Posts written by Sephora!

  1. .
    Ero sempre più stupita per l’ammirazione manifesta dal giovanotto. Nessuno mi aveva mai guardata in quel modo facendomi sentire così importante. Di solito non suscitavo nemmeno confidenza a chi non conoscevo. I conoscenti che sapevano della mia professione si tenevano a debita distanza, forse avevano il dubbio che potessi usare impunemente su di loro le mie abilità ma anche volendo non avrei potuto, ero una professionista ed anche se poteva balzare all’occhio a mio modo ero una persona seria.

    Beauxbatons è un’ottima scuola ma capisco ciò che vuoi dire. Avresti preferito qualcosa di più movimentato che facce emergere tutti i lati del tuo carattere. Non è troppo tardi per farlo. Sei grande ormai e puoi iniziare a decidere e scegliere quale sarà il tuo futuro. Se posso dare un consiglio…non permettere mai a nessuno di scegliere per te. Sbaglia, cadi e rialzati ma fallo con la tua testa. Usa la ragione ma…solo fino ad un certo punto. Segui l’istinto. Meglio un rimorso che un rimpianto.

    Sentii la coscienza sobbalzare alle mie parole e fu inutile bloccarla, Come sempre disse il suo non richiesto parere.

    Ma sei matta! Sono consigli da dare un ragazzo così giovane? Vuoi che diventi come te? Guardati. Hai e pensi solo al lavoro. Non hai amici se non qualche collega e pochi anche il quel settore, non ha una famiglia tua, non hai figli, non hai nemmeno un compagno. Bella mentore che sei!

    Coscienza perfida. Sapeva bene il perché ero da sola, conosceva benissimo il motivo per cui non avvicinavo e non mi lasciavo avvicinare. La realtà mi aveva dimostrato che non ero in grado di avere amici di cui fidarmi e in quanto ad avere un compagno…ci avevo provato, ci avevo creduto ma ero ugualmente sola e ancora attaccata al ricordo di quel che era stato e che poteva essere.
    Non erano cose da raccontare al ragazzino che sentendo parlare della Costa Azzurra evocava immagini ben note nella mia mente.

    Certo che puoi darmi del tu ne sarei contenta se per te non è un problema; Greg va benissimo, in fondo saremo colleghi se mantieni le premesse.

    Sorridendo all’idealizzazione che il francese si stava facendo del mestiere che pareva tanto appassionarlo gli risposi con tutta naturalità e franchezza.

    Non serve essere dei duri, non ce n’è bisogno. Serve essere decisi, questo si. L’oblivio è un incanto che richiede precisione e fermezza per essere castato in maniera corretta e non fare danni. Castarlo sui babbani è più semplice, non oppongono resistenza non sapendo di noi e del nostro mondo. Più complicato è castarlo sui maghi che sanno e potrebbero non essere d’accordo. E’ difficile fare delle selezioni. Non sempre l’oblivio deve far dimenticare tutti e tutto, a volte viene presa di mira solo una parte della memoria, un periodo, determinare persone o alcune situazioni che è necessario rimuovere. Lo studio, l’applicazione e la pratica sono quelle che fanno un buon obliviatore per cui datti da fare, impegnati e studia ma non trascurare di divertiti, questi anni non torneranno, approfittane.

    Va un po’ meglio. Tranne l’ultima parte che potevi risparmiati, te la sei cavata. Sei meno meno.

    Sempre magnanima la mia coscienza.

    Che fai un giovanotto come te per divertirsi se posso chiedere?

    Domandai curiosa.

    Si fa i fatti suoi. Rettifico. Quattro e mezzo.

    Ecco. Ora la riconoscevo in toto.
  2. .
    dea521d80cc6f0746013f4892a765070

    Ero quasi in imbarazzo per tanta ammirazione da parte del un giovanotto. Non so cosa vedesse in me ma era bello sentirsi gratificati per svolgere la propria professione ed era quello che il giovane francese stava facendo; ammirava l’idea che aveva del mestiere di Obliviatore.
    Potevo capirlo. Io stessa avevo subito il fascino della professione e ancora oggi amavo il mio lavoro come il primo giorno. Forse lo vedevo con occhi meno romantici di quelli del ragazzo ma non avrei voluto fare altra professione nella vita.
    Nell’ascoltarlo vedevo tutto l’entusiasmo che una giovane e promettente mente dimostrava verso il campo in cui operavo e sul viso leggevo le speranze e i dubbi verso il futuro. Mi sembrava di tornare indietro nel tempo e mi rivedevo, alla sua stessa età. Era una bella sensazione.
    Sorridendo al giovane mago annui quando questi menzionò la pressa che i genitori esercitavano sui figli. Ne sapeva qualcosa e sapeva quanto fosse seccante essere trattati come bambini quando ci si voleva sentire grandi.
    I genitori ci provano sempre e i figli hanno non solo il diritto ma anche il dovere di seguire i loro sogni. Non permettere a nessuno di dirti il contrario. Obliviali piuttosto!
    Ovviamente scherzavo ma nemmeno poi tanto. Distruggere un sogno era un crimine che non potevo nemmeno sentire.
    Davanti a me avevo una sicura promessa. Il ragazzo si palesò abile in materie che a me erano sempre risultate ostiche e lo ammisi con estrema franchezza.
    Storia della magia e Volo erano le mie materie preferite e quelle dove ho avuto i risultato migliori. Per la nostra professione conoscere la storia è fondamentale e anche volare ha il suo perché. Capita di dover intervenire in situazioni dove il manico è essenziale.
    Rimasi un momento pensierosa riflettendo sul cognome del ragazzo. Deschanel. Non mi era nuovo ma non pareva di conoscere nessuno con quel titolo. Ovviamente conoscevo Parigi ma non ero mai stata ad Annecy.
    Je viens de Cannes, je suis né et j'ai grandi sur la côte d’Azur. Conosco ovviamente Parigi ma non Annecy. Da come lo descrivi deve essere un luogo bellissimo. Da amante della storia amo Venezia e l’Italia in generale. Se la contende alla pari con la nostra Francia su molti campi anche se gli italiani sono ancora convinti che gli abbiamo rubato la Gioconda.
    Ridacchiai alla battura e, ammiccando, abbassai la voce quasi a voler svelare un gran segreto.
    Ho sempre avuto la sensazione che qualche nostro predecessore, abile obliviatore, abbia fatto un po’ di casino con questa irrisolta faccenda.
    Amavo scherzare e poterlo fare con un giovanotto così educato e dolce mi divertiva.
    Ti spiace chiamarmi Sephora? Miss De Roucy è un po’ troppo formale per i miei gusti. Posso chiamarti…in realtà non conosco il tuo nome di battesimo. E’ un segreto o posso saperlo?


