Posts written by little women.

  1. .
    8RK7mUlhLZ2lKofC9ddSW
  2. .
    - Se lo dici tu ci credo, ma continua a sembrarmi da femmina. - ha un suono così delicato, non ci vedrei un avventuriero con un nome simile. Del resto il soprannome che ho affibbiato al padre è Teddy. Saranno due orsetti, i miei orsetti preferiti, sempre che io possa ancora vederli così. Li ho lasciati andare per seguire i miei sogni e perché le cose avevano iniziato a diventare sempre complicate. Non mi perdonerò mai per aver baciato il mio migliore amico, rovinando tutto. - Mi siete mancati tutti, ma la cucina di mamma di più - solo lei prepara il timballo di carne con i tipi di carne che piacciono a me, con tutto l’amore che solo una mamma può metterci. A volte me lo ha preparato Meg, ma non è la stessa cosa. Quello di Bet non è male, mi domando se potrà rifarlo. Non vedo l’ora di arrivare a casa ed abbracciarla, prima id picchiarla per non avermi detto nulla fino ad ora. - Sai che sono la migliore sulla piazza! - almeno lo ero, ora sono davvero pessima. Ho lasciato trascorrere due anni senza neanche spedirgli una lettera, chiedendo informazioni solo a mia madre. - L’ho cresciuto proprio bene quel piccolino, ha capito subito da chi stare alla larga - mi lascio scappare un paio di colpi di tosse. Ci sono stata per pochi mesi, ma noto che sono bastati a fare in modo che capisse chi va allontanato e chi no. La Clarkson, la peggiore gatta morta mai vista, non ricordo quante volte le ho appiccicato una gomma nei suoi foltissimi ricci per far allontanare le sue grinfie da Teddy. La sua fissa per lui era così forte da preferir diventare calva invece di mollare la presa. Non credevo potesse piacerle ancora, fortuna che Edwin è arrivato prima di me. - Quindi ha divorziato, il marito si è finalmente reso conto di aver sposato un arpia? - quanto la odio. - Soffitte incantate - pronuncio il nome del mio libro, lo faccio con un leggero sorriso. È un fantasy o cerca di esserlo, un idea che cercavo di mettere su carta da una vita - La casa editrice mi ha chiesto di farlo diventare una saga. Non ne sono sicurissima, anche se il finale è aperto, quindi si adatterebbe ad un continuo. - So di essere una scrittrice stronza, una di quelle che ti lascia col fiato sospeso fino alla fine per poi lasciarti con l’amaro in bocca, ma penso sia meglio così. Voglio che i miei libri per quanto siano ambientati in un mondo magico appaiano veri. - L’idea mi ballava in testa da sempre, da quando giocavamo tutti e cinque in soffitta inventando storie. La mia protagonista ha una maschera magica che la trasforma in chiunque lei voglia e una chiave che può portarla in qualsiasi posto. Forse è un po’ stupido, ma sono certa amerai la dedica. - l'ho dedicato a suo nonno, il nonno che avrei voluto per me. - Direi che hai fatto la scelta migliore per lui. Appena sarà più grande potrai trascinarlo in mille avventure, lo invidio già! - cosa darei per poter girare il mondo, vivere sempre in posti diversi e conoscere milioni di lingue. Ho scelto la mia vita e una carriera un po’ più statica di quello che immaginavo. - Sono cambiate tante cose invece - alzo le spalle e mi rendo conto che siamo finalmente fuori casa. - No, sai che questo compito è troppo arduo per chiunque - per tutti, tranne che per te. - Entriamo prima che mia madre faccia diventare tuo figlio obeso.
  3. .
