Posts written by Eleonor.

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    “Tua madre non sa nulla delle reali intenzioni di Connor”, gli rivelò al termine di un silenzio che gli era parso durare un’eternità.
    “Meno persone ne erano al corrente maggiori sarebbero state le probabilità di successo.”, spiegava il motivo per cui la sua madrina era ignara di tutti i retroscena: Thomas era certo che se Stefan avesse parlato di quell’incontro con la sua madrina Uhura non avrebbe creduto a ogni singola parola, liquidando la faccenda con una sonora risata e la convinzione che tutti quegli anni di gattabuia gli avessero definitivamente compromesso ogni capacità di ragionamento.
    Avrebbe potuto aggiungere altri dettagli, ma non era sicuro che fosse una buona idea: non erano rilevanti per restituirgli il quadro generale della sua famiglia, inoltre Stefan aveva già molto da metabolizzare senza che Thomas aggiungesse altro carico. Sarebbe stato più congeniale farlo un po’ per volta: permettergli di confrontarsi con la sua madrina gli avrebbe dato modo di riflettere, capire che c’era un fondo di verità in quel che gli aveva raccontato. Soltanto una persona interna alla famiglia conosceva i dettagli sulla morte di Connor, e al tempo dei fatti Thomas era già stato bandito dalla famiglia.
    “Non so rispondere a questa domanda”, per come la vedeva lui Keegan aveva aspettato che si calmassero le acque; per un immortale il tempo non aveva alcun significato, per anni si era ritrovato con il fiato sul collo dei Salvatore e degli Auror, finché Thomas era stato capoauror; l’unica cosa che gli venne in mente fu aver lasciato la villa e non trovarsi più sotto la protezione di sua madre.
    “Lo troveranno. Cavanaugh è un uomo capace”, Sarah gli aveva detto che Stefan era sotto la sua tutela, quindi non era preoccupato. Conoscendo Uhura era certo che anche la strega si stava mobilitando per risolvere il problema.
    “Darò anche io il mio contributo alle indagini, per quanto mi sarà possibile”, da dietro le sbarre aveva un margine di movimento molto limitato ma l'Auror che aveva offerto la sua protezione a Stefan sembrava affidabile, avrebbe condiviso con lui tutto quello che conosceva per agevolarlo nella cattura.
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    Uhura aveva avuto i suoi motivi così come il resto della famiglia. Per i Salvatore era diventato un uomo morto nel momento in cui aveva firmato i mandati di cattura e di arresto di molti dei loro contatti, che per comodità chiamavano in base al rispettivo grado di parentela sebbene non sussistesse alcun legame di sangue.
    In qualche modo Connor era riuscito a comunicare a Stefan che Thomas era il suo padrino. Era un buon punto di partenza, ma non abbastanza. Quando gli allungò la fotografia sul tavolo Thomas non la sfiorò. Si limitò a osservarla mantenendo le distanze mentre un’ombra di sofferenza attraversò i propri occhi verdi. Ricordava quando era stata scattata: erano passati al bar del vecchio Darragh per festeggiare due eventi importanti, la notizia dell’attesa dell’erede di Connor e la promozione di Thomas a caposquadra.
    “Suo figlio”, rispose, guardandolo negli occhi. “Non voleva condannarti a una vita di oscurità. Voleva uscirne per te”, Thomas incrociò le braccia sul torace, obbligandosi a non guardare la fotografia. La nostalgia era una compagnia subdola: era bastato rivedere quella fotografia per portare con sé i ricordi di una vita.
    “Per sua moglie… e per sé stesso”, quel ragionamento si era concretizzato con la nascita di Stefan, ma Thomas era certo che Connor stesse maturando quei pensieri da molto più tempo, probabilmente da quando aveva conosciuto quella che sarebbe diventata la sua futura moglie.
    “Voleva che ne uscissimo anche io e Uhura. L’ha incoraggiata spesso a riavvicinarsi alla sua "famiglia", ed era favorevole alla mia decisione di adottare mia sorella.”, Thomas non aveva mai vissuto serenamente nella sua famiglia; Markus si era rivelato il classico padre padrone che ricorreva alla violenza quando gli altri componenti osavano uscire dai binari. Connor era completamente all’opposto: era stata davvero una sfortuna che Stefan non avesse potuto godere della sua presenza.