  3. .
    dea521d80cc6f0746013f4892a765070
    Sono diversi anni ormai che lavoro al Ministero e durante questo tempo sono successe molte cose strane. Ovvio se si pensa al mio mestiere. Intervengo soprattutto per far apparire normali le cose strane. Tenere una conferenza però è la più strana di tutte. Parlare davanti ad un pubblico non è mia abitudine. Il mio lavoro prevedere segretezza e doverne parlare mi sembra quasi un controsenso. Ho cercato di spiegarlo a quelli del Ministero ma loro no, hanno insistito. Dicono che gli studenti universitari traggono beneficio e insegnamento dalle esperienze di chi opera sul campo e non c’è stato verso di far loro intendere ragione. Il Ministero chiama e Mademoiselle De Roucy obbedisce. Quale giovane membro del Collegio Obliviatori non ho potuto esimermi dal raccontare ad una folla di bocche e occhi spalancati ciò che significa intervenire con prontezza per risolvere i danni causati da qualche guardiano di creature magiche distratto che si è lasciato scappare un ippogrifo il quale, affamato, ha pensato bene di andare al ristorante nei pascoli babbani spaventando a morte i pastori. Ho anche riportato il caso di un ex docente di erbologia, molto anziano e molto svagato, che aveva dimenticato sulla scala mobile di un centro commerciale una dozzina di piante di puffagiolo in piena maturazione e di come, insieme al mio superiore, abbiamo dovuto modificare la memoria di tutti i clienti che si sono visti moltiplicare le piante fino a far bloccare gli ingranaggi della scala.
    Non ho ritenuto il caso di portare esempi drammatici per non turbare le giovani menti dei presenti. Ho lasciato questo compito ai relatori più anziani che non si sono risparmiati e che, a mio avviso, hanno anche esagerato con il melodramma.
    Non so come me la sono cavata ma qualche risatina l’ho sentita. Mi auguro fossero risate riferite agli episodi e non alla mia esposizione ma ormai è andata e finito l’intervento, per il sollievo, ho pensato di andare a bere qualcosa al bar dell’ateneo. Avevo la gola secca e me lo meritavo. Sono sgusciata via prima della fine della conferenza e ho trovato posto; un tavolo vuoto tutto per me dove potermi sedere, togliermi il cappotto e rilassarmi.
    Il toast e un succo d’ananas, ordinato al cameriere con l’aggiunta di tanto ghiaccio, mi ha ridato vita e rimesso in equilibrio i sali minerali persi durante il discorso. Ancora non è finito e mi sento molto meglio. Tanto meglio che è con viva sorpresa che sento chiamare il mio nome con l'idioma e con l’accento della mia terra, la Francia.
    A parlare è un ragazzo. Un viso sconosciuto con una pronuncia inconfondibile. Un visino rasato di fresco e due occhioni di cerbiatto. Deglutisco l’ultimo boccone mentre lui si avvicina dicendo di provenire da Beauxbatons. Come non prestare attenzione a chi, con tanta delicatezza, evoca i dolci suoni della patria?
    Pas de dérangement. Asseyez-vous, prenez place. C'est un plaisir de rencontrer un Français dans ce pays froid et désolé
    Accompagno l’invito con un cenno della mano in direzione della sedia vuota accanto alla mia e accenno ad un sorriso. E’ così giovane e il suo sguardo è pieno di aspettative. Vuole intrapprendere la carriera di Obliviatore e questo è un altro punto a suo favore nel rendermelo simpatico.
    Mi fa piacere tu abbia trovato interessante la conferenza. Devi essere ben motivato se non ti sei addormentato durante gli interventi. Da che parte della Francia arrivi?
    Sono avida di avere notizie di prima mano della mia Patria e se vorrà farmi compagnia lo ascolterò volentieri e ancor più volentieri risponderò alle domande che vorrà pormi. Senza un microfono davanti al naso, senza un pubblico mi sento molto più a mio agio.



