo corpo mentre camminano.
    «Non so se te lo ricordi, ma sono una buona forchetta!»
    Gli sussurra nell'orecchio, per poi allontanarsi da lui e ridargli il suo spazio.
    «Se c'è una cosa che mi manca di Hogwarts, sono sicuramente i pasti...Il mio stomaco sarà sempre grato per tutta quella felicità.» La mente rifugge ai tempi passati. La sua mente passa velocemente da un ricordo all'altro, da un viso ad un altro finché non le viene una curiosità.
    «E tu, ti senti ancora con qualcuno dei tempi della scuola?»
    Gira lo sguardo verso di lei mentre cammina. Le mani nelle tasche e i capelli sbarazzini mossi dal vento.
    «Io ho perso i contatti con tutti.»
    Esce una mano dalla tasca, mostrandogli un'indice, facendo in modo che non parli.
    «Lo so, lo so, non dire niente. Non ero un granché simpatica ma qualche amico ce lo avevo anche io, suvvia.»
    Gli fa una linguaccia, seguendolo.
    Ma dove diavolo è 'sto posto? Ho fame!
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    PAssano gli anni e continui a sfornare meraviglie ç___ç <3 Grazie <3
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    Luna Lynch
    mi isolo dove mi si può trovare;
    Se conoscete la Lynch almeno un terzo di quanto la conosco io, sicuramente sapreste che ama le biblioteche. Sono il posto perfetto per lei, il posto in cui il silenzio e la scrittura prendono vita.
    Quando ha bisogno di nuove idee per i suoi romanzi, quando si vuole svagare o magari semplicemente quando vuole prendersi un po' di tempo per se stessa, ama recarsi in quel posto per lei magico e perdersi fra l'odore delle pagine stampate e la poesia della lettera scritta.
    Se solo ne avesse il tempo, leggerebbe tutti i libri di questo mondo. Vorrebbe essere capace di memorizzare tutto lo scibile, apprendere quanto più possibile, desiderosa com'è di apprendere e capire gli altri. Lei, che dagli altri, poi, ci sta ben alla larga.
    Si affaccia alla finestra della sua nuova casa accogliente e respira l'aria pulita, Luna, pensando a come impiegherà il suo tempo.
    E' una bella giornata, una di quelle di cui la gente approfitta per fare gite o per fare lunghe passeggiate. Ma a Luna non importa.
    Andrò in biblioteca.
    Fa spallucce, dirigendosi verso la cucina, felice di poter finalmente pranzare. Già, adora anche mangiare e adora il pollo con le patate che ha cucinato.
    Una lunga doccia e un cambio d'abiti dopo, Luna si accinge ad uscire di casa.
    Anche se in molti non lo avrebbero detto, data la sua avversione per la moda, la giovane donna ha acquistato molta più fiducia in se stessa.
    Certo, non è ancora una di quelle che perde le ore davanti allo specchio, ma si accontenta di scegliere con cura i suoi abiti e, qualche volta, perfino gli accessori.
    Bella ed elegante, passa tra la gente, sfoggiando il suo cappotto color cammello.
    Maglioncino a dolce vita, jeans attillati per risaltare le curve, stivaletti e, per finire, orecchini color oro.
    Ecco come la vede la gente quel giorno: un fiore sbocciato da poco.
    Con il suo fidato quadernino nella borsetta, si accinge a camminare fra le strade di Londra, soppesando dove passerà la giornata finché un'indicazione per la British Library non le suggerisce qualcosa.
    Be', perché no?
    Nonostante sia la centesima volta che vi metta piede, ogni volta sente sempre una certa emozione, un certo brivido. In qualche modo riesce a sentirsi sempre a casa. Sceglie un libro, trova un posto dove sedersi e si perde nella lettura. Il tempo scorre così velocemente quando si perde nel suo mondo. Passano alcune ore, ore che a lei sembrano minuti. Ad un certo punto, guardandosi intorno per prendersi una pausa, intravede una figura familiare. Incuriosita, prende la sua borsa e il suo libro, conservando ancora il segno con un indice tra le pagine, e gli si avvicina. Vuole prima rendersi conto se ha sbagliato persona e per questo cerca di sfuggire al suo sguardo, in modo da evitare eventuali figuracce.
