Serena Murray

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  1. DropsOfJupiter
     
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    Nome Priscilla. Bello, vero? Lo scelse mia madre. Voleva darmi assolutamente un nome non comune: sperava di rendere unica la sua bambina già dall'anagrafe. Beh, unicità a parte, a me non piace per niente. Lo ometto sempre. Eh già, perchè di nomi ne ho due: sono Priscilla Serena. O meglio, Serena. Questo lo scelse mio padre, per fortuna. E a me piace molto, non per niente sono uguale a lui.
    Cognome Murray. Secondo una recente ricerca, è uno dei cento cognomi più diffusi in Inghilterra. Per lo meno compensa quell'orribile nome.
    Data di nascita/Età Sono nata a Londra il 14 Agosto 1994. Se la matematica non mi tradisce, ho 17 anni, appena compiuti.
    Capelli Al momento sono corti corti e, a dirla tutta, mi piacciono da morire, nonostante avessi imprecato contro mia madre ogni volta che udivo il rumore secco delle forbici. Il loro colore naturale è un bel biondo cenere che, ultimamente, ho deciso di schiarire con quelle che i geniali babbani chiamano colpi di sole o meches.
    Occhi I miei occhi sono di un banalissimo colore nocciola. Non sono quelli che definiresti grandi occhioni da cerbiatto o, peggio, da lemure. Hanno una forma leggermente allungata.
    Segni particolari la cicatrice dell'appendicite vale? A parte il ricordo di quest'intervento, ho un neo perfettamente circolare sulla spalla sinistra.
    Cosa ama: Il gelato al caffè quando fuori c'è caldo; la cioccolata in tutte le forme e fattezze; la mia chitarra, la mia splendida chitarra, ottima compagna di vita e di svago; i telefilm americani, soprattutto quelli che fanno ridere; i miei capelli; l'odore di terra bagnata dopo un acquazzone; la compagnia dei miei amici; chi sa far buon uso dell'ironia; mio padre, la sua capacità di dialogare con assoluta calma, la sua vita di mano che finalmente si è deciso a riprendere in mano; il mio fratellino Perry, che è tanto dolce quanto dispettoso, come tutti i bambini di 2 anni.
    Cosa odia: la nebbia che di tanto in tanto avvolge Londra nel tardo pomeriggio; il traffico caotico di Londra capace di farti arrivare tardi ad un appuntamento anche quando sei uscita con mezz'ora di anticipo; i rettili; l'egoismo in generale, che non ti permettere di vedere l'universo che c'è dietro la parola IO; l'egoismo di mia madre, che non accecò la vista non permettendole di vedere l'immenso amore che suo padre prova per lei; sentirmi dire "te l'avevo detto"; le frasi fatte mi innervosiscono.
    Materie preferite/odiate:
    :quo: Storia della Magia: a detta di molti è noiosa e poco entusiasmante, ma ai miei occhi, che troppo tempo erano stati imbevuti di babbanità, assumeva una luce diversa. Ero smaniosa di conoscere tutto, tutto ciò che avesse gettato le basi al mio nuovo mondo.
    :quo: Incantesimi: un semplice Accio vince la pigrizia, un Lumos ti salva dal blackout...Figo, no?
    :quo: Trasfigurazione: io fino ad allora avevo trasfigurato, con potenti arnesi babbani, solamente i miei capelli. Figuratevi la mia euforia quando scoprii l'arte del mutar la forma con un semplice tocco di bacchetta.
    :mad: Aritmanzia: avevo un pessimo rapporto con la matematica anche nella scuola babbana. Tutti quei calcoli mi confondono.
    :mad: Divinazione: inutile. E' più forte di me, stento a credere nella disciplina e nonostante i miei sforzi non vedo altro che un'informe polverina marroncina sul fondo del mio caffè. Quando avranno distribuito l'occhio interiore, probabilmente dormivo.
    :mad: Babbanologia: ho vissuto da babbana per 17 anni. Credo che questa spiegazione possa bastare.
    Bacchetta: "Sai, Serena, è la bacchetta a scegliere il mago" disse mio padre quando accompagnò la sua bimba un po' cresciutella ad acquistare quel pezzetto di legno che le avrebbe stravolto la vita. Fui scelta da uno splendido esemplare di bacchetta di biancospino, 12 pollici, flessibile, con cuore di crine di Thestral, particolarmente efficace nelle trasfigurazioni, a detta del fabbricante. Bah, proveremo.