    Edited by Sephora! - 30/1/2019, 11:45
  4. .
    Ciao! Benvenuta! Sono una tua coetaneaXD
  5. .
    Ryan è visibilmente stanco, per non dire seccato, dal viaggio, dal trasloco, dal trambusto che ha trovato ad attenderlo. Mi pare perfino irritato dalla confidenza data al pescivendolo e, dentro me, penso possa essere dispiaciuto dal fatto che lo abbia presentato come mio compagno. Non dico nulla per non irritarlo oltre rimandando ad altro momento il chiedere conferma al mio sentore.
    Con un sorriso meno caldo del solito faccio strada all’uomo accompagnandolo fino all’ingresso del bagno.
    Ecco. E’ tutto tuo. Fai con calma mentre io mi occupo di…come si chiama il nuovo componente della famiglia? Vediamo se mentre fai la doccia riesco a trovare un nome adatto per il gufetto.
    Lascio la porta socchiusa e torno in salotto avvicinandomi alla voliera che racchiude lo spaurito rapace.
    Prima di pensare ad altro faccio una considerazione sui fatti appena accaduti e, soprattutto, sulle cause che possono avere cambiato l’umore di Ryan. Di certo la stanchezza non aiuta e ha dovuto darsi parecchio da fare per lasciare una vita già perfettamente organizzata alle sue spalle e trasferirsi, in fretta e furia, in un Paese che per lui è straniero. Con il mio lavoro per me è meno traumatico viaggiare. Sia la professione di giornalista che quella di obliviatrice mi portano spesso lontano da casa e ormai ci ho fatto l’abitudine. Mi spiace però vederlo e saperlo così. Spero che lui non sia troppo oneroso e pensante quel cambiamento di vita. Confido si possa trovare bene a Stoccolma ma non posso averne la certezza. Anche l’inquietudine della prospettiva di un nuovo lavoro pensa sia un fattore che lo abbia turbato parecchio. Non ha mai fatto l’insegnate ma voglio pensare positivo e voglio credere che il nuovo ambiente, stimolante a mio avviso, possa piacergli.
    Mi inchino abbassandomi all’altezza della voliera e la apro cercando di prendere confidenza con il grazioso gufetto. Forse anche lui non è del migliore degli umori perché, appena la mano arriva a portata di becco reagisce con una beccatina infastidita.
    Tranquillo! Non ti voglio fare del male. Starai più comodo fuori da questa gabbia. Su! Coraggio. Vieni a scoprire la tua nuova casa.
    Il pennuto, dapprima titubante, dopo qualche attimo di pensamento fa capolino fuori dalla voliera e, da solo, sceglie la sua postazione. Con un breve volo si posiziona sulla mensola del camino eleggendola a sua nuova dimora.
    Ti piace li? Ok! Andata!
    Ripongo la voliera vuota vicino alla porta d’ingresso in un vano che uso come ripostiglio e mi siedo sul divano osservando, divertita, il piccolo rapace che prende confidenza. Intanto recupero dalla borsa il cellulare e chiamo Oliver. Non vorrei che arrivasse all’improvviso e non fosse preparato. Mio fratello appare ovviamente sorpreso dal cambiamento di programma ma felice di sapere che sono tornata a Stoccolma. Si dichiara impaziente di conoscere Ryan ma gli chiedo di attendere qualche giorno. Il mio compagno sarà impegnato per il nuovo incarico e ha, soprattutto, bisogno di calma e tranquillità dopo lo sballottamento dell’ultimo periodo. Oliver pare capire la situazione e promette di non far pressa e che attenderà l’invito prima di venire a conoscere il mio compagno. Ci salutiamo ripromettendoci di sentirci presto.
    Ho promesso a Ryan di pensare ad un nome da dare al gufetto per cui comincio ad elaborare una lista dei nomi papabili mente sento ancora l’acqua scrosciare nella doccia. Nonostante il rumore spero che il tenore della chiamata sia giunto alle sue orecchie e stia tranquillo. Non avremo ospiti a breve.
    Appoggio la testa sul bracciolo del divano e sollevo le gambe per distendermi. Forse sono più stanca di quel che non pensavo mentre inizio a recitare ad alta voce:
    Thor, Golia, Mercurio, no troppo lungo, Giove, no troppo impegnativo…
    Intanto le palpebre, senza che me ne renda ben conto, si abbassano per riaprirsi all’improvviso. Mi rimetto seduta e, alzando la voce, esprimo il dubbio che mi è appena venuto sperando che Ryan mi senta.
    E’ un maschio o una femmina?
    Ovviamente mi riferisco al gufo. Non ho idea di come si faccia a distinguere il sesso di un pennuto e stò elaborando solo nomi maschili mentre potrebbe trattarsi di una gufetta per cui, di buona volontà, mi distendo di nuovo e ricomincio da capo prendendo in considerazione l’ipotesi B.
    Skayler, Frigg, Xena…
    Poi il sonno ha le meglio e, complice il silenzio della casa, mi lascio condurre nel mondo nei sogni pololato dalle divinità nordiche da cui stò attingendo per battezzare il pulcino e pensando che cinque minuti con gli occhi chiusi possano essere sufficienti per riposare.
  6. .
    Stoccolma. Appena ci materializziamo in piccolo anfratto del porto che conosco bene e che so non essere praticato la prima cosa che faccio è respirare a pieni polmoni. L’aria salmastra è un toccasana per un’innamorata del mare e la fresca brezza che ci accoglie nella giornata soleggiata è il miglior benvenuto che potessi sperare per Ryan.
    Il mio compagno, me ne rendo conto ogni giorno di più, è un uomo meraviglioso. Nello spazio di una notte ha preso una decisione che altri avrebbero impiegato mesi. Credo che la prospettiva di entrare nel corpo docente di Durmstrang lo alletti ma sono anche consapevole che questa decisione è stata presa per me. Credo che Ryan abbia pensato al me prima che a lui e questo, se possibile, me lo rende ancor più caro. Deve essergli costato molto prendere il telefono e avvisare i colleghi della sua scelta e nonostante lo abbia ripetutamente ringraziato non finirò mai di essergli riconoscente per quella bella sorpresa.
    Vorrei che si trovasse a suo agio nella sua nuova città e ancor più a suo agio nella nuova casa che lo attende. La mia. Appena lascio la sua mano che tenuto fra le mie durante il viaggio, gli sorrido radiosa.
    Eccoci a casa Ryan. Vedi…la nostra casa è in quello stabile giallo. Proprio di fronte al porto. Sia dalla finestra della camera che da quella della cucina si vede il mare. Oliver abita poco distante, solo qualche strada più indietro.
    Con la borsa a tracolla e la bacchetta infilata nella tasca della giacca che indosso sopra un paio di pantaloni neri e una camicia bordeaux comincio a muovere i primi passi in direzione dello stabile che ospita il nostro appartamento. Il Ministero del Nord è generoso con i suoi dipendenti e trova per loro deliziose casette a prezzi convenienti.
    E’ giorno di mercato e ci sono tante bancarelle lungo il molo. Gli ambulanti gridano le meraviglie che cercano di vendere e la gente si ferma a guardare e a commentare. Nonostante sia una capitale Stoccolma non ha nulla delle grandi metropoli. Nei rioni la gente si conosce e si saluta chiamandosi per nome, clienti e venditori sono sempre gli stessi e fra loro si sente che c’è un rapporto famigliare.
    Passando davanti al banco del pesce la signora dietro il banco mi riconosce e richiama la mia attenzione.
    Miss De Roucy abbiamo il salmone appena pescato, quello che piace a lei.
    Mi giro a guardarla e le sorrido. La faccia rugosa e segnata dal tempo e dalle intemperie della pescivendola mi scruta curiosa e, ancor più interessata pare quando il suo sguardo si posa su Ryan. Immagino che, appena avremo voltato le spalle, comincerà a far commenti con i vicini e a spettegolare ma non me ne curo più di tanto. Non ho mai dato peso alle chiacchiere ma ritengo sia meglio non dar adito ad equivoci per cui mi avvicino al banco e saluto la brava donna.
    Buongiorno Mr. Olsson. Le presento Mr. Harvey. Il mio compagno, Può tenermi da parte il solito per cortesia? Scenderò a prenderlo più tardi. Vado di fretta.
    Ora la priorità era arrivare a casa, sistemare le valige, stavamo diventando degli abituè in questo, e far prendere a Ryan confidenza con la nuova sistemazione. Spero davvero che gli piaccia il mio piccolo nido. Per noi due è grande a sufficienza.
    Poi ci sarà da prendere accordi per l’inizio del lavoro di Ryan. La cattedra che gli è stata assegnata è impegnativa ma sono certa che lui sarà all’altezza della situazione. Siamo partiti tanto in fretta che non abbiamo ancora avuto occasione di parlarne approfonditamente ma mi riservo di fargli domande in merito non appena ci saremo rimessi da tutti quel trasferimenti.
    Mentre camminiamo lungo la strada verso casa indico a Ryan i banchi dai quali mi servo abitualmente per fare la spesa. Preferisco comprare al mercato che nei negozi. La merce è sempre fresca e i prezzi sono buoni. Di per contro c’è che gli ambulanti sono un po’ impiccioni e metto Ryan sull’avviso.
    Sono tutte brave persone. Hanno la propensione a non farsi i fatti propri e non conviene dar loro troppa confidenza. Finirebbero con l’autoinvitarsi a pranzo.
    Ridacchio al pensiero di Mrs. Olsson seduta a tavola fra Ryan e me mentre siamo già in vista del portone di casa che apro con una semplice chiave babbana. Il quartiere del porto è abitato, per lo più, da popolazione non magica e mi sono adeguata alle loro abitudini. Si dice che i ladri non rubano ai ladri e al porto di ladri ce ne sono parecchi. L’andirivieni dei turisti attira gente di ogni specie e i borsaioli hanno vita facile in quel posto. Quando arrivano le grandi navi da crociera sbarcano centinaia di turisti molti del quali con i portafogli ben forniti e alcuni di loro si distraggono ammirando le bellezze del porto mentre i manolesta alleggeriscono le loro tasche.
    Racconto queste cose a Ryan mentre, in ascensore, raggiungiamo il terzo piano. Il mio.
    La porta blindata si apre dopo vari giri di mandata della lucente chiave e finalmente posso mostrare al mio compagno la nostra nuova dimora sperando che la trovi di suo gradimento.
    Benvenuto a casa Ryan. Mi auguro tu possa trovarti bene qui e mi impegnerò affinchè tu non debba rimpiangere Londra. Anche se non vuoi farmelo pesare deve esserti costato lasciare casa tua ma questa, da oggi, è anche la tua casa. Vieni…ti faccio strada.
    Una volta entrati Ryan è questo che troverà.



