Matthew Finns

Ho il mio nome da quando sono nato. E' semplice ma racchiude tutto ciò che è in me. Volete proprio saperlo come mi chiamo? Vi accontento. Matthew, abbreviato in Matt raramente.Ho un cognome alquanto inconsueto, non mi è mai capitato fino ad oggi di incontrare una persona non imparentata con me con il mio stesso cognome. Finns. Non c'è bisogno di fare lo spelling; è corto, semplice ed ereditato da mio padre. Eppure ha fama sconosciuta.
La data di nascita è semplicemente una serie di numeri, numeri che a volta non hanno un significato, un nesso logico, bensì sono pronunciati con casualità; non mi piace dare molto valore alla data di nascita, tuttavia non faccio parte di quella religione semi-babbana di cui non ricordo il nome, fortunatamente sfortunatamente. Volete sapere questa sequenza? Eccola qui. 6/09/89 ossia 6 Settembre 1989. Eh già, ho 22 anni compiuti, ma i ventitré sono molto vicini.
Confesso di non avere molti segni particolari. Mi piace scrivere sotto questo tema che il mio taglio di capelli potrebbe essere considerato appieno, o per metà, un segno particolare. La pettinatura può fare la differenza su una persona e alcune volte è l'acconciatura stessa che rappresenta l'identità della persona. Devo fare un esempio? Io. I miei capelli mi rappresentano, li sento miei. Cresta a parte, ho qualche tatuaggio qua e là, nulla di che. Li porto con me dall'età di diciotto/diciannove anni quando feci il mio primo tatuaggio. Sono segni particolari ma alle volte dimentico di citarli poichè sono diventati abituali, non sono più così particolari.

physical description

Ci sono molte cose da amare. Una di queste è la pizza. Non so chi l'abbia inventata ma quel genio ha contribuito a far felici milioni di persone con questo cibo semplice e buonissimo, ma anche a far diventare obese altrettanti milioni di persone. Tuttavia faccio parte del gruppo felice. E' in assoluto il mio cibo preferito: mangerei pizza ogni giorno, a ogni ora del giorno e della notte. Mi piace la vita; probabilmente detto così sembro un pazzo esistenziale che si pone domande sul perché dell'esistenza o roba del genere. Sbagliato. La vita è composta da piaceri e da divertimento, per cui devo dire che amo anche passare il tempo con le persone che ti fanno stare bene. Uscire con gli amici la sera, divertirsi con loro e cose simili contribuiscono a rendere la vita felice. Ma manca ancora qualcosa che amo. Quel 'qualcosa' si chiama ragazze. Le amo e fanno parte della mia vita. Devo dire che sono anche il mio punto debole ma in questo momento è più coerente scrivere l'intensità con cui io amo le donne. Non è roba da persone superficiali, anzi penso che sia più adatto a persone acute e ampie di mente.Non sono un tipo che odia tante cose nella vita.Mi piace star bene con me stesso e il resto viene dopo. Tuttavia c'è sempre qualcosa che non sopporto. Detesto essere interrotto quando parlo, è qualcosa che mi fa saltare i nervi alle stelle; se sto parlando io, gli altri devono restare in silenzio e ascoltare ciò che sto dicendo, che sia una questione di vita di morte o un passatempo. Inoltre non amo le persone poco risolute: penso che la vita sia fatta di scelte e queste debbano essere prese con velocità e carattere fermo. Non è gradevole rifletterci a lungo o essere in dubbio per troppo tempo. Odio anche la falsità, e tutto ciò che assomiglia; le persone con due facce, coloro che pensano una cosa di te quando sono completamente dell'idea opposta non dovrebbero esistere. E' orrendo sapere che c'è gente che è di quel tipo e questa consapevolezza mi fa credere che sono veramente poche le persone di cui ci si può fidare senza che quella possa avere in mano la tua vita e buttarla come un foglio di carta appallottolato nel cestino dell'immondizia.

