Posts written by Anderson;

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    "SUCCO! GELATOOOO!!" le urla eccitate di Janet distrussero un timpano del povero Steve che si ritrovò, istintivamente, a farla scendere dalle proprie braccia posandola nuovamente coi piedi per terra. Quella bambina era capace di fargli perdere completamente la testa, la pazienza ed il cuore. Era l'unica donna della sua vita, la donna più bella e sincera che avrebbe mai avuto accanto, era lei l'amore più grande della sua vita, l'unica che lo avrebbe amato davvero, l'unica capace di guardarlo con quei suoi grandi occhi verdi specchio dei suoi e leggerci la purezza, vederci riflessi mille racconti, mille motivi per chiamarlo 'il suo eroe'. Sorrise mentre la piccola riprendeva a correre a perdifiato verso il fratello ancora seduto sulla panchina, in disparte, silenzioso e chiuso in se stesso mentre giocava con il suo gameboy.
    "Non correre scimmietta! - scosse la testa Steve consapevole che quegli avvertimenti ormai non sorbivano più nessun effetto sua sua figlia e la seguì con passo rilassato rimanendo al fianco della bella Imogen - Mi prenderà pure per pazzo ma ho come l'impressione di riuscire a leggere i suoi pensieri..." voltò leggermente il viso verso di lei lasciando che le sue labbra si incurvassero in un sincero sorriso, uno di quei sorrisi che in molti trovavano rassicuranti e, per certi versi, anche affascinanti.
    "Non c'è bisogno che mi chieda scusa! Devo solo farci ancora l'abitudine al fatto di non portare più una fede, ed i bambini ancora non sanno il motivo per cui non vivo più a casa con loro!"sospirò appena passandosi nervosamente una mano fra i capelli per scostare il ciuffo da davanti il viso raggiungendo i suoi figli.
    "Ecco sì, ne ho due in realtà di piccole pesti... lui è Ethan! Ethan saluta la signorina!" il giovane Anderson però, al contrario del padre e della sorella era sempre stato più introverso e poco incline a socializzare con gli sconosciuti, soprattutto se la sconosciuta in questione era una donna incredibilmente bella che stava accanto a suo padre, quello stesso padre che era sempre così impegnato con il suo lavoro... No, Ethan era forse il più sveglio della famiglia e si era ormai accorto che entrambi i suoi genitori raccontavano fin troppe bugie, non era più un bambino e spesso entrambi se lo dimenticavano. Storse infatti il naso alzandosi e prendendo per mano la sorellina che, emozionata, correva e saltellava impaziente di avere il suo gelato.
    "Lo perdoni! Fa fatica ad interagire con gli sconosciuti e non ha preso affatto bene questo mio allontanamento da casa, è grande per capire, lo so, ma non riesco ancora a raccontargli tutto quello che succede fra me e sua madre... preferisco che odi me piuttosto che lei!" ammise Steve mentre le apriva la porta del locale.
    "E io la sto ammorbando con i miei drammi..." una risata cristallina uscì dalle sue labbra. Si accomodò ad uno dei tavolini che davano sull'esterno del bar, da dove poteva scorgere i bambini giocare, ma solo dopo averle scostato anche la sedia, da vero gentiluomo.
    "Che ne dice se ci diamo del tu? Sono un po' negato con questi Lei, Voi, Essi!" le domandò, iniziando a sfogliare il menù in attesa del cameriere.
    "Quindi ho capito giusto... siamo compagni di sventure e di anulari terribilmente nudi?"

  2. .