    Edited by Sephora! - 7/9/2016, 22:45
  7. .
    E’ stata una notte a dir poco impegnativa. Le carte di Ryan giacciono esattamente al punto in cui era rimaste prima che la luce grande della stanza si spegnesse e lasciasse solo la luce soffusa dell’abat jour. Verso mattina, quando dalla finestra incominciavano ad intravvedersi le prime luci dell’alba, ancora abbracciati e stanchi Ryan aveva maturato l’idea che un giro al Nord, a casa mia, non gli sarebbe dispiaciuto prima di affrontare Madame De Roucy . Debbo averlo spaventato oltre misura descrivendo la mia pur poco esaltante famiglia. Nulla poteva farmi più piacere di quella proposta. Le fresche temperature del Nord erano la cosa che più sarebbe mancata a Londra anche se, con Ryan accanto, avrei potuto vivere pure nella savana.
    Lo avevo rassicurato dicendo che avrei mandato un gufo postale a casa mia per rendere nota alla mia famiglia la lieta novella ed ero felice di fargli conoscere Oliver. Mio fratello è il mio De Roucy preferito e ho buone speranza che possa andar d’accordo con Ryan.
    La sveglia suona alle 8 in punto e mi trova immersa in un sonno profondo. Ci metto un po’ a realizzare che stiamo di nuovo per fare le valige e partire. Da quando ci siamo conosciuti e messi insieme sembra diventato un lavoro a tempo pieno quello di infilare magicamente i nostri effetti nella mia borsa.
    Mi stiracchio per bene e lascio dormire Ryan ancora un po’ muovendomi con cautela e sfilandomi da sotto il suo braccio senza svegliarlo. Una doccia veloce e sono in cucina a preparare il caffè. Lascerò a lui il compito di preparare la colazione visto che ci tiene. Un caffè nero, bollente e forte però è il modo giusto per affrontare la giornata e dopo aver posato le due tazzine piene della nera e fumante bevanda ritorno nella nostra camera. Ho l’accappatoio ancora addosso e tanti pensieri per la testa compreso quello di pianificare la giornata che sta per iniziare.
    Buongiorno tesoro.
    Sussurro all’orecchio del mio compagno dopo aver appoggiato il vassoio sul comodino. Mi siedo accanto a lui sul letto e lo guardo svegliarsi. Siamo ancora alle prime armi come conviventi e possiamo solo migliore ma sono certa che con buona volontà, pazienza e con il forte sentimento che ci unisce andrà tutto per il meglio e il mio sorriso, appena aprirà gli occhi, gli confermerà questa mia viva speranza.
    Se le cose andranno per lo loro verso prima di mezzogiorno saremo a Stoccolma e Ryan potrà godere di un paesaggio che non conosce ma che è molto suggestivo anche se non ha nulla a che fare con la romantica Parigi.
    Farò una sorpresa ad Oliver. Non mi aspetta e lo informerò del mio arrivo una volta giunti a destinazione. Sarà felice di sapermi di nuovo vicino a lui e felice di fare la conoscenza con il mio compagno.
    Abbiamo un sacco di cose da fare oggi e Stoccolma ci aspetta. Ho preparato il caffè e andrò a vestirmi non appena avremo fatto colazione. Non abbiamo orari da rispettare e possiamo fare con calma ma ormai la decisione è presa ed è inutile attendere oltre.
    Mentre attendo che Ryan prenda contatto con la realtà la mia mente è già in viaggio e mi pare già di sentire sulla pelle la fresca aria che spira dal mare di casa mia. Forse, vedendo quella città che ha un fascino così particolare, Ryan potrebbe anche decidere di voler rimanere per un po’ e ne sarei felice. Casa mia non è lussuosa ma dignitosa e abbastanza grande per poterci ospitare entrambi senza bisogno di tanti cambiamenti. Sono pensieri miei che non condivido col mio compagno. Qualunque cosa lui deciderà, ovunque decideremo di stabilirci l’importante è che rimaniamo insieme.
  8. .
    Ridacchio divertita per la sollecita risposta di Ryan ma il sorriso passa veloce quando sento il prosieguo del suo discorso e mi rendo conto di aver, involontariamente, urtato la sua sensibilità. Non sono stata molto delicata in effetti. Ho parlato senza considerare che una semplice riflessione a voce alta potesse essere inopportuna.
    Non ti ho chiesto di far di me una donna onesta.
    Affermo prima che il sorriso svanisca del tutto dalle mie labbra ma poi riprende più seriamente.
    Stavo considerando che, per come sono io, non vale la pena far tutto lo sbatto che sta facendo Rachel per il matrimonio ma se è quello che desidera è giusto lo faccia e poi…scusami Ryan. Sono stata poco delicata.
    Evito di insistere sul quel tasto. Immagino quanto gli manchi l’affetto della sua famiglia e ricordargli la mia non è sicuramente d’aiuto ma il discorso ormai è avviato e quindi è meglio definirlo prima che possa diventare un problema.
    Continuo a parlare e spero che le mie parole lo tranquillizzino. Pare infastidito dalla prospettiva dell’incontro con i miei ma lui stesso asserisce che dovremo deciderci a programmarlo anche perché, in caso contrario, rischiamo di vederceli piombare in casa senza preavviso.
    E’ ovvio che parlerò io con i miei genitori. Sai cosa penso? Forse è meglio che scriva loro per informarli della mia decisione. Almeno, se arriveremo ad incontrarli, saranno avvisati e non sarà una sorpresa. Non gradiranno ma non permetterò si intromettano nelle mie decisioni come non ho permesso si intromettano nella mia vita da quando sono uscita di casa. Non mi importa molto di quel che pensano. Ovviamente sarei felice se fossero contenti per me ma in caso contrario me ne farò una ragione.
    Ero certa che Ryan sarebbe piaciuto a chiunque ma non sottovaluto l’insana abitudine dei miei di pretendere di dettar legge per quel che riguarda Oliver e me. Avrebbero voluto figli diversi. Obbedienti, mansueti. Figli che fossero rimasti sotto il loro controllo a tempo indeterminato ma così non è per cui avrebbero dovuto rassegnarsi.
    Poi Ryan cambia atteggiamento e posizione. Incrocia le braccia sul petto e, a viso aperto, mi chiede conto di cosa io voglia. Che mai potrebbe volere una ragazza innamorata del suo compagno che si trova insieme a lui nello stesso letto? Forse ancora non aveva capito e forse stava pensando che potessi chiedergli chissà che cosa ma quello che desideravo era solo che mi prendesse fra le braccia e mi stringesse forte. Desideravo sentirlo vicino e dimenticare, almeno per un po’, tutte le questioni burocratiche o meno che ci attendevano.
    Volevo lui e nient’altro che lui e come dirglielo se non nel modo più sincero, nel modo più semplice e schietto?
    Te. Voglio te. Niente di più e niente di meno che te.
    Dopo aver pronunciato quelle parole mi giro a cercare i suoi occhi e finalmente incrocio il suo sguardo lasciando che possa leggere nel mio il desiderio per il suo abbraccio.
  9. .
    Piano piano stavamo cominciando a metter ordine fra le nostre priorità e cominciando a capire come eravamo fatti. Il mio serioso compagno continuava imperterrito il suo compito senza far vedere di fare troppo caso a me.
    Comincio ad apprendere le sue abitudini, compresa quella di incontrarsi con gli amici ogni due settimane e quella di andare in vacanza in agosto. Comprendo che non tutti possono avere la mia libertà di movimento e la possibilità di poter scegliere quando chiedere le ferie per cui annuisco e prendo atto dello stato di fatto. Non manca poi moltissimo per cui non c’è motivo per sollecitare.
    C’è poi la questione del matrimonio e fino a quando Rachel non avrà la fede al dito dubito che sarà disposta a sentire un ‘no non posso’ da parte del suo testimone.
    Strano come un’evento possa essere vissuto o anche solo sognato in maniera diversa dalle persone. Forse senza neppure rendermene conto formulo ad alta voce un pensiero che mi viene spontaneo nel sentirmi ricordare quanto Rachel tenga alle apparenze.
    E’ sacrosanto che Rachel abbia il matrimonio che desidera e credo sia carino da parte tua accontentarla. Non penso che gradirei tanta pompa magna se dovessi essere io al posto suo. Preferirei di gran lunga qualcosa di più intimo. Ora come ora, son sincera, non credo che vorrei condividere quel momento nemmeno con i miei. Vorrei che quel giorno fosse solo per me e per chi ho scelto come compagno e pochi intimi. Posso sapere come la pensi tu in proposito?
    Forse era una domanda sciocca e leggera che gli avrebbe fatto alzare le sopracciglia e guardarmi spaventato o scocciato ma ormai l’avevo fatta e Ryan avrebbe dovuto imparare che spesso dico quello che mi salta in mente. Lo faccio solo con chi ho confidenza naturalmente e con chi dovrei averne se non con lui che è il mio compagno?
    Quando il discorso arriva a toccare l’argomento genitori tiro un sospiro di sollievo. Mi giro sul letto e mi metto supina guardando il soffitto. Da quella posizione non vedo Ryan se non con la coda dell’occhio ma ne avverto chiaramente il tono. Deglutisco comprendendo la ritrosia del mio compagno. Nemmeno io sarei felice e impaziente di andare a conoscere i miei.
    Per me potremmo anche saltare il passaggio. Sono meno entusiasta di te di incontrarli. Se e fino a quando mio fratello tiene chiusa la bocca non si faranno sentire e speriamo che Oliver non spifferi la notizia troppo in fretta altrimenti farò in modo di tenerli tranquilli fino a quando non sarai pronto. Hai ragione. Non sarà un incontro facile da affrontare. Per nessuno di noi.
    Mi rifiuto di pensarci. Non voglio prendere in considerazione cosa diranno e come reagiranno. Metteranno sicuramente in imbarazzo tutti quanti e solleveranno anche i dubbi che ancora non ci siamo posti noi due. A volte le famiglie fanno più danni degli uragani e non vorrei che ne facessero anche alla nostra neonata coppia.
    Ryan continua a lavorare mentre un sorrisetto, lo vedo mentre mi giro a guardarlo, gli si affaccia sul viso concentrato sul pc. Distolgo lo sguardo immediatamente facendo finta di non averlo notato ma mi avvicino un po’. Quasi fosse cosa casuale e non voluta. Con la destra afferro una ciocca di capelli e comincio a girarla attorno all’indice fingendo una tranquillità che non provo affatto. Per dar credito alla mia falsissima indifferenza comincio a canticchiare il ritornello di una canzone che ascolto spesso nelle radio babbane.