    So che non dovrei reagire così, che l’ultima volta che ci siamo visti non ci siamo lasciati nel migliore dei modi, ma non ci riesco. Vorrei essere veramente forte come mi mostro, ma la realtà è che sono più fragile di un fiorellino di campo. È per Bet che sto così. Confusa, terrorizzata, con un macigno sul petto. L’abbraccio di Teddy mi risolleva, mi distrae per qualche secondo, ricordandomi che sono a casa e che qui non può succedere nulla di brutto. L’ho creduto durante tutta la mia infanzia e vorrei poterlo fare ancora. - Sono felicissima che tu sia qui… è solo - cerco di scacciare i brutti pensieri. Se fosse accaduto qualcosa neanche lui sarebbe qui in questo momento. - Edwin? Non è da femmina? - detto da me non è molto coerente, dato il nomignolo che mi sono autoaffibbiata. - Comunque la mamma mi ha mandato un paio di foto, non credevo fosse cresciuto così - mi è mancato quel piccolo ometto, lui e le sue urla nel cuore della notte. Sapeva essere tremendo, ma anche infinitamente dolce quando ti si stringeva addosso nel tentativo di riprendere sonno. Lasciarlo è stata una delle cose più difficili della mia vita, ma farlo è stata una scelta obbligata. Lui aveva bisogno di una famiglia, non di due amici codardi da non ammettere quello che provavano. - Si - arriccio un po’ il naso, lasciando che il braccio di Teddy mi cinga le spalle. È tutto così naturale, così familiare, che mi sento ancora più stronza ad aver fatto andare tutto a rotoli. - Mi sei mancato, sai - il mio braccio va attorno alla sua vita - A Londra non c’è nessun ristorante che cucini bene come Mamma Bennet. - e non scherzo, la cucina di mia madre è eguagliata solo da quella di mia sorella Meg. Io ed Amy siamo le incapaci di casa. Non salto i pasti, ma dato lo stress mangio meno del solito. - Tu invece sei invecchiato. Ormai sei un sexy dilf. Immagino siano tornate alla carica tutte le nostre vecchie compagne di classe appena sei arrivato - a scuola era il più bello di tutti e tutte le volte che si fidanzava era lutto nazionale. Io esprimevo la mia gelosia in un altro modo, mettendomi tra i due e spingendoli a lasciarsi. Teddy era mio, non potevo sopportare di dividerlo con nessuna. L’ho capito tardi ed è per questo che ora siamo qui. - Bene, quest’ultimo periodo è talmente tranquillo che sono tornata a scrivere. Tra un paio di mesi pubblicano il mio romanzo. Ho una copia per te. - solo a lui può spettare la prima copia. - Il tuo lavoro come procede? Perché sei tornato proprio qui?
  4. .
    Sono due anni che non torno a casa, penso di esserci stata l’ultima volta per il matrimonio di Meg. Non posso dire che non mi manchi, ma credo sarei rimasta ancora via se non si fosse trattato di qualcosa di tanto importante come la salute di Bet. La mia Bet, la sorella migliore del mondo, la parte migliore di me che per qualche strano gioco del destino potrebbe venirmi portata via. Mia madre dice che non è nulla di grave, che il male che potrebbe strapparcela via è sotto controllo. Si è giustificata in questo modo, ha detto che è per questo che non mi ha detto nulla fino ad ora. Vorrei crederle. So che è stata Bet a fare in modo che non sapessi nulla, è così stupidamente da lei preoccuparsi degli altri più che di se stessa. La odio per non avermi dato la possibilità di starle accanto. In realtà non la odio affatto, odio me per essere la solita egoista che pensa prima alla carriera e poi a tutto il resto. Sarei potuta tornare a casa più spesso, telefonare ogni giorno invece che una volta alla settimana, invece no. Sono stata totalmente presa dalla mia vita da auror e dal nuovo romanzo, due sogni irrealizzabili che per incanto stanno diventando realtà. La vita è carogna e per una gioia c’è sempre un prezzo caro da pagare. Non capisco come abbia fatto a dimenticarlo. Scendo dal treno con la valigia sulla spalla, mi guardo attorno e mi rendo conto che non c’è nessuno ad aspettarmi. Papà ha promesso di venire a prendermi e non è da lui non mantenere una promessa. Inizio a credere sia successo qualcosa, ma devo mantenere la calma, non fasciarmi la testa prima di cadere. Vivo nel terrore da quando ho avuto la notizia, ma non devo cedere, non ora. Torno a casa con un taxi e prendo un lungo respiro prima di bussare alla porta. Passano cinque secondi e non risponde nessuno, sono pronta a suonare di nuovo, quando finalmente la porta si spalanca. - Teddy… - sussurro piano con le lacrime agli occhi prima di stringermi a lui - Perché sei qui… dove sono tutti?
  5. .