    Tsè, hai capito lui.
    Sorpresa da questo incontro fatale, va alle spalle dell'uomo per poi chinarsi e sporgersi vicino al suo orecchio.
    «Be', magari questa è la volta buona che riesci a portarmi a cena.»
    Il suo profumo inebria le narici del suo amico.
    Sorride, poggiandogli una mano a mo' di saluto.
    Chissà cosa ci fa lì. Chissà chi è diventato. Chissà come è diventato.
    Non le resta che scoprirlo.
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    Edited by *moony - 9/4/2019, 15:13
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    Luna Lynch
    mi isolo dove mi si può trovare;
    La rabbia le scorre nelle vene così come l'alcool che pian piano si impossessa del suo corpo e addolcisce le sue difese. Più passa il tempo, più i suoi sensi si assopiscono, così come le barriere della sua mente, lasciando che i pensieri vaghino liberi e senza freni. Non le piace sentir quel calore nella gola, così forte da sentirsi bruciare completamente. Non le piace l'odore, la sensazione e le dimenticanze che lascia. Solo una volta è riuscita a perdere il senso del tutto nella sua vita: quella volta con Ames in un locale di Londra. Il suo sentirti così sola, abbandonata tentava di essere colmato da un drink, così inutile, dannoso e privo di consistenza. Crede che in quel frangente sia stata la presenza del ragazzo a consolarla più che il bere in sé e per sé. Lei, che è sempre stata contraria a quegli intrugli che fottono il cervello. Lei che ora si sente leggermente su di giri ma lucida abbastanza da frenare l'entusiasmo di Nina. E' incinta e ciò che non dovrebbe fare assolutamente è, invece, quel che proprio ora, davanti ai suoi occhi, sta compiendo: sta ingerendo veleno sotto forma di qualcosa di cui lei va pazza. Deve fermarla, assolutamente. Fra le due qualcuno deve prendere in mano la situazione e sicuramente quella è la piccola Lynch.
    Oh sapevo che mi avresti resa fiera di te, Luna! La ex serpeverde gioisce. Quasi quasi crede che la ragazza non capisca più nulla. Certo, non può ammettere di essere completamente in sé, visto che comunque due bicchieri pieni d'alcool, per una che non ne beve mai, fanno un certo effetto ma per lo meno riesce ancora ad avere il controllo delle cose. Sinceramente non vuole nemmeno perderlo, considerando le condizioni in cui la McCallister si ritrova. A quel punto sarebbe irresponsabile e lei non lo è per niente. Di certo non vuole farsi uccidere o malmenare da Xavier per non aver fatto praticamente niente, anzi. Allora? Come ti senti? La 'claw l'osserva attentamente, dopo aver ingurgitato l'ultimo sorso del suo drink alla fragola ed aver scosso la testa ad occhi chiusi, quasi a voler scacciare quella brutta sensazione dal suo corpo. Come dovrei sentirmi? Chiede gentilmente e senza fretta, quasi stupita da quella domanda. Probabilmente ha scambiato quel bicchiere per qualche pozione strana di cui aspetta la manifestazione dell'effetto. La ragazza, però, non fa nemmeno in tempo a rispondere a Nina che quella prontamente si sbilancia, facendola quasi cadere. ride, contagiata dal suo buon umore, riportandosi in posizione eretta sullo sgabello. Stai dando i numeri, McCallister. Facciamo così: ti concedo un ultimo ballo e poi a casa, va bene? Alza la voce, tentando di far sentire la sua, così flebile in quel gran baccano. Se vuoi chiediamo pure a Ciondolo di accompagnarci, visto che sembra piacerti tanto. Lo indica, osservando il Bell'Addormentato. Ma che diamine ci fa in un posto del genere? Quello più adatto per lui, ora come ora, sembrerebbe essere il letto. Secondo lei pagherebbe oro per sprofondare nelle coperte al momento! Tralasciando il barista, a Nina sembra piacere l'idea di darci dentro in pista. Luna spera solo che non vomiti da un momento all'altro su qualcuno: sarebbe proprio uno spiacevole inconveniente.