  10. .
    Adoro metterlo in imbarazzo. Adoro vederlo arrossire quando lo provoco con le mie parole che nascondo per niente bene e volutamente doppi sensi che lui coglie al volo.
    Mi piace mettere il pepe sia negli alimenti che nella nostra relazione. Trovo che abbia in gusto squisito in entrambe le occasioni.
    Lancio le mutandine a Ryan che pare tornato ad occuparsi della sua lista circa le incombenze, e sono parecchie, che dobbiamo sbrigare.
    Una cosa l’abbiamo già stabilita e senza nemmeno doverla mettere per iscritto. Lui è la parte razione della coppia ed io la più istintiva. Non per nulla lui lavora in banca ed io faccio la giornalista e l’obbliviatrice. Le nostre professioni la dicono lunga sul nostro carattere. Siamo diversi ma insieme ci completiamo e mischiati facciamo di noi una sola persona completa.
    Quando finisco di sistemare le mie cose cercando di stare attenta a muovermi in maniera che lui possa vedere ma nello stesso non vedere quello che il baby doll tenta di celare mi siedo sul letto accanto stando bene attenta a non andargli troppo vicino. Mi piace stuzzicarlo e fagli capire senza usare parole esplicite ma scherzando con lui, come fosse un gioco. Un gioco bellissimo che abbiamo l’opportunità e la fortuna di poter giocare insieme.
    Appoggiata ai piedi del letto incrocio le gambe stando bene attenta che lui possa solo sbirciare quel che il gonnellino corto copre a malapena e mentre gli sorrido sollevo la destra a pugno chiuso e comincio a contare sollevando un dito alla volta.
    Consiglio accettato
    Dico mente il pollice si raddrizza formando il numero uno della lista.
    Rimarrò fino a quando non ci sarà la mostra e poi andrò in ferie!
    E’ poi la volta dell’indice che indica la seconda ‘situazione’ risolta.
    Sarò felice di far colazione a letto come ieri mattina se ti fa piacere preparala anche per me e vedi di non ammalarti. Non hai devi aver bisogno di me o star male per avere le coccole che desidero darti.
    Il medio scatta come spinto da una molla e ribadire che ho ben compreso il concetto che riguarda il terzo punto.
    Voglio, esigo e pretendo di star sola con te ogni volta che ci sarà possibile. Non possiamo vivere isolati ma lo faremo il più sovente che possiamo.
    Certa di avere la sua attenzione solevo lentamente il medio a rimarcare l’ultimo punto, per il momento, della mia non scritta lista. L’ultimo ma non meno importante ‘dettaglio’ che, al momento, è quello che mi interessa espletare con maggior urgenza.
    Non voglio più dover andar in farmacia per cui sai bene cosa farò domattina appena mi alzo. Non finanzieremo le industrie farmaceutiche a lungo.
    Poi, visto che le dita sono cinque…perché non aggiungere un altro punto che, prima o poi, dovremo affrontare? Lasciargli possibilità di scegliere però mi sembra doveroso. Non fosse altro che per la cronologia di quel che stò per proporgli. Un solo dito, il mignolo, per due opzioni che potrà decidere di usare nei tempi che preferisce.
    Ryan sarà sempre libero di scegliere. E’ quello che desidero e mi impegnerò affinchè lui abbia il modo di decidere quello che preferisce quando lo preferisce. Impormi non è da me se non sono costretta a farlo.
    Se riesci ad avere qualche giorno di ferie anche tu potremmo…partire per una lunetta di miele oppure…se vuoi infliggerti una noia che prima o poi diventerà indispensabile, potremmo raggiungere i miei per informarli personalmente del mio cambiamento di residenza e spiegare loro perché questo è avvenuto. La seconda opzione non mi esalta quanto la prima ma puoi scegliere quella che preferisci.
    Stiamo insieme da troppo poco tempo perché io possa pensare di dividerlo col lavoro così in fretta. Qualche giorno ancora insieme ci servirà per consolidare il nostro giovane e focoso rapporto e non potrà che farci bene.
    Ritraggo la mano e cambio posizione. Mi metto prona sul letto sollevando le gambe in modo da tenere appoggiate le cosce e sollevati i piedi. Con i gomiti piegati e il viso appoggiato sul palmo delle mani lo guardo mentre, penna in mano, continua a scrivere.
    Hai finito?
    Gli chiedo guardandolo con fare fin troppo fintamente distratto mentre la spallina del babydoll, forse per caso, scende dalla spalla lasciando scoperto quel che prima era solo velato.
  11. .
    Il cuore Ryan. Dipende dal cuore la scelta che stò e che stiamo facendo è il cuore che da le indicazioni. A me non resta che seguirle.
    Rispondo così alla domanda del mio ragazzo e lo faccio col sorriso sereno di chi sa di dire null’altro che la verità.
    Non tutti i rapporti iniziano nello stesso modo. Il nostro è stato un fulmine a ciel sereno. Nessuno dei due se lo aspettava e forse nessuno dei due è logisticamente pronto ma non c’è nulla di impossibile se lo si vuole veramente.
    Mentre attendo che lui sistemi le sue cose per far posto alle mie continuiamo a chiacchierare. Cominciamo proprio ad assomigliare ad una coppia in tutti i sensi. La parte pratica è Ryan ovviamente.
    Non conosco personalmente guaritori qui a Londra ma ho sentito parlare di donna molto in gamba che segue una mia collega. Mi farò dare da lei nome e contatti. Lo farò subito domattina così approfitterò anche per chiedere qualche giorno di permesso per organizzarmi.
    Forse non ce ne sarebbe neppure bisogno ma vorrei che la nostra nuova vita iniziasse nel modo migliore possibile per cui meglio avere un po’ di tempo libero per cominciare a guardami attorno e prendere confidenza col nuovo ambiente.
    Quando sento le affermazioni di Ryan sul diverso modo di interpretare le espressioni da parte dei maschi rispetto alle femmine lo guardo divertita.
    In che maniera credi ti possa pensare?
    Gli strizzo l’occhiolino mordendomi il labbro inferiore mentre lo guardo lanciandogli segnali per sicuramente capirà.
    E’ vero che uomini e donne spesso interpretano le parole in maniera diversa ma non quando c’è un letto vicino e non quando quel letto viene condiviso.
    Perché negare l’evidenza? Amo il mio compagno e l’ottimo rapporto fisico che abbiamo è una componente importante della nostra relazione. Non potrebbe durare a lungo se così non fosse. Sono passionale di natura e anche Ryan lo è. La camera in cui siamo, la nostra camera orami, sarà il luogo dove potremo ritrovarci ogni sera per godere della nostra intimità, scambiarci i pensieri, le coccole e dimostrare l’una all’altro quanto lunga è stata la giornata e quanto siamo felici di ritrovarci. Sarà il nostro nido.