    Allineamento: Positivo.
    Carattere: E' sempre strano trovarsi a parlare di sè, vero? Almeno, a me non piace molto descrivermi, per cui lo trovo davvero strano: preferisco siano gli altri a parlare di me per me. Ad ogni modo, se proprio ci tenete a saperlo, sono testarda, tremendamente testarda. Ho la straordinaria capacità di riuscire a dire la frase sbagliata nel momento sbagliato. Non è per mancanza di tatto, ho solo lo strano potere di tramutare in parole concrete tutto ciò che mi passa per la testa. Sono schietta, ecco, anche se ci sto lavorando, soprattutto per evitare di creare qualche casino gigantesco. Sono disordinata, eppure nel mio disordine riesco a trovare sempre tutto, quella che ha più problemi a farlo è mia madre. Nonostante non abbia problemi a socializzare e attaccare bottone anche con perfetti sconosciuti, ho i miei tempi per quanto riguarda l'essere davvero in confidenza con qualcuno o potermi completamente fidare. Quando questo primo step viene superato, sarei capace di donare l'anima, se penso ne valga davvero la pena. Sono abbastanza ironica, anche se, per qualche strana ragione, preferisco fare ironia su altri piuttosto che su me stessa. Difficilmente tendo ad arrabbiarmi per questioni futili, per fortuna nel tempo son riuscita a limare la mia spigolosa permalosità, anche se, talvolta, torna a farmi delle brevi visite. Capita, no?


    Casa di appartenenza: Grifondoro
    Anno frequentato: I anno







    Storia del pg



    R."Herbert, muoviti. Sta nascendo sta nascendo! La macchina, presto"
    H., dopo buoni 10 minuti. "Ci sono ci sono. Sali, su"
    R."Speriamo che sia una femminuccia, che sarà la mia dolce Priscilla"
    H."Tutto ma non Priscilla, te ne prego, Rose. Lo sai, io continuo ad immaginarmi un piccolo Herbert jr."
    R."Speriamo che sia tutta uguale a me"



    Alle 20.20 di un afoso giorno estivo, finalmente venni alla luce. Priscilla fui, purtroppo. Priscilla Serena, per lo meno. Mia madre, Rose, una parrucchiera londinese, ebbe la femminuccia che tanto desiderò dalla prima ecografia. Anche d'aspetto, devo ammetterlo, ero, e sono tuttora, la sua fotocopia ringiovanita. Peccato, però, per un minuscolo e fondamentale dettaglio. Quando Rose diceva tutta uguale a me, non si riferiva certo all'aspetto fisico, oppure a qualche aspetto caratteriale: non voleva una strega tra i piedi. Mio padre, Herbert Murray, è un mago, un ex-Auror che si ritirò a vita babbana per amore di sua moglie. Rose era a conoscenza di quella particolarità, così come della non remota possibilità che la sua Priscilla ereditasse quel dono, o quella disgrazia. Se ero o no una strega, l'avrebbe dimostrato il tempo, o qualche incantesimo accidentale. Trascorsi un'infanzia tipicamente babbana, senza avere la benchè minima idea che, invece, il destino mi avesse riservato qualcosa di diverso. Ero una bambina nella norma: mi piaceva andare all'asilo e un po' meno alla Primary School, volevo fare la veterinaria, amavo stare all'aria aperta e sbucciarmi le ginocchia cadendo dalla bicicletta. Avevo un fidanzatino, Thomas, che più che altro era un compagno di giochi, nonchè vicino di casa. Una cosa strana, però, accadde il giorno del mio undicesimo compleanno.