    Connor lo aveva messo al corrente anche della figlia di Uhura; si era raccomandato affinché Thomas potesse avere un occhio di riguardo per la sua protetta. Non sapeva fino a che punto la strega aveva rivelato di sé al ragazzo, da questo era dipesa la decisione di non parlare apertamente di Genneya.
    “No. Keegan si era invaghito di tua madre; quando ha capito che non l’avrebbe mai avuta ha ucciso Connor e rapito lei per trasformarla”, trasse un breve sospiro prima di rispondere all’ultima domanda.
    “Avrebbe ucciso anche te se non ti avessi portato via. Quando sono arrivato era già troppo tardi per lui”, Connor era morto, di Tekla non aveva trovato traccia finché tre giorni dopo non aveva fatto ritorno alla tenuta, trasformata in creatura.
    Thomas era riuscito a introdursi nella tenuta senza lasciare traccia; aveva lasciato il corpo senza vita del suo mentore nella camera patronale e il bambino addormentato nella culla, nella sua stanza. Aveva tracciato alcuni incantesimi di protezione, affinché nessun'altro potesse nuocergli né avvicinarsi; solo allora aveva rivelato la sua presenza facendo scattare l'allarme, in modo che Uhura e gli altri componenti della casa potessero accorrere a verificare. Quando erano arrivati lui era già sparito.
    “Gli ho dato la caccia per anni ma non ha mai lasciato traccia”
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    “L’unica cosa che ho dato per scontato è il tuo interesse a conoscere chi era tuo padre”, replicò tranquillo.
    “Non mi aspetto che tu mi creda sulla parola”, Uhura stessa era ignara dei cambiamenti avvenuti in Connor durante gli ultimi anni di vita. Connor non l’aveva ritenuta pronta: era stato lui a indirizzarla su quella strada, a spingerla ad abbracciare la causa dei Mangiamorte, probabilmente temeva che la sua pupilla l’avrebbe vissuto alla stregua di un tradimento e aveva ritenuto saggio procedere per gradi. Aveva cominciato incoraggiandola a riavvicinarsi a sua figlia; se Keegan non lo avesse ucciso Connor sarebbe riuscito a salvarla dalla vita alla quale l’aveva condannata.
    “La tua madrina tuttavia si è preoccupata di tacerti perfettamente la mia esistenza.”, lo provocò. Tra lui e Uhura c’era sempre stata rivalità: detestava vederlo così vicino al suo mentore, e Thomas, a cui quel dettaglio non era mai sfuggito fin dal primo momento, non perdeva mai occasione di istigarla. Quei giorni sembravano appartenere a un’altra vita.
    Tuttavia non poté fare a meno di chiedersi se la cara, vecchia Rin fosse al corrente di quella visita: quanto sarebbe montata come una furia sapendo che il "traditore" aveva avuto la faccia tosta di voler conoscere l'erede dei Salvatore?
    “Fidati del tuo istinto”, da quanto gli aveva raccontato Sarah quel ragazzo era sveglio; cresciuto in una famiglia di vampiri non si faceva influenzare né manipolare da nessuno. Thomas gli avrebbe riportato i fatti esattamente per come erano andati, niente di più niente di meno.
    “Non ci guadagno niente a mentirti. Hai parlato con tuo padre: si è limitato a raccontarti di quell’uomo? Nient’altro?, che Connor non lo avesse messo in guardia dalle insidie della famiglia? La vedeva improbabile.
    “Chiedimi qualcosa. Ti dirò tutto ciò che vuoi sapere”, ipotizzava che Stefan avesse molti dubbi. Thomas avrebbe potuto rispondergli al meglio se fosse stato lui a interpellarlo con domande ben precise.
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    Thomas non batté ciglio davanti alla reazione della de Masi. L’aveva accettata come suo avvocato perché aveva piena fiducia nelle sue capacità, di fatto era riuscita a ripristinare un diritto a lui molto caro: poter riavere contatti con l’esterno. Ma se intendeva portare avanti la causa doveva capire che esistevano confini che non le avrebbe permesso di valicare: immischiarsi negli affari di famiglia era tra questi.
    Che gli fosse stato concesso di avere colloqui familiari non significava che la capo auror non fosse in ascolto dall’altra parte del muro: Stefan sarebbe finito in un colpo solo nel mirino di quella donna, offrendole un’arma di ricatto contro di lui, peggio ancora se Caterina lo avesse trascinato in tribunale. I suoi processi avevano sempre scatenato un gran clamore: quanto ci avrebbe messo Keegan a rintracciarlo una volta che fosse stato sotto i riflettori? Da dietro le sbarre i suoi movimenti erano limitati. Non aveva chiamato a sé il ragazzo per metterlo in pericolo più di quanto non lo fosse di suo.