    Distogliendo la mente da quegli affascinanti pensieri riprendo la conversazione che torna su argomento più concreti.
    Si certo. Sono d’accordo. Stravolgere le nostre abitudini non è una buona idea ma sono comunque abituata ad alzarmi presto, fare colazione e tornare a letto per un’ulteriore pisolino per cui non mi cambia nulla svegliarmi con te e preparati qualcosa prima che tu esca di casa.
    Mentre la discussione continua prendo mentalmente nota. Pizzeria Gianni. Sarà il mio primo punto di riferimento per le serate in cui non abbiamo voglia di uscire o di cucinare e mentre memorizzo il nome lancio una proposta all’ancor indaffarato Ryan.
    Se vuoi puoi invitare i tuoi amici a cena da noi. Saranno curiosi di sapere e di avere notizie di prima mano. Tanto vale accontentarli così, una volta che si saranno resi conto ti lasceranno in pace. Se decidiamo di fare una cosa informale Gianni provvederà alle pizze e io posso pensare a preparare un dolce.
    Con di dolci, essendo golosa, me la cavo discretamente e già stò pensando a quale scegliere quando Ryan, con un’espressione che non ha nulla dell’angelico, mi guarda facendo una specie di inchino.
    Ha finito di sistemare le sue cose e fatto spazio per le mie per cui mi alzo e comincio, aiutata dalla mia fida bacchetta, ad estrarre la valigia che vi era riposta.
    Tocca a me ora. Riposati un po’ intanto. Ti lascio il mio posto ma prima fammi mettere comoda. Hai detto che ognuno di noi deve mantenere le sue abitudini per cui ti prendo in parola. Non sono abituata a stare vestita in casa.
    Mi alzo dal letto lasciano che Ryan possa disporne a suo piacere ed estraggo dalla valigia il baby doll di raso bianco che uso anche per andare a dormire. Con fare assolutamente innocente scappo in bagno e mi cambio e quando torno sono in piena libertà e posso dedicarmi al guardaroba.
    Ecco. Così sono a mio agio e posso cominciare.
    Dalla valigia comincio ad estrarre gli abiti e ad appenderli alle grucce in ordine di colore e poi è il turno delle magliette che vengono appoggiate sui ripiani dell’armadio liberi e impilate sempre con lo stesso criterio. Le chiare sopra e le più scure sotto in modo da facilitare la ricerca.
    Quando ho finito torno alla mia borsa ed estraggo una valigia più piccola ma molto carina. Quella che contiene il necessario per il bagno e gli indumenti intimi.
    Lo guardo maliziosamente mentre comincio a riempire il cassetto a fianco al suo con la mia biancheria. Mi rendo conto che è parecchia. Ho una passione per l’intimo ed è con cura particolare che lo ripongo, in ordine perfetto dentro al cassetto. Do le spalle a Ryan ma presumo che stia guardando quel che stò facendo e forse si stà preoccupando per lo spazio.
    In caso ce ne fosse bisogno penso sia meglio rassicurarlo e, con un paio di minuscole mutandine nere di pizzo appese all’indice mi giro verso di lui con un bel sorriso ammiccante.
    Ecco fatto. Ho quasi finito. Mancano solo queste e poi ci siamo. Vuoi dare un’occhiata?
    Forse mi riferisco al fatto che dovrebbe guardare che sia tutto in ordine ma forse il mio è un doppio senso che potrebbe voler dire altro e rimango ad aspettare che mi risponda mentre lo stomaco, proprio in quel momento, pensa di mostrare la sua totale indifferenza a tutto il nostro daffare facendo sentire la sua rumorosa rimostranza e strappandomi, mio malgrado, un sorriso.
  12. .
    I dubbi generano altri dubbi ed è quello che sta succedendo fra noi. Nonostante Ryan mi stia ascoltando ho come l’impressione di non farmi capire. Gli ho offerto un gancio. Un pretesto a cui attaccarsi in caso non si sentisse, dopo l’euforia dei primi momenti, preparato ad affrontare una convivenza. Lui invece lo ha letto come indecisione da parte mia, ripensamento. Non è quello che stò cercando di dirgli. Non è quello che mi sto sforzando di trasmettergli.
    La mia intenzione era fugare i dubbi non generarne di nuovi.
    Il mio compagno pare incapace di star fermo e dopo avermi accontentata ed essersi venuto a sedere a fianco a me, avermi ascoltata e avermi risposto rigira la frittata mettendo me nella posizione di chi deve rispondere.
    Si dirige verso la camera da letto con la chiara intenzione di fare spazio per le mie cose. E’ evidente che uomini e donne vivono le situazioni in modo diverso. Ryan è razionale, è già al lavoro per predisporre una sistemazione che possa essere per entrambi la più comoda possibile. Gliene sono grata e vorrei ringraziarlo per tutto il daffare che gli stò creando e lo farò. A modo mio naturalmente.
    Con le braccia dietro alla schiena e le man incrociate lo seguo e intanto continuo a parlare. Se preferisce conversare mentre sgombra non ho nulla in contrario. Anzi. Questo mi permette di poterlo ammirare all’opera e godere dello spettacolo.
    Non sei tu che mi metti fretta anche se non stai fermo un minuto. E’ colpa tua però. Tua e sua.
    Ribatto fra il serio e lo scherzoso incrociando gli occhi come chi è visibilmente sconvolto e appoggiando la mano sotto il seno nel posto dove il cuore batte forse ad un ritmo un po’ accelerato.
    Posso sistemare io domani. Con tutta calma. Ti lascerò un piccolissimo spazio nel tuo armadio. Non ti preoccupare. Prenderò anche l’ appuntamento da un guaritore e se tu sarai impegnato andrò da sola. A ben pensarci forse è meglio.
    Ora la mie espressione è tornata serena e il sorriso riappare sulle mie labbra insieme ad un’occhiolino maliziosio che lancio nella sua direzione. Tirarla tanto lunga non ha alcun senso. Entrambi sappiamo che stiamo facendo un passo azzardato ma così doveva andare e così andrà. In fondo, dentro me, so che andrà tutto bene. Non è un caso se ci siamo incontrati e non è un caso se ora non siamo nemmeno capaci di ipotizzare una separazione. Le premesse che tutto vada per il meglio ci sono tutte se non ci facciamo perdiamo nei dubbi.
    E’ il caso di fare una precisazione però e la faccio sperando che, stavolta, non ci siano fraintendimenti.
    Sarà meglio che ci abituiamo a dividerci i compiti. Vivo con te. Non sono tua ospite. Non devi fare tutto tu. Non devi fare tutto da solo. Non sei più solo. Con prima ne prendi atto meglio sarà. Anzitutto domattina puoi dormire un po’ di più. Alle sette mi alzerò io a preparare la colazione e poi, quando sarai uscito, tornerò a letto a…pensarti.
    E’ ovvio che non appena Ryan chiuderà la porta la mattina successiva io tornerò fra le braccia di Morfeo e il mio ghigno provocatorio e cattivello credo siano abbastanza eloquenti da farglielo comprendere senza ombra di dubbio. Cercherò non viziarlo e lasciare invece che si lui a riempirmi di vizi per cui mi affretto ad aggiungere, dopo la rosa, anche la spina.