    La sua amica la tira verso il baccano, facendola saltare giù dal suo piedistallo, buttandola nella mischia. Questa volta, leggermente meno in sé, riesce a muoversi nella folla, divertendosi a imitare qua e là i movimenti dell'esperta. Ride di gusto, muovendo il corpo a suon di musica, ancheggiando e lasciando che il suo corpo prenda vita, quella vita che non sembra essergli mai appartenuta. Gioca con Nina e poi con il cameriere, prendendolo in giro e allo stesso tempo facendosi guardare. Gli fa addirittura l'occhiolino come a scusarsi degli insulti rivoltogli mentre trascina i suoi due compagni via. Divertiti? Ride, toccandosi i capelli e sistemandoseli lasciando che riprendano la loro forma naturale. Signorina, pronta per partire? Lì dentro c'è una pupa che ha bisogno di tranquillità!
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    Contenta che ti piaccia! :quo: Ricordatevi di cancellare le richieste però perché mi confondono! D: Grazie :quo:

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    Scusami, non riuscivo ad inserire la gif! D:
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    Acqua. E' il suo elemento. Niente di più puro e chiaro, come a lei piace essere. Le scivola sul corpo, bagnandole la pelle diafana e delicata. Si accarezza con le mani, lasciando spazio al bagnoschiuma di colare il suo corpo di bolle di diversa misura. Percepisce la consistenza dei suoi capelli, scorrendo i polpastrelli fra i suoi sottili fili d'erba dorati. Morbidi. Morbidi e profumati.
    Si sente quasi protetta lì, nella doccia. Sola, costretta in un piccolo spazio con il caldo che le attraversa le ossa. Si rigenera, scrolla le preoccupazioni e i pensieri di dosso, scaraventandoli via in un angolo remoto della sua testa. Son ormai poche le cose che le permettono di sentirsi a casa, a suo agio, tranquilla. Ancor di meno le persone capaci di un qualcosa di tanto grande.
    L'asciugamano è proprio lì, pronto ad abbracciare il suo corpo che pian piano viene privato dell'umidità. La piccola Lynch muove qualche passo, sistemando una parte del capo nell'orlo, di modo da farlo rimanere in quella posizione mentre si dirige verso il lavandino sul quale aleggia un grande specchio. Ora che si osserva con attenzione e con calma, riesce perfino a scorgerci i segni della stanchezza. L'espressione turbata ma al contempo rilassata farebbe quasi invidia allo sguardo indecifrabile della Monna Lisa. Sospira, prendendo fra le mani il pettine che inizia lentamente a passarsi fra i capelli. Si lava i denti e poi il viso, fermandosi ancora qualche attimo a contemplarsi. Scuote la testa, dissentendo. E' distrutta.
    E' distrutta eppure deve continuare a portare quella maschera che si è costruita centimetro dopo centimetro con il passare degli anni. Deve continuare ad essere coerente con se stessa, tentare di rispettare la sua parte, quella parte che da un lato lei e dall'altro la società, le ha imposto. Uscire fuori dagli schemi, per quanto a Luna piaccia andare controcorrente, in questo caso sarebbe controproducente. Perfino deleterio. Perché in fondo il mondo non è altro che un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte: anche Shakespeare se n'è accorto a suo tempo.
    I compiti da Vigilantes e da Prefetta gravano sulle sue spalle, troppo esili per sorreggere tutto quel peso. Ha ricevuto perfino un invito da parte della Serizawa, una delle tante persone che non riesce proprio a tollerare in quella scuola, per prendere parte ad un evento da lei organizzato: una festa a sorpresa per il compleanno di Blackwood, il suo ammirevole capo. Il lecchinaggio, a volte, è portato davvero agli estremi. In fondo sembra quasi impossibile che una donna come lei, viscida come lei, abbia fatto una cosa del genere per puro amor altrui. Evidentemente si aspetta qualcosa in cambio. Chiamasi opportunismo.
    Sbuffa, rileggendo quelle parole scritte con una grafia ordinata su della pergamena pregiata: no, non ha proprio voglia di andarci. Essenzialmente odia le feste. Se poi ci aggiungiamo il fatto che ci sarà un mare di gente che non sopporta e che tutto sarà decisamente troppo formale ed impostato, le sale ancora di più il nervoso. Ma inutile tentare di pensare a qualche scusa per evitare i festeggiamenti. Ci andrà, si annoierà a morte e ritornerà nella sua stanza distrutta a causa di quelle torture cinesi che si metterà ai piedi. Vediamola dal lato positivo: lì potrebbe scoprire qualcosa di utile e potrebbe al contempo usare quella scusa per evadere da Hogwarts: ormai son mesi che non vede nient'altro che quelle quattro mura.