    Gli fece cenno di accomodarsi al tavolo davanti a lui e quando si dimostrò disponibile all’ascolto non si fece pregare per dirgli ciò per cui era venuto.
    “Ti sarai chiesto che perché non hai mai sentito parlare di me, considerato quanto fossi vicino alla tua famiglia.”, damnatio memoriae; la pena riservata ai traditori della famiglia era l’oblio. In senso metaforico e fisico.
    “Connor mi metteva al corrente di ogni suo passo, ogni turbamento. Ero il suo confidente, lo seguivo come un'ombra”, Thomas lo guardò negli occhi. Sapeva cosa si erano detti lui e Sarah, allo stesso tempo sapeva che quell’incontro probabilmente lo avrebbe lasciato deluso. Tuttavia il suo mentore gli aveva lasciato un incarico, e col tempo intendeva portare a compimento ciò che aveva iniziato quasi vent’anni prima.
    “Capirai quindi perché, quando ho accettato la carica di capo auror, non mi è stato più possibile accostarmi alla tenuta. Non alla luce del sole”, più volte aveva incontrato Connor in segreto quando il resto del parentado non si trovava a casa, finché Keegan non lo aveva ucciso.
    “Molte celle della vecchia Azkaban sono piene degli alleati dei Salvatore per mano mia. Era stanco di vivere nell’oscurità: per suo figlio desiderava un avvenire diverso… ma sapeva anche che sfidarli apertamente significava condannarvi tutti a morte. Per questo ha incaricato me di fare piazza pulita”
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    La Capo Auror non aveva alcuna intenzione di mollare su di lui come collaboratore, tuttavia per mantenere un profilo basso aveva accettato di scendere a compromessi concedendogli nuovamente i colloqui familiari. La prima persona che gli premette vedere fu Sarah, alla quale dovette spiegazioni esaustive sul nome estraneo alla famiglia presente sulla lista; l’ultima volta che si erano visti aveva preferito rimandare la conversazione, la cicatrice sul braccio aveva bruciato come a contatto con un ferro rovente, segno che gli auror reclamavano la sua presenza. Sua sorella non aveva apprezzato averlo saputo da un’altra persona, ma l’aveva presa con filosofia, liquidando la faccenda senza tornarci nuovamente su.
    Aveva mandato una richiesta a Stefan Salvatore per vederlo, per farsi un’idea di com’era la sua situazione attuale, ma soprattutto perché non aveva mai smesso di rispondere alla volontà di suo padre. Aveva sperato di poterlo fare da lontano per non coinvolgerlo nei rischi che avevano portato un passato da capo auror e da mago oscuro, ma quando se lo era ritrovato davanti non aveva resistito dall’uscire allo scoperto.
    “Direi di sì.”, rispose, guardandola interrogativo. Non gli importava che fosse passata a toni più informali, Caterina stava svolgendo bene il suo lavoro e tanto gli bastava.
    Le aveva dato tutte le informazioni che riteneva potessero agevolarla nelle pratiche, rivelandole un nome chiave che avrebbe potuto far comodo per ribaltare il processo. Per come la vedeva il mago, che fosse il padrino di Stefan non doveva riguardarla: non lo avrebbe coinvolto in quella storia e che le piacesse o meno lei avrebbe rispettato la sua decisione. Altrimenti avrebbero avuto un problema.
    “Puoi farlo accomodare? Ci hanno concesso solo un’ora, abbiamo molto di cui parlare.”
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    Thomas abbozzò un sorriso ironico a quella precisazione. Caterina si era mossa bene facendosi strada tra i pezzi importanti al Nord; Sarah doveva saperlo meglio di lui, se ciononostante aveva scelto di ricorrere al suo aiuto significava che era disposta veramente a tutto per tirarlo fuori.
    “Ricordo diversamente”, ritenne opportuno contraddirla quando lei stessa si definì mancante di empatia.
    “Eri l’unica Viligantes ad aver accettato la spilla per proteggere i tuoi compagni di casata. Anche se al tempo nessuno parve capirlo”, i suoi più cari amici erano troppo coinvolti personalmente per comprendere che alle volte per sconfiggere il nemico era necessario fingersi suo amico: muovendosi all’interno era più semplice venire a conoscenza di dettagli e informazioni che sfuggirebbero a un punto di vista esterno.