    Mi feci avanti timidamente fino a prendere posto nella sedia di fronte alla scrivania. Il caffè era ovviamente gradito, come la mia curiosità per la vicenda dell’argento. Stavano accadendo troppe stranezze, troppe anche per quel mondo colorato e pe certi versi assurdi nel quale vivevamo. Dovevamo avere paura? Se le voci riguardanti settembre erano vere si.
    “La caffeina è un must irrinunciabile quando si lavora troppo.„
    Avevo trascorso più notti con una tazza di caffè e un libro che a ballare e far casino. Per certi versi ero vecchia dentro, per altri peggio di una bimba capricciosa. No, la mia vera età non era contemplata nel mio vero carattere e forse non lo sarebbe mai stato.
    “Dal poco che è filtrato ai piani bassi ho capito che l’acqua era contaminata da argento o qualcosa di simile. È come un attacco mirato ai licantropi„
    Deduzioni troppo semplici quelle, ma portate alla luce nella speranza di imparare qualcosa da chi era più in alto di grado e di esperienza.
    Il discorso virò rapidamente sulla motivazione che mi aveva spinta fin lì, con la frase con la quale il capo mi aveva lasciata alla fine del colloquio.
    “Un po’ di rabbia ad essere sincera. La reazione spontanea al dolore.„
    Come da bambini, quando dopo aver ricevuto uno schiaffo ne si restituiva rapidamente un altro per pareggiare i conti. Ne erano volati parecchi di schiaffi quando ero piccola, ma con il tempo mia madre era riuscita a correggere quel mio lato “violento” facendomi diventare una signorina molto più educata e misurata.
    “So che lì fuori tutti giocheranno sporco, ma vorrei non doverlo fare a mia volta„
    Idealismo? Forse si, del resto ero una scrittrice, qualcuno che si divertiva ad inventare mondi ideali, o almeno abbastanza belli.
    “Secondo lei fin dove ci si può spingere? Quanto è giusto sporcarsi le mani?„



  6. .

    “Lo sai che li fanno con delle ottime batterie, più il modello è piccolo e più durano„
    sussurrai facendo estrema attenzione a non farlo svegliare nuovamente. Era da un po’ che i suoi pisolini duravano meno del solito, il pediatra aveva detto che per i dentini era presto e per le collichette tardi, non aveva una spiegazione valida per quel pianto e le notti insonni se non il solito “a volte i bambini hanno solo bisogno di piangere”. A quello io e Teddy saremmo potuti arrivare da soli, ma dopo un ora di fila, ci eravamo dovuti accontentare di quelle parole.
    “Cavolo, pensi davvero che potrebbe essere peggio di ora?„
    Altre notti insonni, ma almeno quelle sarebbero state silenziose. Non sapevo se Teddy mi avrebbe voluta accanto fino ad allora, la mia presenza presto sarebbe diventata ingombrante e prima o poi ci sarebbe stata una nuova donna nella vita di quelli che in quel momento erano i miei uomini.
    “Scusa?„ arricciai il naso infastidita a quel affermazione. Non cercavo alcuna scusa per andare via, anzi trascorrevo il tempo alla ricerca di motivazioni per restare. Capivo quanto il dolore potesse accecare, ma non capivo la sua reazione. Era così poco da Teddy.
    Afferrai con forza la sua mano per trascinarlo fuori dalla stanza di Junior.
    “Pensi davvero che io voglia andare via?„
    Il mio sguardo duro non lasciava alcun dubbio, ero offesa.
    “Credi che mi sia divertita a trascorrere notti insonni quando avrei potuto tranquillamente tornare a casa mia e farmi i fatti miei?„
    Avrei voluto spintonarlo o dargli un ceffone per rendere ancora più chiaro quanto mi offendessero le sue parole.
    “In ospedale ti ho fatto una promessa e sai che non rimangio mai la parola data. Se questo non bastasse, sei il mio migliore amico, non potrei mai abbandonarti. Mai!„
    Sbuffai ancora pensando a quanto fosse folle nel dire qualcosa del genere.
    “Poi non lo so, se sei tu a non volermi più tra i piedi per me non ci sono problemi. Basta dirlo!„


  7. .