    L'armadio sembra essere povero di capi d'abbigliamento. Non c'è niente che si confaccia all'evento. Non è poi una cosa così strana, considerando il fatto che non è avvezza a frequentare persone e luoghi capaci di cotanta ostentazione. Che la festa organizzata per la pedina di Moon sia ridotta all'essenziale, non lo si può nemmeno pensare: sarebbe a dir poco sconveniente.
    Mhh. Questo. Il tessuto vellutato le accarezza le cosce, risalendo sui fianchi fino ad incastrarsi perfettamente con le sue forme. La bacchetta rimedierà alle sue mancanze. «Vestis.» Pronuncia secca, muovendo il legnetto nelle sue mani. Così, di colpo, grazie all'intervento della sua Fata Turchina, Cenerella si trasforma in una bellissima donna. La stoffa nera ricade sulle sue gambe, lasciando spazio ad un leggero gioco di trasparenza appena sotto il seno. Sempre che quelle due cosette sul petto siano degne di essere chiamate in questo modo. Mbah, non male. Constata, ruotando su stessa di modo da potersi ammirare per intero. Ora manca solo il trucco e l'acconciatura. Basteranno solo un filo di matita, un po' di mascara e una tinta leggera sulle labbra per rendere elegante e diversa dal solito lei, lei che non è avvezza a niente di tutto ciò. Si asciuga i capelli, lasciandoli ricadere in un piccolo chignon sulla nuca. Indossa le scarpe, il mantello e mette tutto ciò di cui ha bisogno della piccola pochette, richiudendo alle sue spalle la porta della sua camera. La parola d'ordine per quella serata sarà: spensieratezza. Peccato che sa già che non sarà in grado di mantenerla.
    Appena distanti dall'entrata vi sono diverse limousine nere scintillanti. La cosa non la stupisce più di tanto. Come immaginavo. Arcua un sopracciglio, aprendo la portiera di una vettura, accomodandosi al suo interno. A quanto pare farà il viaggio in compagnia: una tortura. «Thornton.» Abbassa il capo a mo' di saluto, osservandosi attorno. Sfarzo. Troppo, per i suoi gusti. Il silenzio agghiacciante viene interrotto da un altro ospite. Esuberante, molto esuberante. Prende posto sul sedile, salutando Daphne e scambiandoci qualche parola che giunge distrattamente all'orecchio della 'claw. Lei gira la testa, studiando nei dettagli quella nuova presenza dalla V scintillante sul petto. Che sia una nuova recluta? Eppure le loro parole sembrano smentirlo. Probabilmente la ragazzina vuole solo giocare. «Faresti meglio a levarti quel mantello, piccoletta.» Arcua un sopracciglio, proferendo secca. «E' il compleanno del capo dei Vigilantes Ezekiel Blackwood. Ti pare che non sappia chi siano i suoi adepti?» Sorride beffarda per poi voltare il capo verso il finestrino. Le piace osservare il mondo che si muove da lì: sembra che si muova per inerzia. «A cosa brindiamo?» La serpeverde le passa un calice, smaniosa di fare tutte quelle cose tipiche degli snob. Luna resta in silenzio, lasciando che sia la nuova arrivata a prendere parola. In fondo vuole divertirsi, no? Dunque, che si diverta.