    “Ricordo che eri molto amica della sorella di Dell, Andromeda… fosti tu a farla ambientare al castello. Lo siete ancora?”, Thomas si fece un paio di conti; da allora dovevano essere passati circa dieci anni, un’eternità. Quegli anni sembravano appartenere a un’altra vita.
    “Che ne è stato degli altri ragazzi?”, sapeva che lei non fosse lì per rivangare il passato, ma in quel momento Caterina rappresentava l’unico punto di contatto con la realtà esterna alla dimensione carceraria: parlare d’altro che non fosse esclusivamente quanto fosse stretto il cappio che sentiva intorno alla gola era un modo per evadere.
    Non dubitava che la Capo Auror non gli avrebbe riservato alcun trattamento di favore, ritenne poco saggio precisare che le reazioni avute non erano dipese da lui: Sarah doveva averle spiegato che si trattava del modus operandi riservato ai detenuti scelti come risorse da impiegare parallelamente agli auror, di cui l’isolamento faceva da copertura per giustificare l’assenza prolungata alle attività in comune.
    Invece fu curioso di sentir parlare di Stefan Salvatore, che era riuscito a vedere solo di sfuggita e per una mera coincidenza del caso.
    “Non lo è”, si affrettò a precisare, anticipando i pensieri di Caterina. Stefan non sapeva chi fosse per lui Thomas, quand’anche glielo avesse rivelato il mago non intendeva coinvolgerlo: innanzitutto non vedeva perché avrebbe dovuto disturbarsi per uno sconosciuto, né voleva esporlo pubblicamente a inutili rischi né ad imbarazzi di alcun tipo. Capiva comunque che per distogliere l’interesse di Caterina doveva offrirle qualcosa di altrettanto valido, e il nome che intendeva farle lo era.
    “Potrebbe esserlo Antheia Monaghan.”, propose, incrociando le braccia al petto.
    “Non era favorevole che mi costituissi.”, condizione necessaria non solo per restituirle la sua libertà, ma per ripulire la pessima reputazione, ingiusta, che era gravata su di lei a causa delle malefatte di Matthews ai tempi in cui era stato Capo Auror.
    “Crede sinceramente nel mio percorso di redenzione. Testimonierebbe a mio favore”, Thomas la guardò negli occhi, per carpire cosa stava pensando.
    “Aspettati che ci accusino di averla plagiata. Non ti sei scelta un caso semplice”
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    Non rispose. Non bastava, ma sul momento era l’unica cosa che poteva fare. Per poter rivedere un giorno suo figlio, per sistemare le cose con sua sorella… per rispondere alle ultime volontà del suo mentore.
    “Ho sentito che lavori per conto di mio zio”, una scelta curiosa, ma che non avrebbe potuto dire di non aspettarsi da parte sua. Da studentessa Caterina era sempre stata determinata a fare tutto ciò che era necessario per perseguire i suoi obbiettivi, mostrando una flessibilità di carattere e una versatilità di intenti insolita per la sua giovane età; per quanto le inclinazioni dello zio Gabriel fossero discutibili, e un tempo affini a quelle di Thomas, restava un avvocato dall’indubbio successo e dall’indiscussa fama.
    “Non metto in dubbio che un giorno raggiungerai la vetta.”, sul volto comparve l’ombra di un sorriso.
    “In fin dei conti sei arrivata fin qui. Da quanto so sei una valida docente”, chiaramente Thomas era ben lungi dal credere che il suo caso potesse avere un esito positivo. L’unico epilogo che riusciva a vedere in quel momento era uscire di prigione al termine della sua pena, sempre che non fosse morto prima in una delle missioni alle quali veniva assegnato dalla capo auror.
    “Vedremo fin dove ci porterà questa collaborazione allora”, fu la sola cosa che riuscì a risponderle a riguardo. Quando Caterina gli chiese se avesse bisogno di qualcosa Thomas incrociò le braccia al petto, soppesando con attenzione la sua domanda.
    Effettivamente c’era qualcosa di cui aveva bisogno, non nel senso in cui la intendeva lei, e che probabilmente poco avrebbe avuto a che fare con il suo caso, ma c’era.
    “Vorrei che venissero ripristinati i colloqui familiari. È da mesi che non vedo mia sorella”, l’ultima volta che aveva visto Sarah era stato in modo del tutto fuori dall’ordinario e dalla legalità, e non intendeva continuare su quella riga.