    Domani sera mentre torni però…pizza per due. E anche due birre se non ti dispiace. TI farà bene bere qualcosina. Da non del tutto sobrio cercherò di circuirti e convincerti al meglio che non ho nessun dubbio. Qualche timore. Penso sia normale. Ma dubbi…nessuno. Abito qui ora per cui, ora, riposati. Non vorrai che i tuoi colleghi pensino che ti ho sottoposto a qualche strano tour de force durante il week end.
    In effetti è andata proprio così ma sarà solo Ryan a dover spiegare l’accaduto ai suoi colleghi e, visto come la pensa, non sarà affatto facile spigare quel che tutti, ormai, avranno capito.
  13. .
    Ryan volta entrati in casa, una, provvede a rimediare ai danni che il temporale ha causato alle sue piante. Fosse stato per me neppure mi sarei accorta. Niente pollice verde fra le mie scarse doti. Diverse volte avevo ricevuto in dono piantine fiorite o verdi ma nessuna di loro era sopravvissuta più di qualche settimana. Il ragazzo invece dimostrava di saperci fare e di essere particolarmente attento alle sue piante lo osservo mentre se ne prende cura.
    Prima di venire a prendere posto accanto a me trova anche il tempo di cambiarsi e di fare il caffè. Tutto questo movimento se, da una parte, è apprezzabile, dall’altra mi fa comprendere che Ryan è nervoso. Qualcosa lo turba e posso bene immaginare cosa.
    Fra noi è successo tutto così velocemente che solo ora, giunti a casa, cominciamo a prendere coscienza del passo che stiamo compiendo. I dubbi che vedo, chiaramente, nei suoi occhi, sono gli stessi che lui potrebbe vedere nei miei se si soffermasse a guardarli.
    Stiamo pianificando un futuro pieno di incognite e lo sappiamo entrambi. Ci esponiamo ad un rischio. Ne siamo consapevoli.
    Involontariamente potremmo farci del male. Molto male se non siamo sempre e completamente aperti e sinceri l’uno con l’altro e anche così facendo non il risultato non è per nulla certo. Le coppie si formano e di lasciano ogni giorno. Nulla è più incerto del domani ma non posso permettere che cominciamo la nostra vita senza avere come base la comunicazione. Il non sapere, i dubbi sono la più grossa minaccia per una coppia. Ho bisogno di sapere esattamente cosa pensa oltre che a prendere atto di ciò che dice.
    Avrei preferito me ne parlasse spontaneamente ma comincio a conoscere il carattere del mio compagno. Pur di proteggermi da un dispiacere preferisce tenere per se i suoi pensieri se pensa che questi possano ferirmi.
    Non sono una bambina, non sono così fragile da poter venire ferita o delusa da un discorso aperto e sincero ed è mia intenzione dimostrarglielo e lo faccio dando io stessa l’esempio. Non posso fare altrimenti. Non voglio e non posso nascondere le mie emozioni ed è meglio lui conosca i miei pensieri invece che cercare di indovinarli correndo il rischio di fraintendermi o sbagliare.
    E’ con tono quasi duro che lo fermo da quella superattività che serve solo a coprire, malamente, un disagio a mio avviso.
    Ryan. Fermati. Siediti e parliamo. Il resto può attendere noi no invece.
    Quando sono certa di avere la sua attenzione mi calmo e anche il tono di voce cambia diventando più tranquillo. Sospiro alzando ed abbassando il petto un paio di volte prima di trovare le parole per iniziare il discorso. Appoggio la schiena allo schienale del divano e lo guardo.
    Ora ti dirò a cosa stò pensando e poi, se vorrai, ascolterò i tuoi pensieri. Se davvero vogliamo vivere insieme dobbiamo abituarci a comunicare. Cercare di indovinare è rischioso e controproducente.
    La premessa era fatta. Ora dovevo entrare nel vivo del discorso e anche se non è semplice so che devo farlo.
    Credi io non abbia dubbi? Pensi che per me sia semplice compiere questo passo o che lo prenda alla leggera? Non è così. Ci penso. Ci sto pensando e i dubbi ci sono. Oggi, domani e forse anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Non c’è nulla di sicuro. Nulla ci garantisce che il nostro rapporto funzionerà e che saremo capaci di affrontare i problemi e le difficoltà che la vita ci metterà davanti per cui il problema è: Ci vogliamo provare seriamente? La mia risposta è si. Accetto il rischio e sono convinta ne valga la pena. Se hai riserve, se non sei sicuro beh…è il momento di dirlo. Possiamo aspettare. Possiamo vederci ugualmente e attendere di conoscerci meglio prima di iniziare una convivenza se non ti senti pronto a questo passo ma vorrei me lo dicessi con tutta serenità. Preferisco sapere che avere il timore di importi una decisione della quale non sei convinto.
    Ecco. Ora avevo esposto il fianco e, qualsiasi risposta Ryan avrebbe formulato era esattamente quello che volevo. Sapere il suo parere e condividere il suoi pensieri. Quelli positivi, quello negativi. Una coppia non è coppia solo nei momenti intimi o in quelli felici. Una coppia è coppia anche e soprattutto nel confronto e nella condivisione.
    Rimango seduta. L'unico gesto, inconsapevole o forse neppure tanto, che compio è quello di abbracciare me stessa e forse è un gesto inconscio di difesa verso quello che sto per udire. Non uno scudo. Non mi nascondo, non lo faccio mai. Affronto a viso aperto la situazione ma l'istinto di conservazione è più forte e quell0abbraccio, il mio stesso abbraccio, mi da quel minimo di conforto e di coraggio che mi serve per continuare a guardarlo negli occhi mentre attendo la sua risposta.
  14. .
    E’ metà mattina quando arriviamo a casa di Ryan. Abbiamo lasciato Parigi, il suo sole, la sua atmosfera particolare ma abbiamo con noi tutti i ricordi di un viaggio, il nostro primo viaggio insieme, che non dimenticheremo. Gli amici del mio compagno, i luoghi che abbiamo visitato, lo strano incontro con il generoso proprietario dell’hotel in cui abbiamo passato la notte. Tutte cose che abbiamo condiviso e che verranno segnate sul nostro personale album e sono il preludio a quella che andiamo ad iniziare. La nostra nuova vita. Una vita insieme.
    E’ con quella gradevole sensazione che mi trovo davanti alla porta dell’appartamento di Ryan. La mia mano ancora stretta nella sua dopo la materializzazione.
    Mi giro a guardarlo con un sorriso. Non vorrei pensasse che mi sia costato lasciare Parigi. Il solo fatto di stare insieme mi ripaga di tutte le Parigi del mondo e spero lo capisca.
    Eccoci a casa.