    Il lavoro d’ufficio si stava rivelando meno noioso del solito, insomma le scartoffie non erano nulla in confronto ad una bella missione sul campo, ma il clima che si respirava nel dipartimento era perfetto. Mi ero beccata degli ottimi colleghi e un capo altrettanto bravo. Amavo trascorrere le pause caffè con Debra, l’unica faccia conosciuta sin dall’inizio di quel avventura. Lì era facile dimenticare il caos che regnava in casa, mettere da parte i brutti eventi degli ultimi tempi, ed essere semplicemente Jo. Lo era un po’ di meno se Baby Teddy non aveva dormito tutta la notte e le mie occhiaia erano un po’ più marcate del solito, ma dopo dieci minuti ero già pronta a dare del mio meglio ed essere semplicemente un auror. Forse era un po’ egoista da parte mia, mi sentivo così, ma forse avevo il diritto di non annullarmi del tutto per quello che era successo. Non era colpa mia, né di Teddy, era un evento che ci aveva travolti e pian piano avremmo trovato la forza di andare avanti tutti e tre. Erano quasi le otto, il mio turno era giunto quasi al termine e prima di uscire, notai un unica luce accesa in tutto il piano. Era quella del capo, senza pensarci due volte andai a prendere una tazza di caffè fumante. Di certo sarebbe rimasto in ufficio più del dovuto come ogni sera da quando era avvenuta la contaminazione dell’acqua a Hogwarts e Hogsmeade. Difficile capire da chi fosse partito, impossibile non vivere nel terrore che qualcosa di simile sarebbe potuta accadere nuovamente. Erano state messe in pericolo le vite di giovani ragazzi, ragazzi che per il conto loro avevano già abbastanza problemi, dal fatto che erano affetti da una maledizione che rendeva più dure le loro esistenze. Non avevo mai conosciuto un licantropo, ma da quello che avevo studiato a scuola, non doveva essere semplice convivere con l’idea di potersi risvegliare una volta al mese con qualche vita sulla coscienza senza neanche ricordarsi dell’accaduto.
    tumblr_p6mpy1K2lW1x7mmyxo8_250
    “Toc-toc„ finsi di bussare alla porta e mi affacciai dalla stessa portando il bicchiere tra le mani “Ho pensato potesse averne bisogno„ non sapevo ancora se mi sarei potuta o meno spingere a dargli del tu o no, avrei continuato con il lei fin quando non mi sarebbe stato detto di cambiare registro.
    “Ancora rogne per la questione dell’acqua?„ era di certo così, nel caso non lo fosse stato, i problemi nel mondo magico di certo non mancavano. Da luglio i casini non smettevano mai di susseguirsi e una parte di me, come di tutti, si domandava quando sarebbe scoppiato il vero caos.
    “Se le va una pausa, potremmo fare due chiacchiere sul “superare il limite”. Lo so, non è qualcosa id leggero da affrontare a fine turno, ma mi ha promesso questo discorsetto il giorno della mia assunzione e forse è arrivato il momento.„


  8. .