    “Ho bisogno che le visite vengano estese a una persona estranea alla mia famiglia.”, visto il ruolo che Connor gli aveva affidato nella vita del ragazzo non era del tutto corretto, ma tecnicamente parlando a livello di scartoffie non c’era un legame di parentela diretto, quindi difficilmente avrebbero consentito a quel ragazzo di avere contatti con lui.
    “Lo conosci, è un tuo studente. Stefan Salvatore”, che ascoltassero il colloquio non gli importava; non avrebbe detto niente di compromettente sul ragazzo, nulla che potesse metterne in dubbio l’incolumità.
    “Suo padre era un vecchio amico. Sarei curioso di conoscerlo”, non si dilungò in altri dettagli, preferì invece chiederle: “Cosa sai dirmi di lui?”
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    In quasi sette anni di carcere Thomas si era abituato all’impossibile: a partire dal vedersi stravolta la sua quotidianità nelle piccole cose, perdendo l’abitudine di toccare con mano bicchiere di vetro o le posate in acciaio, fino alle ispezioni a sorpresa in qualsiasi momento della giornata e della notte; con il fiato degli auror sempre sul collo aveva abbandonato l’idea di avere un minimo di privacy, ma se c’era una cosa alla quale non avrebbe mai fatto l’abitudine erano le perquisizioni corporali che precedevano le visite.
    Rispondevano alle direttive della capo auror limitandosi a fare il proprio dovere, cosa che lo rendeva meno spiacevole: i minuti passati nella stanza sembravano interminabili, e quella volta non si rivelò diversa da tante altre.
    Quanto meno quel giorno aveva un valido motivo per sopportare l’ennesima umiliazione: l’ultima missione aveva fruttato soddisfazione alla capo auror, che aveva deciso di premiarlo sospendendo il regime di isolamento per concedergli eventuali visite da parte dei suoi familiari o dei suoi legali.
    Ed era il motivo per cui Caterina si era recata in prigione su richiesta di sua sorella Sarah.
    Thomas si presentò a lei in jeans e camicia scuri, tenendo a non dare un’immagine trascurata di sé a quella che un tempo era stata una sua studentessa e che mai avrebbe voluto lo vedesse ridotto in quello stato e in quel contesto. Non era mancata una accanita discussione con Sarah per quello, ma la sorella era stata piuttosto convincente al riguardo: Caterina era in stretti rapporti con Gabriel McAdams, la rete di contatti di suo zio era molto ampia e sarebbe tornata loro utile, con discrezione, per tirarlo fuori di lì.
    Thomas non nutriva alcuna speranza al riguardo: dei dieci anni da scontare lì dentro ne mancavano soltanto tre, il suo unico rammarico era aver avuto un figlio che non aveva idea di chi fosse suo padre e di cui il mago aveva perso gli anni più belli dell’infanzia.
    Thomas avanzò nella stanza e si prese alcuni secondi per guardare la giovane donna. Quando sedette al tavolo le rivolse un sorriso ironico.
    “Sopravvivo”, rispose senza particolare enfasi.
    “Sono ben altre le cose che potrebbero dispiacermi.”
    , incrociò le braccia al petto e fece aderire meglio lo schienale alla sedia.
    “L’ultima volta che ci siamo visti eri intenzionata a diventare Ministro della Magia”, ironizzò, in automatico il pensiero andò a Melinda, non poté fare a meno di chiedersi che fine avesse fatto.
    “Mia sorella ti avrà spiegato quanto la mia sia una battaglia persa in partenza.”
    Era curioso di sapere cosa le facesse credere il contrario. Poteva capire Sarah, che non aveva mai perso la speranza e alla quale più di chiunque altro aveva fatto del male finendo lì dentro. Proprio quando i rapporti, tra loro due, si erano finalmente consolidati.
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    Schedario Animagus






    DATI ANAGRAFICI:

    Nome: Thomas, Andrew Christopher
    Cognome: Matthews
    Data di Nascita: 19 Maggio 1980
    Nato a: Oxford
    Residente a: Londra, attualmente recluso in carcere nella Repubblica d'Irlanda
    Stato civile: Celibe









    DATI ANIMAGUS:

    Genere di animale ed eventuale razza: Leone bianco (Panthera leo krugeri)
    Descrizione fisica dell'animale: 150 kg, altezza 123 cm, lunghezza 215 cm (coda inclusa).
    Assenti le macchie di camuffamento, pelo compleamente bianco. Il colore scurisce con l'avanzare degli anni fino a diventare crema o avorio.