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    Silenzio. Le sue dolci note galleggiano nell'aria, assordando i suoi timpani mentre la sua mente non smette di elaborare informazioni. I suoi occhi si perdono in quelli del ragazzo, così grigi e agghiaccianti, tanto da ricordare quelli di Nickolaj. Per un momento sembra quasi averlo lì al suo cospetto. Ricorda ancora la sua voce così dura e impostata di chi crede essere superiore. Ricorda ancora la paura provata in quegli attimi, quando voleva ucciderla, infastidito dal suo comportamento. Ricorda ancora il rumore assordante di quel tonfo quasi letale. Le iridi del serpeverde sono incredibilmente simili a quelle del presunto zar. Ci legge, nelle sue sfumature, lo stesso odio, la stessa rabbia di quell'uomo e quasi se ne spaventa, dipingendo indifferenza sul suo volto. Che anche Cavendish abbia dovuto subire la stessa sorte di Stilinski? Deglutisce, Luna, scaraventata nella realtà dall'eco di parole disordinate che le viaggiano per la testa. «Mh.» Asserisce, sicura, ripromettendosi di ammorbidirsi e di non correre pericoli. Non le piace il modo in cui posa il suo sguardo nel suo. E' minaccioso, cattivo, pericoloso. Non le piace nemmeno il suo atteggiamento, il suo porsi con l'altro: sembra quasi abbia qualcosa da nascondere. La piccola 'claw segue il suo Alpha, rimuginando, spaesata dalla sua visione di alcuni istanti prima. Sospira senza farsi sentire dall'uomo, rievocando quegli attimi, sentendo il sangue raggelarsi nelle vene, quasi spaventata di rivivere una situazione del genere. In fondo ammorbidirsi non è di certo una cattiva idea, anzi, sembra proprio essere l'alternativa giusta per lei: pare quasi che solo così potrebbe guadagnarsi la fiducia, la meritata fiducia di Cavendish e degli altri membri dell'ordine. In questo modo salvaguarderebbe se stessa, impedendo al serpeverde di agire contro di lei e riuscirebbe, al contempo, a conservare la lucidità e l'attenzione di sempre. «Cosa ne pensi dei membri del nostro gruppo? Sei la vice e sono realmente interessato a sentire le tue valutazioni e il tuo parere.» Cerca le parole giuste per rispondere, la Lynch, ripescando le idee e le impressioni che ha avuto al primo incontro con gli altri. «Non li conosco personalmente. A prima impressione mi sembrano dei validi adepti ma penso che solo con coesione e obiettivi ben precisi si possa portare a termine una missione. Comunque sia avrò tempo per inquadrarli tutti, uno per uno.» Afferma decisa ma allo stesso calma e per niente scontrosa, fermandosi di fianco al ragazzo. « Credo che per Charles Durrell e te, questo non sia il vostro primo incontro. Cosa mi sai dire di lui? Un figlio di Tosca nei vigilantes, è un singolarità che non passa inosservata.» Posa un attimo i suoi occhi nei suoi, scoprendoci un'attenzione non irrilevante. «Non molto in verità. So che è stato adottato dalla Simpson e che ha avuto una relazione con la Peverell, la sua migliore amica.» In effetti la presenza del ragazzo in quel gruppo ha stranito molto anche lei. Non ha mai avuto molto a che fare con Charlie ma spesso Ames raccontava qualcosa sul suo conto e non sembrava fosse molto coraggioso. Luna se l'è sempre immaginato un suo burattino, pronto a servirlo e riverirlo un po' come gli altri due gorilla che si portava sempre assieme. «Da quando hanno rotto e un nostro amico in comune è partito, non ho più avuto contatti con lui. Non avrei mai pensato che potesse essere scelto per far parte dei Vigilantes. Probabilmente è accaduto qualcosa che l'ha fatto cambiare.» Ipotizza, esternando i suoi dubbi non prima, però, di aver calcolato mentalmente le sue parole. Di certo Luna deve conquistare la fiducia di Noah e per farlo, non può mentirgli o omettere certe questioni: lo verrebbe sicuramente a sapere. Se ha già sospetti su Durrell è meglio non tacere e dire tutto quel che sa, fiduciosa del fatto che non possa metterlo nei guai. Se ha accettato l'offerta, ci sarà un motivo e a quanto ne sa lei, non sarebbe così stupido da infiltrarsi e rischiare la vita con un'indole come la sua.