Come mi allineo io? Da bambini si pensa sempre di essere gentili e bravi, di essere i più carini del mondo e di avere l'allineamento positivo più fiero della storia dei maghi e studenti del mondo magico. La risposta? Crescendo si cambia. Sono assolutamente neutrale, più neutrale della Svizzera che nasconde ancora tanti maghi ignoti al suo interno. Non c'è nient'altro al mondo che mi possa far cambiare idea oggi, non mi vendo e non mi faccio comperare da nessun mago che viene a dirmi "Unisciti ai mangiamorte, il gruppo dei maghi oscuri più famoso, che al giorno d'oggi acceca ancora le altre compagnie di maghi oscuri sparse per il mondo. Con il tuo potere faremo risorgere il Signore Oscuro dal suo tragico epilogo di metà secolo or sono." Nossignore.

Ai tempi di Hogwarts ero un Serpeverde. Non ve lo aspettavate? Eppure sì. Da piccolo speravo di entrare nelle grazie, o nel tavolo - non sarebbe cambiato nulla - dei Grifondoro e della loro audacia e cavalleria. Tuttavia il cappello parlante decise di smistarmi nella Casata di Salazar Serpeverde, non che io non volessi. Passai molto bene i sette anni di scuola nella mia casa. E con il passare del tempo mi resi conto sempre più di quanto gli standard per far parte della casata verde e argento mi calzassero a pennello. Incredibile ma vero.

Devo ammettere che non c'è molto da dire qui. Hogwarts era divertente ma non sono mai stato un secchione che non faceva altro che studiare e prendere serie di Eccezionale davanti agli altri studenti sbigottiti. Tutt'altro. Mi piacevano poche materie, tra queste c'era Incantesimi, una materia creativa e senza limiti, in cui non era necessario studiare, ma solamente avere destrezza; provavo simpatia anche per Volo, solamente perchè le lezioni era quasi totalmente pratiche e bisognava volare, provare l'ebrezza del vento tra i capelli la cresta; pozioni e aritmanzia erano le ultime delle mie materie preferite, non ne andavo completamente pazzo. Cosa odiavo? Odiavo tutto il resto! Trasfigurazione, Cura delle Creature Magiche, Storia della Magia, Antiche rune. Un elenco di materie che annerivano le mie giornate infinite di scuola. Le avrei cancellate totalmente se fossi stato il preside, eppure non andò così.
Non ho un lavoro. Sono un mago uscito da hogwarts da un anno e mezzo, quasi due e sono totalmente disoccupato. Mi piacerebbe trovare un impiego con cui andare avanti, invece che oziare in una società magica che progredisce senza il sottoscritto. Ricordo ancora i miei M.A.G.O. come se fosse ieri. Alla fine dell'esame mi diedero una pergamena su cui compariva una calligrafia elegante che recitava:
Trasfigurazione: O
Incantesimi: E
Pozioni: O
Difesa Contro Le Arti Oscure: E
Erbologia: O
Storia della Magia: S
Astronomia: A
Aritmanzia: A
Cura delle Creature Magiche: A
Fu una bella sfida riportare quei voti, mi impegnai al massimo, eppure fui bocciato a storia della magia in cui fui stranamente promosso ai G.U.F.O.
Devo confessare che conosco una vasta gamma di incantesimi e li so eseguire con destrezza, ad eccezione degli incantesimi trasfiguranti che richiedono molto più impegno. Sono anche abbastanza abile a schivare e contrattaccare, anche se la mira non è il mio punto forte. Occorre che io focalizzi alla perfezione il bersaglio per essere sicuro di colpirlo. Inoltre conosco le pozioni basilari e di difficoltà media, tuttavia fatiAo a preparare pozioni complesse. Ho una buona conoscenza del cielo e un ottimo senso dell'orientamento.
Ad Hogwarts mi allenavo molto nei duelli, complice la mia immensa, forse unica, passione per incantesimi. Tutti riscontravano in me una prevalenza di attacchi; infatti penso che sia meglio aggredire l'avversario e confonderlo a suon d'incantesimi piuttosto che pensare a difendersi troppo a lungo. La difesa è utile, impossibile negarlo, ma a parer mio non può diventare uno stile di combattimento. E' d'obbligo usare qualche incanto per battere l'avversario. Almeno io la penso così.
La mia bacchetta? Oh, ricordo ancora il primo giorno in cui scelsi la mia compagna fedele. Fu un giorno memorabile per me e lo conserverò per il resto della mia vita. Tirando le somme, posso dire che la mia bacchetta è lunga dodici pollici e mezzo, rigida, il nucleo è composto da corde di cuore di drago e il legno della bacchetta è il mogano, molto pregiato e di lusso, estremamente americano. Non ho nient'altro da dire, purtroppo. I miei ricordi più intimi appartengono a me e nessuno mi può togliere il diritto di tenerli nella mia ospitale e sicura mente.