    Segni particolari: cicatrice vistosa che passa parte a parte l'occhio sinistro in senso vericale. Pelo assente lungo il taglio.
    Registrato al Ministero:





    ALBERO GENEALOGICO:

    Nome e Cognome: Sarah Kimberly Matthews
    Grado di parentela: Sorella

    Nome e Cognome: Markus Christopher Matthews
    Grado di parentela: Padre [deceduto]

    Nome e Cognome: Selene Willer
    Grado di parentela: Madre [deceduta]

    Nome e Cognome: William Dell Ramirez
    Grado di parentela: Cognato

    Nome e Cognome: Andromeda Audrey Ramirez
    Grado di parentela: Cognata









    Edited by Abel; - 13/9/2019, 14:01
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    -Non mi sembri affatto sorpreso, Thomas...-
    “Non lo sono, infatti.” ribattè il mago, le parole seguire da un sospiro scocciato.
    “Esisteva come possibilità. Non mi sono mai illuso del contrario.”
    *Non siamo in Inghilterra dopotutto*
    Thomas tornò pensieroso. Non era la prima volta che affrontava una situazione scomoda con il rischio della reclusione. Ma se in passato era stato più semplice uscirne, in quanto ai vertici del governo v'erano state persone più persuasibili in cambio dei suoi servigi, quella volta si stavano muovendo su un filo del rasoio.
    -Abbiamo ancora un po' di tempo prima del prossimo appello. Ci organizzeremo sulla difesa, punteremo sugli anni di servizio che hai svolto durante il mandato e sui servizi resi in guerra. Arriveremo a un patteggiamento se necessario. Non è necessario allarmarsi, adesso. Ma prima di essere mio cliente sei mio amico ed è giusto tenerti informato su tutti i possibili risvolti-
    Thomas si limitò ad annuire. Quando fu chiaro che non avevano altro da dirsi gli strinse la mano per congedarlo e lo accompagnò alla porta. Rimasto solo, furono poche le falcate per raggiungere il mobile del cognac.
    Se ne versò in abbondanza in un bicchiere e ne umidì le labbra, assaporandone il gusto e godendosi il calore lungo la gola.
    La parte più difficile non era accettarlo - un Matthews non si dà mai per vinto fino alla fine: non avrebbe mai affrontato il processo senza un piano di riserva o più di uno. Ma ricorrere all'asso nella manica doveva essere l'ultima risorsa. Sperava di non doverci arrivare.
    Non rispose ad Erin, si limitò a continuare a bere. Erin gli era rimasta accanto per mesi, da quando il processo aveva avuto inizio. Ed era stata lei a convincerlo a lasciare l'albergo per trasferirsi con lei in quell'abitazione... senz'altro più consona e più comoda. Ma le doveva molto anche solo per essere stata, con la sua presenza, un silenzioso supporto sul quale poter contare.
    “Stiamo perdendo la causa” e per questo Thomas non le avrebbe nascosto la verità.
    “Era qui per dirmi di prepararmi al peggio. Ma non accadrà” spiegò, prima di alzarsi per posare il bicchiere vuoto sul mobile.
    “Non è necessario che Sarah sappia di un'evenienza che non si è ancora avverata.”
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    “La puttana di Hogsmeade è un problema minore. Sai già cosa vuole da voi in cambio del silenzio?”
    Se puntava ai soldi potevano tranquillamente trovare lo stratagemma per incastrarla e ricattarla a loro volta per farle tenere la bocca chiusa. Ciò che Ryan avrebbe dovuto sistemare era il modo di affrontare i suoi genitori.
    “Non voglio farti cambiare idea, Ryan. So che sei una testa di cazzo peggio di mia sorella, sarebbero energie sprecate. Ma in qualità di amico sono tenuto a farti riflettere per impedirti di commettere sciocchezze di cui potrai pentirti. Non voglio che tu finisca come me, non mi sembra così difficile da capire.”, ma se Thomas era arrivato al punto di sbatterglielo in faccia evidentemente non era così scontato come credeva. Forse negli ultimi anni si era lasciato troppo andare, oppure ancora era troppo coinvolto nei fatti per poter ragionare lucidamente, ma Ryan non riusciva a capire realmente che cosa significava tornare ad agire nell'ombra come avevano sempre fatto.