    Il mio colloquio con Dell Ramirez era andato alla grande, talmente bene da riuscire ad ottenere il lavoro dei miei sogni. Sarebbe stato tutto bellissimo, tutto perfetto se non ci fossero stati altri problemi sempre pronti a farsi avanti. Baby Teddy era nato, ma non aveva una madre pronta a dargli l’amore di cui aveva bisogno. Teddy viveva nello sconforto e nel senso di colpa di non aver amato Vivienne come meritava, mentre io, da brava amica, ero lì a cercare di rimettere insieme i pezzi. Mi sentivo un vaso, un vaso pieno di sensi di colpa pronto ad esplodere. Avevo baciato Teddy, avevo messo i bastoni tra le ruote a quel matrimonio perfetto e il karma ci aveva puniti tutti. Forse non era così, di certo non era così, ma il tempismo di quegli avvenimenti era terribile. Non era di certo quello l’ambiente in cui sarebbe dovuto crescere un bambino, ma stavamo davvero provando ad andare avanti. Non avevo detto a Teddy del mio colloquio, sapeva da sempre che finito il corso avrei provato a realizzare il mio sogno, ma avevo paura mi avrebbe reputata un egoista se glielo avessi detto. Lui era la persona migliore al mondo, il mio migliore amico, l’unico uomo di cui ero riuscita ad innamorarmi, l’unico al quale avevo sempre raccontato tutto e ora avevo paura di dirgli qualcosa di così bello. Avevamo bisogno tutti di una buona notizia, ma avevo il terrore di come l’avrebbe presa. Avevo tra le mani il mio distintivo mentre tornavo a caso, osservandolo con orgoglio e tristezza allo stesso tempo. “Ehi Teddy…. ricordi il corso che stavo facendo, quello per diventare auror? Ha dato i suoi frutti… da domani puoi chiamarmi Auror Bennet… no ok questa è stupida. Teddy guarda!… troppo entusiasmo. Cristoforo Colombo!„ Mancavano pochi passi, riuscivo già a vedere in lontananza il portoncino verde contornato da piantine rinsecchite. Come potevo dirglielo? Di certo stavo esagerando nel farmi tutti quei problemi, ma era qualcosa di bello, quindi lui ne sarebbe stato entusiasta, no? Prima o poi avrei smesso di farmi tutte quelle paranoie, ma sentivo che non era quello il momento. Bussai un paio di volte alla porta, ma alla terza volta senza risposta mi allungai sulla finestra per prendere le chiavi solitamente nascoste lì.
    “Ehi… „ feci un paio di passi, sentendo un silenzio tombale non solito in quella casa da quando c’era una piccola peste da sfamare ogni tre ore. Mi venne naturale procedere lentamente verso il piano di sopra ed andare a controllare se fossero o meno usciti. La porta della
    tumblr_p7lz1crOiW1x7mmyxo6_250
    camera da letto era aperta, come quella della stanza del bambino. Mi affacciai in entrambe scovando solo nella seconda i miei uomini, entrambi intenti a dormire. Era una scena da diabete, Teddy sulla sedia a dondolo della camera appisolato con il piccolo in braccio. Rimasi per qualche secondo ad ammirarli, sorridendo e pensando che presto o tardi i brutti ricordi ci avrebbero abbandonati. Mi avvicinai prendendo tra le braccia il piccolo per metterlo nella culla e nel farlo distrattamente feci svegliare Teddy. “Tranquillo, ci penso io ora„ gli feci un rapido occhiolino, facendogli intuire che poteva continuare il suo meritato pisolino. Posai il piccolo nella culla, mettendolo con attenzione su un fianco e carezzandogli appena le guance rosate. Era un bimbo meraviglioso, non riuscivo a non volergli bene. Dedicai una piccola attenzione anche al padre, prendendo una coperta per tenerlo al caldo. Nel farlo sentii qualcosa cadermi dalla tasca. Il distintivo che Teddy, ormai sveglio, prese tra le mani con un espressione interrogativa. “Oggi ho fatto il colloquio… è andato bene„



  9. .

    Ebbi quasi la voglia di spiattellargli in faccia qualche stupido aforisma, ma tutto quello che avevo letto nei libri era teoria. La teoria era completamente diversa dal trovarsi realmente di fronte ad un pazzo disposto ad uccidere per un idea, sbagliata o giusta che fosse.
    “Come si fa a capire quale sia il limite?„
    Quella forse era una domanda troppo grande per un semplice colloquio, ma da esaminata sentivo il bisogno di esaminare il mio futuro capo e capire davvero per chi avrei lavorato. Era un mondo difficile, schifoso per certi versi, ma noi non dovevamo diventare peggio di lui per far andare le cose bene, ero sicura di quello.
    Il duello stava continuando e maldestramente continuavo a mettere in pratica tutto il mio sapere magico. Evitai le bottigliette d’acqua con un depulso e provai a rispedirle al mittente prima di essere colpita in pieno petto da un Offensio. Parare il colpo mi era stato impossibile, troppo distratta dalle bottigliette e mi ritrovai con il fiato corto e lancinante dolore al costato. Mi rialzai lentamente, tutto sarebbe passato dopo una rapida visita al San Mungo e un po’ di dolore non mi avrebbe impedito di raggiungere i miei sogni.
    “Incendio„
    Con la bacchetta lanciai quel incanto che doveva servire come primo diversivo. Volevo creare un cerco infiammato che avrebbe limitato i movimenti del mio avversario. Di certo lo avrebbe spento in fretta quindi con la stessa velocità avrei dovuto colpirlo con qualcosa. Mi guardai attorno e non c’era nulla che potesse andare. Tentai allora un secondo diversivo “Frastonum!„
    Finalmente mi decisi a scagliare l’attacco decisivo con uno “Stupeficium!„


  10. .