    La piccola Janet Anderson aveva solamente cinque anni eppure prometteva già di essere una piccola peste. Sin dal momento in cui per la prima volta aveva stretto fra le braccia quel fagottino rosa Steve aveva compreso che lei, sì, proprio lei, sarebbe stata la sua rovina tanto quanto il suo bene più prezioso perchè era stata in grado di rubargli definitivamente il cuore. Lo avrebbe fatto penare come solo le figlie femmine sanno far penare i propri padri, per lei il texano avrebbe dato il mondo, per lei avrebbe sconfitto qualsiasi mostro nascosto sotto il letto, letto favole fino a crollare steso a terra tenendole la mano, per lei avrebbe corso per arrivare in tempo a scuola, l'avrebbe rassicurata alle prime lacrime versate per un uomo...e sì, avrebbe ucciso anche quell'essere capace di spezzare il cuore della sua bambina. Ed in quel momento lo aveva portato letteralmente fra le braccia di una sconosciuta, una bellissima sconosciuta che con un solo sguardo era stata capace di farlo imbarazzare ed arrossire, non guardava dritto negli occhi in quel modo una donna che non fosse Clara da...beh, anni ormai, moltissimi anni.
    "Ma non è vero papà, non si dicono le bugie!! Io lo ascolto sempre" rispose Janet tutta seria, increspando le labbra in un broncio finto e melodrammatico come solo una bambina di cinque anni poteva essere. Al solletico del padre rispose poi scoppiando a ridere e contorcendosi fra le sue braccia stringendosi poi contro il suo petto forte, il luogo più sicuro per lei esistente sulla faccia della terra.
    "Piacere nostro, io sono Stephen... Janey presentati alla signorina - la esortò Steve facendole allungare la manina per stringerla a quella della sconosciuta che ora avevano scoperto chiamarsi Imogen. - e comunque lei ha ragione, le migliori scoperte si fanno senza genitori, liberi di correre... ma non diciamolo troppo ad alta voce o qualcuno qui ci prende alla lettera" rise Stephen, di una risata sincera e cristallina, una risata che gli veniva dal cuore come ormai non capitava da troppo tempo. Per qualche strano motivo quella sconosciuta era riuscita, in poco più di una manciata di minuti, a metterlo incredibilmente di buon umore, piaceva a Janet ed aveva una parlantina così sciolta e simpatica da portarlo ad ascoltarla uno strano e piacevole entusiasmo.
    "Non c'è niente da essere agitate, stia tranquilla... non siamo furfanti con lo scopo di rapinarla, vero Janey?" domandò ironico il texano alla piccola ancora fra le sue braccia, che nel frattempo cercava di arrampicarsi su di lui per sedersi sulle sue spalle, cosa che Stephen assecondò sollevandola e facendola accomodare.
    "Esatto!!! Noi siamo i buoni! Il mio papà poi li cattura tutti i cattivi! Lui è un eroe" annuii convintissima la piccola Anderson facendo imbarazzare il padre ancora di più. Era la solita esagerata, descriveva suo padre ad ogni persona che incontrava come se fosse il salvatore del pianeta, come uno di quei principi azzurri o supereroi di cui amava tanto leggere o guardare cartoni animati. Alle parole della ragazza Steve però si irrigidì leggermente scuotendo appena la testa senza farsi troppo vedere da sua figlia. Ecco che si tornava al punto di partenza, Clara.
    "La mamma oggi ha degli impegni quindi la raggiungiamo stasera..." disse mostrando però ad Imogen la mano sinistra su cui il segno della nuova assenza della fede era ben visibile.
    "Stavamo andando a prendere un succo... possiamo offrirlo anche a lei?" le domandò poi suscitando nuovamente tutta la curiosità e l'emozione di Janet che iniziò ad incitarla. Come poteva anche solo pensare di rifiutare un invito del genere?