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    Ok, cestina tutto. Sono degli esprimenti più che altro <___< Ho provato ad uniformare le colorazioni quanto più potevo ma alla fine mi sono uscite a due a due uguali <____< Boh vedi te! Scusa lo scempio AHAHAHHAHAH

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    Il loro primo incontro è avvenuto nella Stanza delle Necessità, analogamente a quello con tutti gli altri Vigilantes. Sin dal principio ha voluto affermare la propria posizione, Cavendish. Si è sempre posto come un tiranno, l'ennesima pedina di quel governo di mangiamorte. Esercita il suo potere sui suoi nuovi adepti, ignaro della forza e delle motivazioni che hanno spinto ognuno di loro a ricoprire quell'incarico. Probabilmente si allarmerebbe, se ne conoscesse almeno qualcuna. Superficiale, ecco come il ragazzo appare alla Lynch. Superficiale e allo stesso tempo attento a tutto quel che lo circonda o meglio, a quel che gli interessa. A volte sembra trascurare alcuni dettagli, altre dar loro troppa importanza. Si contraddice, mente, inganna. La 'claw, da buona osservatrice qual è, sa che non è di certo un uomo di cui fidarsi ciecamente. E' per questo che avanza sicura per raggiungere il luogo del loro nuovo incontro senza perdere mai la cognizione del tempo e dello spazio, non facendosi sfuggire, né allo sguardo né all'udito, il più piccolo inconveniente. Questa volta, a quanto pare, saranno da soli. Una ronda, un compito che più volte, negli ultimi due anni, ha dovuto svolgere come Prefetta. Il serpeverde ha già impartito ordini e direttive non troppo distanti, in verità, da quelle che lei stessa pensava di seguire. E' tutto ben chiaro: individuare rivoluzionari presenti nel dormitorio Tassorosso e interrogare sospetti che se ne allontanano, infrangendo, in questo modo, il regolamento scolastico.
    «Buona sera, Lynch.» La ragazza abbassa il capo a mo' di saluto, osservando il suo compagno distaccata, cercando di non far trapelare niente di sè: ormai è da anni avvezza a nascondere la sua vera essenza sotto strati di acidità e apatia. «A lei.» Risponde secca, aspettandosi di lì a poco raccomandazioni tipiche dell'alpha della situazione. Con atteggiamento superbo e altezzoso, le intima di essere pronta ad intervenire in soccorso degli altri Vigilantes in caso di necessità e le ricorda il piano di quella serata, già ben impresso nella sua mente. Lei annuisce, seguendo il ragazzo indirizzato verso le cucine. «Difficile dimenticare il nostro compito.» Puntualizza, tentando di conquistarsi la fiducia di Cavendish, quella stessa fiducia che lei difficilmente concede agli altri. «Dimmi, come mai questo interesse nel voler entrare in una fazione dalla mentalità tipicamente Serpeverde e conservatrice come i Vigilantes?» Soppesa le sue parole, la Lynch, lasciando che le parole del suo momentaneo capo abbiano il tempo di fissarsi nella sua mente prima di replicare con la solita diplomazia cui è affezionata. «Ognuno ha i suoi obiettivi. Io i miei.» Poche lettere che insieme compongono un pensiero perfetto, secondo la sua modesta opinione. Una frase che dice tutto e niente allo stesso tempo, con i suoi mille significati da scegliere ed interpretare. «Piuttosto, sarebbe utile individuare i Tassorosso più vivaci e tenerli d'occhio.» Non ne conosce tanti, a dir la verità. Escludendo la Barton, compagna di corsi nonché persona da aggiungere assolutamente alla lista dei sospetti, Durrell è l'unico appartenente a quella casata con cui ha avuto un rapporto più ravvicinato. Ohibò, niente di eccezionale considerando che è stato solo il migliore amico di un suo ex ragazzo ma il loro è stato un rapporto così stretto da poter lasciare capire alla ragazza che non si tratta di un vero duro. Probabilmente sta cercando di cambiare. O più probabilmente vuole usare quella carica per altri scopi: bisogna solo capire quali. Quelli che immagina la Lynch, però, non sono così tanto accostabili ad uno come Charlie.

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    E menomale che eri in crisi grafica ç_ç
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    Ok, ho corretto il blend! :DD Meglio?

    RnkZ1Vc
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    Ok, schifus. Cestina pura!

    TiPSCI7
    ufqHHtZ

    Un giorno capirò perché agli altri gli esperimenti sono capolavori e a me sono schifezze.

    WECwkKw
    seXfb1A

    Edited by *moony - 4/6/2013, 01:27
419 replies since 8/6/2008
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