    Se la situazione era orribile per i cittadini, per chi era costretto a sentirsi responsabile di tutti doveva essere anche peggio. Per questo, anche se stupita, non battei ciglio al espressione dura del capo auror che rispondeva alla mia domanda. Leali o meno, avrebbe dovuto trovare un modo di fermarli e se Lui era realmente tornato, sarebbe stato molto più difficile del previsto.
    “Beh, mi piace l’azione pacifica„
    Ero lì per l’adrenalina, non perché mi andava di avere qualcuno sulla coscienza, sopratutto non il capo auror durante il mio colloquio. Diciamo non avrebbe rappresentato un punto a mio favore nel curriculum e probabilmente non mi avrebbe portata ad avere altri colloqui oltre quello.
    Sorrisi appena, attendendo la mossa di quello che era a tutti gli effetti il mio avversario, un avversario più accanito di quanto immaginassi. Il Vapom era un modo subdolo per distrarmi, un trucco da maghi babbani per certi versi, ma che era servito a sortire il suo effetto. Il vapore aveva alzato la temperatura spingendomi di qualche metro indietro, mentre Dell preparava la sua seconda mossa.
    Riuscii a distinguere con molta attenzione la parola “Stupeficium” e approfittando della nebbiolina dovuta al vapore riuscii a scansarlo, in colpo di fortuna, per un paio di secondi.
    Rimasi rannicchiata a terra, cercando di pensare il più velocemente possibile.
    “Era serio quando diceva che non si sarebbe trattenuto„
    Sottile ironia, perché se l’incanto fosse andato a segno mi sarei ritrovata svenuta e costretta a terminare lì quel colloquio. Ero di fronte ad uno dei duellanti migliori di tutto il Regno Unito, quante speranze avevo? Io ero solo una principiante con l’esperienza datami dagli anni di scuola e quelli del corso. Dovevo giocare d’astuzia.
    “Orbis„
    Lanciai l’incanto verso l’unica massa scura presente in quella nebbia che iniziava a diradarsi. Sarebbe andato a segno, avrebbe svolto il suo compito sta volta?
    Era difficile desiderare che lo facesse, perché Ramirez non era un nemico, ma un semplice esaminatore. Offendere senza motivo non era da me, ma dopo il suo secondo incanto, potevo sentirmi autorizzata a farlo.


  11. .