    S."Mamma, mamma, c'è una civetta marrone in giardino. Posso giocarci?"
    H."Rose, porta su la bambina, ci penso io"



    Fui portata in camera mia dalla mamma e non potei fare a meno di notare i suoi occhi lucidi. Da quel giorno, per motivi a me oscuri, i rapporti tra i miei genitori si inasprirono. Ogni scusa, anche la minima, dava spunto ad un battibecco che, puntualmente, si interrompeva quando facevo il mio ingresso nella stanza. La mia adolescenza, nonostante l'arrivo della lettera di Hogwarts, fu anch'essa babbana: frequentai una High School a Londra dove capii di aver litigato con la matematica tempo addietro e dove mi appassionai alla letteratura; ebbi il mio primo ragazzo vero, Dustin, le mie prime esperienze, la mia prima sigaretta. Tutto ciò che caratterizza l'esistenza di una qualunque adolescente londinese. I rapporti tra i miei genitori parvero migliorare con la nascita di mio fratello Perry ( anche questo è un nome degno di nota! ) quando io avevo già 15 anni. Ma qualcosa si era rotto.

    H."Prima o poi dovremmo spiegarglierlo, Rose"
    R."Spiegarle cosa, Herbert? Che è diversa da tutti gli altri?"
    H."Non proprio da tutti, Rose."
    R.”Lei frequenterà il College. Magari non a Oxford o Cambridge, ma un dignitosissimo college a Londra, non quella ridicola scuola.”
    H.”Non può. Non può sfuggire al suo destino per sempre, Rose”



    Mia madre scoppiò in lacrime, mio padre la abbracciò. Se c’era una cosa che ammiravo in quell’uomo, era sicuramente la sua straordinaria capacità di mantenere la calma anche nelle peggiori situazioni.

    S.”A cosa non posso sfuggire?”



    Fu lì che, di fronte a un’impassibile madre e a sua figlia quasi diciassettenne, mio padre vuotò il sacco. Mi raccontò tutto quello che avrei dovuto sapere anni prima, mantenendo la sua proverbiale calma e sorridendo di tanto in tanto. Volare su una scopa? Scuola per maghi? Binario nove e tre quarti? Mi sembrava tutto talmente surreale che per un tratto pensai mi stesse prendendo in giro. Poi fece una cosa, una cosa che mi lasciò esterrefatta e che mi convinse ad abbandonare la mia normale vita londinese per ricominciare, da zero, in una scuola, con nuove persone. Dal suo armadio tirò fuori un pezzetto di legno ricurvo e, pronunciando a bassa voce qualche parola astrusa, fece sparire la spazzola della mamma: al suo posto vi era un fiore. Fu il mio primo e gustoso assaggio di magia e ne rimasi ammaliata. Quanto a mia madre, non sono ancora riuscita a capire completamente il suo rifiuto a questo mondo. D'altronde lei se l'era sposato un mago, essendo pienamente a conoscenza di ciò, quindi non vedo dov'è problema. Di una cosa, però, sono certa: lei, Rose, mia madre, è egoista, al punto da relegare mio padre ad una vita che non gli apparteneva e che gli stava stretta, al punto da credere di poterlo fare anche con me. Se mio padre l'aveva sopportato e per amore l'aveva anche perdonata, posso passarci sopra anche io. Col tempo. Mia madre ovviamente non mi accompagnò a King's Cross: si limitò a salutarmi a casa con un sorriso e un abbraccio. Andai in stazione con mio padre, che attraversò con me il muro che fa da ponte al mondo magico. Fu straordinario.

    Foto del pg: Samaire Armstrong

    Edited by DropsOfJupiter - 25/8/2011, 20:05
     
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  2. Cassandra¹
     
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    Convalidata!



    Inserisci la casata in scheda! E avverti con un post quando hai fatto!
    Ricordati di mettere in firma il link alla scheda e il banner del forum!
     
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  3. DropsOfJupiter
     
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    Casata inserita :)
     
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2 replies since 25/8/2011, 13:23   211 views
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