Nacqui il 6 Settembre 1989 in una giornata di un'estate ormai consumata, giunta al termine, da mia madre Elisabeth Rohan Marx, perfettamente purosangue e Leonard Marcus Finns che porta con sé tracce di nascite babbane tramandate da generazioni nella famiglia Finns. Non so come sia successo, il bambino intendo, cioè io. Crebbi in un ambiente puramente magico; la mia famiglia sapeva di essere una famiglia di maghi perciò io mi adattai a quegli standard. E' difficile immaginare che alcuni babbani creino leggende sui maghi, quando per me è stato sempre normale. Per svariati anni rimasi in attesa della famosa lettera di Hogwarts, di cui i miei genitori parlavano come un sogno. Fu così che cominciai a pensare che quel foglio di carta non sarebbe mai arrivato. E, ovviamente, mi sbagliavo. Pochi giorni prima del mio undicesimo compleanno scese giù per il comignolo arroventato da un sole feroce la lettera. Dentro c'era il mio invito a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, allegato alla lista dei libri e alle indicazioni per raggiungere la scuola. Fu così che quel sogno così lontano, fugace nella realtà così come nei sogni, lo presi in mano, con un accento di inconsapevolezza. Quel giorno iniziò la mia vita da mago.
Fu difficile ambientarsi nella scuola. Nuove persone, nuova casa, nuova stanza e molte altre cose ancora. Tuttavia il tempo scorse così velocemente che ancor prima che facessi mia l'idea di stare in una scuola di magia mi ritrovai su un banco a sostenere l'esame di fine anno. Ricordo ancora le perle di sudore freddo che scorrevano sulla fronte, l'ansia prima di iniziare l'esame e la paura di non riuscire. Eppure ce la feci, come tutti gli studenti presenti nell'aula. Fui promosso con A, Accettabile, complice il timore. Il secondo anno fu più impegnativo e realistico: ormai Hogwarts non era più il sogno agognato ma un luogo di lavoro e impegno. Le abbondanti nevicate non mi permisero di tornare a casa per le vacanze di natale così aspettai quasi un anno, precisamente 9 mesi e mezzo prima di rincontrare i miei genitori e poter passare un'intera estate con loro. Il terzo anno a Hogwarts rappresentò la rivoluzione: nuove materie, nuovi orari e nuove lezioni aggiunte agli impegni dell'anno precedente. Il mio quarto anno invece fu abbastanza monotono, ancora oggi lo considero come una ripetizione del terzo; nulla di nuovo. E non ha nulla a che fare con il quinto, l'anno dei G.U.F.O., in cui dal primo settembre fino a giugno si vive con il pensiero dell'esame, un esame che avrebbe segnato abbastanza della mia vita, avrebbe cambiato le materie di studio e probabilmente il futuro di ogni mago. Fui promosso fortunatamente e l'anno successivo seguii il mio penultimo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, al quale avrebbe seguito un ultimo ma enorme ostacolo, i M.A.G.O., l'incubo di ogni studente, il curriculum vero e proprio che avrebbe deciso le sorti di un mago adulto alla ricerca di lavoro. Quell'anno mi sfuggì dalle mani troppo presto, inconscio ancora del fatto che non ci sarebbe più stato Hogwarts nella mia vita. E in pochissimo tempo, una frazione della vita vissuta fino a quel momento, mi ritrovai a casa, una pergamena in mano e il futuro davanti.
Passò un anno e mezzo fino ad arrivare al presente, un presente in cui un neo mago deve cercare lavoro.