    Si è soliti dare la colpa a qualcuno quando succede qualcosa di irreparabile, di brutto, che sconvolge, ma non sempre è così semplice. Le parole di Ramirez mi portarono a quelle triste riflessione, una riflessione che mi avrebbe potuta spingere alla ricerca di una via di fuga da quel colloquio, anche se non era mia intenzione farlo. Avevo visto Teddy incolparsi di cose inutili alla perdita di Vivienne, avevo fatto lo stesso a mia volta, sapevo cosa si provava e che dopo un primo periodo di depressione le cose cambiavano, diventando più lucide e giuste. Ci sarebbero state volte in cui la colpa sarebbe stata davvero mia, ma nella mia natura sarebbe stato molto peggio restare con le mani in mano tutto il tempo.
    “In casa siamo quattro sorelle, se non avessi puntato i piedi ogni tanto mi sarei ritrovata a dormire in cantina per dar retta ai loro capricci.„
    Che poi io le amavo tutte e quattro, ma se fosse stato per Amy davvero sarei finita a dormire in giardino o peggio.
    “Immaginavo fosse tra le cose più scontate da fare„
    Corrucciai la fronte portando una mano sul mento, non ero lì per proporre idee, ma mostrarmi veramente interessata a quello che stava succedendo era il minimo.
    “Beh si, ma se le voci che girano da agosto sono vere, non potrebbero tornare ad essere un gruppo?„ puntai il mio sguardo sicuro in quello del capo auror “Se Lui è tornato, perché questo è quello che si dice in giro, non dovranno essergli tutti leali?„
    Era difficile ragionare su certi argomenti, lo era soprattutto da persone con una morale. La mia immaginazione sarebbe rimasta per sempre limitata dal fatto che avrei avuto delle remore, dei capisaldi dai quali non mi sarei spinta oltre. Non sarei mai riuscita realmente a comprendere il loro modo di fare.
    “Quindi si entra in azione?„ mostrai forse troppo entusiasmo in quel momento, ma ero lì per quello no? Avevo trascorso i primi dieci minuti di quel colloquio mostrandomi pronta a tutto, quindi senza pensarci mi posizionai in posizione d’attacco tirando fuori dalla tasca la mia bacchetta. Dopo anni ad essere utilizzata come metodo rapido per le pulizie, avrebbe adempiuto ad uno scopo più alto.
    “Impedimenta„ optai per un incantesimo che fosse a metà tra l’attacco e la difesa. Un auror non doveva punire i cattivi, ma far rispettare la legge. L’offesa doveva impedire di compiere altri danni, non ferire o uccidere il proprio avversario.
  12. .
    Benvenuto :3
  13. .

    Avevo percorso quella stanza con lo sguardo un infinità di volte, immaginando infiniti scenari in cui quella situazione sarebbe potuta essere più semplice. Amavo le sfide e quelle domande stavano stuzzicando non poco quel mio lato intraprendente.
    “Farei del mio meglio anche con quelle, ho una grafia meravigliosa e so essere super ordinata con le cose importanti!„ catalogare, bollare e occuparmi di tutto il resto non era il motivo per cui desideravo con tutta me stessa essere arruolata, ma nel caso mi fosse toccato anche quello, avrei adempiuto al mio dovere nel migliore dei modi. Del resto la mia collezione di attrezzi per la cartoleria doveva pur essere utilizzata per una causa nobile, fino a quel momento aveva solo svuotato le mie tasche.
    “Quella notte credo di aver fatto poco„ ricordavo ancora il freddo pungente di quella sera, quella sensazione di gelo che penetrava le ossa, unita al panico e alle urla. Avevo fatto poco, ma ritrovare Cassidy, salvare Teddy, mi aveva fatto capire che poco è sempre meglio di nulla. “Avrei potuto e voluto fare molto di più, ero davvero lontana dal fare la differenza in maniera effettiva. Ma per qualcuno l’ho fatta„ ero un po’ fiera di quello e avrei voluto sentire nuovamente quella sensazione.
    “Provare, penso possa essere un inizio.„ era davvero difficile che mi dessi per vinta senza aver provato e in quel caso avrei provato fino a non dormire la notte prima di trovare una soluzione adatta.
    “Ho la testa dura e la capacità di lavorare ininterrottamente per giorni. Forse non serviranno a molto, ma voglio metterli al servizio di tutti„ stupida grifondoro, solo così potevo definirmi in quel momento. Un cliché di una paladina moderna.
    “Penso che la situazione sia grave, che escogitare un piano richieda davvero molto tempo.„ terremoti, obscuriali e marchi neri, quello era di certo solo l’inizio. “Non credo che dopo il governo Moon, tutti i mangiamorte si siano trasferiti al Nord. Non credo che nessuno di loro abbia almeno dei contatti qui. Partirei da loro, perché sono sicura che il governo inglese li tenga sotto controllo. Non sempre sono leali, un buon patto potrebbe convincerli a spifferare quello che sanno.„ di certo parlavo a vanvera, ma quello sarebbe potuto essere un modo per iniziare ad agire, per tentare quello che in quel momento era tentabile.


  14. .