    “Stai facendo mille piani e mille congetture ma una cosa non mi è chiara: Lilian è al corrente di quel che è successo? Le hai parlato di ciò che hai in mente di fare? Perché qui non si tratta solo di te. Non puoi decidere da solo quale sia il bene della vostra famiglia, non parlare di sacrificio così a cuor leggero perché invece di salvarla finiresti per ucciderla.” parole dure forse, ma dopo una vita di sbagli Thomas aveva toccato il fondo e capito che le azioni nell'ombra non erano la via più pulita da seguire. Lilian era diversa da Ryan; dubitava quindi che sarebbe stata entusiasta delle trovate del compagno.
    “E se sacrificarti non fosse ciò che lei vuole, se lei fosse contraria all'esporti alla loro collera? Devi tenere conto anche dei suoi desideri, è questo che si fa in una coppia. E vuoi davvero costringerla a ricorrere all'appoggio tutt'altro che sicuro degli altri agenti piuttosto che a quello fidato dei suoi compagni? Tanto valerebbe darle il benvenuto negli sporchi affari di famiglia.”
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    Alla battuta su Ramirez - che tanto battuta in realtà non era - Thomas rise di gusto.
    “Mi hai beccato, è proprio per questo motivo che non ho voluto coinvolgerli”, Ramirez non gli avrebbe mai fatto un simile favore.
    “Credo che l'ingratitudine sia un marchio insito nel gene messicano. La sorella invece sembra essere un'eccezione, senz'altro è più cordiale del fratello” erano commenti che potevano essere arrischiati solo al di fuori della famiglia.
    Tornando all'amico, Thomas si rifiutava di credere che ben consapevole dell'arrivo in città dei Freedman Ryan fosse stato così imprudente da offrirsi alla vista come se non fosse un suo problema. Non era nemmeno d'accordo sul non coinvolgere gli auror: che gli piacesse o meno, Lilian era uno di loro, ed era amica del capo auror. Prima o poi sarebbe successo in ogni caso.
    “Quindi abbiamo un nuovo nemico. Chi credi che sia il responsabile della soffiata?”
    Man mano che Ryan parlava risultava evidente quanto la situazione andava complicandosi. Era al di fuori della loro portata: da solo non avrebbe concluso niente, non poteva fare affidamento sull'instabilità della sorella né pretendere che Lilian agisse da sola. Se avesse lasciato gli auror fuori da quella storia davanti gli si figurava l'unico scenario possibile.
    “E anche se le facessero cosa te ne frega? Non esistono prove tangibili che possano farti finire ad Azkaban. Voglio sperare che non sia la loro opinione su di te a frenarti, perché le motivazioni che mi stai dando sono tutte campate in aria”
    Un rischio troppo alto era tacere tutto rifiutando l'aiuto degli alleati. Allora sì che sarebbe stato troppo tardi salvare la sua famiglia.
    “Devi rompere gli schemi. Adesso non esisti più solo tu, hai una famiglia da tenere al sicuro” lo rimproverò.
    “Se non chiedere protezione agli auror... sentiamo. Come vorresti agire?”
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    "Perchè hai voluto farlo?"
    “Il capo auror non avrebbe mai ritirato sotto banco il mandato di cattura, e la Monaghan aveva intenzione di prendere di mira l'archivio auror per far sparire i nostri fascicoli. Puoi ben intuire quali disastri avrebbe portato. Era solo questione di tempo prima che la verità venisse a galla. Ho solo scelto l'unica soluzione ideale che avrebbe posto fine a questa storia una volta per tutte.” mandò giù quel che restava dello scotch, poi mise via la bottiglia, riponedola nel mobile. Era meglio non averla davanti per non cadere in tentazione.
    “Ti dirò la verità, non mi sarebbe dispiaciuto un aiuto da Sarah... avrebbe senz'altro semplificato le cose per me...” disse, facendosi pensieroso.
    “E sono certo che non me lo avrebbe negato. Dubito tuttavia che suo marito sarebbe stato dello stesso avviso. L'ultima cosa che volevo era causarle altri problemi”
    Eccolo, uno dei motivi cardine che lo aveva spinto a scartare la strada facile per intraprendere quella difficile.
    Davanti alla risata di Ryan, Thomas trattenne un sospiro. Non era tanto il partire prevenuto con lui, perché non lo faceva affatto. Piuttosto Thomas era dispiaciuto di non poter fare nulla per aiutarlo. I Freedman erano una famiglia potente, avevano le mani ovunque e giocavano sporco. Avevano già dato dimostrazione di quanto potevano rivelarsi pericolosi e sapere Ryan solo contro loro non gli piaceva.