    Non mi viene altro modo di esprimere la tranquillità che queste semplici parole mi ispirano. Casa è il luogo dove stare insieme, dove poter condividere la quotidianità e dove poter essere liberi e a proprio agio. Nessun luogo è bello come casa quando si ha la gioia nel cuore.
    Attendo che il mio compagno apra la porta e lo seguo all’interno dell’appartamento. Appoggio la borsa sul divano e mi siedo. Abbiamo diverse cose da fare ma abbiamo anche tempo per una piccola pausa per riprenderci dal viaggio. Mi tolgo le scarpe e mi metto comoda piegando le ginocchia e portandole al mio fianco sul divano. E’ ora di cominciare a pianificare le cose più urgenti da fare. Domani è lunedì e Ryan dovrà tornare al lavoro e prima di quel momento ci sono cose delle quali vorrei discutere con lui.
    Mentre aspetto che mi raggiunga per la chiacchierata comincio ad esporre quello che, secondo me, ha la priorità.
    Domani tu devi tornare al lavoro per cui meglio che decidiamo come iniziare a muoverci. Che ne dici se mi prendo qualche giorno di permesso per sistemarmi? Dovrei chiamare Oliver, per prima cosa. Per il lavoro posso provare a chiedere il trasferimento dal Ministero del Nord a quello inglese. Dovrebbe essere possibile. Che ne dici? Per la redazione non ci sono problemi. Il giornale ha succursali anche qui e visto che sono una free lance non faranno obiezioni. Se hai suggerimenti sono pronta ad ascoltarti e vorrei anche sapere se c’è qualcosa che posso fare per te.
    Un minimo di organizzazione sarà indispensabile ora che condividiamo lo stesso tetto. Siamo entrambi abituati a vivere da soli e ci vorrà un po’ per adattarsi alla nuova situazione ma non ci saranno problemi se ne discuteremo insieme e se, soprattutto, eviteremo di tenerci nascosti i nostri gusti, le nostre abitudini e le nostre piccole e grandi esigenze.
    E’ tutto nuovo per noi ma siamo adulti ormai e non c’è nulla che non possiamo affrontare se lo vogliamo. Ci saranno difficoltà e problemi. Ne sono consapevole. Primo fra tutti il fatto che i miei genitori sono ancora all’oscuro della mia decisione e che la loro reazione, imprevedibile, mi crea un po’ d’ansia. Stavolta non permetterò a nessuno di interferire nella mia vita, men che meno a chi ha sempre gestito la sua come voleva fregandosene di quel che io e Oliver potevamo pensare e provare. Devo rispetto alla mia famiglia ma non remissione. E’ finito il tempo in cui potevano ferirmi per una frase o un comportamento che non condividevo. Mi hanno insegnato ad avere dei valori e il fatto stesso che loro siano i primi a non rispettarli non significa non lo debba fare io. Crescere significa anche essere consapevoli che i genitori sono fallibili esattamente come tutti gli altri e significa anche prendere le distanze da critiche non costruttive che sono finalizzate solo all’apparire. Io ho scelto di essere, non di apparire. Ho scelto di essere felice e ho scelto Ryan perché mi da modo di esserlo.
    Anche di questo dovremo parlare ma preferisco sia il mio compagno a sollevare l’argomento e attenderò che lui sia pronto per questo e per spiegargli il mio punto di vista.
  15. .
    Ryan si sveglia e il suo sorriso mi conforta. Evidentemente non si è accorto di nulla e il suo pensiero, dopo avermi salutata con un bacio, va alla colazione. Deve aver fame dopo la nottata movimentata e l’odore della colazione è invitante.
    Meglio metterlo subito al corrente degli eventi e lo faccio sedendomi al suo fianco mentre lo guardo cominciare a mangiare.
    Buongiorno a te! Dormito bene?
    Riempio di nuovo la sua tazza di caffè e mi servo anch’io. The al limone che sorseggio con una mano mentre nell’altra tengo ancora il messaggio che ho appena letto.
    Ryan…guarda…non sono stata io ad ordinare la colazione. Ricordi il Signore anziano che abbiamo incontrato ieri mattini ai Campi Elisi? E’ un suo regalo.
    Così dicendo porgo il biglietto al mio compagno affinchè possa leggerlo e mentre lo fa sgranocchio un croissant ancora tiepido che emana un delizioso profumino.
    Mentre aspetto la sua reazione a quella sorpresa tanto gradita quanto inaspettata comincio a fare mente locale per prepararmi alla partenza. Domani è lunedì e Ryan deve tornare al lavoro e dobbiamo organizzarci sia per il rientro che per quella che spero diventi la nostra routine.
    Mentre Ryan finisce di leggere lo metto al corrente dei miei pensieri e lo faccio appoggiando il capo sulla sua spalla.
    Se per te va bene verrò io a stare da te. Ho un lavoro che mi permette libertà di movimento e per te sarà più comodo in questo modo. Il prossimo fine settimana potremmo andare insieme a recuperare le mie cose a Stoccolma così potrai conoscere Oliver. Gli chiederò di incontrarci lì se sei d’accordo. Domani stesso però…come prima cosa, mi informerò per un guaritore a meno che tu non ne abbia uno di fiducia.
    Lo bacio sulla guancia alzandomi per cominciare a rimettere a posto le nostre cose. La mia bacchetta è ancora sul tavolino e ci vorrà un’attimo per infilare tutto nella mia borsa.
    Mentre ti fai la doccia telefonerò a mio fratello per informarlo che non rientro e prendere appuntamento.
    L’entusiasmo per l’inizio della vita nuova che ci attende mi ha fatto passare l’appetito e sono piena di vitalità mente inizio a pianificare i primi passi da affrontare. Ci saranno anche i miei genitori da avvisare ma non subito. So che faranno storie, lo immagino almeno e cerco di rimandare ancora un po’ il rendez vous con i De Roucy. E’ passato diverso tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Forse sono cambiati ma non oso sperare che lo abbiano fatto in meglio per cui diffido della loro approvazione incondizionata verso il passo che stò per compiere. Già mi pare di sentire mia madre. E’ troppo presto. Sei troppo impulsiva. Non lo conosci.
    Non serviranno le sue parole a farmi cambiare idea. Non sono mai servite se non ad irritarmi e vorrei evitare a Ryan una scenata poco piacevole per cui posticipare mi sembra l’idea migliore anche se so che il mio compagno di mi chiederà di incontrarli prima o poi.
    Una piccola ruga solca la mia fronte al quel pensiero ma lo scaccio e mi avvio verso il bagno per rivestirmi così che Ryan possa poi avere la doccia libera e prepararsi alla partenza ma prima di arrivare alla porta mi giro a guardarlo e gli sorrido.
    Vado a vestirmi. Lascio la porta aperta in caso volessi entrare
    Con un pizzico di malizia gli stringo l’occhiolino cercando di nuovo di riprendere il nostro modo scherzoso di stare insieme.
134 replies since 19/1/2015
.
Top