    Determinazione, non era mai stata quella a mancarmi, la maggior parte delle volte era la costanza e la voglia di fare troppe cose insieme. Era dura, ero uno spirito inquieto per certi versi, ma avevo sempre avuto due sogni nella vita e la carriera da auror era uno di questi.
    “Chi ben comincia è a metà dell’opera, no?„
    Domandai ancora leggermente tesa. Ero sotto esame e sentirmi così doveva essere normale. Eppure come al solito volevo eccellere, mostrarmi priva di qualsiasi debolezza, perfetta, pur sapendo di non esserlo.
    “Frustrante?„ mi accigliai leggermente cercando di capire se quella potesse o meno essere una domanda a trabocchetto. Dopotutto Layla era stata quasi spietata nel descrivere il modo in cui Ramirez si comportava durante i colloqui e non volevo cadere in nessuna trappola.
    “Se dovessi dare una risposta banale, le direi che non sono qui perché ambisco ad un lavoro da scrivania.„ infatti non era così, la cosa che più desideravo era l’adrenalina e il lavoro sul campo, ma non era solo quello a spingermi verso questa professione.
    “Ma non è questo che mi spinge a stare qui.„ no che non lo era, c’era molto di più. “Penso di averlo detto già il primo giorno di corso„ io lo ricordavo ancora, era stato il modo in cui mi ero leggermente fatta odiare da tutta la classe.
    “Ho lo stupido bisogno di essere utile„ spirito grifondoro? Doveva essere proprio lui, quella terribile componente di stupidità mista a testardagine e poca voglia di riflettere prima di agire.
    “Forse in un periodo più pacifico non mi sarei neanche fatta avanti„ forse no, mi piaceva l’idea di avere una carica importante, forse in questo ero un po’ serpeverde.
    “Mi piacerebbe poter fare la differenza„ sistemai rapidamente la coda per poi tornare sull’attenti. “Tra le scartoffie è difficile, non crede?„
    Ricordavo ancora la paura e la voglia di mettermi in gioco provata durante gli attacchi di gennaio. Ero viva, sentivo il bisogno di sentirmi ancora così, avrei fatto di tutto per poterlo fare.


  15. .

    Ci avevo pensato parecchio e gli eventi delle ultime settimane mi avevano fatto capire quanto la vita fosse fugace. Non potevo più restare con le mani in mano a vedere i miei sogni svanire uno ad uno, non potevo più perdere tempo. Era per quello che, senza esitare, avevo preso appuntamento con Dell Ramirez. Con mio grande stupore il capo auror aveva accettato di incontrarmi ed esaminarmi il giorno seguente e come da copione non riuscii a chiudere occhio per l’intere durata della notte. Alle sette ero già nella sala degli allenamenti, con la tuta più carina del mio repertorio e una mezza coda arrangiata che avrebbe eliminato l’impiccio dei capelli. Avevo ripetuto più e più volte tutti gli incantesimi di attacco e di difesa, tutto quello che un buon auror doveva sapere e comunque non mi sentivo pronta. Almeno l’adrenalina del momento mi regalava l’aria di chi una notte insonne non l’aveva avuta e la forza di stare in piedi e fingere anche di fare due flessioni. Perché si, faceva figo farsi vedere occupati durante l’attesa. Fare qualche
    tumblr_p7pgdlyvX11x7mmyxo2_250
    esercizio serviva anche a non mostrarmi intenta ad andare avanti e indietro nella sala, tipico sintomo di chi è leggermente in ansia. Perché un buon auror non doveva conoscerla l’ansia, o almeno doveva essere in grado di tenerla a bada e non mangiarsi le unghie nel frattempo. E proprio nel momento in cui stavo distruggendo il mio dito martoriando una pellicina, vidi entrare il mio - si spera - futuro capo. “Buon giorno Signor Ramirez„ oh, quanto avrei voluto chiamarlo capo già da quel momento, ma non mi pareva il caso e in più avevo paura potesse portare male. C’era da dire che a mia discolpa ero subito scattata sull’attenti, mostrando quanto i miei riflessi non lasciassero a desiderare come i miei nervi in quella condizione di stress. “Sappiamo entrambi perché siamo qui in questo orario poco consono della mattina, quindi direi di iniziare senza girarci attorno„ ennesima dimostrazione di tensione, avevo iniziato a parlare a sproposito. “Spari, mi faccia qualsiasi domanda„ via il dente, via il dolore.

83 replies since 7/3/2016
.
Top