    "Ho partecipato ad un'iniziativa per beneficenza e mia madre lo ha saputo, abbiamo avuto un piacevole scambio di parole."
    “Rientrava nei tuoi piani farla uscire allo scoperto?”
    Prima di saltare a giudizi affrettati Thomas preferiva concedergli il beneficio del dubbio.
    “Cosa ti ha detto di preciso? Sa che tua sorella è in città?”
    Se non poteva essergli d'aiuto a Londra, forse avrebbe potuto esserlo comunque in quel momento, dandogli qualche consiglio.
    “Hai pensato di mettervi in via ufficiosa sotto la protezione degli auror? Non saresti obbligato a dare spiegazioni e potrebbero offrire alla tua famiglia un'ottima copertura, nel mentre che collabori alla loro cattura.”
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    Thomas ignorò il commentò con disinvoltura. Non era troppo entusiasta che il cane dell'amico avesse il suo stesso nome ma Ryan era fatto così, si divertiva con un nonnulla.
    “Posso uscire con i cani da guardia al seguito, ma ho il divieto di lasciare la città con il processo in corso. In parole povere sono in gabbia” lo scotch andò giù come se fosse stato acqua fresca. Thomas impiegò qualche secondo a ricordare che Ryan non poteva vedere l'alcool in nessun caso; fu allora che si rese conto di essere totalmente fuori fase. Dal momento che aveva già riempito l'altro bicchiere ed era un peccato sprecarlo ci avrebbe pensato lui a finirlo.
    “Chiedere non è un reato”, scrollò le spalle. Sapeva che Lilian non lo vedeva di buon occhio. Ma a sorprenderlo era stato il silenzio di Antheia.
    “La mia attuale situazione è critica” diretto e crudo, aveva optato per non addolcirgli la pillola. Era già stancante dover essere rassicurante con la sorella; almeno con Ryan voleva evitare bugie o omissioni.
    “Antheia è libera, ma questo alla corte non basta. Come avevamo previsto hanno aperto un'inchiesta per le irregolarità commesse circa il processo e le accuse svoltesi all'epoca dei fatti. Ho un bel po' di imputazioni sulla testa” commentò con un certo sarcasmo. Prima di continuare mandò giù metà dello scotch nel bicchiere di Ryan.
    “Ho un avvocato che conosce il fatto suo e farà di tutto per far cadere le accuse ma se devo essere sincero non so come finirà. Di sicuro andrà per le lunghe.” sospirò.
    “Mi spiace amico, ma questa volta non credo di poterti aiutare. I Freedman si sono più fatti vivi?”
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    Emily si trova bene all'asilo; la settimana prossima a scuola farà la recita di Natale. Ovviamente non mancherò e le scatterò tantissime foto, così potrò inviartene qualcuna. E' un amore nel suo custome da stella, dovresti vederla!
    Lì in Irlanda, invece, come vanno le cose? Ti permetteranno di tornare un paio di giorni a Londra almeno per le vacanze?
    Scrivimi presto, Sarah


    Un rumore strano interruppe la lettura. Quando Thomas alzò lo sguardo dalla pergamena si voltò verso la finestra, dove era sicuro provenisse. Sgranò gli occhi nel vedere Ryan Freedman appollaiato come un piccione sorridergli da dietro il vetro. Si alzò in fretta, e lasciando la lettera sul letto si sbrigò ad avvicinarsi al davanzale, aprì la finestra e gli fece bruscamente segno di muoversi.
    “Entra” una volta che Ryan fu nella stanza Thomas si affacciò. Dopo essersi assicurato che nessuno l'aveva visto, la richiuse e si voltò verso l'amico.
    “Freedman!” gli assestò un paio di pacche sulla spalla, e lo invitò a sedersi sulla poltrona con un cenno della mano.
    “Sei l'ultima persona che mi aspettavo di vedere fuori da quella finestra” non nascose una certa sorpresa nella voce.
    “Hai interrotto una routine di noia mortale, e di questo ti sono riconoscente, ma ti avverto: niente movimenti inconsueti. Se scoprono che ti sei introdotto qui eludendo gli auror saranno problemi seri per me” spiegò, e con un colpo di bacchetta tirò fuori dal mobile due bicchieri e una bottiglia di scotch, riempiendoli poi fino all'orlo.
    “Quando sei arrivato in città? Lilian lo sa?”
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