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    "Ormai pensi solo al tuo lavoro, non vieni nemmeno più a casa... non ti importa più di noi" erano settimane ormai che Ethan ripeteva quelle frasi spezzando sempre più il cuore di Steve, lasciandolo spiazzato, incapace di trovare le parole giuste per spiegare a suo figlio il motivo per cui non tornava a casa, del perchè non passava le giornate con gli unici amori della sua vita. Come poteva davvero dire ai suoi figli che probabilmente quella non sarebbe più stata casa sua perchè loro madre l'aveva tradito, aveva tradito tutti loro, la famiglia che avevano costruito assieme con amore, con rispetto... E le aveva ripetute quelle frasi anche quel giorno, mentre giocavano assieme al porco poco distante dal piccolissimo monolocale che il texano era stato costretto a prendere in affitto per non continuare a dormire in ufficio o sul divano dei suoi colleghi.
    "Non è vero, papino ci ama tantisssimissimo! E io amo papino tanto tanto così! - la piccola di casa, la sua bellissima principessa era l'unica capace di farlo sorridere, di riempirgli il cuore d'amore, l'amore quello vero, sincero ed incondizionato. La stinse più forte a se lasciandosi abbracciare a sua volta, avvolgere dalle sue braccina delicate, lasciandosi baciare ed accarezzare il viso dalle sue manine e cullare dal suo profumo. Janey, la sua piccola Janey... era lei la donna della sua vita, quella per cui valeva la pena lottare per il resto dei suoi giorni. - ora giu però papà...giù!" rise la bambina tirando leggermente per i capelli il padre per costringerlo a farla scendere e riprendere a giocare.
    "E va bene, va bene scimmietta... ma non ti allontanare..." sorrise Steve posandola a terra e guardandola sfrecciare verso il fratello, felice in quell'istante per la sola fortuna di averli. Clara lo stava privando della possibilità di vederli crescere ogni giorno, ma dopotutto come poteva solo pensare di averli tutti per se con il lavoro che faceva, coi pericoli che correva ogni maledettissimo istante della sua vita? Avrebbe mai avuto il coraggio di mollare tutto? Di andare in 'pensione' e pensare solamente ai suoi due figli? Il dubbio di non essere capace di fare una scelta simile, di non aver fatto abbastanza per loro lo tormentava dal momento in cui aveva preso la prima borsa, riempita con pochi oggetti personali recuperati velocemente dall'armadio di casa sua, e se ne era andato, senza farsi vedere dai bambini, nel cuore della notte, come un ladro nella sua stessa abitazione. Non dormiva più Stephen, passava le giornate al lavoro cercando di distrarsi dai suoi problemi famigliari, gli sembrava tutto vuoto ed inutile, viveva solo per quei momenti in cui vedeva i suoi figli, quando poteva andava a prendere Janet all'asilo e portare Ethan alle lezioni di karate. Per quanto tempo avrebbe potuto continuare a vivere così? Miguel e Dalila continuavano a ripetergli di prendersi almeno una settimana di ferie, di riposare e di mangiare che ormai stava dimagrando in modo impressionante sotto i loro attenti occhi... Erano i soliti esagerati, trasformavano tutto in un melodramma.... dannate soap opera latine! Sicuramente le loro "abuele" gliene avevano mostrate a colazione assieme a pane e marmellata!
    "Papino guarda!! So voooolareeee..." la vocina allegra di Janet lo distolte dai film mentali che si stava facendo, in particolare su Miguel bambino che fissava a bocca spalancata in perfetto stile Jim Carrey in The Mask, le forme prosperose di una bellissima attrice messicana. Scosse la testa concentrandosi su sua figlia che si alzava in piedi sulla panchina su cui il fratello stava giocando con il gameboy per poi saltare con un balzo a terra e iniziare a correre a perdifiato, libera e felice come avrebbe voluto essere lui.
    "Janey... fermati... non correre... guarda dove..." vai. Troppo tardi. Non fece in tempo ad afferrarla dal bavero del cappottino Steve che la vide schiantarsi letteralmente contro le gambe di una giovane e slanciata signorina che, prontamente si era inginocchiata per poter parlare meglio alla bambina.
    "No...io sto bene bella signorina...ti chiedo scusa" Janet le sorrise dolcemente accarezzandole, con le sue manine, le gote. Stephen, di corsa, la raggiunse, allungando la mano giusto in tempo prima che la ragazza finisse col sedere per terra, sollevandola di peso, con quella forza forse non standard per un uomo della sua età ma che gli anni nell'esercito e nella DEA gli avevano permesso di mantenere. La sollevò con così tanta veemenza di ritrovarsela letteralmente premuta contro il petto, arrossendo leggermente nel percepire il suo respiro così vicino al suo viso.
    "Le chiedo scusa signorina... per Janet e per me...." Stephen? Da quando così timido? Un uomo così sicuro e deciso come te...riprenditi e lasciala andare. Colto da quei pensieri lasciò la presa dai suoi fianchi e si ricompose passandosi una mano fra i capelli prima di prendere in braccio Janet.
    "Ogni tanto questa scimmietta decide di non ascoltare il papà, vero? sorrise alla figlia Steve, facendole leggermente il solletico. - Vi siete fatta male?"

3 replies since 11/4/2017
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